La rivoluzione delle farfalle

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  1. Alyssa05
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    Capitolo 1 - il Vecchio Pazzo

    Lands Flower era un piccolo paesello ai confini delle Grande Foresta, circondato da un fitto boschetto di betulle da un lato e da una spiaggia dall'altro.
    Tutti conoscevano tutti: gli abitanti vivevano sereni la loro vita tranquilla, scambiandosi cortesie e chiacchierando e a volte litigando fra di loro. Tutti erano felici, a Lands Flower. Questo fatto era il maggior orgoglio del Sindaco.
    In mezzo a tutta quella gente allegra, c'era un vecchio signore che se ne stava tutto solo appollaiato sul punto più alto del villaggio, assieme alla sua cameriera. In paese lo chiamavano il Vecchio Pazzo, perché quest'uomo era davvero un tipo fuori dal comune: fin dai tempi in cui frequentava ancora il villaggio, aveva sempre avuro dei comportamenti molto, molto strani. Poi, senza un motivo specifico, il Vecchio si era rintanato in quella gigantesca casa e non ve n'era più uscito.
    Il suo vero nome era Tom Gretson.


    In una splendida giornata d'estate, la nostra storia cominciò.
    Quel giorno, la fioraia del villaggio stava regalando piccoli mazzetti di fiorellini di campo alle signorine che le passavano davanti e il giornalaio urlava, come suo solito, le ultime notizie.
    Una carrozza passò, senza essere notata da nessuno, sulla strada di terra battuta. Percorse veloce l'intero villaggio e si diresse verso la casa del Vecchio Pazzo.
    Al suo interno, una ragazzina imbronciata e una donna seduta davanti a lei si stavano godendo l'ultimo tratto di viaggio; o meglio, la donna si stava godendo il viaggio. La bambina, invece, sembrava una che aveva appena partecipato ad un funerale. E probabilmente era così.
    La donna la guardò e domandò apprensiva: - Cosa c'è che non va?
    - Millicent, perché mi devi portare da lui? È pazzo, lo dicono tutti!
    - Alyssa, tu non devi ascoltare ciò che dicono gli altri. Vedi, tuo zio sarà sicuramente un uomo fantastico e gentile e...
    - Ma non è vero! Anche papà parlava male di lui. E papà non diceva mai bugie.
    La bambina corrugò la fronte e una minuscola lacrima le rigò la guancia. Millicent, la donna seduta davanti a lei, le diede una carezza e poi tacque fino a che la carrozza non raggiunse la grande casa in cima alla collina.
    Arrivate là, le due scesero dal veicolo, Millicent pagò il conducente e insieme si avvicinarono all'immenso portone, per poi bussare una, due, tre volte.
    Quando provarono per la quarta volta, un sorrisetto malizioso si dipinse sul viso di Alyssa, la ragazzina.
    - Magari è morto. Che bello se fosse morto, eh, Millicent? Così dovrei tornare a Boston con te. Che meraviglia!
    Ma la donna non sembrava pensarla allo stesso modo. Risoluta, continuò a bussare, finché il portone si aprì cigolando. A spalancarlo non era stato nessuno.
    Millicent cercò di ricompoesi dallo shok; prese per mano la ragazzina e, cercando di sorridere, si avventurò nell'edificio grigio.
    L'ambiente che si presentò loro non si poteva certo definire allegro: le pareti erano o grige o nere, ricoperte di quadri che raffiguravano persone bizzarre; quà e là c'erano piccoli mobili ricoperti da uno spesso strato di polvere e l'unica fonte di luce erano due smilze candele. Il corridoio era semplicemente lugubre.
    Alyssa notò che, chiuse a chiave, ovviamente, c'erano alcune porte. Le sarebbe piaciuto vedere, almeno di sfuggita, la sua nuova casa, ma non le fu possibile.
    Millicent la trascinò lungo il corridoio fino ad ampie scale di marmo nero. Si sistemò i capelli e la mantella, poi si mise a strillare:
    - Signor Gretson! Signor Gretson! Sono Millicent Hamilton, vengo da Boston, sono qui per affidarle la sua nipotina!
    Le sue parole furono seguiti da un borbottio, una porta che sbatteva e alcuni passi zoppicanti lungo le scale.
    Dal piano di sopra arrivò una vecchia signora, con il volto segnato dalle rughe e i capelli bianchi legati in uno chignon impeccabile, che, senza troppi complimenti, cacciò Millicent fuori di casa. Poi afferrò per un braccio Alyssa, la trascinò su per le scale e le disse: - Cara signorinella di Boston, io sono Dolores, e non sono qui per servirla. Suo zio non la sta aspettando. Figuriamoci, e troppo occupato per prestare attenzione ad una come lei!
    Non c'era ironia, ne sarcasmo, nella sua voce. Alyssa decise che quella Dolores non le stava per niente simpatica.
    Con uno strattone, si divincolò dala sua presa, alzò il viso con fare altezzoso e, senza smettere di salire le scale, le disse:
    - Mi scusi, ma vede, mia cara Dolores, sono perfettamente in grado di camminare da sola! Ma forse lei non può capire, è troppo vecchia...
    Di certo Alyssa non era timida.

    Edited by Alyssa05 - 19/3/2017, 17:17
     
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  2. Alyssa05
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    Capitolo 2 - Farfalle blu

    Dolores aveva trascinato Alyssa su per tutto l'edificio, fino ad una piccola stanzetta nel sottotetto.
    - Ecco - esclamò ghignante la cameriera - questa è la tua camera. Hai portato qualche abito?
    - No, signora
    - Riferirò al signor Gretson. Buona permanenza!
    E, con uno svolazzante inchino falso, Dolores se ne andò.
    Alyssa si guardò attorno: nella stanza c'era solo un vecchio letto di ferro battuto, un piccolo comò, uno sgabello traballante e un armadio. C'era una sola candela, una sola finestra e, in fondo, accanto all'armadio, un catino.
    La ragazzina si tolse la mantella e la scaraventò sul letto. Si sciolse l'elaborata treccia che le aveva fatto Millicent, si levò le scarpe, si buttò sul letto a pancia in giù e si mise a piangere.
    Seppe dal suo orologio da polso di aver pianto un giorno intero.
    Quando finalmente si decise a sgranchirsi le gambe, si accorse che il tempo era cambiato, e che ora tirava un forte vento che scuoteva gli alberi.
    Si infilò le scarpe e scese dal sottotetto al terzo piano, dove Dolores stava lucidando una vetrata.
    - Oh, allora la signorinella di Boston è viva. Lo zio la sta aspettando in cucina.
    "Ah,finalmente mi cerca"pensò Alyssa, senza capire se fosse una cosa bella o brutta. In ogni caso, non sapeva la strada, e si perse un paio di volte in quel groviglio di corridoi. Ma alla fine raggiunse la cucina, dove un uomo vecchissimo stava fumando il sigaro. L'uomo le lanciò un'occhiata da sopra i suoi occhialetti, indifferente. Poi soffiò un po' di fumo, ci pensò su e disse: - Ragazzina bionda, vieni qui e preparami un caffè.
    Alyssa lo guardò incredula ma, siccome era abbastanza ubbidiente, preparò una caffettiera di caffèlatte.
    Il vecchio la prese avidamente e le ordinò di prendere una tazza. Alyssa ubbidì ancora, rovistando fra fra i mobiletti, poi fece per tornare in soffitta, ma lo zio la fermò: - Ragazzina, ho mandato Dolores a prenderti una nuova mantella e una nuova gonna. Quelle lì che avevi facevano davvero schifo. Chiedi a lei dove sono. E ora via.
    Alyssa lo ignoró, tornò in camera, indossò la sua vecchia mantella, quella che le aveva cucito suo madre, prese la porta e uscì.
    Se non poteva scappare, avrebbe passato il più tempo possibile lontano da casa.
    Durante il tragitto per il paese, intravvide una meravigliosa farfalla blu, che svolazzava fra i cespugli. La seguì, e vide che si dirigeva verso la Grande Foresta. Guardando meglio, le sembrò di vedere alcuni giganteschi occhi gialli. Si sentì gelare i capelli sulla nuca. Fece dietrofront e continuò a camminare verso il villaggio.
    Arrivata in piazza, Alyssa si guardò attorno, spiazzata: non aveva soldi con sè e in quel posto sembrava esserci tutto ciò che ad una bambina potesse piacere: negozio di dolciumi, di bambole, di abiti. Fortunatamente, la fioraia stava ancora regalando quei meravigliosi fiori, che quel giorno erano fiordalisi, e ne approfittò per prendersene un mazzetto, accontentandosi.
    Guardò l'orologio del Vecchio Campanile, che segnava le 12. Suo zio non si sarebbe neanche preoccupato di averla per pranzo. Ma lei sì.
    Si frugò ancora nelle tasche del lungo abito e trovò qualche monetina, probabilmente il resto del biglietto per il treno. Andò davanti alla panetteria e guardò i prezzi. Poteva prendersi al massimo una piccola pagnotta.
    Passò il resto del pomeriggio a vagabondare per il paese. Non era da lei, ma non le andava di passare tempo con la bisbetica Dolores e l'antipatico zio Tom.
    Quando passarono le 18, fu costretta a rientrare.
    Ripercorse al contrario la strada, poi ad un certo punto si voltò e vide ancora una farfalla blu, stavolta molto più grande della precedente, che la invitava a seguirla. Alyssa disse: - Mi dispiace tanto, signora farfalla, ma verró con te domani. Arrivederci!
    Poi, ridacchiando, scappò via verso la grande casa grigia.
    Davanti a casa, un'altra farfalla azzurra, stavolta minuscola rispetto alle altre, la seguì fino alla sua stanzetta, dove, sul letto, erano state sistemate senza troppa cura una gonna gialla e una mantella verde.
    Alyssa scese da basso, e suo zio, non appena la vide, si mise a gridare: - Nipote! Ma dove diamine sei stata? Dovevi ritronare alla 16!
    - E a te cosa ti interessa? - chiese retoricamente lei. L'uomo la guardò.
    - Un fico secco.
    La farfalletta blu le svolazzò accanto all'orecchio.

    Edited by Alyssa05 - 19/3/2017, 19:24
     
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    Mi è piaciuto quel poco che hai postato finora. L'atmosfera è molto fiabesca e la stanza in cui Alyssa è entrata mi incuriosisce. Non credo che il vecchio sia pazzo. Probabilmente ha qualche segreto. Le farfalle, inoltre, sono intriganti. *-* Mooooolto intriganti!
     
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  4. Alyssa05
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    Capitolo 3 - Una lettera da Boston... e misteriosi segreti

    Dopo circa due mesi che stava con lui, Alyssa si disse che suo zio era un uomo insopportabile.
    Passava tutto il giorno in un punto imprecisato della casa, ma la ragazzina poteva lo stesso sentire l'odore acre del fumo del suo sigaro e le suo imprecazioni sommesse. Quando la vedeva, si metteva a borbottare brutte parole e la maggior parte delle volte non le permetteva nemmeno di mangiare a tavola come una comune persona, infatti era costretta a pranzare e cenare tutti i giorni nella sua brutta stanzetta con cibi immangiabili.
    Un bel giorno di settembre, Dolores, con la sua solita voce antipatica, le annunciò che era arrivata una lettera per lei, da Boston.
    Quando scese trovò il vecchio Gretson che osservava la busta.
    - Cosa stai facendo?
    - Ehi, signorina, questa è casa mia, e le lettere che arrivano devono passare prima di tutto sotto il mio controllo - rispose Tom, socchiudendo un attimo gli occhi, per poi dire: - Sai, dovresti imparare le buone maniere. Una ragazza non può diventare una buona moglie se non impara la buona educazione - borbottò, dando un tiro al sigaro. Alyssa alzò gli occhi al cielo, infilò la sua nuova mantella (l'altra si era sporcata; comunque continuava ad odiare quell'indumento), prese la lettera e qualche spicciolo e uscì di casa.
    Non era sicura di voler ritornare in quel posto orrendo, ma purtroppo ne era costretta. Il solo pensiero la fece rabbrividire.
    Un mese prima, il Vecchio Pazzo l'aveva rinchiusa nello sgabuzzino per cinque giorni solo perchè si era dimenticata di fare il suo letto, ed era capace di fare molto peggio.
    Si diresse al villaggio e andò alla caffetteria di Milly, che le preparava sempre del buon latte caldo, e gratis.
    - Ciao, Milly.
    - Ciao, bambina. Il vecchio ti ha dato ancora dei problemi?
    - Non parliamo di quell'uomo, ti prego.
    - D'accordo. Ti preparo la solita tazza, allora.
    - Grazie infinite, Milly.
    Alyssa si diresse in fondo al locale, dove l'anziana madre di Milly vendeva i francobolli, la carta da lettere e la cancelleria per la scuola.
    La ragazzina si avvicinò con un po' di timore, perchè quella donna era capace di metterla in soggezione con un solo sguardo, proprio come Dolores. Prese un di foglio, un francobollo, una busta e una biro. Sapeva che la lettera era di Millicent, l'uncia persona che conosceva a Boston, e aveva intenzione di rispondere.
    - Ecco qua, bambina - disse l'anziana signora. - E ricordati che chi ha causato danno prima o poi paga.
    Alyssa non capiva cosa volesse dire. Allontanò il pensiero, prese la tazza di latte, ringraziò Milly e si concentrò sulla lettera di MIllicent.

    Cara Alyssa,
    spero che quella Dolores non ti tratti troppo male. E spero che tuo zio sia gentile come diceva la descrizione.
    Come va, lì, a Lands Flower? Hai già visitato la spiaggia? Hai fatto amicizia con qualcuno?
    La scuola comincerà ad ottobre, lì da te. L'ho saputo da una mia amica che viveva lì.
    Arrivederci, cara amica!
    Millicent


    Alyssa si sorprese per la cortezza di quella lettera. Millicent era una donna che parlava un sacco, come mai aveva scritto così poco?
    Decise di buttare giù qualche riga, spiegò come andavano le cose e che era felice che la scuola iniziasse presto. Chiuse il foglio nella busta, appiccicò il francobollo e la infilò nella casella postale. Poi finì di bere il suo latte e se ne tornò a casa.
    Quando aprì la porta, ritrovò la piccola farfalletta blu che la aspettava, posata sul pendolo del salotto. Oltre a loro due, il soggiorno era vuoto.
    - Signor Gretson! Dolores! - provò a chiamare Alyssa, ma nessuno rispose. - Evviva, farfallina, siamo rimasti da sole! - esultò, e le parve che anche la piccola creatura danzasse con lei.
    Poi la farfalla si sistemò sulla sua spalla e la ragazzina si mise a borbottare fra se e se, mentre saliva le scale di marmo.
    - Ora che non ci sono, potrei andare un po' in giro... Che ne dici, farfalla?... Sì, mi sembra un'ottima idea - concluse, e scelse a caso uno dei lunghi corridoi.
    Le porte erano tutte uguali: nere, di legno, chiuse a chiave. Stava per rinunciare a trovare qualcosa di interessante, quando una porta catturò la sua attenzione: era blu cielo, seminascosta da un drappo scuro. Lo scostò e provò ad aprirla; con sua grande sorpresa, ci riuscì subito.
    La stanza che le si parò davanti era enorme: circolare, con una gigantesca vetrata che dava sulla Grande Foresta. Il resto della parete era ricoperto di librerie, stracolme di moltissimi volumi, e nel mezzo stavano due grandi tavoli di legno e diverse sedie, che ospitavano ognuna decine di carte, mappe, oggetti bizzarri. Alyssa stava per avvicinarsi per guardare meglio un disegno particolare, quando una voce alle sua spalle tuonò:
    - COSA CI FAI QUI?!

    Edited by Alyssa05 - 20/3/2017, 23:11
     
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    Molto belli questi primi capitoli, l'atmosfera è molto fiabesca e pare adatta al genere di storia. Anch'io sono abbastanza sicuro che le farfalle e la foresta abbiano qualcosa da rivelare
     
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  6. Alyssa05
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    Grazie a tutti :D
     
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  7. Alyssa05
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    Capitolo 4 - L'Albero Incantato

    Tom si avvicinò lentamente alla vetrata che dava sulla Grande Foresta.
    Possibile che la ragazzina abbia scoperto qualcosa? si chiese il vecchio No, sono sicuro di averla scoperta in tempo
    Nonostante la sua certezza, Tom non riusciva a levarsi dalla testa l'immagine della bambina che scopriva tutto sul suo orribile segreto.
    Prese alcuni volumi dalla libreria e decise che li avrebbe regalati alla nipote. Se si distraeva, poteva dimenticare ciò che aveva visto. Giusto? Giusto.
    I libri che aveva selezionato erano tutti elenchi sugli Incantesimi delle Fate. Niente di più noioso, per una ragazzina.
    Uscì dalla sua camera segreta e si diresse verso la camera della nipote. Decisamente squallida. Per sistemare i suoi problemi, decise che l'avrebbe fatta trasferire in un'altra stanza.
    Chiamò Dolores e le ordinò di portare tutte le cose della ragazzina nella vecchia camera di sua figlia, la zia di Alyssa, e di sistemare sul comodino i libri che le aveva portato. Dolores ubbidì, borbottando qualcosa a proposito degli sbalzi d'umore.
    Il vecchio Gretson osservò la nipote sgambettare fino alla porta d'ingresso dalla finestra del salotto; poi, quando la ragazzina entrò, si stampò sulla faccia un sorriso forzato e la abbracciò. La ragazzina fece una faccia di chi non sa che pesci pigliare.
    Tom le prese la mano e la condusse su per le scale. - Cara nipote mia, mi scuso davvero per come ti ho trattato negli ultimi tempi, e ho deciso di farmi perdonare trasferendoti in questa magnifica stanza!
    Ora stava davvero fingendo.
    Anche Alyssa se ne accorse, si scostò dalla sua presa e lo osservò insospettita: - Stai bene, Tom? - chiese dubbiosa.
    Il vecchio fece di sì con la testa, la abbracciò di nuovo e poi se ne andò sbattendo la porta.
    Alyssa si guardò intorno: la sua nuova camera era rettangolare, con un letto a baldacchino, due immense librerie, una grande vetrata colorata, un tavolino circolare e perfino un caminetto con davanti una poltrona rosa. Sul comodino erano poggiati diversi volumi, spessi e polverosi.
    La piccola farfalla blu, che ormai non la lasciava più, le svolazzò accanto e si posò sul primo libro: "Incantesimi delle Fate del Bosco" lesse la bambina sulla copertina. Lo prese ed iniziò a leggerlo.

    Quella notte, Alyssa non riuscì a prendere sonno. Continuava a pensare alla reazione del vecchio Gretson quando era entrata in quella stanza. E poi, perché si era comportato in quel modo tanto strano quel giorno?? Ripensò ai libri che aveva letto, alla Grande Foresta, alle farfalle blu e a quei bizzarri disegni che aveva intravisto sul grande tavolo nella stanza segreta. E se tutto questo..... avesse in qualche modo un rapporto? Un collegamento? Magari.... magico!!
    Con tutti quegli interrogativi, Alyssa non riusciva proprio a dormire. Accese una candela e scostò le tende, per fare un po' di luce nella sua nuova e bella stanzetta. I libri che aveva iniziato a leggere erano bizzarri, sicuramente tutta roba inventata pensò Alyssa osservandone la copertina ma... Se invece non fosse così? ormai quella non era più la sua voce, ma quella della farfalla che, posata sui volumi polverosi, la invitava a credere a quelle storie di fate, di magia... O almeno così sembrava.
    Alyssa ne prese un altro, "Incantesimi delle fate-farfalle", e ne lesse il primo capitolo: "L'Albero Incantato". Parlava dell'Albero dal quale le fate-farfalle prendevano la polvere magica.... La bambina era così immersa nella lettura che non si accorse che suo zio, da dietro la porta accostata, la osservava con occhi malevoli. Senza farsi sentire da lei, Tom le si piazzò dietro e, avvicinandosi al suo corpo semi-sdraiato, le piantò una mano sulla bocca e l'altra a tenere ferme le sue mani. La bambina si divincolò e, mentre cercava di liberarsi dalla sua stretta, gli diede una gomitata in pancia. Poi, afferrando la vestaglia, uno di quei libri e infilandosi le pantofole, Alyssa iniziò a scendere verso il piani di sotto, approfittando del momento di stordimento dello zio per fuggire.
    Arrivata in salotto, Alyssa attese che la sua amica farfalla le svolazzasse nella manica e aprì la porta. Fortunatamente faceva caldo.

    Edited by Alyssa05 - 14/6/2017, 22:38
     
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    La vicenda si fa interessante. Molto ben scritto, complimenti. Se permetti una piccola correzione: alla frase di Tom c'è un piccolo refuso "nipote mie"di
     
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    Ora è chiaro che il vecchio non ha assolutamente buone intenzioni, ma continua a non essere chiaro perché voglia fare del male alla nipote.
     
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  10. Alyssa05
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    CITAZIONE (Milly Sunshine @ 26/4/2017, 22:25) 
    Ora è chiaro che il vecchio non ha assolutamente buone intenzioni, ma continua a non essere chiaro perché voglia fare del male alla nipote.

    Lo scoprirai solo leggendo...
    Se però vuoi VERAMENTE VERAMENTE saperlo, posso rivelarlo subito

    Prima di continuare a scrivere, vorrei scusarmi se nell'ultimo periodo sono stata un po' assente.... :sorry:

    Secondo, per @BardoBlu: grazie per avermi fatto notare l'errore, ho corretto immediatamente :angel:
     
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    Non preoccuparti per l'assenza.
    L'unica cosa importante è che, durante l'assenza, tu non ti sia dimenticata della regola aurea di questo forum. :D Ovvero prima di postare un testo o un capitolo, quando lo farai, commentare un commento altrui. XD
     
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  12. _Alba_Chiara_
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    Interessante il primo capitolo, di certo la bambina ha fegato e la vecchietta mi sta antipatica, ottima la scelta di scrivere in terza persona.
    Rende meglio l'idea e descrive gli stati d'animo dei vari personaggi. Nella descrizione quando dici il colore delle pareti io metterei "le pareti erano grigie oppure nere" oppure "le pareti erano di un triste colore grigio o ancora peggio nere".
     
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11 replies since 19/3/2017, 00:07   120 views
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