STRUTTURA - La prefazione

Chi, quando e perché

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    Carissimi,

    la differenza tra il prologo e la prefazione è sottile come il capello di un bimbo biondo. Tuttavia, al contrario del prologo, la prefazione non tratta, direttamente, nessuna delle parti del narrato; si limita ad una preparazione incentiva.

    Per regola di buon senso, una prefazione di rispetto, andrebbe scritta da un estimatore, dal curatore, dall'editore, non dall'autore stesso, poiché nella seconda ipotesi risulterebbe una sorta di autoproclamazione.
    La prefazione può consistere in una spiegazione velata del perché l'autore ha scritto il libro, oppure le sensazioni che il lettore attento ne ha tratto.
    Chi scrive la prefazione può dar parvenza di critica benevola ma, più in generale, si tratta di un "aiutino" che serve a suggerire anche il contesto della narrazione a cui andiamo incontro, le epoche parallele che possono accomunarsi all'argomento trattato, oppure una motivazione, tra le righe, del "perché dovremmo leggere questo libro".
    In quest'ultimo "perché" c'è la vera essenza della prefazione.

    Esempio 1:
    Il libro tratta un noir che lascia il lettore di stucco poiché, nel rispetto del genere letterario, il cattivo vince e rimane pressoché impunito.
    La prefazione potrà essere:

    "Nella storia mondiale dei crimini c'è sempre l'idea che il delitto non paghi, e che l'astuzia del buono supera sempre quella del cattivo. "Titolo del noir" mette in evidenza lo strato sottile tra follia e genialità. La Londra d'un tempo non sembra così distante da quella attuale se mettiamo le automobili al posto delle carrozze, e le carte di credito in sede delle sonanti sterline".

    Quella prefazione è totalmente inventata da chi vi scrive, non si riferisce a "Jack lo squartatore del terzo millennio" né a nessun altro personaggio mai vergato. Eppure sembra che nella prefazione ci sia una sorta di sottinteso, un ammiccare che mira ad incuriosire, senza tuttavia svelare null'altro che "Londra", una città che, con tutta probabilità, compare già nell'incipit.

    Esempio 2:
    Vogliamo scrivere la prefazione ad un romanzo Fantasy in cui ci sono più streghe che ... stregoni, ovvero un romanzo che, tra le righe, segnala l'antica posizione scomoda della donna. Tuttavia, nella narrazione, quella posizione subisce una clamorosa smentita.
    Una tra le mille prefazioni possibili, sarà:
    "Nell'universo dell'immaginario, le streghe sono malfatte, perfide, cattive per definizione: la quintessenza della malvagità. Gli stregoni, da sempre saggi, folli e misurati al tempo stesso, potrebbero nascondere vizi occulti, fragilità impensabili e poteri talvolta inefficaci. Potrebbe mai, una strega, innamorarsi?
    L'universo femminile è ampio come l'ignoto, e nella vastità dell'intelligenza c'è sempre qualcuno che sovrasta l'altro, non per sapienza né per esperienza: l'intelligenza regna sovrana, e smaschera ogni specie di astuzia.

    Scritta così, la prefazione indica l'argomento probabile, ma lascia pensare a un trattato filosofico, oppure ad una strana, arguta, fiaba...
    Per scoprire la vera natura del romanzo occorre fare una sola cosa: fiondarsi tra le pagine.
     
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  2. "MooNLight"
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    grazie! ora si che ci capisco qualcosa!
     
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    Grazie a te, per l'attenzione.
     
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  4. "MooNLight"
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    no essere modesto, sei un mito ^_^
     
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  5. Manua
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    Assolutamente d'accordo: sei un mito :)
    Grazie mille per questa serie di topic, sono veramente utili: molto spesso (vedi: sempre) i termini vengono confusi e "sovrapposti"... invece tu li hai spiegati con chiarezza e precisione. Grazie :)
     
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  6. Drey
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    Molto utile e illuminante. Un grazie è superfluo :)
     
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5 replies since 29/10/2010, 08:06   1177 views
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