DREAMLAND

I sogni fanno male. E tu sei masochista che continui a sognare.

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    Un giorno mi dissero:

    “I sogni sono sogni
    lasciali tali
    a giacere nella mente
    che male non fanno
    se restano inerti”.

    Non avevo davvero idea di quanto fosse vero.


    Eravamo a casa mia, di fronte al computer, come al solito, a ridere e scherzare. Devo aver fatto una battuta particolarmente pungente, perché d'un tratto si alzò, mettendo un muso che subito riconobbi come falso (insomma, la mia battuta non era davvero offensiva) e si diresse all'angolo tra la porta e il muro; e lì stette, dandomi le spalle.
    Dopo qualche istante di silenzio affermò che, sì, la mia battuta aveva offeso il suo animo. Un po' interdetta, chiesi cosa potessi fare, per rimediare al mio errore.
    Ruotò sul posto quel tanto che bastava per guardarmi, il suo volto di tre quarti; un quadro impossibile da dimenticare, con il profilo del naso ben disegnato e gli occhi penetranti.
    Mi fece segno, allargando appena le braccia, di desiderare un abbraccio. Così, mi avvicinai e cinsi il suo corpo con le mie braccia, appoggiando il volto appena sotto il suo collo, in quel punto dove la pelle è così tenera da far male.
    Dopo qualche istante di immobilità, dove anche il respiro sembrava essersene andato, fu come se si sciogliesse. Si lasciò andare, sospirando, e sentii il peso del suo corpo sul mio, il peso dei muscoli che si rilassano. E iniziò a muovere le mani sulla mia schiena, accarezzandomi delicatamente, in punta di dita, come fossi fatta di vetro. Questa volta, toccò a me sospirare.
    Le sue mani si mossero dalle mie scapole, scendendo sempre più, e un brivido percorse la mia spina dorsale. Oh, non avevo proprio intenzione di fermarle, quelle mani.
    Ma, come se mi avessero sentita, si arrestarono, proprio sopra il bordo dei pantaloni. Così, alzai il volto per incrociare il suo sguardo e, per la prima volta, non mostrò paura nel fissare il suo nei miei occhi neri.
    Si chinò impercettibilmente e mi baciò, con delicatezza bruciante. Come liberata da un segnale invisibile, una delle sue mani scivolò oltre la cintura, accarezzandomi dolcemente il sedere.
    Mi abbandonai completamente alle sue carezze e le mie gambe tremarono, rischiando di farmi cadere, ma l'altra sua mano, rimasta sulla mia schiena bassa, mi sorresse. I suoi baci erano divini, come manna scesa dal cielo, come acqua a lungo agognata. E la cosa migliore era che non erano affatto un miraggio, ma erano reali, come il fuoco che lasciavano sulla mia pelle.
    Sentimmo una voce scendere dal piano di sopra e ci staccammo, tornando a sederci. Ma la voce si allontanò e allora alzai lo sguardo sul suo volto, sorridendo con malizia, e mi accomodai sulle sue gambe, desiderandone ancora, per nulla sazia, come se quel goccio d'acqua avesse risvegliato tutta la mia sete.


    Fu così che mi svegliai, con quel sorriso malizioso ancora sulle labbra.
    Fissai il soffitto bianco della mia stanza.
    Un sogno. Solo un sogno.
    Sospirai. Un sospiro ancora ebbro di baci, ma con un'inequivocabile nota di amarezza.
     
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    E' stato breve, ma coinvolgente.
    Non mi aspettavo che fosse un sogno (pensavo che il titolo si riferisse al sogno in senso figurato), è stato un colpo di scena!
     
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    Grazie^.^ felice che ti sia piaciuto!
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    è stato un colpo di scena!

    Eh eh, perfetto 😏😏

    Devo dire che l'ho scritto per caso, ma come tema mi piace. Se ne avrò l'occasione scriverò ancora... Magari più come diario(?) Con alcune parti di realtà e altre di sogno, oppure solo sogno. Non so
     
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    È stata una gradevole lettura. Sei stata brava nelle descrizioni delle emezioni, sono riuscito ad immaginarmi tutto.
     
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    Grazie Aster! È una cosa che mi dicono in tanti, vado forte nelle emozioni 😂💪🏼
     
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    ...oh, è questo che stiamo facendo?

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    Mi è piaciuto. In particolare, ho trovato interessante la mancanza di dettagli: non sappiamo chi sia la protagonista, nè il suo nome, così come non sappiamo nulla della persona che è con lei. Personalmente, ho letto il racconto credendo che alla fine questi dettagli mi sarebbero stati rivelatì, ma questo non è successo e, nel leggere le ultime frasi, ho provato una nota di amarezza. Come, appunto, un sogno finito troppo presto.
     
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    ho trovato interessante la mancanza di dettagli

    Grazie per aver notato questo fatto. In alcuni tratti è stato particolarmente difficile mantenere un tono neutro rispetto alla seconda persona: troppe volte ho rischiato di mettere indicazioni sul sesso del personaggio coprotagonista. Ho pensato che scrivere tutto neutro permetta a chiunque di impersonarsi, senza vincoli. Spero che la mia intenzione sia ben riuscita 😅
     
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    Non avevo fatto caso a questo dettaglio. Ora mi rendo conto che se ho pensato che l'altra persona fosse un ragazzo era perché se la protagonista fossi stata io, l'altra persona sarebbe verosimilmente stata un ragazzo. Direi che sì, mi sono immedesimata moooooolto più di quanto pensassi!
     
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    Direi che sì, mi sono immedesimata moooooolto più di quanto pensassi!

    Perfetto! Così si che mi soddisfi Milly u.u
     
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    IL racconto continua!

    --------------------------------

    Mentre io canto di te
    Ancora tu scrivi di lei
    E ogni giorno si abbatte
    Sul mio castello di carte
    Che meticolosamente
    Ricostruisco ogni notte
    Ogni notte che sogno di te.


    Sognai ad occhi aperti, mentre mi abbracciava. Questo non era un sogno. No, ero quasi certa di essere più che sveglia.
    Il ricordo di quel sogno era ancora lì, doloroso, come una ferita che non vuole guarire. O che non la si lascia guarire. Certo, se mi fossi concentrata su qualcos'altro, su un'altra persona, quello squarcio avrebbe potuto richiudersi. Ma no, non ero quel tipo di ragazza, ero troppo testarda per abbandonare così una causa persa. Troppo masochista.
    "L'avvocato delle cause perse". Così mi chiamava mamma, da bambina. Ora ero sì cresciuta, ma alcuni miei comportamenti rasentavano ancora l'infantile. L'unica differenza era che al momento ero l'avvocato di me stessa.
    Mi crogiolai nelle sue carezze sulla mia schiena, nel suo profumo di sapone e carne delicata che potevo aspirare appoggiando la testa nell'incavo della sua spalla, appena sopra il petto.
    Non era un sogno. No. Non lo era affatto. Se lo fosse stato, avrei alzato lo sguardo e, una volta incrociato il suo, non lo avrei riabbassato, come in effetti feci, ma mi sarei sporta un pochino e, socchiudendo le labbra, avrei baciato le sue.
    Se fosse stato un sogno, sarebbe stato bellissimo. Avrebbe placato tutti i miei demoni, soprattutto quello della lussuria, che da troppi mesi ormai l'ottava per uscire e prendersi ciò che gli spettava.
    Se fosse stato un sogno, per quanto bello, al risveglio la realtà mi avrebbe colpita come una scure, catapultandomi nella fredda depressione.
    Ma questo non era un sogno. Oh, no, le sue mani sulla mia schiena erano fin troppo vere. Fin troppo stimolanti.
    Sognai ad occhi aperti, sospinta dai brividi lungo la mia spina dorsale, sognai di baciare quella bocca disegnata, di naufragare nel mare dei suoi occhi. Sognai e continuai e restare ferma, la testa sulla sua spalla, intrecciando le dita con l'altra sua mano.
    Sospirai.
    Avrei voluto chiedere un bacio. Un bacio soltanto. Senza coinvolgimenti futuri.
    Giusto per vedere cosa si provava, per vedere se la corrente di emozioni avrebbe portato via anche il suo freddo distacco.
    In fondo, avrebbe potuto essere il primo e l'ultimo della mia vita. Non era forse legittimo, per i condannati a morte, chiedere e adempiere un ultimo desiderio?
    Se avessi dato voce a questo pensiero, mi avrebbe detto di non essere così drammatica. Ma cosa potevo farci se la drammaticità era la mia parte migliore?
    Se avessi chiesto quell'unico bacio, sarei inevitabilmente andata incontro ad un rifiuto. Quanto avrei voluto spaccare quel suo freddo autocontrollo, quanto avrei voluto penetrare nei meandri della sua mente. Ci avevo provato molte volte, cercando di sfondare la porta. Provai addirittura a scassinarla, ma le mie chiavi non si adattavano alla serratura.
    Non c'era posto per me, lì dentro.
    Seppi di dover rinunciare. Una parte di me odiava l'idea di doversi arrendere. Ma in fondo, già mi arresi in altre occasioni, perché questa volta sembrava così impossibile?
    Certo, il suo comportamento era alquanto ambiguo. Non c'era posto per me nella sua mente, eppure non si scostò da me, non si rifiutò di accarezzarmi dolcemente, non ignorò la mia mano.
    Così continuai a sognare ad occhi aperti, sperando invano che lo scadere del tempo non si avvicinasse.
    Continuai a sognare, grattando la crosta che la ferita aveva iniziato a formare, facendo nuovamente scorrere il sangue.
    Non chiesi quel bacio, non ne ebbi il coraggio. D'altronde, mai mi ero contraddistinta per il mio animo impavido.
    Così continuai a lasciar vagare la fantasia, che ormai aveva superato i baci, fino allo scadere del tempo, quando dovetti staccarmi, con dolore lacerante, da quel corpo caldo che ormai conoscevo bene, ma che certamente mi sarebbe piaciuto conoscere meglio.
    E il mio sogno si infranse, come le onde a riva. Si infranse come un vetro colpito da un sasso e le sue schegge colpirono la mia anima che si era così stupidamente esposta alla burrasca.
    I sogni fanno male. Ma la realtà di più.
    Credetemi, quando vi dico che è meglio morire.


    Una lacrima solitaria
    È scesa sulla mia guancia
    Non voglio asciugarla
    Sono stanca di essere forte
    Ora voglio solo arrugginire.
     
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    ...oh, è questo che stiamo facendo?

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    che da troppi mesi ormai l'ottava per uscire e prendersi ciò che gli spettava.

    lottava
    Molto toccante, più di quanto non fosse la prima parte. Fa venire proprio voglia di piangere.
     
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    lottava

    Grazie! Solitamente scrivo a computer, ma questa volta ho usato il telefono e odio questo t9, mette anche gli accenti dove non servono 🙄😂
    QUOTE
    Fa venire proprio voglia di piangere.

    Grazie? Lo prendo come un complimento 😅
     
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    Bellissimi!
    Entrambi i testi mantengono lo stesso ritmo.
    Sei riuscita a far risaltare la parte sensuale della donna in maniera incredibilmente dolce.
    Bellissima anche la visione della "battaglia" tra "ciò che vorrei fare" e "ciò che riesco a fare".
    molte volte siamo noi stessi a frenarci per ragioni quanto meno stupide.
    brava!
     
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    Grazie mille^.^
    QUOTE
    Sei riuscita a far risaltare la parte sensuale della donna in maniera incredibilmente dolce.

    Sono contenta tu abbia colto questo fatto; non sempre la parte sensuale è provocante, ma può essere, appunto, incredibilmente dolce, al punto da donarsi completamente.
     
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    Tutto è possibile
    nel mondo onirico
    siamo padroni
    di un mondo meraviglioso
    ogni nostro desiderio
    un ordine da adempiere
    ma non tutto l'oro brilla
    e questa pepita
    sotto il velo prezioso
    è nera come pece
    ed è pronta a prenderti
    per non lasciarti sfuggire
    come una droga
    che reclami la dose
    in astinenza.


    Mi tese un pacchetto regalo, di mattina presto, appena dopo il suono della sveglia. Mi ero fermata a dormire a casa sua, in due letti diversi, purtroppo. Ancora assonnata, realizzai che quel pacchettino colorato era una sorpresa. Gli occhi mi luccicarono, con la gioia di un bambino la mattina di Natale; io adoro le sorprese!
    Scartai il pacchetto con mano tremante. Erano dei sali da bagno. Avevo sempre desiderato dei sali da bagno! In uno slancio di affetto, ringraziai per il pensiero appendendomi al suo collo.
    La giornata proseguì lenta e oziosa, tra mille risate e progetti eretti tra le nuvole e le stelle. Mentre eravamo in camera, per cercare bene non so cosa, mi scappò una battuta un poco pungente. Beh, come tutte le mie battute, del resto. Ho un humour davvero english che alle volte riesce a congelare intere stanze. Sta di fatto che finse di offendersi, ma, seppur riconobbi la finzione, mi sentii in colpa e avvolsi il suo corpo tra le mie braccia, accarezzando dolcemente la sua testa, o almeno i suoi capelli dorati e la porzione più bassa della nuca, data la mia scarsa altezza.
    Con mio grande stupore, una sua mano scivolò oltre la mia schiena bassa e mi carezzò dolcemente il fondoschiena, stringendo appena, delicatamente. Alzai il volto, colta alla sprovvista, per incrociare il suo sguardo. Non esitò un istante: si chinò e mi baciò appena, appoggiando le sue labbra sulle mie, ed io fui scossa da brividi in tutto il mio corpo.
    Fece per sollevare, con l'altra mano, il mio lungo vestito bianco, per infilarcisi al di sotto, ma proprio in quel momento sentimmo dei passi avvicinarsi e nell'esatto istante in cui una voce maschile chiamò il suo nome e la maniglia della porta cigolò, abbassandosi, ci staccammo.
    In evidente imbarazzo guardammo il nuovo venuto, un suo amico. Si avvicinò e chiese qualcosa, ignorandomi completamente, per mia fortuna; insomma, in quella circostanza, ancora scossa da piccoli brividi, temo non fossi assolutamente in grado di parlare.
    Con mio grande sollievo e suo enorme disappunto, fu liquidato malamente e la porta fu chiusa alle sue spalle, questa volta con un giro di chiave.
    Privacy.
    Quando mi si avvicinò nuovamente, mi morsicai istintivamente un labbro, mentre fissai il suo sguardo turchino.
    Si fermò di fronte a me, nella mia sfera personale, i nostri corpi quasi si sfioravano mentre venivano sospinti dai nostri respiri profondi.
    Non pensai. Agii soltanto.
    Che strana sensazione mi diede, così strana per me, così solita lambiccarmi nell'indecisione; o almeno, per quanto riguarda queste situazioni.
    Afferrai il colletto della sua camicia, stropicciandolo appena, e spinsi giocosamente, facendo atterrare il suo corpo morbido sul divano alle sue spalle.
    E dal basso mi fissò, con sguardo sbalordito. Ma c'era altro, in quello sguardo: una sorta di curiosità accennata.
    Sorrisi apertamente, con malizia crescente.
    Ecco, la bestia era stata liberata. Ed ora correva, scorrazzando per i boschi e le praterie, assaporando la libertà, che, dopo tutto il tempo ad esser stata rinchiusa in gabbia, era decisamente paradisiaca.
    Sotto l'influsso della belva mi mossi, quasi come un burattino, una bambola di vetro, mossa dagli abili fili di un burattinaio superiore.
    Con movimenti calcolati e lascivi, appositamente lenti per assaporare il momento, per accrescere il desiderio, mi accomodai sul divano, a cavalcioni sul suo corpo.
    Stetti un attimo a fissare il suo viso e mi leccai inconsciamente le labbra, come prima di mangiare un dolce tanto desiderato.
    Mi chinai e baciai le sue labbra morbide.
    Dopo un attimo di stupore, ricambiò il mio bacio e le sue mani si mossero veloci verso i miei glutei.
    Mi crogiolai in quell'abbraccio decisamente particolare e la bestia che era in me si leccò le zampe, soddisfatta, per pulirle dal sangue, e si stiracchiò sonnolenta.
    Spostai la mia bocca, con lentezza calibrata, verso il suo collo e iniziai a baciare la pelle delicata appena sotto il lobo e sentii il suo sospiro di piacere contro il mio orecchio, generando un brivido che mi scosse da capo a piedi. Rabbrividii di piacere.

    Mi scosse un brivido di freddo e mi svegliai, completamente scoperta e infreddolita. Rabbrividii.
    Fissai amaramente la parete bianca di fronte a me.
    Un altro sogno.
    Solo sogni.
    Ecco di cosa era fatta la mia vita. Un mare di illusioni, che sale con la marea e ti sommerge, affogandoti.
    Ormai iniziavo a farci il callo, a questi sogni. A riprova di questo fatto, non fui neanche un poco triste per tutta la giornata, invece, tempo prima, sarei sprofondata nella cupa depressione per giorni interi.
    Ormai, iniziavo a imparare come respirare sott'acqua.
    E con sguardo spento, apatico, mi alzai dal letto, pronta a buttarmi a capofitto nella giornata per dimenticare anche la più piccola carezza.


    Pianterò un cipresso
    In mezzo al giardino
    E la sua cima svetterà
    Sopra tutte le chiome
    Sagoma nera al mio sole
    Nera più nera della notte
    Pianterò un cipresso
    In mezzo al giardino
    Custode guardiano
    Di ciò che si è rotto
    E non può essere aggiustato
    Di un amore passato.
     
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