L'Osservatorio (Oltre il limite ...)

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  1. Lucciolavagabonda
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    L'Osservatorio. (Oltre il limite...)
    L’Osservatorio è una sorta di rubrica, sul tipo di quelle che tengono quotidianamente o settimanalmente le grandi firme del giornalismo sulle più disparate (o disperate?) testate, argomentando di un fatto che ha attirato la loro attenzione o in mancanza, dovendo riempire lo spazio, di una materia che hanno particolarmente a cuore.
    Il titolo “Oltre il limite…” verrà di volta in volta completato con quello che riterrò essere l’oggetto dello sconfinamento.
    Il tono potrà essere scherzoso, serio o, mi auguro il meno possibile, indignato: chiedo scusa in partenza, sono fatta così. :rolleyes:

    Oltre il limite... della decenza.
    “Ma cos’è questa crisi…Pa ra pa ra pa pa”: quanto tempo è passato da quando sulla dea malefica dell’ultimo decennio ci si poteva permettere di canticchiare con una certa leggerezza?
    Ebbene sì: c’è la crisi.
    Dove sarebbe la notizia?
    E’ che forse, per la prima volta, si è arrivati ad un punto tale che bisogna fare di necessità virtù e ricorrere alle mezze misure.
    Perché mezze?
    Perché qui si parla degli stipendi dei politici e oltre non è concesso andare.
    Ma procediamo con ordine: il 2011 volge al termine, e così anche il governo Berlusconi.
    Motivo: non è più procrastinabile salvare il salvabile.
    Non per il Paese, sia chiaro, ma per le sue innumerevoli imprese (in senso fisico, di quelle immateriali è meglio tacere): il valore dei titoli Mediaset scende vertiginosamente proprio a causa del fatto che lui è ancora al timone e quindi, per parafrasare un altro patriota convinto, meglio abbandonare baracca e burattini al grido di: “L’Italia l’ho disfatta, ma di morire non se ne parla!”
    Che succede a questo punto?
    Un vero imprenditore si sacrifica e va a salvare il figlio prediletto: alla nave che affonda ci penserà un altro capitano, non d’industria questa volta.
    Poiché l’ultimo colpo di coda dell’ex premier è stato l’ennesimo discorso programmatico pronunciato a Bruxelles che, grazie al complice sorriso di due degli intervenuti, ci ha dolorosamente reso edotti su quanto la credibilità dell’Italia fosse andata a escort, l’unica soluzione possibile era ricorrere ai famosi tecnici, puntualmente ripescati quando i veri addetti ai lavori (!?) non sanno più a che santo “votarsi”.
    Così eccoci: grazie anche al provvidenziale intervento del vero nume tutelare della Repubblica in questi ultimi anni di delirio totale, il mai abbastanza lodato Presidente Giorgio Napolitano, si smuovono mari e Monti e quest’ultimo arriva per tentare di trovare il bandolo della matassa, sbrogliarla, ricostituirla e renderla nuovamente utilizzabile.
    Un compito titanico, degno di Ercole e, già in partenza, molto simile a quello di Sisifo.
    Ma tant’è, il titolato Professore, che potrebbe anche possedere un’insospettata vena masochista, accetta il mandato e decide di cimentarsi.
    Raduna un bel gruppo di (si spera) persone competenti, ad una affida addirittura mezza dozzina di ministeri a botta, ottiene la fiducia quasi incondizionata di tutto il Parlamento (la Lega sta all’ opposizione perché "In un regime di Democrazia qualcuno che giochi quel ruolo ci deve essere”; il solito Di Pietro dice che la farà nel caso le misure prese non rispondessero ai principii di eguaglianza sociale e che si riserva comunque il sacrosanto diritto di comportarsi come San Tommaso piuttosto che come Santa Teresa; il Pd non pone limiti e, tanto per cambiare, procede alla cieca; il Pdl all’inizio esige la presenza di un proprio uomo di provata fedeltà, ehm..., competenza e la promessa di elezioni improrogabili, ma poi ci ripensa perché tanto i numeri per mettere in ginocchio il novello eroe ci sono comunque e certi atteggiamenti potrebbero essere impopolari) e il gioco ha inizio.
    Nel frattempo il nostro popolo di poeti, navigatori e Tv-dipendenti ha assimilato due nuovi concetti: lo Spread e il Default.
    Il primo significa che, se continua così, i sudati risparmi evaporeranno come neve al sole; il secondo che anche il lavoro (per i fortunati che ancora ce l’hanno) diventerà un optional, con tutte le conseguenze del caso.
    Grecia docet.
    Quindi il primo ingrediente della ricetta è recuperare soldini q.b. (quanto basta, per chi non cucina).
    Poiché questo metro è variabile in relazione a come lo intende chi deve usarlo, anziché andarci cauti, Monti decide di far proprio il principio che, nel caso si abbondi di sale, ci sarà comunque modo di rimediare aggiungendo acqua.
    E allora arrivano le prevedibilissime soluzioni, tra cui le più eclatanti sono: aumento nei prezzi di beni irrinunciabili come la benzina, ripristino (ma sotto nuovo nome) della tassa sulla prima abitazione e mancata indicizzazione delle pensioni minime.
    Se le misure si riveleranno insufficienti, le percentuali di aumento sulle accise e sull’Imu (ex Ici) sono già pronte.
    A seguire, come regalo di fine anno, gli italiani si ritroveranno i soliti aumenti di luce, gas, abbonamento televisivo…
    Si dovrà decidere anche che fare delle frequenze libere: metterle all’asta per rimpinguare un po’ i depositi dello Stato o regalarle alle solite Rai e Mediaset?
    La presenza di Mister Biscione al momento della votazione del provvedimento potrebbe (non) suscitare qualche dubbio riguardo alla risposta, ma il dubbio è l’unica cosa certa in questo periodo di sbandamento totale.
    Un provvedimento che avrebbe dovuto essere applicato sin da subito è la riduzione degli stipendi ai politici in modo da rapportarli alla media europea.
    Da lì non si fugge, non era il caso di tirare in ballo, a parziale giustificazione del mancato allestimento normativo, la difficile messa in opera di un valido metodo di caccia all’evasore fiscale: si poteva intanto decidere di tagliare e via.
    Poi ci sarebbero ancora i privilegi, i bonus, i benefit e quant’altro, ma per ora limitiamoci ai supercompensi.
    Qui casca l’asino e rischia di cascare il Governo.
    Monti prende tempo ma la gente mormora: si chiedano pure nuovi sacrifici pescando da portafogli ormai desolatamente semivuoti, a patto che anche i Paperoni istituzionali siano compresi nel numero dei tartassati.
    Il provvedimento doveva essere varato per fine ottobre: è stato rimandato all’inizio dell’anno nuovo e, chi vivrà vedrà.
    Le reazioni però sono state immediate e unanimi: salvo il solito Di Pietro che l’ha inserito nel suo programma sin dall'inizio.
    Quest'atto dovuto ha di fatto suscitato le altre strida di tutti i politici in carriera.
    Piccola annotazione: non è che la carriera di tutti sia esclusivamente quella politica.
    Ghedini ha un dottorato in legge pienamente utilizzato: che operi anche pro bono non risulta da nessuna parte.
    E che dire dei record di assenze in Parlamento raggiunti a suo tempo dagli acchiappavoti Gerry Scotti e Vittorio Sgarbi che si sono candidati perché il richiamo di adunata alle armi di San Silvio, loro patrocinatore nonché datore di lavoro, si era fatto irresistibile?
    Ma veniamo alla notizia del giorno, quella che sta “oltre il limite della decenza”.
    Alessandra Mussolini, recentemente passata al Pdl, con la consueta franchezza ha espresso il suo parere:
    “Se davvero il Governo decidesse di ridurre gli stipendi ai politici sarebbe istigazione al suicidio."
    “Cosa, cosa?” – si chiede il lettore sgomento, chiedendosi giustamente se per caso chi ha condotto l'intervista si sia fatto un cicchetto di troppo prima di cominciare il lavoro.
    Poi gli torna in mente che alla tipa piace l’eccesso e quindi è probabile che stia facendo dell’ironia, sia pure nel momento sbagliato.
    Ma lei prosegue implacabile:
    “Ormai la classe dirigente viene giudicata in modo spietato: se ci venissero riconosciuti mille euro sarebbero comunque troppi, si vorrebbe che ce ne dessero solo cinquecento.”
    Eh sì, la gente è davvero cattiva!
    Ultima annotazione: nel nostro Bel Paese la giostra dei veri suicidi è da un po’ che ha ripreso a girare. L’ultima notizia è quella di un pensionato cui l’Inps aveva chiesto indietro una somma che lui giudicava introvabile (cinquemila euro. Un politico, in Italia beninteso, ne “guadagna” di media undicimila mensili).
    Complimenti Sig.ra Mussolini: quanto a tempismo è riuscita a dar la paga anche al nonno.
    Il che è tutto dire.

    Edited by Lucciolavagabonda - 11/1/2012, 18:23
     
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