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I'M BACK BITCHES È una ferita ancora aperta, dai lembi purulenti, una porta che conduce ad un mondo di tenebra. Se ti immergessi per passare oltre, proveresti la sensazione di nuotare nel fango. Probabilmente avvertiresti la sensazione di star soffocando. Se dovessi resistere per il tempo necessario a passare questa oscura soglia, potresti orgogliosamente dire di aver passato il primo ostacolo di questo mondo distorto. Quello che vedresti in seguito somiglierebbe ad una replica del mondo reale, dai colori sgargianti e l’aspetto meccanico. Una finzione nemmeno troppo realistica. Un circo degli orrori. Decadente. Ti stai forse iniziando a chiedere se non sia in questo modo che percepisco e vivo il mondo? Ma passiamo oltre, pensieri più bui ci attendono. Qui ti troveresti ad affrontare il secondo ostacolo, perché non è in alcun modo concepito che tu possa ulteriormente procedere. Già non dovresti trovarti qui. Già dovresti essere morto. Affogato nel putridume. I manichini cercherebbero di ghermirti e strapparti le membra. Proveresti un minimo del dolore che provo. Non chiederti come faccio a sopportarlo. Non lo faccio, ci ho costruito un mondo di tenebra. Se anche riuscissi a farti piccolo piccolo, come un topolino, scappando così alle mani fameliche di inseguitori senza volto, saresti in grado di trovare il passaggio per il secondo piano? Un altro girone ti aspetta, ebbene sì, ve ne sono altri. Come dici? Già ti è bastato? Suvvia, non essere scortese. Supponiamo che tu sia riuscito a trovare la fenditura che conduce al cerchio interno. Ora dovresti passare quella sorta di tendaggio pesante e asfissiante che separa i piani. Non lamentarti della luce, sarai avvantaggiato nel vedere il gatto che giocherà con te. Hai ragione, l’ho chiamato mondo di tenebra, eppure c’è molta luce. Questo perché la tenebra è interiore. Cresce come un’erba infestante, senza fiori, che attecchisce anche sui terreni più difficili. Non senti che sta facendo presa anche su di te? Senza che tu te ne accorga, il suo seme sta germogliando in te. Ma ora basta chiacchiere, ti sei forse scordato che devi scappare da un gatto? Se riuscissi a scappare dal gatto, ammetto che inizierei seriamente ad irritarmi. Poniamo allora questo caso, che il gatto ha già giocato con altri prima di te ed ora, sazio, riposa. In questo caso sarebbe soltanto fortuna, la tua. In questo caso irritarmi non sarebbe educato. Da bravo topolino curioso riusciresti a trovare l’altra fenditura, quella che porta al terzo piano, ancora più interno. Ricordati però, che c’è chi ci muore di curiosità, letteralmente. Questo piano ti piacerebbe. Innanzitutto, finalmente sarà accontentato il tuo desiderio di penombra. Ma non so per quanto ancora ne gioiresti. Immagino fino a che ti saresti reso conto di essere intangibile, aver perso il tuo corpo materiale nella seconda breccia. In questo spazio grigio opaco, come fumo denso, risplende come un’aurora boreale, ma dai colori malsani. Inizieresti a sentire un chiacchiericcio, un brusio di fondo, incomprensibile, di creature che non riusciresti a scorgere. Non con la tua solita vista, quantomeno. Mani le cui dita ricordano legni secchi ti graffierebbero per condurti in un labirintico percorso fino ad un banchetto, imbandito di tutto punto. Se te lo stai chiedendo, sì, vi troveresti sia il vino speziato che il nettare degli dèi. Ovviamente, non potresti resistergli. Ed ecco il quarto ostacolo. Se fossi così terribilmente insolente da resistere alla tentazione del cibo e delle bevande, il banchetto sparirebbe risucchiato dalla terra oscura. Vedresti allora l’ultima fenditura, che conduce all’ultimo piano, il girone più interno. Tutti si chiedono cosa vi sia al suo interno. Nessuno ne è mai uscito per raccontarlo. Se cercassi di attraversare anche l’ultimo passaggio, il tuo spirito sarebbe pervaso da sofferenze atroci lasciandoti senza fiato. Poniamo il caso che il tuo spirito sia forte, non ancora pervaso dalla tenebra dilagante, e che riuscissi in qualche modo a passare, sconquassato, dall’altro lato. Quando ti saresti ripreso, ti troveresti a galleggiare in uno spazio di un azzurro lattiginoso, senza punti cardinali né di orientamento, bidimensionale e irreale. Scorgeresti in lontananza qualcosa che ti spingerebbe ad avanzare per vederlo meglio. Camminare, qui, è assai strano. È disorientante. Regna inoltre una calma surreale. Impazziresti per il silenzio immane se ti tratterresti troppo a lungo in questo luogo alieno. Avvicinandoti, noteresti che ciò che aveva attirato il tuo sguardo, in mezzo a tutto questo nulla, non è altro che un laghetto immerso nella nebbia. Vedresti due alberi che riconosceresti come un cipresso ed una betulla, se avessi giusto una conoscenza botanica di base. L’edera invade ogni angolo di questo diorama. Vicino all’albero dalla corteccia candida piena di occhi, siede una bambina che, udendo i tuoi passi, si volterebbe a fissarti con grandi occhi neri. Avvicinandoti ancora ti accorgeresti che nello stagno non v’è acqua, ma un liquido simile al contenuto della ferita.
Vedo uno stagno nella nebbia una betulla ed un cipresso stanno su sponde opposte l'edera assale ogni cosa come un filo che unisce il tutto come l'energia che scorre vedo una bambina vicino alla betulla che si specchia nell'acqua putrida ha due lunghe trecce nere si gira e mi fissa con i suoi grandi occhi scuri e mi fa cenno di avvicinarmi mi accosto alla battigia il liquido è denso e melmoso così che si muove senza fare rumore la bambina continua a guardarmi ma ora indica la superficie dello stagno così opaca da assorbire la luce mi sporgo un poco per cercare di capire e da lì fuoriesce un demone acquatico spalanca la bocca e mi divora.
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