Voglio provarci!

Prova di scrittura (romanzo fantasy)

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    The Owl Knight

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    Salve a tutti!
    Da un po' di tempo vagava per la mia mente la volontà di provare a scrivere seriamente qualcosa.
    Non sono uno scrittore professionista e, probabilmente manco di "tecnica" nei miei brani.
    Sono solo un giocatore di ruolo a cui piacerebbe meritare il titolo di scrittore ed è qui che nasce la mia impresa.
    In questi giorni ho buttato giù una piccola introduzione per un romanzo che forse un giorno lontano concluderò (se mai accadrà).
    Volevo i vostri pareri e, soprattutto i vostri consigli prima di gettarmi in questa lunga impresa.
    Vi ringrazio in anticipo per aver trovato il tempo di leggere questa piccola introduzione.

    Con affetto, Dhurantir.

    Introduzione: Portaleone



    Una luce color rosso-arancio cominciava a ritagliarsi un leggero spazio fra le colline e le montagne all’orizzonte.
    Il suo tenue fascio iniziava, leggero, ad infrangersi contro le mura della cittadina di Portaleone inondandone le strade, i tetti e le piccole vite che lentamente si destavano dai propri sogni.
    Le poche persone che, già da un paio d’ore, vagavano tra le sue vie si muovevano come formiche laboriose, pronte ad aprire la propria bottega o gustarsi un’umile colazione alla taverna del Leone splendente.
    Il profumo di pane appena sfornato entrava, senza chiedere il permesso, nelle finestre delle piccole case ai lati della strada ed il canto dei fringuelli risvegliava le poche anime che ancora dormivano nei loro tiepidi letti.
    Una leggera brezza rinfrescava i volti stanchi dei cittadini portandosi con se anche qualche panno steso con poca cura da parte di qualche massaia distratta.
    Due bambini già si accingevano a vivere incredibili avventure con i due bastoncini che avidamente tenevano tra le mani, chissà forse una principessa necessitava di questi due valorosi eroi.
    Ed infine vi sono io, qui appoggiato alla porta della città sulla cui cima vi era scolpito il ruggente volto di un leone a cui la città doveva il nome.
    I miei occhi pregavano di chiudersi per scivolare in un lento sonno dopo che, per tutta la notte, avevo fatto la guardia per le strade di Portaleone.
    Venni rapidamente riportato al presente dalla grottesca voce del taverniere, grosso e panciuto come sempre.
    «Ehi Nick!» non ebbi nemmeno il tempo di girarmi che subito dovetti far cadere la lancia che tenevo in mano per poter afferrare la colazione che mi era stata lanciata all’improvviso, fare un cenno di saluto e vedere il vecchio Tobias allontanarsi ridacchiando mentre tornava in taverna.
    Ripresi la lancia, la appoggiai al muro dietro di me mentre, piano piano, cominciavo ad aprire il piccolo fagottino lanciatomi dal taverniere.
    Una marea di profumi inondò le mie narici mentre rimuovevo la stoffa; un pezzo di formaggio, della carne secca, un tozzo di pane ed una mela.
    Non avrei potuto desiderare altro, anche se in realtà non è che avessi assaggiato tante altre pietanze nella mia vita.
    Ogni cosa sembrava essere al suo posto come sempre, ma quanto mi sbagliavo, se solo l’avessi saputo avrei aspettato a fare colazione in modo che questa non cadesse rovinosamente a terra quando quell’uomo entrò in città prendendomi completamente alla sprovvista.
    L’uomo dai lunghi capelli grigi e fin troppe estati sulle spalle, incurante di avermi appena fatto cadere il pasto, continuò a correre urlando per le strade della cittadina.
    Quando, poco dopo, cadde in ginocchio stremato era ormai inutile provare a coprire le orecchie dei due bambini in quando, così come loro, tutte le persone di quella via avevano ormai udito le disperate parole del vecchio.
    «Sono morti! Li hanno uccisi tutti!»

    La pacata Portaleone, fin da quando vi nacqui, ormai trentotto anni fa, aveva saputo proteggermi e regalarmi un esistenza piuttosto tranquilla.
    Qui mi sono innamorato e qui ho pianto quando quella donna morì molto tempo fa, ma di questo non posso certo dar colpa alla città o ai suoi abitanti.
    Entrai nella guardia cittadina poco dopo aver compiuto il mio diciottesimo compleanno, con tutte le intenzioni di sconfiggere i mostri che sicuramente un giorno avrebbero assediato le nostre mura.
    Certo che avrei combattuto contro la criminalità del piccolo borgo e pronto a levare la mia lama verso chiunque avesse messo in pericolo la vita del barone.
    Fortunatamente, però, i miei sogni si spezzarono poco dopo essere entrato nella guardia.
    Portaleone era una cittadina tranquilla, le uniche cose che potevi trovarvi intorno erano i campi color oro delle famiglie contadine ed il pericolo più grande erano le mucche al pascolo degli allevatori.
    Un borgo occupato da poco meno di cinquecento anime che, negli anni passati a girovagare per le strade, avevo imparato a conoscere.
    Tobias il taverniere, un burbero portato per molti mestieri ma non per quello del taverniere; la famiglia Gorwin, abili artigiani le cui opere giravano per tutte le terre della baronia.
    Mariel la fornaia, Torwick il fabbro giunto a Portaleone dalle montagne a nord.
    L'anziano Aiden, incaricato dal barone di gestire la piccola cittadina; Il dannato Cristopher Butcher, scalmanato figlio dell’erborista ormai anziano, amante del gioco d’azzardo quanto delle belle donne.
    Panciatonda Terren, il cui soprannome regalava già una larga visione del suo stile di vita; Gilvren Borvonomar , ex condottiero delle truppe occidentali ritiratosi dalle grandi battaglie per vivere in pace a Portaleone, una delle migliori guardie del borgo nonché mio amico più caro.
    April Gholdren, la più bella ragazza della città, la cui fila di pretendenti si dilungava fino al palazzo del barone stesso, e come dimenticarsi dei gemelli Hides talmente simili da confondere la madre stessa.
    Ognuno di loro meritava la stessa stima di un fratello ed, ognuno di loro, aveva preso una parte del mio cuore, ormai vuoto dopo la morte di Annabel.
    Quanto tempo passai a piangere la sua dipartita, quante notti passate guardando la sua lapide.
    Ricordo ancora i suoi capelli color rame intrecciati con le foglie di una sera primaverile, il suo profumo odor di lavanda ed i suoi occhi, due pozzi che davano sul cielo stellato.
    Il giorno in cui ci sposammo su, al monastero, sembrava che le nostre anime si abbracciassero in una danza che credevo non potesse mai finire.
    Ricordo quando incisi i nostri nomi su quella casa in cui a malapena stavamo io e lei, e ricordo quel giorno, dopo la sua morte, in cui, preso dall’ira, cancellai il suo facendomi sanguinare le mani.
    Ancora, nella mia mente, risuonano le sue ultime parole, le ultime parole che udii della sua leggera voce: « Oggi tutto cambierà per sempre », quanto aveva ragione.
    Il tempo, però, aveva riparato parte della ferita ed i cittadini di Portaleone mi avevano donato nuova forza e speranza con i loro sorrisi dolci ed avvolgenti.
    Inutile dire che il crimine non albergava nel loro cuore e, tolto qualche bambino alla ricerca di una mela succulenta che non gli apparteneva, non ricordo di aver mai rincorso nessuno tra le strada della cittadina.
    Fu proprio quello il motivo per cui quelle parole risuonarono inarrestabili nel borgo senza che nessuno riuscisse a far niente, che cos’era successo? Com’era stato possibile?
    Per diversi secondi la città si blocco, nessuno emise alcun suono, i bambini fecero cadere i legnetti che tenevano in mano ed io quasi mi strozzai con la micca di pane che ero riuscito a salvare.
    La mia mente era confusa, non sapeva come affrontare le parole dell’uomo.
    Presi un po’ del coraggio che mi era rimasto e feci un passo verso il vecchio, inavvertitamente toccai la lancia con il piede che cadde rovinosamente a terra, per la seconda volta.
    Il suono del legno contro la roccia non causò reazione alcuna sul pubblico che, come me, stava vivendo quegli istanti di orrore.
    Quando mi mossi i miei passi riecheggiarono incontrasti per la via e gli occhi dei presenti caddero tutti su di me ed, infine, sull’anziano signore che avevo finalmente raggiunto.
    Lo guardai in volto per la prima volta da quando mi fece cadere la colazione, era Damian, il sommo sacerdote del monastero situato ad alcune ore a piedi da Portaleone su di un’ alta collina.
    Teneva sul volto l’espressione di chi aveva appena incontrato un drago con almeno sei teste, i suoi occhi, ormai quasi bianchi per l’età, erano fissi nel vuoto.
    I suoi lunghi capelli lisci partivano dai lati della testa mostrando la cima del capo quasi del tutto calva.
    Questi gli scendevano fino alle spalle raggruppati in ciocche fini e delicate.
    Ricordo ancora la prima volta che lo incontrai, al tempo era un uomo robusto dall’espressione perennemente seria, il suo liscio volto non lasciava spazio ad alcun ciuffo di barba ed i suoi occhi, verde smeraldo, osservavano il mondo ricolmi di saggezza.
    Io, invece, ero appena un fanciullo intento ad aiutare il padre boscaiolo.
    Il passare delle stagioni, però, aveva ucciso l’uomo dei miei ricordi, le rughe avevano conquistato il suo viso ed il fisico si era trasformato in quello di un gracile anziano. .
    Lasciai passare la mano nelle increspature castane della mia barba prima di accovacciarmi e poggiare delicatamente una mano sulla spalla dell’uomo che subito sobbalzò.
    Damian, voltandosi, mi prese le spalle con entrambe le mani lasciando intravedere gli schizzi di sangue che macchiavano la sua veste grigia in più punti, schizzi che, fino a quel momento, erano rimasti completamente nascosti ai miei occhi.
    L’uomo aveva gli occhi sgranati, osservò il mio volto per alcuni secondi con quello che credo fosse il tentativo di comprendere la mia identità.
    La sua voce era strozzata e rauca ma il silenzio della via permetteva a chiunque di udirla: «Giovane Nicholas, sei davvero tu?» l’uomo si fermo ad attendere la risposta, ma prima che io potessi fiatare continuò «Sono tutti morti Nicholas, non ho idea di cosa sia successo».
    Gli occhi di Damian si riempirono di lacrime che, a stento, cercava di mantenere: «Non ho potuto fare niente, a malapena vedevo ciò che accadeva intorno a me, qualcuno è entrato scatenando il caos, un ira che nemmeno gli dei avrebbero potuto manifestare, perdonami».
    Per quanto tempo l’anziano aveva corso? Con quale coraggio era riuscito a scappare dal monastero?
    A quali orribili scene avevano assistito quegli occhi?
    Nella mia mente molte, troppe domande richiedevano chiarezza ma l’uomo, stremato non sembrava capace di aiutarmi; vidi i suoi occhi chiudersi in cerca di ristoro e Damian cadde svenuto fra le mie mani.
    Alzai lo sguardo incrociando quelli dei cittadini, riuscii a vedere Mariel, che era uscita in strada dopo aver sentito le urla dell’uomo, Tobhias con gli occhi fissati al corpo del vecchio, i due bambini, indecisi tra il fuggire ed il piangere ed infine Gilvren che, appoggiato all’altro lato della porta principale, aveva passato la notte di ronda insieme a me.
    La sua voce pacata e disciplinata, come sempre, mi raggiunse mentre i nostri occhi si incrociavano in un tumulo di emozioni: «Penso che dovremmo avvertire Aiden».

    Edited by Dhurantir - 6/9/2018, 02:19
     
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    Che tu sappia che la pietra fa sempre male.

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    Inizio interessante, mi è piaciuta la descrizione dell'ambiente della cittadina. Mi incuriosisce la figura del Barone, onestamente. Ti consiglio solo di non andare a capo così spesso nelle sequenze descrittive, ma penso sia più una questione di mio gusto personale.
    CITAZIONE (Dhurantir @ 6/9/2018, 00:57) 
    Una marea di profumi inondò le mie narici mentre rimuovevo la stoffa; un pezzo di formaggio, della carne secca, un tozzo di pane ed una mela.

    Credo che i due punti siano più adatti rispetto al punto e virgola.
    Per il resto, bravo e in bocca al lupo!
     
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  3. EG the Wanderer
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    Ciao, mi piace molto questa introduzione. La sequenza iniziale e, in generale, le descrizioni sono scritte molto bene: sembra quasi di vedere il mondo che descrivi. E la narrazione in prima persona (che non mi aspettavo) secondo me funziona perfettamente.
    Ho faticato un po' a seguire gli eventi più concitati. Ad esempio, quando a Nicholas cade la lancia o quando Damian compare, mi sono perso in quelle frasi molto lunghe e complesse. Se posso, ti consiglierei di dividere quelle frasi (una principale e, al massimo, una subordinata). Parole lunghe come "all'improvviso" o verbi complessi come "mi era stata lanciata" rallentano molto il ritmo che in sequenze come questa deve essere abbastanza rapido.
    Spero di leggere presto il seguito!
     
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2 replies since 5/9/2018, 23:57   85 views
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