Venezia tra film, canzoni e fantasia

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  1. Lucciolavagabonda
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    "Voga e va."
    Venezia rassomiglia ad una sposa
    vestita di merletti di Burano
    sospira tra le gondole festose
    dal Lido alla laguna
    sposi e amanti buona fortuna
    voga e va voga voga e va
    gondolier vecio gondolier
    canta el cor non posso andar più via
    perché Venezia mia m'hai fatto innamorar..."

    Venezia è internazionalmente nota per un sorprendente numero di caratteristiche che le appartengono in esclusiva: tra le altre, una prestigiosa rassegna cui partecipano film di qualità, quantomeno nelle intenzioni degli autori.
    Festival Cinematografico a parte, moltissime sono le storie girate nella Serenissima: lo straordinario “Morte a Venezia” del compianto Luchino Visconti, “Il mercante di Venezia” con un Al Pacino in stato di grazia, l’eccellente giallo a forti tinte “A Venezia un dicembre rosso shocking” con un giovanissimo Donald Sutherland e, per citare almeno un paio di titoli della produzione nostrana, ”Dimenticare Venezia” di Franco Brusati e “Nudo di donna” con Nino Manfredi.
    Recentemente un’altra se n’è aggiunta: si tratta di “The tourist”, con Jhonny Deep e Angelina Jolie, remake di “Anthony Zimmer” e frutto della collaborazione tra Italia, Francia e USA.
    Trama (tratta da Wikipedia):
    "Parigi. L'ispettore Acheson di Scotland Yard e la sua squadra tengono d'occhio l'affascinante Elise Clifton-Ward, ex amante di Alexander Pearce, ricercato dal governo e scomparso nel nulla dopo aver cambiato volto. Un giorno Elise riceve una lettera da Pearce che le indica di recarsi alla stazione, prendere un treno per Venezia, avvicinarsi ad un uomo che gli somiglia per altezza e corporatura, e far credere così alla polizia che quell'uomo sia il vero Pierce.
    Elise si reca alla Gare de Lyon e, salita sul treno, stringe amicizia con il turista Frank Tuppelo, un insegnante americano che resta istantaneamente attratto da lei. La donna lo invita al suo albergo, e la polizia intanto scopre l'identità di Frank e comprende l'inganno di Pearce. Contemporaneamente arriva a Venezia il gangster russo Vladimir Shzou, colui al quale Pearce ha sottratto due miliardi prima di fuggire, e invia i suoi sgherri all'albergo convinto che Frank sia effettivamente Pearce.
    Frank fugge così dagli uomini di Shzou e finisce col gettare nella Laguna un carabiniere, che lo denuncia per aggressione. Viene condotto quindi al commissariato italiano, dove anziché essere aiutato, un commissario corrotto, tale Lombardi, lo vende al gangster. Interviene Elise che lo salva e insieme uccidono alcuni gangster. In seguito lei lo convince a lasciare la città. La donna è in realtà un'agente dell'Interpol che lavorava per Acheson sotto copertura, e la sera stessa partecipa ad un ballo a cui era stata invitata da Pearce. Elise è ad un passo dall'incontrarlo ma non vi riesce, e trova invece Frank che non vuole lasciarla, ma viene portato subito via dagli uomini di Acheson. Elise viene poi sequestrata da Shzou, che le intima di rivelare l'ubicazione della cassaforte, in attesa che Pearce si presenti all'appuntamento. Acheson insiste a non intervenire in attesa della sua comparsa, ed è lo stesso Frank che raggiunge Shzou fingendo di essere Pearce per cercare di salvarla..."
    In quale genere rientri, è difficile dirlo: inizialmente qualificato come “drammatico”, dalla critica spietatamente definito “commedia”, trattasi in realtà di un thriller romantico con qualche punta d’azione (invertite l’ordine dei fattori ed il risultato non cambia), comunque godibile quanto a intreccio.
    Jhonny è un po’ meno convincente del solito, costretto in un personaggio sottotono e fuori forma, in senso letterale: solo al termine sarà dato scoprire il perché.
    Angelina è una dea: bella da togliere il fiato nei suoi vestiti firmati e gioielli antichi. Se sia figlia di tanto padre non so dire (di John Voight cito soltanto “Un uomo da marciapiede”): la ricordo bene unicamente nell’eccezionale interpretazione di “Ragazze interrotte”. Forse è un tantino algida sino a quando, sul finale, un paio di schiaffoni ben assestati la rendono un po’ più umana, evidenziando per altro il fatto che i mafiosi, a differenza di tutti gli altri interpreti, evitano di sbavarle dietro non appena le posano gli occhi addosso. La verità e che non la seguo molto, anche se è facile accorgersi di come per lei il tempo viaggi al contrario: incredibilmente più asciutta malgrado la maternità, zigomi più alti e viso più liscio, probabilmente grazie a sapienti interventi di lifting e ad altra medicina estetica, nasino ancor più civettuolo (qui la rinoplastica è sicura). E, tanto per continuare con il gossip, anche la sua dolce metà non era poi così esente da difetti (ah, la vita è veramente dura!): la correzione delle orecchie a sventola, di cui Madre Natura aveva ingiustamente dotato l’affascinante Brad, risulta palese nelle foto “prima e dopo”.
    Se il film può essere definito "senza infamia e senza lode", chi ne esce veramente alla grande è proprio Venezia: ai panorami classici di ponti, calli e campielli, si aggiunge la visione interna dei palazzi antichi e del Casinò, in parte già ammirati nella serie di James Bond, ma soprattutto del mitico Hotel Danieli, dove il red carpet ti accoglie già sulla passerella d’entrata, continua nell’androne e lungo le scale, per fermarsi infine proprio davanti all’uscio della Suite del Doge, quella dove presero alloggio, tra gli altri, Honoré de Balzac e Michel Proust.
    Non che la cosa interessi molto al protagonista, ancorché professore universitario: lui, la voce del comprensibilmente orgoglioso concierge (detto con ironia, considerato il modo in cui viene trattato), neppure la ascolta.

    [nota personale: a me invece ha colpito, e tanto, perché la sua fama è pienamente meritata: lusso sfrenato ma non di cattivo gusto, cui si abbina il fascino irresistibile dell’antico, rappresentato, per esempio, dagli scuri alle finestre con apertura manuale. Una delle cose che mi riprometto di fare è mettere da parte abbastanza soldi per riuscire a passarci almeno una notte: sognare non costa nulla, il soggiorno una fortuna, ma ritengo valga la pena.]

    Venezia non ha colpito soltanto la fantasia degli sceneggiatori, ma anche quella dei musicisti: le canzoni che le hanno dedicato sono molte e, alcune, di fattura decisamente pregevole.
    A partire da “Come è triste Venezia” del grande interprete armeno Charles Aznavour, che, in italiano, rende molto meno rispetto al testo originale, ma ha comunque la sua bella intensità emotiva:

    "Com’è triste Venezia
    Soltanto un anno dopo
    Com’è triste Venezia
    Se non si ama più
    Si cercano parole che nessuno dirà
    E si vorrebbe piangere
    Ma ormai non si può più
    Com’è triste Venezia
    Se nella barca c’è
    Soltanto un gondoliere
    Che guarda verso te
    E non ti chiede niente
    Perché negli occhi tuoi
    E nella mente tua
    C’è soltanto lei
    Com’è triste Venezia
    Soltanto un anno dopo
    Com’è triste Venezia
    Se non si ama più
    I musei e le chiese
    Si aprono per noi
    Ma non lo sanno
    Che ormai tu non ci sei
    Troppo triste Venezia
    Di sera la laguna
    Se si cerca una mano
    Che non si trova più
    Si fa dell’ironia
    Davanti a quella luna
    Che un dì ti ha vista mia
    E non ti vede più
    Addio gabbiani in volo
    Che un giorno salutaste
    Due punti neri al suolo
    Addio anche da lei
    Com’è triste Venezia
    Soltanto un anno dopo
    Com’è triste Venezia
    Se non si ama più"

    a “Nelle paludi di Venezia Francesco si è fermò a pregare e tutto tacque” di Angelo Branduardi:

    "Alle paludi di Venezia poi Francesco arrivò
    E in compagnia di un altro frate
    Le attraversò…
    Fu tornando dall’Oriente
    Che in quel luogo si fermò,
    venne la sera e tempo fu di pregare.
    Stormi di uccelli neri
    Sui rami stavano
    Ad alta voce cantando…
    Pareva che quel fragore
    Fosse a lode
    Del loro Creatore.
    Così Francesco in quelle paludi
    Con gli uccelli volle pregare
    Ed in mezzo a quella folla
    Si incamminò…
    Svaniva tra quelle grida
    L’eco dei suoi passi,
    la voce della sua preghiera…
    “Vi prego di volere tacere”
    Ed il silenzio sulle paludi calò.
    E nessuno più cantò
    Sinchè Francesco smise di pregare
    E se ne andò…"

    passando per “Venezia” di Francesco Guccini:

    "Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
    la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
    che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
    che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera...
    Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
    è morta di parto gridando in un letto sudato d' un grande ospedale;
    aveva vent' anni, un marito, e l' anello nel dito:
    mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti...
    Venezia è un' albergo, San Marco è senz' altro anche il nome di una pizzeria,
    la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
    Stefania d' estate giocava con me nelle vuote domeniche d' ozio.
    Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.
    Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
    però non ti puoi risvegliare con l' acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
    il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
    c'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo la sirena di Mestre...
    Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
    Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
    Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
    vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale...
    Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
    del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
    Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
    può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti..."

    La più intensa, a mio avviso, resta tuttavia “La bellezza” di Roberto Vecchioni, anch’essa ispirata, come il già citato film, al libro di Thomas Mann “La morte a Venezia” e al tragico amore di Gustav per Tadzio:

    "Passa la bellezza nei tuoi occhi neri,
    scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri...
    Venezia inverosimile più di ogni altra città
    è un canto di sirene, l'ultima opportunità
    ho la morte e la vita tra le mani coi miei trucchi da vecchio senza dignità:
    se avessi vent'anni ti verrei a cercare, se ne avessi quaranta, ragazzo, ti potrei comprare,
    a cinquanta, come invece ne ho ti sto solo a guardare ...
    Passa la bellezza nei tuoi occhi neri
    e stravolge il canto della vita mia di ieri;
    tutta la bellezza, l'allegria del pianto che mi fa tremare
    quando tu mi passi accanto...
    Venezia in questa luce del lido prima del tramonto
    ha la forma del tuo corpo che mi ruba lo sfondo,
    la tua leggerezza danzante come al centro del tempo e dell'eternità:
    ho paura della fine non ho più voglia di un inizio;
    ho paura che gli altri pensino a questo amore come a un vizio;
    ho paura di non vederti più, di averla persa...
    tutta la bellezza che mi fugge via e mi lascia in cambio i segni di una malattia.
    Tutta la bellezza che non ho mai colto,
    tutta la bellezza immaginata che c'era sul tuo volto,
    tutta la bellezza se ne va in un canto,
    questa tua bellezza che è la mia muore dentro un canto."

    Cito infine un indimenticabile, ancorché datato, film di Enrico Maria Salerno, interpretato da Tony Musante e Florinda Bolkan; si tratta di “Anonimo veneziano”: una storia struggente, con una colonna sonora famosissima, scritta da Stelvio Cipriani.
    Trama (tratta di Wikipedia):
    "Enrico è un oboista della Fenice di Venezia che non è riuscito a diventare il grande direttore d'orchestra che sperava. Dopo aver appreso di essere ammalato di un tumore incurabile, decide di rivedere la sua ex moglie con cui ha avuto anche un figlio e la invita a Venezia, senza rivelarle però di essere malato.
    Lei, Valeria, acconsente nonostante il timore che la richiesta possa rivelarsi un tentativo di riconciliazione o, peggio, un ricatto nei confronti del suo nuovo marito, un uomo maturo e benestante di Ferrara con cui lei ha costruito una nuova famiglia.
    Enrico e Valeria trascorrono la giornata girovagando in una Venezia splendida ma profondamente malinconica e decadente e, alternando furiosi alterchi a teneri momenti, rivivono i bei tempi passati insieme. Lei capisce di amare ancora Enrico e quando questi le confida di essere ammalato e di avere ancora poco da vivere, Valeria gli si concede un'ultima volta, nella consapevolezza che oramai è troppo tardi per tornare indietro e cambiare il corso delle loro vite.
    Alla fine del film, quando termina la giornata, i due si congedano consci che non ci saranno altre occasioni per rivedersi. Mentre lei si allontana di corsa e in lacrime dalla Chiesa sconsacrata in cui si erano diretti, Enrico dirige con passione l'orchestra di studenti con cui ha preparato l'esecuzione del celeberrimo Concerto in Do minore per oboe, archi e basso continuo di Benedetto Marcello."

    Su Venezia si potrebbero dire milioni di altre cose e ancora saremmo solo all'inizio: è una città che vale la pena conoscere, perché davvero unica.

    Vi lascio con un piccolissimo abbozzo di racconto (che con questo topic non c’entra nulla per cui, forse, lo posterò in uno apposito).

    “Qui e adesso, per sempre tua."
    A novembre Venezia acquista in tranquillità: il freddo pungente fa sì che molti evitino di recarvisi, preferendo il periodo natalizio o quello del Carnevale, assai più ricchi di attrattive.
    Il vento soffia forte questa notte, quasi volesse trapassare l’anima.
    Una figura di donna si staglia chiaramente al limite di un canale: i capelli lunghi e chiari danzano coprendo i tratti del suo viso, rendendo impossibile definirne l’età.
    Indossa un paio di jeans infilati dentro a stivali in pelle che le arrivano al ginocchio, diversi stati sovrapposti di maglie ed una spessa mantella nera con l’orlo in raso che la rende simile alla protagonista di un film in cappa e spada.
    Guarda avanti, incurante della temperatura ormai prossima allo zero: forse è abituata, forse è talmente assorta in quello che sta facendo che neppure se ne accorge.
    Questo per lei è un luogo speciale…
     
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  2. Gainer
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    Alla fine di Maggio si assisterà alla posa delle fondazioni delle barriere mobili del Mose. Dal Cantiere di Lido Nord Treporti,i cassoni verranno trascinati da un catamarano appositamente attrezzato e posizionati nella trincea ricavata sul fondale che fornirà loro definitivo alloggiamento. Lì i cassoni, ultimata la posa, riceveranno le paratoie che proteggeranno Venezia dall'acqua alta e segneranno l'entrata in funzione a pieno regime del sistema di dighe mobili MOSE.

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1 replies since 13/1/2012, 19:28   103 views
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