BLOODMAGI

fantasy

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    BLOODMAGI
    Un fantasy di Francesco Rizzo
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    Azul si guardò attorno nella notte nebbiosa. Tutti quelli del suo clan erano indaffarati a fare qualcosa che non capiva, estatici. Sgattaiolò nella grande tenda di suo nonno e cercò in fretta e furia il coltello del vecchio. Il suo volto sognante e i suoi occhi azzurri si riflessero sulla lama pulita. Sussurrò:«Prendi questo! E questo! Yaaah!». Nei fendenti e negli affondi veloci e scoordinati, Azul si fece un taglio sul mento. Lasciò subito andare il coltello che cadde sul pavimento temporaneo di stoffa spessa.
    Azul scommise con se stesso che proprio in quel momento sarebbe arrivato qualcuno.
    Suo nonno entrò scostando un lembo di pelle della tenda e disse:«Non c’è bisogno di metterci l’unguento. Non questa volta. Dove stiamo andando non servirà».
    Azul contrasse le dita come fossero artigli e chiese per l’ennesima volta:«Ma dove stiamo andando?».
    Il nonno non rispose. Disse solo con aria gioviale:«In un posto dove non servono provviste né vestiti. Ho visto che hai riempito la tua borsa di cose, ma non serviranno. Non questa volta».
    Azul sentì le parole di sua madre che era fuori dalla tenda, ovattate dalla spessa nebbia:«Ma dovremmo avvisare gli abitanti di Certavia e Pozzalto, perlomeno». Un uomo le rispose:«E dirgli che cosa? Sentiamo. Come comporresti la frase?».
    Azul seguì il nonno nella nebbia e vide uno del clan con un coltello e una torcia accesa, una donna con un’accetta e poi, più oltre, un ragazzo con un rasoio da barbiere e una lanterna accesa. Azul chiese disorientato:«Stiamo andando in guerra?». Il nonno lo guardò e gli rispose eccitato: «Tutto l’opposto».

    Salirono per una ripida collina e si ritrovarono sulla sua cima, tra alberi di ciliegio su un prato fitto di alti steli.
    La voce grave del padre di Azul chiese risoluto:«Quindi mancano solo Azul e Filonna?». La madre di Azul, avvolta in uno scialle nero iniziò a parlare respirando a fatica e disse:«Sì … Bambini, vi ricordate di quando vi abbiamo insegnato che quando si muore si può andare al paradiso o all’inferno? Bene, siete sicuri di non aver commesso niente di male dall’ultima espiazione dei peccati?».
    Azul guardò Filonna nei suoi occhi castani. La luce delle lanterne le dava un colorito ambrato più bello del suo solito pallore. Filonna disse:«Sì. Cioè, no. Niente di male». Azul rispose insicuro:«Nemmeno io». La madre di Azul prese un respiro profondo e veloce e disse:«Allora state per andare in cielo, dove le vostre anime pure troveranno sicuramente un angoletto».
    Azul rispose contrariato:«Ma in paradiso ci sono i giochi? Io ho sempre sentito che gli angeli e i salvati stanno sempre lì a svolazzare, a guardare il mondo da lontano e a non fare praticamente niente».
    Il padre di Azul si inginocchiò davanti a lui e gli disse:«Se sono i giochi che vuoi, li avrai».
    Filonna fece un lento passetto all’indietro, poi senza farsi vedere entrò nell’ombra di un uomo alto lanciata da una torcia non troppo viva, poi un altro passetto all’indietro e poi via di corsa verso valle.
    Azul iniziò a rincorrerla. Avevano entrambi dodici anni e si persero nel buio.
    Sulla cima del colle il nonno di Azul disse ai genitori del bambino:«Bene. Voi due andate a prenderli, noi iniziamo il viaggio. Mettete torce e lanterne nel pentolone, non vogliamo di certo lasciare un incendio come nostro ultimo ricordo terreno».
    Per ogni passo di Azul e Filonna, uno del clan moriva per mano propria, e il sangue tingeva di rosso le ciliegie nel buio.
    La madre e il padre di Azul erano troppo alti per destreggiarsi tra gli spessi rami.
    Padre:«Aspetta, usiamo un po’ di furbizia. Ritorneranno sicuramente alla tende spinti dalla sete e dalla fame».
    E così, qualche minuto dopo, i due genitori si ritrovarono nella tenda del nonno di Azul ad aspettare seduti a un tavolo, ognuno con un coltellaccio in mano.
    Primo sibilo. Una freccia nel buio. Il padre di Azul venne trafitto alla gola e cade sbattendo coi denti sul tavolo. La madre di Azul si alzò in piedi e iniziò a correre.
    Secondo sibilo. Seconda freccia. Lei venne presa al petto e si tenne la freccia tra le mani tossendo sangue.
    Azul arrivò correndo con un arco corto in mano e urlò piangendo:«Chi ve lo ha detto? Perché dobbiamo morire?».
    La madre di lui si avvicinò al suo orecchio e iniziò a sussurrare qualcosa col coltello ancora in mano:«Dovete trapassare per salvare la vostra … anima … in futuro non sarà più possibile … le profezie non hanno mai sbagliato … fatelo».
    E respirò per l’ultima volta.

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  2. CB-PR
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    possiamo anche eliminare questa disc. sto scrivendo altro
     
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1 replies since 20/7/2017, 18:46   38 views
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