Shadows On The Wall

(Titolo provvisorio)

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    Avevo vagamente questo racconto nella testa da un po' di tempo: è solo ancora un'abbozza di idee e trame, ma ho deciso di dargli una possibilità e tentare di tornare a scrivere.


    PROLOGO




    L'alba stava sorgendo sulle rovine di Ghalia rivelando lentamente le cicatrici lasciate nella notte.
    I raggi del sole si proiettavano attraverso le mille ferite di una torre dedicata alla divinità Reis.
    Il bianco del suo marmo forse in origine era lucido, ma ora era la cenere l'unico colore del pinnacolo.
    Cenere, terra e sangue erano stati passati su ogni edificio da un'abile pittrice, che giunta solo il giorno precedente era già pronta per partire verso la prossima città da plasmare.
    Un esplosione annientò il silenzio della rovina facendo svanire lo sguardo perso che Daris aveva in volto: una sfera di luce che aveva l'apparenza di un terribile sole si palesò sulla cima della torre annientandola in pochi secondi.
    Pensavo che non avrei trovato di nuovo questa desolazione oltre il Mare di Tenebra, devo forse concludere che è questa la condizione universale per tutto e tutti?
    Un'aria mortifera che abbraccia ogni cosa?

    La seconda esplosione ruggì spazzando via un altro palazzo che dominava l'orizzonte.
    I tempi degli umani si sgretolavano, diventando improvvisamente fragili come le vite di coloro che li avevano edificati.
    L'aria secca portava sulle sue invisibili ali un orribile essenza di morte e rovina.
    "Puoi vederlo padre, non è vero? Il potere del tuo creatore è ogni giorno più vicino ad essere spezzato..." L'edion non era certo di cosa provare per quello che stava succedendo.
    L'imminente morte di una tirannia eterna era un motivo di gioia, ma allo stesso tempo un salto del buio.
    Se l'Eterna Via si fosse davvero interrotta ci sarebbero state delle conseguenze inevitabili.
    La prospettiva di ciò che poteva avvenire dopo era capace di terrificare mortali, edion e le divinità stesse, eppure era l'unico modo per giungere a qualcosa di nuovo.
    Forse qualcosa di migliore.
    "Come puoi temere un dio che ignora i suoi stessi discepoli? Dovremmo essere noi a porre il colpo finale alla loro sofferenza, invece di prolungare una realtà così terrificante perpetrandola all'infinito".
    "Sei ben lontano da comprendere la vera natura di Reis" La voce di Helial tuonava nell'aria generando una incostante figura di fulmini scarlatti plasmata a sua immagine e somiglianza, etereo avatar della sua influenza al di fuori dell'Antica Spaccatura, ma il dio non aveva un tono furioso né tantomeno irritato.
    "Può essere ucciso?" Chiese Daris, non certo della risposta che avrebbe ricevuto.
    Porre fine all'esistenza del Creatore... compiere un gesto simile rendeva il fautore di questo superiore ad ogni cosa? O solo un assassino come tanti giunto ad uccidere il motivo della sua esistenza?
    Il Creatore poteva essere legato a un concetto così mortale come la "vita", o lui esisteva e basta?
    "Devi compiere il tuo dovere, non è il tempo di cercare risposte che non hai il diritto di ricevere".
    Lo compirò, padre...
    La manifestazione di ombra e fulmini rimase ad osservarlo, passando la sua mano incorporea sopra uno degli edifici vicini a lui.
    Le mura di pietra e acciaio si intrisero di un'intricata ramificazione di pulsanti vene nere e divampanti fiamme: dall'oscurità generatasi intorno all'abitazione emerse una schiera di creature umanoidi nate dal potere del loro dio.
    La loro pelle color ebano risplendeva di braci accese dalla volontà di Helial, la quale le guidava ove i poteri di altri patroni bramavano di annientarli e afferrarne l'anima.
    I guerrieri di anima e fiamme si inchinarono davanti all'edion ponendo il braccio destro orizzontalmente sul petto.
    "Trova Aiastir, riportalo da me e solo allora ti darò le risposte che cerchi".
    L'ombra dell'anima di Helial emise un'ultima volta un bagliore di sfrigolante energia prima di dissolversi pian piano.


    Il piede metallico del machinomante schiacciava la schiena della sacerdotessa con una pressione ben controllata, abbastanza forte da non lasciarla sfuggire ma non quel tanto da spaccarle le ossa.
    Le lenti visive dell'IA osservavano la Kilariana reiscita con fare distaccato, la quale a sua volta assisteva alla scena intorno a lei con un misto di paura e disperazione mentre i soldati devastavano le sale del tempio.
    Statue venivano decapitate, altari distrutti e decorazioni strappate da quell'estranea armata di individui giunti dal vasto e imperioso oceano.
    Robot ed umani Yoteriani trascinavano con brutalità i sacerdoti del Culto di Reis schierandoli lungo delle immaginarie linee rette.
    Il capitano Erul si era avvicinato a uno degli altari rovinati dall'incursione: stringeva tra le mani una collana che terminava con un triangolo nel cui centro congruevano due raggi.
    Accarezzò l'oro di questa con un sorriso, poi la mostrò ai sacerdoti.
    "Mi sono sempre chiesto, se il vostro dio è così buono, giusto e caritatevole, perché reclamate denaro ai cittadini per creare queste collane? La sua misericordia si applica solo a chi volete voi?".
    Attese una risposta dei sacerdoti, ma questi rimasero ad osservare l'ufficiale impauriti.
    "Cosa c'è? Di solito siete molto abili nel raccontare bugie, avanti! Raccontate una bella storia anche a noi! Promettete di nuovo pace e prosperità che forse funziona anche la seconda volta!".
    L'occhio meccanico scattò indirizzando la sua attenzione verso un sacerdote particolarmente anziano.
    Spaventato quest'ultimo abbassò lo sguardo ma lo Yoteriano si diresse comunque da lui.
    "Tu sai cosa sta succedendo fuori dai confini di Kilar, vero?".
    Il sacerdote scosse lentamente la testa, inarcando le spalle come se fosse pronto a ricevere un colpo.
    "Nessuno di voi lo sa, ma infondo non è importante finché -Reis- vi tiene al sicuro, uhm?".
    "Ti imploro, lasciateci in pace non abbiamo fatto del male-".
    "Ne avete fatto molto più di quanto ne immaginate... le vostre mani saranno anche non sporche di sangue, ma gli inganni che avete prodotto invece sì".
    Lo Yoteriano estrasse la pistola tesla puntandola contro il Kilariano.
    "Vi imploro-" Il sacerdote guardava disperato i soldati umani di Yoteria, ma nessuno di questi era intezionato a interrompere il capitano.
    "Prega Reis magari lui ti salverà, oppure ci ignorerà come fa da millenni".
    Un arco di energia elettrica eruppe dalla canna scagliandosi sull'anziano e bruciandogli le vesti, la carne e le ossa.
    Erul poi si girò verso gli altri sacerdoti che stavano assistendo inorriditi alla scena.
    "Sapete oltre l'oceano ci sono miliardi di persone che pregano ogni giorno gli dei, ma solo quando muoiono si rendono conto che questi non li hanno mai ascoltati.
    Ora però, le bugie iniziano a sgretolarsi e crollare rovinosamente".
    Le IA puntarono i fucili plasma in direzione dei teos schierati.
    "È giunta l'ora di mantenere il voto fatto a tutta l'Umanità: le divinità moriranno".

    Edited by Martirios - 17/2/2017, 21:04
     
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    Ti ricordo che, prima di postare, bisogna commentare un testo altrui.
     
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    Pardon mi ero dimenticato di quella regola, provvedo.
     
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    Grazie. :D
     
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    Vedo che siamo in un universo fantascientifico... e io che dalle prime righe avevo creduto fossimo in un'ambientazione simil-medievale. :lol: :lol: :lol:

    CITAZIONE
    Cenere, terra e sangue erano stati passati su ogni edificio da un'abile pittrice, che giunta solo il giorno precedente era già pronta per partire verso la prossima città da plasmare.

    Personalmente metterei "verso la successiva città".

    CITAZIONE
    Il Yoteriano

    Immagino che la pronuncia sia "ioteriano"?
    Non sarebbe meglio "lo yoteriano"? :unsure:
     
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    Vedo che siamo in un universo fantascientifico... e io che dalle prime righe avevo creduto fossimo in un'ambientazione simil-medievale. :lol: :lol: :lol:

    Diciamo che il giudizio non era errato in entrambi i casi

    CITAZIONE
    Immagino che la pronuncia sia "ioteriano"?
    Non sarebbe meglio "lo yoteriano"? :unsure:

    Mentre scrivevo sapevo che era meglio usare "lo" come articolo essendo quello corretto, solo che personalmente trovavo che suonava male.
    Più tardi magari metto la versione corretta.

    Ps. Si la pronuncia è quella
     
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    Molto bello, hai uno stile molto aulico se mi passi il termine. Mi piace che il protagonista del primo paragrafo dica di voler uccidere un dio e poi parli con un altro, coerenza tutta la vita.
    Aspetto il seguito.
     
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    Scusa se rispondo in ritardo, ho avuto impegni.

    CITAZIONE
    Mi piace che il protagonista del primo paragrafo dica di voler uccidere un dio e poi parli con un altro, coerenza tutta la vita.

    Se ti riferisci a Daris, diciamo che già solo sapere una parte delle verità di quello che è successo millenni prima gli ha dato buoni motivi per odiare Reis.
    Forse nel nostro mondo moderno è incoerente, che ne so, avere come obiettivo uccidere "Allah" ma venerare "Dio" visto che sono lo stesso concetto con solo due nomi diversi: qui tuttavia siamo in un mondo che è anche fantasy.
    Gli dei ti parlano ed evidentemente hanno una coscienza effettiva, quindi è ovvio che NON sono la stessa cosa e questo porta a guerre religiose che in un certo senso avvolte sono addirittura giustificate.
    Ovviamente Daris non è in modalità "Ucciderò tutto il fottuto pantheon" come gli Yoteriani, in realtà non è neanche così sicuro che uccidere Reis servi a qualcosa, ma sta considerando la possibilità.
     
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    Erul non aveva mai considerato che ci sarebbero stati così tanti maghi tra le schiere dei Kilariani.
    Guerrieri, nobili, barboni, artefici, servi... e tutti quanti avevano il potenziale per fare esplodere il suo cervello e i soldati intorno a lui in pochi secondi.
    Più i numeri dei priogionieri aumentavano, più il capitano del Ventiseiesimo Reggimento si domandava come la loro società non fosse già collassata su stessa.
    Infondo come si poteva controllare delle masse così grandi di individui altamente pericolosi, senza che scoppiassero multiple guerre civili e disordini nella nazione?
    Chi impediva che un folle con un po' di potere e qualche alleato prendesse il controllo?
    La risposta più ovvia che poteva darsi era che la maggior parte di loro non sapeva usare la magia, o che comunque avevano paura di usarla.
    Oppure temevano qualcuno o qualcosa che li teneva in riga.
    Tuttavia era certo che se tutti quei prigionieri si fossero ribellati in quel momento, gli Scudi Teimalk non sarebbero bastati a contenere l'energia sprigionata.
    Era una situazione apparentemente controllata, ma serviva solo a nascondere il fatto che stessero maneggiando delle incredibili armi biologiche.
    Forse all'insaputa delle armi stesse...
    E come tali queste venivano studiate, sfruttate e infine nella maggior parte dei casi disarmate.
    La lunga fila di priogionieri procedevano a passi lenti e monotoni verso i cancelli della base militare.
    Molti di loro avrebbero abbracciato la Liberazione una volta entrati negli appositi edifici.
    Vi era un'aria tetra nei loro occhi, una monotona rassegnazione che Erul non sopportava.
    Perché non potevano accettare con gioia il dono che il Supremo gli stava offrendo?
    Le loro catene potevano essere spezzate, le loro anime diventare per la prima volta libere... ma questo non lo comprendevano.
    Si deprimevano come bestie in catene o peggio ancora diventavano violenti e sovversivi.
    -I teos vanno guidati oltre la coltre di follia che li circonda-.
    Ogni volta che li osservava gli tornava in mente quella frase presente nel Dolus Revelia.
    La causa del Supremo era la più nobile di tutte e come tale potebs giustificare anche la più atroce delle guerre.
    Quel sistema andava sradicato e una volta caduto nessuno lo avrebbe pianto, nonostante le vittime.
    "Capitano" Erul si voltò verso la fonte della voce dal suono artificiale.
    La bipede figura metallica lo stava osservando, benedetta da una gelida pazienza.
    Il machinomante era un comune Mark 7, uno dei tanti prodotti durante la guerra contro il Mutevole Leviatano e le sue Abissali Armate nei mari di Liughall.
    Vicino al marchio di fabbrica "GD-145" vi erano incisi con un colore scarlatto i numeri "7-8-9", di conseguenza anche quel robot era presente quando la Marina Yoteriana aveva assaltato l'abominio.
    "La presenza del 26simo Reggimento è richiesta per l'assedio".
    La fronte del capitano Erul si contrasse dove vi erano ancora carne e pelle.
    "Abbiamo annientato metà Ghalia, l'assedio è finito".
    "Vi è una sacca nel lato orientale della città che non è ancora terminata.
    Il comando militare ritiene che sia più opportuno sferrare un colpo brutale e terminare le ultime resistenze in modo immediato".
    "Immagino che dovremo portarci le armi pesanti".
    "Dovreste, i sensori visivi dei machinomanti impiegati hanno registrato la presenza di particolari costrutti meccanici".
    -I Kilariani all'inizio non saranno pronti alla guerra- Porca puttana se avessi un Kas per ogni volta che qualche figuro si dà arie sparando delle colte e strategiche cazzate all'avanguardia.
    Come se i teos non avessero previsto che qualcuno prima o poi li avrebbe attaccati.

    "Specifica quel -particolari- ed evita giri di parole e termini tecnici".
    Il robot rimase a fissarlo per all'incirca due secondi.
    Forse stava elaborando la richiesta, oppure stava accendendo al Sistema Unificato per ottenere altre informazioni.
    O magari semplicemente era un bug dell'IA.
    "Dispongono di raggi termici che bruciano sia i carri che la fanteria; inoltre sembrano possedere una certa affinità con la tortura di voi umani".
    ... Evviva.

    Afeyon ebbe un breve sussulto quando il lich piantò i suoi artigli argentei nel volto del soldato.
    Lo Yoteriano si mise a urlare mentre gli veniva strappato il volto, ma presto la chirurgica mano dell'inumano sbrindellò le carne e le cervella presenti nel cranio cessando la sua vita.
    Erano delle aberrazioni, nulla di più e nulla di meno.
    Si voltò verso lord Tyvell Doneria per capire se anche lui provava disgusto o disapprovazione.
    Tyvell invece non pareva sconvolto né tantomeno riluttante: non aveva mostrato nessuna reazione se non un vago spostamento delle ciglia verso l'alto.
    L'ecclesiastico voleva sperare che il suo signore si stesse rendendo conto di cosa stava facendo.
    Tyvell Doneria girò lo sguardo verso di lui, concedendogli un'appena accennata espressione di comprensione.
    Il lich nel frattempo si era alzato in piedi con la mano lorda di sangue umano.
    Sul volto spoglio se non per due vivide fiamme bluastre si aprì uno squarcio: nella fenditura irregolare della misteriosa lega si stagliava una lunga fila di denti acuminati e lucenti.
    Quella cosa stava sorridendo...
    Il lich si voltò verso di loro, con una soddisfazione sulla sua orribile -faccia- che Afeyon non pensava fosse in grado di esprimere.
    "Non siete cambiati dopo tutto questo tempo" Commentò l'antica creazione avvicinandosi al gruppo di Kilariani.
    "Molli e placide creature, giocattoli nelle mani della Regina".
    Il lord Tyvell ancora una volta non pareva impressionato, nonostante l'abominio avesse accennato a colei che dimorava nella Città Perduta.
    Afeyon iniziava a domandarsi cosa stesse pensando in quel momento.
    "Neanche io provo una grande simpatia per la tua... -razza-: tuttavia sappiamo entrambi che in guerra la morale o i limiti sono concetti che si sfaldano".
    Il lich si guardò intorno osservando i cadaveri squartati e le ossa fumanti lasciate dal suo piccolo esercito.
    "Ahahahahah..." Il sorriso dell'inumano si allargò intriso di piacere "Sembra proprio sia così".
    La schiera di creature passò oltre gli umani: alcuni di loro erano indifferenti al carnaio perpetrato, mentre altri invece parevano condividere i sentimenti della sadica antichità.
    Entrarono nella fortezza lasciandosi dietro i Kilariani.
    "Non dovevate risvegliarli, Lord Tyvell" Disse il sacerdote una volta che il silenzio era calato.
    "Quell'essere porta rancore verso l'Umanità-".
    "Deruk'jalvod" Rispose Tyvell Doneria con un tono intriso di stanchezza.
    Poteva anche essere noia, visto lo sguardo che stava scagliando su Afeyon.
    "Il suo nome è Deruk'jalvod ed un tempo era l'araldo di uno dei Guardiani Silenti".
    "... Questa è una follia, Lord Tyvell: non manterrà i suoi voti, sta solo aspettando che voltiamo le spalle per ucciderci e fuggire".
    "Un rischio che sono disposto a prendermi, Afeyon".
    Lo sguardo prima neutro di Tyvell si indurì diventando freddo e impassibile.
    "Siete quel tanto disperati?" Chiese il sacerdote mentre con un gesto del braccio indicava la piazza, colma di soldati mutilati e morenti.
    "La disperazione è un sentimento di coloro che non accettano il proprio fato..." I lati della sua bocca parvero inclinarsi verso il basso e le sopracciglia rilassarsi ancora una volta.
    Presto quell'espressione scomparve, rimpiazzata nuovamente da un'inamovibile decisione.
    "Nessuno di noi vincerà questo scontro: lascia che gli Yoteriani vengano e affrontino il mio stesso fato.
    Non uno dei loro soldati dovrà tornare a casa... UOMINI! TENETEVI PRONTI!".
    "Di che state parlando?" Chiese Afeyon sperando che vi fosse un senso compiuto in quel discorso.
    "Non potresti capire... ad ogni modo non ti ucciderò se proverai a disertare.
    Ma se andrai via, ricordati: devi fuggire da Kilar".

    Edited by Martirios - 29/12/2016, 22:37
     
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    Oooooookay, vedo che c'è stata un po' di devastazione e un bel po' di cadaveri.

    I lich non mi sembrano creature particolarmente simpatiche. ;)
     
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    Molto bello questo pezzo, si capisce cosa passa per la testa degli Yoteriani e perché vogliano uccidere questi altri. I lich mi sembra già un gran bel personaggio, fosse solo perché rientra tra le "folli soluzioni d'emergenza peggiori del problema"
     
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    È una soluzione folle ed aggiungerei illegale visto che siamo in Kilar: tuttavia Tyvell non sembra granché preoccupato del cosa avverrà nel post-battaglia...
    Non nasconderò che i lich, nonostante dal punto di vista di Afeyon siano "creature", "abomini" ecc.
    Sono a tutti gli effetti creature senzienti, sebbene artificiali.
    Ovviamente gli umani hanno dei motivi per odiarli e viceversa, ma nonostante l'apparenza poco umana se non nella forma bipede hanno delle dinamiche (psicologiche) simili alle nostre.
    Il perché verrà spiegato più avanti, ma nel frattempo ho deciso di lasciare un indizio che sebbene non sia specifico (anzi è molto generico) è molto importante: io non inserisco mai dettagli senza un motivo dietro.
     
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  13. CB-PR
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    Ho letto la prima parte e devo dire che apprezzo il messaggio anticlericale. Parli poco delle emozioni dei personaggi e il punto di vista è troppo "aereo", cioè ci si sofferma poco sul singolo personaggio. Ci sono molte incognite e questo incuriosisce, ma mi disorienta un po'.

    "infondo" e "in fondo" non sono sinonimi
     
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    Smodiel sentiva chiaramente le sua ossa incrinarsi sotto il peso dell'enorme masso che aveva sulle gambe.
    Una si era già spezzata torturandolo con un dolore non solo atroce ma logorante.
    Era stato fortunato... no, non era vero.
    I cadaveri dai volti impolverati non stavano soffrendo al contrario di lui.
    Probabilmente sarebbe morto di fame, o di sete, o lo avrebbe trovato uno degli Yoteriani.
    Non aveva neanche la possibilità di tagliarsi le gambe, le poche armi in vista erano ben distanti da lui.
    Quindi non gli rimaneva che aspettare di crepare in quella strada, trascorrendo la notte al gelo.
    Che bella la vita.
    "Dannati Yoteriani! Non me ne resterò qui a crepare!" Provò a sottrarsi dalla roccia ma più tirava e più la gamba sinistra sembrava sul punto di cedere.
    Era sempre più stanco, ma il gelo che penetrava nelle ossa e la rabbia riuscivano a tenerlo sveglio.
    Ogni tanto nella sua mente si palesava la possibilità di lasciarsi morire...
    Una dormita in effetti non sarebbe stata male, ma non era certo se si sarebbe svegliato.
    No, non poteva permetterselo.
    Si osservò intorno, notando che vi erano dei pezzi di pietra abbastanza affilati.
    Ne afferrò uno, pesandolo con la mano.
    Oh bene! Ora devo solo farmi largo tra carne e ossa con una fottuta pietra! Una di quelle cose che fai per divertimento! "Hey Smodiel che fai?"
    "Oh niente, mi taglio le gambe con una roccia!"
    Reis sappi che se mi stai osservando e ora non mi invii un aiuto sei un bastardo!

    Un rumore di passi attrasse la sua attenzione, alzò lo sguardo.
    Ed eccolo lì ergersi nascosto in parte dalla penombra dell'oscurità: era come osservare uno degli angeli descritti del Dictatum, ma quello che aveva davanti a lui...
    Aveva qualcosa di strano negli occhi, in quelle sfere infuocate che nemmeno la più profonda delle ombre poteva nascondere.
    Erano iridi affilate come lame quelle che vedeva.
    Furiose e sanguinarie, ma certamente intrise di potere...
    Se non mi muovo forse non mi vedr-
    Il demonico angelo inizió a camminare verso di lui.
    ... Ok ho capito, ti sei offeso.
    Questo non è un buon motivo per mandarmi un FOTTUTO ANGELO DELLA MORTE ad uccidermi!

    La paura lo spinse a tentare di sottrarsi nuovamente dalle macerie, ma queste erano troppo pesanti.
    Ancora prima che potesse elaborare una fuga la creatura angelica era già davanti a lui.
    Il cuore gli stava battendo come un tamburo da guerra Dovhätiano ora che era faccia a faccia con la sua probabile fine.
    Fu a quel punto che gli venne in mente la cosa più insensata da fare in quel momento.
    Strinse forte il masso che aveva in mano e glielo scagliò addosso mirando al volto.
    Daris l'afferrò al volo con un'annoiata facilità, poi lo spezzò stritolandolo tra le dite e il palmo.
    Con il senno di poi... tentare di tramortire un angelo/demone con una pietra non era stata la più geniale delle idee.
    Silenzio e tensione torturavano Smodiel, mentre Daris si chinava leggermente per osservarlo meglio.
    "Sepolto da un pezzo di edificio, probabilmente vicino alla morte, abbandonato dal resto del tuo esercito... ed hai comunque avuto il coraggio di lanciarmi addosso una roccia?".
    Le mani di Daris batterono un lento applauso producendo piccoli nuvole di braci e fulmini scarlatti.
    "Sei una delle creature più stupidamente coraggiose che abbia mai visto.
    Forse è per questo ti manca così poco per incontrare la Regina".
    Probabilmente l'angelo stava sorridendo divertito dall'enorme stronzata che Smodiel aveva fatto.
    "Se dovete uccidermi, almeno fatelo con un colpo secco: non voglio sentire l'anima mentre viene strappata dal corpo".
    A quel punto tanto valeva chiedere una morte rapida.
    Se le storie sugli angeli erano vere, forse lo avrebbe risparmiato da un atto così disumano.
    "Quella è una pratica molto amata dai Falciatori, ma in genere io tento di evitarla.
    Abusarne può portare ad effetti spiacevoli... piuttosto, sono qui per farti un'offerta: io ti libero da queste macerie e ti rimetto in forze; abbastanza da fuggire via da questo inferno".
    Ok forse è un angelo, oppure è un demone che vuole rubarmi l'anima ma si sta divertendo ad allungare il momento.
    Devo solo sorridere, annuire e sperare che non mi stacchi la testa del collo
    .
    I lati delle labbra di Smodiel si contrassero dando vita al sorriso più forzato e incerto che l'umanità avesse mai visto.
    In compenso, riuscì ad annuire abbastanza chiaramente.
    "... E cosa vorreste in cambio?".
    "La tua anima per ora è vincolata a Reis: io spezzerò quel legame e tu non avrai nessun altro patrono al di fuori di me" Smodiel ebbe la sensazione che l'angelo gli stesse dando un ordine invece di fargli una proposta.
    "Prima di darti una risposta vorrei sapere... che cosa siete?".
    "Ciò che sono non dovrebbe interesserarti" Rispose sbrigativo l'edion seccato dal contrattempo.
    "Senza offesa ma solo i folli accettano dei patti di questo genere alla cieca".
    "Potrei dirti che sono un edion ma sono certo che questa parola non ha nessun significato per te".
    Smodiel scosse lentamente la testa.
    "Il mio nome è Daris, membro della Stirpe di Helial e credo che per la tua cultura io possa essere definito un -angelo-, se preferisci questo termine".
    Sono certo di avere già sentito questo nome.
    Un angelo quindi? Sembra plausibile, infondo un demone non sarebbe così ragionevole.
    Aspetta, ho sentito male oppure...?

    "Hai detto Helial? Intendi Helial la Fonte dei Peccati?".
    Daris rimase a fissare l'umano qualche secondo, uno sguardo truce in volto.
    "Non ti nascondo che trovo quel titolo piuttosto malevolo ed ipocrita, mortale" Il tono dell'angelo si era intriso di una velenosa ma gelida voce.
    Smodiel era paralizzato dalla paura, ma tentò di non farlo vedere al suo interlocutore.
    "Io, io non capisco" Fu le uniche parole che riuscì a pronunciare.
    "Ed io invece non comprendo perché sto sprecando il mio tempo: è evidente che la mia presenza per te è più terrorizzante della Regina stessa, quindi ti lascerò qui a morire se è ciò che desideri".
    Daris si voltò senza aggiungere altro, spalancando le sue ali pronto a spiccare il volo.
    Il soldato Kilariano rimase per qualche secondo ad osservare le sue piume.
    Erano nere come il cielo ma talmente eteree da sembrare un ricordo che svaniva...
    Si staccavano e rinascevano costantemente, bruciando nell'aria ancora prima di toccare terra.
    Quello che vedeva era privo di senso, ciò che aveva sentito era considerabile un'eresia e la sua unica salvezza era rinunciare a Reis.
    Ma non aveva alcuna importanza, non di fronte alla morte.
    O la volontà di Reis era quella oppure ignorava il suo fato.
    "Accetto!" Esclamò Smodiel oramai a corto di opzioni.
    L'edion si voltò, compiaciuto da quella singola parola.
    "Dunque..." Daris si avvicinò nuovamente all'umano mentre un flusso di fulmini color sangue volteggiava nel suo braccio destro.
    "Abbiamo-un-patto!" Disse con una certa enfasi Daris, mostrando un sorriso che inquietò Smodiel.


    Afeyon osservava con un certo distacco il ristretto gruppo di lich...
    Molti di loro fissavano un'incisione triangolare attraversata nel mezzo da due linee concentriche, silenziosi e meditabondi nella loro quieta veglia.
    Deruk'jalvod qualche ora prima aveva inciso il simbolo di Reis sul muro con i suoi artigli rovinando il marmo della fortezza.
    Il sole ora era visibile nel cielo ma le creature erano ancora lì, intoccate ed inamovibili.
    Mi chiedo se stanno pregando Reis...
    Le mani dei lich erano ancora lorde del sangue che si era oramai seccato.
    Il sacerdote aveva visto molti tipi di assassini nella sua vita: alcuni giustificavano le loro azioni con la religione, altri combattevano in nome di un "ideale", alcuni con un sentimento vendicativo, altri ancora semplicemente per necessità...
    Ma non uno di questi, nemmeno il più cinico, era capace di portare sulla pelle il sangue delle sue vittime per così a lungo.
    Prima o poi l'assassino sentiva i suoi peccati arrampicarsi lungo la schiena e tentava di rimuovere il viscido, rosso liquido che gli ricordava ciò che aveva fatto.
    Ma gli abomini metallici non erano toccati dalle loro azioni, non vi era peccato abbastanza terribile per loro che fosse capace di pesare sulle loro coscienze.
    Non dovevano essere riportati in vita.
    Erano le armi di un'era passata che avevano fatto il loro corso, figli di una guerra impossibile da vincere e di un'epoca in cui la crudeltà degli uomini aveva raggiunto il suo zenit.
    Potevano essere distrutte ma gli Araldi nell'Era dell'Odio avevano invece deciso di rinchiuderle, giù nelle profondità più oscure e maledette della Creazione...
    Quale follia poteva avere portato a una decisione simile?
    Lord Tyvell stava utilizzando uno strumento che forse comprendeva, ma che non era davvero sotto il suo controllo.
    Bastava una parola, un gesto, un evento sbagliato e quei mostri avrebbero massacrato tutti gli umani presenti in Ghalia.
    "Buon giorno sacerdote~" Esclamò una voce meliflua proveniente dalle sue spalle.
    Deruk'jalvod l'osservava dall'alto, un sorriso affilato in volto.
    "Tu..." Disse Afeyon non nascondendo la sua ostilità.
    "Io!" Il lich spalancò le braccia gioioso alzando la testa verso il soffitto.
    "Che cosa vuoi, abominio?".
    "Potrei farti la stessa domanda visto che osservi con così tanto interesse i miei fratelli" Deruk'jalvod gli poggiò la mano artigliata sulla spalla "Posso comprendere, infondo siamo spettacolari!".
    Afeyon ebbe l'impulso di sputargli addosso, ma soppresse rapidamente quel pensiero.
    "Vi trovo estremamente sanguinari e crudeli, al punto che siete un insulto alla Creazione stessa...".
    Il lich lanciò una lunga risata, lo scherno e il divertimento la intonavano alternandosi.
    "Abbiamo imparato dai migliori... O sbaglio?" Il tono del lich si fece improvvisamente più minaccioso, ma presto tornò a mostrare un sorriso beffardo.
    Afeyon lo ignorò tornando a scrutare le creazioni biomeccaniche, notando che una di queste si era voltata ad osservarlo.
    La sua bocca era nascosta ed il viso privo di espressioni facciali.
    Cosa stava pensando? Aveva forse sentito la loro discussione?
    "Sai Afeyon, io credo di avere capito perché rimani qui ad osservarci... Tu continui a chiamarci -abomini-, ma in fondo alla tua anima sai perfettamente che siamo uguali a voi".
    Il sacerdote si voltò nuovamente in direzione del lich, che ora aveva perso il suo sadico sorriso.
    "Come ti fa sentire ciò?" Chiese l'abominio, la voce ora calma ma allo stesso tempo inquisitoria.
    "Non siamo uguali" La mano destra di Afeyon si strinse intorno alla daga sotto la sua veste.
    "Gli umani hanno una coscienza, voi no: se mi sbagliassi ora non stareste pregando Reis con le mani lorde di sangue".
    "Noi veneriamo quel simbolo, sacerdote" Rispose Deruk'jalvod indicando il triangolo sulla parete "E i simboli possono avere più significati, basta coglierli...".
    "Ciò non toglie che che voi avete ucciso milioni di umani in passato, ma non uno dei vostri pensieri è stato mai rivolto a quelle vittime! Nessuno dei vostri membri si è mai pentito di ciò che avete fatto!".
    Il lich puntò i suoi artigli contro il collo del sacerdote.
    "Pensi che la tua razza sia migliore della nostra? Ho visto umani sterminare gli abitanti di città intere e ridere davanti alle montagne di cadaveri che LORO avevano prodotto! E saremmo noi i mostri?! Ci avete creato senza nemmeno rendervi conto delle vostre responsab-".
    La testa di Deruk'jalvod si voltò di scatto verso un punto del soffitto.
    Il suo braccio sinistro mutò rivelando un fucile dalle sembianze affilate, mentre flussi di elettricità ed energia lo circondavano come sinuose serpi.
    Afeyon per buona misura si preparò a fuggire dai lich, nel caso la situazione precipitasse.
    "Che ti prende?" Chiese tentando di comprendere quel gesto improvviso.
    "Vi è un servo della Regina tra di noi... Se non lo uccido, siamo spacciati".

    Edited by Martirios - 12/2/2017, 23:52
     
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    Più il tempo passa e più i lich mi sembrano creature inquietanti. u.u

    Daris invece lo trovo un figo. XD
    La sua "collaborazione" con Smodiel potrebbe avere risvolti interessanti.

    CITAZIONE
    "Prima di darti una risposta vorrei sapere... che cosa siete?".

    in questa frase Smodiel dà prima del tu e poi del voi all'angelo.
     
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