Negativo per positivo uguale negativo

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  1. Matthew970
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    Capitolo 12 - Conta dei resi

    -Alzi la mano chi ha paura! - gridò Carmela ai presenti nella stanza.
    Sette mani si alzarono.
    -Possiamo farcela! Possiamo conquistare il mondo! Dovete avere forza! E ora... dite un po'... Heil Carmela!
    -Ok, adesso stai esagerando... - disse Viola.
    -Tu sei me Viola, e io sono te, non esagerare, ok? - rispose Carmela.
    Simona volò in aria come un missile e si catapultò su Carmela.
    Le strizzò la guancia con le dita della mano e le disse qualcosa:
    -Tu... chi sei realmente?
    -Se vuoi saperlo... allora lo scoprirai... quando sarai morta - disse Carmela ridendo.
    Elena era uscita a pescare. Aveva promesso di tornare con almeno tre pesci, anche perché stavano tutte silenziosamente morendo di fame.
    Susanna si tolse una scarpa e avvicinandosi a Carmela tenendola in mano gliela sbatté in faccia con violenza.
    Il sangue le uscì dal naso come una fontana.
    -Ragazze calmatevi! Ripeto, seguitemi, e cambieremo il mondo! Rendiamolo migliore! Possiamo farcela, unitevi a me, senza paura e lottiamo! - gridò disperata Carmela.
    Viola si alzò e salì sul divano sporcandolo con le scarpe.
    E disse una frase.
    -Tu... Carmela... devi stare zitta.
    La stanza si congelò e la temperatura scese di mille gradi.
    Il cuore di Carmela ebbe un sussulto.
    Vide lentamente che non c'era posto per lei.
    -Hai ragione Viola, ti appoggio, sei una grande! Ti seguiremo ovunque! Sei il nostro capo, il nostro boss! - disse Susanna.
    -Si, viva Viola! - gridò Nicoletta.
    -Si! - strillò Simona rompendo i bicchieri di vetro nelle orecchie di Carmela.
    -Devo dire Viola... che sei speciale... Carmela stavo per dire la mia... e appoggiarti... ma lei è meglio, mi dispiace... - disse Damiano e si unì a lei anche lui.
    Carmela cadde con le ginocchia a terra.
    -Io no, Carmela sono dalla tua parte! Fottuta Viola, tu sei sopravvalutata come il cazzo! - disse Domitilla teatralmente avvicinandosi camminando felinamente verso Carmela.
    Carmela alzò la testa e la guardò.
    -Grazie - disse e pianse.
    -Ok, Carmela, sai che penso? Tu sembri Donald Trump.... dici di migliorare, che ce la faremo, di seguirti... ma non hai uno straccio di idea... lo fai solo per te... per il tuo ego... non ti frega niente di noi - le disse Viola.
    Domitilla non sapeva che dire. Sembrava combattuta.
    -Viola, basta con questa farsa, l'ho capito che tu sei un altra parte di me, tu non esisti! - rispose Carmela.
    -Ne sei sicura? Io esisto, esistiamo tutte. O forse no, ma non lo saprai mai. Tu non sei me.
    -Cazzo, non ci capisco più niente - disse a bassa voce Carmela.
    Si prese a pugni ma erano tutti ancora là. Esistevano. O no?
    -Va bene, lo ammetto, hai ragione, tu sarai meglio di me, ammetto i miei difetti, ammetto di non essere perfetta, ammetto tutto quello che vuoi, ma non puoi dirmi che non tengo a voi, perché io non ho niente! Capito? Non ho nessuno! Se non voi! Quindi come potrei fregarmene di voi? Io volevo solo aiutarvi... volevo solo proteggervi...
    -Carmela, io ti amo - le disse Domitilla e le diede un bacio.
    Stranamente si sentì meglio.
    -Vabbé dai, finiamola qui, abbiamo recitato bene, non dovremo rifarla questa scena, complimenti anche a te Damiano - disse Carmela e gli fece un occhiolino e un pollice in su.
    -Ora giochiamo pure a carte, inizio io a mischiare - disse Carmela sorridendo.
    Tutto divenne di gomma e i volti delle ragazze si allungarono e si distorsero. La casa divenne viva e iniziò a muoversi, ballando la macarena.
    Partì Skrillex a diecimila decibel e tutto divenne pesante e lento.
    Improvvisamente le persone sembravano moltiplicarsi dividersi sommarsi e sottrarsi.
    Carmela guardò meglio.
    Erano tutti uguali a lei.
    Erano tutti lei.
    La sua faccia era ovunque, moltiplicata all'infinito per la casa, in tutte le stanze. Nei bagni, nelle camere da letto, nella cucina, nel salone, nel seminterrato.
    Notò che tutte si voltarono a guardarla e tutte con la stessa voce le dissero la stessa cosa.
    -Ciao!
    Fu un suono acuto assordante che rimbombò insieme alla musica.
    Era spaventata, erano tutte lei. Era ovunque.
    Tutte sorridevano, ballavano, provavano le sue stesse emozioni, pensavano le sue stesse cose.
    Non capiva. Si mise un paio di occhiali e si andò a bere un bicchiere di alcool per vedere se avrebbe curato l'allucinazione.
    Si sentì di vomitare.
    Corse in bagno e notò che era sovraffollato da tante lei, che si facevano il bagno, si asciugavano i capelli, cagavano, si facevano le sopracciglia, si specchiavano.
    Cercò di farsi largo, e di sedersi sulla tazza ma cadde e affogò tra tutti quei cloni.
    Vomitò sul pavimento e perse il conto della vita e dei minuti. Si perse in quella casa, senza riuscire a uscire né a capire.
    Mentre era in uno stato rem semi lucido, gli comparve Damiano su un cavallo bianco, che le porgeva la mano e le diceva di seguirla.
    Seguimi.
    Seguimi.
    Seguimi.
    Seguimi.
    Seguimi.
    E continuava a ripetersi ininterrottamente nel suo cervello e ogni volta che lo sentiva le veniva da vomitare sempre di più.
    Pianse e mentre tutto sembrò esplodere, un rumore nella casa sconvolse tutto.
    Una porta si aprì.
    Era Elena, tornata dalla pesca con quattro pesci.
    -Ehi, sono tornata... ma che...
    E si interruppe venendo inondata dalle diecimila Carmele che le piombarono addosso.
    La casa si svuotò abbastanza un attimo prima che Carmela morisse soffocata.
    Le copie di sé schizzarono verso il mondo, fuori all'aria aperta a distruggere ogni cosa che avrebbero incontrato sul loro cammino.
    Ancora semi-cosciente si alzò da terra tremando con le vertigini.
    Le girava la testa.
    Riuscì solo a vedere Elena per poco prima di cadere nuovamente a terra e collassare.
    Ehi, ma che cosa è successo? Tutto a posto? Carmela? Carmela? Carmmeeeella? Carmel Carme Carm Car Ca C...

    Edited by Matthew970 - 1/4/2017, 05:14 PM
     
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  2. Matthew970
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    Capitolo 13 - Il mondo del domani

    Elena sorrise alla luce della luna. Era pura e limpida. Come le ciglia di un elefante. Si alzò completamente rilassata e si bevve un bicchiere d'acqua. Sentì nel collo, nella gola, nell'intestino, nello stomaco il procedere incestuoso dello scorrere dell'acqua. Cascate di fiumi e di petali dentro pesci volanti nell'acqua. Si sdraiò sul divano e si portò alle labbra un sigaretta. Prese l'accendino e infiammò la fine di essa. Tabacco bruciato nella cartina che creava fumo nella stanza. Diede una bella boccata profonda nei polmoni. Sentì il cervello restringersi e contorcersi. Sbuffò fuori il fumo e chiuse gli occhi, addormentandosi. Diede qualche boccata veloce e sorrise. Guardò il suo corpo. Non era perfetto. Ma era ancora lì. Era ancora su quel pianeta. Mentre fumava prese un fumetto e iniziò a leggerlo. Le vignette erano perfette. Avevano il sapore di pasta al sugo e di uova fritte.
    Guardò fuori dalla finestra i raggi solari provenire dalle nuvole. La spaventavano. La quiete dopo la tempesta la spaventava.
    Guardò di sfuggita Carmela a terra. Non disse né pensò nulla.
    Le foglie dell'autunno raschiavano il terreno al di fuori della casa di Carmela, che non le puliva mai. Creavano una situazione rilassante e onirica.
    Mentre tutto sembrò perfetto un anomalia gravitazionale esplose nell'aria.
    Carmela aveva scoreggiato.
    -Mercì - disse Elena sorridendo.
    Spense la sigaretta e posò il fumetto.
    Incamminandosi per la casa si chiese dove erano finite le altre.
    Le chiamò, ma non udì risposta.
    Si sentì scoraggiata dal non sentire nessuna risposta.
    -Se non rispondono al tuo appello, cammina sola - pensò Elena e si diede pace.
    Carmela aprì gli occhi, e si risvegliò come un essere umano rimasto congelato per 1000 anni.
    Come una rosa si aprì e sbocciò al suono e al sapore della coscienza.
    Si alzò da terra e guardò Elena.
    -Ci facciamo una bevuta Elena? Offro io, c'è un bar qui vicino.
    -Va bene - rispose lei, e la seguì fuori dalla casa e verso il mondo del domani.

    Edited by Matthew970 - 11/9/2016, 09:39 PM
     
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  3. Matthew970
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    Capitolo 14 - E alla fine, vinse l'uomo beffardo

    -Come ti senti Carmela? - chiese Elena.
    -Male, sul serio, devo... non so... vivere... ed è faticoso, devo respirare, mangiare, ed è faticoso... devo sembrare una persona normale... ed è faticoso... devo fare tante cose... ma forse vorrei solo morire e non fare proprio un cazzo, mentre guardo il mondo andare a puttane...
    -Sai, io da piccola avevo una bambola... era carina... la chiamavo... Bella... e insomma certe volte capivo semplicemente che quei momenti non dovevano sparire e crescere non aveva senso... capivo che quando sei piccola... non hai da preoccuparti se il mondo va a puttane... ti senti forte... ma poi... ci si stanca di lottare...
    -Che tristezza... passa un po' un altro bicchiere... - disse Carmela al barista.
    -Arriva, puttanella - rispose lui.
    Carmela lo prese e lo bevve tutto d'un sorso.
    -Sai, Elena, io ho capito che non so niente, sono ignorante... ma tutto sommato mi basta vedere te... e bere questa merda... e per qualche secondo... il mondo mi sembra vivibile...
    -Nah - rispose Elena e si alzò.
    Carmela la guardò sorridendo dopo aver sorriso.
    Si alzò anche lei barcollando e la seguì verso l'uscita.
    Mentre camminavano la vista di Carmela si offuscava sempre di più e mentre gli occhi le pizzicavano, lacrime le scendevano giù rendendoli lucidi.
    Il freddo le tagliava il collo.
    Si sentì una specie di dea.
    Una dea sconosciuta.
    Fu attaccata da immagini distorte di bambini malnutriti e di pipistrelli ridanciani.
    Si sentiva bella, nella sua apparenza corporea moribonda e distrutta e appannata e acciaccata e fuori fuoco.
    Tutto sommato, la sua immagine era come un tatuaggio umano raffigurante dolore passato e presente.
    Era bella la vita, quando non si sapeva niente.
    Era bello quando ci si amava, e si pensava e le cose avevano senso e dio esisteva.
    Era bello quando i pinguini ballavano.
    Ma è bello anche ora, pensò Carmela, se vivi senza pensare, senza amare, senza ballare, ad occhi chiusi, senza trovare un senso e senza credere in un dio.
    Elena si sciolse di fronte al sole.
    Comparve all'improvviso Nicoletta e respirando ossigeno disse qualcosa sugli orsi polari.
    Poi regalò a Elena una penna.
    Carmela la vide, inquieta.
    -Nicoletta... - pensò.
    E mentre tre ragazze si scambiavano pezzi di anime scalfite e ammuffite il sole continuava a baciarle, come se emanassero una bellezza e una magia particolare. Come se neanche fossero umane ma ologrammi di perfezione aberrata.
     
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  4. Matthew970
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    Capitolo 15 - Che vuoi che ti dica...

    Simona si alzò dall'alto e scese a terra afferrando una scatola di cereali saporiti quanto un piatto di molluschi ripieni di merda e vongole.
    Allungò la manina dentro la scatola e ne mangiò uno.
    -Uhm, mmmm, che schifezza, che cazzo è sta merda, ah è proprio merda mi sa! - gridò e li sputò a terra.
    All'improvviso comparve Susanna e li lecco dal pavimento mangiandoli con gusto.
    -Stupido cane del cazzo, ti mangi pure la merda - disse Simona a Susanna.
    -No, non mi mangerei te, non sono una cannibale, e hai un sapore peggiore della merda - rispose lei.
    -Sai, Susanna, giusto? Io ho costruito un impero, ho vinto, ho lavorato, ho spaccato i culi e tutti mi hanno ammirato e divinizzato. Tu che fai? Come puoi respirare la mia stessa aria? Che cazzo fai dalla mattina alla sera? Inutile essere vivente, neanche fai ridere, ammazzati, bastarda, ti distruggo - disse sorridendo Simona a Susanna.
    -Che faccio? Beh, lo so ora cosa farò: ti spacco il culo! - disse Susanna e le lanciò in faccia una sedia.
    Simona cadde a terra piangendo con una faccia debole e malconcia, distrutta e sanguinante, chiedendo pietà in maniera estranea all'ego che aveva mostrato un attimo prima.
    Susanna rise.
    -Eh, hai visto? Ti ho spaccato il culo, lavoratrice dei miei coglioni! - le disse e si finì di mangiare i cereali alla merda.
    Carmela si sentì surriscaldata. Si accese una Philip Morris e sbuffò il fumo in faccia a Elena.
    -Sai, che ti dico Elena? Non ho proprio nulla da dirti, infatti me ne starò zitta.
    -Mi sa che pensi a voce alta allora... - rispose lei tossendo.
    Continuò a parlare.
    -Qualcosa da dire ce l'ho, ma è inutile... cioé serve solo a farmi sentire meglio.
    -E sarebbe?
    -Non ho proprio voglia di fare un cazzo. Aiutami, mostrami come fregarmene.
    -Allora, è semplice, devi fare una cosa? Non ci pensare troppo, buttati e falla...
    -E' proprio di questo che ho paura... farla male.
    -Senti, se dici di nuovo una cosa del genere ti uccido proprio, paura di cosa? Di fallire? Se non ci provi hai fallito alla base, idiota!
    -Sono troppo pigra per non soddisfare la mia voglia di non soffrire.
    -Vaffanculo, davvero, vaffanculo, ti ucciderò sul serio - rispose Elena e affrettò il passo.
    Carmela finì la sigaretta e la buttò a terra. La vide andare via e si sentì giù di morale. Aveva deluso una persona. E non era solo se stessa stavolta.
    Si incamminò verso la fine della via seguendola.
    Voleva cambiare le cose.
    Voleva davvero.
    Ma non era facile.
    -Elena, aspetta... io... voglio cambiare... cambierò...!
    -Non devi cambiare, devi solo scoreggiare, scusa, applicare, la tua forza mentale senza vomitare, possibilmente senza niente da dire ai re, ma zitta e muta attonita e seduta incollata e incatenata a quello che devi fare... - disse e poi sorrise ridendo come un palloncino che si sgonfia. Si sentì fiera e potente.
    -Chiaro, ti sei espressa bene, però ho questa inutile voglia di ribellarmi a questo discorso e a questi ragionamenti, capisci? E' un desiderio interno il mio di mandare in vacca e a puttane, tutto quello che hai appena detto, lo devo fare, sono brava a farlo, sono brava a non fare un cazzo, mi riesce bene, mi piace, rovinare tutto, non riesco a non soddisfare questo desiderio... devo trasgredire, senza motivo, perché mi va di farlo, mi spiego?
    Elena la guardò ammutolita. Poi si guardò intorno. Si avvicinò all'orecchio di Carmela e le sussurrò l'ultima frase.
    -O ti dai da fare, o non vivrai, non seguirai il tuo destino, non brillerai della luce da protagonista che per un motivo che non capisco ti è stata data, in sintesi, è come se non esisterai, né per te, né per nessuno, i tuoi lettori si scorderanno di te, vivrai come un verme strisciante schifoso, e il tuo vero potenziale, la tua vera forza, la tua magnificenza non verrà mai fuori e verrai ricordata come un rifiuto.
    -E chi se ne fotte...? - rispose Carmela e fece comparire con uno schiocco di dita un gelato nella sua mano e lo mangiò.
    Elena impallidì.
    -Questo capitolo sta diventando faticoso per me Carmela... se non ti decidi ad ascoltarmi, penso proprio che impazzirò... ubbidisci dai... almeno fai finta... fallo per me... non farmi dire un altra frase così lunga e inutile... ti prego....
    -No, fottiti - rispose Carmela e continuò a mangiare il gelato.
    Elena esplose di rabbia e le si avventò addosso, prese il gelato e glielo spiaccicò in faccia spalmandola di marrone cioccolata sul volto, sporcandole i capelli e tirandoglieli dal cuoio capelluto.
    -Ecco, sei una merda, ora hai la merda sulla faccia, sulla testa, come la tua testa di merda, sei contenta, stupida? - chiese Elena rossa in faccia a Carmela.
    -Così mi ecciti - rispose Carmela.
    Elena si buttò a terra piangendo.
    Carmela le si avvicinò sorridendo.
    -Non ti preoccupare, babbo natale ti perdonerà - le disse e le sorrise fermandole le lacrime con le dita.
    -Dai, ti porto al luna park, piccola Elena, ci divertiamo - le disse.
    Elena si coprì il volto e la sua mente si riempì di angeli e di Adami ed Eve piangenti.
    Carmela continuava a ridere, senza motivo, senza logica, senza commozione, o empatia, senza niente.
    Il cuore di entrambe si unì in un unico Titanic.
    Nicoletta si era spostata furtivamente intorno a loro guardandole a distanza, si avvicinò ma fu spazzata via da un energia non identificata.
    -Sai, Elena, a che pensavo? Io e te potremmo fare grandi cose insieme...
    -Tu sei... io ti...
    -Ci ho pensato sul serio, avevi ragione...
    -Ti prego non...
    -No, guarda potrei invitarti a casa mia, o io vengo a casa tua, e insomma facciamo qualcosa, che ne dici?
    -Io...
    -Fammi sapere, o sennò boh, in qualche locale, al cinema, al mare, eh? Vuoi andare al cinema?
    -Non lo so... - rispose Elena assetata e dolorante.
    All'improvviso mentre passava una macchina Elena spinse Carmela contro di essa.
    La macchina invertì il senso di marcia appena in tempo ma andò ad investire Elena.
    -Oh, no! Elena! Amore mio! - gridò Carmela e si avvicinò a lei.
    L'autista scappò via e sparì nella nebbia.
    Nessun altro nella zona lo vide.
    Carmela si domandò per un attimo se la macchina che aveva visto esisteva veramente.
    -Elena? Sei... viva? - domandò.
    Nessuna risposta.
    Carmela proruppe in un urlo agghiacciante. Poggio le sue labbra sulle sue e le fece la respirazione bocca a bocca.
    Non accadde nulla.
    Niente di niente.
    Carmela scivolò nei recessi della mente, e scavò nei tunnel dei suoi neuroni per cercare di capire cosa fare.
    Non trovò nulla.
    -Carmela... la macchina... non esiste... mi hai ammazzato di botte... puttana... puttana che non sei altro... - rispose Elena e si spense come un apparecchio elettronico scarico.
    Stette a guardare l'amica piena di sangue per un po' ma non poté crederci.
    -No, io... aspetta... ma tu Elena... esisti davvero? - le chiese.
    -Certo che si, idiota - le rispose sorridendo. Dopodiché si alzò e nella confusione di Carmela le diede una pacca sulla spalla.
    -Andiamo a casa principessa - le disse.
    -Posso bestemmiare prima? - rispose Carmela.
    -No.
    -Ok - rispose Carmela. Le afferrò la mano e sparì con lei nella nebbia insieme alla macchina, l'autista, e l'intera città.

    Edited by Matthew970 - 14/11/2016, 10:38
     
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  5. Matthew970
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    Capitolo 16 - senza pietà

    Carmela si rivolse a sua madre. Era il 2007. Si incamminò sulla punta dei piedi e ballando le si avvicinò. La madre aspirò una polvere bianca nel naso e si voltò.
    -Si? - le chiese.
    -Mamma, è vero che babbo natale non esiste?
    -No... non è vero che non esiste... cioé non è vero che esiste, no, è vero che esiste e non è vero...
    -Mamma, esiste? Ti prego voglio saperlo...
    -Non lo so...
    -Esiste?
    -Non lo so...
    -Esiste? Esiste?
    -Non lo so... - rispose la madre disperata.
    Carmela continuò a chiederglielo.
    La madre prese una padella e se la diede in testa, poi le cadde sui piedi con la testa piena di sangue che la minacciava.
    Carmela la guardò e le venne da vomitare.
    Si diresse verso il televisore, e accese un canale a caso. C'era una telenovela argentina.
    Dopo due secondi collassò insieme alla madre sul pavimento e si prese il raffreddore.
    Carmela ebbe all'improvviso un sussulto. Si alzò dal letto tutta sudata e bagnata.
    La testa le faceva male.
    -Ma che cazzo era quella merda? - si domandò.
    Le comparve davanti agli occhi una specie di folletto volante.
    -Oh, non preoccuparti, sei carina lo stesso - le disse.
    Carmela si ricordò che era pazza.
    -Ciao, chiunque tu sia, grazie - gli rispose e si alzò dal letto.
    Ma prima che potesse avvicinarsi alla porta cadde a terra, sconfitta.
    Il folletto sparì.
    2008.
    -Ehi, Carmela! Perché non vieni a giocare a pallone?
    -Mi fa male la gamba, scusami.
    -Va bene, vai a fare il culo! - rispose la voce e tutto si dissolse.
    2009.
    -Mamma, perché sono ancora viva?
    -Ci deve essere un errore nel sistema, prima o poi verrà segnalato a dio e ti ucciderà, per ora aspetta.
    -Uffa, che pazienza.
    2010.
    Carmela si avvicinò a un albero magnifico. Notò solo dopo la cacca dell'uccello che le piovve dentro l'occhio destro.
    -Ahia, che schifo, che puzza, non vedo niente!
    -Ehi, guardate, qualcuno le è venuto in faccia! - gridò una voce.
    -No, è merda di piccione! O sperma - disse una voce più lenta.
    2011.
    ...
    2012.
    -Mi chiamo Carmela de' Medici. Ho, penso, 15 anni. Non mi ricordo. E... niente. I miei hobby sono la lettura, la cucina, e uscire con gli amici. Cioè se li avessi, sarebbe il mio hobby... e... poi che altro... ah, si, se potessi viaggiare andrei da qualsiasi parte. L'ultimo viaggio che ho fatto è stato a Venezia... e... ogni tanto, guardo il televisore. Ma non ha mai funzionato... quindi lo guardo e basta... mi immagino io i programmi... come sto andando? Vivo... beh, qui. Ah, e ho un tatuaggio sul sedere ma non mi ricordo di averlo mai fatto. E...
    -Va bene, abbiamo capito... come va la tua vita in generale?
    -Na merd...
    -Ok, sentiamo qualcuno altro... tu, con gli occhiali, presentati.
    2013.
    Carmela si diresse in un negozio di animali.
    -Mi scusi, ha un animale?
    -No.
    -Ok, grazie lo stesso.
    2014.
    -Mamma? Ci sei? Perché sei piena di sangue sulla faccia?
    2015.
    -Tu mi piaci molto - disse Carmela.
    -Beh, tu mi fai schifo invece. Ringrazia che sono buono e mi dimenticherò cosa è appena successo, senza dirlo a nessuno.
    -Si, ma vaffanculo allora!
    2016.
    -Ciao - disse Carmela sorridendo.
    Nella stanza non si sentì risposta.
    -Sappi che so quello che stai cercando di fare, ma io sono più furba... lo sai che sono ancora viva? Eh già, non sono mica morta, sto ancora qua... ti dà fastidio? Beh, meglio. Io sono invincibile! Nessuno mi distruggerà mai! Io sono Carmela, sbarbati, correte a rifugiarvi nella vagina di vostra madre!
    Nessuna risposta.
    -Si... dio vuole che lo sostituisco... ma non lo accetto... a ognuno il suo ruolo... io sistemerò le cose sulla terra... lui su Marte...
    Silenzio.
    E comunque, dimmi è mai esistita un altra persona come me? Esiste? O lo mia energia è unica in tutto l'universo? O la gente a vedermi si acceca? Si brucia, dalla troppa figaggine? Dimmelo... dimmi se non sono la cosa migliore che hai mai visto in vita tua... dimmi se è come se non esistessi, come se fossi un perfetto angelo inviato sulla terra... dimmi se la mia presenza non scalda una stanza, la fa risplendere, la accende, le dà motivo di esistere, le dà un identità... dimmi, se io, non sono la cosa più importante che ha mai messo piede su questo pianeta! Dimmi se non sono bellissima! Dimmelo...
    Vuoto.
    -Nessuno può fermarmi, nessuno.
    Zero.
    -Nessuno. Il mio destino è segnato. Il mio destino è lì. Non ho paura. Non ho paura di nessuno stronzo che vuole uccidermi... di nessun rottoinculo che vuole bruciarmi viva... di nessuna persona nelle autorità... di nessuno che sia più forte di me... di nessuno che vuole violentarmi e poi buttarmi in mare con una roccia legata alla gamba. Non ho paura di un cazzo di niente! Fammi qualsiasi cosa! Provaci! Prova a tagliarmi un dito! Provaci! Prova a infilarmi una lama in bocca e a esplodermi il naso dall'interno. Prova qualsiasi cosa... ma non avrò mai paura. Mai paura di nessuno!
    Gelo imbarazzante.
    -E la vittoria... sarà sempre mia... non ci saranno sconfitte che io vedrò da viva... nessuna. E ti dico di più... se mi venisse la morte a prendere proprio in questo momento le riderei in faccia e le direi: perché ci hai messo tanto? L'autobus ha fatto tardi, o ti scappava la cacca? Lo sai che puzzi di cadavere ammuffito, più del cadavere della prima persona morta al mondo? Lo sai che mia nonna fa più paura? Questo le direi. E poi le offrirei una birra, e la sfiderei a monopoli. Chiaramente vincerei io, non c'è dubbio.
    Niente.
    -Perché io sono la protagonista di un libro! Lo sapevi? Lo sapevi che sono la protagonista di un libro? Tu lo sei? Non credo. Beh, io si. Sono speciale. Proprio ora c'è qualcuno che scrive i miei dialoghi, te ne rendi conto? Incredibile, ma è così... io sono la protagonista del suo libro, e se mi ha scelto, un motivo ci sarà... perché sono fantastica! - disse ridendo e sghignazzando.
    Non ci furono risposte nella stanza, né sospiri, né niente che non derivasse da lei.
    -Quindi, la prossima volta, tu o chiunque voglia contrastarmi, ci pensi bene, si ricordi chi sono! Si ricordi il mio nome! - disse ridendo eccitata e felice.
    La luce della stanza si affievolì.
    La mente di Carmela tornò al presente, allo stato attuale.
    -Che è successo, cos'era quella roba? Era vera? Non era vera? Mah, sticazzi, tanto sono pazza, andiamo a mangiarci un panino... - disse al folletto, e insieme a lui uscì dalla stanza sorridendo e sparendo nella luce dell'ignoto.

    Edited by Matthew970 - 13/11/2016, 21:46
     
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    Capitolo 17 - Dimmi... dimmi chi sei

    Viola si tuffò nel bagno e mentre era distesa fece un sospiro.
    Pensò a qualcosa, tipo a buttarsi da un palazzo.
    Rimase lì distesa per un po'.
    Carmela entrò nel bagno.
    La vide.
    -Ehi, tutto apposto, amica mia?
    -No, per niente, sto pensando di uccidermi.
    -Ah, beh, allora ci vediamo più tardi ok? Fatti sentire ogni tanto, ci manchi.
    -Manco a chi?
    -Non sono tenuta a dirti questa informazione...
    -Vaffanculo, sparisci - disse Viola e fece una faccia imbruttita.
    Carmela alzò le mani e uscì dal bagno.
    Viola afferrò l'aria e la guardò.
    Era più visibile di lei, secondo lei.
    Carmela era arrabbiata.
    Rientrò nel bagno e l'afferrò per la collottola.
    -Brutta stronza, rialzati! - gridò e la sbatté contro il muro.
    -Ahia, mi fai male, mettimi giù, non mi scuotere, i pensieri miei son duri, e fanno uno strano rumore nel mio cervello...
    -Ah, si? - disse Carmela con degli occhi assassini. La prese per la testa e le sbatté la fronte sul lavandino.
    Poi la prese a calci, e glienne diede uno sulla faccia, spaccandogli il naso.
    -Ti senti meglio ora? Eh? Vuoi davvero morire? Vuoi che continuo, brutta stronza? Eh? Ti uccido io! Ti accontento! Sei contenta ora? Eh? - gridò Viola, cioé... Carmela.
    Viola gridò di dolore, ma Carmela non lo percepì, la rabbia l'aveva accecata.
    Si asciugò la fronte dal sudore con la carta igienica.
    Poi uscì dal bagno masturbandosi e sentendosi meglio.
    Viola rimase a terra distrutta, e a pezzi.
    Si alzò rovinata e acciaccata.
    Aprì la porta del bagno e guardò Carmela.
    -Puoi darmi... una sigaretta? - le chiese con un filo di voce.
    Carmela si voltò e la fissò.
    -Compratele - le rispose.
    Viola si ritrovò sull'Himalaya, sotto quindici quintali di neve.
    Iniziò a piangere lacrime verdi.
    Carmela sorrise.
    -Mi piaci quando piangi - le disse e sparì nell'aria come non fosse mai esistita.
    Viola si coprì la faccia e gli occhi per fermare le lacrime ma se la sporcò di trucco sciolto misto al sangue misto ai lividi.
    La sua faccia gonfia la rendeva irriconoscibile.
    Prese il telefono e chiamò qualcuno.
    -Pronto? Federico? Sono Viola e...
    -Ah, ti lascio, è passato troppo tempo, scusa se te lo dico ora...
    -Ah - rispose Viola.
    -Che volevi dirmi? Viola? Ehi? Ci sei? Viola?
    Non rispose. Cadde a terra svenuta.
    Carmela uscì di casa, ma non si sentiva meglio. Era come se una parte di sé la volesse divorare. Era come se una parte di sé volesse divorare la parte apparente che stava bene. Era come se qualcosa volesse divorare il suo ego.
    -Viola... - pensò Carmela.
    Per la strada incontrò Domitilla.
    Quando la vide arretrò.
    -Che ci fai qui? - le chiese.
    -Ti cercavo...
    -Non è il momento, penso che sto impazzendo...
    -E' proprio perché stai impazzendo che è il momento... vieni... dammi un bacio...
    Carmela la vide avvicinarsi e svanire come nebbia appena fece contatto con il suo volto.
    -Domitilla? Dove sei?
    Carmela si spaventò.
    Disse una frase in tedesco, e si fermò in un parco pubblico.
    Incontrò Elena.
    -Elena...
    -Chi non muore si rivede, eh? - le disse.
    -Aspetta... io...
    -Tu... - disse Elena ridendo.
    Tirò fuori dalla tasca un coltello.
    -Tu non hai paura di niente giusto? Bene vediamo...
    -Aspetta... io...
    Vide una lama finirgli nell'occhio.
    All'improvviso.
    Se ne accorse solo quando era già successo.
    Elena sorrise e svanì nella nebbia di quel parco inutile.
    Carmela cadde a terra e si coprì l'occhio.
    -Carmela, hai qualcosa nell'occhio... te lo levo io... - disse Damiano.
    Allungò la mano e lo estrasse.
    -Evvai! Ho estratto il coltello dal tuo occhio! Ora diventerò il re! Evvai! Yeah! Batti il cinque Carmela! - gridò con una voce robotica.
    -Bravo... - rispose Carmela e notò che dall'occhio le uscivano solo lacrime.
    -Non sto capendo un cazzo... - disse a Damiano.
    -Ti amo - le disse.
    -Sei... chi sei? - gli domandò Carmela.
    -Se vuoi saperlo te lo dirò... quando saremo entrambi all'inferno... - rispose Damiano e sparì nella nebbia.
    Carmela si buttò a terra. Sentì un prurito su tutto il corpo.
    Si rotolò sull'erba per grattarsi, ma non faceva altro che aumentare.
    Era sempre più forte. Sempre più forte.
    Il suo corpo stava esplodendo come un vulcano.
    Cacciò un urlo gelido, e le uscì dal corpo un uccello.
    Lo vide volare nel cielo, fino a sparire nelle nuvole.
    Rimase sdraiata a guardare le nuvole.
    Poi chiuse gli occhi e cercò di cambiare canale, libro, storia, universo, sperando di non essere la protagonista di una storia, sperando di non essere manovrata da nessuno, sperando di vivere in pace.
    Ma non ci riuscì e perse il contatto con la realtà, svanendo anche lei nella nebbia e perdendosi nel confine spazio-tempo.
    Navigando sull'orizzonte della follia.
    Sull'equatore della vita.
    Raggiunse una zona bianca.
    Non si vedeva niente, faceva fatica a vedere.
    Il cuore le batteva forte.
    Le sue mani erano intrappolate in ragnatele elettriche.
    Il suo cervello era in una specie di acquario pieno di rane pescatrici.
    Si scosse nervosa.
    Intorno a lei non c'era niente.
    Poi le comparve davanti alla faccia una maschera di fuoco, di un volto deturpato.
    Ridendo la guardò divorandole il cuore.
    Le urlò in faccia e lei si sentì volare via, come da una tempesta.
    -Carmela! Tu morirai! Ti ucciderò! Sono Satana! Ti distruggerò! Non dire mai più che non hai paura, che sei forte, che sei invincibile, e tutta quella merda lì!! Lo sai che non sei un cazzo! Lo sai che posso trapassarti in due con un colpo e farti esplodere come una supernova mentre mi mangio i popcorn! Lo sai che sei una formica! Io ti farò a pezzi! Hai capito!? Hai capito, brutta stronza!? Hai capito?! Ti ucciderò! Verrò a prenderti nei tuoi sogni e mi mangerò la tua anima! Verrò a distruggere la tua vita, ti manderò tutte le persone del mondo contro, ti farò soffrire così tanto, che vorrai solo ucciderti, per far finire quel dolore, per farmi uscire dalla tua testa per un secondo! Ti toglierò la gioia di vivere, ti farò sentire così tanto una merda, che vorrai non essere mai esistita, vorrai sparire dalla faccia della terra, vorrai essere dimenticata da tutti, vorrai vergognarti, ti farai schifo, vorrai soffrire all'inferno per sempre mentre ti guarderò soffrire, per l'eternità! Hai capito!? Io ti prenderò, le tue membra, e le cucinerò, le modellerò, non sei un cazzo, sei un giocattolo, sei fatta di das, sei fatta di pongo, se solo volessi, ti potrei far soffrire così tanto in un solo colpo che moriresti e impazziresti in un attimo, senza tornare più indietro e senza essere più te stessa. La tua vita, è mia! E' soltanto mia! Non puoi sfuggirmi! Ti distruggerò! Ti farò a pezzi! Ti ucciderò! Ti taglierò in due e ti seppellirò nel cuore delle persone che ami, senza che potranno mai vederti! Ti farò odiare da loro! Nessuno ti amerà mai! Nessuno! Hai capito!? Il mondo intero sarà tuo nemico! Non potrai uscire di casa! Non avrai una casa! Qualsiasi persona vedrai cercherà di ucciderti all'istante. Non sarai tranquilla neanche per una attimo! Neanche per un secondo. Il tuo cuore si scorderà cosa sia la tranquillità! Vorrai solo piangere disperata! Vorrai solo farla finita! Non ce la farai mai! Mai! Mai! Mai! Mai! Mai! Morirai! Mai! Morirai! Io, renderò la tua vita, un inferno, e tu, morirai come la merda che sei! Come il personaggio di merda che sei! Tutti ti dimenticheranno! Non sarai mai famosa, importante, non sarai mai un cazzo! Tutti i personaggi dei libri verranno a cercarti per ucciderti! Sei la peggior protagonista mai vista in un libro! Non, ce la farai mai a vincere! Mai! Non puoi! Il potere è mio! Tu sei una formica malata! Tu sei debole! Tu non riesci ad alzarti neanche dal letto! Tu... è praticamente come se non esistessi! Non servi a niente! La tua vita fa schifo! La tua storia è inutile! Il tuo libro non ha una trama! Sei nata per morire, sei nata senza scopo, sei nata per essere dimenticata, per soffrire, per essere il bersaglio, per prendere botte, per essere spinta giù dalle scale del racconto, per subire, subire, subire, subire, subire! Tu... cosa pensi di poter fare... eh? Ti credi così forte? Eh? Ma non farmi ridere! Se sei ancora viva è solo perché mi diverto a vederti soffrire! Sei il mio giocattolo! Hai capito!? Solo per questo! Non perché sei forte! Non perché hai un qualche potere speciale! Esisti solo perché sei il mio sacco da allenamento, da prendere a cazzotti e ridere! Non vali un cazzo! Sai che mi ha detto dio? Che ti odia! Tu fai schifo! L'hai deluso... l'hai deluso... ti odia... ti ha affidato a me.... io mi prenderò cura di te... e ti distruggerò... soffrirai così tanto... che diventerai una maschera volante di dolore e tutte le persone che ti vedranno verranno schifate da te e si allontaneranno e vivrai da sola per sempre! Per sempre! Finché non ti ucciderai!
    -Eh? Scusa... non stavo ascoltando... mi fai un riassunto? - rispose Carmela.
    -Cosa?
    -Cioé mi sono persa, allora, che dicevi? Devo morire? Sono debole? In che verso dicevi che dio mi odia...? Ho fatto un po' di confusione...
    -Ma...
    -Comunque sei davvero brutto, ti sei visto allo specchio ultimamente? Cioé, poi hai un alito di carote marce e di aglio scaduto al formaggio che davvero stenderebbe un cavallo... vuoi una mentina?
    -Io...
    -Tieni, non devi ringraziarmi. Allora, siamo un po' nervosetti... eh? Sei convinto di quello che dici? Sei convinto che non sia forte? Beh, si vede che non mi conosci sul serio. Ma ti perdono. Avrai il tuo tempo per sapere chi sono, le voci si spargeranno... se vuoi ti faccio una camomilla, la vuoi?
    -Ehm...
    -Dai, dai, dai, lo so che la vuoi... hai urlato così tanto... avrai la gola secca... la vuoi?
    -Non voglio un cazzo, tu devi morire, hai capito? Non fare finta di niente... ehi?
    -Si, però sei noioso, sei ripetitivo, lo sai che palle hai fatto ai lettori? Lo sai che due maroni a leggere tutto quel dialogo da psicopatico? Lo sai? Dai, fuori dai coglioni ora, i lettori vogliono vedere me, la stella della storia. La star insomma, la tua faccia di merda non è gradita...
    Satana la afferrò per il collo e la sbatté sul pavimento.
    -Brutta stronza.
    -Dai, uccidimi, se ne hai il coraggio...
    -Lo faccio...
    -Fallo!
    -Tu...
    -Io sono Carmela. Non puoi sconfiggermi, lo capisci? Sono la protagonista, stupido. Non puoi fare niente, vai a casa, fatti una sega, che ti sei anche rifatto gli occhi, e non tornare più...
    -Ti uccido sul serio... - disse Satana.
    Fece comparire un coltello sulla sua mano, e lo mise sulla faccia di Carmela.
    -Sai, ci metti un sacco di temp... - disse Carmela, ma fu interrotta dopo che il coltello le trafisse l'intero volto fino a esplodere completamente.
    Il suo corpo senza testa si sollevò.
    Satana sorrise.
    -Ho vinto io...
    -Ne sei sicuro? - rispose Viola che comparve all'improvviso dietro di lui.
    Lo prese e lo strizzò così forte da farlo esplodere come una bottiglia di ketchup.
    -Tutto a posto Carmela?
    -Grazie Viola, quanto ci vuole prima che mi torni la testa?
    -Non lo so... forse un oretta...
    -Va bene, ora riportami nel parco, questa situazione mi ha stufato...
    -Sta zitta - rispose Viola e sparì offesa.
    Carmela disse una formula magica in latino.
    Poi si distese e attese che la testa ritornasse sul corpo.
    Si addormentò.
    Quando si risvegliò era in un lettino di ospedale.
    -Uhm, odio gli ospedali - disse e chiuse nuovamente gli occhi.

    Edited by Matthew970 - 11/14/2016, 02:36 PM
     
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  7. Matthew970
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    Capitolo 18 - Asino cotto

    -Mi sento potente - disse Carmela a Domitilla.
    -Uhm - rispose lei.
    -Sentito Domitilla? Si sente potente... - disse Susanna.
    Domitilla si avvicinò a Carmela e le mise una mano nella vagina.
    -Si, la sento, si sente dall'interno - disse.
    -Puoi levarla quella mano prima che ti ci venga sopra?
    -No.
    -Ok, tutti fuori adesso. E' il momento di essere seri. Sono in ospedale?
    -Si, lo sei, ma penso che puoi anche fuggire, non c'è nessuno qui... - rispose Simona.
    -Uhm, chiamami l'infermiera, Domitilla.
    -Va bene, allora vado eh? Ciaooo.
    -Hai una grande amica - disse Simona con un sorriso fastidioso.
    -Io non ho amici, sono un lupo solitario e tu devi farti da parte sappilo, non mi piace come cammini.
    -Hai ragione, tu cammini meglio, eh?
    -Senti, sto per scorreggiare puoi uscire da questa stanza o devo continuare a trattenermi?
    -Perfetto, ciao.
    -Si dice arrivederci signora Carmela.
    -Fottiti - rispose Simona.
    Carmela fece la scoreggia e il mondo ebbe una distorsione.
    Domitilla tornò con un infermiera.
    -Tu sei Carmela?
    -No, sono tua madre e sto per sculacciarti.
    -Ecco, appunto, hai avuto un collasso, un delirio possiamo dire, un...non mi viene il termine... com'era? Vabbé insomma sei pazza.
    -Lei è figlia unica vero?
    -Psicosi, ecco, non mi veniva la parola.
    -Fammi un bocchino.
    -Deve rimanere qui finché non le apriremo il cervello per mangiarne il contenuto.
    -Va bene - rispose Carmela.
    L'infermiera sparì e l'ospedale con essa.
    Carmela cadde sul suolo sporco e si riempi di terra.
    -Merda, certe persone dovrebbero parlarti in ginocchio - pensò Carmela.
    Domitilla e Simona la guardarono e sbuffarono.
    Poi comparve Susanna.
    -Perché tu sei la protagonista?
    -Perché sono bellissima, e fantastica, e potente e tu non sei un cazzo. A proposito, a che servi nella storia?
    -Credo per... non lo so.
    -Fa niente. Senti... mi porti una mela? Ho fame...
    -Basta Carmela, basta.
    -Hai vinto - rispose Carmela.
    -Ho vinto?
    -Beh, è ovvio. Tu sei me, no?
    -No... - rispose Susanna.
    -Ok - disse Carmela e le si avventò addosso riempiendola di pugni e mordendole il naso e le labbra.
    Poi le tirò le orecchie fino ad allungarle.
    -Una mela, ora!
    -Vado, vado - disse Susanna.
    Si tirò su ma barcollava.
    -Che perdita di tempo, lascia perdere...
    -Tu... Viola ne sa qualcosa? - chiese Susanna.
    -Viola è morta - disse Carmela sorridendo.
    Susanna scalò un albero e le portò una mela verde.
    Carmela la prese e la mangiò.
    -Una mela al giorno, toglie io che ti spacco il culo se non me la prendi di torno.
    -Ehi, lo sai? Quella mela è avvelenata... pensavo di dirtelo... ciao Carmela - disse Susanna e sparì insieme alle altre.
    Carmela la sputò e si portò le mani alla gola.
    Sentì il veleno entrare nello stomaco e sciogliere ogni cosa.
    Iniziò a vedere doppio e cadde a terra.
    Si contorse di dolore.
    -Cazzo, mela verde di merda! - gridò Carmela.
    Il veleno assunse una sorta di vita propria e prese a pugni l'interno del suo corpo.
    Carmela corse per la strada disperata.
    Si mise due dita in gola e vomitò.
    Liquido viola le uscì dalla bocca.
    Dopodiché svenne.
    Si risvegliò dopo tre ore.
    Era su una panchina di un parco pubblico.
    Non ricordava come ci era finita ma si sentiva meglio.
    Si voltò un attimo, le parve di sentire una voce.
    -Dio, che capitolo stupido - disse Carmela e si scaccolò.

    Edited by Matthew970 - 11/14/2016, 04:55 PM
     
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  8. Matthew970
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    Capitolo 19 - La caduta

    Viola si incamminò nella notte per i vicoli bui ansimando come un cane lupo fantasma. Sbavando per terra, si trascinò come un gobbo pazzo verso la casa di Carmela.
    I capelli le coprirono gli occhi, senza che lei riuscisse a vedere niente, ma solo fiutando con l'istinto di un animale rabbioso.
    Arrivata davanti alla casa di Carmela, vide la finestra.
    Con uno scatto mostruoso e disumano si lanciò contro la finestra sfondandola ed entrando dentro la casa facendo schizzare una pioggia di vetri per terra come meteoriti vulcanici.
    Carmela si svegliò di soprassalto e si pisciò nelle mutande.
    Prese una mazza da baseball e scese verso il salone per vedere chi poteva essere.
    Le due si videro per un breve istante. Fu terribile.
    Dopodiché Viola le saltò addosso e sbranandola come un lupo assassino le gridò in faccia delle parole sputandogliele.
    -Io vivo in te, e tu vivi in me! Non puoi ignorarmi! Hai capito? Non puoi, non puoi ignorarmi, o ti esploderò in un colpo! Uno!
    -Ahia, mi fai male... - disse Carmela semi-addormentata.
    Viola la prese per un orecchio e la sollevò da terra. La trascinò nel bagno e aprì l'acqua calda dal lavandino. Le prese la faccia e gliela spinse sull'acqua. Poi le afferrò la bocca e gliela mise sul rubinetto per fargliela bere.
    Carmela gridò strozzata e morente. Divenne rossa e calda.
    Viola la sollevò con l'acqua che le colava dalla bocca, la prese a schiaffi, e le sbatté la fronte contro uno spigolo che la trapassò con un buco da cui le uscì sangue misto a metà del suo cervello.
    Carmela era stanca, era debole, non capiva, soffriva.
    -Viola... basta... ti prego... - disse Carmela.
    Viola le diede un calcio in bocca spaccandole il labbro e mentre era a terra prese una bottiglia di shampoo, e gliela fece bere interamente.
    Carmela gridò soffocata e dalla bocca le uscirono solo bolle di sapone e mentre uscivano sputava un liquido arancione che le aveva annebbiato i sensi.
    Vomitò e cadde a terra livida e rossa e gonfia in viso.
    Viola le prese la testa e le fece leccare il vomito con la lingua finché non lo ebbe pulito interamente. Poi la trascinò fino al gabinetto e le spinse la faccia dentro. Tirò fuori dalla tasca dello scotch isolante, e le attaccò la faccia a esso con numerosi strati di scotch. I capelli le tiravano e le facevano male.
    Mentre urlava e vomitava, Viola sbavava e si sentiva soddisfatta.
    -Io vivo in te, e tu vivi in me! Non ignorarmi mai più Carmela... non provare mai più a crederti chissà chi e a sperare di non essere imperfetta, di non essere debole, di non essere insicura, spaventata, di avere scarsa autostima, di essere depressa, di soffrire, non puoi e non potrai mai ignorarlo! Io vivo in te, tu vivi in me! Capish? - disse Viola con una faccia mostruosa paragonabile a un affresco di Giotto.
    Carmela svenne senza capire nulla e rimase tutta la notte attaccata lì.
    Viola era sparita ed era andata a fare colazione.
    -Che è successo Carmela? - le chiese il folletto.
    -Ho perso - rispose Carmela.

    Edited by Matthew970 - 11/16/2016, 08:19 PM
     
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  9. Matthew970
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    Capitolo 20 - Un altro round

    Carmela si svegliò appiccicosa e collosa. Era intrappolata in una ragnatela gigante, bloccata. Si eccitò, ma si spaventò ed ebbe le vertigini, e iniziò a sudare, e a preoccuparsi, e ad ammorbarsi l'animo, senza vantarsi, in una catarsi, di riarsi insetti più schifosi di lei.
    -Cosa diamine sta succedendo, fatemi uscire! - disse Carmela.
    All'improvviso le corde della ragnatela ebbero uno squilibrio ed iniziarono ad ondeggiare. Una creatura schifosa, zamposa e pelosa e con gambe troppe e lunghe peggio si avvicinò a lei, e non era altro che un aracnide.
    -Pensa Carmela, pensa, è un arachide, mangialo, non aver paura - si disse.
    Non servì a niente.
    Il ragno le salì addosso e la calpestò.
    Poi la fissò negli occhi. Nelle palle degli occhi. Nelle palle.
    Carmela ebbe caldo.
    Il ragno aprì la bocca e la inghiottì.
    Carmela vide per un attimo il suo corpo andare in frantumi, e distruggersi e il suo sangue spargersi sullo schermo, o le pagine del libro.
    Si svegliò di sottosalto e il suo cuore batté male.
    Tremò ghiacciata e intorpidita.
    Quando si guardò intorno capì che era nel bagno.
    Non sapeva che ore, che anno, che epoca, stava avvenendo.
    Era dispersa nel vuoto cosmico, di un libro senza senso, senza scopo, scritto da un pazzo, senza capire cosa fare, piena di inchiostro che cadeva dalle parole delle pagine, piena di dolore, piena di mal di testa, piena di niente.
    Si accese una sigaretta e guardò il clima cambiare, le nuvole di aria marcia che le uscivano dai denti, e dalla bocca disperdersi in una stanza triste, che la ospitava, in quel momento di assoluto terrore e isolamento.
    Sembrava un disegno lontano, sembrava disegnata male, brutta, storta, lontana dal mondo, dagli esseri viventi, dagli esseri normali, dagli esseri felici, dagli esseri vincenti, dagli esseri che la società ha accettato, dagli esseri che ricevono amore come se fosse ossigeno, dagli esseri che avevano qualcosa da fare, dagli esseri che erano forti, dagli esseri che sapevano fare le cose, che sapevano lavorare, che sapevano studiare, che sapevano vivere, che erano veloci, che erano resistenti, che erano furbi, che erano in gamba.
    Era sola con se stessa.
    E non era una bella compagnia.
    Era lì.
    Nel gelo e nel freddo.
    Non credeva nell'esistenza di un dio, non credeva in niente.
    Non credeva di credere.
    All'improvviso, comparve nella stanza Viola, di ritorno, dopo che l'ebbe ammazzata di botte.
    -Perché l'hai fatto?
    -Perché è nella mia natura. Come è nella natura dello scorpione di pungere senza motivo, o di un gatto di fare il coglione, è nella mia natura. Cioé, si tratta di una questione di equilibrio. Mi spiego, se tu, togli il male, e vuoi tenerti solo il bene... se tu, togli, osi, togliere il dolore, la sofferenza, la paura, l'inferiorità, la debolezza dal tuo animo, beh, tutta quella parte si accumula in una parte del tuo cuore, del tuo corpo, e quando né te né gli altri possono più sopportare, esplode, con una violenza bestiale, e in colpo ti restituisce tutto quello che non volevi piano piano. Il dolore è come con le sigarette, non puoi evitarlo, soprattutto una volta che ci sei entrato appieno almeno una volta nella vita, e regolarmente è lì a distruggerti, finché un giorno ti ammazza. Scusami, ma io rappresento tutto questo. E vivo in te. Ti sei sbagliata. Non sei quella roba lì. Cioé, lo sei, ma anche con un pizzico di me. Devi accettarlo.
    -La sai una cosa? Non so proprio cosa risponderti.
    -Ah.
    -Anzi, forse qualcosa mi sta venendo. Eccola che esce la frase che ti distruggerà dalla mia bocca, ecco che sparo.
    -Spara.
    -Nah, non ne vale la pena, sparisci e basta, prima che ti uccida.
    -Ma Carmela...
    -Brutta stronza.
    -Meglio, più convinta però.
    -Testa di merda, mi hai fatto malissimo. Contenta? Pensi che me ne freghi qualcosa di te? Va bene, ho capito. Ora vattene.
    -Però... tu hai una missione da compiere...
    -E sarebbe?
    -Devi salvare gli altri, e devi farlo nonostante i tuoi stati d'animo, e...
    -Fuori dai coglioni! - gridò Carmela.
    -Va bene, va bene, come non detto - disse Viola e uscì dalla stanza.
    Carmela spense la sigaretta, buttandola a terra senza forze, e si lasciò andare a un urlo bestiale che spaventò anche Hulk, che stava combattendo in un fumetto, in un edicola lì vicino.
    Poi sorrise.
    -Dio, lo so che esisti, e sei un bastardo. Però almeno dimmi... perché hai affidato a me il compito di cambiare il mondo? Perché mi hai dovuto far assumere tutto questo carico, si, lo so, che sono una leggenda, e la mia presenza sarà importante nell'universo, ma non potevi, lasciarmi in pace? Beh, grazie, comunque, chiunque ti sia. Grazie a chiunque, perché? Boh, mi va di dirlo, sono nelle condizioni di dirlo. Lo sai, io non riesco a fare un cazzo, però nonostante da dove parto, cerco di arrivare dove arrivano gli altri, non è da ammirare? Chissenefrega se perdo, se non arrivo al traguardo, se non arrivo all'ultimo round a farmi prendere a cazzotti come Rocky, chissenefrega, ciò che conta è essere lì, è avere un posto in un mondo che va più veloce di te, alla base, e stare lì, lo stesso. Ecco, ora che sono viva, qui, a dire queste stronzate, è questa la vittoria. La mia vittoria è esistere.
    No, forse è più arrivare all'ultimo round il messaggio più adatto, però non ho il fisico, scusami. Amen e buonanotte, e buon anno e buona pasqua se mi dimentico.
    Carmela svanì senza motivo e la stanza esplose.
    La struttura delle molecole e dei protoni ebbe uno sdoppiamento nella stratosfera delle tazzine di caffè d'orzo e niente ebbe più senso.
    Ma il capitolo doveva finire, in maniera sensata, in maniera eroica, in maniera speranzosa, ma non ci riusciva.
    Comparve Nicoletta.
    -Faccio vedere le tette - disse.
    Nessuno si lamentò e la storia si concluse.
     
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  10. Matthew970
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    Capitolo 21 - Falla finita

    Elena si bevve un succo al sangue, e rise. Guardò fuori dalla finestra e rise. Pianse, e rise. Accese il televisore, e rise. Sentì il telegiornale parlare di gente morta, ammazzata, stuprata, e rise. Carmela si arrampicò su per il ponte, al quale si reggeva con una mano sola. Si tirò su. Guardò giù dal ponte e fece un sospiro.
    Domitilla andò a trovare Elena.
    Bussò e si sentì una tromba da stadio, squillargli in faccia, tenuta dalla mano di Elena, che rideva.
    -Arrivederci, come stai? - le chiese Domitilla.
    -Domanda del cazzo, nessuno la sopporta.
    -Come stai?
    -Male.
    Domitilla rise. Le diede una pacca sulla spalla.
    -Dammi una ciotola di riso - le chiese.
    Elena si grattò il capo.
    Nicoletta entrò nell'ufficio e mostrò il suo curriculum.
    Il capo lo lesse attentamente.
    -Qui, c'è scritto che fai vedere le tette se ti assumiamo, è un po' triste cercare di attirare la nostra attenzione così, non crede signorina?
    -Mi assume o no, quindi?
    -Dipende, sai lavorare?
    -No, però...
    -Ok, fuori dai coglioni.
    -Va bene - rispose Nicoletta. uscì dall'edificio lentamente per assorbire il dolore dentro di se e sentirlo appieno.
    Simona entrò in chiesa e fece una preghiera. Si mise in ginocchio e disse frasi in latino, cinese mandarino, e olandese, per sembrare più saporita.
    Dio rise, dalla croce, e si mise a ridere.
    Simona rispose sorridendo.
    -Ancora duro, dio, ancora duro zio. Ce l'hai ancora duro, vero?
    Dio sorrise.
    Simona lo ringraziò. Poi si bevve l'acqua santa e uscì.
    Fuori dalla chiesa prese a pugni un tizio, e disse qualcosa sui cervi.
    O sulle renne. Forse la renna, Rodolfo. Rodolfo la renna.
    Susanna disse di volere abortire, a sua madre.
    -Ma tu non hai un figlio? Giusto?
    -Eh... non fa niente, l'hai visto l'ultimo film di Woody Allen?
    La madre non rispose.
    Susanna aspettò di uscire dal dialogo.
    Damiano chiamò al telefono un numero visto alle quattro di mattina in televisione ai programmi delle donne nude.
    -Pronto? Sono Damiano... ho visto...
    -Hai visto eh?
    -Si, ho visto, ho visto... - disse e rise.
    Carmela offrì un gelato a Viola.
    -Come lo vuoi?
    -Viola.
    -Deve avere un buon sapore.
    -Si, il viola è il mio sapore preferito.
    -Già, senti allora, ci siamo accettate, abbiamo fatto pace? No?
    -Si, beh, non so come ti senti, però...
    -Mi sento... beh, certo, mi sento una merda... però almeno... lo accetto.
    -Se vuoi puoi uccidermi.
    -Non lo farò.
    -Beh... - disse Viola e si mangiò il gelato.
    Carmela le sorrise e le diede un bacio sulla guancia.
    Poi la sollevò con una forza sovrumana facendola strozzare col gelato e la buttò giù dal ponte.
    -Buon appetito, e buon viaggio, mandami delle cartoline, se sopravvivi - disse Carmela ridendo e scomparì nell'ombra del suo animo terminando il capitolo con la grazia della pantera rosa.

    Edited by Matthew970 - 11/18/2016, 11:23 AM
     
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  11. Matthew970
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    Capitolo 22 - Non farlo

    Carmela si incamminò dentro un mandarino e ne esplorò l'interno. Fu appassionante e dissetante. Sentì i passi di sua madre mentre si avvicinava al tavolo. Uscì dal mandarino e la vide.
    Si teletrasportò e raggiunse una zona ignota.
    Continuò a correre nel buio e raggiunse la fine di esso.
    Comparve Domitilla.
    -Ehi, fermati Carmela! - gridò.
    Carmela gli corse sopra e proseguì.
    Incontrò Simona.
    -Non dire parolacce, non scrivere stronzate, scrivi cose comprensibili! - le disse.
    -Vaffanculo, sabbia dura! - rispose Carmela, gli corse sopra e proseguì.
    Incontrò Nicoletta.
    -Viva Donald Trump, viva Matteo Salvini, a morte tutti, a morte gli immigrati, a morte il diverso, a morte tutto!
    -A morte te e tua madre! - rispose Carmela e gli camminò sopra.
    Era sudata e accaldata. Si tolse la felpa e si asciugò il sudore dalla fronte.
    Incontrò Damiano.
    -Non fare questo, non fare quello, è sbagliato, sei sbagliata, se non sai fare questo sei stupida, se non hai successo sei una merda, se non sei come me sei stupida, non parlare con quel tono, non usare il cervello, non dire ciò che pensi! - le disse.
    -Chiudi quella fogna, sei stupido te, non ragioni, non sai che cazzo stai dicendo, sei praticamente contro ogni cosa divertente, prima di aprire la bocca la prossima volta pensa fino a che non muori! - rispose Carmela e le corse sopra.
    Incontrò Elena mascherata da cavallo.
    -Vai piano, vai sana e vai lontana, andiamoci piano, andiamo lenti, ci arriveremo, aspettiamo finché non ci passa la voglia, stai zitta, lasciami in pace! - le disse.
    Carmela la ignorò e le diede una scarica di novanta volt con un defibrillatore.
    Poi le corse sopra e proseguì.
    Arrivata alla fine incontrò un ultima persona. Viola.
    -Sei osi essere te stessa, se osi scegliere la tua strada, ti ucciderò! - le disse.
    Carmela si avvicinò e la baciò.
    Poi corse via e la lasciò lì nel suo stupore.
    Uscì dal buio del tunnel e vide la luce.
    Era in un campo rigoglioso pieno di erba e piante e alberi e uccelli cinguettanti, e bruchi salivosi e scoiattoli gioiosi.
    Aprì gli occhi.
    Era in una discarica. Era in un cassonetto dell'immondizia. Era nella merda.
    Ma era in una discarica, un cassonetto dell'immondizia, e nella merda, sorridendo.

    Edited by Matthew970 - 11/20/2016, 01:32 PM
     
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  12. Matthew970
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    Capitolo 23 - Leo Toy Story

    Carmela si mise a spolverare i piatti, della credenza, mentre cantava io vagabondo dei Nomadi.
    Susanna le domandò perché si comportava così.
    -Perché? - chiese ridendo a bassa voce.
    -Beh, perché sono una persona, ho vissuto tanto, momenti felici, momenti tristi. E mi viene da pensare al passato... a quello che avevo, e che ora non c'è più. A quelle persone, che sembravano eterne, nuvolose, amichevoli, solide, quelle persone che amavo tanto. Quelle persone che vivevano accanto a me... e che ora non ci sono più... e sono diventate vapore, nel cielo. Ripenso a quei pomeriggi... a quei momenti pieni di vita, ripenso a quando ero semplicemente lì, con il mondo, e ci si voleva bene, e ci si amava, e basta... ripenso a tutto questo... e non so che dire... ora, non ho più nessuno, forse ho te? Beh, tu non sei così, non sei come quel periodo... non sei un pezzo di della mia vita che mi manca... non puoi finire il puzzle... mi ricordo soltanto... di quando andavo sull'altalena, e pensavo di toccare il cielo, di arrivare alle nuvole... ed era tutto così bello, e il mondo era con me... e tutti erano con me, ora invece... è solo un ricordo lontano... ero felice, mi sembrava di avere una grande famiglia... mi sembrava di essere un tutt'uno col mondo... in quegli attimi... che qualsiasi cosa non importava... anche se il mondo stava per finire... non me ne fregava niente... perché io ero io, ma ero tutto. Ero tutto. E ora... che cosa sono? Non lo so, cosa sono. Però il nome è lo stesso, e forse anche il cuore ed i pensieri, come direbbe Branduardi. E insomma... amica mia... che vuoi che ti dica? Forse ho fallito... forse non sono stata capace di amare... di vivere... di esistere... di essere normale... forse non sono riuscita a dare abbastanza al prossimo... dio... lui è solo un esempio lontano, da me. Non sarò mai a quei livelli... sono solo una persona che è qui... in questo momento... ma potrebbe sparire, nel nulla, in un altro... potrei anche suicidarmi e sparire per sempre... però... sarebbe stupido... perché io in fondo... amo questo pianeta... amo questo mondo... e amo queste fottute persone... anche se fanno cagare... anche se sono cattive... anche se sono pessime... perché siamo tutti una croce, siamo tutti un sottomarino giallo, siamo tutti fatti della stessa sostanza, e con le nostre interazioni... soffriamo... e viviamo... momenti floreali di petali danzanti nell'aria, momenti immortali... e forse... così belli proprio perché unici...
    -Beh, non sei sola... hai me... - disse Susanna e la abbracciò.
    Carmela ricevette l'abbraccio e sentì dentro di lei il calore di una persona che forse non avrebbe più rivisto... ma sentì quel corpo gelido e caldo dirgli di andare per la sua strada... di prendere la via meno battuta... e di vivere, di vivere, e di sorridere a quello che dio le aveva donato.
    Finì l'abbraccio e la guardò.
    -E' tutto così irreale... - disse Susanna.
    -Lo so... Susanna... lo so... - rispose Carmela con gli occhi lucidi e rossi.
    Si distese sul pavimento e riprese a cantare il canto della vita che la morte le aveva insegnato.
    Mentre Damiano, era su un prato, a giocare, a morra cinese, con un barbone, e a leccarsi gli estintori, e i sederi, dei cani, che passavano, lì vicino.
     
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    Salve, provo a commentare, ha uno stile molto particolare ed interessante, scrivi di getto e si vede. È difficile stare dietro a quello che scrivi, ma è anche difficile staccarsi.
    Giusto per curiosità, nelle ultime parti mi sembra tu stia tenendo una sorta di trama, o sbaglio?
     
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  14. Matthew970
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    Trama è una parola grossa, però si, diciamo che c'è un filo conduttore. E' una storia partita con poche pretese e con nessuna serietà, quindi non so dove potrebbe portarmi.
    Comunque se ti ha interessato mi fa piacere ^_^
     
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    Capitolo 24 - Negativo per positivo uguale negativo

    -Ciao, Carmela, come stai? - chiese Damiano.
    -Bene, ma le mie pene, sono più lunghe del tuo pene, e non ho altro da fare, che alitare sul vetro che mi separa dall'altare della mia esistenza, mentre mi fa resistenza dal raggiungere la mia potenza.
    -Ok, ti va di andare a fare in culo?
    -Con molto piacere, a nord, o a sud?
    -Guarda, dove vuoi.
    -Scelgo sud, il nord è troppo lontano e non voglio andare dove mi dice la bussola, ma intraprendere la via meno percorsa, la via opposta.
    -Interessante, senti, mentre perdi tempo, mi passi quel pacchetto di sigarette?
    -Prenditelo da solo.
    -Davvero?
    -No, te lo porto subito - rispose Carmela.
    Lo prese, si avvicinò, tirò fuori una sigaretta, gliela mise nel naso e la accese.
    -Contento ora? - rispose e tornò a sedersi.
    -Mmmm, beh, Carmela, posso darti un cazzotto?
    -No, hai tre secondi per sparire da questa casa, prima che ti dia un calcio in culo.
    -Domani ti ucciderò comunque.
    -Me lo dice il mio cervello tutti i giorni, pensi che mi spaventa detto da te?
    -Si.
    -Ah, che paura. Adesso sparisci.
    -Prima dimmi una cosa... ma tu chi cazzo sei?
    -Io? Beh, nel 600, si era scoperta un epidemia di peste mostruosa, beh, io sono morta da quella peste, insieme a Don Rodrigo.
    -E non spoilerare, lo stavo leggendo quel libro.
    -Scusami.
    -Senti, domani verrò alle tre a regalarti un arancia, ma non lanciarla, e non farla cadere, intesi?
    -See - rispose Carmela spingendolo fuori dall'abitazione.
    Fece un sospiro di sollievo e si andò a sedere sul divano.
    Si accese una sigaretta e guardò la sua vita finire e iniziare e finire e iniziare e fermarsi.
    Improvvisamente si ricordò che non aveva di che preoccuparsi.
    Dio l'avrebbe salvata.
    Qualcuno l'avrebbe salvata.
    Improvvisamente Viola entrò nella sua casa sfondando la porta.
    Carmela sussultò e la sua pancia cicciosa si mosse come una gelatina.
    -Ma tu non eri m-morta?
    -Sono tornata, biatch.
    -Ah, senti, puoi andartene per favore, odio il mondo, e tu ne fai parte.
    -Devo comunicarti una cosa.
    -Sarebbe?
    -Devi farcela con le tue forze, senza nessuno.
    Carmela fece una risata. Rise sguaiatamente facendo eco nella stanza, e nell'universo.
    Poi si calmò.
    -Mi sembri, sai chi? Hai presente quelli, si, dai, avrai presente, quelli che incontri nel treno, o in giro, sulla fermata dell'autobus, nei bar, sai quelli, che ti dicono quello che devi fare, poi tu gli dici, via dalle palle, e ti becchi pure un cazzotto in bocca. Ecco. Che cazzo vuoi? Senza nessuno? Sul serio?
    Viola si avvicinò a Carmela e la guardò negli occhi.
    Poi le passò la mano sui capelli e le diede un bacio.
    Carmela si spaventò ma gli piacque.
    -Ti sottovaluti, tu sei molto forte, hai un grande potere, hai una missione da compiere, sei la prescelta...
    -Vacci piano...
    -Ok, infatti... però... realisticamente... tu, puoi farcela. Da sola. Senza nessuno. Ne hai la forza. Non chiedere aiuto.
    -E se trovassi una via di mezzo?
    -Cioé?
    -Beh, tutte e due le cose.
    -Cavartela da sola e chiedere aiuto?
    -Si.
    -No.
    -Beh, allora facciamo che me la cavo da sola, ma se sono nella merda chiedo aiuto?
    -No.
    Carmela fece un sospiro.
    Prese Viola per il collo, la sollevò da terra e la appoggiò al divano.
    Poi si mosse per la casa come una sposa svolazzante e prese un libro.
    Lo mise davanti a Viola.
    -Ecco, questa è la divina commedia, leggila e capirai.
    -Ma...
    -Niente ma, Viola. Buona lettura. Io vado a letto adesso. Mi sono stufata di vivere. Nel mondo reale almeno.
    Viola non rispose, era immersa nel libro.
    Carmela sorrise.
    Salì verso la sua camera, si buttò sul letto e si addormentò come una banana in un cassonetto dell'immondizia.
     
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