IL LIBRO DELLA NOTTE

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  1. Ph3lipe Whitten
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    "...Guardo astio dentro di me,
    vedo il mio corpo abbandonare, con la mente e l'anima che mi sfugge tra le dita.
    Dimenticato già l'essere, ho perso l'avere e non mi resta più niente.
    C'è solo una penna e un foglio a farmi compagnia.
    Non mi resta che sognare..."



    Il ragazzo sprofondò nel sonno più profondo che esiste.
    Se ne stava andando anche il suo ultimo respiro vitale, che innocuo lo avrebbe portato alla pace eterna. Ma la sua mente e gli ultimi attimi sfuggenti, presero con timore la penna, e stanchi, cominciarono a scrivere.



    Edited by Ph3lipe Whitten - 19/2/2010, 17:25
     
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  2. Ph3lipe Whitten
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    Aprì gli occhi.
    Riusciva ad intravedere solo un infinito mare di oscurità dentro di lui, dove nemmeno il più piccolo spazio di luce poteva esistere. Si sentiva stanco; come se avesse appena salvato il mondo, non riusciva a trovare da nessuna parte le forze per tirarsi sù. Gli occhi erano ancora chiusi, ma la sua mente, libera di volare, si era già svegliata, e furba, aveva capito che il suo mentore si stava muovendo. La forza di provare ad aprire anche solo un po' gli occhi non c'era, nonostante forse incomprensibilmente, ci riuscì. E il buio sebbene buio, parve sfocato, lungi dall'essere nitido. I suoi occhi non erano aperti del tutto; si sentiva nudo, privo di qualsiasi indumento. Piano piano la reatà venne fuori, e il freddo si mostrò alla sua pelle, la paura lo invase nel cuore, e la consapevolezza che qualcuno o qualcosa lo stava portando nell'ignoto più assoluto, gli divorò la mente.
     
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    Il gelo lo travolse, con esso il ricordo di tante sensazioni ormai perdute. Era giunto al punto di non ricordarsi più né chi era lui né quale fosse stata la sua vita.
    I suoi occhi non vedevano che il nulla e il tremore invase il suo corpo.
     
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  4. Tammar
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    Ad un tratto udì una voce risuonare nell'aria: "Svegliati...svegliati...". Era l'eco di una fanciulla, ma nessun timbro che avesse mai sentito. Chiese: "Chi sei?", e la voce con tono sereno e rassicurante disse: "Non temere, noi non ci conosciamo per il momento. Ma io so chi sei tu: la mia gente ha bisogno di te"

    Edited by Ph3lipe Whitten - 27/2/2010, 21:53
     
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  5. Miki_Smile
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    "La tua gente? Chi siete? Io...non vi posso aiutare..."
    "Sì che puoi. Sei l'unico in grado di farlo.
    Ti ho portato dei vestiti puliti. Li ho messi là, ai piedi del letto, preparati. Io ti aspetto fuori e poi ti condurrò dallo Sciamano che ti spiegherà tutto".
    La donna uscì lasciandolo solo in quella stanza illuminata dalla luce del sole che filtrava dalle finestre.
    Improvvisamente una verità fastidiosa lo colpì in pieno petto: non aveva paura. Solo, inconsapevole di dove e del perché fosse lì, egli non provava alcuna emozione; la realtà esterna gli era del tutto indifferente, ma lui sapeva il perché. Se non hai più nessuno al mondo non hai paura della morte, e neanche della vita.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 27/2/2010, 12:51
     
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  6. Tammar
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    Osservando accuratamente la stanza in cui si trovava, capì di dover essere in una sorta di tenda, costruita con strane piante, che gli ricordavano le canne di bambù, ma erano di un colore strano e dall'aspetto sembravano molto più resistenti.
    Decise di cambiarsi: indossò la casacca ornata con strane rune, poi i pantaloni - i quali arrivavano sino alle ginocchia - e si allacciò la cintura in pelle e calzò gli stivali neri e uscì.
    Si accorse di essere in un villaggio, dove tutti indossavano abiti uguali ai suoi. Dopo qualche passo, si fece avanti la ragazza di prima, gli porse la mano come se volesse accompagnarlo da qualche parte e disse: "Vieni con me. Uras lo Sciamano, ti aspetta." Il ragazzo inditreggiò: "Ma chi sei? Dove mi trovo? Non conosco questo luogo... è diverso da qualsiasi terra conosciuta...".
    La ragazza lo interruppe: "Il mio nome è Rejka. Tu non puoi conoscere questo posto in quanto ci troviamo in un'altra dimensione, ben diversa dalla tua, ma non temere Jared...se verrai con me, tutto ti sarà più chiaro."
    "Come fai a conoscere il mio nome?"
    "Lo Sciamano...tu...fidati di me." I loro sguardi si unirono come due calamite e in quell'istante, tutte le esitazioni di Jared svanirono.
    Rejla lo condusse in una tenda; c'era un uomo anziano, dal volto coperto di decine di dipinti. Appena vide entrare il giovane disse: "Jared... il ragazzo della leggenda..."
    A queste parole il ragazzo sgranò immediatamente gli occhi:
    "Leggenda? Ma di cosa stai parlando?"
    "Quando le 11 stelle di Orion si spegneranno, le porte degli Inferi si spalancheranno, e il nostro mondo verrà inghiottito per sempre."
    Damian continuava a guardarlo come se stesse ascoltando una favola raccontata da qualcuno. A bocca aperta, incerto se tutto ciò potesse essere sogno o realtà. Poi disse:
    "E io cosa c'entro in tutto questo?"
    "Zitto! Ascolta." lo interruppe Rejka.
    Lo Sciamano proseguì: "Quando anche la settima stella scomparirà, il Prescelto del Fato illuminerà la via dei nostri occhi e solo se troverà le anime di Orion riuscirà a fermare l'avanzata delle tenebre".
    Rejka si avvicinò al ragazzo: "Proprio stanotte si è spenta la settima stella, e questa mattina ti abbiamo trovato nudo e privo di sensi nel nostro villaggio."
    Uras si inginocchiò e disse: "Jared, il nostro destino è nelle tue mani...solo tu puoi evitare la fine del nostro mondo..." Il vecchio si tirò sù e si avviccinò aggressivamente al ragazzo che sobbalzò. Si avvicinò all'orecchio di Jared e sussurrò: "Ci devi...aiutare..."
    Incredulo, chiuse gli occhi e li riaprì qualche secondo dopo: "Mi dispiace..."
    Rejka si alzò in piedi e disse: "Sei un idiota, stupido! Ma non capisci che tutti noi dipendiamo da te?"
    "E tu non capisci che a me non interessa niente del vostro mondo? Vengo catapultato da un momento all'altro in un'altra dimensione davanti a una ragazza mezza nuda e un vecchio decrepito pieno di tatuaggi che mi dice che devo salvare il mondo! Ti sembra normale?" A tali parole Rejka fu presa da un attacco d'ira e lo schiaffeggiò. Uras, irritato iniziò ad urlare: "PIANTATELA! Se Jared non vuole aiutarci, di certo non possiamo costringerlo. Rejka, ti ordino di condurlo dal saggio Hitak e di chiedergli di poterlo riportare nel suo mondo."
    Jared sorrise e uscì dalla tenda; non appena fu fuori, Uras si rivolse alla ragazza e disse: "Rejka...durante il viaggio sono sicuro che riuscirai a fargli cambiare idea. Mostragli il nostro mondo e la desolazione che incombe sulle nostre terre...mi fido di te, se non riuscirai a convincerlo... per tutti noi sarà la fine."
    Rejka uscì senza dire niente.
    Una volta fuori, Jared chiese: "Quindi per dove si va?"
    "Seguimi." Si diressero verso una caverna alle spalle del villaggio. Si chiese se fosse stata costruita artificialmente scavando nella grossa parete rocciosa, magari per custodire qualcosa. Si sarebbe aspettato di trovare una statua di una qualche divinità, invece al suo interno c'erano tante armi: pugnali, lance, archi e tant'altro...Rejka, si armò di arco e frecce, poi si legò alla caviglia un pugnale dalla lama seghettata e con uno sguardo duro si rivolse al ragazzo dicendo: "Ora siamo pronti, il monte Hita ci attende";
    Jared incuriosito disse: "Perchè ti sei armata? E' un luogo pericoloso? In caso voglio prendere qualcosa anch'io" e così dicendo allungò un braccio verso una lancia.
    Rejka gli afferrò l'arto e ringhiò: "Queste armi sono per i guerrieri, e tu non lo sei."; e si diresse verso l'uscita. Jared sorpreso da quella sua reazione così forte, restò immobile, quasi pietrificato; solo quando la ragazza fu fuori dal suo campo visivo, trasalì, e supplicando di aspettarlo, la inseguì.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 8/3/2010, 21:40
     
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    "Non andartene, aspettami" urlò.
    La ragazza però, era già scomparsa.
    "Dove sei?" urlò ancora. Iniziò a guardarsi intorno, in cerca di quella persona che forse lo avrebbe aiutato a tornare nella sua realtà ormai lontana.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 27/2/2010, 17:14
     
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  8. Tammar
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    Corse velocemente fuori la grotta, speranzoso di ritrovare Rejka, ma non fu così. Era rimasto solo. Si guardò intorno: vide un sentiero nella foresta e lentamente si accinse ad entrare.
    Poggiò con cautela il piede sul terreno fangoso; "strano" pensò "eppure non sembra che abbia piovuto di recente", fece qualche passo in avanti e sentì un stridio acutissimo provenire dal fondo della foresta. La paura prese il sopravvento, si voltò di scatto per tornare nel villaggio, ma l'entrata si era chiusa in un intreccio di rovi spinati.
    "Aiuto!" ripetè a squarciagola con la speranza che qualcuno udisse le sue disperate grida; una liana gli avvolse la caviglia, e lo trascinò nel cuore della foresta..."Aiutatemi!" continuò a gridare fin quando non si fermò. Le gambe gli tremavano dinanzi alla maestosa creatura che aveva di fronte: "Una pianta?No...non può essere...". Come un bocciolo gigante di un tulipano rosa, emetteva strani rumori. Dal terreno spuntavano tantissime liane. Jared con grande sforzo si resse in piedi e tentò di scappare senza far rumore, ma fu avvolto da una liana che lo alzò dal suolo e lo condusse di fronte al bocciolo. Lentamente i petali si dischiusero, e comparve la figura di una fanciulla, "Eh? Ma che diavolo..." Il volto della creatura era pallido, con grandi occhi color glicine e delle labbra perfette. Aveva dei lunghi capelli rosa...Jared era estasiato da quella visione: ne fu ipnotizzato e non tentava neanche di scappare dalla stretta presa. I loro volti si avvicinarono, le loro labbra quasi si sfioravano. "Avvicinati...vieni..." gli sussurrava la fanciulla.
    Pochissimi centimetri li distanziavano...stavano per scambiarsi un bacio che gli sarebbe costato molto caro, ma questo il ragazzo non poteva saperlo: ora tutto ciò che desiderava era assaporare le sue labbra... Ma ad un tratto la creatura si fermò, sussultò un momento e spalancò gli occhi: emise un urlo strazziante e colmo di dolore, e Jared vide una freccia conficcata nella pancia della fanciulla, la quale lasciò la presa e fece cadere violentemente il ragazzo al suolo, che subito si allontanò. "Idiota!" gli urlò una voce: era Rejka, lo aveva salvato; si fece avanti e continuò dicendo "se ti avesse baciato ora saresti morto! Quella è una Deflower, ti avrebbe succhiato tutta la tua energia vitale!"
    "Come facevo a saperlo? Mi hai abbandonato!" replicò.
    "Sei tu che non mi hai seguito... non ti conviene allontanarti da me, ora come ora questo posto è strapieno di pericoli mortali..." Con queste parole, il viso di Rejka si illuminò di tristezza infinita, e una lacrima le tracciò una scia sul suo viso invano.
    "Il monte Hita è ancora lonanto, sbrighiamoci. Dobbiamo raggiungerlo prima che si faccia notte."

    Edited by Ph3lipe Whitten - 8/3/2010, 21:42
     
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  9. Sunny Solkeville
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    "Non è che sai dirmi perchè sono stato catapultato qui e come ci sono arrivato, eh?" si informò Jared con circospezione. Quella ragazza, per qualche motivo a lui sconosciuto, lo inquietava parecchio. Forse il suo modo di fare, da guerriera, da dura, che non la faceva somigliare per nulla ad una ragazza, forse era per quello.
    "Tu sei il prescelto." Quasi grugnì Rejka come risposta. «Grandioso. Mi sembra di parlare con un muro.» pensò Jared. Stranamente, questa situazione non lo faceva sentire troppo impaurito ne' triste, ma semplicemente infastidito. Provava solo uno strano fastidio, e uno stato di ingiustizia. Era per caso giusto essere catapultato in un luogo senza che tu avessi accettato il viaggio? E poi dove si trovava di preciso? Ovviamente, nessuno si era degnato di dirglielo.
    "Uffa! Ma tu sai perchè sono qui! Che ti costa dirmelo...?" Rejka, tanto per cambiare, non rispose.
    "Perspicace, la ragazza". Questa si fermò di colpo. Jared ebbe molta paura e si vergognò di questo. Aveva paura di una ragazza? Forse l'aveva offesa, e lei lo avrebbe ucciso e usato la sua pelle come pelliccia. Aveva sentito una simile storia in un libro di avventura, gli sembrava...
    "Non è che ti sei offesa? Io scherzavo, eh..." pronunciò, imbarazzato.
    "Ssshh..." Rejka si volto senza emettere un minimo rumore, lo fulminò con lo sguardo e si piantò l'indice sulle labbra, per far silenzio.
    «In effetti, mi chiedo come faccia lei a capire la mia lingua. Dovunque io mi trova, ho l'impressione di trovarmi lontana da casa mia...» Il tutto era sorprendentemente illogico.
    Nel frattempo, Rejka stava immobile. In quell'atmosfera quasi spettrale del pre-tramonto, sembrava che le iridi verdi della ragazza si stessero restringendo, in cerca di una minima percezione di pericolo, seguita da un acuto istinto che consigliava di scappare, di cominciare a far parte della vegetazione, di cominciare a fondersi insieme a quella sconvolgente natura che a Rejka pareva normale.
    "Ooooh!" pronunciò poi, mentre il suo corpo tornava morbido, insieme al tono della sua voce.
    "Un cleechè!" indicava un insettino verde acceso che le ronzava attorno con aria allegra. Almeno, questo era quello che pensava Rejka.
    Visto dalla prospettiva di Jared, quella era una CIMICE. Una cimice doveva essere uccisa. Le cimici portavano malattie. Le malattie portavano male. In tutto, quell'insettino per lui era una maledetta cimice che gironzolava intorno alla ragazza con aria malevola, pronta a pungerla.
    Quindi Jared cominciò a dimenarsi, sventolando le mani come palette.
    "Via! Via! Sciò!" starnazzò, non notando lo stupore e lo sconcerto sul viso di Rejka. Dopodichè un bagliore rossastro fece scattare la ragazza: un calcio partì, e atterrò con un sordo rumore nello stomaco di Jared.
    "Stupido!" lo attaccò lei.
    "Ahi! Mi hai fatto male!" protestò lui, massaggiandosi la pancia indolenzita.
    "Che cosa credevi di fare?" continuò lei, senza dar prova di averlo sentito.
    "Uccidevo la cimice! Bel ringraziamento!"
    "Stupido! Era un cleechè (cliscè)! E poi cosa sono le cimici?"
    "Beh, le cimici sono..." il ragazzo non finì la frase. Un ronzio molto più forse li stava raggiungendo. Nel giro di poco, un insetto grande quanto un pugno chiuso di un viola porpora lucido gli stava arrivando addosso.
    "Non mi dire che questo è un cleechè!?" strillò con voce stridula Jared.
    "No! Scappa stupido, invece di tentare battutine ironiche!" sbottò la ragazza. Così iniziò la corsa disperata.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 8/3/2010, 21:45
     
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  10. Ph3lipe Whitten
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    "...Cadrai prigioniero nelle mani del male, e polvere sarà la tua anima, fino a quando non sentirai gridare il tuo nome nella bocca dell'eternità..."



    Il ragazzo aprì gli occhi scattando in avanti per tirarsi su. Non fu in grado di trattenere un grido di paura; Rejka si svegliò subito:
    <<Cosa c'è? Che è successo?>>
    Erano sulla cima di un albero, non proprio comodi all'incontro di due robusti rami. Sopra di loro tutta una serie di enormi stecche che parevano non finire mai; nessuno avrebbe potuto dire quanto fosse alto quell'albero poichè sarebbe stato forse impossibile riuscire ad arrampicarsi fin alla vetta. La notte regnava incontrastabilmente su tutto il territorio. Si sentivano strani versi, ululati, grida disumane, rumori provenienti da chissà quale belva notturna.
    Non era freddo, e non c'era vento.
    <<Allora? Che diamine ti è preso? Ti ha punto qualcosa?>> continuava a domandare Rejka.
    Jared, sconvolto, respirava affannosamente; appoggiato al grandissimo busto di quello strano albero cercava di riprendere fiato.
    <<Niente, scusami...era solo un incubo.>>
    <<Cosa?>>
    Come se non avesse capito bene, Jared ripetè guardandola negli occhi:
    <<Un incubo.>>
    <<Incubo. Che significa?>>
    <<Vorresti dire che non hai mai fatto incubi? O sogni?>> domandò con un'espressione stupita il ragazzo.
    <<Che sono? Sogni? Non ne ho mai sentito parlare...>>
    Jared si portò una mano alla testa e si stropicciò il viso.
    <<Bhè un sogno è... quando si dorme, la mente inizia ad immaginare delle scene, talvolta delle cose che hanno profondamente colpito il subconscio... almeno credo. E' impossibile che tu non abbia mai sognato. Cosa fai quando dormi scusa?>>
    <<Dormi?>>
    Jared non riusciva a credere alle sue orecchie.
    <<Cosa cavolo hai fatto allora tutto questo tempo?>>
    <<Ho aspettato e sto aspettando tutt'ora che l'Has cambi padrone. Mi sono concentrata e sono andata da Orion>>
    Il volto del ragazzo stava esplicitamente dichiarando "Forse dovrei provare anch'io l'erba di queste parti", ma la sua mente lo sapeva; sapeva che piano si sarebbe dovuto abituare ad una realtà completamente diversa, almeno fino a quando non sarebbe tornato nel suo mondo.
    <<Has? Orion?>>
    <<Ma si puo' sapere da che razza di pianeta provenieni?>>
    <<IO? Ma che razza di pianeta sarà questo!>>
    <<Già, mi ero dimenticata, scusa. Benvenuto su Elven... contento adesso? Piuttosto, se ho ben capito il tuo mondo è molto diverso dal mio, giusto?>>
    <<Non ne sono molto sicuro, ma penso che la risposta sia "Sì">>
    <<Bene. Questo vuol dire che ti dovrò insegnare molte cose...oh Ghals Traf Niuytt! Dunque, per adesso sappi che qui esiste un'essenza, chiamata Has. Ella controlla il tempo, decide la vita del Buio e della Luce. In questo momento è presente l'Has S, perchè ha posto l'oscurità. Quando ci sarà l'Has H avrà posto la Luce, mentre l'Has A è il momento del Fustro.>>
    <<Quindi il giorno lo chiamate Has H, e la notte Has S...come mai tutta questa complicazione? E il Fustro?>>
    <<Il Fustro è posto in mezzo: quando Buio e Luce s'incontrano, quando l'Has cambia padrone e viene a giudicarci. E' un attimo, non dura molto tempo; ma nel momento in cui giunge l'Has A, Il Fustro, si devono assolutamente chiudere gli occhi, e non aprirli per nessun motivo fino a quando non si percepisce l'Oscurità intorno a noi. Vuoi sapere cosa succede se rimani ad occhi aperti?>> Rejka si rivolse al Prescelto come se stesse raccontando una storia Horror. Lui non fiatò, con il cuore in gola, e annuì.
    <<Durante il Fustro, Lei viene a vederci. Ci controlla uno per uno, per vedere se siamo degni degli Inferi. Non riesce a trovarti se chiudi gli occhi, lei può sentire le anime, e l'unico contatto con l'esterno che hanno sono proprio quelli: gli occhi.>>
    Jared rimase imbambolato, a cercare di fantasticare con la mente tentando di vedere cosa sarebbe potuto succedere se per caso si fosse dimenticato di chiudere gli occhi.
    <<Lei... chi?>>
    La ragazza si avvicinò lentamente a Jared e sussurrò:
    <<La morte.>>
    Rimasero entrambi fermi, senza nemmeno fiatare, fissandosi dritti negli occhi.
    Poi Rejka iniziò a sghignazzare, sempre più forte, fino a quando non riuscì più a soffocare quella risata e fregandosene, rise talmente forte che le scesero rapide lacrime.
    Dapprima Jared non capì, poi bastò un attimo per comprendere che tutto ciò che lei aveva appena detto erano solamente inutili cavolate per spaventarlo.
    <<Ah, bhè, ma dai! E' ovvio che non ci avevo creduto dall'inizio. Lo avevo capito che era tutt...>>
    <<Dovevi vedere la faccia che hai fatto!>> tentò di parlare Rejka soffocando la risata dentro di sè.
    Jared al contrario, non rideva affatto, umiliato dalla sua stessa ingenuità.
    Dopo qualche secondo si riprese e disse:
    <<Andiamo, non vorrai mica dirmi che ti sei bevuto tutto quello che ti ho detto?>>
    <<Stai scherzando? Ovvio che no, scema! Per chi mi hai preso?>> provò a mentire il ragazzo.
    A questo punto i due si guardarono di nuovo negli occhi, poi Jared parlò a bassa voce:
    <<Ma...quindi anche la storia dell'Has, che non dormi e non sogni...>> volle far capire senza finire la frase.
    Rejka scoppiò di nuovo in una terribile risata, ma riucì a riprendere il controllo.
    <<Ma quale Has e Has...non esiste! Ed è ovvio che dorma e sogna anch'io! Cosa pretendi?>>
    <<No, lo sapevo. Era solo per...>>
    <<Sì, dai. Come vuoi! Grazie lo stesso per le risate...era da tanto che non mi divertivo così. Buona NOTTE>> disse evidenziando particolarmente quel "notte"; poi si distese all'indietro, nella stessa posizione in cui era prima di svegliarsi.
    Jared rimase un attimo immobile, poi si accomodò pure lui senza dire una parola.

    Così, mentre calmi si addormentavano incamminandosi verso il Regno Dei Sogni, un altra stella stava lentamente scomparendo, però in un altro tipo di sonno...quello da cui forse non si sarebbe risvegliata più.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 11/3/2010, 15:10
     
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    La notte fu calma e rischiarata dalle altre stelle, che espressero tutto il loro bagliore.
     
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  12. Manua
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    <<Merda... merda, merda! Jared!>>
    Jared mormorò un lamento. Scosse la testa e si coprì il volto con una mano. Era già mattina?
    <<Jared!>> ripeté la voce, con una nota di panico.
     
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  13. Tammar
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    Jared, ancora assonnato guardò nella direzione della voce.
    Rejka era lì... inginocchiata dinanzi a un laghetto dall'acqua purissima, che si stava specchiando.
    <<che ti prende?>> chiese il ragazzo, ma non ebbe alcuna risposta. Così scese dalla sua postazione, si avvicinò lentamente all'amica e le porse una mano sulla spalla.
    <<rejka... stai bene?>>
    <<no. Guarda il mio volto!>> e lentamente si girò verso di lui. Il suo viso, il suo corpo... era piena di strane macchie viola.
    <<che ti è successo?>>
    <<ricordi quell'insetto viola di ieri sera? Bhè si trattava di una Venoscia! E' molto velenoso e mi ha punto con uno dei suoi aculei!>> le mani della ragazza tremavano.
    <<ma allora che aspetti? Torniamo indietro! Uras ti saprà curare!>>
    <<no... non c'è abbastanza tempo. Sono quasi paralizzata, e in meno di due, forse tre ore sarò morta!>>
    Ci furono attimi di silenzio. Fu Jared a spezzarlo.
    <<non... non puoi morire! Deve esserci qualcosa che ti possa salvare!>>
    <<c'è un fiore bianco con dei riflessi glicine. Cresce in questa foresta, si chiama "Irenia"; mangiando i suoi petali si hanno ottime possibilità di sopravvivere, ma purtroppo non ne vedo qui in giro... >> nel suo volto era dipinto un sorriso amaro per non essere riuscita nella sua missione.
    Jared si alzò in piedi, si voltò e disse:
    <<non temere. La troverò io!>>
    <<non ci riuscirai mai... mentre tu dormivi l'ho cercata, ma niente. Sono stata colpita come una novellina... volevo trovare quel fiore da sola, senza rivelarti niente... ma ho fallito.>>
    <<io ci riuscirò invece! Troverò quel fiore, e ti salverò. Non dimenticare: mi devi accompagnare da quel vecchio sul monte... >> voltò leggermente il capo per guardare Rejka, <<non vorrai abbandonarmi proprio ora?>> e iniziò a correre disperatamente verso la foresta.
    <<no! Jared, è pericoloso! Non riuscirai a trovarli... Jared!>> urlò, ma il ragazzo non la degnò di alcuna attenzione.
    Non c'era molto tempo: solo poche ore e Rejka sarebbe morta. Doveva trovare quel fiore, costi quel che costi... ma dove?
    Cercò ovunque, ma non trovò nulla che assomigliasse all'Irenia. Ormai in preda allo sconforto, poggiò la testa contro un albero: era sul punto di piangere, in preda al panico, quando sentì un ronzio, lo stesso che sentì il giorno prima.
    Si trattava di una Venoscia.
    <<merda!>>, iniziò a correre alla cieca, ma l'insetto ormai lo aveva puntato, e non intendeva lasciarlo scappare.
    Jared corse finché potè, poi inciampò e cadde. La Venoscia era lì, propio di fronte a lui, minacciosa e decisa ad ucciderlo.
    <<mi vuoi, vero?>>, disse il giovane, ancora con le gambe tremanti.
    Si alzò, prese un grosso ramo che era al suo fianco e minacciosamente lo porse tra lui e l'insetto.
    <<vieni a prendermi... non mi avrai così facilmente!>>
    Si lanciò verso l'insetto agitando la sua arma, ma con estrema facilità il nemico evitò il colpo, portandosi alle sue spalle, e non attese oltre: dalla bocca fece uscire una serie di sottilissimi aculei, ma Jared con un agile balzo verso destra evitò il colpo. Con estrema prontezza di riflessi colpì la Venoscia, che perse stabilità di volo.
    <<adesso non fai più tanto il gradasso, vero insetto schifoso?>>
    Le sue parole erano colme di rabbia, rabbia che usò per colpire ripetutamente l'insetto fino a spaccargli il cranio e a vederlo dissanguato sul terreno. Tirò un sospiro quasi liberatorio, ma fece pochi passi e una fitta gli colpì la gamba: era stato punto anche lui.
    <<questo non ci voleva, cazzo! Ora mi servono 2 Irenie! Spero solo che non sia troppo tardi per Rajka... >>
    Ricominciò la sua ricerca, quando dal cielo caddero improvvisamente 2 fiori bianchi, con dei riflessi glicine: erano proprio quelli che cercava.
    Alzò lo sguardo, ma niente, non c'era niente... chi era stato a darglieli?
    <<sbrigati, o per la tua amica sarà la fine. Sta morendo: le restano non più di trenta minuti.>>
    Era una voce maschile, forte, ma allo stesso tempo rassicurante.
    Jared si voltò e vide la figura di un ragazzo alto e magro, con lunghi capelli bianchi sciolti. Aveva gli occhi verdi, e tre lunghi orecchini. Indossava una casacca dalle maniche strappe, nera, di pelle, così come i pantaloni e i guanti privi di ditali. Non sembrava del villaggio di Rejka, ma aveva qualcosa di tenebroso: non gli incuteva paura. Jared sentiva di potersi fidare di lui.
    <<chi sei?>>
    <<il mio nome è Kito.>> disse sorridendo. <<ma ora vai, non vorrai che la tua amica muoia, o sbaglio?>>
    Jared fece qualche passo indietro. Già, la sua priorità era Rejka, non poteva perdere tempo prezioso, nonostante la forte curiosità che provava nei confronti del ragazzo.
    <<non temere, avremo tempo per parlare. Muoviti!>, e scomparve nelle profondità della foresta.
    Jared non perse tempo, si guardò intorno per orientarsi e quando riconobbe la strada corse verso il lago, dove avevano passato la notte.
    Rejka era a terra. Ormai era totalmente viola, e respirava affannosamente.
    Il ragazzo si avvicinò, le alzò il capo e dissie <<vedi? Li ho trovati, ora mangia.>>, e porse i petali dell'Irenia alla bocca della ragazza, la quale li ingoiò silenziosamente. Subito si sentì meglio: il respiro si fece regolare... era salva!
    Jared la sollevò, mettendola in una posizione più comoda, e si allontanò di qualche passo. Mangiò anche lui i petali del fiore, poi si sedette al fianco dell'amica.
    <<jared... >>
    <<sì?>>
    <<sei uno scemo.>>, e appoggiò la sua testa sulla spalla del ragazzo.
    <<lo so!>> ribattè Jared sorridendo.
    <<il mio scemo preferito>>, e così dicendo, la ragazza si addormentò.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 18/3/2010, 15:57
     
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  14. Ph3lipe Whitten
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    Jared si svegliò poche ore dopo, quando ancora un bellissimo sole torreggiava indisturbato.
    Rejka invece dormiva, custodita fra le braccia del ragazzo. Rimase un attimo a guardarla, carezzandole con delicatezza quei capelli lunghi e lisci.
    Era perso nel suo affetto. Per la prima volta iniziava a guardare Rejka con occhi diversi, con i quali forse avrebbe potuto vedere in modo differente anche il mondo nel quale era costretto a vivere.
    Il cuore iniziò a farsi più svelto. Non sapeva perché, ma sentiva una forte emozione dentro di lui, come se il suo amore si stesse risvegliando dopo un lungo periodo di letargo.
    Poi, sentì un ronzio, leggero, quasi inesistente. Qualche secondo ed ecco che un piccolo parassita con le ali si mostrò ai suoi occhi. Era piccolissimo, poco più di una formica, e batteva talmente veloce le ali che non si riuscivano a scorgere; era di un rosso acceso, e continuava a librare in aria fisso davanti a Jared. Nessuno dei due esseri viventi voleva fare del male all’altro, e questo lo avevano capito.
    L’insetto dava una sensazione di benessere a Jared, anzi, sembrava proprio una sua emozione fatta in carne ed ossa, forse l’a...
    <<è una Vàlmora.>>
    Rejka si staccò dalla presa e si tirò in piedi.
    <<buongiorno.>> disse Jared.
    <<gli piaci.>> rispose Rejka indicando l’insetto. <<le Valmore sono davvero particolari. Si dice che, trasportate dal loro fiuto, riescano a percepire i buoni sentimenti, e... >> ma non finì la frase.
    Il suo viso stava diventando dello stesso colore della Valmora, colmo d’imbarazzo.
    Jared la incentivò: <<e... ?>>
    <<niente, lascia stare. Piuttosto, vogliamo raggiungere questo benedetto monte o preferisci rimanere qui? Abbiamo ancora tanta strada da fare. Su, alzati.>>
    Jared si mise in piedi, allontanando la Valmora che subito si perse di vista.
    <<come ti senti?>>
    <<mai stata meglio. L’Irenia ha un potere così grande... >> affermò mentre si stava vestendo di tutti gli armamenti che aveva lasciato a terra. Il ragazzo raccolse l’arco, e aspettò che Rejka avesse finito di sistemarsi prima di restituirglielo.
    <<perché tu sei piena di armi e io non posso tenere nemmeno un pugnale?>>
    <<perché con la tua goffaggine riusciresti a ferire qualcuno, e per qualcuno intendo io o te.>>
    <<ma andiamo... non sarà mica così difficile avere un coltello tra le mani!>>
    Rejka si arrestò. Lo fissò e disse:
    <<tu sei destinato a grandi cose. Lascia perdere i coltelli.>>
    <<che genere di... grandi cose?>> balbettò Jared, insicuro se voler sapere o no la risposta.
    Rejka all’inizio pareva non voler rispondere, ma quando finì del tutto di armarsi, disse:
    <<andiamo.>>
    Jared sapeva che forse non avrebbe risposto, e quindi la seguì senza discutere.
    Davanti ai loro occhi ergeva una piccola montagna, che sembrava impossibile da raggiungere per la distanza. Un mucchio di nuvole bianche circondavano la vetta, e veemente, il monte Hita era lì che attendeva.

    Il cammino era più lungo del previsto. A metà strada sostarono un attimo, ma dopo qualche minuto erano di nuovo in viaggio.
    Quando calò il buio, poterono finalmente rallegrarsi.
    <<ce l’abbiamo... fatta.>> enunciò esausto Jared accasciandosi al suolo.
    <<vieni. Se siamo fortunati troveremo un posto dove fermarci per la notte.>>
    Alla base del monte, proprio dove erano loro, era stanziato un delizioso villaggio, completamente illuminato. Si vedeva qualche capanna, grandi spazi aperti, delle baracche... ma niente che comprendesse ampi edifici di pietra.
    Arrivarono alla soglia del villaggio.
    <<fai attenzione. Non combinare nessun genere di problema, o siamo spacciati. E' pericoloso girovagare negli altri villaggi di questi tempi. Tutti accusano tutti. Credimi, non esiste gioia, o speranza, o felicità in un mondo destinato a scomparire per sempre.>>, Rejka diede un’occhiata in alto, e vide tre stelle sovrastare le altre con il loro bagliore. Le si illuminarono gli occhi, poi disse:
    <<sbrighiamoci.>>
    Ma appena fecero il primo passo all’interno del villaggio, un allarme iniziò improvvisamente a squillare, e li fece vibrare di paura, come se fosse la sirena dell’apocalisse.

    Edited by Ph3lipe Whitten - 23/3/2010, 17:21
     
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  15. ELEMIAH
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    Jared e Rejka cominciarono a correre verso il villaggio, finché non si ritrovarono completamente circondati dalle guardie.
    «Chi siete? Dove state andando?» domandò una di loro.
    «Io sono Rejka del villaggio di Thethys. Devo raggiungere il monte Hita. Il saggio Hitak mi attende.»
    Facendo cenno a Jared disse: «Lui mi accompagna.»
    «Chi deve parlare con il saggio? Tu o lui?»
    «Io.» rispose Rejka prima che Jared potesse prendere parola.
    «Bene, allora non avrai nulla in contrario se ti scortiamo noi dal saggio.»
    Rejka si fermò un attimo a pensare. Jared la guardava intensamente.
    «Grazie, ma... continuiamo da soli.» disse infine.
    «Insisto! Ti scortiamo noi dal saggio e lui ti aspetterà qui.» affermò scoprendo di un poco la spada dalla fodera.
    Rejka capì che era meglio dargli il suo consenso. «D’accordo.» Poi tirò a sé Jared e gli sussurrò nell'orecchio: «Mi raccomando rimani fuori dal villaggio! Non cacciarti nei guai, perché non ci sarà nessuno ad aiutarti.»
    Detto questo Rejka seguì le guardie, e scomparve con loro. Jared rimase solo. Non gli rimaneva che aspettare Rejka.
    Cominciò a guardarsi intorno, ad osservare quel luogo in cui era appena arrivato. Notava con curiosità le differenze che questo mondo aveva con il suo.
    Ad un tratto sentì una strana voce che invocava il suo nome. Jared, attratto, iniziò a camminare. Voleva scoprire da dove venisse.
    Trovò un sentiero intricato da strani fiori gialli e neri, con striature blu, e decise di percorrerlo.
    Ad un tratto di fronte a lui si aprì un panorama meraviglioso. Un albero blu e argento, con i rami che arrivavano sino a terra si trovava al centro preciso di un lago.
    Jared si guardò intorno. Non sapeva come ma si era ritrovato in un angolo di paradiso come quello.
    Forse era l’unico posto al mondo dove paura e terrore non erano ancora arrivati.
    Tutto intorno l’albero aveva colori cangianti, i fiori, la vegetazione persino il lago aveva una trasparenza tale da poterne riuscire ad osservare il fondo.
    S’incamminò lentamente verso l'acqua, mentre si accorgeva sempre di più che c’era troppo silenzio: nessun cinguettio di uccelli, nessun sguazzo dei pesci, nessun gracidare delle rane. Era sparita anche la voce di prima.
    Tutto era stranamente silenzioso, e nello stesso tempo meraviglioso.
    Poi ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.
    Era un luccichio che proveniva dal fondo del lago.
    Si sporse un po' per guardare meglio, e decise di andare a vedere cos’era quel luccichio. Si tolse le scarpe e stava per tuffarsi, quando ad un tratto una voce melodiosa femminile cantò:

    «Se la mia voce tu ascolterai
    Attenzione tu gli darai
    Se negli abissi prenderai
    Ciò che luccicare vedrai
    Tornare indietro tu non potrai
    E tuo destino per sempre cambierai.»


    Jared sussultò e cominciò a guardarsi intorno cercando un volto a quella voce.
    «Chi sei? Vieni fuori!»
    Dall’acqua spuntò una ragazza. Aveva lunghi capelli biondi, un viso angelico e due occhi che ricordavano le profondità marine.
    Jared rimase stupito da quella creatura che aveva di fronte e non riuscì a dire una parola.
    «Il mio nome è Shayndel, e sono lo spirito del lago… Quella che stavi per raccogliere è una pietra speciale, solo alcuni possiedono il dono di prenderla con sé.»
    «Io sento che qualcuno mi chiama, e proviene da quella pietra. Mi chiama... di continuo.»
    «Falazure.»
    «Falazure? Che significa?»
    «Significa che puoi prendere la pietra, ma ricorda: se la prenderai il tuo destino cambierà per sempre. Fai la tua scelta.»
    Dopo una piccola riflessione su quanto aveva detto lo spirito del lago, Jared decise di prenderla.
    Così si tuffò e riuscì nell'impresa.
    Fuori dall’acqua la pietra brillava ancora di più. Era come un intreccio di mille pezzetti di diamanti. Era bellissima. E anche parecchio grande: misurava circa 60 centimetri per 30.
    Improvvisamente la pietra si mosse, sempre più velocemente, fino a che si ruppe proprio nella parte alta.
    Non era una pietra quella che aveva di fronte, ma un uovo.
    Stette ad osservare quell’uovo schiudersi, finché dal’uovo spuntò un bellissimo drago argento.
    «Ti presento Falazure, l’ultimo drago rimasto. E’ un drago d’argento.» riprese a parlare Shayndel.
    «Wow!» disse stupito Jared. Poi pian piano il drago si avvicinò a lui; Jared tese la mano per accarezzarlo e il drago si fece toccare teneramente senza problemi.
    «Quindi era lui a chiamarmi! Non capisco... perché io?» chiese mentre continuava ad accarezzare Falazure.
    «Be', devi sapere che è il drago che sceglie il cavaliere, mai il contrario. Perché tu? Chi lo sa?Magari un giorno Falazure te lo dirà… »
    «E che intendevi dire quando dicesti che il mio destino cambierà?» curiosò.
    «Vedi... il drago oramai appartiene a te e tu appartieni a lui. Siete in simbiosi. Ogni dolore che patirai lo sentirà anche lui; ogni emozione, ogni cosa legata a te, lui sarà in grado di percepirla. Persino i tuoi pensieri. E viceversa. Rammenta: se lui muorirà tu continuerai a vivere, ma se sarai tu a morire allora lui ti seguirà. Proteggi sempre il tuo drago, poiché lui ci sarà sempre.»
    «Capisco... ah, e un’ultima cosa: quanto ci vuole perché lui cresca?»
    Meno di quanto pensi.
    La voce era quella di Falazure, che rimbombava nella sua testa.
    Jared si girò e vide che Falazure non era più un cucciolo, bensì un piccolo drago a tutti gli effetti. Sorpreso?
    «Guarda che non mi capita tutti i giorni di incontrare un drago!» rispose schizzinoso.
    Il volto di Shayndel ad un tratto si fece oscuro; sentiva che qualcosa di brutto stava per accadere.
    «Oh, no! Stanno per arrivare… Nascondi Falazure. Abbi cura di lui!»
    E poi, scomparì nelle profondità abissali da cui era venuta.
    Jared rimase con il suo drago. Stavano per scappare via, ma la voce di Shayndel attirò di nuovo la sua attenzione. E insieme alla voce dall’acqua comparì una spada.
    «Questa è la spada di cristallo. Prendila. E buona fortuna, Jared.»
    Il ragazzo prese la spada e disse a Falazure:
    «Andiamo!»

    Edited by Ph3lipe Whitten - 25/3/2010, 21:51
     
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34 replies since 18/2/2010, 20:12   1542 views
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