Ode all'inverno

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    O benigno motore! Un accogliente
    gelo carezza il mio spirto ramingo
    e la pace, dipinta di effluvi,
    intrattiene fulgente e mansüeta,
    narrando il cormorano imperatore
    in questo ciclo sgradito a chi spoglio
    di sentimento. Scrosciante destino,
    foggia stridente da rami sguarniti
    abbellito, mento longevo e vigore
    che fluïsce i miei sogni, nel tuo loco
    molle, così confortevole e ricco,
    custodiscimi! Irrompi con fervore
    tra le mie carni e i lunghi vestimenti
    rivelami di enigmi sconosciuti!

    S'è fatta, ormai, inusitata la neve
    e langue il suolo impietrito, assetato,
    anelante un rinfresco. Ovunque siede
    un subbuglio nunziato, il mutamento
    globale, dazio imposto per gli spregi
    di secoli boriosi, per eccidi
    d'altre nazioni e inermi paesaggi
    all'illustre universo rispondenti
    e a noi allacciati quanto la materna
    sottoveste. O glorioso vincitore,
    o limpido intelletto, o divampante
    e maestoso limbo che discendi
    alle mie labbra, lascia che il tuo sbuffo
    leale e sovrumano mi trasporti!

    Approdano i ricordi miei, corposi,
    su di me intriso: gli amori fugaci
    e quelli dolorosi, i giochi in ali
    della solinga innocenza, le angustie.
    Tu, che innalzi la luce, fabbricante
    dell'avvenire, gaio ispiratore
    delle Gemelle, bardato di un suono
    magnifico e sfarzoso, poderoso
    e ruggente sovrano, oh, col tuo scettro
    immateriale tramutami in figlio
    del vischio puro! Alle soavi nozze
    conducimi di valli sempiterne
    e, con saggezza, erudiscimi a quante
    più crudeltà ed eleganze nel mondo!

    E spasimante l'aria flessüosa
    mi sussurra nel petto la bellezza,
    sottile protezione che respinge
    il ticchettio del tempo. Prorompendo,
    un brivido mi scuote con delizia
    e il mulinello frizzante descrive
    di un sortilegio sacro e melodioso
    che a lusinghe gentili mi soggioga,
    manifesto soltanto per il fiotto
    dell'euforia. Di là, il tramonto rosso,
    con i suoi sprazzi di vetro soffuso,
    si abbandona alle creste del silenzio:
    o radiante Signore, adagi forse
    in un vezzoso cesto tale sfondo?

    Edited by SoulsofBlack - 8/2/2024, 21:56
     
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    Ottimo lavoro! :woot:
    Si sente il passaggio da una stagione all'altra, si sente il volere essere assorbiti dalle sue sfaccettature, perché ogni stagione fa parte di un disegno più grande.

    Si inizia con un gelo accogliente e si finisce con un tramonto che, in un testo scorrevole, si raggiunge in fretta.
    Un po' come la sua controparte reale, dopotutto, con il tramonto che arriva alle 16,30 o giù di lì.

    Personalmente non amo l'inverno. Però amo il fatto che quando arriva l'inverno - quando arriva dal punto di vista strettamente scientifico - le giornate che fino a quel momento si accorciavano, ritornano finalmente a poco a poco ad allungarsi.
    Per arrivare alla primavera, bisogna passare anche dall'inverno, dopotutto.
     
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    Esatto. Dal punto di vista astronomico, l'inverno porta la luce. Tutti odiano questo cavolo di inverno, mentre io lo vedo come una potenza rigeneratrice, potente e positiva.

    Ci tenevo a scrivere, dopo Chiaro di stelle, Gli Splendori del Gobi (queste ultime due non le ho messe sul forum) e Sotto una che Fugge, Fiore di Pesco un'altra poesia "lunga". Ci sono riuscito.

    Comunque non chiedermi come ho fatto a scrivere una poesia sull'inverno stando ancora virtualmente in estate con tutti che improvvisamente diventano amanti dell'autunno. A volte certe cose non hanno senso. Anzi, Ode all'inverno credo che mi sia venuta proprio perché non sopporto certa gente banale. Avevo bisogno di sfogarmi.
     
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    Comunque non chiedermi come ho fatto a scrivere una poesia sull'inverno stando ancora virtualmente in estate con tutti che improvvisamente diventano amanti dell'autunno.

    Per scrivere non è necessario, a mio parere, vivere qualcosa materialmente. Quello che conta è viverlo dentro, mentre si scrive. E direi che hai scritto come se l'inverno ce l'avessi dentro.
     
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    Beh, da scandinavo adottato (o mancato o vichingo in un'altra vita, vedi tu), credo che avere dentro l'inverno sia del tutto comprensibile :D Ci tenevo davvero a provare a raggiungere i livelli delle cosiddette "grandi odi" (tipo "Fiore di pesco" e "Sotto una Luna che fugge" che ho già postato). Dopo "Chiaro di stelle" (anccora non postata), pensavo che non ci sarei mai riuscito, ma evidentemente avevo solo bisogno di provare altro.

    Allo stile, devono aver influito non solo i romantici inglesi (vedi Ode to the West Wind e Mont Blanc di Shelley e Ode On a Grecian Urn di Keats), ma anche atmosfere "glaciali" come on Back in Northern Shores degli Amon Amarth e i Sentenced, ovviamente scandinavi. E ovviamente è chiaro che il mio livello non sia neanche un briciolo rispetto a Shelley e Keats, ma non ha importanza. Diciamo che è un po' come quando vedi Kipchoge e quando esci a correre ti senti un po' come lui (si sa che amo la corsa), pur sapendo lui in meno di un'ora ci fa la mezza :D

    "E spasimante l'aria flessüosa
    mi sussurra nel petto la bellezza,
    sottile protezione che respinge
    il ticchettio del tempo"

    Qui abbiamo una specie di fusione tra Montale ("I limoni") e proprio i Sentenced. Insomma, senza essere meramente imitatori, a mio parere nulla si crea e niente si distrugge e non ho paura a dire delle mie influenze, perché sono state determinanti alla formazione del mio personale stile.

    Edited by SoulsofBlack - 10/10/2023, 13:19
     
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    Ti ringrazio per la tua spiegazione. Cosa dire, senza ombra di dubbio il processo che porta alla nascita delle tue poesie è molto complesso, un po' come per me quando scrivo prosa. :lol:
    Anche se, devo ammetterlo, non mi allontano mai molto dal mio stile, e non lo associo a quello di nessun autore.
     
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    Ma è ovvio che lo stile sia sempre il proprio. I critici spesso però si divertono a ricollegare un autore all'altro. Basta vedere Foscolo con il sonetto "In morte del fratello Giovanni" e Catullo, esempio lampante. E siccome io sono solo un dilettante e non pubblicherò mai su carta, mi diverto da solo a fare il lavoro dei critici :D
     
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    siccome io sono solo un dilettante e non pubblicherò mai su carta, mi diverto da solo a fare il lavoro dei critici

    E non è una cattiva idea.
    Anche se, lo ammetto, essendo perito aziendale e non avendo mai studiato latino, Catullo non ha mai fatto parte del mio percorso di studi, e non conosco i suoi testi.
     
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7 replies since 2/10/2023, 08:27   97 views
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