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"In quella partita, Tizio non aveva potuto esserci per un infortunio alla gamba."
Non vorrei che fosse sbagliato l'uso del verbo. Lo so, è un dubbio banale, ma quando un dubbio arriva, arriva!. -
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Tempo fa anche io mi ero posto una domanda simile, e avevo pertanto svolto delle ricerche sul web: quello che ho trovato, ovvero questo, fa al caso tuo.
Facci una lettura, magari ti schiarirà le idee, anche se in merito a questa questione anche le mie sono offuscate! ^^"
Comunque, se vuoi un cosniglio, ricordati sempre che alla base di un buon libro c'è la scorrevolezza.
Semplifica tutto: semplificherai la tua vita e quella dei lettori.
Tizio non aveva partecipato alla partita per un infortunio alla gamba.
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Ok. Ti ringrazio
Comunque la frase, così com'è, dovrebbe essere corretta. Ho l'infinito combinato con il pronome.. -
.Tempo fa anche io mi ero posto una domanda simile, e avevo pertanto svolto delle ricerche sul web: quello che ho trovato, ovvero questo, fa al caso tuo.
Davvero molto interessante! Grazie!
Sono sempre andato a orecchio e raramente mi è capitato di sbagliare; ma conoscere la regoletta in proposito mi permetterà di gestire queste situazioni con maggiore sicurezza.
@heat
Più che il tempo verbale, la frase non mi convince per quel PER, a mio avviso un po' debole. Metterei "a causa di un infortunio" o "per via....". -
dubhe_kuma.
User deleted
CITAZIONE" Tizio non aveva potuto esserci
Io vado a orecchio e nnon mi suona granchè bene... Quando ho questi dubbi faccio così; invece di scrivere "non aveva potuto esserci" scrivo. -
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Giacché ho controllato la bontà del contenuto segnalato da Bruce as Lake A., riporto qui, per comodità di consultazione, l'intero testo.
Con quale criterio si sceglie di utilizzare l’ausiliare “essere” o “avere” con i verbi “dovere” e “potere”? (per es. “Non ho potuto andare”; "Si è dovuta aggregare" ecc.)
La questione dell’ausiliare richiesto da un verbo servile (potere – come negli esempi addotti dalla signora Garofalo –, dovere, volere e sapere, nel senso di: essere in grado di, avere la capacità di) è regolata dalla norma grammaticale.
Secondo tale norma, l’ausiliare è quello proprio dell’infinito: «Ho dovuto fare» perché si dice «Ho fatto», «Ho potuto rispondere» perché si dice «Ho risposto» e via dicendo.
Viceversa: «Non sono potuto venire/uscire/partire ecc.» perché si dice «Non sono venuto/uscito/partito».
La norma prevede la possibilità di una deroga. Si può cioè usare l’ausiliare avere se il verbo retto è intransitivo: «Ho dovuto venire/uscire/partire ecc.» è ammissibile, tanto quanto: «Sono dovuto venire/uscire/partire».
Luca Serianni, nella sua preziosa Prima lezione di grammatica (Laterza, 2006), ci ricorda che Luciano Satta aveva già raccolto, in Matita rossa e blu (Bompiani, 1989), numerosi esempi tratti da valenti scrittori italiani (Maraini, Citati, Magris, Eco, La Capria) che documentavano l’uso dell’ausiliare avere (per il servile) con verbi intransitivi.
Sembra quindi che l’uso di avere, in questa circostanza, si stia allargando. Serianni spiega questa linea di tendenza con ragioni di economia linguistica in via di affermazione:
1. l’uso di avere consente di eliminare la preoccupazione per l’accordo: Le ragazze sarebbero dovute partire» / «Le ragazze avrebbero dovuto partire».
2. il verbo servile, se usato da solo, vuole l’ausiliare avere e tende a imporre questa scelta anche quando regge un infinito: «Hanno provato a uscire prima, ma non hanno potuto», da cui la propensione a dire «Non hanno potuto uscire prima».
3. l’ausiliare avere è già obbligatorio nel caso in cui con l’infinito si combini un pronome atono: «Non ho potuto venirci».
Se invece il pronome atono viene prima delle forme verbali, si ricade nella regola generale che impone essere: «Non ci sono potuto venire», «Si è dovuta aggregare».
Fonte.