24/7 = torta al caffè

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    A scanso di equivoci, perché è già capitato altre volte, questo racconto NON è autobiografico, anche se anch'io sono nata in maggio.



    Mi guardo allo specchio e penso che l'abito che indosso sia perfetto per stasera. Me l'ha passato mia cugina, perché non le entra più. È scuro, ha una fascia sotto al seno e poi si allarga, scendendo fino alle ginocchia. Indossare l'abito giusto non salva la vita, ma la facilita, ed è curioso proprio come il vestito di un'altra sembri perfetto per il mio corpo.
    Nasconde i chili persi in nome della carriera, quindi non dovrò sorbirmi prediche del tipo "dovresti smetterla di inseguire il mondo della moda, che offre corpi che non esistono nella realtà". Avrei due osservazioni: prima di tutto i corpi che la moda propone nella realtà esistono, semplicemente non sono sani, e sentirsi dire "non sei sana" è molto meglio che sentirsi dire "non esisti", poi, in secondo luogo, non ne so niente della moda. Salto i pasti perché quasi ogni giorno i miei colleghi del gruppo con cui svolgo i progetti universitari saltano il pranzo. La più saccente di tutti mi ha detto che si fanno pause solo se le fanno tutti gli altri e che chi non si allinea non è degno di una laurea in international business. Forse è proprio così, ma la laurea in international business è la mia unica possibilità: dopo quasi cinque anni di studi, non posso dire alla mia famiglia che quello che faccio mi fa schifo, posso solo prendere la laurea, poi cercarmi un posto come commessa o come segretaria. Meglio come segretaria: le commesse devono sorridere ai clienti e a me non piace sorridere... e non mi piace farlo specie quando il telefono squilla a tradimento.
    Rispondo, è Pietro.
    "Sei libera adesso?"
    "Mhm... non proprio."
    "Ti rubo solo dieci minuti. Sono sotto casa tua. Appena puoi, scendi. Ti devo fare vedere una cosa."
    "Non puoi salire tu?"
    "No, devo portarti in un posto... ma ti assicuro che facciamo presto."
    Sospiro, poi mi arrendo.
    "Va bene, scendo."
    "Grande, Anna, sapevo che non avresti detto di no! Sei una vera amica!"

    Cinque minuti più tardi scendo le scale, con ancora l'abito smesso di mia cugina e un paio di scarpe eleganti, quelle che vorrei mettere per la cena di stasera. Così, se qualcuno dovesse notare che sembro uno stecco, osserverei che la colpa è delle scarpe, che hanno i tacchi troppo alti e mi fanno apparire troppo slanciata.
    Salgo sulla vecchia Punto di Pietro.
    "Allora?" gli chiedo.
    "Allora se hai pazienza, ti porto dove ti devo portare."
    Non so se esserne delusa o meno. Non si è nemmeno ricordato di farmi gli auguri. È il mio compleanno, oggi, l'ultimo compleanno da studentessa universitaria, se tutto va bene. Se ne è dimenticato, ma pazienza. Un tempo credevo fosse il ragazzo perfetto per me, ma chiaramente non lo è. Mi sforzavo di crederlo, solo perché avevo maturato l'assurda convinzione che da qualche parte dovesse esserci un partner ideale e che il nostro dovere fosse quello di rintracciarlo e di costruirvi una vita insieme. Non riesco a credere di essermi convinta di una simile assurdità.
    Mentre ci penso, Pietro mi porta di fronte a casa di Luciana.
    "Perché siamo qui?"
    "Perché Luciana mi ha chiesto se potevo portarti a casa sua oggi a quest'ora."
    "Poteva chiamarmi e chiedermelo."
    "Era convinta che mi avresti detto di no. Dice che io sono l'unico che ascolti davvero."
    Mi mordo la lingua per non ribattere. Accidenti a me quando, a vent'anni, ho confidato a Luciana che Pietro mi piaceva. Si è messa in testa che quello status duri vita natural durante. Visto il suo discutibile senso dell'eleganza, non oso immaginare quali film si farà quando vedrà come mi sono vestita "per il suo invito". Ricomincerà con le sue assurde fantasie... e il peggio, in tutto questo, è che, in un modo o nell'altro, me la sono cercata.
    Sospiro.
    Pazienza, me la caverò anche stavolta, ho affrontato sfide peggiori nella vita, anche se al momento non me ne viene in mente nemmeno una.
    Scendiamo dalla macchina. Sono io a suonare il campanello e non sono per niente felice di come gli eventi abbiano iniziato a condizionarmi contro la mia volontà.

    Sono dentro casa da meno di un minuto e già un dubbio esistenziale mi assilla: quanto è scorretto da uno a dieci scappare a gambe levate dal luogo in cui è stata organizzata la mia festa di compleanno a mia insaputa? Direi più o meno uno e mezzo, ma solo perché dovrei tornare a casa a piedi sui tacchi, passando accanto a tante siepi che, come ogni mese di maggio, riversano sulle strade l'odore troppo forte dei loro fiori.
    Luciana sorride.
    "Siccome ti piacciono le sorprese, abbiamo deciso di fare qualcosa che ti sarebbe piaciuto senz'altro."
    No, non mi piacciono le sorprese. Com'è possibile che i miei amici non sappiano niente di me?
    Faccio uno sforzo per non insultare nessuno. In fondo sono stati gentili.
    "Grazie, ma i tuoi dove sono?"
    "Sono andati al mare, questo weekend."
    "Oh."
    "Stai tranquilla, non disturbiamo nessuno."
    Disturbiamo me, ma non ha importanza, non c'è bisogno di affermarlo davanti a una persona felice come non mai di quello che ha fatto per me.
    Per me.
    Per me.
    Voglio sbattere la testa contro al muro, ma non posso: tra me e il muro ci sono Francesca e sua sorella Sabrina.
    Francesca mi guarda con aria critica.
    Poi, alla fine, mi pone la domanda che ho cercato di evitare come la peste.
    "Sei dimagrita, per caso?"
    "Mhm... no."
    "Secondo me dovresti rivolgerti a un nutrizionista."
    "Non sono dimagrita, stai tranquilla."
    "Cos'hai mangiato per pranzo?"
    Siamo seri?! Francesca vuole controllare cos'ho mangiato per pranzo?
    Per fortuna Sabrina interviene in mio aiuto. Si ricorda dell'esistenza di un'altra persona, che a quanto pare oggi non c'è.
    "Hai sentito Mirella, di recente?"
    "Sì, ogni tanto."
    "È vero che lei e suo marito si sono lasciati?"
    "Penso di sì."
    Francesca interviene: "Dopo solo due anni di matrimonio e con un bambino di un anno... ho sempre saputo che anche questo grande amore sarebbe fallito. A proposito, tu che la senti più spesso, sai perché si sono lasciati? Ho sentito dire che suo marito si è già messo insieme a un'altra donna."
    Trovo paradossale che sia stata organizzata una festa di compleanno a mia insaputa solo per estorcermi informazioni sulla vita coniugale di una nostra comune amica, ma mi limito ad affermare di non provare un morboso interesse per la vita privata di Mirella. Dopotutto è vero.

    Giovanna è arrivata puntuale oggi, deve essere un'occasione speciale, dato che di solito è in ritardo di ore.
    Viene verso di me e mi chiede subito di Vincenzo e Vanessa.
    "Chi sono quei due? Non li ho mai visti."
    Vorrei dirle che, se si fosse presentata puntuale, qualche volta, di tanto in tanto, forse li avrebbe incontrati. Di solito andavano a casa prima del suo arrivo, perché Giovanna ama fare la star e farsi attendere.
    Le dico che sono due amici di Luciana, che vedo di tanto in tanto.
    "Ma sono fidanzati?" vuole sapere Giovanna.
    "Penso di sì."
    "Secondo me non fanno una bella coppia insieme. Vanessa è troppo bassa, in confronto a lui. Non so se..."
    "Shhhh" le intimo.
    Vincenzo sta arrivando alle sue spalle. Non so cosa voglia da lei, ma mi accorgo con orrore che vuole qualcosa da me.
    "Dimmi una cosa, Anna, secondo te posso fumare qui in casa?"
    "È casa di Luciana" replico. "Penso che dovresti chiedere a lei."
    "Ma sei tu la festeggiata..."
    "Non mi sembra comunque il caso di decidere se tu puoi fumare a casa d'altri, ti pare? Comunque puoi andare in cortile, nessuno ti dirà niente."
    Vincenzo va verso il cortile.
    L'unica persona che non ho ancora visto è Vanessa.
    Vado verso il soggiorno, non ci sono ancora entrata.
    C'è un tavolo pieno di cibo spazzatura che gradirei evitare.
    Mi verso un bicchiere di Coca Cola e finalmente degno Vanessa di un minimo di attenzione. È in piedi accanto a Pietro, i due parlano voltando le spalle al televisore che trasmette il gran premio di Montecarlo.
    "Io e Vincenzo ci abbiamo messo quattro ore per preparare la torta" sta dicendo Vanessa. "Avevo detto a Vincenzo che doveva conservarla in frigo, ma si è dimenticato. Spero che non abbia fatto nulla."
    Pietro annuisce. Qualcosa mi suggerisce che stia solo facendo finta di ascoltarla e, per questa ragione, provo per lui la massima stima.

    Rimango in soggiorno, mentre Vanessa mi prende da parte per farmi domande personali non richieste.
    Si è fissata che Vincenzo si sia preso una cotta per me e vuole accertarsi che non sia a sua disposizione.
    "Ma... davvero non sei fidanzata?"
    "No."
    "Francesca mi ha detto che ti conosce fino dalle superiori e che non le hai mai presentato un tuo ragazzo."
    "È così."
    "Ma sarai pure stata a letto con qualcuno in tutti questi anni."
    "Sì" mento.
    È più facile che spiegare che non sono mai stata a letto con nessuno perché non sono mai riuscita a sopportare nessuno dei miei ex per più di una settimana, nel corso della quale ci vedevamo una volta, al massimo due.
    "E adesso frequenti qualcuno?" vuole sapere Vanessa. "In quel modo, intendo..."
    Pietro mi salva la vita, venendo a raggiungermi per indicarmi le immagini sulla TV, di due vetture incidentate sotto al tunnel.
    "Vuoi qualcosa da mangiare?" mi chiede.
    Mi dirigo verso il tavolo, anche se non c'è niente che mi attiri, solo per levarmi di torno Vanessa.
    Che pomeriggio paradossale.
    Da un altro lato, tuttavia, comprendo come mai mi fossi presa una cotta per Pietro, qualche anno fa. Per quanto lo veda solo come un amico, quasi come un fratello, al giorno d'oggi, è l'unico che si comporta in modo quasi normale.
    Quasi.
    Portarmi alla festa a mia insaputa è stato un colpo basso anche da parte sua, ma non fa niente, ci sono cose peggiori nella vita, tipo il fatto che prima o poi mi verrà servita una fetta di torta e, se non dovesse piacermi, mi sorbirò una predica sull'alimentazione.
    Infatti, come sospettavo, quando la torta arriva è la fine.

    Fin da bambina temevo questo momento, alle feste, perché non ho mai amato i dolci. A volte, se andava bene, c'era qualcosa che trovavo gradevole, ma inizio a sospettare che non accadrà oggi.
    "Vanessa e Vincenzo hanno fatto la torta" mi informa Francesca. "Mi hanno chiesto un consiglio, dato che non sapevano che cosa ti piacesse."
    "E...?"
    "E siamo arrivati tutti insieme a una conclusione. Abbiamo pensato a che cosa piace a tutti..."
    "E cosa piace a tutti?"
    "Il caffè. Hanno preparato una torta al caffè."
    Il caffè piace a tutti, dopotutto.
    Piace a tutti, tranne che a me, eppure non ho modo per scamparla. Potrei fingere di sentirmi male, ma poi mi chiederebbero se dopo i pasti vado in bagno a vomitare, cosa che voglio evitare a tutti i costi.
    Poi, all'improvviso, mi viene l'idea.
    Quando Liliana distribuisce i piattini con la torta, me ne faccio dare uno.
    Pensano che mi piacciano le sorprese, che conosca i fatti privati altrui, che abbia una vita sessuale attiva e tanto altro. Mentre sono in soggiorno, li sento, a turno, mentre sparlano davanti a me delle attività che mi piacciono.
    Non sanno niente di me.
    Non fanno caso a me.
    Tengo la mia torta in mano e attendo, guardando chi la divora con maggiore avidità. Francesca sembra detenere questo prezioso record, che mi verrà molto utile.
    Non appena le sette persone che condividono con me il soggiorno si diradano un po', mi fermo lì.
    Afferro un piattino vuoto, lasciato da qualcuno sul tavolo e tengo nell'altra meno il piattino pieno, con la torta che non ho toccato.
    Raggiungo Francesca e, davanti agli altri, glielo porgo.
    "Vuoi una seconda fetta?"
    Annuisce.
    "Ne volete anche voi?" chiedo agli altri. "Ve la porto."
    Tengo alto il piattino vuoto come se fosse un trofeo.
    Pensano tutti che abbia mangiato la torta, che sia diventata finalmente "come loro".
    Non solo: nei prossimi giorni il mio metabolismo verrà molto elogiato, quando i miei amici mi contatteranno per chiedermi come ho trascorso la sera del mio compleanno.
    "Sono stata a una cena con i miei parenti. Non è andata male."
    "La torta non ti ha dato fastidio, quindi?"
    "No."
    "Vanessa e Vincenzo ne saranno contenti. Hanno tentato di avvelenarci tutti, a quanto pare. Sei l'unica che non ha fatto indigestione."
    Pensavo di avere vissuto ventiquattro anni per andare verso il nulla, invece in tutto questo tempo sono riuscita comunque a fare qualcosa di sensato: ho scoperto che a volte è un bene evitare le torte al caffè.
     
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    Bello, ben scritto. E anche triste. Sembra la cronaca di una giovane donna a rischio anoressia.
     
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    Almeno in parte, c'è anche quello.
     
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    Il caffè piace a tutti, dopotutto.
    Piace a tutti, tranne che a me,

    Siamo in due :D Nemmeno a me piace.

    Ho trovato questo breve scritto abbastanza malinconico ma che purtroppo, rappresenta la realtà di molti giovani al giorno d'oggi. Ci si circonda di persone che a conti fatti, non ci conoscono affatto, o che nel peggiore dei casi, pretendono di conoscerci. Non è direttamente collegato al testo, ma che riporta situazioni e tema simili, mi viene in mente il film "Perfetti sconosciuti", diretto da Paolo Genovese. Te lo consiglio se non lo hai mai visto :)
     
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    In tre perché mi aggiungo tra le persone a cui non piace il caffè (nel racconto mi sono ispirata a questo aspetto del dare per scontato che non ci sia nessuno a cui non piace).

    Per il resto credo che tu abbia colto in pieno la tematica di fondo, il sentirsi estranei tra persone che non si rendono conto di esserti estranee.
     
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    I rapporti usa e getta nell'era dei social.
     
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    In realtà no, non c'entrano nulla i social, né i rapporti "usa e getta", né l'epoca attuale. Penso che, con i suoi mezzi, avrebbe potuto essere attuale in qualsiasi epoca.
    Anzi se ci fai caso, prima le due sorelle chiedono ad Anna notizie di un'altra ragazza non presente, sul suo status sentimentale. In un secondo momento, Vanessa chiede con insistenza ad Anna se frequenti qualcuno. Entrambe le cose, basandosi su pettegolezzi per sentito dire, non sulla base di informazioni trovate su profili social.

    Non volevo esplorare l'epoca social, quanto piuttosto parlavo di legami, anche profondi, ma in cui si danno troppe cose per scontate e non ci si preoccupa davvero di mettersi nei panni degli altri, di un egocentrismo anche involontario che porta a non chiedersi se gli altri siano a proprio agio.
    In questa storia gli amici di Anna danno per scontato che Anna condivida i loro interessi e i loro desideri, senza chiedersi mai cosa le interessi davvero: credono sia dimagrita per questioni di immagine invece che per pessime abitudini alimentari dovute a una vita troppo frenetica per lei, organizzano una festa per lei senza sapere se abbia altri impegni, alla festa parlano di tutto tranne che di lei, le preparano una torta che non le piace, non si accorgono che non ne ha mangiato, le chiedono se abbia relazioni sentimentali o sessuali quando è probabilmente più vicina all'asessualità e, velatamente, criticano tutto ciò che le interessa pensando non interessi nemmeno a lei perché non interessa a loro.

    Si può dire che a nessuno di loro interessi davvero di Anna? In parte sì, ma se fossero indifferenti non avrebbero organizzato una festa a sorpresa per lei.
    È una combinazione di vicinanza e lontananza, che sembra coesistere allo stesso tempo.
    Il tutto mentre anche Anna sembra sentirsi in parte estranea a se stessa, non fa niente per smentire le convinzioni errate degli amici (prevalentemente per quieto vivere - in questo anche lei stessa ha delle responsabilità) e per sentirsi a proprio agio indossa un abito che in origine non era suo.
     
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    Mi scuso, ho dato una lettura superficiale. Quella vacuità o come la volete chiamare di cui parla il racconto l'ho percepita anche io, principalmente quando ho vissuto a Milano. Ma personalmente son lontano da certi ambienti, sono più pane e salame anche nel mondo dei rapporti e dei luoghi che frequento, forse la mia lettura superficiale è dovuta al non appartenere a un certo mondo e a non condividere certi (dis)valori.
     
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    Da quello che ho capito io non è che Anna digiuni perché anoressica bensì perché:

    1)i suoi compagni d studio universitari non le lasciano il tempo di mangiare a pranzo

    2)Alla cena di compleanno i suoi amici pe lo più le propongono cibo spazzatua, voi lo chiamereste mangiare quello?, che lei evita come la peste e dolci che non le piacciono

    Poi vabbè si presume che lasciata in pace ed avendone il tempo lei mangi....almeno il minimo indispensabile per tenersi in salute..anche perchè se così non fosse ci sarebbe da meditare se questo racconto, considerando anoressica il personaggio di Anna, non sia da spostare tra quelli a rating rosso non per il contenuto in sè, non ha niente i osso, ma per il semplice motivo chese Anna è anoressica questo racconto sta veicolando un messaggio di positivizzazione, sembra a me eh nel caso, dell'anoressia che è meglio, molto meglio, un minorebbe non legga.....

    post scriptum: il racconto è ben scritto, commento sulla forma, ed è carino, commento sulla sostanza, forse lo potrei giudicare anche ben più di carino se non fosse per quanto sopra vi ho chiarito che m'accora ed il fatto ulteriore che lo "slice of life" non brilla certo tra i generi che io più amo in assoluto....fermo restando che io leggo di tutto.
     
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    Grazie per la recensione... ho solo un dubbio.

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    ma per il semplice motivo chese Anna è anoressica questo racconto sta veicolando un messaggio di positivizzazione,

    Mi potesti cortesemente illustrare in quali punti hai l'impressione che i disturbi alimentari di Anna derivino dall'ossessione per l'aspetto fisico e per il vedersi "troppo grassa", quando ci sono vari punti in cui lei stessa cerca di *nascondere la propria magrezza*?

    No, perché se è questo il messaggio che è passato, credo che dovrei riscriverlo da capo. Non per questioni di messaggi sbagliati, ma per mia pessima scrittura.
     
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    Ma se io ti ho detto che, a mio personalissimo giudizio, Anna non mangia perchè a pranzo i suoi coleghi universitari glielo impediscono e a cena si ritrova solo cibo spazatura e dolci che odia!!!!!!!!Per me Anna NON è anorressica

    Credevo fose chiao POI però ho avuto il dubbio che forse, chissà, magari, può darsi, mi sbaglio ed hanno ragione tuti quelli che ti stanno dcendo di Anna anoressica?E magari, sempre così pour parlè, se è "quello" il messaggio che pssa (agli altri, all'intero mondo altro, non a me) forse il pensierino, per non indure un minorenne non sia mai.., di spostarlo in sezione rossa ce lo dovresti avere?
    Che poi cavolo tipo mezzo mondo ti dice che crede Anna anoressica (esagerazione voluta) e te la prendi proprio con me che dico di no?
    No words.....
     
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    te la prendi proprio con me che dico di no?

    Scusa, ma hai letto tutto il mio post? No, perché dalla tua risposta, o mi stai prendendo in giro, oppure non l'hai letto fino in fondo.

    Ti copio e incollo il finale di quello che ho scritto: "se è questo il messaggio che è passato, credo che dovrei riscriverlo da capo. Non per questioni di messaggi sbagliati, ma per mia pessima scrittura."

    Ho messo in dubbio le mie capacità di avere fatto passare il messaggio che volevo far passare.
    Dove, esattamente, *me la sarei presa con te*?
     
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    1)Non ti sto prendendo in giro

    2)Sì l'avevo letto fino in fondo

    Solo che...non mi sono fermata alle parole del testo scritto in quanto tali....cioè io avevo ehm letto tra le righe un significato ulteriore "altro" che leggendo la tua risposta è evidente non hai inteso dargli...io ci vedevo un attacco a m rivolto.....ok scusami per l'equivoco.
     
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    No problem, ma non c'era nessun attacco.
     
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