La vigilia

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    il Re dei ciarlatani

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    Quella di Natale, si ok, è la più famosa. E anche la più facile da individuare. Voglio dire, basta aprire un qualunque calendario. Ma non è questo l’argomento. O meglio, non è quella l’unica vigilia che incontriamo nel corso della nostra vita e forse, nemmeno la più importante. E non lo dico per apparire blasfemo. E’ che la Vigilia di Natale è rassicurante. Tutti gli anni viene puntuale, presepi, alberi addobbati, panettone, regali, amici e parenti. Messa di mezzanotte e poi tutto riprende esattamente come prima. Esattamente, come prima.
    Le vigilie di cui parlo io no. Una volta trascorse, non lasciano nulla come lo hanno trovato.
    Ognuno ha la sua, anzi le sue. Si, perché la vita è un continuo susseguirsi di cambiamenti ed ogni cambiamento ha la propria vigilia. Anche se delle più, non ci accorgiamo. E lasciamo che ci sorvolino come uno stormo di piccioni. Lasciandoci semplicemente travolgere dagli eventi e/o facendoci fare la cacca in testa.
    D’ogni modo, tutti i cambiamenti, anche quelli positivi, fino all’attimo prima, mettono paura.
    Avete presente il primo salto dal trampolino? Io lo ricordo bene, mentre volavo giù scomposto da tre metri d’altezza, con lo specchio d’acqua che si avvicinava inesorabile ed il bagnino che urlava “Nooooooo!” Il secondo tuffo andò meglio, ma questa è un’altra storia.
    E così anch’io, vivendo il mio quotidiano, zeppo di cose da fare, importanti, futili o idiote che fossero, ho sempre lasciato che un sacco di vigilie mi sorvolassero. Finché una mattina, facendomi la barba, stavo ripensando ad un po’ di mattane giovanili. Tipo quando volevo tatuarmi due ali ai lati del pene, sovrastate da una scritta a caratteri cubitali, che citava: “Uccello del Paradiso”. Ma solamente perché la scritta “Palo della cuccagna” mi sembrava un po’ eccessiva. Oppure quella volta in agosto, in cui con due amici, un’auto e una tenda da campeggio, eravamo partiti verso l’Europa dell’Est, senza una meta precisa. Per ritrovarci in Bielorussia, e scoprire che non c’era un bielocazzo. E proprio nel bel mezzo dei miei vaneggiamenti, passandomi una mano sul viso per saggiare il risultato delle mie fatiche, fu come avere alzato la testa di scatto e uno di quei piccioni mi si fosse stampato in faccia.
    Non ero più un giovincello, ma quella era cosa ormai risaputa e me ne ero fatto una ragione. Anche se gli anni che se ne vanno, insieme a quelli del mutuo sulla casa, non sono mai roba facile da contare. Ma il fatto era, che le mie figlie, stavano per andare all’università. E questo, era tutt’altro paio di maniche.
    Già, le mie figlie stavano per andare all’università. E a me, era passata la voglia di scherzare.
    La cosa non era ancora imminente. Stavano facendo l’ultimo anno di liceo. E si aggiunga, sono sempre state due brave ragazze, di quelle che ogni genitore vorrebbe veder crescere. Per cui nulla avrebbe dovuto allarmarmi più di tanto. Eppure quella era una Vigilia, che seppur ancora lontana, era proprio di fronte a me e che in un certo qual modo, sentivo speciale.
    Perché con essa, vedevo materializzarsi un sacco di domande, alle quali, potevo al massimo formulare ipotesi. Perché da quel momento in poi, la musica sarebbe cambiata. Le risposte a certe domande, non sarebbero più state nelle mie mani.
    Cosa avrebbero fatto? Dove avrebbero studiato? Avrebbero scelto un posto vicino casa, oppure si sarebbero trasferite in un buco per studenti, a qualche centinaio di chilometri? Spiccando il volo e abbandonando il nido, prima del tempo? O meglio, prima di quando io sarei stato pronto a farmene una ragione. Perché è maledettamente vero. Per un genitore, i figli sono sempre piccoli.
    Nonostante fosse inverno, avevo spalancato la finestra del bagno. Avevo bisogno di ossigenare il cervello e schiarire le idee.
    Le cose sarebbero cambiate, fuori discussione. Ma pensandoci bene, quante volte lo avevano già fatto, da quando erano nate? Probabilmente un numero incalcolabile. E quello che si avvicinava, non era certo il primo cambiamento radicale. Ma soltanto uno della lunga lista, dei cambiamenti che avevano in passato, ed avrebbero in futuro, modificato i loro rapporti con il resto del mondo. Me compreso.
    E probabilmente, la vera difficoltà, sarebbe stata tutta mia. Nell’essere capace di adattarmi a questa novità.
    Perché in fondo, le mie figlie crescevano e diventavano indipendenti. E di questo, dovevo solo essere felice.
    E poi, molto più spesso di quanto i pessimisti come me non credano, i cambiamenti portano con sé cose buone. Bastava solo avere il coraggio di aprire le braccia ed accoglierle, così come venivano.
    Avevo chiuso la finestra, preso coraggio, la giacca ed ero sceso in strada. Direzione il bar del Giuliano, proprio di fronte casa. Dove ero solito prendere il caffè, prima di recarmi al lavoro.
    Mentre un senso di sicurezza mi pervadeva e la felicità mi si dipingeva sulla faccia, vivace come un quadro di Ligabue. Le mie figlie erano grandi. Buona parte del lavoro era fatto.
    L’unica cosa che avrei dovuto raccomandare loro, era di ricordarsi che non avevo il dono di Sant’Agostino. Di conseguenza, qualora avessero mai decidessero di andare in capo al mondo, per lo meno, entrambe dalla stessa parte. Non ci dovevano essere dubbi sulla mia destinazione, quando avrei messo a mia volta, le cose in valigia.
    Il bar era pieno, come solito a quell’ora. Il profumo di caffè aleggiava nell’aria, insieme al chiacchiericcio generale. Le solite persone, alle prese con il loro quotidiano, esattamente come me. E come me, avevano il loro bravo stormo di piccioni, che le sorvolava e che ogni tanto sganciava. A volte piovevano buone notizie, a volte altre cose. Un saluto qua, una pacca sulla spalla là. Quel giorno il mio piccione aveva sganciato bene. Per me era una buona vigilia. E di colpo, mi ero sentito un Re.
     
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    Mi è piaciuto lo stile leggero e a tratti ironico di questo scritto. E si, sono d'accordo il periodo in cui i figli arrivano alla vigilia della loro età adulta è sempre particolare per i genitori, mi complimento per destrezza con cui sei riuscito a descrivere questo passaggio :D
     
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    il Re dei ciarlatani

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    Grazie 1000. Sei troppo buono :))
     
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    Grazie 1000. Sei troppo buono

    Si figuri! :D
     
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