Alex Fedele - A detective story

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    Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

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    QUALCHE PAROLA



    Ciao a tutti :). La mia saga gialla è un pochino particolare ed è tuttora in corso di svolgimento. La divisione non è effettuata a "casi", bensì a FILE, pezzi di capitolo che compongono tutte le vicissitudini dei protagonisti. Inutile dire che questa idea è presa da una vecchia tradizione giapponese, che ho cercato di far mia(speriamo bene :D ). Tuttavia, oltre alla semplice trama in cui vi è un detective che risolve un caso dopo l'altro, vi è un'ulteriore background che fa da sfondo a tutta la vicenda e che non termina con il primo romanzo, ma si estende anche agli altri. Per questo motivo alcuni FILE sono classici, trattano di casi polizieschi normali come omicidi, furti, rapine. Ce ne sono altri, invece, che portano avanti la trama principale e che dunque sono da leggere con attenzione(sempre se leggete il mio lavoro :D) per capire lo sviluppo di questo background. Elencherò i file in questo messaggio e lo farò ad avventure(cioè se un'avventura include 7-8 file li annuncerò tutti, ma li pubblicherò separatamente) Quelli importanti verranno sottolineati, colorati, insomma verranno distinti. Quelli normali sono casi polizieschi che potrete leggere semplicemente per il gusto di mettervi alla prova. Mi scuso in anticipo per eventuali ripetizioni e cose varie. Ho iniziato a scriverla nell'estate del 2011, dunque due anni fa e qualcosa dovrebbe sicuramente essere migliorato. Qualcuno disse che più rivedi i tuoi lavori e più li correggi. Proprio vero :D
    In allegato una piccola sinossi dell'opera:

    TRAMA SUPERFICIALE:


    L'arrivo a Torino di Alex, ragazzino di diciotto anni ed elemento del PSD(Promesse settore detective), progetto teorico del ministero per plasmare nuove promesse nel settore investigativo, sconvolge la vita di Flavio, esperto detective privatista. Alex ha un'incredibile capacità deduttiva che lo distingue dai compagni di corso e appare infallibile, risolvendo ogni caso con estrema facilità. Ma Flavio cela un terribile segreto(relativo alla scomparsa di sua moglie) che è oggetto di discussione anche tra i figli dell'uomo e Alex, spinto dalla voglia di verità e dai sentimenti per Bianca, figlia dell'uomo, cerca in tutti i modi di farvi luce. Tutto è collegato all'oscurità, nel suo senso più spietato. Mettendo da parte divergenze caratteriali e rivalità professionali, i due dovranno collaborare per un obbiettivo comune: vendicare il loro passato ed impedire che il loro futuro venga distrutto. L'intelletto di Alex farà la differenza o il ragazzo sarà l'ennesima vittima del male?

    ELENCO FILE RACCOLTI IN VOLUMI (La scelta è da intendersi per facilità di visualizzazione. Troppi file messi in fila davano idea di disordine, così ho pensato di raggruppare i vari casi in volumi immaginari, così da staccare un po' i vari file). Ogni stagione corrisponde a un libro.

    PRIMA STAGIONE

    (file 1-86)

    1. LA PROMESSA
    FILE 1. L'arrivo
    FILE 2. Casa Moggelli
    FILE 3. Cena a base di intuizioni
    FILE 4. Inizia l'avventura
    FILE 5. Game Over
    2. SOLO PER INTERESSE
    FILE 6. Cercasi fama
    FILE 7. Un nuovo caso per Alex
    FILE 8. Deduzioni per una questione scottante
    FILE 9. La verità e la lettera
    3. VENDETTA DI MATRIMONIO
    FILE 10. L'invito
    FILE 11. Intimo, forse troppo
    FILE 12. La svolta
    FILE 13. Crudeltà
    FILE 14. Il nuovo arrivato
    4. UN FALSO PROFESSIONISTA
    FILE 15. Ma chi diavolo sei?
    FILE 16. Sergio
    FILE 17. Parlare francese
    FILE 18. Chi è l'assassino?
    FILE 19. Trionfa il bene
    5. IL MISTERO DEL SUPREMO
    FILE 20. Il Supremo
    FILE 21. Le urla rotte dal piano
    FILE 22. Trucco diabolico
    6. IL MALATO
    FILE 23. La visita
    FILE 24. Maria Grazia
    FILE 25. Non è per malattia
    FILE 26. Coscienza o rimorso?
    7-8-9. LA LEGGENDA DEL GABBIANO NERO
    FILE 27. Una storia poco chiara
    FILE 28. I Pelviani
    FILE 29. Isolati
    FILE 30. Controlli nella zona
    FILE 31. L'assassino colpisce ancora
    FILE 32. Il farmaco fatale
    FILE 33. Mostro senza maschera
    10. IL GENIO DELLA MATEMATICA
    FILE 34. Strani comportamenti
    FILE 35. L'omicidio del matematico
    FILE 36. Il colpevole esce allo scoperto
    11-12. L'ANNIVERSARIO
    FILE 37. Flavio sparisce!
    FILE 38. Delirio
    FILE 39. Brivido gelato
    FILE 40. L'ultima possibilità
    FILE 41. Estenuati
    FILE 42. Verità sotto il cielo
    13-14. DOPPIO DESTINO
    FILE 43. Rapimenti in Salsa Nova
    FILE 44. Strategia
    FILE 45. I sospetti di un detective
    FILE 46. Parole importanti
    FILE 47. Azione!
    FILE 48. Sete di giustizia
    15. BALLO DI MORTE
    FILE 49. Ambiguità
    FILE 50. La Playa
    FILE 51. Bugie
    FILE 52. Rivelazioni sulla pista da ballo
    16. RAGNI E FOBIE
    FILE 53. Una morte sospetta
    FILE 54. Scrivere è trasmettere
    FILE 55. Il codice che parla
    17. OSTAGGI AL CENTRO COMMERCIALE
    FILE 56. Il sospettoso
    FILE 57. La paura negli occhi
    FILE 58. Il ruggito decisivo
    18. UNA FINZIONE CHE PORTA ALLA MORTE
    FILE 59. Il potere della confusione
    FILE 60. Riflessioni
    FILE 61. La seduzione usata come arma
    19-20-21-22-23. LE PUNIZIONI DELLA KAREN
    FILE 62. La Karen
    FILE 63. Una vacanza tranquilla solo all'apparenza
    FILE 64. Dubbi a bordo
    FILE 65. Uno smoking tutto bianco
    FILE 66. Una realtà differente
    FILE 67. Gli occhi del fuoco
    FILE 68. A voce alta
    FILE 69. Salvare il possibile
    FILE 70. Parola d'onore
    FILE 71. Ritorno alla base
    24. LA FIABA CHE SVELA LA VERITA'
    FILE 72. Nuove conoscenze per un caso intricato
    FILE 73. Il DAN del mistero
    FILE 74. Quando l'odio sovrasta l'amore
    25. BOMBA A CASA
    FILE 75. Un pericolo anomalo
    FILE 76. La ricerca della salvezza
    FILE 77. Salvi per miracolo
    26-27-28. LA VERITA' SUL PASSATO
    FILE 78. Un'e-mail inaspettata
    FILE 79. La madre del detective
    FILE 80. Le rose della morte
    FILE 81. I patti non servono a niente
    FILE 82. Il piano d'agguato e le espressioni rubate
    FILE 83. Rivelazioni
    FILE 84. Due donne forti
    29. LA REALTA' DEI FATTI
    FILE 85. Verità e finzione
    FILE 86. Nient'altro che la verità

    SECONDA STAGIONE



    30. UN RAPIMENTO CRUDELE
    FILE 87. Tutto è capovolto
    FILE 88. L'appuntamento
    FILE 89. Una cosa importante
    FILE 90. Il passato ti cambia
    FILE 91. Traffico
    31. IL COLPO ESPLOSO NEL BUIO
    FILE 92. La villa della paura
    FILE 93. I quattro errori
    32. L'ULTIMO REGALO DELLA STELLA
    FILE 94. Set e dolori
    FILE 95. Rancori delle stelle
    FILE 96. Indizi per la verità
    FILE 97. L'hanno uccisa due volte
    33. PERSI NELLA NEVE
    FILE 98. Una vecchia storia sospetta
    FILE 99. L'assassino in scena
    FILE 100. Parole, concetti e verità
    34. INVIDIA
    FILE 101. Qualche parola, per favore
    FILE 102. Scagionare l'innocente
    FILE 103. Tradirsi
    35-36-37-38-39. GITA IN TOSCANA
    FILE 104. La strana lettera
    FILE 105. Incontri al tramonto.
    [color=yellow]FILE 106. Una coppia affascinante
    FILE 107. Voi morirete
    FILE 108. Si può uccidere in un secondo
    FILE 109. L'anima rubata
    FILE 110. La scintilla e il segreto
    FILE 111. Tu hai paura?
    FILE 112. Attenti al silenzio
    FILE 113. Inghiottiti dalla paura
    FILE 114. Pronti ad uccidere
    FILE 115. Nelle tue mani
    FILE 116. Rimarrà lì
    FILE 117. Cristallina
    FILE 118. Amicizia e peccato
    FILE 119 Qualcuno fermi l'ombra
    40. L'AMORE PUO' FAR MALE
    FILE 120 Momento glaciale
    FILE 121. Un bagliore incandescente
    FILE 122. Tecnologia
    41. LE ORE DELLA NOTTE
    FILE 123. Il gioco è appena cominciato
    FILE 124. Dossier
    FILE 125. Storia del male
    42. IL TRENO ESPLODERA' TRA 60 MINUTI
    FILE 126. La luce rossa che annuncia la morte
    FILE 127. Il conto alla rovescia
    FILE 128. Un'insolita violenza
    43-44. IL PRINCIPE DEL MARTELLO
    FILE 129. Il principe del martello
    FILE 130. La lista dei licenziamenti
    FILE 131. Le donne percepiscono tutto
    FILE 132. Lo sguardo che cambia
    FILE 133. Il rudere
    FILE 134. Cercavate il lupo?
    45. LE MACCHIE ROSSE DEL SOSPETTO
    FILE 135. La foto buia
    FILE 136. Sangue su bianco
    FILE 137. Il rosso spaventa
    46-47-48. TORTURA MENTALE
    FILE 138. Il luccichio del vecchio Phil
    FILE 139. Io posso prevederti
    FILE 140. Scavare a fondo
    FILE 141. Un delitto impossibile
    FILE 142. Colloquio
    FILE 143. L'auto di Dan
    FILE 144. L'odore cattivo del crimine
    FILE 145. Il centro di tutto
    FILE 146. Shock (?)
    49-50. IL GRANDE IMPATTO
    FILE 147. Il detective con il cuore spezzato
    FILE 148. I metodi di una giusta investigazione
    FILE 149. Tutti sono inquieti
    FILE 150. La teoria che porta alla verità
    FILE 151. Pensieri collegati
    FILE 152. Il rischio - parte uno e parte due. + epilogo seconda stagione

    TERZA STAGIONE


    51-52. DUCATO HA UN PROBLEMA
    FILE 153. Guanti neri e guanti bianchi
    FILE 154. Conseguenze
    FILE 155. Un vecchio amore che non c'è più
    FILE 156. Un genitore è una persona diversa
    FILE 157. Il Prestigiatore
    FILE 158. Al nostro fianco
    FILE 159. L'uomo di cui ci si può sempre fidare
    FILE 160. Dovevo dirti questo
    53. OMICIDIO DI UN UOMO PER BENE
    FILE 161. Tre individui molto strani
    FILE 162. Io ti studio
    FILE 163. Freddo e falso
    54. RICHIESTA DI AIUTO
    FILE 164. Fino in fondo
    FILE 165. Il nipote
    FILE 166. Quello che accadde prima
    FILE 167. Le altre verità
    55. IL PARANOICO
    FILE 168. Forzature
    169. Inesattezze
    170. Un disagio insostenibile
    56-57. LA FAIDA DELLE SOLEMN TOWERS
    FILE 171. I giorni della vendetta
    FILE 172. L'altra voce
    FILE 173. Il dualismo uccide
    FILE 174. La corsa, il folle e e la regista del piano
    FILE 175. Intervento finale
    58-59. L'HOTEL INFERNALE
    FILE 176. La conferenza
    FILE 177. Il vecchio saggio e il gruppo dei cinque
    FILE 178. Gli occhi ricordano tutto
    FILE 179. Nascosta in attesa di essere trovata
    FILE 180. L'altra lei e i due nel buio
    FILE 181. Il volto dell'orrore
    FILE 182. Gestire una situazione delicata
    FILE 183. Mary
    60. IL DUBBIO
    FILE 184. Le scorie
    FILE 185. Confronti
    FILE 186. Fidarsi
    61. IL PRIGIONIERO
    FILE 187. Lui
    FILE 188. Il cliente invalido
    FILE 189. Senza razionalità
    FILE 190. Il momento in cui divenne uomo
    62. IL MIO PERCHÈ
    FILE 191. Tappabuchi
    FILE 192. Il piano per il dopo
    FILE 193. Flavio è perplesso
    FILE 194. Il ricordo definitivo
    FILE 195. Ti voglio bene
    63. LA PARTENZA
    FILE 196. Reazioni
    FILE 197. Lo prometto

    Edited by Matteo Del Piero - 29/4/2016, 12:30
     
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    Episodio 1

    La promessa



    FILE 1. L'arrivo



    Volevo andarmene, onestamente. I miei capelli castani scuri, quasi completamente neri, cadevano sulla mia fronte corrucciata e toccavano le folte sopracciglia. Gli occhi castani scrutavano ogni millimetro del vuoto. Non pensavo a nulla di particolare, ma era così. Per me, che avevo sempre vissuto in una piccola città, era uno shock arrivare in una metropoli. Era uno shock la circostanza stessa in cui mi trovavo. Ritrovarsi a diciotto anni, a cambiare realtà, usi, costumi, abitudini. Il taxi su cui ormai ero salito stava giungendo a destinazione e doveva portarmi in Via Galileo 10, nella stessa strada dove avrei dovuto abitare per chissà quanto tempo.
    Avevo superato brillantemente il corso ministeriale PSD (Promesse Settore Detective) e, sempre per ordini dall’alto, mi accingevo a trasferirmi in una grande città per un periodo di collaborazione con un’agenzia investigativa che si era messa a disposizione del ministero per scopi puramente economici. Il ministero offriva una rendita annuale di dodicimila euro a ogni agenzia che si dimostrasse volenterosa e ciò si traduceva in mille euro al mese. Un bel gruzzolo se sommati ai proventi dell’agenzia stessa.
    «Siamo arrivati, fratellino?».
    «Non ancora Andrea, porta ancora un po’ di pazienza».
    Per lo più mi ritrovavo con il mio fratellino a carico. Andrea non era un elemento di disturbo. Assolutamente. Sapete però com’è … accudire e occuparsi di un bimbo di cinque anni è impegnativo per chi è genitore, figuriamoci per chi, come me, era ancora un ragazzino. Il fatto è che mio fratello maggiore era in viaggio per motivi universitari nei vecchi USA, mia madre lavorava presso una compagnia televisiva abbastanza nota in Giappone e non avevamo un padre da circa cinque anni.
    «Siamo arrivati ragazzo» la voce del tassista risuonò nel silenzio dell’auto coperto solo dal rumore incessante e fastidioso del motore. Il mio fratellino si distolse dal suo giochino, il noto cubo di Rubik e alzò la testa per guardare in che posto ci trovassimo. Ricordo che la sua espressione non mi piacque per niente e che per miracolo non cominciò a piangere.
    «Grazie signore, quanto le devo?» dissi esibendomi nel mio miglior sorriso triste.
    «Quindici euro» rispose lui con freddezza.
    Andrea ed io scendemmo dal taxi. Lui aveva voluto per forza venire con me. Non gli andava l’idea di vivere negli Stati Uniti con Leonardo, né quella di cambiare completamente cultura in Giappone, seppur ci lavorasse la mamma, donna straordinaria e nel pieno della carriera giornalistica. Per esclusione era stato affidato a me e lui a casa, nella nostra piccola Fondi, si era dimostrato entusiasta, tanto da definire il lavoro di detective privato “uno spasso”. Adesso non sembrava più così.
    Eravamo fermi di fronte ad un cancello ferrato di color ruggine. Fissavamo il palazzotto che c’era al di là del giardinetto tenuto in ordine quanto bastava per fare una discreta impressione. A tutto questo, faceva da contorno un tempo non certo da suscitare applausi e feste. Il cielo di Torino era grigio e tremendamente morto. Grigio come il mio umore. Morto come le speranze. Ero pentito di aver accettato questa strada, ma un po’ per amor mio e per coronare il mio sogno di una vita, un po’ per il commissario Marbelli, intimo amico di famiglia che mi aveva visto crescere e che aveva insistito giudicandomi «un talento nel mestiere», avevo accettato con sufficiente entusiasmo. Ora non voglio cadere certo in equivoci poco piacevoli. A me il lavoro da detective piaceva, eccome. Era il mio sogno fin da bambino, acciuffare criminali, arrestare assassini e avevo collaborato con la polizia della mia città un sacco di volte, con risultati esaltanti. Era solamente timore di essere ridimensionato, seppur tutti si facevano specchio delle mie capacità da investigatore.
    «Dobbiamo suonare, piccolo» sussurrai
    «Sicuro?».
    Risi. La tenerezza di un bambino che aveva paura della nuova realtà.
    «Eh sì. Non vorrai mica buscarti un raffreddore fuori al freddo?» Non mi rispose per nulla. Abbassò la testa e scomparve nel suo piumotto color verde scuro. Mi abbassai sulle ginocchia, gli sollevai la testa e lo guardai negli occhi.
    «Andrà tutto bene» tentai di consolarlo sorridendogli.
    Mi guardò con aria sfiduciata e per un attimo mi sentii come uno sfigato.
    «Tu non dovrai temere nulla. Starai con me, andrai a scuola, come sempre. Non abbiamo alternative fratellino. Ti prometto che se farai il bravo … avrai un bellissimo regalo, siamo d’accordo?».
    Il suo sguardo s’illuminò. Forse lo avevo parzialmente rassicurato. Era la cosa più importante in quel momento. Ci accostammo dunque al cancello, ci avvicinammo al campanello.

    AGENZIA INVESTIGATIVA FLAVIO MOGGELLI



    C’era poi un campanello sopra la scritta con l’adesivo leggermente scolorito che recitava “MOGGELLI”.
    Non feci in tempo a suonare. Alle mie spalle si era insediato qualcuno.
    «Scusa, cosa stai facendo?» mi domando candidamente.
    Mi girai. Devo ammettere che non mi pentii affatto di averlo fatto. La mia vista si era rallegrata alla vista di una ragazza pressoché della mia età, forse leggermente più piccola, ma doveva essere comunque questione di poco.
    Il viso che mi ritrovavo di fronte era davvero gradevole e quanto di più affascinante potessi desiderare. Gli occhi castani scuri scrutavano ogni centimetro della scena che si erano ritrovati di fronte. Le sottili sopracciglia, il nasino minuto e la bocca piccolina erano il preludio di una cascata di capelli neri scalati, lunghissimi e molto ben tenuti. Le meches di colore castano chiaro risplendevano come pietre preziose sui neri capelli e davano quel tocco sbarazzino di cui quel taglio aveva bisogno. Dopo essere stato circa dieci secondi a fissarla come un perfetto idiota, la lingua cominciò a voler essere indipendente dal cervello e così riuscì a bofonchiare qualcosa.
    «Mi chiamo Alex e sono stato mandato qui dal ministero … sai è per quel progetto che ha a che fare con il signor Moggelli».
    «Ah sì, hai ragione!» esclamò entusiasta «Dovevo immaginarlo. Be’ ma chi è questo bimbo?» disse illuminandosi mentre si rivolgeva ad Andrea.
    «É il mio fratellino. Si chiama Andrea».
    La ragazza tentò di socializzare con mio fratello, ma il piccoletto era abbastanza diffidente e quindi si nascose dietro la mia figura, peraltro non certo imponente.
    «Scusalo» dissi con un po’ di imbarazzo. «È molto timido».
    «Oh, figurati. Ma che ci facciamo ancora qui? Entriamo, ti faccio vedere casa e agenzia» disse sciogliendo il ghiaccio.
    Così facendo aprì il cancelletto con un mazzo di chiavi vecchio quanto il mondo.
    «A proposito … che scema, non mi sono presentata. Mi chiamo Bianca. Sono la figlia del signor Moggelli»
    «Molto piacere. In qualche senso l’avevo già immaginato» sussurrai.
    «Roba da detective?» domandò.
    «Già» e risi in modo naturale. Lei fece lo stesso.

    Edited by Matteo Del Piero - 21/1/2015, 15:14
     
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    Non male come inizio, bella introduzione dei personaggi con una discreta spiegazione del motivo che li porta in quella città, ma che lascia spazio a molte domande. Visto che siamo ancora all'inizio non me la sento di aggiungere altro, attendo il seguito. (ps. io di polizieschi ne ho letti, sherlock holmes in primis, quindi mi aspetto grandi cose, ok? XD)

    Un consiglio, aggiusta le tre parole all'inizio. Non lasciare che dopo il punto vi sia solo una parola a chiudere la frase.
     
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    CITAZIONE (The Aster @ 12/7/2013, 14:55) 
    Non male come inizio, bella introduzione dei personaggi con una discreta spiegazione del motivo che li porta in quella città, ma che lascia spazio a molte domande. Visto che siamo ancora all'inizio non me la sento di aggiungere altro, attendo il seguito. (ps. io di polizieschi ne ho letti, sherlock holmes in primis, quindi mi aspetto grandi cose, ok? XD)

    Un consiglio, aggiusta le tre parole all'inizio. Non lasciare che dopo il punto vi sia solo una parola a chiudere la frase.

    Grazie delle belle parole. Grazie anche del consiglio, ho messo una virgola per spezzare, così almeno il tempo di lettura, a mio avviso, è interpretato meglio. Ho letto di tutto anch'io, da Holmes a Poirot, da Dupin ai più moderni Cole e Kenzie/Gennaro(più avezzi al thriller hard boiled, a dir la verità). Speriamo bene, dai.
     
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    Condivido, in generale, il punto di vista di The Aster (a parte che io preferisco Poirot e/o Miss Marple a Sherlock Holmes XD): per il momento mi sembra che il testo sia scorrevole e ben scritto; è vero che non hai svelato tanto, ma credo che sia meglio svelare le cose poco a poco. ^^

    Attendo il seguito! *-*
     
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 12/7/2013, 15:56) 
    Condivido, in generale, il punto di vista di The Aster (a parte che io preferisco Poirot e/o Miss Marple a Sherlock Holmes XD): per il momento mi sembra che il testo sia scorrevole e ben scritto; è vero che non hai svelato tanto, ma credo che sia meglio svelare le cose poco a poco. ^^

    Attendo il seguito! *-*

    Penso che metterò in serata almeno il secondo file :) Speriamo bene, ripeto. Grazie mille per le parole :)
     
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    FILE 2. Casa Moggelli



    Bianca aprì la porta in mogano ed entrò. La casa si apriva con un corridoio abbastanza stretto, dove c’era solo un piccolo mobiletto con su un telefono fisso.
    La ragazza ci fece strada dimostrando di essere un’ottima padrona di casa. Svoltò a destra e ci portò in una cucina abbastanza accogliente. Oltre al consueto piano di lavoro, con tanto di forno e quant’altro, c’erano la lavastoviglie e un tavolo, sempre di mogano, con al centro un contenitore di frutta finta. La stanza si chiudeva con un piccolo divanetto di colore rosso fuoco.
    Usciti dalla cucina, a sinistra del piccolo corridoio, c’era un salottino abbastanza spazioso, con un divano bianco ad angolo e una televisione al plasma ultimo modello. Non mancavano poltroncine e un tavolo interamente di vetro con alcuni posacenere sopra.
    «Vedi quei posacenere vuoti?» mi domandò Bianca. «Lascia che arrivi mio padre e diventeranno pieni. Tu fumi?».
    «No, per niente».
    «Meno male …».
    Alle spalle del divano ad angolo, verso sinistra, era posta una scrivania di legno antico che dava le spalle ad una grande vetrata, coperta da tende color salmone. Accanto ad essa, verso l’angolo più cieco della stanza, un’antica lampada ricamata con decorazioni bronzee molto eleganti. Di certo era una casa dove vigeva il buon gusto.
    Verso la parte destra del salottino sorgeva un’altra vetrata, poi c’era una libreria molto grande dove erano stati custoditi una moltitudine di libri che toccavano i più svariati argomenti e infine alcune piante che sentivano indubbiamente la presenza del tempo. C’era inoltre una scala, interamente in legno pure quella, che portava al piano superiore. Al piano superiore erano situate quattro camere da letto, due bagni e una piccola saletta esterna con panchina, tavolino e sedie. Una sorta di studio nel corridoio, praticamente. C’erano poi numerose finestre e diversi balconi. Scendemmo di nuovo al piano di sotto, con Bianca che continuava a parlare e con me che, in tutta sincerità, non le prestavo molta attenzione.
    Ero molto impegnato ad ambientarmi in quella casa, ma soprattutto a considerare ancora l’opzione di andare via, fare una faccina dolce e salutare per sempre.
    All’uscita del piccolo corridoio, verso la fine, c’era un’ulteriore porta di legno, molto più vecchia delle altre presenti in casa . Questa, mi spiegò Bianca pazientemente, dava spazio nell’ufficio di Moggelli, quello che sarebbe diventato anche il mio posto di lavoro.
    «Si può …».
    «Vuoi entrare, eh?» mi chiese ironicamente.
    «Be’ … non mi dispiacerebbe».

    L’ufficio era arredato in modo abbastanza sobrio ed era alquanto spazioso.
    Una scrivania di legno con delle sedie modernissime troneggiava in fondo alla stanza. Un piccolo salottino era stato allestito ai piedi delle due sedie poste di fronte alla scrivania del detective. A tutto si aggiungeva una piccola televisione attaccata al muro e rivolta verso la scrivania, una libreria con poche pratiche cartacee disposte in evidente disordine e molti fogli sparsi a terra, molti dei quali calpestati dalle orme di quello che doveva essere Flavio Moggelli. A dire la verità mi sembrava tutto, davvero tutto, tranne che l’ufficio di un detective. Mi avevano detto che l’agenzia non andava come avrebbe dovuto e che attraversava un periodo di magra dovuto al carattere «instabile e rissoso» del responsabile e dunque cercai di far buon viso a cattivo gioco.
    Verso il fondo dell’ufficio, a sinistra della scrivania, c’era un piccolo portoncino, sempre di legno. Doveva essere un’entrata secondaria della casa o qualcosa del genere.
    «Allora, che ve ne pare?» ci domandò Bianca facendomi sobbalzare. Aveva parlato per almeno quindici minuti, ma io non avevo praticamente ascoltato nulla.
    «Tutto molto carino, complimenti» affermai educatamente.
    «Sono contento che ti piaccia. Tu e tuo fratello dormirete in camere separate, ma comunque vicine, va bene così?».
    «Certo, è perfetto. Ti ringrazio molto di avermi “guidato”»
    «Di niente» rispose con un largo sorriso.

    Il portoncino dell’ufficio si aprì improvvisamente. La chiave girò frettolosamente nella toppa e quando la serratura scattò, mi ritrovai di fronte un uomo altissimo, che sfiorava sicuramente il metro e novanta. Era molto magro, direi longilineo. Aveva sicuramente qualche chiletto in più, che però non aggravava affatto la sua persona. La barba incolta gli incorniciava il volto e l’espressione tesa e aggressiva mi fecero immediatamente intuire chi fosse.
    Alla nostra vista si sorprese, quasi non si aspettasse di trovarci lì.
    «Bianca, cosa ci fai qui?»
    «Ciao papà. Stavo mostrando la casa ad Alex».
    «Alex?» pronunciò il mio nome quasi con disprezzo. Forse era stata solo una mia impressione ed essendo diffidente per natura non potevo escludere questa possibilità.
    «Ah» continuò poi, «sei tu ragazzo?» disse rivolgendosi a me.
    Gli tesi la mano per stringergliela, per presentarmi con educazione, ma lui la guardò con diffidenza e sorrise in modo sarcastico lasciandomi di stucco.
    «Allora se non sbaglio,» cominciò a parlare sedendosi alla scrivania e prendendo in mano alcune carte «tu dovresti essere il ragazzino che il ministero ha mandato qui, dico bene?».
    «Sì».
    «Be’ ragazzo, non hai l’aria tanto sveglia».
    Che gentile vero? Aveva subito instaurato un clima pesante e mi era già simpatico come un mal di denti il giorno di Natale.
    Bianca aveva corrucciato la fronte e aveva risposto:
    «Bel modo di accoglierlo … papà, sii gentile almeno con lui».
    Intanto si era tolto la giacca ed era rimasto in camicia bianca con una cravatta nera.
    «Che significa?» domandò a sua figlia. «Io sono sempre gentile. Piuttosto, oggi non hai compiti da fare?».
    «Be’, certo, ma …».
    «E allora falli, no?».
    «Antipatico!» lo apostrofò facendogli una linguaccia.
    Bianca si allontanò con un’espressione serena sul viso.
    Probabilmente Flavio, quello il suo nome, non era così scorbutico, oppure lo era ma solo per rafforzare un carattere normale che però lavorava in un ambiente particolare. Forse però stavo fantasticando troppo e mentre ero assorto nei miei pensieri, la voce dura, rude e ferma dell’uomo mi fece sobbalzare.
    «Come hai detto di chiamarti?»
    «Alex» risposi.
    «Alex, siediti di fronte a me e attendi un momento».
    Feci come aveva detto. Flavio aveva la testa abbassata sulle pratiche, le esaminava, le spulciava minuziosamente e talvolta le correggeva a penna. Poi alcune le strappava e le buttava nel cestino situato sotto la scrivania ed altre invece le riponeva in un cassetto. Il silenzio totale durò circa dieci minuti.
    Poi ad un tratto, il signor Moggelli cominciò a parlare sollevando lentamente la testa dalle pratiche e guardandomi fisso.
    «Allora Alex, dimmi un po’» esordì «perché vuoi fare il detective?».
    Mi imbarazzai. «Be’ vede signore, io …».
    Mi interruppe.
    «Non cominciare ad incantarmi con queste cose formali. Dammi del “tu” e chiamami Flavio»
    «D’accordo» asserii. «Come dicevo, fare il detective è sempre stato il mio grande sogno».
    Fece un mezzo sorriso, naturalmente sarcastico, prese fiato e rispose con una calma invidiabile.
    «Quindi, tu ti sei trasferito da … da dove ti sei trasferito?».
    «Fondi».
    «Dov’è?».
    «Provincia di Latina».
    «Dicevo … ti sei trasferito da Fondi, piccola città ridente, a Torino grande metropoli, per coronare il tuo sogno? Buona fortuna, ragazzo».
    «Cosa vuol dire?».
    «Vedi, le pratiche che ho letto fin ora … riguardavano solo te. Qui c’è il certificato di provenienza del PSD, quella sottospecie di corso che hai frequentato nel quale l’unica cosa che fanno è approfondire giuridicamente la figura dell’investigatore, alcune parole scritte dal commissario di Fondi, Gabriele Marbelli e poi qualche tuo articolo di giornale … quegli articoli dei quotidiani locali nei quali si leggono le tue imprese in quella città».
    «Diciamo che ho sempre amato collaborare con la giustizia, ma con quella vera».
    «Cosa vuoi dire?» sussurrò mantenendo il ghigno.
    «Che mi piacerebbe garantire la vera giustizia».
    «E cosa ti fa pensare che non tutta la giustizia sia autentica?».
    «Be’ tante cose … »
    «Sei vago, ragazzo … perché non approfondisci e mi fai capire davvero cosa pensi?».
    «Semplicemente penso che non sempre la legge sia uguale per tutti».
    Il suo volto s’incupì. Probabilmente avevo colpito nel segno. A Fondi mi avevano detto che Flavio era stato per quindici anni nelle forze dell’ordine. Un uomo di giustizia come lui, non poteva sopportare che un ragazzino gli dicesse quelle cose. Era come se avessi instaurato una discussione sul piano personale, così si alzò lentamente dalla sedia e andò verso la sua destra, a consultare la libreria. Poi prese un fascicolo di colore giallo ocra e lo lanciò sul tavolo in segno di sfida. Si risedette al suo posto e cominciò a parlare prendendo tanto fiato.
    «Davvero pensi questo, ragazzo?»
    «Perché non dovrei?»
    Aprì il fascicolo. All’interno c’erano un sacco di cartelline trasparenti, un sacco di documenti, un sacco di articoli di giornale, di ritagli fotografici, di attestati al merito poliziesco e quant’altro.
    Prese una cartellina, estrasse un foglio di giornale sotto l’evidente peso degli anni e lo aprì con scioltezza.
    «Padova» disse cominciando a leggere «Brillante operazione poliziesca oggi nella cittadina veneta di Padova. La collaborazione delle forze dell’ordine nostrane con quelle della città di Torino è stata provvidenziale per catturare Giancarlo Fannorini, noto ricettatore. Per Fannorini sono stati necessari tre anni di appostamenti. I leader dell’operazione sono stati l’ispettore Giovanni Andrelli del distretto padovano e l’agente Flavio Moggelli del distretto di Torino”, coordinato dall’ispettore piemontese Vincenzo Ducato».
    Stetti zitto.
    Prese un altro foglio e ricominciò a leggere.
    «Torino. La polizia ha finalmente arrestato Bernardo Mastroni, noto spacciatore assassino che aveva seminato panico in tutto il nord del Belpaese. Mastroni è stato brillantemente fermato al termine di un inseguimento per tutta Torino dall’ispettore Flavio Moggelli che ha dichiarato che questa è stata la vittoria definitiva della giustizia».
    Mi guardò con aria di sfida
    «Allora, ragazzino. Cosa ti fa pensare che la giustizia sia sporca?».
    «Il fatto che ci sono decine di reati rimasti impuniti».
    «Davvero? E tu sai il perché?».
    «Perché la polizia si rifiuta di indagare oltre».
    Diede un violentissimo pugno sulla scrivania. Dopo aver resistito a quel colpo, sarebbe durata ancora una buona decina d’anni. Si alzò di scatto e ispezionò la stanza con il suo passo aggressivo e felpato.
    «Che insolenza! Un ragazzino viene nello studio di un uomo di giustizia a dire che … che la giustizia è corrotta! Non hai un briciolo di vergogna!».
    «Che c’è? Non posso esprimere una mia opinione?».
    «E’ un’opinione abbastanza stupida».
    «Potrei dire lo stesso della tua».
    La stanza si gelò. Ci eravamo conosciuti da nemmeno mezz’ora eppure avevamo già tastato i punti di cedimento l’uno dell’altro. Mi guardò con occhi di fuoco, spiritati. Le sue braccia possenti appoggiate alla scrivania tremavano per l’agitazione. Si era sbottonato i primi bottoni della camicia e ciò faceva notare ancor di più il suo respiro affannoso, un misto di adrenalina all’ennesima potenza mescolata con tanta rabbia repressa.
    Poi si voltò e vide mio fratello. Già, Andrea era rimasto seduto su una piccola sedia sistemata ad est della stanza. Non mi ero nemmeno accorto ci fosse, in quanto non aveva ancora mai aperto bocca
    «Chi è quel piccoletto?» disse a voce alta.
    «Mio fratello Andrea».
    «Resterà con noi?».
    «Se ci sono io deve starci anche lui».
    Si avvicinò con aria da sbruffone a mio fratello. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo. Gli si mise davanti e abbassandosi sulle ginocchia gli chiese:
    «Allora giovanotto, quanti anni hai?».
    «Cinque» rispose timidamente Andrea.
    «Bene. Quindi vai ancora all’asilo?».
    «Sì».
    «Mi sembri un po’ agitato. Vuoi qualcosa da bere, vuoi mangiare qualcosa?».
    Insolitamente gentile il tipo. Stavo scoprendo un Flavio che mi era stato oscuro fino ad allora. Con i bambini sapeva essere quantomeno premuroso. Dovevo aspettarmelo. Aveva anche lui una figlia.
    «No, grazie signore» rispose educatamente mio fratello.
    «I tuoi genitori ti hanno educato bene. Sicuro però di non volere niente? Ho della cioccolata in casa, un pezzo di torta, un bicchiere d’acqua …».
    «No grazie, sto bene così».
    Flavio si sollevò da terra e disse:
    «Ok. Allora mangerai a cena come tutti».
    Flavio ritornò alla scrivania con fare militaresco e fissandomi cominciò un nuovo discorso.
    «Bene ragazzo.» disse guardandosi l’orologio. «Sono le sette e trenta. Tra poco si cena. Tu intanto sistema la tua roba e quella del tuo fratellino nelle camere da letto. Fatti aiutare da Bianca, per il bambino».
    «Grazie mille». Mi alzai e gli augurai buon lavoro. Presi per mano Andrea ed uscì dall’ufficio.
    Uscito dall’ufficio mi diressi ciondolante nel corridoio. Il dialogo con Flavio mi aveva leggermente scosso. Non era stato molto ospitale.
    Entrando in salotto Bianca mi vide e decise di accompagnarmi alle camere da letto. Per le scale parlò del più e del meno, dei suoi impegni scolastici, del mestiere di suo padre così affascinante e del fatto che da lui potevo imparare molto.
    Al piano superiore mi mostrò la mia stanza. Era una camera normale, con un piccolo balconcino e terrazzo per affacciarmi. Il letto era disposto in modo verticale verso la parte sinistra della stanza. In fondo a sinistra c’era una piccola scrivania e a destra un armadio.
    Nella camera del piccolo invece, accanto alla mia, un lettino messo in modo orizzontale, una piccola finestrella, un armadio di fronte al letto ed anche per lui, una piccola scrivania di legno piena zeppa di foglietti e colori.
    «Allora, che ne dite?» domandò Bianca.
    «Ci troveremo benissimo».
    «Sono felice. Hai già fatto amicizia con papà?».
    «Amicizia è una parola grossa, diciamo che abbiamo avuto modo di parlare».
    «Scommetto che avete discusso, non è vero?» si rabbuiò in viso.
    «Be’…»
    «Lo sapevo!» esclamò piuttosto irritata. «É sempre il solito burbero. Ma gliene dirò quattro!».
    «No, no … era solo una visione diversa di vedere una cosa».
    «Quindi non avete litigato?»
    «No, battibeccato, ma sempre con il dovuto rispetto».

    Edited by Matteo Del Piero - 13/7/2013, 12:46
     
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    francamente e in tutta sincerità

    dato che entrambe vogliono dire la stessa cosa, ti suggerirei di usarne solo una.

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    Questa, mi spiegò Bianca pazientemente, dava spazio nell’ufficio di Moggelli

    la frase non mi convince molto, io metteri "dava accesso all'ufficio"

    CITAZIONE
    Una scrivania di legno con delle sedie modernissime, troneggiava in fondo alla stanza

    meglio toglierla la virgola

    CITAZIONE
    A tutto si aggiungeva una piccola televisione attaccata al muro e volta verso la scrivania

    qui io metterei rivolta

    CITAZIONE
    «Bianca cosa ci fai qui?»

    ci vuole una virgola dopo il nome


    Nel complesso mi piace, ma non riesco ancora a dire se é intrigante o no, attendo il seguito.
     
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    CITAZIONE (The Aster @ 13/7/2013, 12:28) 
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    francamente e in tutta sincerità

    dato che entrambe vogliono dire la stessa cosa, ti suggerirei di usarne solo una.

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    Questa, mi spiegò Bianca pazientemente, dava spazio nell’ufficio di Moggelli

    la frase non mi convince molto, io metteri "dava accesso all'ufficio"

    CITAZIONE
    Una scrivania di legno con delle sedie modernissime, troneggiava in fondo alla stanza

    meglio toglierla la virgola

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    A tutto si aggiungeva una piccola televisione attaccata al muro e volta verso la scrivania

    qui io metterei rivolta

    CITAZIONE
    «Bianca cosa ci fai qui?»

    ci vuole una virgola dopo il nome


    Nel complesso mi piace, ma non riesco ancora a dire se é intrigante o no, attendo il seguito.

    Corretto tutto e ti ringrazio molto per fare da editor :), cercavo da tempo qualcuno che mi facesse notare dimenticanze o cose non proprio molto corrette. Come premetto nel primo post del topic, ho steso la prima versione nel 2011 ed è sicuro che ci sia qualcosa che non vada. La trama è molto diesel, ma secondo me è carina ;) Continua a seguirmi e a farmi notare ciò che non va. Grazie ancora.
     
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    Mi è piaciuto anche il secondo capitolo e credo che Flavio possa risultare un personaggio molto interessante. u.u

    Su quello che c'era da correggere, ti è già stato segnalato, a quanto vedo. ^^
     
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 13/7/2013, 14:48) 
    Mi è piaciuto anche il secondo capitolo e credo che Flavio possa risultare un personaggio molto interessante. u.u

    Su quello che c'era da correggere, ti è già stato segnalato, a quanto vedo. ^^

    Sempre gentilissima, grazie mille :)
     
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    Di niente. ^^
     
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    FILE 3. Cena a base di intuizioni



    Passammo circa un’oretta a sistemare le nostre cose. Andrea era stato leggermente aiutato da Bianca e aveva cominciato a socializzare con lei.
    Stavamo mettendo a posto le ultime cose, quando la voce della ragazza risuonò nell’aria, piena di un assordante silenzio.
    «La cena è pronta! Tutti a tavola!» si sentì dire dal piano di sotto.
    Io e Andrea ci recammo al piano inferiore della casa, percorremmo il salotto e, arrivati in cucina, ci sedemmo nei due posti vuoti che ci avevano riservato. Notai come Bianca fosse perfettamente a suo agio in cucina, tanto che si muoveva con una tale velocità e con una tale destrezza da sembrare una donna consumata da anni e anni di preparazione di succulenti intingoli prelibati.
    In quel momento mi domandai dove fosse la signora Moggelli, ma non osai chiederlo. Forse aveva avuto dei problemi di lavoro, o forse era in viaggio, chissà. Dopotutto, ero in quella casa da meno di due ore e fare troppe domande mi avrebbe fatto apparire come maleducato e invadente. La verità è che però la curiosità mi mangiava vivo.

    «Allora Alex, quando inizierai ad indagare con mio padre? A scovare i criminali?» chiese Bianca.
    «Indagare … tsk!» disse con diffidenza Flavio. Ingoiò un boccone e continuò: «Mi darà solo una mano e imparerà le basi del mestiere, nulla più. Le indagini non sono certo un gioco da ragazzini».
    «Lo credo anch’io» intervenni.
    «Quindi la mia domanda è: Cosa sei venuto a fare qui?».
    «Papà!» lo interruppe Bianca con un rimprovero.
    «Credevo di aver già risposto» affermai disincantato. «Voglio diventare un detective, il migliore della storia» dissi convinto.
    «Il migliore? Ma per favore». Bevve un sorso di birra e mi guardò con sufficienza. «Però sei fortunato. Hai di fronte uno dei migliori».
    Bianca fece una smorfia ed emise un gemito che per un attimo somigliò ad un risolino ironico.
    «Sai, c’è un piccolo test che facevo alle nuove reclute quando ero in polizia» mi disse agitando vorticosamente il coltello con cui tagliava il filetto. «Posso farlo anche a te?» e assunse un ghigno che non mi piacque affatto.
    Lo guardai intensamente negli occhi, poi gli sorrisi assumendo lo stesso ghigno. «Accetto. Di cosa si tratta?».

    Bianca si illuminò in volto, mantenendo comunque un’espressione dubbiosa. Conosceva quel ragazzo da poche ore, ma vedeva in lui qualcosa di speciale. Forse era solo la sua impressione, ma notava qualcosa di diverso in lui. Certo, era molto diverso dagli ultimi ragazzi con i quali era uscita, tizi esteticamente avvenenti, ma con un cervello e una visione del mondo ridotta. Alex era diverso, c’era qualcosa che l’attraeva a pelle, forse il suo modo di fare, la sua determinazione, l’essere stato sfrontato fin da subito accettando quella sfida che lei conosceva molto bene e che aveva visto migliaia di volte mietere vittime inconsapevoli.

    «Ecco di cosa si tratta» disse dopo aver deglutito. «In pratica dovresti, se hai davvero talento come sostengono, indovinare almeno tre cose su di noi».
    «In che senso, scusa?».
    «Indovinare tre cose di noi … guardandoci, chiaro? Ci conosci da circa due ore, dunque hai avuto modo di osservarci e osservare. Prendi appunti: la prima regola per un investigatore di successo è osservare in silenzio. Tu ne hai avuto tutto il tempo, dunque … stupiscimi!».
    Lo guardai fisso e per un momento mi parve un marziano, o roba simile.
    «Comincia pure con Bianca, se vuoi. È un buon esercizio per valutare le tue capacità deduttive e d’osservazione».
    La ragazza mi guardò incuriosita e si portò una mano al mento.
    «Vediamo,» sussurrai squadrandola. Diedi un’occhiata a mio fratello, che si espresse in un lungo e profondo sorriso. Poi il mio sguardo si posò sulla fioca luce dei lampioni che batteva sui vetri della finestra.
    «Tu frequenti un istituto tecnico commerciale, non hai particolari interessi come la politica o il calcio, ma pratichi comunque uno sport, in quanto hai un fisico slanciato e atletico. Forse la pallavolo, peraltro in maniera costante. Inoltre,» e annusai l’aria «posso dire che ti sei tolta lo smalto trasparente per le unghie da poco»
    Bianca rimase stupefatta e un bagliore di incredulità le balenò negli occhi.
    «C - come hai fatto?».
    «Prima ho visto che dal tuo zaino sporgeva un registro mastrino. Il registro mastrino è un registro della contabilità in cui sono riuniti tutti i conti, detti appunto mastrini, che compongono un dato sistema contabile. Considerando che, data l’età, non puoi essere certo una professionista, direi che frequenti quel genere di istituto nel quale se ne fa largo uso, perciò un tecnico commerciale, per l’appunto. Inoltre, prima in televisione, il telegiornale ha mandato in onda un servizio sul calcio e tu hai cambiato immediatamente canale voltandoti spalle alla tv. Stessa cosa hai fatto quando hanno parlato di politica nazionale ed estera su un altro canale. I tuoi polsi, inoltre, hanno dei piccoli ematomi paralleli. Quel genere di lividi sorgono solo quando si gioca a pallavolo e si ripete per tante volte la manovra del bagher, dove è necessario mettere le braccia tese davanti a sé e colpire la palla con la parte interna del braccio, vicino ai polsi. Per finire, nell’aria si sente vagamente un odore forte. Potrebbe essere acetone» dissi prendendo il mio bicchiere. «Ho sbagliato qualcosa?» le domandai sorridendole.
    «Ma … è incredibile! Sarai di certo di grande aiuto a mio padre!».
    «Bah,»la interruppe Flavio. «Forse ha solo avuto fortuna. Forse vali meno di zero, non credi?» mi guardò con aria di sfida «Perché non ci provi con me? Ho tanta di quella esperienza che riesco a non far trasparire nulla ed è praticamente impossibile che tu possa …»
    «Sei stato dal barbiere non più di tre giorni fa» iniziai guardandolo con occhi inespressivi. «Curi i dettagli in maniera maniacale e ami indossare orologi diversi tutti i giorni. Probabilmente ne hai una vasta collezione in casa. Per caso ti sei tagliato, ultimamente? Forse con dei fogli di carta del tuo ufficio … ».
    Flavio assunse uno sguardo stupito e le sua fronte si corrucciò visibilmente. Il suo viso, adesso, appariva come un enorme punto di domanda.

    Chi era quel ragazzo? Come aveva fatto ad indovinare cose così poco evidenti? Non aveva alcun indizio.
    «Forse ha parlato con Bianca» pensò, ma poi si distolse subito, non poteva essere possibile. I due erano stati in contatto solo al momento dell’arrivo del ragazzo e sua figlia non avrebbe mai svelato al ragazzo il suo test. La conosceva troppo bene, non avrebbe mai tradito suo padre

    «Da cosa lo deduci?» mi domandò con calma olimpica.
    «Oh, è semplice. Sulla parte posteriore del collo, vicino alla nuca, non è presente peluria. Inoltre si nota come sia stato passato il rasoio elettrico da poco e come il taglio sia ancora perfettamente regolare. Quindi devi esserti recato dal tuo barbiere di fiducia poco tempo fa. Per il discorso degli orologi» dissi spingendomi all’indietro con la sedia «è stato ancora più semplice. Sul braccio sinistro, all’altezza del polso, hai l’orologio scostato. Si vedono dei segni del cinturino, ma se si guarda bene attentamente, si nota che ci sono altri segni simili, ma dallo spessore e dalle decorazioni diverse. Devi avere una collezione di orologi da qualche parte e li indossi a rotazione. Inoltre qualche ora fa, quando abbiamo parlato, le tue mani erano perfettamente curate, mentre ora hai un graffio sull’indice sinistro. Non essendo tu mancino, avendo visto che tipo di lavoro stavi facendo e considerando l’entità e lo spessore del taglio» mi sporsi in avanti «possiamo dedurre che nel prendere una delle tue pratiche hai fatto inavvertitamente scivolare l’indice sulla carta, provocandoti un piccolo taglietto verticale».
    Flavio fece un risolino ad occhi bassi, poi farfuglio: «Niente male. Davvero niente male».
    Sorrisi beffardo e ripensai a quando, da bambino, facevo la stessa identica cosa con gli amici dei miei genitori. Lo consideravo un gioco interessante, fingermi un mago. Nell’età pre – adolescenziale avevo appreso la scienza della deduzione da Sherlock Holmes e ne avevo sempre emulato il metodo di osservazione.

    Ritornammo a mangiare. La cena si susseguì in chiacchiere veloci e piatti prelibati.
    «Ho visto che hai portato parecchi libri gialli. Ti piacciono così tanto?» mi domandò Bianca.
    «Mio fratello è una noia con quei libri» rispose Andrea timidamente. «A volte legge così intensamente che si dimentica persino di mangiare o di dormire».
    «Davvero? E qual è il tuo autore preferito? Di quel genere, intendo» mi chiese Flavio.
    «Be’, naturalmente Arthur Conan Doyle. Il suo Sherlock Holmes era perfetto, un personaggio senza paragoni, un uomo incredibile dotato di un’intelligenza brillante!» esclamai esaltato.
    «Be’, anch’io ho letto talvolta qualche giallo» rispose Bianca.
    «Davvero?» domandammo all’unisono io e Flavio. La cosa buffa è che entrambi facemmo la stessa, identica espressione stupita e Bianca ci guardò perplessa.
    «Certo papà, non mi hai mai visto?».
    «Mah, è una vita che in quella libreria» disse indicando il salotto «ci sono i libri gialli di Allan Poe e della Christie e non li hai mai nemmeno sfogliati. Quando li hai letti? Di notte?».
    Bianca arrossì.
    «Ma … che cosa dici? Ogni tanto ho letto qualcosa e trovo siano interessanti! L’unico problema è che sono tremendamente lunghi e mi stanco prima che il detective sveli l’assassino».
    «Errore» le dissi sorridendole.
    «Uh?».
    «Vedi, i gialli sono belli proprio perché assumono una certa lunghezza. Il percorso che porta alla risoluzione di un caso, gli indizi seminati dal colpevole, le incredibili deduzioni del detective di turno … non senti l’adrenalina?!» le domandai estasiato.
    Dal canto suo mi guardò come un bambino osserva Michael Jackson vestito di rosa in un asilo, poi poco convinta disse: «Sì, come no …».
    Il resto della cena fu un vero e proprio interrogatorio, nel quale io facevo la parte del colpevole e Flavio quella del poliziotto cattivo. Ogni domanda mi era rivolta da lui ed ogni domanda mi era posta con un tono davvero, davvero aggressivo. Mi domandò della scuola e gli risposi che avevo appena completato gli studi frequentando lo stesso tipo di istituto di sua figlia e che mi ero iscritto alla facoltà di scienze investigative.
    La verità è che mamma aveva insistito affinché scegliessi una facoltà universitaria e aveva spinto ancor di più affinché scegliessi alla svelta, in quanto la mia iscrizione doveva essere ufficializzata prima del mio trasferimento a Torino. Scienze investigative era interessante, ma l’avrei intrapresa solo dopo la fine del progetto del ministero. Il PSD, per fortuna, non richiedeva titoli di laurea, bensì un diploma di scuola superiore, e quello era già mio, ed una segnalazione da parte di un addetto alle forze dell’ordine della propria città. Ti facevano fare un corso di qualche mese, ti davano qualche dritta teorica sul mestiere e ti facevano una serie di test più ridicoli di quelli di Flavio. Però con mamma avevo fatto un patto. Avrei dato un’occhiata ai libri, avrei anche studiato un po’, ma non avrei dato alcun esame finché l’esperienza a Torino non si fosse conclusa, anche perché la facoltà aveva sede a L’Aquila e la cosa poteva rivelarsi abbastanza scomoda.

    Ci recammo in salotto, ma per fortuna in quella stanza prestarono maggiore attenzione ad Andrea. Era incredibile come Bianca si mostrava amabile nei confronti di mio fratello, nonostante lo conoscesse da poco e nonostante lui le tenesse costantemente il muso. Ed era ancora più incredibile, se permettete, l’atteggiamento di Flavio Moggelli.
    Il detective si mostrava scorbutico, stoico e battagliero con chiunque gli si ponesse davanti, ma con i bambini si ammorbidiva e diventava un compagno di giochi, quasi tentasse di trasformarsi in uno di loro.
    «Quindi tu fai scienze investigative, o meglio, ti sei solamente iscritto lì. Hai fratelli, sorelle, oltre a Andrea?».
    «Sì, un fratello di ventuno anni».
    «E di cosa si occupa?» mi chiese mentre carezzava sulla guancia mio fratello.
    «Studia anche lui, ma sta negli Stati Uniti».
    «Ma è magnifico!» esclamò Bianca giocherellando con un pastello. «Che facoltà?».
    «Ingegneria elettronica. Non chiedetemi cosa si studia nel dettaglio» e feci un sorriso.
    «Uao! Deve essere roba abbastanza … impegnativa» affermò Flavio.
    «Sì, ma lui è molto bravo. Il suo hobby è quello di ottimizzare cose di tutti i giorni, ad esempio … vedete questo orologio?» dissi loro mostrando loro un affare interamente in acciaio con delle cromature bianche e nere ed un quadrante piuttosto grande. «Mio fratello l’ha smontato a pezzi così piccoli che mi ero rassegnato all’idea di perderlo per sempre» continuai sorridendo.
    «E invece l’ha aggiustato?».
    «Bianca, ora è una torcia, ha installato il software di Google Maps all’interno e funge da navigatore satellitare e in più è anche un comunicatore».
    «Un comunicatore?».
    «Sì, funziona come un cercapersone, per intenderci. Ha una piccola scheda di memoria e una rubrica. Puoi selezionare la modalità on-touch e così il quadrante diventa un touch screen con tanto di menù. Basta scegliere il numero corrispondente alla persona e il gioco è fatto».
    «Davvero fantastico!» esclamò Bianca. «Sembri il protagonista di un film!».
    «E quale?» domandò ironicamente Flavio. «Guerre stellari?!».
    Non faceva ridere. Per niente.

    Verso le undici decidemmo di andare a dormire. Ci salutammo con un «buonanotte» sincero e ci chiudemmo nelle nostre stanze. Quella notte Andrea insistette per voler dormire con me. Bianca rise ed io fui davvero costretto ad assecondare mio fratello.
    Non dormii affatto quella notte. Pensavo alla cena, a mia madre in Giappone e a mio fratello negli Stati Uniti. Pensavo anche a mio padre in cielo.

    Edited by Matteo Del Piero - 14/7/2013, 16:46
     
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    Stavamo mettendo a posto le ultime cose, ma la voce della ragazza risuonò nell’aria, piena di un assordante silenzio.

    secondo me se sostituisci quel ma con quando la frase suona meglio.

    CITAZIONE
    Dopotutto ero in quella

    metti la virgola dopo dopotutto.

    CITAZIONE
    La verità è che però la curiosità mi mangiava vivo.

    la frase mi stona, ho provato a rileggerla più e più volte e non la vedo giusta. Che ne dici di cambiarla in: In realtà. la curiosità mi stava mangiando vivo.

    CITAZIONE
    Indagare …

    non ci vuole lo spazio tra una parola e i tre puntini

    CITAZIONE
    e continuò:

    potevi benissimo mettere il punto.

    CITAZIONE
    imparerà la base del mestiere

    le basi

    CITAZIONE
    mi disse agitando vorticosamente il coltello con cui tagliava il filetto. «Posso farlo anche a te?» mi chiese con un ghigno che non mi piacque affatto.

    quando puoi cerca di evitare le ripetizioni di mi disse mi chiese mi domandava etc...
    CITAZIONE
    l’essere sfrontato stato sfrontato

    error

    CITAZIONE
    voltandoti spalle alla tv

    voltando le spalle

    CITAZIONE
    sia stato passata il rasoio

    passato

    CITAZIONE
    dissi loro mostrandoli

    mostrandogli

    CITAZIONE
    Per quella notte Andrea insistette per voler dormire con me

    togli il primo per


    Adesso comincia a piacermi. L'aver dato a Alex le capacità di holmes mi ha reso contento. E po, il fratello geniaccio che gli ha costruito quell'orologio... geniale.
     
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