Negativo per positivo uguale negativo

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  1. Matthew970
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    Capitolo 9 - Inizio


    Fine.
     
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  2. Brat Fitzparker
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    Credo che potrei passare ore a scervellarmi senza trovare un senso. È una specie di anti-storia con un anti-stile di scrittura. Magari poi non ha senso e l'obbiettivo è proprio quello di farmelo cercare e farmi sentire uno stupido. In ogni caso l'ho letto tutto, anche se avessi voluto non avrei potuto smettere. Magari l'obbiettivo non esiste, comunque non so dire se mi piaccia o no. Di certo ora mi sembra tutto più surreale. Dopo che leggi una cosa simile la fisica non ha un senso.
     
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  3. Matthew970
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    Beh, si, il senso è più o meno che non ha un senso :D
     
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  4. Brat Fitzparker
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    I surrealisti sostenevano che non esistesse qualcosa senza senso, per loro tutto aveva un significato e pensavano che questo fosse semplicemente troppo lontano dalla nostra parte cosciente perchè noi potessimo afferrarlo. Questa spiegazione non è campata per aria, ultimamente ho letto molti tuoi racconti, sfoglio tra i titoli e alla fine becco sempre roba tua. Bè, diciamo che tutto quello che mi viene in testa è un sogno e quadri alla Dalì o alla Magritte. Gli avvenimenti si susseguono come in un sogno ed è una cosa... Interessante. È lo stile più strano che abbia mai visto, è una figata.
    E niente, non commento tutte le storie perchè blatero sempre troppo, chiedo venia per questo.
     
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  5. Matthew970
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    No, non ti preoccupare, anzi, e' interessante quello che hai scritto.
     
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  6. Brat Fitzparker
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    Se ti interessa dagli un'occhiata, è pieno di roba assurda quel periodo, sta tipo nella prima metá del Novecento, credo potrebbe piacerti sopratutto la questione degli automatismi (il mezzo per comunicare con il subconscio, sai quando ti viene una canzone in testa e ti metti a canticchiarla senza un cazzo di motivo? Ecco, automatismo), ti potrebbe aiutare con il tuo stile e magari darti un po' più di sicurezza, perchè questa roba è davvero una figata.
     
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  7. Matthew970
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    Hai ragione, penso che mi potrebbe aiutare.
    Continua a interessarmi l'argomento, anche perché è la prima volta che ne sento parlare, e non ho mai trovato una classificazione per ciò che scrivevo se non appunto di genere non sense.
    Mi stai dando degli spunti molto utili.
    Quindi secondo te dovrei leggere degli autori di quel periodo che trattano queste tematiche?
     
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  8. Brat Fitzparker
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    Non conosco scrittori surrealisti, non so neamche se ce ne siano. L'ho studiato in storia dell'arte, ma le immagini che danno i tuoi scritti ricordano quei lavori e mi danno la sensazione di basarsi sugli stessi presupposti. Prova a cercare "scrittori surrealisti". Se non trovi niente cerca " manifesto surrealista", che non ricordo da chi sia stato scritto, ma ti spiega su cosa si basa il movimento, roba che ti ho giá accennato. Potrebbe piacerti.

    Da un'occhiata anche al movimento Dadaista, i quadri non sono un granchè (affatto), ma il concetto che c'è dietro (che dará poi vita al surrealismo, appunto) è geniale.
     
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  9. Matthew970
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    Comunque hai tirato fuori una cosa a cui appunto non avevo mai pensato piu di tanto. Proprio perché in questo tre anni che scrivo, sono poche le volte in cui ho seriamente riflettuto quando scrivevo. Tranne per il libro meno di dieci anni, che comunque doveva avere un senso logico.
    Praticamente mi lascio andare e basta. E' come se non fossi neanche io a scrivere, non so come spiegartelo.
    Qui vabbe, siamo proprio ai limiti di connessione base tra cervello e mano che spinge i tasti su sta storia.
    Pero per ora ho un blocco, e non riesco più a scrivere, o meglio, rispetto a un tempo, che facevo come minimo qualche racconto al mese, ora è proprio nisba.
    Mi auguro che non ti accada mai.
    E niente, mi diverto cosi.
    Ma è meno geniale di quello che pensi, semplicemente sono il tipo che non riesce a organizzarsi la storia prima in nessuna misura, e così mi butto e come viene viene. E' più mancanza di senso pratico che altro, te lo garantisco.
     
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  10. Brat Fitzparker
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    Non trovo negativa la mancanza di senso pratico, ma forse è perchè nella vita vera ne ho davvero poco, semplicemente lascio che le cose si accumulino, tu pensi e scrivi, da quello che ho capito, io penso e metto da parte, ripenso e metto da parte, ripenso e metto da parte e poi incollo tutto, come un puzzle. Quello che fai tu è estro puro e mi piace il fatto che non debba avere senso: l'essere umano cerca di dare senso a tutto, da un senso a tempo, spazio, all'alto e al basso, ma si tratta solo di banali percezzioni sommarie che non hanno niente a che fare con la realtá, per me. Sono affascinato dal tuo stile come lo sono dalla psichiatria e dalla schizzofrenia: se tu credi di vedere del fuoco, per te quella è realtá e io posso dirti che non esiste, ma tu lo vedi e quello che è vero per me non lo è per te, così lo sono le tue storie, te l'ho detto, surreali, come in un sogno sei sospeso fra una sensazione di irrealtá che senti reale, come pensi che sia reale quando sogni di volare. Poi tu quando scrivi puoi non pensare a niente di tutto questo, ma in fondo il significato delle storie è che ognuno ci trova dentro quello che vuole, autori e lettori. Mi piace leggere di una realtá che esiste nella tua testa perchè so che quella è vera, come lo sono le realtá nella mia, e la capacitá di esprimere questi piccoli universi mi ha sempre affascinato. Dopotutto nessuno dice che il mondo in cui viviamo sia più reale del tuo, perchè cosa lo rende tale? Il fatto che sia condiviso da tutta l'umanitá? Bè, anche i tuoi personaggi condividono le non-leggi del mondo che hai creato, per quanto ne sappiamo questo universo potrebbe essere solo un pensiero divino, una storia inventata da lui. Ha creato sette miliardi di personaggi, perchè no? Qui c'è molto di Schopenhauer e di Hegel (anche se Hegel era un coglione quasi per tutto). Da un'occhiata a Schopenhauer, è anche quello che sostiene che la vita sia "un pendolo che oscilla fra depressione e noia", anche se io direi più rabbia e noia, ma comunque...
    E si, so cosa vuol dire. Non riesco a continuare, so cosa voglio scrivere ma è come se non sapessi come farlo. È frustrante e mi fa sentire sempre sul punto di esplodere.
     
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  11. Matthew970
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    Qui ci si può davvero tirar fuori le riflessioni più disparate.
    Ciò che ho notato pero' con il libro che ho scritto, meno di dieci anni, e' che anche se sul momento non ci avevo pensato, quei personaggi, quei pensieri e quelle situazioni sono molto vicine a me.
    Il che mi piace.
    Io personalmente penso sia davvero figo creare dei personaggi e dopo un bel pò accorgersi di essere come loro in un certo senso.
    Quando ho riletto questa storia ad esempio, ho notato che in effetti se soltanto ci presto un po' attenzione mi accorgo che ci sono dei significati anche nei momenti più assurdi.
    Per me se il libro lo scrive una persona e non un robot, ci deve essere parte di essa nel libro, sennò poteva scriverlo un robot.
    Personalmente ripudio abbastanza gli scrittori che scrivono senza metterci del proprio e solo per dover piacere, con modi di scrivere piatti e riciclati.
    L'anima dell'autore deve alimentare l'opera.
    Poi anche quando mi avevi detto che sia Mary che Jane erano due parti della tua personalita non ti nego che è stata una delle prime cose che ho pensato quando l'ho iniziato a leggere, e secondo me questo contrasto tra le due rendeva il tutto molto appassionante.
    Fare avanti e indietro con le varie parti di te stesso, beh, penso che sia ciò che viene fuori alla fine, e se ci fai caso è molto interessante.
    Si, viene rabbia per il semplice fatto che ti tieni dentro la storia è non riesci a farla uscire, quello in un certo senso capita anche a me, ma in realtà le storie si mischiano e sul momento esce qualcosa che neanche io mi aspettavo.
    Io penso che rabbia e depressione siano, nel bene o nel male qualcosa da dover fronteggiare prima o poi, crescendo si hanno questo sentimenti.
    Comunque sulla realtà sicuramente ognuno ha la sua, brutta o bella, quando uno inizia a impazzire non riesce più a percepire la realtà per quello che è, rimane nelle sue fantasie. Spesso mi sembra anche a me, di vedere semplicemente le cose in modo diverso.
    Quando scrivo mi posso sfogare e far succedere di tutto e crearmi una realtà alternativa da poter controllare e questo è bello. Ti sembra di avere senso solo in quella realtà a volte.
    Comunque, prima o poi la realtà va abbracciata anche perché per qualche fottuto motivo, senza realtà non c'è fantasia.
     
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  12. Brat Fitzparker
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    Hey, che diavolo, non puoi parlarmi di una storia che non posso leggere, perché qui non c'è? Questo libro di cui parli, perché non lo pubblichi?
    In ogni caso non credo agli scrittori che non mettono se stessi nelle storie, è una cosa che non esiste, come Babbo Natale. Se qualche scrittore ti dirà che i personaggi non hanno a che fare con se stesso sappi che o mentirà o sarà troppo cieco per accorgersene, insomma, è come dire "Sanguino, ma il sangue non è mio", scrivere è come sanguinare, credo. Lo descriverei così, si, è il modo per le persone incasinate di spiegare ed esprimere il caos e un modo per non essere più così soli.
    E si, lo trovo anche io interessante, ti mostra quanto siamo tutti eternamente e internamente divisi, è come aprire una testa e guardare sul campo di battaglia.
    Certo che abbiamo bisogno della realtà, l'hai detto tu stesso: la fantasia serve per fuggire da qui, il tuo mondo serve a essere diverso da questo, a essere migliore. Noi creiamo il nostro mondo in base a cosa ci piace e a cosa no di quello in cui viviamo. Vale lo stesso per tutto: noi cerchiamo il bianco perché sappiamo cos'è il nero. Tuttavia, vista la realtà, scelgo deliberatamente di non abbracciarla ne di accettarla come vera, perché è stupida e nauseante. La uso per creare un posto nuovo, quando questo sarà pronto mi farò dichiarare pazzo e vivrò lì. Al diavolo.
    In ogni caso il tuo mondo, il tuo sottosopra, è grandioso e ci vivrei, sai, niente gravità, le cose si smaterializzano, non c'è bisogno di giustificazione, ne di una ragione... è davvero grandioso.
    Riguardo alla mia, di storia, la cosa è più complessa di quanto credi, ti piacerà se ti interessa quanto e in che modo personaggi siano legati allo scrittore e fra di loro.
     
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  13. Matthew970
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    Lo trovi in schegge di lettere, ora sto scrivendo il seguito, ma leggi prima meno di dieci anni.
    In ogni caso, non pensare che quello che scrivo sia sempre come questa storia, io sono uno che in realtà ama più la realtà nelle storie di quanto sembri. Solo che ci mischio sempre me stesso e i miei stati d'animo fuori di testa.
    Il risultato è quindi sempre una via di mezzo tra sogno e realtà.
    Invece sul rapporto tra personaggi e proprio autore penso che sia una roba assurda. Ci ho riflettuto e ho studiato tanto sia nella mia mente e sia facendo dei confronti tra la mia vita e cio' che scrivo e la conclusione è sempre che i personaggi sono delle alternative al nostro abituale carattere, o alla maschera che portiamo in pubblico, e il legame si intensifica soltanto quando le circostante lo permettono.
     
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  14. Matthew970
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    Capitolo 10 - Chi?

    Carmela si alzò dal pavimento di una stanza strana e incomprensibile. Si chiese se il mal di stomaco che aveva era dovuto a un intossicazione alimentare o alle mestruazioni.
    Si tuffò in bagno e ebbe una diarrea mostruosa.
    Urlò dal dolore.
    Uscì dal bagno e chiamò un numero a caso.
    -Pronto? Si, ecco, quella teiera che ha ordinato l'altro ieri, non è più disponibile, preferisce un altra teiera, o un televisore al plasma gigante più sega in omaggio?
    -No, guardi, ha sbagliato numero...
    -Ah, non è lei dio?
    Si sentì attaccare il telefono in faccia.
    -Ecco come ti ringraziano, li aiuti, li cresci, gli fai delle offerte favolose e te lo mettono in culo senza vasellina, ma almeno, mannaggia ai pesci, potrebbero dirti come stai o tirarti un sasso in testa, invece no, meglio dire di no... - disse Carmela mentre vagava per casa.
    All'improvviso entrò Damiano. La guardò per un minuto intero senza che neanche lei rispondesse, nella maniera più seria possibile. Poi scoppiò a ridere come una scimmia.
    Le saltò addosso e la buttò a terra.
    -Cribbio, ma che sei un cartone animato?
    -No, l'hai visto quel film... quello con gli indiani... che poi volano sulla scopa... e sul finale muoiono affogati?
    -Aspetta... mi sa che l'hai sognato ieri sera... si, mi ricordo... si, io c'ero.
    -Bene.
    -Bene - rispose Carmela e si alzò di scatto facendolo cadere. Lo prese per la bocca e lo baciò senza motivo. Damiano si sentì meglio. Prima che potesse accorgersene l'aveva già montata. Mezz'ora dopo capì che era accaduto. Quando aprì gli occhi notò che stava ancora accadendo.
    Carmela lo guardò e non capiva cosa stava facendo, saltando sul letto senza di lei.
    Si afferrò una ciocca di capelli e se la strappò. Poi gliela tirò in faccia. Damiano starnutì e si dissolse nel vuoto come un ninja.
    Per la stanza si diffuse una strana nebbia viola. Carmela la guardò muoversi colpita.
    Si guardò l'orologio da polso finto che si era disegnata sul polso. Le sei e tredici.
    Era ancora in tempo per svegliarsi.
    Mentre si sentì un rumore impenetrabile passargli per le orecchie si mise a ballare.
    Notò che la stanza si riempì in poco tempo.
    C'erano altre persone. Ospiti. Indesiderati. Pidocchiosi. Inopportuni. Mufloni da passeggio. Carcasse di bruco e scarafaggio sull'altare dell'orizzonte della vita.
    -Cristo santo un po' di logica! - gridò Susanna.
    -Parli tu! - rispose Elena.
    -No, parlo io! - disse Nicoletta.
    -Tu stai zitta che mi stai sul cazzo! - le rispose Domitilla.
    -Chi ha un nome del cazzo come il tuo non deve vivere! - disse Viola.
    -Stai proiettando il tuo pensiero personale su di me, idiota, parola di Freud! - le rispose Domitilla.
    -Ah, si, e allora perché non me ne frega un cazzo? - disse Viola e la sua voce risultò distorta, minacciosa, sbagliata, scorretta, scurrile, incestuosa.
    Carmela le vide, quelle persone, ma non riusciva a vederle.
    -Ci siete? Chi siete? - chiese Carmela.
    -Ah, eccola, la figona della madonna, senza di te tutto di questo non sarebbe possibile... tu sei noi! Noi siamo te! - le disse Elena.
    -Intimo... - disse Susanna.
    Carmela ebbe un sussulto. Un conato di vomito vocale. Una nota di tremore nell'anima come uno specchio opaco che riflette un coccodrillo triste sopra uno scoglio nel mare Adriatico. Cosa stava succedendo?
    Decise di prendere l'iniziativa.
    -Ok... fate partire la musica... ballate... io vado a leggere - rispose e fece per andarsene, ma fu afferrata da Damiano che ricomparve all'improvviso urlando.
    -No, ora devi ballare con me.
    -Ok, senti io non devo ballare con nessuno! Hai capito?
    -No.
    -Ok, balliamo - concluse Carmela, e lo fece. Quando riuscì ad aprire realmente gli occhi notò che reggeva due braccia possenti di un eroe nazionale.
    Elena la guardò, e non le toglieva gli occhi di dosso.
    Si sentì osservata.
    Ebbe per un secondo un attimo di buio.
    Quando la luce ricomparve era diventato tutto senza gravità e tutto le galleggiava intorno.
    Sentì nuovamente un mal di pancia lancinante.
    Chiuse gli occhi e gridò.
    Si buttò a terra e si ricordò di uno strano ricordo.
    Lei non era Carmela, era Viola.
    -Sono Viola? Si, devo essere Viola - disse.
    Damiano la guardò, poi iniziò un discorso splendidamente fuori luogo.
    -Tu... non posso capire chi sei... non posso vincere... né conoscerti.... né dire chi sono io... né cercarti... né conquistarti... né dire che sono speciale... però una cosa la posso dire... ti amo. Ti ho amato. Ti ho cercato. Ti ho voluto, ingiustamente. Mi sono autodistrutto, per te, stupidamente, perché era tutto troppo forte.
    Carmela piangeva e si assorbiva in una strana bolla di sapone di lacrime che inglobò anche lui come un palloncino fatto col chewing gum. Poi mentre tutto era alto, inutile, stupido, e divertente, gridò: Ti amo anche io!
    La folla intorno a loro fece un ooooooooh di consenso.
    -Cosa sta succedendo Carmela? - chiese Domitilla.
    -Ho vinto io - rispose Carmela.

    Edited by Matthew970 - 1/4/2017, 05:15 PM
     
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  15. Matthew970
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    Capitolo 11 - Sentimento di gioia

    Carmela si sentì felice. Aveva un po' paura di sentirsi felice. Come Charlie Brown.
    -No, non ho paura io, come il libro di Ammaniti! - gridò Carmela ai lettori.
    I lettori non c'erano quindi non risposero.
    Durante il parto, la madre di Carmela si drogava e da brilla andava sull'altalena, su e giù, giù e su. Le mancava copulare col marito.
    Carmela non lo sapeva. Non era nata. Però adesso lo saprà, diciamoglielo.
    Ehi, Carmela? Hai sentito? Tua madre... bla... bla.
    -Non ti conosco, chi parla? Senti, mia madre non si drogava, ok? Era solo un po'... così... speciale... va bien? La prossima volta ti uccido, bastardo narratore idiota - rispose Carmela mentre si puliva la bocca con un fazzoletto e al contempo riempirlo di catarro.
    Si sentì sempre la stessa persona di un secondo fa, ma di due no.
    Vicino a lei vedeva quelle persone, ma non gli servivano, non le percepiva. Erano tutte morte. Forse neanche esistevano. Forse erano solo allucinazioni. Non lo sapeva, né voleva saperlo.
    Comunque l'unico modo per cooperare con la solitudine era stare ore nella vasca da bagno con l'acqua calda, per ottenere fisicamente il calore emotivo mancante. Ma ora non importava. Non ci voleva pensare. Ora voleva solo sanguinare in santa pace.
    Il padre di Carmela era un camionista. Di passaggio. Si era fatto la madre e poi era sparito per sempre.
    Puf.
    Che dire ragazzi, non fuggite.
    Damiano si avvicinò a Carmela. Le sorrise. Voleva stare con lei per sempre. Voleva abbracciarla. Sentire il suo calore. Baciarla. Sorprenderla. Farla ridere. Farla godere. Colpirla. Darle qualcosa. Sentirsi speciale nel vedere di essere qualcosa di buono per lei. Ma aveva aura. No, aveva paura.
    Non fatelo. Nessuna paura.
    Carmela non voleva combattere più di tanto per vivere. Troppo faticoso.
    E' finita, disse Damiano.
    Carmela gli diede uno schiaffo.
    -E' finita quando lo dico io, non farti portare via il tuo amore, lotta per esso, devi lottare, ma non per me, che alla fine sono una puttana, ma per l'amore in generale, perché nel mondo che viviamo, la società ci impone di essere dei robot buoni solo a consumare e ad acquistare cose e prodotti che non ci servono, cose superficiali e inutili, ci distanziamo sempre di più attraverso uno schermo, perdendo la cosa più importante, l'unica che conta realmente e che resta. L'amore tra di noi, i nostri rapporti. Bisogna lottare per tutto questo, perché la solitudine è molto brutta, ed è il modo peggiore di vivere. Capito? Quindi, non ti arrendere. Anche quando la persona che ami ti volta le spalle, non crede in te, non ti sopporta, non ti arrendere a conquistarla...
    -Io ti amo lo sai, tu sei magica per me, ma è davvero difficile raggiungerti, perché le persone che ami sono quelle che più difficilmente riesci a trattare bene.
    -No, se hai paura di te essere te stesso, non è vero amore... - disse Carmela.
    Elena si chiese cosa stava accadendo e perché dicevano stronzate filosofiche e da baci perugina.
    -Come protagonisti fate pena! - gridò Nicoletta.
    -La parte iniziale non era male ma poi sei andata un po' troppo in là - disse Domitilla.
    -Siete artificiali, questa storia non ha il minimo realismo, niente ha senso - disse Viola.
    -Sei pazza - rispose Susanna a Viola.
    -Lo siamo tutti - rispose Simona.
    -E' quello che dicono i pazzi per sentirsi meglio - le rispose Susanna.
    Carmela le ignorava. Stava pensando a quello che doveva mangiare.

    Edited by Matthew970 - 1/4/2017, 05:14 PM
     
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81 replies since 12/8/2016, 15:20   1141 views
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