Capitolo 1 (Bozza)

Ambientato in epoca vittoriana

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  1. _Alba_Chiara_
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    COMMENTO:
    http://scrittoridellanotte.forumcommunity....272153#lastpost

    Premessa: sto scrivendo un romanzo ambientato nel 1800 a Londra, parla di una storia di cinque fratelli costretti a rubare. Prima però volevo spiegare il motivo delle loro azioni e del passato: partendo dal matrimonio dei genitori.

    Londra 1845
    C’era gran fermento nella grande sfarzosa villa del Duca di Devonshire: un continuo via e vai della servitù: le migliori cameriere si occuparono di apparecchiare il tavolo nella sala da pranzo, i cuochi erano già ai fornelli. Il Duca Jack Evans controllava la situazione, mentre la Duchessa Henrietta finiva di prepararsi con l’aiuto della sua personale cameriera. I due genitori di John: avevano organizzato una cena con i parenti più stretti con lo scopo principale di stabilire la data di nozze e la sua organizzazione.
    Solo una settimana prima,Il Duca di Manchester: George Smith,padre della sposa, dopo la sua benedizione. Decise di organizzare un ricevimento e con un brindisi: in onore alla coppia, rese ufficiale il fidanzamento tra il Marchese John e sua figlia Lady Margareth.
    Il maggiordomo avvertì i padroni di casa che i genitori della futura nuora erano arrivati.
    Henrietta si precipitò alla camera del figlio:
    “John, sono arrivati, affrettatevi” gli disse in tono sbrigativo, non voleva far attendere i suoi ospiti più del dovuto
    “Scusatemi, eccomi madre” le rispose seccato.
    Mentre si sistemava la giacca, con la mente tornò indietro a sei mesi prima: quando il padre l’aveva praticamente costretto a corteggiare Lady Margareth. Bella donna, però i suoi progetti erano ben altri. Rassegnato scese assieme ai genitori, che accolsero i suoi futuri suoceri.
    Quando vide Margareth con quel vestito, dovette ammettere che era splendida, ancora meglio se nuda. Lei di risposta arrossì, intuendo i suoi pensieri.
    Dopo i saluti e i vari convenevoli, la duchessa li fece accomodare nell’apposita stanza per gli ospiti.
    “A nome della famiglia, vi ringraziamo per l’invito” ringraziò educatamente La duchessa Edith
    “Figuratevi, per noi è un onore” ti sbatterei fuori di casa, all’istante! pensò mentre sorrideva, le due donne si detestavano cordialmente, ma Edith non ci dava peso: l’importante era che sua figlia fosse felice.
    “Avete una splendida casa, duchessa” si complimentò sinceramente Margareth.
    “Oh, grazie sapete queste tende vengono dalla Francia” affermò lusingata, ci teneva a fare bella figura. Mentre le tre donne conversavano sul arredamento, gli uomini parlavano di lavoro:
    “Allora vecchio volpone come sfrecciano gli affari?” gli chiese in tono confidenziale George
    “Tutto tranquillo, in rotaie sicure” rispose Jack, loro due erano amici di vecchia data, tanto da chiamarsi per nome “Anche grazie all’intervento della nuova entrata in azienda” dette una pacca sulla spalla al figlio che sorrise forzato.
    Lavorava nel settore ferroviario assieme al padre da appena un mese, non voleva che la notizia si sapesse in giro, ma ormai era tardi.
    “Duca ho saputo che il nuovo progetto è andato in porto” cercò di cambiare discorso
    “Si, è stato rischioso, ma alla fine con il sollievo dei miei collaboratori, il prodotto importato ha avuto successo.” Affermò fiero di sé, l’uomo baffuto invece si occupava della gestione delle rotte commerciali.
    Continuarono a conversare, finché non arrivarono gli altri ospiti: Il primogenito dei Manchester: Il Marchese Noah assieme alla marchesa Diane: in dolce attesa, che teneva per mano il loro figlioletto: Luke. Per ultimo entrò il secondo figlio: Lord Andrew: celibe, si era ritirato dall’alta società per aprire un negozio di libri, uno dei rari a cui la vita mondana non gli piaceva.
    Alle sette di sera, il maggiordomo comunicò che la cena era pronta, tutti entrarono nella sala da pranzo:
    Le pareti della raffinata stanza erano di un delicato bianco crema, sopra al pavimento di legno si estendeva un elegante tappeto di un grigio perlato: con motivi astratti argentati. Al lato destro era collocata una madia: ornata da intarsi che abbellivano le ante, sul mobile era sovrapposto un cesto con della frutta di stagione. Appoggiato al muro: un grande specchio da un elegante ed indefinita forma, contornato da una sinuosa cornice argentata.
    In fondo al muro, tra le due finestre, c’era una credenza: composta da una sezione centrale che si sporgeva, mettendo in mostra il costoso servizio da tè in porcellana con rifiniture argentate, le due parti laterali gemelle espongono la preziosa argenteria, lucidata per l’occasione.
    Al centro della stanza si trovava un tavolo apparecchiato accuratamente: si estendeva una lunga tovaglia bianca, le sedie perfettamente allineate. Ad ogni singolo posto erano posizionati con cura: un sottopiatto in oro bianco circondato da preziosi decori, un piatto fondo e uno piano di un bianco splendente. Le posate argentate vengono posizionate alla perfezione,seguendo l’etichetta: il coltello e cucchiaio a destra dal piatto mentre le forchette a sinistra, i bicchieri sono disposti in diagonale a destra.
    I tovaglioli posti sopra al piatto, due sfarzosi candelabri illuminano la stanza e infine un centro tavola con dei fiori completava l’opera.
    I commensali si sedettero nei rispettivi posti.
    Quando servirono la seconda portata Margareth annunciò ai presenti che aveva intenzione di sposarsi entro giugno. Jack era soddisfatto, ormai era fatta: Questo matrimonio avrebbe offerto la possibilità di conoscere eventuali finanziatori con cui intraprendere nuovi rapporti commerciali.
    Margareth era emozionata solo all’idea di indossare l’abito da sposa. Invece il consorte, si vide sfumare in via definitiva: il sogno di diventare pittore, solo in quel momento si rese conto che il matrimonio si stava concretizzando.
    “Dove vorreste celebrare la cerimonia?” Diane pettegola com’era non perse tempo a informarsi.
    “Ci piacerebbe alla chiesa di S. Frederick ” rispose prontamente John, come desiderava Margareth che si sentì rincuorata che se ne fosse ricordato, entro domani lo saprà tutta Londra pensò irritato.
    “Ottima scelta: è abbastanza grande per accogliere gli ospiti” concordò Edith “per le decorazioni penserei alle ortensie”
    “Splendidi fiori si abbiano bene con le peonie” affermò Henrietta. Sul matrimonio riuscivano ad andare d’accordo, o almeno sugli addobbi pensò con ottimismo Edith.
    “Perfetto, ora pensiamo agli inviti” George passò al lato pratico “Ho sentito parlare bene di un ottimo scrivano: Louis Brown, se non ricordo male”
    “Ti ricordi bene padre, lo conosco da molto, è abile nel suo mestiere” intervenne Andrew.
    “Per il ricevimento potremmo...” Incominciò a dire Noah, che non vedeva l’ora di terminare il discorso, per poi andare a fumare.
    Il piccolo Luke, intanto si annoiava, stava per alzarsi ma la madre gli lanciò uno sguardo che lo convinse a rimanere seduto.
    Continuarono a conversare sulle questioni più importanti: dei dettagli li lasciarono alle signore che decisero di confrontarsi nel salottino, Luke stanco si addormentò sul divanetto.
    Nella stanza accanto decisero di fumare l’agognato sigaro: si accesero cinque toscani offerti dal padrone di casa.
    “So che fremevi di sapere la data del matrimonio” disse George buttando fuori una nuvola grigia, lo conosceva fin troppo bene Jack che effettivamente non aspettava altro.
    “Sai vecchio mio, da il mio unico erede mi aspetterei almeno un nipote, oramai ha 24 anni” Cercò di giustificarsi, mentre al figlio gli andò di traverso il fumo a sentir quelle parole. Jack non voleva che il suo amico capisse che dietro al matrimonio ci fosse la sua insistenza.
    Per evitare che strane voci circolassero tra i vari nobili, con alcuni dei quali era anche in buoni rapporti commerciali.
    “Avete ragione padre, è tempo che mi sistemi e comunque riuscirò ancora a venire a fare qualche partitina” cercò di essere convincente, anche se era il primo a non crederci.
    “Aspetto ancora la mia rivincita, Marchese” gli disse scherzosamente Noah e John facevano parte dello stesso club.
    Povera Margareth, pensò invece Andrew preoccupato: altro che partitine, ci rimarrà in calzoni.
    George sembrò abboccare:
    “Non siete l’unico Marchese, Anche con Noah è stata necessaria una piccola spinta, e ora Diane aspetta il secondo figlio, sperando sia un altro maschio”.
    John era un ottimo partito, alle volte si lasciava andare con l’alcool ma nulla di così grave che Margareth non potesse sistemare. Lui si fidava ciecamente del suo amico e in automatico si fidò anche di suo figlio, scelta di cui si pentirà.
    I gentiluomini continuarono a conversare, e fecero un brindisi alle imminenti nozze, poi alle undici gli ospiti si ritirarono presso le loro abitazioni.
    Jack appena si stese sul comodo materasso, si addormentò sollevato. Domani l’aspettava una lunga giornata di lavoro: ora doveva solo pensare alle spese e data la sua ricchezza, non era un gran problema.
    La moglie nell’altra stanza padronale, invece era agitata: al pensiero di dover organizzare il tutto insieme a quella schiatta di Edith, non la rallegrava. Di certo non voleva far brutta figura alla vista dei 500 invitati. Ogni cosa: dagli inviti fino al ricevimento doveva essere perfetta e necessitava del suo controllo. Solo dopo una buona mezz’ora riuscì ad prendere sonno.
    Per John, fu come riceve uno schiaffo in faccia, dalla dura realtà. Però alla fine la carriera di pittore non era un lavoro che garantiva grandi entrate, era giunto il momento di essere utile per suo padre: dato che aveva terminato l’università. E infondo non gli dispiaceva tenersi Ma Chérie per sé- aveva iniziato a chiamarla con questo nomignolo- senza che la zia bisbetica di turno li controllasse. Con questi pensieri cercò di convincersi, in bocca sentì un retrogusto amaro: sarà il liquore, pensò mentre le tenebre lo avvolsero
     
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    Venendo alla bozza che hai postato, secondo me stilisticamente sarebbe un po' da revisionare a livello di punteggiatura, secondo me abusi un po' troppo dei due punti! A volte, sostituiti da qualche virgola, renderebbero forse il testo un po' più scorrevole. Inoltre non sono sicura che "via e vai" possa essere usato come sostituto di "viavai", o almeno, non l'ho mai letto in quella forma.

    Per quanto riguarda il contenuto, direi che i discorsi sono molto credibili, considerata l'epoca di ambientazione. Se fossi al posto tuo, forse alleggerirei un po' la descrizione della stanza.
    Questo non significa che la cancellerei, ma forse sarebbe più interessante descriverla attraverso gli occhi di qualche personaggio. Non so, magari qualcuno che, annoiato, si focalizza sugli elementi della stanza...

    Il finale mi ha lasciata spiazzata. Sento un retrogusto di cianuro nell'aria... :rolleyes:
     
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  3. _Alba_Chiara_
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    Grazie per la recensione, ora che rileggo effettivamente di due punti ne piovono, con viavai mi sono proprio sbagliata, la descrizione della stanza mi sembrava perfino poco, su questo ci penso cosa fare ^_^
     
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  4. _Alba_Chiara_
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    Ho notato che come inizio non rende l'idea, provo con questa introduzione con l'obiettivo di rendere più chiaro l'inizio della storia, spero di riuscirci.

    Londra 1845
    Il Marchese di Devonshire: John Evans controllò l’ora ripose l’orologio nel taschino, si sistemò il cilindro e attese l’arrivo della sua amata Lady Margareth.
    All’entrata del maestoso Hyde park il giovane uomo si chiese perché fosse lì, poi ricordò il motivo come se ne fosse dimenticato. Soldi la prima parola che gli venne in mente che subito associò al padre.
    Il Duca Jack desiderava mantenere il proprio status sociale e soprattutto le proprie entrate provenienti dalla società ferroviaria di cui fu a capo.
    Non è altro che una questione di immagine strinse i pugni per la rabbia.
    Finalmente arrivò la carrozza privata del ducato di Manchester, si fermò davanti al parco. Il cocchiere aprì la porta e fece scendere scendere dagli scalini Lady Margareth seguita dalla chaperon Rebecca, ovvero la zia zitella, bisbetica e insopportabile.
    “Tornate qui per le cinque esatte” disse altezzosa al povero vetturino.
    Oggi è particolarmente di buon umore zia Becky, pensò ironico John. Decise che era meglio concentrarsi sulla dolce e ingenua nipote:
    “Buon pomeriggio signore” salutò galantemente
    “Buon pomeriggio Marchese” ricambiarono le due donne, la giovane con un sorriso, mentre la più anziana con uno forzato.
    “Lady Margareth venite oggi è una splendida giornata per passeggiare” le tese la mano, lei senza esitazione la strinse, al anulare sinistro portava un vistoso anello con uno smeraldo al centro. Dato in dono al ricevimento organizzato dal padre della sposa, il Duca George Smith.
    Lui, lei e la zia Becky, che li puntava come un cane da segugio, si incamminarono per le viette del parco. Margareth si guardò intorno turbata:
    “Dite che sia conveniente...Tenersi per mano” aggiunse imbarazzata.
    “Non preoccupatevi, ormai è da una settimana che il fidanzamento è ufficiale” la rassicurò
    “Vi confesso che al ricevimento di mio padre, al momento del brindisi in nostro onore quasi non ci credevo che fosse vero. Tutti quei nobili erano presenti solo per noi” disse con aria sognate.
    Lui la guardò e scosse il capo, troppo innocente per il mondo là fuori.
    “Sentite, so che ho già il vostro permesso, però mi sembra più che doveroso chiedervi se vi bene che ci sposiamo nella chiesa di San Frederick” Domandò
    “Certamente ma chérie, come desiderate” disse neutrale, ultimamente la chiamava con questo nomignolo.
    “Sono sollevata che vostra madre abbia invitato anche mio fratello per questa sera, a volte Diane parla un po’ troppo ”disse sollevata.
    In quei sei mesi gli confidò di tutto, si fidò piuttosto presto di John che non le rispose, assorto com’era nei suoi pensieri.
    Margareth lo guardò confusa, ma lui non se ne accorse, dopo i vari richiami di lei, finalmente si ridestò:
    “Vi sento distante, per caso avete ripensamenti sulla chiesa?” Chiese timorosa, ci teneva proprio a quel luogo sacro.
    “Scusatemi, no...No stavo solo pensando se era abbastanza capiente da contenere gli ospiti” sparò la prima sciocchezza che gli venne in mente.
    “State tranquillo, ci ho già pensato, è enorme” non devo farlo preoccupare ancora di più, pensò ingenuamente. John riusci solamente a sorriderle.
    Continuarono con la passeggiata, ogni tanto si scambiavano degli sguardi d’intesa e parole d’amore.
    Con il sollievo di Rebecca alle cinque, uscirono dal parco.
    “Ci vediamo stasera Marchese” lo salutò con rammarico Margareth
    “Non siate triste, l’attesa verrà ripagata” disse con un tono allusivo “A stasera ma chérie” la congedò.
    In quella sera stessa, c’era un gran fermento nella grande sfarzosa villa della famiglia Evans: un continuo viavai della servitù, le migliori cameriere si occuparono di apparecchiare il tavolo nella sala da pranzo, i cuochi erano già ai fornelli.
    Il Duca Jack controllava la situazione, mentre la Duchessa Henrietta finiva di prepararsi con l’aiuto della sua personale cameriera.
    Avevano organizzato una cena formale con i parenti più stretti, era giunto il momento di pianificare le nozze.
    Il maggiordomo avvertì i padroni di casa che i genitori della futura nuora erano arrivati.
    Henrietta si precipitò alla camera del figlio:
    “John, sono arrivati, affrettatevi” gli disse in tono sbrigativo, non volle far attendere i suoi ospiti più del dovuto
    “Scusatemi, eccomi madre” le rispose seccato.
    Mentre si sistemò la giacca, con la mente tornò indietro a sei mesi prima. A quando il padre l’aveva costretto a corteggiare Lady Margareth. Bella donna, però i suoi progetti erano ben altri.
    L’uomo si rassegnò e scese assieme ai genitori, che accolsero i suoi futuri suoceri.
    Quando la rivide con quel vestito elegante, dovette ammettere che era splendida, ancora meglio se nuda. Lei intuì all’instante i suoi pensieri, le sue gote si tinsero di rosso.
    Dopo i vari saluti, Henrietta li fece accomodare nell’apposita stanza per gli ospiti, non senza aver squadrato da capo ai piedi la duchessa Edith.
    “A nome della famiglia, vi ringraziamo per l’invito” disse educatamente Edith, sforzandosi di sorriderle.
    “Figuratevi, per noi è un onore” ti sbatterei fuori di casa, all’istante! Pensò mentre cercò di trattenersi.
    Le due donne si detestavano cordialmente, ma Edith non ci dette peso. La priorità fu la felicità di sua figlia.
    “Avete una splendida casa, duchessa” si complimentò sinceramente Margareth.
    “Oh, grazie sapete queste tende vengono dalla Francia” affermò lusingata, ci teneva a fare bella figura.
    Mentre le tre donne conversarono sul arredamento, gli uomini parlarono di lavoro:
    “Allora vecchio volpone come sfrecciano gli affari?” gli chiese in tono confidenziale George
    “Tutto tranquillo, in rotaie sicure” rispose Jack, loro due erano amici di vecchia data, tanto da chiamarsi per nome “Anche grazie all’intervento della nuova entrata in azienda” dette una pacca sulla spalla al figlio che sorrise forzato.
    Lavorava assieme al padre da appena un mese, non volle che la notizia si sapesse in giro, ma ormai era tardi.
    “Duca ho saputo che il nuovo progetto è andato in porto” cercò di cambiare discorso
    “Si è stato rischioso ma alla fine, con il sollievo dei miei collaboratori, il prodotto importato ha avuto successo.” Affermò fiero di sé, l’uomo baffuto invece si occupava della gestione delle navi e delle merci provenienti dall’estero.
    Continuarono a conversare, finché non arrivarono gli altri ospiti.
    Il primo ad entrare fu il primogenito dei Manchester: Il Marchese Noah assieme alla marchesa Diane, in dolce attesa, teneva per mano il loro figlioletto Luke. Seguiti dal secondo figlio Lord Andrew, celibe, si era ritirato dall’alta società per aprire un negozio di libri, uno dei rari a cui la vita mondana non gli piacque.
    Alle sette di sera, il maggiordomo comunicò che la cena era pronta, tutti entrarono nella sala da pranzo.
    Al centro della stanza si trovava un tavolo apparecchiato accuratamente: si estendeva una lunga tovaglia bianca, le sedie perfettamente allineate.
    Ad ogni singolo posto erano posizionati con cura un sottopiatto in oro bianco ornato da preziosi decori, un piatto fondo e uno piano di un bianco splendente.
    Le posate argentate vengono posizionate alla perfezione, seguendo l’etichetta: il coltello e cucchiaio a destra dal piatto mentre le forchette a sinistra, i bicchieri sono disposti in diagonale a destra.
    I tovaglioli posti sopra al piatto, due sfarzosi candelabri illuminano la stanza e infine un centro tavola con dei fiori completava l’opera.
    I commensali si sedettero nei rispettivi posti.
    Quando servirono la seconda portata, Margareth annunciò ai presenti che aveva intenzione di sposarsi entro giugno.
    Jack fu soddisfatto era fatta, questo matrimonio avrebbe offerto la possibilità di conoscere eventuali finanziatori con cui intraprendere nuovi rapporti commerciali.
    Margareth fu emozionata solo all’idea di indossare l’abito da sposa. Invece il consorte si vide sfumare, in via definitiva, il sogno di diventare pittore.
    “Dove vorreste celebrare la cerimonia?” Diane pettegola com’era non perse tempo a informarsi.
    “Ci piacerebbe alla chiesa di S. Frederick ” rispose prontamente John, entro domani lo saprà tutta Londra pensò irritato.
    “Per le decorazioni penserei alle ortensie” affermò Edith
    “Splendidi fiori si abbiano bene con le peonie” concordò Henrietta, seppur con rillutanza.
    “Perfetto, per gli inviti potremmo rivolgerci a un certo Louis Brown ne ho sentito parlare bene, se non ricordo male” affermò pensoso George
    “Ti ricordi bene padre, lo conosco da molto, è abile nel suo mestiere” intervenne Andrew.
    “Per il ricevimento potremmo...” Incominciò a dire Noah, che non vide l’ora di terminare il discorso, per poi andare a fumare.
    Il piccolo Luke, intanto si annoiava, stette per alzarsi ma la madre gli lanciò uno sguardo che lo convinse a rimanere seduto.
    Dopo aver discusso sulla cerimonia, ricevimento e su chi, sommariamente, invitare. Dei dettagli se ne occuparono le signore che decisero di confrontarsi nel salottino, Luke stanco si addormentò sul divanetto.
    Nella stanza accanto, gli uomini, preferirono fumare l’agognato sigaro: si accesero cinque toscani offerti dal padrone di casa.
    “So che fremevi di sapere la data del matrimonio” disse George buttando fuori una nuvola grigia, lo conosceva fin troppo bene Jack che effettivamente non aspettava altro.
    “Sai vecchio mio, da il mio unico erede mi aspetterei almeno un nipote oramai ha 24 anni” Cercò di giustificarsi, mentre al figlio gli andò di traverso il fumo a sentir quelle parole.
    Jack non voleva che il suo amico capisse che dietro al matrimonio ci fosse la sua insistenza.
    Per evitare che strane voci circolassero tra i vari nobili, con alcuni dei quali era anche in buoni rapporti commerciali.
    “Avete ragione padre, è tempo che mi sistemi e comunque riuscirò ancora a venire a fare qualche partitina” il figlio cercò di essere convincente, anche se fu il primo a non crederci.
    “Aspetto ancora la mia rivincita, Marchese” gli disse scherzosamente Noah che fece parte dello stesso club di John.
    Povera Margareth, pensò invece Andrew preoccupato: altro che partitine, ci rimarrà in calzoni!
    George sembrò abboccare:
    “Non siete l’unico Marchese, Anche con Noah è stata necessaria una piccola spinta e ora Diane aspetta il secondo figlio, sperando sia un altro maschio”.
    John fu un ottimo partito, alle volte si lasciava andare con l’alcool ma nulla di così grave che Margareth non potesse sistemare.
    I gentiluomini continuarono a dialogare, la serata si concluse con un brindisi alle imminenti nozze, in seguito gli ospiti si ritirarono presso le loro abitazioni.
    Jack appena si stese sul comodo materasso, si addormentò sollevato. Domani l’attendeva una lunga giornata di lavoro, doveva solo pensare alle spese e data la sua ricchezza, non fu un gran problema.
    La moglie nell’altra stanza padronale, invece era agitata, il pensiero di dover organizzare tutto e per giunta insieme a quella schiatta di Edith, non la rallegrò; solo dopo una buona mezz’ora riuscì ad prendere sonno.
    Per John, fu come riceve uno schiaffo in faccia, dalla dura realtà. Solo in quel momento comprese che il matrimonio si stava concretizzando.
    Però alla fine la carriera di pittore non era un lavoro che garantiva grandi guadagni, dato che aveva terminato l’università era effettivamente giunto il momento di essere utile per suo padre, e poi infondo non gli dispiaceva tenersi ma chérie per sé, senza avere zia Becky tra i piedi.
    Con questi pensieri cercò di convincersi, in bocca sentì un retrogusto amaro: sarà il liquore, pensò mentre le tenebre lo avvolsero.
     
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    Ho letto la prima e la seconda bozza.

    La prima è alquanto pesante nelle descrizioni ambientali, cosa che hai risolto nel secondo aggiornamento. A livello grammaticale, fai attenzione ai due punti e alle virgole, ne fai un uso spropositato in certi punti.

    Per il resto la storia è ancora all'inizio ma sembra interessante. I racconti di questo periodo mi hanno sempre affascinato.

    @Milly: Tè avvellnato? XD
     
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  6. _Alba_Chiara_
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    Grazie per il commento, contenta di aver dato un'idea iniziale per la punteggiatura ci sto lavorando assieme il resto.
     
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    Per quanto riguarda la forma, la punteggiatura mi sembra molto migliore rispetto al primo post.
    Tuttavia, se mi è permesso un consiglio, ci sarebbe qualche piccola revisione da fare, in particolare, quando nei dialoghi i personaggi si rivolgono a qualcuno, secondo me starebbe meglio mettere una virgola prima o dopo il nome o il titolo.

    Ti faccio degli esempi, dal testo:
    CITAZIONE
    “Lady Margareth venite oggi è una splendida giornata per passeggiare”

    Proporrei:
    “Lady Margareth, venite, oggi è una splendida giornata per passeggiare”

    CITAZIONE
    “Ci vediamo stasera Marchese” lo salutò con rammarico Margareth
    “Non siate triste, l’attesa verrà ripagata” disse con un tono allusivo “A stasera ma chérie” la congedò.

    Anche qui aggiungerei delle virgole:
    Ci vediamo stasera, Marchese.
    A stasera, ma chérie.

    Altre osservazioni:
    CITAZIONE
    Andrew, celibe, si era ritirato dall’alta società per aprire un negozio di libri, uno dei rari a cui la vita mondana non gli piacque.

    La parte finale della frase secondo me sarebbe un po' da modificare, per renderla più scorrevole: qualcosa del tipo, uno dei pochi a cui non piaceva la vita mondana.


    @Aster: tutto lascia pensare al veleno. Però è tardi per il tè. Sono già passate da ore "le cinque esatte" citate all'inizio. :D
    Non c'è problema, in ogni caso. Qualcosa da avvelenare ci sarà comunque. :rolleyes:
     
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  9. _Alba_Chiara_
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    grazie per aver riletto la versione modificata, terrò sicuramente in conto dei consigli
     
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    @Aster: tutto lascia pensare al veleno. Però è tardi per il tè. Sono già passate da ore "le cinque esatte" citate all'inizio. :D
    Non c'è problema, in ogni caso. Qualcosa da avvelenare ci sarà comunque. :rolleyes:

    È sepre l'ora di un poco di cianuro XD
     
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    @Aster: basta mettere il veleno nel caffè / nell'amaro / nel liquore random bevuto dai protagonisti. Oppure in un sigaro. Gli aristocratici dell'epoca pare non facessero altro che bere e fumare.
     
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