Le origini della SviSta

Fantascienza umoristica

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    Salve!

    Qualche tempo fa ho scritto un racconto breve, mi è venuto il titolo in mente e poi il resto. Lo definirei fantascienza umoristica, spero vi faccia fare almeno un sorriso =)


    Le Origini della SviSta


    Fabulus Tremàgus fece uno sbadiglio lungo e sonoro, gli occhi azzurri, limpidi come cristallo, s'inumidirono, lasciando cadere un paio di lacrime sulle guance rugose e rosee, decorate da una folta barba color neve. L'uomo sbuffò poi le asciugò lentamente. Era il suo ultimo giorno di lavoro all'IFI, Istituto Farmaceutico Intergalattico, la sirena di fine lavoro aveva risuonato in tutto l'edificio già da un po'. A differenza di quella d'inizio lavoro, che suonava rilassante e melodica, questa gracchiava stridula e fastidiosa. Era stata un'idea del Direttore, Lágnalus Noiosulis, per dare l'impressione ai propri dipendenti che starsene in azienda 16 ore di fila fosse più appagante che tornarsene a casa a farsi gli affari propri. Ovviamente nessuno se l'era bevuta, a parte il braccio destro del capo, Cornutilla Secchiella, che cercava di dare l'esempio facendo straordinari, non pagati, un giorno sì e l'altro pure.

    — A che punto sei, Fabulus?

    Cornutilla era entrata nella stanza, occhiali incollati sul naso all'insù, occhi grandi e neri come la pece. Fabulus alzò le spalle insonnolito.

    — Quasi finito.

    Cornutilla lanciò un'occhiata al contenitore con gli scarti biologici della coltura a cui aveva lavorato Fabulus ogni giorno negli ultimi 2 anni. Stavano sviluppando una medicina contro la calvizie utilizzando dei batteri scoperti sul loro pianeta d'origine, una roccia di poco più di 3 miliardi di anime situata al confine con un sistema solare ancora giovane e privo di vita intelligente, usato come discarica dalle aziende farmaceutiche dei sistemi vicini e conosciuto con il nome di 137π1,618.

    I batteri avevano proliferato casualmente durante un incidente domestico e si era scoperto avessero la proprietà di stimolare i follicoli dei peli. Il tutto era nato a casa della suocera di Fabulus, un'arzilla vecchietta ultracentenaria che una mattina, nello spirito del “non si spreca nulla”, si era bevuta una tazza di caffè “Big Bang Aroma Intenso, Gusto Esplosivo” dimenticata da 22 anni sul davanzale della finestra nella camera degli ospiti dal più detestato dei suoi 12 generi, Fabulus, appunto.

    Dopo appena 56 secondi dall'ingerimento del brodo primordiale l'ignara nonnetta si era ricoperta dalla testa ai piedi di una peluria grigia e folta. Non se ne era neanche accorta, aveva continuato a vagare in giro per casa alla ricerca del suo sesto cane, in realtà morto e sepolto da 5 anni, con in mano una scodella di croccantini scaduti. Fabulus le aveva lanciato un'occhiata distratta mentre leggeva il giornale in cucina con gli occhiali calati sul naso lungo e un po' a patata, sorseggiando una tazza nuova di zecca di caffè “Big Bang etc.” in una grigia e noiosa giornata di fine settimana. Non si sarebbe accorto di nulla se non fosse stato per la moglie, Befania, che si era trovata la madre davanti dopo essere uscita dal bagno.

    Non aveva gridato, non aveva detto nulla, si era semplicemente avvicinata al marito con gli occhi allucinati e la faccia pallida e aveva iniziato a delirare cose insensate sulla madre che era posseduta dallo spirito del cane morto. Poi era svenuta. C'era voluta l'intera giornata per far calmare la moglie e per fare luce sul mistero della peluria. Befania aveva detto alla madre, qualche mese dopo, che Fabulus stava lavorando su una medicina contro la calvizie grazie a quell'incidente, la madre aveva chiamato un avvocato e si era fatta preparare un contratto in fretta e furia in cui pretendeva una percentuale sugli incassi della medicina una volta messa in commercio poi si era andata a depilare, la prima volta dall'incidente. Ora lo fa solo quando va a giocare a carte nel Club degli Ultracentenari perché le piace Astrofilus, il vecchietto che gioca a solitario due tavoli più in là.

    — Ricordati il bidone prima di andartene.

    Cornutilla indicò con disgusto il contenitore degli scarti biologici in un angolo della stanza, la vocetta snob. Fabulus annuì senza neanche guardarla. Non vedeva l'ora di andarsene e, con immensa gioia, non tornare più. Era ufficialmente un pensionato ora. Cornutilla esitò un istante poi si diresse “ticchettando” con le scarpe Versaccius nuove di zecca verso il corridoio mentre pronunciava un addio frettoloso. Fabulus rispose con noncuranza poi salvò i dati del suo lavoro, spense il computer, si tolse il camice con il simbolo dell'IFI, un virus con espressione triste colpito in fronte da una siringa, capolavoro artistico del figlio allora dodicenne di Làgnalus, ed infine digitò alcune cifre sulla tastiera del contenitore perché si chiudesse ermeticamente. Poi corse in bagno. Una spia luminosa accompagnata da un suono avvertì della mancata chiusura ermetica a causa della sequenza delle cifre inserita erroneamente, cosa che Fabulus ovviamente non notò perché impegnato a svuotare la vescica.

    — Si va!

    Fabulus afferrò il contenitore, spense le luci, imboccò il corridoio fischiettando e raggiunse lo sportello dello scarico rifiuti. Ancora cifre da digitare poi finalmente il contenitore prese il volo in una capsula, insieme ad altri scarti, diretto verso il pianeta Discarica #3 nel sistema 137π1,618.

    Il resto è storia, la storia di una svista.
     
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    Personaggi alquanto buffi, con nomi più che singolari!
     
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    il Re dei ciarlatani

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    Ciao Wordgate. Il genere umoristico credo sia il più difficile. Il fato di usare nomi strampalati può essere efficace (lo hanno fatto anche nomi illustri), ma a mio parere non bisogna abusarne e soprattutto non puntare tutto su quello.
    In ogni caso molto scorrevole, hai una bella scrittura.

    Charlie
     
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2 replies since 3/12/2021, 08:28   40 views
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