Scrittori della Notte: liberi di scrivere

Votes taken by Axum

  1. .
    È tua, scricciolo. Fanne tutto quello che vuoi.

    Qui, in questo momento, ti cedo ufficialmente ogni, ma dico ogni diritto liberamente e totalmente, senza "se" e senza "ma" per 160 anni a partire da oggi.
    Non sto scherzando.

    :fiori:
    :fiori: :fiori:
    :fiori: :fiori: :fiori:
    :fiori: :fiori: :fiori: :fiori:

    AxumFanDiShinigamiDaSempreEperSempre
  2. .
    Ciao scricciolooo*! E ciao tutti.

    *Shini, la tua scheggia mi ha spinto a comporre un sonetto (canonico, in endecasillabi). Vorrebbe trattarsi della versione poetica della tua scheggia. Sono entrato nelle tue scarpe (che strette, che mi stavano) e quindi "sei tu" che parli. Insomma: una parafrasi al contrario. :unsure:

    Le viole di Shinigami
    Ho dato a ciascuna viola un appello.
    Al tocco le ho mutate in galassie
    e in me, dal nulla, n'è sorto un castello,
    un universo colmo di lievi grassie. [lic. :D ]

    Frustrazione, grande e a me diletta
    porti il nome de l'alma mia ferita,
    costellazione vaga e imperfetta,
    inventata piano, con due o tre dita.

    Ei non ti avverte: poiché distratto;
    io ti celo, benché la tua grandezza.
    Labbra, le sue, e brividi: contatto,
    come stupore d'improvvisa brezza.

    Le viole immortali, pronte alla vita,
    lasciano il segno; così è la mia pelle,
    mappa di storie, e strada infinita.



    AxumPoetaDelGiovedì :D
  3. .
    Ciao Shini (sempre mio scricciolo),

    perdona il fatto che io non mi sia ri-presentato nella sezione apposita, ma ho un po' di consigli per il tuo lucidissimo dilemma e, come sai, non riesco a trattenermi, se ad esporre un quesito è la mia scrittrice preferita.

    Quel che ti domandi dimostra una tua crescita esponenziale, in due o tre anni che siano trascorsi dal nostro ultimo contatto.
    Sì, la regola prima narra: Scrivi solo di quel che conosci a menadito.
    Tu conosci te stessa, un lusso non a tutti concesso, in quanto meta raggiungibile soltanto per mezzo di forti battaglie interiori.

    Ecco, conoscendo te stessa, puoi ambientare le tue creazioni da un punto di vista interiore, mostrando le tue interpetrazioni di quel vedi, non necessariamente dal come sono nella realtà.

    Come di consueto, ecco un esempio:

    Quella sera, appena scesa dal taxi, incrociai un tizio barcollante, che mi fissava. Disse qualcosa che non riuscii ad afferrare: sembrava del luogo, ma il suo giapponese non era come quello che sentivo in giro per i negozi.
    L'uomo si avvicinò molto e, mio malgrado, scorsi il cattivo odore che emanava. D'istinto calai la mano per prendere qualche spicciolo, e lui cambiò espressione; si fece ancor più serio, come preso da uno spavento. Tentai di parlargli, e lui voltò lo sguardo verso l'alto. Lo feci anch'io, e chiusi la bocca, ma vidi soltanto uno dei display su cui scorrevano le immagini della pubblicità di una saponetta. Mi chiesi se volesse lavarsi... perché io sarei stata felicissima di agevolare il suo desiderio
    .

    Fermiamoci un attimo: non occorre esser stati in una grande città del Giappone per sapere che lì fanno anche le pubblicità alle saponette, perché quel sapone dedicato alle persone sarà un punto chiave del tuo narrato, che riprenderai, al momento opportuno, in un un'altra fase.
    Stai raccontando quella città dal tuo punto di vista interiore, non da quello architettonico, né vuoi fare un’esposizione fedele* degli usi altrui, e stai comunicando al lettore una tua personalissima interpretazione di quell'uomo, segnalando, tra le righe, che avresti reagito nel medesimo modo anche se tu fossi stata a Milano, a Roma o a Napoli.
    * Per quanto l'esposizione possa essere fedele alla realtà, ognuno dei lettori percepirà qualcosa di diverso, di... meramente personale, intimo, interiore.

    Continuiamo:

    «Hiroshi !» e si puntò un dito alla fronte.
    «Shini !» con la mano al centro del torace.
    Pensai alla differenza con cui ci eravamo identificati.
    L'uomo era sicuramente pazzo. Fece una sorta di inchino e corse via. Alzai la mano aperta a mezza altezza, lui era già di spalle, e io me la guardai. "Ma quante differenze ci sono tra noi e gli orientali?", pensai. "Eppure i cattivi odori che possiamo emettere sembrano del tutto simili! Be', è ora che io vada in albergo, perché non vedo l'ora di fare una doccia colossale". Mi consolai
    .

    Quindi, non hai dovuto sottoporti a ciò che è vero-vero, bensì a ciò che per te è reale. La verità è facilmente sostituibile con la verosimiglianza, uno dei fattori più importanti per qualsiasi tipo di narrazione, persino nel Fantasy. Quando ci riesci, a fare questo esercizio di verosimiglianza, e provi stupore, sappi che quello stupore lo trasmetti anche al lettore. ;)
    :fiori:

    AxumCheInUltimaRigaHaFattoPureLaRima :lol:
  4. .
    Ciao,

    succede a tutti: le idee che hai in mente, man mano che ti giungono, andrebbero archiviate sotto forma di appunti.
    Con quegli appunti si può comporre un documento ineludibile (per molti); è detto Il Soggetto.

    Nel Soggetto l'autore scrive il dove, chi, come, quando e perché.

    Un esempio brevissimo di soggetto, che vado ad inventarmi in estemporanea in questo momento:

    Francia, è il 31 dicembre del 2099. Siamo nella Provenza, in una stradina di campagna. La protagonista, Claudette, ammira quel che è rimasto della natura in quella regione. Osserva le case crollate, le carcasse degli animali rinsecchiti dalle intemperie. Ripassa ad alta voce tutto ciò che la guerra totale ha strappato ai suoi ricordi, a quanto era bella dieci anni prima, quando l'aria era ancora gratuita, e l'acqua era sottovalutata, vergognosamente sprecata.

    Si muove a passi rapidi: deve raggiungere il capanno di Paul per riempire la sua bombola da spalla.
    Ha capito che Paul non è come lui vuole farsi credere, e la protagonista ne ha timore, ma deve farlo, deve incontrarlo. L'uomo è riuscito a raffazzonare una macchina che ricicla l'aria colma di particelle radioattive.
    Lo incontra, chiacchierano attraverso le maschere... Lui le dà la bombola d'aria ripulita e fitrata. Lei lo paga in fiammiferi di legno: una scatola intera. Va via subito.

    La donna, lungo il tragitto che porta al suo rifugio, resta vittima dell'ennesimo assalto in strada, ma quella volta riesce a ferire uno degli aggressori con un sasso; scappa e si nasconde sotto le macerie di un magazzino in cui sono stipate migliaia di pneumatici. È casa sua. Sa che lì, almeno, sarà al caldo e potrà occultarsi e riposarsi in tranquillità.

    Il giorno dopo inizia il nuovo secolo e lei spera in un futuro fatto di cose vecchie: gentilezza, solidarietà, amicizia, amore.
    In parte realizza un po' dei suoi sogni, ma vedrà in pieno il suo vecchio mondo quando avrà 96 anni.



    Ora, in sintesi: un soggetto è fatto da un paio di pagine in cui l'autore, sintetizzando al massimo, spiattella tutto ciò che scriverà nel romanzo, poggiandosi sempre sui fatti più salienti:
    1. c'è stata una guerra totale
    2. l'aria è il bene più costoso
    3. il baratto è l'unica forma di scambio commerciale
    4. non esiste più il senso di aggregazione
    5. il vecchio mondo è soltanto un ricordo lontano


    BuonLavoro!
  5. .
    Mi duole rispondere dopo quasi due anni, ma quei ventiquattro mesi scarsi corrispondono al tempo che manco dal forum. :lol:

    L'intera costruzione, dal punto di vista dei tempi da te usati, è impeccabile; non stride, nemmeno un po'.
    In sostanza: l'alternanza tra l'imperfetto e il remoto è la materia prima che distingue - nella narrazione - la nostra nobile lingua da quelle anglosassoni.

    Generano stridore i salti acrobatici tra i passati e gli improvvisi presenti, tipici del chiacchiericcio enfatico.

    Camminavo ormai da buoni dieci minuti, tenendomi al riparo da quell'acquazzone come potevo, strisciando lungo le pareti, confidando nell'occasionale protezione di qualche tetto.
    La città era quasi totalmente deserta, i negozi chiusi, la pioggia sembrava aver lavato via la vita dal centro e averla trascinata giù per i tombini.
    Un'auto
    mi sfreccia accanto, uno spruzzo, sollevato da una pozzanghera mi sfiora finendo di impattare contro la parete alle mie spalle.
    Mi fermai al primo bar aperto che incontrai sul mio cammino.
    Non sapevo bene chi chiamare, in quella situazione dovevo stare molto attento...


    AxumAcolori :rolleyes:
  6. .
    Tutto sistemato, ragazze: il tizio, dopo averle superate "tutte" (in un topic dove ha soltanto delirato come un troll verace), è stato - finalmente - bannato.
    Questo topic non era altro che un nuovo tentativo per innescare un nuovo flame.

    Possiamo tornare alla quiete e alla civiltà che ci contraddistinguono. :gioia:
  7. .

    Come commentare un brano

    Pillole di civiltà e rispetto comune


    Il concetto di civiltà ha un corso crescente, progressivo, evolutivo, non come alcuni credono quando dell’inciviltà ne fanno un vessillo che conduce dritto al medioevo.
    Il nostro forum non è un bar né una sede in cui sfogare istinti e maledizioni: sei un ospite in casa altrui, e il comportamento da persona civile vuole che tu rispetti tutte le regole della civiltà.
    Quando scrivi un commento, ti esponi in valore proporzionale a quel che dichiari, e lo fai in pubblico, non in una stanza chiusa e asfittica.
    Se non ti piace un autore, usa la civiltà, dicendo che non lo apprezzi, ma fallo soltanto se scopri che la tua dichiarazione possa importare a qualcuno. Denigrare un autore serve soltanto a farti nuovi nemici. Se questo è ciò che cerchi, allora il nostro forum è - per te - il posto sbagliato. Denigrare un autore, ufficiale o meno, è reato di diffamazione. Quel che scrivi qui, è pubblico, accessibile a chiunque, compresi gli autori che vai a diffamare. Critica significa esternazione di fatti concreti e opinioni sensate; diffamazione è uso violento di parole vuote, accuse senza valori dimostrativi. Esprimere un'opinione non significa dannare qualcuno, né beffarsi degli altri.

    Qui usiamo civiltà:
    mostrarsi altezzosi, assolutisti e “professori con la verga” è un modo incivile per sfogare le proprie frustrazioni, che danneggia sé stessi e gli altri: l’insipienza è un diritto inviolabile, talvolta una scelta di vita. Pertanto, non tollereremo commenti di tale forgia:
    “È sbagliato”.
    “Non devi scrivere così...”.
    “Non devi dire...”.
    “Non puoi...”.
    “Non fare...”
    “Hai fatto troppi errori”.
    “Lo sanno tutti che è sbagliato...”.
    “Ma sei andato a scuola?”.
    “Questo non va bene...”.
    “Questo non si fa...”.
    “Questo verbo non esiste...”.
    “La tua scrittura è pessima”.
    “Scrivi come un ignorante...”.

    ... e ogni altra forma in cui dimostriamo soltanto ciò che siamo, ovvero: incivili e frustrati, amatori dell’offesa, spocchiosi, altezzosi senza cognizione di causa né titoli che possano suffragare il vero: l’autonoma inciviltà. Nessuno è migliore degli altri, e men che meno chi si auto-glorifica saccente. Chi lo fa, violenta gli altri e si distingue autonomamente per piccolezza e intrinseca piccineria.

    Se ti piace fare il “grande”, il "guru", e non conosci la modestia, né il rispetto per chicchessia, allora qui durerai pochissimo. La tua esclusione sarà dapprima autonoma (nessuno ti prenderà sul serio) e poi etero-determinata dallo staff.

    Civiltà è: rispetto per chiunque.
  8. .
    Brava ~Fox :lol: Lo hai legnato con finezza ! :D

    Per te, ~ Bruce: ;)
    L'equivoco - un centimetro sotto il tuo trico-apparato - nasce dal fatto che un non subisce il troncamento; nasce già tronco, per esser usato quando serve.
    La stessa, mirata, destinazione d'uso vale per uno, esteso. Ma tra i due - paradossalmente - quello speciale è: uno, non: un.

    Ergo:
    uno stagno
    uno psichiatra
    uno psicologo
    uno pseudo-artista (errato: un pseudo-artista)
    uno scempio
    uno spillo
    uno sciocco
    uno scoppio
    uno sciame
    uno stolto
    uno straniero
    uno strano... (sostantivo a piacere)
    uno scialle
    uno scatolone
    uno pterodattilo
    uno...
    Cos'hanno in comune le parole sopra?
    Iniziano con due consonanti.
    Quando l'articolo è determinativo, allora uno diventa: lo, in sede di: il

    L'indeterminativo che realizza l'elisione è: una, soltanto quello. Non si elide soltanto davanti ad A (non è quello il motivo dell'elisione); si elide quando sappiamo che il sostantivo, il soggetto o l'aggettivo in questione è femminile.

    Un'ancora (quella dei vascelli)
    un'ombra
    un'amabile donzella (l'articolo fa riferimento al soggetto o all'eventuale sostantivo, non all'aggettivo)
    un'abile ballerina
    un'ampia scatola
    un'eccellente bicicletta
    un'eco lontana (eco è femminile)
    un'auto (riduzione di: automobile o di autovettura).
    un'orca inferocita
    un'anima ribelle
    un'elica
    un'indiana
    un'utenza notevole
    un'iride (iride è femminile)
    un'ottava musicale
    un'...

    Un...
    un abaco
    un arco
    un avvocato
    un elemento
    un elefante
    un espediente
    un esperto
    un ingegnere
    un istrice
    un inganno
    un intruso
    un iniquo confronto
    un inetto
    un orco
    un orologio
    un ostaggio
    un oste
    un ospite
    un olezzo
    un uomo
    un ungherese
    un ungulato
    un unno
    un utile servigio
    un ultimo avviso
    un ugandese
    un u...

    :c-Axum:
  9. .
    Carissimi,

    affrontiamo questo argomento per fare luce sulle numerose incertezze riscontrate.

    Ci sono regole che non possiamo eludere e, nel caso che tratteremo, riguardano soltanto l'interpunzione.
    Le virgolette caporali non sono d'obbligo, ma le consigliamo per la, sebbene opinabile, bellezza grafica.
    Si ottengono come segue:
    - aperte = Alt+174
    - chiuse = Alt+175
    «Frase del parlante».

    Faremo molto volentieri a meno di:
    << Frase del parlante>>. poiché, dal punto di vista grafico, risultano, nove volte su dieci, sgraziate, o "bruttine".

    Possiamo, volendo, usare quelle alte:
    "Frase del parlante".
    Ma in tal caso non potremo usarle quando vorremo "virgolettare" una frase o una parola per segnalare la sottolineatura tonale che vorremo comunicare al lettore.

    Oppure due trattini spaziati:
    - Frase del parlante. -
    Lo faremo se non abbiamo intenzione di usare gli incisi, né per il narrato né per il testo intercalato* tra parlante e narrante.

    Persino due apici (apostrofi)
    'Frase del parlante'.

    Vetusti ma sempre validi, due trattini bassi:
    _Frase del parlante._

    Possiamo notare che l'unica costante dell'interpunzione, in tutti gli esempi, è il punto fermo.
    Nessuno ci impedisce di usarlo all'interno delle caporali:
    «Frase del parlante.»
    Tuttavia, dal punto di vista grafico, risulta sconveniente.

    Le ragioni del punto fermo, ineludibile, stanno in quelle frasi - del parlante - che hanno una conclusione.
    Quindi, a frase conclusa, useremo la formula seguente:
    «Dannazione !» esplose, frustrato.
    L'esclamativo, che è un punto fermo, in questo caso, come in quello dell'interrogativo, abita benissimo all'interno delle virgolette caporali, e quindi possiamo proseguire, con la frase narrante, usando il minuscolo.

    Vediamo ora un altro esempio in cui il punto fermo sta all'interno delle virgolette:
    «Ti devo molto...» confessò con un filo di voce.
    Abbiamo compreso che i punti di sospensione sono, a tutti gli effetti, punti fermi. Vale dunque la medesima ragione esposta sopra, con l'esempio dell'esclamativo.

    Ora vogliamo usare una frase del parlante, conclusiva e col punto fermo all'esterno delle caporali:
    «Non ho nulla da aggiungere». Sancì Jack, con la solita espressione marmorea.
    Nulla che stia alla destra di un punto fermo, all'esterno delle virgolette, potrà iniziare con la lettera minuscola poiché questa è una regola - ineludibile - che dà giustizia alla corretta interpunzione.


    *L'intercalo tra parlante e narrante


    Si tratta di un "puzzle" composto da frammenti che appartengono sia al parlante che al narrante:
    «Dimmi...» accennò insicuro «... cosa posso fare...» mentre il sudore luccicava sulla fronte «... per te?» poi tacque e attese la reazione di Marta.

    Vediamo, lo stesso stralcio, con l'uso dei trattini che separano e distinguono il narrante dal parlante:
    «Dimmi... - accennò insicuro - ... cosa posso fare... - mentre il sudore luccicava sulla fronte - ... per te?» poi tacque e attese la reazione di Marta.
    La differenza consiste nell'annidamento del narrante nel parlante, ovvero: abbiamo usato due sole caporali, una per iniziare, l'altra per concludere il discorso diretto. Abbiamo, tuttavia, distinto le parti annidate del narrante, usando i trattini, come incisi che le segnalano.

    Ora, sempre con due sole caporali, vediamo il parlante senza incertezze né titubanza, cioè senza l'uso dei punti di sospensione:
    «Dimmi, - esordì sicuro - cosa posso fare - con i muscoli del volto tesi - per te?» poi tacque e pretese la risposta di Marta.
    Come abbiamo risolto?
    Con un benedetto corsivo, che ci ha permesso una distinzione netta, evidente, messa in atto con una bella grafica, pur nel rispetto ferreo che meritano le regole della punteggiatura. Se avessimo fatto al contrario (corsivo per il parlante), avremmo ottenuto il medesimo buon risultato. Ma se optiamo per una formula, dobbiamo mantenerla costante, dall'incipit fino all'ultima frase.

    Ogni dubbio si scioglie in base a questo semplice accorgimento:

    Se il punto fermo è fuori dalle virgolette, occorre la lettera maiuscola poiché la stessa è situata immediatamente alla destra del punto fermo.

    Se il punto fermo risiede all'interno delle virgolette, possiamo continuare con il minuscolo fino a che si conclude anche il narrato.





    Mi riservo la probabilità di ampliare l'argomento e rispondere ai vostri interrogativi (se occorrono).

    Edited by Axum - 8/10/2013, 18:11
  10. .
    Ciao,

    dipende tutto da "chi è", "com'è", "cosa fa" e "come lo fa".

    Se è un avvocato:
    "Sommerso dalle scartoffie sulla scrivania, provava con un bisbiglio la scena da interpretare in aula per la sua arringa. Decise di alzarsi per raggiungere lo specchio. Prima che potesse immergersi nella recitazione a voce alta, entrò la segretaria, come al solito, senza bussare. Edward la fulminò con lo sguardo, girò gli occhi verso il nulla e prese coscienza: le prove davanti allo specchio andavano perfezionate. Incurante, non concesse attenzione al motivo di quella presenza; si passò una mano sulle guance e, con un dito a mo' di spada, interrogò la ragazza: «Signorina, dov'è finito il mio rasoio elettrico?». Hellen, spazientita, esordì: «Avvocato, in due ore me lo ha chiesto tre volte ! Ha provato a guardare nel frigo delle bottiglie?»
    (È vanitoso, biondo, egocentrico, sgarbato, smemorato e disordinato (vedi sepoltura da scartoffie. Si aggiunga: è pure un potenziale alcolista).

    Se è un trafficante di droga:
    "Con un mazzo di banconote tra le mani, sfornava numeri a voce bassa. Guardò il soffitto per concentrarsi; poi ripartì frenetico con il conteggio. Si fermò, depose il denaro sulla scrivania e aprì il cassetto di destra: la sua pistola era lì, pronta, lucida e carica. Dopo averla afferrata, alla stregua di un monile sacro, se la portò al naso. Jack adorava il profumo di quell'arma, più della cocaina, che non assumeva per rimanere lucido durante le trattative d'affari. Non aveva nemmeno il tempo per pettinare quella chioma bruna e maleodorante. Si tolse la cispa dagli occhi e impugnò il telefono."
    (È avido, trasandato, zozzone, bruno, furbo e vile (attinge il coraggio dalla venerazione di una pistola).

    Se è un Ninja:
    "Lo aveva sempre pensato: quella spada era per lui un monumento alla guerra. La liberò dalla custodia con fare religioso, e rimase accecato dalla luce che rimbalzò sulla lama. Sebbene non fosse necessario, iniziò la liturgia della pulitura. Ober amava anche i pugnali da lancio ma quella katana era parte di sé, l'estensione naturale delle braccia nerborute e allenate. Lasciò cadere i panni di seta, sollevò l'arma al cielo, e la verga metallica parve acquisire energia dal cosmo."
    (È ligio, meticoloso, misticoide, in piena forma fisica, come un ... ninja). :blink: ;)

    Se è un pizzaiolo napoletano:
    «Marò, quanta pizza aggia fa oggi !» Ciro, appena sveglio, mentre guardava il sole ancora rosso che si affacciava dietro 'a Muntagna, capì che quella giornata sarebbe stata lunga e faticosa."
    (È... un eminente pizzaiolo partenopeo che abita vicino al Vesuvio). :D

    Tutti gli esempi servono per segnalarti che i personaggi, principali o meno, si presentano da soli, ma devi già sapere chi sono, come sono, cosa fanno e come lo fanno. Immaginare è potere; ispirarsi è lecito; copiare è sintomo di grave pigrizia mentale.

    Non occorre descrivere - tutti assieme - i dettagli fisici o comportamentali; se lo fai, sembrerà la lista della spesa, un depliant di moda, o l'anamnesi clinica (dicasi: storia della salute fisico-mentale). ;) Inoltre: i dettagli "a lista" vengono dimenticati immediatamente (tre righe dopo).
    Descrivili un po' alla volta, man mano che avanzi con la costruzione della storia.

    AxumMaròQuantaPizza :D

    Edited by Axum - 17/4/2011, 07:32
  11. .
    Carissimo utente curioso,

    talvolta ci chiediamo quale sia la differenza sostanziale tra uno scrittore e un giornalista. Trattasi di una differenza minima e meramente stilistica, nonché tematica.
    Lo scrittore inventa, costruisce fatti, eventi, immagini, personaggi e intrecci, scene che partono dal pensiero puro, regno dell'immaginazione.

    Il giornalista opera all'incirca con le stesse modalità; l'unica differenza, tuttavia sostanziale, è quella che fa della narrazione un modo di esternare la realtà anziché l'immaginario.
    Così come la narrativa si distingue dalla saggistica, allo stesso modo ci sono giornalisti di cronaca e giornalisti informativi "per temi" e "materie".
    Questi ultimi hanno modo di riflettere e di analizzare a fondo la trattazione dell'argomento.

    Il giornalista vive ogni giorno l'incombenza della raccolta-fonti-attendibili, attraverso spostamenti fisici - talvolta cruenti o improvvisati - affinché raggiunga il luogo per mettersi su un'altura da cui osservare i dettagli dell'accaduto.
    Il giornalista, quindi, è una sorta di spugna che s'imbeve per, poi, dissetare i lettori con le notizie fresche di giornata, che altrimenti l'ignaro non conoscerebbe mai, a meno che egli stesso non ne sia stato il malaugurato o il beneficiante protagonista.

    Scrivere un articolo giornalistico richiede pochi ingredienti, propri della realtà:
    Chi ?
    Dove ?
    Come ?
    Quando ?
    Perché ?


    Il perché è il punto più sensibile poiché il buon giornalista non trae conclusioni affrettate e, men che meno, giudica o esprime opinioni non oggettive. Sarebbe difficile per chiunque di noi, abituati a fare l'esatto contrario ogni santo giorno.

    Perché non provare qui, a scrivere un articolo che riguardi un argomento della realtà che ci ha particolarmente colpito ?

    Vuoi scrivere il tuo articolo ?
    Bene, basterà che tu apra una nuova discussione in questa sezione, e darle un titolo significativo per lanciarti nella scrittura.
    Potremmo scoprire che lo stile giornalistico fa per noi, oppure scopriremo che sarebbe meglio occuparsi di gardenie e orchidee.
    In entrambi i casi... avremo scoperto qualcosa.

    Se scrivi un articolo, sappi che non rimarrai solo: ci sarà qualcuno che vorrà saperne di più, qualcun altro che si complimenterà con te, oppure ti farà notare le sue personali impressioni sul tuo testo oppure, semplicemente, sull'argomento da te affrontato. Sarà un articolo soggetto a pareri e opinioni.

    Inondaci di parole che contengano fatti della realtà ! Fallo come fosse un gioco, e magari scoprirai che in te c'è ci sono capacità ben più serie di quelle del giocherellone.

    Le uniche restrizioni sono le solite:
    Non possiamo calunniare chicchessia.
    Non possiamo bestemmiare.
    Non possiamo commettere ingiuria nei confronti di nessuno.
    Non possiamo esprimerci come fossimo trogloditi del terzo millennio.


    Siamo sicurissimi che tu sappia già evitare tutte quelle brutte cose.
    Giusto ?
    Certo che sì.

    Qualora il tuo articolo risulti concreto e completo, avrai la possibilità di vederlo nel Corriere della Notte, su pagine animate.

    Axum

    Edited by Axum - 23/4/2011, 08:14
  12. .
    Grazie a te, Drey, per l'apprezzamento.

    La virgola

    Detta anche piccola verga, la virgola rappresenta uno dei segni più importanti poiché offre una versatilità considerevole. Ciò non significa che "possiamo usarla come ci pare" bensì: "offre il più gran numero di applicazioni". È, tuttavia, il segno più ambiguo e meritevole di attenzione.
    La virgola separa e unisce, sottolinea il senso logico delle frasi, lo determina, segnala le pause brevi, isola gli incisi, evidenzia le parole, suggerisce al lettore il tono della voce e, quando non c'è, lampeggia.

    Una virgola, se mal collocata, è in grado di stravolgere l'intero senso di una frase e, talvolta, quello di un intero periodo, compresi i concetti intrinsechi.


    Esaminiamo:
    Il conte Vlad si nutriva, di sangue umano e bovino, era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio, allo scoccar della mezzanotte, le vittime, impaurite, tremavano, nei vicoli bui della città.

    Quella punteggiatura segnala che:
    Il conte Vlad si nutriva, (sì, lo fanno tutti)
    di sangue umano e bovino, (egli era un mezzo sangue, un ibrido tra uomo e toro)
    era l'unico cibo per i vampiri affamati. (il conte, verosimilmente il suo corpo, rappresentava l'unica fonte di cibo per qualsiasi vampiro in stato di digiuno. Non dunque un predatore, bensì l'unica preda... per i vampiri. Egli, a causa della prima virgola, non è Dracula il transilvano bensì un succulento, nonché sfortunato, minotauro, titolato conte, corrispondente al nome: Vlad)
    Usciva dal giaciglio, (certo, per andare in giro, doveva pur farlo)
    allo scoccar della mezzanotte, (be', sì, alle 0:00, ma, caro scrivente: cosa succede alle 0:00? La tua terza virgola ha interrotto il discorso e ha fatto sparire il soggetto della frase)
    le vittime, impaurite, tremavano nei vicoli bui della città. (ah, forse il soggetto è le vittime. Se sì, allora: non prima, né dopo la mezzanotte, soltanto in quei pochi secondi, forse: le vittime, impauirite... da chi o da che cosa, da Vlad la preda? Ma no, il soggetto, stando a quel che segue, non è "le vittime". Insomma: chi erano quelli che... tremavano nei vicoli bui della città?

    Facciamo un po' d'ordine:
    Il conte Vlad si nutriva, di sangue, umano e bovino,: era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio, allo scoccar della mezzanotte,. l Le vittime, impaurite, tremavano, nei vicoli bui della città.

    Scremato:
    Il conte Vlad si nutriva di sangue, umano e bovino: era l'unico cibo per i vampiri affamati. Usciva dal giaciglio allo scoccar della mezzanotte. Le vittime, impaurite, tremavano nei vicoli bui della città.

    Ora significa che:
    Il conte si nutriva, senza far lo schizzinoso, di sangue umano e di sangue bovino. A mezzanotte si levava dal giaciglio. Le vittime, vedendolo, si impaurivano, tremavano e si nascondevano nei vicoli bui.

    Esiste un metodo che ci facilita la certezza in fatto di posizione delle virgole:

    Tutto ciò che sta all'interno di due o più virgole dovrà risultare omissibile (cancellabile) senza che la frase o il concetto subiscano interruzioni della compiutezza


    Facciamo qualche esempio:
    Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

    Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

    Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

    Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.

    Il sole, lucente corpo celeste, fonte di vita e di energia, nella sua grandezza, fisica e ispiratrice, è una stella come tante.


    Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

    Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

    Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.

    Alan cercò Lesley, la sua amica di sempre, per ringraziarla. Le doveva molto.


    I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

    I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

    I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

    I due si avvicinarono, eErano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

    I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, con le sole parole, lui aveva avuto la meglio.

    I due si avvicinarono, erano minacciosi, ma Gus seppe tenerli a bada. Non era quella la prima volta in cui, cCon le sole parole, lui aveva avuto la meglio.


    I trattini lunghi per l'inciso

    L'inciso è delimitato da due trattini lunghi e spaziati; sostituisce con eleganza le parentesi ma non sempre. L'unica accortezza, per far sì che il lettore non perda la preziosa concentrazione, consiste nel mettere all'interno dell'inciso una, due, talvolta tre o quattro parole, e l'eventuale punteggiatura che potrebbe aiutare la composizione dello stesso.

    Esempio:
    Il re di quella terra – eredità paterna – proclamò nuove leggi a favore dei sudditi. Pertanto visse a lungo e in pace. La regina gli donò sette figli – tutti leciti –, due dei quali erano maschi, entrambi potenziali eredi al trono. Il vecchio scelse il più saggio, e affidò al più impulsivo la cura delle scuderie finché – anch'egli – non ebbe dimostrato l'assennatezza che si addice ad un principe.


    Le parentesi

    Come fossero le ganasce di una pinza, le parentesi meritano la costante chiusura, ovvero: useremo sempre quella di apertura e quella di chiusura.

    Croce e delizia, le parentesi sono la dannazione dei lettori frettolosi.

    Un contenuto in parentesi, che risulti molto lungo, genera tedio anche nei lettori più pacati. Usiamole in dosi "umane".
    Tuttavia, nella narrativa, potremmo, anzi, dovremmo privarcene del tutto, sia perché fanno sembrare il testo alla stregua di un manuale, e sia perché trasmettono una sorta di tono confidenziale "tu ed io", sussurrato.
    Come sappiamo, a meno che il libro non comprenda un'autentica voce narrante, dovremmo evitare le parentesi perché "smascherano colui che scrive", trasformandolo in un commentatore di sé stesso, di quel che egli pensa in modo diretto. Lo scrittore dev'essere invisibile; deve parlare e mostrarsi esclusivamente attraverso i suoi personaggi, altrimenti "buca la bolla dell'immaginazione" e trasforma il libro in una "chiacchierata" tra chi scrive e chi legge.
    Ecco un tentativo per tradurre il concetto:

    Quel giorno a Parigi c'era caldo (ma di solito faceva freddo) e Jean pensò di recarsi al mare. Partì per Marsiglia e raggiunse la spiaggia (sporca e in disordine). Il ragazzo, senza indugiare, si tuffò nell'acqua bassa e batté un ginocchio (c'erano gli scogli, sul fondo).

    Ecco, ora ditemi: quanto può essere inopportuno un autore che "ti parla all'orecchio", lasciando in secondo piano il suo stesso personaggio? In quei casi sembra di essere in due, più i personaggi veri. Come facciamo ad entrare nella magica bolla dell'astrazione che un buon libro sa creare?
    Se siamo d'accordo, allora questo è ciò che possono generare le parentesi in un racconto.


    Nella prossima: i due punti, l'apostrofo e i punti di sospensione.

    Edited by Axum - 24/9/2015, 22:15
  13. .
    Carissimi,

    l'argomento è spinoso ma non fa male alcuno; non punge.


    Il punto e virgola

    Ecco, nella frase sopra, il meno conosciuto tra i segni d'interpunzione: il punto e virgola. Ormai risibili le altre, sue, definizioni: punto coma e punto acuto.
    A titolo di mero compiacimento, c'è da dire che nasceva così: .,

    Sebbene in via di estinzione, il punto e virgola (in seguito: pv), fa "stile" poiché aggiunge leggibilità e ci dà più strumenti da usare.
    In tempi ormai remoti si usava principalmente nelle locuzioni sostantivali:
    Carta da giornale; colla di farina; acqua pulita; sole e tanta lena. Ecco gli ingredienti per la cartapesta!

    Oggi funge da - ottimo - separativo nei periodi "tutto d'un fiato":
    Scrivevo come un fulmine; le dita scorrevano autonome; i pensieri fluivano limpidi e numerosi; erano lineari; giungevano come onde costanti; ieri mi sentivo uno scrittore.

    Così come nella frase iniziale, in quest'ultima abbiamo usato il pv anche per concludere, per focalizzare nell'ultima frase il concetto che spiega l'anima di tutto il periodo. Possiamo usarlo, dunque, prima della frase conclusiva qualora la stessa abbia le vesti del riassunto di ciò che vogliamo - accoratamente - trasmettere al lettore.

    In altri casi la frase conclusiva, preceduta dal pv, sarà una sorta di chiarimento rafforzativo per tutto ciò che abbiamo scritto prima:
    Era stanco perché aveva camminato a lungo. Sentiva che le gambe l'avrebbero abbandonato presto, ma doveva proseguire; mancavano soltanto cinquecento metri.
    In questa, il pv, ha funto da: "poiché", e ha rivelato quel che ha spinto il soggetto al sacrificio, ovvero: camminare a lungo, senza mai fermarsi.

    Non siamo obbligati all'uso del punto e virgola; possiamo farne a meno tutte le volte in cui ci sentiamo insicuri sulla buona collocazione. Usiamolo come il sale: quanto basta, e solo nei casi in cui pensiamo che possa aggiungere scorrevolezza.

    Il punto fermo

    Non è mai un "optional" poiché si tratta del segno più importante.
    Quando una proposizione principale ha molte subordinate, ci faremo del bene se useremo il punto a favore della concentrazione del lettore.

    Prima versione:
    Doveva spiegare a sua nipote il motivo della prolungata assenza, e disse al giardiniere di attendere fuori dalla porta e magari tagliare l'erba cosicché il frastuono della tosatrice coprisse le parole che intercorrevano tra lui e la parente preoccupata da ciò che la ragazza aveva interpretato come la scomparsa dello zio preferito che, secondo lei, si era allontanato a causa sua.

    Seconda versione, con la tecnica della separazione:
    Doveva spiegare a sua nipote il motivo della prolungata assenza. Disse al giardiniere di attendere fuori dalla porta e magari tagliare l'erba. In tal modo il frastuono della tosatrice avrebbe coperto le parole che intercorrevano tra lui e la parente preoccupata. La ragazza aveva interpretato la scomparsa dello zio preferito con un'idea: si era allontanato a causa sua.

    Nulla che stia alla destra di un punto fermo potrà iniziare in minuscolo



    L'argomento è anche vasto e complesso. Pertanto, nella prossima "puntata" passeremo a:

    la virgola, i trattini per l'inciso e le parentesi.



    À la prochaine fois.

    AxumLeParisien :D

    Edited by Axum - 23/8/2010, 08:48
  14. .
    Carissimi,

    il capoverso è un tema che mi sta a cuore perché ho notato che non molti sanno cos'è o come funziona, né quando deve verificarsi.

    Se me lo concedete, mi inventerò, di sana pianta, un testo per spiegare l'uso del capoverso.

    Come tutti sappiamo, il susseguirsi degli eventi, in un racconto o in un romanzo, concretizza un viaggio attraverso uno o più segmenti di tempo.
    I segmenti narrativi possono riguardare anche tratti che stanno nel contesto temporale specifico oppure in quello generale e che, tuttavia, affrontano fatti differenti (altri personaggi, storie evocative, eventi simultanei ecc).

    Un capoverso (altro non è che un nuovo tratto che inizia con un accapo e un eventuale rientro (tasto Tab)) si verifica:
    -durante le varie, distinte, fasi temporali del segmento - narrativo - totale.
    -ad ogni novità assoluta. Ad esempio: alla presentazione di un nuovo personaggio.
    -quando cambiamo argomento contestuale.

    Nel capoverso successivo dev'esserci "qualcosa di nuovo", sia che concerna il tempo e sia che la novità riguardi il contesto totale.

    In un nuovo capoverso possiamo permetterci riferimenti al già detto, che siano brevi o accennati, meglio se semplicemente allusivi. Nessuna ripetizione, di quanto abbiamo già scritto prima, dovrà trovarsi in un nuovo capoverso, fatta eccezione per gli eventuali tratti anaforici.

    Va da sé: anche in narrativa il capoverso contempla i rientri, tipici dei testi commerciali, giornalistici, pubblicitari, formali et similia.

    Lancio l'esempio, scrivendo dapprima il testo tutto attaccato:

    ~~~~~~~~~~~~~~~

    Era nato a Parigi, ma quando ebbe diciannove anni si trasferì a Londra. Il ragazzo voleva diventare uno scrittore, e così iniziò col frequentare i circoli culturali. Conobbe molte persone, tutte diverse. Più tardi, nel 1902, conobbe l'amore. Lei, un angelo in terra, lo rese felice. A Gerard bastava la sua presenza; Kathryn era tutto. Sei mesi dopo l'incontro, i due parlarono di matrimonio: risero, subito e convinti, senza dar peso a quella sciocca idea. Non si immaginavano in un'unica abitazione e tantomeno nei ruoli di potenziali genitori. Volevano vivere l'esistenza dell'artista poiché lei dipingeva. Un giorno come un altro scoprirono un angolo della città in cui si accumulava il calore che proveniva da una finestrella. L'odore era inconfondibile e realizzarono: «Lì dentro c'è una panetteria !» Lì giocavano e fantasticavano ogni venerdì. Passò il primo anno, e i due si amavano sempre di più; stavano incarnando la più dolce delle malattie da cui si possa rimanere affetti. Gerard raccontava a Kathryn i suoi sogni, e lei assorbiva quei paesaggi mentali con piacere puntuale. Diventarono quel che avevano desiderato; lei ebbe una serie di Personali, lui scrisse ventidue libri di successo. Ora che sono molto anziani, non hanno figli ma si curano vicendevolmente: lui è il padre di Katy, lei la madre di Gerard. A turno si scambiano quei dolcissimi ruoli.

    ~~~~~~~~~~~~~~~



    Ora apponiamo i capoversi laddove occorrono:

    legenda: rosso = inizio capoverso di struttura (meglio dire: di formattazione).

    ~~~~~~~~~~~~~~~

    Era nato a Parigi, ma quando ebbe diciannove anni si trasferì a Londra. Il ragazzo voleva diventare uno scrittore, e così iniziò col frequentare i circoli culturali. Conobbe molte persone, tutte diverse.

        Più tardi, nel 1902, conobbe l'amore. Lei, un angelo in terra, lo rese felice. A Gerard bastava la sua presenza; Kathryn era tutto.
    Sei mesi dopo l'incontro, i due parlarono di matrimonio: risero, subito e convinti, senza dar peso a quella sciocca idea. Non si immaginavano in un'unica abitazione e tantomeno nei ruoli di potenziali genitori. Volevano vivere l'esistenza dell'artista poiché lei dipingeva.
        Un giorno come un altro scoprirono un angolo della città in cui si accumulava il calore che proveniva da una finestrella. L'odore era inconfondibile e realizzarono: «Lì dentro c'è una panetteria !» Lì giocavano e fantasticavano, ogni venerdì.
        Passò il primo anno, e i due si amavano sempre di più; stavano incarnando la più dolce delle malattie da cui si possa rimanere affetti. Gerard raccontava a Kathryn i suoi sogni, e lei assorbiva quei paesaggi mentali con piacere puntuale.
    Diventarono quel che avevano desiderato; lei ebbe una serie di Personali, lui scrisse ventidue libri di successo.
        Ora che sono molto anziani, non hanno figli ma si curano vicendevolmente: lui è il padre di Katy, lei la madre di Gerard. A turno si scambiano quei dolcissimi ruoli.

    ~~~~~~~~~~~~~~~




    Un metodo semplice
    Il capoverso occorre quando:
    -narriamo fatti che stanno in un tempo diverso da quello attuale
    -narriamo o presentiamo personaggi completamente nuovi (rispetto a quelli già creati).
    -cambiamo argomento, in tutto o in gran parte.


    Una regola non scritta, vuole che un capoverso comprenda almeno dieci righe, ma il tutto dipende da "quel che stiamo narrando" e dal "come lo stiamo facendo".
    Dieci righe è, pertanto, una semplice indicazione, non un obbligo.

    Edited by Axum - 2/10/2014, 18:06
14 replies since 14/6/2010
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