Elogio in media res

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    Dopo tanto tempo ho deciso di proporre un mio racconto breve, che ho scritto circa un mese fa.
    Non dovrebbe esserci bisogno di specificarlo, ma in passato ci sono stati fraintendimenti, quindi ribadisco che l'uso della prima persona non significa che sia autobiografico. Non lo è neanche lontanamente.



    ELOGIO IN MEDIA RES

    Scrivo mentre cala la notte, nella penombra, con la luce della lampada. Ho atteso tutto il giorno in cerca della giusta ispirazione, ma penso sia il momento. Rifletto, mi chiedo fino a che punto sia giusto spingermi.
    Come posso tessere le lodi di una persona che non ho mai incontrato?
    Como posso avere la certezza che ciò che scrivo corrisponda a un'inconfutabile realtà?
    "Vai a sensazione" mi hanno detto e mi ritrovo qui, ad andare avanti a sensazione, come a seguire le astruse direttive di chi guadagnerà denaro e popolarità sulla base di quello che scrivo. "Sii spontanea e sii sincera."
    Scrivo, le mie dita scorrono rapide sulla tastiera, i miei occhi fissi sullo schermo del laptop, una riga rossa sotto occasionali errori di digitazione dettati dalla fretta.
    Mi fermo, rileggo, li correggo.
    Torno su, penso e ripenso, mi chiedo se sia giusto. Cerco la giusta fine, che non contrasti con l'inizio.
    Rileggo vari passaggi, saltando l'inizio, come un elogio in media res, che mi coinvolge come fossi soltanto un lettore, preso alla sprovvista da una struggente notizia.

    [...] Era un ragazzo di belle speranze, dall'apparenza educata e dall'aria solare. Mai una parola fuori posto, mai un commento a sproposito, sempre composto e riservato, quasi con il timore di disturbare.
    Non voleva farsi notare, eppure finiva sempre per colpire, per le sue spiccate doti e per la sua brillante personalità. Il suo estro teneva gli occhi dei telespettatori incollati allo schermo, desiderosi di vederlo splendere come una stella.
    Non era stella, ma solo una meteora, con addosso il crudele destino di apparire per un attimo fugace prima di essere risucchiato dal nero del nulla.
    Era troppo giovane per andarsene così, di colpo e inaspettatamente, nel pieno della vita, a soli venticinque anni, una stella cadente che aveva creduto di potere brillare di luce propria. [...]


    Devo colpire, devo arrivare al cuore dei lettori, devo tirare fuori le lacrime da riservare alla morte di una meteora, quelle che ancora scenderanno sulle loro guance quando prenderanno una sua foto, la ridimensioneranno in cento pixel di larghezza e cento di altezza e la utilizzeranno come loro nuovo avatar.
    Poi si asciugheranno le lacrime, scriveranno un tweet al miele, metteranno un hashtag dedicato a lui e cercheranno di infilarlo anche nella loro biografia. Diranno che era il loro idolo, anche quelli che lo schifavano e sembreranno maledettamente spontanei e sinceri, come lo sembra il mio articolo.
    Non so quando uscirà, non so che firma avrà, ma di sicuro non la mia. Mi limito a mettere insieme parole, a dimostrare che ci so fare, sempre che giunga il momento di poterlo dimostrare.
    Il ragazzo di belle speranze non è morto. È sospeso in un limbo, le sue possibilità di sopravvivenza sono pressoché nulle. Mi è stato ordinato di mettermi avanti con i lavori, perché giungerà il momento in cui sarà necessario pubblicare in fretta e furia il suo elogio funebre.
    Potrebbe accadere domani, oppure tra nove mesi, non ha importanza. Sospiro, rileggo ancora una volta e cerco la giusta conclusione.

    [...] Il suo riflesso perduto e smisurato risplende, tra le autentiche stelle, anche se era solo una meteora, anche se ha allietato i nostri giorni solo per pochi istanti. Continuerà a illuminarci il ricordo del suo talento innato, la dolcezza del suo sorriso. Parleremo di lui per tanti anni ancora, parleremo di quanto l'abbiamo amato e di quanto abbiamo sperato che il suo avvenire fosse glorioso.
    Brillerà per sempre nell'Olimpo, accanto ai nostri eroi perduti. Il suo fascino rimarrà indelebile nei nostri cuori e il suo breve passaggio, luminoso ma fin troppo veloce, non sarà mai dimenticato.


    Esulto, il mio articolo è perfetto, il mio capo sarà fiero di me. Guardo l'ora. È mezzanotte e venti, ho lavorato finora, mi merito una ricompensa. Appoggio il portatile, vado a prendere un gelato nel freezer e me lo gusto chiedendomi quanti fan di non-so-cosa piangeranno nel leggere le mie parole.
    Mi sono emozionata anch'io, mentre scrivevo. Devo saperci davvero fare, perché quella meteora dal destino crudele non so nemmeno chi cazzo fosse. Anzi, chi cazzo sia, a meno che non sia morto in questo momento.
     
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    Praticamente hai detto quello che in molti pensano dei giornalisti che scrivono articoli su una persona che è morta. Del tipo: "Chi azzo è? Non importa, scrivo qualunque cosa a caso che commuova e mi prendo like!"

    Post-scrittura comunque meglio un caffè :D
     
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    Più o meno l'intenzione era quella, anche se invece che "mi prendo i like" pensavo più a un "vengo pagata" oppure "mi rinnovano il contratto", insomma, non pensavo all'influencer che finge interesse e post strappalacrime per il proprio compiacimento personale dettato da like e view, quanto piuttosto a una persona che quell'articolo lo scrive perché le è stato imposto per lavoro.

    Avendo ambientato questo racconto di notte, non mi è venuto da pensare al caffè. Prima di andare a dormire, cosa che ho immaginato facesse la protagonista, non mi sembra proprio azzeccato. Però parlo da non consumatrice di caffè, magari chi è abituato a berlo dorme lo stesso. :D
     
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    Ah, allora forse non ti sei aggiornata :D Vero che bisogna sempre guadagnarsi la paga, ma oggigiorno i giornalisti sono di fatto anche influencer :D Penso ad esempio al sito della Gazzetta. Sono usciti miliardi di articoli su miliardi di gente famosa o presunta tale. Tutti articoli fatti a stampino per prendere like, perché anche se vengono pagati il cervello basa il suo senso di appagamento-ricompensa con i like. A meno che tu non sia ricco, se non hai like non vali comunque nulla.

    Di notte ci starebbe una tisana allora. Ma non credo che i giornalisti/influencer di oggi lavorino di notte :D Oggi c'è la moda del "se non sei mattiniero, sei un pelandrone!" Eh, i tempi cambiano. Anche io preferisco scrivere di giorno... ma in compenso sono runner nottambulo! E correndo mi vengono comunque molti stimoli per la poesia!

    Edited by SoulsofBlack - 20/8/2023, 14:19
     
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    Sono usciti miliardi di articoli su miliardi di gente famosa o presunta tale.

    La persona del mio racconto era una sorta di ghostwriter. Forse una di quelle che scrivono in realtà pezzi che escono con i nomi di gente famosa. :f:

    CITAZIONE
    ma in compenso sono runner nottambulo!

    Un tempo scrivevo molto nelle prime ore della notte. Adesso non me lo posso più permettere, visti i miei orari di lavoro. :lol:
     
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    L'inizio del testo è davvero intenso. Mi sono immaginata l'autore nella semi-oscurità, con solo la luce del laptop e un po' di drama a renderlo ancora più cinematografico. La tensione palpabile nel cercare le parole giuste e nel dubbio esistenziale di "Dovrei davvero scrivere tutto ciò?" è palpabile.
    la parte del rituale post-mortem, i tweet zuccherati e gli hashtag strappalacrime è calzante con i tempi moderni 😁😁
     
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    Mi fa piacere sentirmi dire che hai immaginato la scena mentre leggevi, di essere riuscita a trasmettere qualcosa.
    Voleva essere una critica non troppo velata alla comunicazione contemporanea e credo di avere colpito nel segno, stando alle tue parole!
     
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