Show do not tell versus classici

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    MI HAI SCOMPIGLIATO I CAPELLIIIII!!!

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    Credo che questo blog rispecchi il mio pensiero.
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    Mi trovo completamente d'accordo con l'autore dell'articolo, e ti ringrazio per avermelo segnalato.

    Il bello è che negli ultimi tempi, dopo aver iniziato a scrivere il mio primo romanzo, mi sono trovato a riflettere molto sulle differenze di stile tra i classici e i contemporanei. Il mio autore di riferimento, quello che mi ispira di più (e che tendo a imitare, seppur involontariamente), è Mark Twain; stiamo parlando del padre della letteratura americana, ma se giudicassi Tom Sawyer con il metro stabilito dagli attuali espertoni di scrittura, dovrei imputargli tutta una serie di difetti... In alcuni punti si permette di interrompere la narrazione per esprimere giudizi personali, e quando punta il dito verso un cattivo comportamento lo fa con un'abbondante dose di sarcasmo e autoironia (probabilmente per distinguersi da autori più seriosi, che moraleggiavano senza ritegno nei libri per ragazzi).

    Tornando al tema dell'articolo, sono felicissimo che Mark Twain mi prenda per mano e mi spieghi cosa frulla nella testa dei personaggi, oltre a mostrarne le azioni; e sono perfino felice che mi indichi - con sottigliezza, s'intende - dove trovare il lato comico di un evento apparentemente serio. Non lo accetterei da uno scalzacani; ma da un grande autore, eccome se lo accetto.

    Inoltre, apprezzo moltissimo la sobrietà di stile, la pulizia formale dei classici. Sembra che tra gli autori contemporanei ci sia la voglia di stupire a tutti i costi con effetti speciali, di reinventare ogni volta il linguaggio, di colpire il lettore con la forma invece che con la sostanza; e mi viene il sospetto che tutto questo affannarsi nell'innovare sia un modo per mascherare un problema semplice e fondamentale: la storia dovrebbe regnare sovrana, e oggi non leggiamo più storie interessanti.
     
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    Discussione vecchia, ma la tiro su. Premetto che non ho la più pallida idea di come si scriva un romanzo, ma le mie letture in prosa le ho comunque fatte. E devo dire che condivido questo articolo. Ormai c'è una vera e propria ossessione per il show don't tell da parte di gente che vorrebbe insegnare come scrivere. Però io faccio una domanda: quanti di questi promotori del show don't tell hanno scritto hanno scritto opere comparabili ed eccezionali come quelle dei classici. Lo sapete già: nessuno. E la TV ovviamente non ci azzecca nulla. Uno può mostrare o raccontare. Non ha importanza. Un romanzo viene letto perché scritte bene, emoziona, c'è un bel linguaggio. Da molti fautori del show don't tell ho letto davvero delle autentiche schifezze. Noia, noia e noia mortale. Eppure mostravano, in maniera pure ineccepibile. Imparate quindi a scrivere bene, cercate di emozionare soprattutto, studiate. Dopodiché, che voi mostriate o raccontiate, non avrà alcuna importanza se siete capaci di fare bene le cose e sapete emozionare. L'errore è pensare che chi racconta scrive come Moccia anziché come certi classici. Evidentemente oggigiorno chi vuole insegnare come scrivere i classici non li legge per nulla. Ma attenzione, anche nella poesia ho sentito cose comparabili. Editori che dicono che solo se scrivi certe cose e in un certo modo puoi pubblicare. Gente che se incontrasse Petrarca gli darebbe il ben servito. Secondo me alla base c'è anche (soprattutto?) molta arroganza.
     
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    Ormai c'è una vera e propria ossessione per il show don't tell da parte di gente che vorrebbe insegnare come scrivere.

    Personalmente sono convinta che ci voglia da un lato la capacità di non esagerare, dall'altro il non andare oltre il realismo.
    Mostrare è una cosa che si può fare in certe occasioni, ma non sempre. E un racconto o un romanzo va avanti anche con situazioni in cui - penso per esempio a una pagina di diario oppure un dialogo - mostrare e non raccontare non sarebbe realistico. A mio parere bisogna imparare ad avere senso della misura.
     
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    Ma non so. Io non sono un divoratore di prosa, ma alcuni classici mi piacciono. E sai cosa ho notato? Che ragionando secondo questa filosofia odierna del show don't tell o di quello che in generale gli editori vorrebbero oggi non avremmo tipo Calvino. Secondo me certe cose, pur comunque utili a saper scrivere, sono state messe sul piedistallo per distrarre da una cosa nuda e cruda: la quasi totalità di quello che circola fa schifo, è banale, trito e ritrito ancora. Un po' come nell'alimentazione si propaganda alla nausea tanta roba sostanziale ininfluente per non dire alla gente che è pelandrona, non ha minimamente voglia di muoversi dal divano se non per andare a letto o aprire il frigo.

    Lo so, ne avevamo già parlato, ma mi è venuta in mente questa cosa.
     
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    Secondo me certe cose, pur comunque utili a saper scrivere, sono state messe sul piedistallo per distrarre da una cosa nuda e cruda: la quasi totalità di quello che circola fa schifo, è banale, trito e ritrito ancora.

    Aggiungo anche che certi che le sostengono con così tanto fervore da non tollerare minimamente altri stili, si mettono a loro volta su un piedistallo, per auto-attribuirsi il potere di potere dimostrare la loro superiorità e potere affermare con certezza che ciò che scrivono altri non è all'altezza. :f:
     
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    Io mi ricordo tanti anni fa una tizia che sminuiva a destra e a manca con questa fissa qui. Voleva insegnare come scrivere. Forse la ricordi anche tu, visto che più o meno risaliamo all'epoca entrambi. Ho poi letto qualcosa di quello che produceva: porcheria totale, zero passione, nessuna intensità, formalmente ineccepibile e regola del mostrare perfetta, ma tutto moscio e atteggiato. Non mi ha coinvolto neppure per sbaglio.

    La stessa cosa vale per i maestrini della metrica, fra l'altro: detto da uno che in metrica ci scrive, quindi non sussiste la scusa della volpe che non raggiunge l'uva.
     
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6 replies since 26/2/2019, 15:03   136 views
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