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Iniziò così. Con un giorno qualunque. Mi stavo facendo beatamente i cazzi miei quando mi presero e mi portarono al laboratorio. Ero a casa mia occupato a giocare all'ultimo capitolo di God of War, quando fecero irruzione quegli uomini orribili. Irruzione nel senso che sfondarono la porta. Mia sorella cercò di fermarli. -Andatevene! Non potete! - disse, ma fu inutile. Io ero troppo preso dal videogioco, per fregarmene. Poi vennero da me e mi chiesero: -tsi ztuzi, è lei Gianfkanto Lupetto? -No, dev'essere il vicino, provate con lui. -Il zoggetto mente, tsiakamente zi fuole oppokke al tkattaemento, bizogna intekfenike ton le manieke fokzate. E mi afferrarono come se fossi leggerissimo. Chiaro, avevo quindici anni, però non ero così leggero. Mi fecero una puntura con un ago quasi invisibile e mi addormentai. Quando mi risvegliai ero in una stanza. Ero legato a una sedia, non potevo muovermi. -Ehi, ma che cosa avete fatto? Liberatemi! - gridai ma fu inutile. Venne fuori un uomo che fumava e iniziò a parlare con un vago accento tedesco. -Tse l'etspekimento komintsi! - disse. Non capivo. Assolutamente. Mi passò davanti un libro. Era tenuto da pinze sorrette da cavi. -Molto pene, ya, il zozzetto, ovveko lei, dofkà lezzeke inintettekkottamente pea il prozzimo anno e metso che pazzekà con noi. Ze profekà a zcappake, la uzzitekemo. Ze profeká a tsiamake la politsia, la uzzitekemo. Ze profekà a tsiamake la zua familia, li uzzitekemo. tsiako? -Limpido - risposi spaventato. -Molto bene, ya, dofkà lezzere atentamente, zentsa la minima tistratsione ogni lipko prezente in kvuesta ztantza, libki tse ammontano ziktsa a ottozentocinkvuemila titoli. Ze non rieze a finikli entko un anno e metso, la uzzitekemo, ya. -Ma voi siete pazzi! Non potete farmi questo! Io odio leggere! Non sono mai stato bravo! Anzi, a dirla tutta sono dislessico, ecco. Volete questo peso sulla coscienza? -Ze pea antse zolo un attimo zi tiztrakkà tal lipko che zta lezzento le akkifekà una ztsaritsa elettritsa, kvuinti tsi penzi pene. -Adesso fate soltanto i gradassi, cosa ve ne conviene a voi questo esperimento? -kvuezta infoamatsione è rizerfata, ya, ya, atezzo komintsiamo kol primo lipko. Finito ogni lipko tofkà daktsi un zuo pakeke e foknikne un akkukata rectsenzione. A timostkatsione tse il lipko l'ha letto e kapito al meglio. La zpiegatsione è finita, puona lettuka - disse l'uomo uscendo dalla stanza. Il primo libro era anche difficilissimo e orribile, era quella stronzona di Moby Dick, la balena. Il primo libro è sempre il più difficile. Gli altri furono quasi tutti classici della letteratura, di ogni paese. Da Guerra e Pace ai Promessi sposi. Molti di quelli non li capivo proprio, e quando era così mi costringevano a ricominciare daccapo. Era una tortura. Gli occhi mi facevano male, sempre più male, anche se la luce non mancava. Ogni tanto mi concessero del collirio. Andando avanti sentivo qualcosa crescere in me. Un improvvisa fantasia. Volevo scrivere anche io, ma non potevo. Andando avanti, la mia mente riusciva ad avere costanti idee su libri da scrivere e racconti da ideare. Non riuscivo a fermarle. Non che avessi molto tempo per pensare lì dentro. Mi davano da mangiare come in cella. Uno schifo. Ma prima o poi il tempo finì e io mi sentivo diverso. L'uomo che fumava tornò e mi chiese come mi sentivo. -Datemi un foglio! Subito! Avanti, brutti bastardi, adesso guardate! - gridai. Corsero subito a prendere il foglio. Me lo porsero, e io scrissi un racconto alla velocità della luce. Lo feci leggere all'uomo che fuma. -Molto pene, ya, forze l'expekimento ha funtsionato. -Aiutatemi, sono pieno di idee, datemi fogli! Me li diedero. In due o tre giorni scrissi cinque libri. -Ukkà, ha funtsionato! Il sozzetto itiota atesso è tifentato uno ztskittoke! - gridò l'uomo ballando. -Ehi, idiota a chi? -Pakton, zignoke, lei è libeko atezzo. -Si, si, certo, dov'è il prossimo libro? Appena dissi la parola libro, ne comparve uno. Questa fantasia era forte. Forse un po' troppo. -Uhm, mi servirebbe un lanciafiamme anche - dissi. Comparve. -Ciao, ciao, bastardi - dissi e li squagliai come cioccolatini. Scappai da quel laboratorio e presi un autobus per tornare a casa mia. Ero diventato uno scrittore, l'uomo scrittore. Scrittore-Man. Il mio potere era infinito. Quando tornai a casa non parlai con nessuno e scrissi venticinque libri in un giorno. Quando mia sorella venne a chiedermi cosa facevo e ad importunarmi la toccai inavvertitamente per mandarla via e divenne una scrittrice anche lei. Non brava quanto me, ovviamente. La situazione stava sfuggendo di mano, i miei genitori erano preoccupati. Io no. Nel giro di un mese, riuscii a pubblicare i miei lavori. E in un anno o due ottenni un vasto seguito. Nessuno aveva mai visto una scrittura del genere. Tutti quegli autori, tutte quelle parole. Tutto era facile. A scuola nei temi prendevo tredici e lode. Anche se in matematica facevo ancora schifo. Comunque ormai ero diventato un supereroe. Decisi di combattere il crimine e trasformare i cattivi in scrittori pessimi. Poi rubai anche qualche banca e me ne andai in Messico a scopare. Anche in Messico combattevo il crimine. Tornato in Italia mi legai di nuovo alla mia famiglia e mi dedicai alla scrittura e alla scuola a tempo pieno, e questo fu l'inizio. L'inizio della mia nuova vita.
Edited by Matthew 98 - 27/6/2018, 00:14
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