Come ce le hanno le ali le libellule?

Raconto breve, tema dark.

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    Questo è un racconto di circa cinque pagine, inspirato da un libro che ho scritto anni fa, una specis di spinoff. Il racconto l'ho mandato ad un concorso letterario ma ovviamente non ho vinto...

    Il libro non tratta un tema facile, parla di abusi da parte di un patrigno sul figliastro. Non è un libro crudo ed esplicito, non è nel mio stile, si tratta della battaglia personale di un adolescente per riprendersi in mano la prorpia vita e libertà. In realtá é un libro che parla di coraggio e speranza ma ovviamente il tema non é leggero.

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate =)




    Come ce le hanno le ali le libellule?



    Daniel aprì gli occhi per un istante poi li richiuse. Li strinse e li tenne serrati, con tutte le proprie forze fino a quando iniziarono a fargli male. Non voleva aprirli, non voleva alzarsi dal letto, lavarsi, scendere a fare colazione. Non voleva salutare sua madre e suo fratello e soprattutto non voleva incontrare Andrew… Aprì gli occhi di nuovo, gli bruciavano, così come i pugni stretti, anche loro, le unghie affondate nei palmi delle mani. Rilassò le dita lentamente e si alzò a fatica dal letto. Dai vetri della finestra entrava una luce pallida e fredda, era ottobre e quella notte sarebbe stata la notte di Halloween. La voce di sua madre dal fondo delle scale lo fece sobbalzare.
    - Dan, sei sveglio? È tardi, scendi!
    Daniel trattenne il respiro poi rispose, la voce uscì dalla gola rauca e incerta.
    - Arrivo.
    - Sono due ore che ti chiamo.
    - Ho detto arrivo!
    Daniel si diresse in bagno con rabbia, si infilò nella doccia poi si vestì e lavò i denti senza guardarsi allo specchio. Scese in cucina lentamente e si sedette pesantemente su una sedia senza staccare gli occhi dal tavolo. Suo fratello e sua madre erano lì ma non Andrew. Lo stomaco si rilassò leggermente, gli bruciava ma ormai c’era abituato. A volte si rendeva conto che era sempre contratto e quando lo rilassava la sensazione che provava gli sembrava innaturale.
    - Dan?
    Daniel alzò gli occhi e guardò il fratellino che ora si era seduto accanto a lui. Era sorridente, come al solito, le fossette sulle guance paffute gli davano un’aria sempre allegra. Si tirò su gli occhiali con fare impacciato e sbuffò.
    - Non riesco a fare un disegno.
    Michael sollevò un foglio stropicciato dal tavolo e lo mostrò al fratello. Era pieno di segni di matita e mollichine di gomma da cancellare. Daniel sorrise leggermente.
    - Aiutalo Daniel.
    Caroline aveva parlato mentre apriva il frigorifero. Stava cucinando, era sabato ed era quasi ora di pranzo.
    - Niente computer nel caso t’interessi, la prossima volta magari ti alzi prima.
    Daniel alzò le spalle, Caroline gli lanciò un’occhiata rapida poi si rimise a cucinare. Michael guardò la madre con aria corrucciata.
    - Mica è giusto però.
    - È giusto, è giusto.
    Daniel fece segno al fratello di non parlare, l’ultima cosa che gli serviva ora era una discussione con sua madre. Michael annuì e sorrise di nuovo.
    - Mi aiuti?
    Daniel fece un sospiro poi appoggiò il viso su una mano. Si sentiva vuoto e non gli importava niente di niente ma non riusciva a dire di no a suo fratello, gli voleva bene, anche se era figlio di Andrew…
    - Ok.
    - Grazie! Dunque, voglio disegnare una libellula, come quella che sta in camera tua sul muro, la macchia di umido, capito quale? Beh non uguale, più come una libellula vera. Capito?
    Daniel fece di sì con la testa.
    - Cambia foglio.
    - Che?
    - Cambia foglio, quel foglio è rovinato.
    Michael annuì e si allontanò di corsa. Daniel poté sentirlo bussare alla porta dello studio e chiedere al padre un foglio nuovo. La voce di Andrew lo fece quasi piegare in due, come un pugno nello stomaco. Daniel trattenne il respiro finché non sentì la porta richiudersi.
    - Ecco.
    Michael mostrò il foglio al fratello. Aveva portato anche dei colori, li rovesciò sul tavolo, un paio rotolarono in terra, Daniel li raccolse lentamente, il corpo pesante come il piombo.
    Caroline si era avvicinata al tavolo ora, le braccia incrociate e l’aria stanca.
    - Vai via mamma, è un segreto!
    - Avete dieci minuti, che poi bisogna apparecchiare. Sei pallido Dan.
    Caroline fece per toccare il viso al figlio ma lui si scansò evitando la mano della madre. Lei lo guardò con aria accigliata poi tornò ai fornelli.
    - Comincia con il corpo. Sai disegnare una formica?
    Michael arricciò le labbra pensieroso poi fece di sì con la testa.
    - Penso di sì.
    - Ok, disegna una formica ma fai il corpo più lungo. La testa, la parte sopra del corpo e poi quella sotto lunga e sottile.
    Michael non rispose, prese la matita dal tavolo e cominciò a disegnare. Era bravo per avere solo cinque anni.
    - Cancella quella parte lì.
    - Quale?
    - Lì, è troppo stretto alla fine, allunga anche un po’ di più altrimenti è troppo piccolo il corpo.
    Michael fece come aveva detto il fratello, Daniel si alzò e si avvicinò alla finestra. Il sole fuori era solo un disco pallido e piatto dietro ad un velo di nuvole grigie. Lanciò un’occhiata in giardino, c’erano decorazioni di Halloween, come anche sulle finestre ma lo lasciavano indifferente, come il resto del mondo.
    - Fatto!
    Michael corse dal fratello e gli mostrò il disegno, Daniel lo guardò vagamente.
    - Fai le zampe, ne ha sei. Falle che partono da sotto la testa, ce le ha davanti, non sulla parte lunga del corpo. Poi fai le antenne, sono corte, ok?
    - Ricevuto!
    Michael corse di nuovo al tavolo, Caroline si girò verso Daniel, l’aria meno severa, quasi sorridente, Daniel tornò a guardare i vetri della finestra ignorandola.
    - Ti va di decorare la zucca con Andrew?
    Daniel non rispose.
    - Dan?
    - No.
    Caroline sospirò poi si rivolse a Michael con tono nervoso.
    - Ora di apparecchiare.
    - Ma non ho finito!
    - Non fa niente, continui dopo.
    - Mancano solo le ali!
    - Dopo!
    - Uffa!
    Michael prese i colori ed il foglio e corse in camera sua sbuffando.
    - Mi aiuti?
    Daniel non disse nulla e cominciò ad apparecchiare insieme alla madre.
    - Sei sempre nervoso.
    Il figlio rimase in silenzio, finì di apparecchiare poi la fissò incrociando le braccia.
    - Posso andare in camera mia?
    - No, non puoi andare in camera tua perché ora si mangia e lo sai bene.
    - La roba sta sul fuoco ancora.
    - La roba è pronta fra cinque minuti.
    Caroline si allontanò, Daniel poté sentirla chiamare Andrew e Michael. Si sedette al suo posto, aveva la nausea e il cuore in gola. Michael si avvicinò al tavolo con aria seria, Caroline non era con lui, Daniel sentì la porta dello studio chiudersi.
    - Che succede?
    Michael alzò le spalle.
    - Boh, solite cose.
    Daniel trattenne il respiro. Si sentiva odore di bruciato, si alzò di corsa e tolse la pentola dai fornelli, poi la mise sul tavolo. Sistemò anche il resto delle portate e si sedette in attesa. Caroline si rifece viva, l’aria tirata. Lanciò un’occhiata ai fornelli poi al tavolo. Mise un po’ di ogni portata in un piatto con mani tremanti poi si allontanò di nuovo. Daniel guardò Michael che fissava il piatto vuoto. Prese un po’ di stufato e glielo mise nel piatto.
    - Mangia.
    - Non aspettiamo mamma e papà?
    - Solo mamma, papà ha deciso che mangia nel suo studio perché deve lavorare.
    Caroline era tornata ora e aveva parlato, la voce spezzata come se stesse per piangere. Si sedette sulla sedia e si mise del cibo nel piatto senza molta convinzione, poi guardò Daniel con aria irritata.
    - Mangi?
    Daniel deglutì poi si servì da solo e cominciò a ingoiare il cibo con lentezza. Il pranzo proseguì in silenzio. Fuori aveva cominciato a piovere, una pioggia fitta e insistente. Daniel lanciò un’occhiata alla zucca vicino ai fornelli.
    - La decoriamo io e te la zucca?
    Caroline posò la forchetta nel piatto, non aveva finito di mangiare. Sollevò le sopracciglia poi fece di no con la testa.
    - No, la fai con Andrew.
    Daniel la fissò, gli occhi socchiusi.
    - No.
    - Daniel…
    - No.
    Caroline si alzò da tavola e cominciò a sparecchiare, era arrabbiata e non provava neanche a nasconderlo. Il rumore di piatti e stoviglie buttati nel lavandino rimbombava in tutta la cucina. Daniel odiava quando sua madre era di quell’umore e di solito Andrew era quasi sempre coinvolto, in un modo o nell’altro. Caroline si girò verso il figlio, gli occhi arrossati, una smorfia sul viso pallido.
    - Hai litigato con Andrew? C’entri tu qualcosa con il fatto che non è venuto qui a mangiare?
    - No.
    - Davvero? Sistema la zucca con lui o stasera non vai da nessuna parte.
    Daniel strinse i denti, gli occhi verde acqua sembravano un mare in tempesta, il viso leggermente arrossato.
    - Non c’entro niente io…
    - Chiama il tuo amico Mike e digli che non vai da nessuna parte.
    - Mamma...
    - Fine della storia.
    Daniel diede un calcio a una sedia poi corse su per le scale ed entrò in camera sua sbattendo la porta. Si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Quando li riaprì si rese conto che aveva dormito, un sonno profondo e senza sogni.
    - Dan, posso entrare?
    Il fratellino era dietro alla porta e bussava leggermente.
    - Entra.
    Michael fece capolino timidamente, il foglio con il disegno in mano. Era vestito da vampiro, Daniel non poté fare a meno di sorridere. Il fratellino si sedette sul bordo del letto, Daniel si sedette a sua volta.
    - C’è odore di papà qui dentro.
    Daniel spalancò gli occhi poi quasi strappò il foglio dalle mani del fratello.
    - Hai finito?
    - Mancano le ali. Mi aiuti prima che io e mamma andiamo?
    - Non vai con i tuoi amici?
    - Sì ma con mamma anche, non si fida. Papà è stanco.
    Daniel deglutì, il cuore impazzito, una morsa gelata nello stomaco. Le dita sul foglio erano fredde, Daniel guardava il disegno senza vederlo.
    - Come ce le hanno le ali le libellule? Non riesco a disegnarle…
    Daniel chiuse gli occhi poi li riaprì, erano rossi, aveva voglia di gridare. Guardò la libellula sul muro, un senso improvviso di sollievo gli solleticò il petto. Sorrise. Michael sorrise a sua volta.
    - Le libellule sono magiche vero?
    - Vero.
    - Proteggono le persone?
    - Le aiutano a cambiare qualcosa nella loro vita, le guidano. O qualcosa del genere…
    - La tua libellula ti parla?
    - A volte.
    Michael spalancò la bocca in un grande sorriso, Daniel annuì.
    - Allora?
    - Allora che?
    - Come le disegno le ali della libellula?
    - Come un otto allungato.
    Michael prese il foglio dalle mani del fratello e corse via, Daniel chiuse gli occhi in attesa di Andrew. Il ricordo di suo padre nel petto, una timida speranza rannicchiata da qualche parte, una macchia a forma di libellula, quasi pronta a prendere il volo.
     
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