Scrittori della Notte: liberi di scrivere

Posts written by Axum

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    OT
    Mi appello alla clemenza del moderatore: qualora questo post fosse ritenuto inappropriato e fosse cestinato, non chiederò alcuna spiegazione: io capirò. :angel:
    Ciao Matteo, ti ho inviato un MP (non è nulla di importante; non ti chiedo una risposta, perché non ti ho fatto alcuna domanda). Vorrei solo sapere se ti è arrivato. :perplex: Se sì, o se no, me lo diresti tramite MP ?
  2. .
    CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 13/7/2013, 11:48) 
    ... per fare da editor :), cercavo da tempo qualcuno che mi facesse notare dimenticanze o cose non proprio molto corrette.

    Ecco un editor, ma hai soltanto bisogno di un "correttore di bozze". L'editor fa cose molto più complicate, ma se negli ultimi trent'anni fossero stati tutti come te, io sarei rimasto a spasso. :lol:

    Ho letto due o tre file, e ho capito subito che la sai lunga in fatto di:
    - costruzione
    - rispetto delle fasi strutturali
    - esternazione, sia nella narrante che nei dialoghi
    - rigorosa verosimiglianza
    - narrazione per immagini (conosci bene l'arte dello "Show, don't tell").
    - caratterizzazione
    - descrizioni (una nota a pie')*
    - continuità (curata e puntuale)
    - tenuta del tessuto narrativo e assenza di sfilacciature
    - intelligente fornitura ed esposizione dei dettagli
    - distribuzione raffinata degli indizi
    - uso di false piste, vergate con sapienza
    - per non scervellarti nei tempi, e nel ritmo, usi la modalità scorrevole del buon narratore: periodi lunghi e paratattici, con proposizioni ben subordinate, coordinate, correlate ecc. Ciò ti facilita la scansione ritmica, e quindi agevoli l'attenzione e la concentrazione del lettore.
    - conoscenza della psicologia del lettore.

    * l'unica cosa che stride al cospetto di cotanta sapienza è la descrizione degli attributi fisici e decorativi (personaggi). Qui - stranissimo - risulti (chiedo concessione) alquanto acerbo.
    Vengo e mi spiego:

    Le descrizioni, fatte a mo' di lista della spesa, occorrono soltanto se ogni minuzia ha, o avrà, una forte importanza nel prosieguo, e faranno da collegamento con qualcuno o qualcosa di importante, rilevante ai fini del capitolo, o dell'intero romanzo, altrimenti distraggono il lettore che, quei dettagli, li dimentica tre righe dopo. In quel modo saranno soltanto ridondanze infruttuose, tipiche di chi verga in modo acerbo. Per le descrizioni risulta migliore una distribuzione "sparsa", perché fanno sobbalzare il lettore, per richiamo mnemonico, esattamente come fanno i registi con i primissimi piani a dettaglio focalizzato.

    Sono ultrasicurissimo che hai afferrato in toto qual è il punto focale di questa (unica) nota. Cerca[le]... e troverai. :)
  3. .
    È tua, scricciolo. Fanne tutto quello che vuoi.

    Qui, in questo momento, ti cedo ufficialmente ogni, ma dico ogni diritto liberamente e totalmente, senza "se" e senza "ma" per 160 anni a partire da oggi.
    Non sto scherzando.

    :fiori:
    :fiori: :fiori:
    :fiori: :fiori: :fiori:
    :fiori: :fiori: :fiori: :fiori:

    AxumFanDiShinigamiDaSempreEperSempre
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    Ciao scricciolooo*! E ciao tutti.

    *Shini, la tua scheggia mi ha spinto a comporre un sonetto (canonico, in endecasillabi). Vorrebbe trattarsi della versione poetica della tua scheggia. Sono entrato nelle tue scarpe (che strette, che mi stavano) e quindi "sei tu" che parli. Insomma: una parafrasi al contrario. :unsure:

    Le viole di Shinigami
    Ho dato a ciascuna viola un appello.
    Al tocco le ho mutate in galassie
    e in me, dal nulla, n'è sorto un castello,
    un universo colmo di lievi grassie. [lic. :D ]

    Frustrazione, grande e a me diletta
    porti il nome de l'alma mia ferita,
    costellazione vaga e imperfetta,
    inventata piano, con due o tre dita.

    Ei non ti avverte: poiché distratto;
    io ti celo, benché la tua grandezza.
    Labbra, le sue, e brividi: contatto,
    come stupore d'improvvisa brezza.

    Le viole immortali, pronte alla vita,
    lasciano il segno; così è la mia pelle,
    mappa di storie, e strada infinita.



    AxumPoetaDelGiovedì :D
  5. .
    La tua capacità di tenere duro, è ciò che un giorno ti aprirà molte strade, nella vita. Sono fiero di te, per l'indiscutibile forza di comprensione che hai verso gli altri, e il nobile senso di autocritica propositiva. È giusto, quindi, che ti scappi qualche rimostranza e un po' di malcontento, ma non ti lasci trascinare dal rancore tipico delle persone "piccole", che a volte hanno 50 anni.
    Non so quanti tu ne abbia, ma io ti vedo come un uomo buono e giusto, intellettualmente onesto (un potere di pochi, pochissimi). La maturità, che conduce alla saggezza, nasce proprio da quelle peculiarità, in te già innate.

    Stasera mi sento di lena e ti mostrerò un altro frammento su cui, con dei semplici suggerimenti sostitutivi, sia sull'interpunzione, sia sulla forma espressiva e anche sulla quella strutturale, ti invito a una sfida con te stesso.
    Sarebbe grandioso se tu ne afferrassi autonomamente "i perché".
    Ti do questo mio editing diretto, come fosse un quiz in cui vorrai - sicuramente - scervellarti per scoprire cosa nasconde e ti tasmette ogni minuzia del mio editing.
    Libera la mente, concentrati al tuo massimo, e sarà come affrontatere un labirinto del quale dovrai intuire, e imboccare la via di uscita. Se ci riesci (certo che ci riesci), ne uscirai trionfante: avrai vinto contro quel te stesso che finora ti ha tenuto col freno tirato!

    Dal post #5 della pag. 24

    Capitolo 5 - Samhain di Sangue: parte 6


    - Che...? cCazzo...?! - sbottai incredulo,. qQuando Francis mi disse che si "poteva fare tutto", non avevo immaginatovo si potesse fare anche quel tipo di cose.
    Jolene e Francis si avvicinarono a me e a Tiffany - Che cosa sta facendo diavolo fa? - chiese Jolene.
    - Sembra che voglia aprire un portale o una cosa del genere... non lo so. - un fulmine verde fuoriuscì dal cerchio luminoso e colpì una delle luci lampade sul soffitto, creando scintille incandescenti - So solo che dobbiamo fermarlo! -
    Emris trascinò Thessa al sul bordo energetico del cerchio. - Voi, deboli ragazzini, non potete capire, Thessa è troppo importante. E io non ho altra scelta! - alzò il pugnale e pronunciò altre parole nella in lingua antica. Alcune Fasci di luci bianche apparvero dal portale e volarono serpeggiarono verso i corpi dei ragazzi morti, una volta raggiunti, entrarono attraverso la bocca dei cadaveri di ognuno.
    Un' istante dopo, i corpi si alzarono levarono di scatto sul busto e rimasero seduti, a fissarci. La scena era così inquietante da farmi venire i provocarmi brividi un formicolio lungo la schiena. Tutti noi rRestammo in guardia, aspettando un attacco di massa, ma non successe accadde nulla.
    - Anche gli zombie veri, adesso... - strillò Jolene., e Francis la guardò male.
    - Ma perché non ci attaccano? - chiese Tiffany. Guardai i corpi rianimati ma immobili, a fissarci, e Emris intento a finire il rito - Credo, perché è lui che li comanda che siano al suo comando! - risposi indicando l'uomo.
    Tiffany sbuffò - Quindi, per liberarci di loro, basta mettere k.o. lui! -
    - Siì, beh,... più semplice da dire che da fa... - ma non mi lasciò finire che lei scattò in avanti; e fece un salto abbastanza lungo da per arrivare dall'altra parte del cerchio, dietro a Emris e Thessa.
    “Merda!” imprecai tra me e me.
    “Sai che lo sta facendo solo per provare qualcosa a se stessa? Quello è un gioco pericoloso, Erik,: non possiamo lasciarla sola.” mi fece sentenziò Evaline, nella mia testa, dal tono che aveva capii che era molto preoccupata.
    “Sì, lo so!” le risposi con altrettanta preoccupazione.
    Mi concentrai per raggiungerla, ma dal nulla uno degli zombie mi afferrò e mi spinse con forza a terra, non mi ero accorto del avevo avvertito la sua presenza cogliendomi di sorpresa.
    Rotolai al terra suolo e mi rialzai sfruttando la forza l'energia cinetica della caduta stessa. Saltellai un paio di volte per alleviare togliermi la tensione dalle gambe e tornai in posizione di guardia. Osservai Francis, che cercava invano tentava di uccidere abbattere il suo avversario colpendolo in punti vitali a raffica. Jolene invece stava usando l'arco come fosse stato un bastone da combattimento ma nonostante i colpi l'avversario non caedeva.
    Lo zombie davanti a me, che riconobbi dal cranio, quasi del tutto frantumato sulla zona della fronte, scattò per afferrarmi di nuovo ma io con una stoccata veloce rapida, e decisa, lo trafissi all'addome. Subito dopo, la luce bianca uscì dal corpo e tornò nel portale, e lasciando il corpo ricadde a in terra, come un sacco di patate svuotato.
    “Ho capito, è morto grazie all'abilità della Strega Legionaria!” ragionai vedendo il corpo di nuovo immobile.
    Guardai verso Tiffany, era accerchiata da tre creature rianimate che non le davano tregua. Emris era girato di spalle, a guardare il combattimento di Tiffany, il suo comportamento della ragazza sembrava quello di una persona agitata chi fosse sull'orlo di cedere. Thessa intanto era stretta nella morsa dell'uomo. che lLa tratteneva per un polso, lei continuava a dimenarsi; e a tirargli da parte sua, fioccava uno sciame di calci.

    Mi concentrai di nuovo e mi teletrasportai accanto a Tiffany, che nel frattempo stava tirando un calcio in bocca a quella che prima era stata Amber.
    Appena mi vide con la coda dell'occhio sorrise - Sei in ritardo! - mi rimproverò.
    - Scusa, avevo da fare! - le risposi e menai un fendente che decapitò Amber e quello quella... cosa che pochi minuti prima era il incarnava l'anima del DJ. Due luci bianche uscirono dalle bocche delle due di quelle teste e tornarono all'interno del cerchio.
    Tiffany diede un calcio rovesciato alla ragazza che Amber aveva ucciso dopo il DJ per allontanarla, io scattai in avanti e la trafissi al petto. Un'altra luce uscì dalla bocca della ragazza si avviò al portale.
    Estraendo la spada dal corpo, mi girai di centoottanta gradi e vidi Emris in procinto di gettarsi nel portale vortice interdimensionale assieme a Thessa. Tiffany era accorsa subito per raggiungere entrambi e fermare l'uomo che era ormai inclinato sopra il cerchio luminoso. All'ultimo istante lei riuscì ad afferrare Thessa e a scaraventarla indietro ma Emris agguantò Tiffany per il braccio facendole perdere l'equilibrio e poté trascinandolarla con lui . Per un istante interminabile vidi lo sguardo terrorizzato di Tiffany mentre scompariva all'interno della voragine assieme a Emris.
    - Tiffany! - urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
    Corsi immediatamente nella direzione del portale, ma si chiudeva troppo in fretta. Non arrivai in tempo, si era chiuso, lasciando soltanto dei segni rossi sul pavimento.
    Mi inginocchiai a terra e cominciai a menare fendenti al pavimento - Tiffany! Tiffany! Tiffany! Tiffany! Tiffany! - sbraitai. Ma non successe nulla. Urlai più forte che potevo, ero furioso, una furia incontenibile che non credevo di possedere. Non riuscivo a pensare a nulla, in un attimo la donna che amavo era spvarnita sotto ai miei occhi e non ero riuscito a fare niente nulla. Le mie guance si bagnarono, erano lacrime di pura rabbia.
    Urlai ancora, ricominciando a colpire il pavimento ancora più forte di prima, travi e schegge di parquet mi volarono inattorno. Ero disperato, il cuore mi faceva male.
    In lontananza sentii una voce femminile, istintivamente mi girai, sperandoi che fosse la mia Tiffany ma mi sbagliai. Era solo Jolene, che mi urlava di stare attento agli zombie dei due ragazzi uccisi da Amber, che stavano correndo nella mia direzione.
    La rabbia era incontenibile mi devastava. Non dissi nulla, urlai solamente e con due fendenti decapitai entrambi. Quell'atto mi sembrò così semplice da stupirmi.
    La testa cominciò a girarmi, mi accasciai a terra e persi i sensi. L'ultima cosa che ricordo erano le facce di Francis, Jolene e Thessa che mi guardavano sbigottite.
  6. .
    Apprezzo infinitamente il fatto che tu abbia apprezzato le mie osservazioni.
    Il mio difetto - invece - è la franchezza. Fin dall'inizio della tua proposta, hai cercato aiuto, e questo dimostra notevole intelligenza e spiccato senso di collaborazione.
    Tuttavia, un forum come questo, non rappresenta un negozio (perdona la brutalità di questa parola); rappresenta un luogo in cui, essendo gli utenti appassionati di letteratura, letta e scritta, ci si trova a regalare con gioia, a chicchessia, un po' del proprio tempo libero.
    In sostanza: se tu, per ricevere aiuti, pagassi gli utenti, io sarei il primo a darti ragione, poiché ogni servizio pagato pretende un ritorno adeguato (ecco perché nel linguaggio comune lo chiamano "ordine del committente").
    Qui puoi chiedere, ma soltanto sperare che qualcuno trovi il tempo - e perché no - la voglia sincera di aiutarti. Qualcuno lo ha fatto (la semplice azione di aver letto tutti i capitoli è un grande dono che hai ricevuto).
    Pensa: in editoria regolare, ovvero in una casa editrice consolidata e attrezzata, il testo viene sottoposto ad una commissione di lettura che, talvolta, può raggiungere e superare il numero di 100 persone selezionatissime. Quelle persone vengono pagate (profumatamente), ma non suggeriscono nulla all'autore; si limitano ad esprimere un voto motivato. Quel voto viene esaminato dall'editore (da non confondere con l'editor).
    L'editore guarda solo i soldi che ne può ricavare pubblicando il romanzo, o altro, e quindi si basa:
    a. sulla qualità assoluta, linguistica e strutturale, del prodotto (per questo parametro si serve dell'editor)
    b. sulle forti potenzialità di vendita.
    Quasi tutto gira su quei due parametri principali.
    Se tu scrivessi la Nuova Divina Commedia, ma l'editore decidesse che non venderà il tot di copie da lui previsto, il tuo testo andrà comunque cestinato. In breve: in editoria non esistono sentimenti né sentimentalismi; le case sono solo botteghe, pari a tutte le altre. Acquisiscono e rivendono.

    Nel post precedente consigliavo la lettura dei Classici, perché è un ambito letterario che contiene una fonte inesauribile per apprendere i fondamentali della scrittura in generale, ma soprattutto le arti della narrazione. Sto dicendo che: l'aiuto serve, ma si parte dalla solidità (leggi: ampiezza della conoscenza letteraria) delle tue stesse basi.

    Diresti mai che la maggior parte degli attuali testi di azione, frammisti a mistero, si ispirano - ancora oggi - all'Odissea e all'Iliade?
    Credimi: è così.
    Se leggi con passione l'Odissea, impari più cose di quanto tu possa fare leggendo due TIR di manga e trenta tonnellate di libretti "rosa" o vampiro-licantropate varie. Il Fantasy, comunque lo si prenda, è sempre fiaba e favola. Per quel genere occorrono gli studi che fece Propp.
    Nota: nulla a che fare col genere femminile: i romanzetti rosa sono stracolmi di ovvietà, e non ti permettono di sfruttare l'intelligenza indagatoria, tipica del lettore attento e desideroso di apprendere/scoprire l'arte usata dallo scrittore (leggi: autore). In quelli, capisci subito - tutto - fin dall'incipit.

    Edited by Axum - 27/9/2016, 21:17
  7. .
    Premessa: dopo esser stato a lungo membro attivo in questo forum, che attualmente resta il migliore della community in fatto di aiuti letterari, di tanto in tanto ritorno per una capatina, poi sparisco per qualche altro mese, o anno. :lol:

    Ciao Aaron O'Neal, e ciao resto del mondo.
    Apprezzo molto la tenacia che ti contraddistingue ma, dopo un anno di produzione, il tuo modo di costruire non è affatto cambiato: non sei "cresciuto".
    All'inizio della lettura mi sono immerso in tutto ma, a un certo punto, mi sono concentrato esclusivamente sulla narrante.
    Bene, all'inizio era totalmente colma di dialettalismi (pensieri in dialetto, tradotti, pari pari, in lingua ufficiale), poi è andata a migliorare, ma non di molto.
    Ora è sempre dialettale ma la presenti con una traduzione artificiosa (è un concetto che, per spiegarlo dettagliatamente, necessiterebbe di ore e ore di testo).

    Sono quasi d'accordo con chi, in un momento di questo thread, tramite una tua segnalazione esterna, ti aveva detto: ah sì, ho visto, mi sembra un po' fumettistico, poco letterario, [...], un racconto per ragazzi sui 12-13 anni sia per come è scritto che per i dialoghi.

    Sì, perché la storia è superficiale, stracolma di ripetizioni verbali e concettuali, inflazionata (molto), non adatta a chi ha letto almeno un po' di classici. I classici non saranno mai "una cosa da antichi"; sono, e saranno sempre, la base di partenza per apprendere i "trucchi del mestiere", ovvero quei fondamentali con cui, chi scrive, riesce a catturare chiunque, dal bimbo al vecchio, dall'operaio al docente universitario, dall'est fino all'ovest.
    In italiano abbiamo una quantità smisurata di verbi: usiamoli, facciamone strage e vanto ! Generiamo i nuovi classici del futuro ! Nulla da eccepire sui dialoghi, poiché i personaggi possono dire quel che vogliono, anche nel modo linguistico più stravagante, stravolto e strafatto. A te sta l'arte di renderli comprensibili a chiunque sia il lettore che incontra il tuo testo (in narrativa popolare: la nicchia fa noia). Lasciamo la nicchia alla saggistica tematica.

    Chi mi conosce, sa bene che non sono mai stato un disfattista, né un denigratore "tanto per", quindi vengo al sodo:

    Mi girai su me stesso per due o tre volte per capire dove fossi. (((sarebbe bastato: Ruotai su me stesso, due o tre volte, per capire...))) Non ricordavo come ero arrivato lì, tutt'attorno, a me c'erano case in stile settecentescao, alte non più alte di tre piani. (((1. stile è masch. 2. inversione dialettalistica))) Una innaturale luce rossa (((chi stabilisce l'innaturalità di una luce? E perché quel balzo poetico? Il lettore ha bisogno di indizi che tu porgi con finezza, non di "spiegoni prosaici" personalissimi))) proveniva dalla luna e illuminava tutta la zona. (((una luce... illumina, sempre e comunque. Quelle in rosso rappresentano un cosiddetto pleonasmo improduttivo))) Mi guardai il petto, un piccolo e sodo seno (((qui c'è un altro improvviso balzo poetico, che spunta dal nulla e guasta il contesto narrativo, ma anche la concentrazione))) mi diede la certezza di essere ancora nel corpo di Evaline. Sospirai, sollevato,. mMi piaceva molto quel corpo. (((credo che questa cosa, finora, tu l'abbia detta almeno "trecento volte". Il lettore potrebbe accusare un urto alla propria intelligenza))).
    All'orizzonte, un fumo nero si alzò verso il cielo. Cominciai a correre in quella direzione, ero spaesato, non capivo dove mi trovavossi e nemmeno come ci ero fossi finito lì. (((ecco cos'è, e fa, un dialettismo, o dialettalismo)))
    Dopo un po' che correvo, giunsi in una piazza colma di pire infuocate e macerie sparse. In mezzo a quell'inferno c'erano due figure, una enorme, che sembrava formatoa da parti di cadavere (((1. femm.: siamo ancora connessi a "figure". 2. Se intendi che il tizio era fatto con pezzi di cadaveri, allora sarebbe meglio: sembrava composta da cadaveri))) e l'altra era una ragazza asiatica. L'uno La grande (((sempre "figure"))) fissava l'altra quella esile, e sembravano in procinto di battersi.
    Riconobbi subito (((a chi importa se la riconobbe subito? Non c'è da pensarci, quando una figura-mostro è assemblata coi cadaveri. È una ridondanza di cui possiamo privarci senza provare dolore fisico))) la ragazza, provai a chiamarla ma lei non sentiva. Provai (((le anafore emozionali sono una cosa, statagemmi prosaici adatti a contesti che le richiedono; le ridondanze sono ben altro))) a gridare con tutta la voce che avevo ma la mia voce non veniva fuori.
    Non potevo chiamarla, dirle che ero lì,. mMi accasciai a terra, disperato.

    Mi fermo. Se un tratto così piccolo contiene così tante riflessioni, cosa ci sarebbe da fare su tutto il testo? Di solito faccio anche la scrematura (tolgo i colori e posto "il netto"), ma in questo momento non me la sento.

    Lo so, la prima volta che si riceve un editing professionale, l'emozione è forte; si rimane increduli... Però un altro editor, le cose non te le spiega. ;)

    Dacci dentro, più forte di prima ! :winner:
  8. .
    Parto dalla computazione e dagli accenti tonali

    Grassetto = accenti tonici
    Arancio = sinalefe + classificazione del verso
    Giallo = dialefe

    Vi| scri|ve|rò| qual|co|sa    [setten. 4, 6]
    che an|co|ra| non| ho in| men|te    [setten. 3, 6.]
    ma| so| che è| lì|, già| pron|ta.    [setten. 2, 4, 6]

    Qual|co|sa| che| da| den|tro    [setten. 2, 6]
    pre|me| per| far|si| stra|da    [setten. 4, 6]
    e| spin|ge| con| la| for|za    [setten. 2, 6]
    di| co|se un| po'| com|pres|se.    [setten. 2, 4, 6]

    Co|se| che| il| "vi|ven|do"    [setten. 1. 4, 6, dialefe in 3a]
    pro|du|ce| nel| di| den|tro,     [setten. 2, 6]
    ma|les|se|ri| graf|fian|ti    [setten. 2, 6]
    d'un| ir|ri|sol|to| sta|to,    [setten. 2, 4, 6]
    d'u|n'a|ni|ma| che| sem|pre    [setten. 2, 6]
    s'au|to|do|man|da| -so|la-.    [setten. 1, 4, 6]

    13 versi in rigorosi settenari con accenti mobili. Ne manca uno, e sarebbe stato un bel sonetto.

    Ritmo danzante
    Stile meditativo
    Assonanze in:
    2 con 3
    8 con 9

    Parafrasi 1 (seria).

    Vi scriverò qualcosa
    Mi accingo a comporre
    che ancora non ho in mente
    ma l'ispirazione sfugge
    ma so che è lì, già pronta.
    però sono ottimista, la sento

    Qualcosa che da dentro
    Pensieri profondi
    preme per farsi strada
    tentano di uscire
    e spinge con la forza
    si affannano, prepotenti
    di cose un po' compresse.
    poiché concentrati, irrisolti da tempo.

    Cose che il "vivendo"
    Pensieri che la vita
    produce nel di dentro,
    crea nell'intimo,
    malesseri graffianti
    fatti e ricordi dolorosi
    d'un irrisolto stato,
    poiché mai dimenticati
    d'un'anima che sempre
    di un'interiorità che continuamente
    s'autodomanda -sola-.
    si interroga e, per risposta, riceve rinnovata solitudine


    Parafrasi 2 (scatologica). :lol:

    Vi scriverò qualcosa
    Sto pensando di comunicarvi
    che ancora non ho in mente
    ciò che non è (ancora) chiaro
    ma so che è lì, già pronta.
    ma so che lo diventerà.

    Qualcosa che da dentro
    È in me, e so cos'è
    preme per farsi strada
    preme per avanzare
    e spinge con la forza
    con fatica e prepotenza
    di cose un po' compresse.
    poiché concentrata.

    Cose che il "vivendo"
    Sono cose dovute al fabbisogno nutrizionale
    produce nel di dentro,
    che si creano "nel tubo digerente"
    malesseri graffianti
    dolori, fitte, mal di pancia
    d'un irrisolto stato,
    poiché da giorni non... (censura)
    d'un'anima che sempre
    Cose interne, "che si attardano"
    s'autodomanda -sola-.
    che spero fuoriescano, ma per ora... niente :lol:

    Credimi, e perdonami: non è un gioco ironico; non sto scherzando. La poesia mi proietta anche nell'ambiente digestivo. È una seconda interpretazione che mi è giunta come un lampo.
    Magari tu intendevi comunicare proprio questo. :angel:

    Se così non fosse, non è colpa mia, né tua.
  9. .
    Sì, la seconda.
    Se prima è sanguinante, e poi si sveglia senza alcuna ferita, non posso fare a meno di interpretare il tutto come il racconto di un incubo.
    E anche perché su un vagone di un treno non può esserci un caminetto, una stanza arredata e una nonna che sferruzza "a casa sua".

    Anche l'incontro con la ragazza nuda avviene su un vagone, e lei diventa acqua.

    Pur nella struttura onirica, la logica creativa del racconto "fa acqua da tutte le parti", soprattutto nella logistica spazio-temporale degli eventi.

    ...
    ...
    ...
  10. .
    Ciao The Aster,

    si tratta di un monologo.
    Come dice Milly, per questo tipo di narrazione, occorre un tema portante, non una trama. È un testo per attori, da recitare a teatro. L'ho postato in questa sezione perché non avrei saputo in quale altra farlo.
    Per le ragioni che puoi intuire, non ho postato "il copione" coi suoi dettami canonici.

    Ciao Milly,

    sì, l'intenzione è proprio quella di sfruttare gli stereotipi, tipici della commedia all'italiana e del cabaret, perché aiutano nella difficile arte della comicità, che nei fondamentali si appoggia su "la sovversione delle aspettative".

    Grazie ad ambedue per l'attenzione.
  11. .
    Vogliate cogliere le sane intenzioni ironiche e bonarie. ;)

    Universi paralleli


    Per ogni donna esistente su questo pianeta occorrerebbero almeno dodici uomini.
    Nella specie umana, le donne abitano in universi paralleli, meglio dire: in una moltitudine di realtà a sé stanti, fatte di purissima immaginazione mista a perverso, strabiliante, pragmatismo
    .



        Immaginano il principe azzurro, ma se tu lo incarni, ti vogliono bizzarro, poetico, trasandato e sognatore. Ti vogliono ricco, ma devi sembrare povero. Forte ma fragile, deciso ma riflessivo, impetuoso ma calmo...
    Tenero, però duro come un gorilla che protegge la femmina alfa.
    Padrone, ma da loro padroneggiato.

        Se tu sei come loro ti hanno sognato, sappi che un’ora dopo, le donne, si spostano in un’altra realtà e ti desiderano in un altro modo, che potrebbe essere l’esatto opposto, oppure un pochino differente di una sfumatura infinitesimale dall’immagine originaria apparsa loro sessantuno minuti prima. Sono convinte di poterti plasmare, come se tu fossi fatto di plastilina per modelli scultorei.
        A noi, poveri maschi, lineari e sempliciotti, non è data la loro travolgente capacità immaginativa: noi siamo quel che siamo, sempre e comunque; quindi ci collochiamo a un metro scarso dalle scimmie. Siamo bipedi, ma ci trasformiamo in quadrumani arboricoli quando andiamo in palestra, quel luogo dove vige il sudore e le sue dirette conseguenze olfattive.
    Loro, le donne, in palestra ci vanno perché ci sono molti specchi, perché il movimento fisico sparge ferormoni, e perché “in palestra bisogna andarci”.

        Ci puntano e ci osservano: hanno una velocità superiore a quella della luce: quando spostano lo sguardo, noi non le becchiamo in tempo, mai. Le donne, in realtà, hanno almeno dieci occhi, ma tu, caro congenere, ne vedi soltanto due.
        Sospirano e, tra di loro, quei fiati sono parole, frasi e concetti articolatissimi. Hanno la capacità di comunicare tra donna e donna in un modo da cui i telepatici della migliore fantascienza possono solo imparare, provando altresì una miserrima, nonché profonda, invidia.

        Dicono: «Uffa, a letto facciamo sempre le stesse cose...». Noi, dunque, ci attiviamo, ci addentriamo nei meandri della letteratura mondiale in fatto di pratiche indo-cinesi, e loro, quando noi presentiamo la nuova sfumatura, si inalberano: «Brutto traditore !
    Da chi hai imparato questa cosa?
    Tu sei andato con un’altraaa !
    Confessa !».
    A quel punto, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo tacere, perché sarebbe più facile tacciare Einstein di inettitudine, anziché convincere lei sul fatto che noi siamo innocenti avventori compulsivi di Google.

        «Come sto?»
    È una domanda che spiazza, a cui ogni nostra possibile risposta sarà terribilmente sbagliata.
    “Bene”, pur se pronunciato con estrema convinzione, per loro equivale a: “Non saprei...”.
    Loro necessitano di lunghe prose che argomentino lo sperato, immenso, inconfutabile splendore di femme fatale.
    Poi si chiedono perché parliamo poco e perché mediamente rispondiamo con sterili mugugni o grugniti; non sanno che i nostri versi gutturali sono figli legittimi, diretti discendenti, della paura, elevata al cubo !

        Si avvicina, ammicca, mostra tutti denti e spalanca gli occhioni in una smorfia paurosamente felliniana, tra il pazzesco e il grottesco; è convinta che noi siamo telepatici come lei:
    «Be’, non noti nulla?».
    Pericolo ! Tutto quello che diremo, benché insignificante, o tra il vago-evasivo, sarà usato contro di noi in un futuro molto prossimo. Lei ha controllato la bilancia, e la matematica dice che ha perso centonovantacinque grammi di peso corporeo. Noi dobbiamo notarlo e, dalla gioia, faremo l’intera coreografia di una danza greca, oppure qualche giro “dervisci” col candelabro in testa, altrimenti lei ci terrà il muso fino a sera, e aggiungerà: «Tu non mi ami più...»” con annesso frigno asciutto. Meglio la danza greca, perché, a loro, vederci in gonna lunga a campana non piace.

        «Che dici, mi metto questa, o quest’altra? Quale mi sta meglio?» e ti punta con due laser che trasmettono fotoni amplificati, direttamente dal centro delle sue pupille dentro le tue.
    Tacere, ammutolire, perché lei sa già qual è la camicetta che indosserà. Ci ha solo sfidati, vuole una risposta qualunque su cui controbattere e quindi rifiutare con sdegno, mascherato da delusione, la nostra presunta “indifferenza” (altro pianto senza liquidi, ma teatrale).

        Non esiste al mondo una donna che sappia – autonomamente – se è bella oppure “brutta”. Se le dici che è bella, lei ti guarderà delusa, perché “bella” è troppo poco. Bellissima è – sempre secondo lei – una presa per i fondelli, e “carina” è un terribile contentino, tipico di noi maschi, poiché “generati con l’insensibilità di serie, approssimativi e senza cuore”.
    Caro amico mio, non dirle: “sei incantevole”, perché ti risponderà che sei un bugiardo.
    Taci, dunque: non rispondere più, poi grugnisci... e dopo, quando le avrai donato il tuo “bella”, lei ti chiederà:
    «Bella?
    Bella come?
    Quanto bella?». Sappi che nell’universo femminile non esistono le unità di misura bensì quelle di dismisura.

        «Sono già tre giorni che non mi dici che mi ami...».
    In questi frangenti le donne assumono un’espressione stranissima, dissociata, ovvero: fingono occhi tristi che – al tempo medesimo – sembrano due canne di fucile da caccia puntate sulla tua fronte. Tuttavia, sii cauto: non dirle mai spontaneamente che l’ami, perché lei, insospettita, innescherà: «Davvero? Cioè... Tu mi ami? Dimmi, cosa hai combinato ieri sera?!». Ruggirà, e la sua espressione, a quel punto, sarà schietta: da tigre famelica.

        Caro congenere maschile: qualunque sia l’argomento in questione, non importa che tu le dica la verità, tanto lei NON ti crederà.

    Se ti regala una tristissima Polo coccodrillata, abbi paura: significa che vuole un altro brillantino.

        «Indovina chi ho incontrato stamattina?»
    Lei, da noi maschi, pretende la stessa capacità telepatica tipica del genere femminile.
    Ebbene, sei fritto: da quel momento inizia la tua tortura-quiz, poiché le tue risposte saranno tutte sbagliate, anche se pronuncerai trecento nomi diversi, dalla zia Marta fino a quella ragazza che, insieme, avete incontrato, per trenta secondi, nel 1994 in via Trento, alle dieci di mattina, e – attenzione – quel giorno non pioveva !



    La stanza da bagno

          Le donne, in circa quaranta cassetti, hanno un intero battaglione di matite, cremine, cremette da giorno, impiastri da notte, intrugli, terricci, argille provenienti da luoghi misteriosi, non ancora mappati dai geologi, coloranti densi per la cheratina, stranissimi pennelli d'ogni misura e sorta con l'aspetto di orrendi insetti neri, bottigliette e micro-scrigni che contengono misture dai nomi stranissimi.
          Una quantità terrificante di minuteria composta da miriadi di aggeggi di cui noi non capiremo mai la funzione.
          Lei ti dirà che quelle cose metalliche sono forcine, pinzette, lime, limette, tronchesini, levasopracciglia, bigodini professionali, strisce di alluminio per la messa in piega casalinga, e se le farai intendere che non hai capito nemmeno una parola, lei ti minaccerà con un attrezzo elettrico che sembra cascato giù da un universo parallelo: una pinza gigantesca, attaccata alla presa di corrente, con due parti piatte, metalliche, di cui percepisci il forte calore già da un metro.
    Perché, in questo secolo, le donne si asciugano i capelli con quella pinza mostruosa che ricorda un ferro da stiro venusiano?
          E perché al mattino presto sembrano scappate da una zona di guerra? I loro capelli, perché si presentano come sculture degne di artisti dalla mente distrutta? <--(euf. per: gatto morto).

          Tu, che sei abituato al caro, vecchio phon, rumoroso al pari di uno scooter, ti ricordi ancora dello shampo in bustine anonime, sotto forma di polverina da sciogliere preventivamente in acqua, e da smuovere con lieve far di mano... ti senti tapino, fuori-mondo, e guardi verso il tuo fiero pennello di cinghiale e il rasoio che hai affilato centinaia di volte sulla cinghia di cuoio; quella spada virile che ti regalò tuo padre al ventunesimo compleanno, quando ti investì uomo che può badare a sé stesso. In realtà fu una cacciata solenne, ma tu ne andasti comunque fiero.
          Quel cuoio ha ancora il profumo della tua barba nera, e tu lo tendi fiero, poi con gesti calmi ma fermi, al mo' di un antico samurai al cospetto del suo Shogun, lasci che la lama si faccia strada da sé, in un magistrale andirivieni rituale.
          Al termine dell'intervento chirurgico, che solo la tua mano ferma sa portare a successo, sei orgoglioso del fatto che ogni nuovo giorno riesci a sgozzarti sempre un po' meno: “Oggi soltanto un taglietto, ma piiiccolo !”, e fai la danza della vittoria davanti allo specchio in cui vedi il tuo torace nudo, con fiera pelliccetta rada, tenacemente ancor bruna [n.d.r.: non è così, ma la tua mente non vede i peli bianchi che stanno avendo il sopravvento, non solo sul cranio]. Ti hanno detto che quell'abominio cheratinico va estirpato, ma tu resisterai, fino al martirio !




    A domanda...

    La loro capacità di eludere la risposta a una domanda diretta, farebbe invidia persino a Cicerone.

          «Amore, stai meglio?»
    Ci aspetteremmo un , un ma... oppure un no. Noi, dal nostro universo, ci affidiamo ai monosillabi; conosciamo la loro vitale importanza, specialmente quando c'è l'imminenza di un rigore a favore della nazionale.
          «Eh... Sai, la mia amica, Gloria, sta per partorire; è andata dal medico e dice che va tutto bene. Anche lei ha il raffreddore, l'ho chiamata prima, ma le sta passando. Per fortuna non ha avuto tosse, né febbre... L'altra volta ce l'aveva a trentanove: ha preso due bustine al giorno!»
          Noi, con la nostra mente piccola, ci chiediamo se siamo sposati con Gloria. Guardiamo in giro l'eventuale presenza di termometri elettronici e lasciamo che lei continui a parlare; la sentiamo proseguire, anche quando siamo già arrivati nello studio, alla tastiera e con le cuffie già sul capo.


    In auto

    Strumento di potere,
    carrozza e cocchiere,
    l'auto è l'onnipotente
    fattosi ingegnere
    .


    Una persona di genere maschile, fin da tempi assai remoti, vede nel cavallo l'estensione di sé. Quel sé dominante, scimmione ruspante, al dominio del Ronzinante.
    Sì, caro congenere, quando siamo in auto diamo la polvere al cavaliere errante, e nelle salite ripide ci trasformiamo. In pochi attimi spuntano peli lunghi sulle mani, canini da licantropo e occhi spiritati !
          La leva del cambio è un'altra delle nostre armi bianche, la libriamo avanti e indietro, come fosse una sciabola. Laddove c'è neve, noi siamo lupi; se c'è da scalare un sentiero a 45 gradi, siamo caproni; in discesa vantiamo l'uso delle marce basse, e deridiamo quei faricciuoli rossi provenienti da quel misero che ci precede. Vorremmo tamponarlo ma ci limitiamo ad abbacinarlo con ritmo serrato. Il clacson ci fa schifo: l'altro, in quanto maschio, deve capire i virili messaggi luminosi !
    E lei... ci guarda.
          Ha tentato di farsi sentire, già ventidue volte, ma noi non udiamo: siamo al volante, quindi siamo potenti; stiamo pen-san-do !
          «Sei sicuro di aver messo l'allarme?» E ci inchioda con lo sguardo, finché non cediamo in risposta verbale. Annuire è vietato: occorre la fonazione.
          «Co...? Certo che l'ho inserito ! Non sono mica scemo». E in quell'attimo attiviamo i neuroni residui e rivediamo il film dell'uscita da casa. Lo vediamo sfocato e lo spegniamo subito.
          Lei ci canzona: “Sì, sì, certo...”. Ed è lì che il dubbio si fa timore: era ieri o era oggi??? Guardare la data sul display è irrilevante, tanto non sappiamo mai che giorno è oggi. Dovremmo segnare una tacca sul muro ad ogni innesco, per distinguere ieri da oggi, l'altro ieri da domani, e oggi da chissaquando. La routine fa brutti scherzi, ma noi ci fidiamo, noi siamo maschi al volante !
          «L'acqua alle piante? La serratura del capanno? La fattura del meccanico? La bicicletta sullo scivolo? Regolato il termostato? E se piove?»

          Loro non sanno che quando noi siamo alle redini del bolide immaginiamo l'auto come un'armatura medioevale, un'amante da indossare, i fari abbaglianti come lance e la frizione come un frustino.

          L'autostrada non ci piace, perché noi ne sappiamo una che non conosce nessuno, nemmeno noi, ecco perché ci ritroviamo sempre tra le piante di mais, col fattore che ci squadra e stringe più forte la falce.
          «Ci siamo persi, lo sapevooo! Chiedi a quel signore...»
    Chiedere informazioni, NOI??? Neanche sotto tortura. Il navigatore è stupido, quindi è spento. Ed ecco che lei fa gli occhioni felliniani al brav'uomo e, come se noi fossimo fatti d'aria, rapida sposta il capo per appropriarsi del nostro finestrino; facciamo appena in tempo a tirare indietro le spalle, battiamo la nuca contro il poggiatesta ma un orecchino di lei, esotico, ci ha quasi ferito in volto.
          «Ci perdoni, signore, può dirci come si fa per raggiungere una strada normale?»
    Una strada normale? pensiamo... E che sarebbe?
    Lui capisce, finge che andiamo d'accordo, finge persino gentilezza, esordisce con un Mmm... e poi lancia un monologo infinito, fatto di case rosse, ponti alti sulla destra, fattorie sulla sinistra... uno schema del quale noi non capiamo né il capo né la coda.
    Lei sì !
    E dice “Parti !”.



    continua... forse.
  12. .
    È un incubo.

    Una forma troppo inflazionata, ma sempre valida. Tuttavia "si lascia capire" fin troppo presto, da quando si ritrova con la nonna.

    C'è qualche refuso e una punteggiatura che meriterebbe maggiore cura.

    In sostanza è propriamente una scheggia, ma dimostra la giusta e buona velocità di fruizione.

    Un 7+ è ben meritato.
  13. .
    CITAZIONE (Il Parolaio @ 28/10/2015, 19:07) 
    Una buona capacità di creare immagini in una forma descrittiva che "accattiva" il lettore, non un banale descrivere ma una forma creativa vera e propria che si trasforma in racconto essa stessa.

    Il Parolaio ringrazia!

    Ecco, Shini (qui sopra) la grande capacità di sintesi de Il Parolaio, a cui faccio un inchino di riverenza.

    E aggiungo: se qualcuno avesse bisogno di capire a fondo cosa significa: "narrazione introspettiva", tu, con questi brani, ne saresti un perfetto esempio per una consultazione proficua.

    Sospetto che tu stia studiando anche Psicologia, perché riesci a comunicare, attraverso Ji Hwan, gli aspetti più segreti di "quel che avviene nella mente di chi vive sul serio", ovvero quelle sensazioni che scorrono come fiumi, a volte come ruscelli ma tal altre come uragani. Il tutto filtrato con fatica da quegli schermi/scudi protettivi che tutti usiamo. Ma il meglio sta nel fatto che Ji Hwan non sa gestirli, e si inerpica in un'introspezione totale e continuata, senza pause, perché le pause, sebbene in sé agognate, gli infondono paura, la paura di confrontarsi con la realtà comune, quella che lui vede come un'immensa finzione globale.
    In una personalissima interpretazione di quella sensazione, da giovane scrivevo: "Siete come dei vestiti ripieni di carne; è così che io vi percepisco". Mi riferivo a tutti quelli che vivevano come animali: soldi, sesso e superficialitàPunto.

    Il ragazzo fumatore è un aspetto della coscienza di Ji Hwan: potrebbe essere chiunque, persino un idiota che vaneggia, ma Ji Hwan lo idealizza fino a temerlo. "Lo fa suo", perché Ji Hwan traduce ogni frase e movenza di quel ragazzo a modo suo, al modo che desidera. Ne è attratto perché, inconsciamente, Ji Hwan vede in Joon Ho una sorta di Caronte in grado di traghettarlo altrove, lontano dall'attuale condizione psicologica in cui si ritrova incastrato.

    Credo che la ragazza sia soltanto in coma, non necessariamente morente. Forse ha fatto un gesto insano, e lotta per la ripresa.

    AxumSempreArricchitoDaiBraniDiShini
  14. .
    :D

    Lei è la mia terza figlia, mentale, nonché mia pupilla letteraria. ;)
  15. .
    Quando tu valuti un mio consiglio, lui, l'Axum, si mette a volare di gioia ! gioia

    Una carezza paterna al mio scricciolo.

    AxumFanDiShini
636 replies since 14/6/2010
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