Intervista a GiovanNi Garufi Bozza

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  1. Giovanni G. Bozza
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    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 21:51) 
    Anch'io mi sento in linea con il tuo punto di vista in proposito.

    QUOTE
    Ho provato a inserirlo in pdf e anche come link su una pagina web

    Se è un link, basta semplicemente copiare il link. NOn te lo passa?

    riprovo: http://www.radiovortice.it/wp-content/uplo...arufi_Bozza.pdf

    QUOTE (Giovanni G. Bozza @ 21/11/2013, 21:52) 
    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 21:51) 
    Anch'io mi sento in linea con il tuo punto di vista in proposito.

    QUOTE
    Ho provato a inserirlo in pdf e anche come link su una pagina web

    Se è un link, basta semplicemente copiare il link. NOn te lo passa?

    riprovo: www.radiovortice.it/wp-content/uplo...arufi_Bozza.pdf

    Ora sì :D

    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 21:51) 
    Anch'io mi sento in linea con il tuo punto di vista in proposito.

    QUOTE
    Ho provato a inserirlo in pdf e anche come link su una pagina web

    Se è un link, basta semplicemente copiare il link. NOn te lo passa?

    Pare di no, mi ha cancellato la risposta...
    http://www.radiovortice.it/wp-content/uplo...arufi_Bozza.pdf

    Okay, ora dovrebbe essere visibile. :) Perdonate la risposta multipla.
     
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    Come mai ti sei sentito attratto dalla sottocultura Dark? Cosa ti attrae di essa? Cosa ne pensi in generale sia di questa che delle altre (punk, emo etc.?)
     
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    E' arrivato!


    Altra domanda, che mi è stata suggerita dalla lettura dei primi capitoli del tuo romanzo.
    Ho visto che talvolta, nei dialoghi diretti o nelle trascrizioni di messaggi (in particolare ricordo di un sms), hai usato, volutamente, un linguaggio piuttosto dialettale, il che mi fa pensare che faccia parte del tuo stile.
    Non pensi, però (non vuole essere una critica, ma solo un dubbio), che possa eventualmente far sentire un po' meno coinvolti i lettori che, per forza di cose, hanno qualche difficoltà di comprensione di quei dialoghi (di fatto, ciò che a noi sembra perfettamente comprensibile, potrebbe non sembrarlo affatto a chi vive in un'altra città)?
     
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  4. Giovanni G. Bozza
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    QUOTE (Antinea @ 21/11/2013, 21:57) 
    Come mai ti sei sentito attratto dalla sottocultura Dark? Cosa ti attrae di essa? Cosa ne pensi in generale sia di questa che delle altre (punk, emo etc.?)

    Perché sono espressioni dell'Io, che aiutano la persona a stare nel mondo.
    Passami il termine, ma sono come delle maschere per recitare la propria identità.

    C'è chi ha detto in passato che gli adolescenti, nella ricerca della loro identità e nel loro narcisismo, siano come attori che recitano nel palcoscenico della loro vita. Ecco, la cultura dark è una di queste espressioni.

    Ricordo però che mi colpì un particolare, che ha ispirato la storia. Mi capitò di incontrare alcuni degli abituali frequentatori del locale (aperto il venerdì e il sabato) durante la settimana: per motivi di lavoro o personali, vestivano in abiti classici. E mi sembrò che senza quella maschera addosso fossero del tutto diversi da come si atteggiavano con i vestiti dark addosso, in qualche modo più deboli senza quella maschera addosso. Da lì l'idea della doppia personalità della protagonista.

    Sulle culture urbane più in generale, confermo l'idea che siano mezzi per stare in relazione, o per trovare uno status, un modo di vestire, un modo di essere e una cultura (fatta di abiti ma anche di musica) per ricercare i propri simili e per distinguersi dalla cultura dominante.
     
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    Un po' OT, ma...

    CITAZIONE
    Sulle culture urbane più in generale, confermo l'idea che siano mezzi per stare in relazione, o per trovare uno status, un modo di vestire, un modo di essere e una cultura (fatta di abiti ma anche di musica) per ricercare i propri simili e per distinguersi dalla cultura dominante.

    non credi che spesso queste culture, più che far stare la gente in relazione, facciano in modo che questa gente tenda a isolarsi, perché il loro "disprezzo" (tra virgolette, ma non solo) per quella che loro definiscono "cultura dominante" si traduce in realtà per un "disprezzo" di chi non ha bisogno di esprimere la propria personalità in un modo vistoso e plateale come loro?
     
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  6. Giovanni G. Bozza
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    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 22:01) 
    E' arrivato!


    Altra domanda, che mi è stata suggerita dalla lettura dei primi capitoli del tuo romanzo.
    Ho visto che talvolta, nei dialoghi diretti o nelle trascrizioni di messaggi (in particolare ricordo di un sms), hai usato, volutamente, un linguaggio piuttosto dialettale, il che mi fa pensare che faccia parte del tuo stile.
    Non pensi, però (non vuole essere una critica, ma solo un dubbio), che possa eventualmente far sentire un po' meno coinvolti i lettori che, per forza di cose, hanno qualche difficoltà di comprensione di quei dialoghi (di fatto, ciò che a noi sembra perfettamente comprensibile, potrebbe non sembrarlo affatto a chi vive in un'altra città)?

    Può sembrare che faccia parte del mio stile colloquiale, lo ammetto, ma posso assicurarti che spesso le persone faticano a comprendere le mie origini romane :)
    Solo in contesti strettamente amicali, mi lascio andare ad espressioni dialettali.

    Hai ragione sul fatto che ci sia il rischio di coinvolgere di meno i lettori di altre città, ma ho avuto opinioni discordanti in merito. Il mio intento era renderlo il più realistico possibile, e nel parlato si usano espressioni tipiche del contesto in cui si vive. Ho pensato di utilizzare delle note di traduzione in fondo alla pagina, ma mi è sembrato che rovinassero la fluidità del testo. Spero però che il contesto in cui si svolge l'azione spieghi anche l'espressione più romana che ho inserito, e al momento, salvo qualche eccezione, mi sembra di essere riuscito nell'intento. Ma questo solo il confronto continuo con i lettori potrà confermamelo o meno. La fortuna è che il romanesco (o romanaccio, che dir si voglia) ha poche espressioni di difficile traduzione, a differenza di altri dialetti italiani :)

    Qualunque appunto o critica è bene accetta, comunque, solo con esse ho la possibilità di crescere come persona e come autore :)

    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 22:12) 
    Un po' OT, ma...

    QUOTE
    Sulle culture urbane più in generale, confermo l'idea che siano mezzi per stare in relazione, o per trovare uno status, un modo di vestire, un modo di essere e una cultura (fatta di abiti ma anche di musica) per ricercare i propri simili e per distinguersi dalla cultura dominante.

    non credi che spesso queste culture, più che far stare la gente in relazione, facciano in modo che questa gente tenda a isolarsi, perché il loro "disprezzo" (tra virgolette, ma non solo) per quella che loro definiscono "cultura dominante" si traduce in realtà per un "disprezzo" di chi non ha bisogno di esprimere la propria personalità in un modo vistoso e plateale come loro?

    Sono d'accordo con te che ci sia questo rischio e che in moltissimi casi il rischio si traduca in realtà dei fatti.
    Mi chiedo però come sarebbero quelle stesse persone, che si isolano tra loro da una massa, se non avessero quel rifugio. Sarebbero in relazione con qualcuno? O si isolerebbero in loro stessi, senza riuscire ad avere relazioni significative?

    E' una domanda volutamente provocatoria la mia, che parte da una premessa: spesso il volersi isolare da una massa, disprezzandola, esprime una debolezza non una forza. Una cultura di appartenenza, anche se preferisco chiamarla moda, più che cultura, dà l'occasione alla persona di essere in relazione con qualcuno. Diventa una zattera, un rifugio, non uno spazio privilegiato.
     
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    E' una domanda volutamente provocatoria la mia, che parte da una premessa: spesso il volersi isolare da una massa, disprezzandola, esprime una debolezza non una forza. Una cultura di appartenenza, anche se preferisco chiamarla moda, più che cultura, dà l'occasione alla persona di essere in relazione con qualcuno. Diventa una zattera, un rifugio, non uno spazio privilegiato.

    Anch'io sono del parere che, specie tra le persone più giovani, sia soprattutto una moda passeggera. In particolare ammetto che ho avuto a che fare soprattutto con adolescenti appartenenti a "sotto-culture", ma non con persone adulte.
    Per queste ultime, probabilmente si tratta davvero di un rifugio.

    Altre domande... te le faccio tutte in una volta perché strettamente connesse l'una all'altra, ma prenditi pure tutto il tempo che vuoi per rispondere:

    - Cosa pensi dell'attuale situazione dell'editoria italiana?

    - Che consiglio daresti a chi spera di poter vedere pubblicato un proprio romanzo?

    - Cosa ne pensi dell'autopubblicazione?
     
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    Sono d'accordo con te che ci sia questo rischio e che in moltissimi casi il rischio si traduca in realtà dei fatti.
    Mi chiedo però come sarebbero quelle stesse persone, che si isolano tra loro da una massa, se non avessero quel rifugio. Sarebbero in relazione con qualcuno? O si isolerebbero in loro stessi, senza riuscire ad avere relazioni significative?

    Credo sia l'esatto opposto. Ci vuole una grande forza per scegliere di restare da soli, così come ci vuole forza per dire no a molte cose, pur però omologandosi alla fine in una mini-massa. Ma queste masse sono uno spazio felice, libero, dove finalmente possono parlare tranquillamente ed essere capiti. È così triste vederci privi di sogni e nevrotici già a quest'età..
     
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    CITAZIONE (Antinea @ 21/11/2013, 22:37) 
    CITAZIONE
    Sono d'accordo con te che ci sia questo rischio e che in moltissimi casi il rischio si traduca in realtà dei fatti.
    Mi chiedo però come sarebbero quelle stesse persone, che si isolano tra loro da una massa, se non avessero quel rifugio. Sarebbero in relazione con qualcuno? O si isolerebbero in loro stessi, senza riuscire ad avere relazioni significative?

    Credo sia l'esatto opposto. Ci vuole una grande forza per scegliere di restare da soli, così come ci vuole forza per dire no a molte cose, pur però omologandosi alla fine in una mini-massa. Ma queste masse sono uno spazio felice, libero, dove finalmente possono parlare tranquillamente ed essere capiti. È così triste vederci privi di sogni e nevrotici già a quest'età..

    Dipende da cosa intendi per "dire no a molte cose".
    Così come queste persone sostengono di essere giudicare per come si vestono o per come si atteggiano, a loro volta sono le prime a giudicare gli altri per come si vestono; ovvero se non ti vesti in modo stravagante, per loro sei spesso da considerare una persona che non ha personalità e che voglia solo essere socialmente accettabile. Di fatto spesso non valutano la possibilità che una persona possa esprimere la propria personalità anche e soprattutto attraverso altri mezzi (come ad esempio la scrittura, per tornare in topic XD).
     
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  10. Giovanni G. Bozza
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    - Cosa pensi dell'attuale situazione dell'editoria italiana?

    - Che consiglio daresti a chi spera di poter vedere pubblicato un proprio romanzo?

    - Cosa ne pensi dell'autopubblicazione?
    [/QUOTE]

    Penso che sia un'editoria in crisi, dove ci sono paradossalmente più autori che lettori. Molta responsabilità è delle case editrici, che si sono trasformate in vere e proprie stamperie a pagamento, che hanno guardato al portafogli dell'autore per decidere se pubblicare o meno uno scritto, non alla qualità del testo.

    Questo comporta che oggi si pubblica di tutto e l'autore si ritrova di fronte alla selezione più spietata: quella del pubblico e della critica, che non perdona. i testi che non superano queste prove, finiscono nel dimenticatoio, e l'autore si rovina con un testo che poteva essere fermato prima, senza che spendesse soldi.
    Naturalmente e fortunatamente ci sono le dovute eccezioni: case editrici di piccola e media ampiezza che sono dei veri gioielli.

    Rispondo all'ultima domanda per poi tornare alla seconda. Io sono partito con l'autopubblicazione per poi passare a una casa editrice. E' un ottimo banco di prova, perché mette in relazione con il pubblico a costi contenuti e in breve tempo si ha un riscontro se il romanzo piace o non piace. Ma ha anch'esso i suoi limiti. Il primo è che spesso ci si ritrova su siti dove l'autore deve vestire i panni di grafico, editor, e di esperto di marketing: ruoli spesso molto lontani da lui, che ha il solo hobby della scrittura. Il risultato? Bei romanzi con copertine scadenti, o belle copertine con una miriade di refusi all'interno. Il secondo è che con questo sistema tutti possono pubblicare. E' una forma di democrazia preziosissima, ma mette subito a contatto con il pubblico che è il nostro giudice più spietato e che non perdona i romanzi che non piacciono. Non c'è un filtro che blocca i libri scadenti (ma ormai non c'è neanche nelle case editrici, perciò, poco male..), si va subito a contatto con il lettore e il passaparola negativo è più veloce di quello positivo.

    Da qui il consiglio: non abbiate fretta di pubblicare. Come per tutte le cose, appena avete finito il vostro scritto, prendetevi un periodo per informarmi sulle possibilità che l'autopubblicazione o la pubblicazione con casa editrice offre. Visitate forum, cercate quelle realtà che permettono l'ottimizzazione di costi e benefici, diffidate di chi vi dice che avete scritto un bel romanzo ma poi vi chiede migliaia di euro per pubblicarlo. Parallelamente cercate in rete bravi grafici ed editor e fate leggere il vostro romanzo, sempre, a chi vi conosce bene e a un perfetto sconosciuto, per avere dei riscontri sulla qualità del vostro scritto.

    Infine, prima di pubblicare, preparate un piano di promozione e non sottovalutate questo aspetto! oggi nel mare magnum delle pubblicazioni è essenziale. Un libro è come un figlio, non basta metterlo al mondo: va fatto crescere, giorno per giorno, e l'unica strada è l'incontro con il lettore. Anche qui, la rete offre mille possibilità di promozione e i social sono un ottimo mezzo per arrivare ai lettori. Ma dovete avere un piano promozionale prima di muovervi, o sprecherete centinaia di possibilità. Più ve ne create all'inizio, più vi si presenteranno.

    Io, nel mio piccolo, cerco di aiutare gli autori con le recensioni sul mio sito http://giovannigarufibozza.it/ e con le interviste sulla radio on line di cui ho l'onere e l'onore di essere vicedirettore: www.radiovortice.it/
     
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    Mi sembra un ottimo sito!

    Altra domanda: come concili la scrittura con il lavoro e la vita privata?
     
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  12. Giovanni G. Bozza
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    QUOTE (Antinea @ 21/11/2013, 22:37) 
    QUOTE
    Sono d'accordo con te che ci sia questo rischio e che in moltissimi casi il rischio si traduca in realtà dei fatti.
    Mi chiedo però come sarebbero quelle stesse persone, che si isolano tra loro da una massa, se non avessero quel rifugio. Sarebbero in relazione con qualcuno? O si isolerebbero in loro stessi, senza riuscire ad avere relazioni significative?

    Credo sia l'esatto opposto. Ci vuole una grande forza per scegliere di restare da soli, così come ci vuole forza per dire no a molte cose, pur però omologandosi alla fine in una mini-massa. Ma queste masse sono uno spazio felice, libero, dove finalmente possono parlare tranquillamente ed essere capiti. È così triste vederci privi di sogni e nevrotici già a quest'età..

    Posso sbagliare, ma credo che scegliere di restare soli sia una cosa, il non riuscire a stare in relazione sia un'altra. Spesso mi ritrovo persone che non riescono a trovare un modo per relazionarsi. Non hanno trovato la loro posizione nel mondo. Le mode, se da un lato sono un limite e un modo per isolarsi, dall'altro consentono di avere almeno un gruppo di riferimento.
    Questa però è una considerazione da esterno, ho frequentato i dark senza mai lasciarmi coinvolgere nella loro cultura. Mi ha affascinato, li ho osservati per tanto tempo, non posso dire di essere mai stato dark.
     
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 22:45) 
    Dipende da cosa intendi per "dire no a molte cose".
    Così come queste persone sostengono di essere giudicare per come si vestono o per come si atteggiano, a loro volta sono le prime a giudicare gli altri per come si vestono; ovvero se non ti vesti in modo stravagante, per loro sei spesso da considerare una persona che non ha personalità e che voglia solo essere socialmente accettabile. Di fatto spesso non valutano la possibilità che una persona possa esprimere la propria personalità anche e soprattutto attraverso altri mezzi (come ad esempio la scrittura, per tornare in topic XD).

    Un processo di massificazione, sia su piccola o minuscola scala, porta necessariamente all'approdo di problemi che si cercava di evitare. L'unica via per evitarlo sarebbe vivere ciascuno in clausura...o riuscire ad essere abbastanza tolleranti dell'altro. Ma quest'ultima è una cosa difficilissima come tutte le cose semplici.
     
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  14. Giovanni G. Bozza
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    QUOTE (»Milù Sunshine» {the Lady B} @ 21/11/2013, 22:45) 
    QUOTE (Antinea @ 21/11/2013, 22:37) 
    Credo sia l'esatto opposto. Ci vuole una grande forza per scegliere di restare da soli, così come ci vuole forza per dire no a molte cose, pur però omologandosi alla fine in una mini-massa. Ma queste masse sono uno spazio felice, libero, dove finalmente possono parlare tranquillamente ed essere capiti. È così triste vederci privi di sogni e nevrotici già a quest'età..

    Dipende da cosa intendi per "dire no a molte cose".
    Così come queste persone sostengono di essere giudicare per come si vestono o per come si atteggiano, a loro volta sono le prime a giudicare gli altri per come si vestono; ovvero se non ti vesti in modo stravagante, per loro sei spesso da considerare una persona che non ha personalità e che voglia solo essere socialmente accettabile. Di fatto spesso non valutano la possibilità che una persona possa esprimere la propria personalità anche e soprattutto attraverso altri mezzi (come ad esempio la scrittura, per tornare in topic XD).

    Vi copio e incollo un pezzo del romanzo, tratto da pagina 102, dove i protagonisti parlano proprio delle mode. <Me lo avete ricordato e lo condivido con voi :)

    ‹‹ Quindi hai un tipo ideale?››
    ‹‹ In realtà no, però credo che almeno dovrebbe essere un po’ trasgressivo, almeno nel vestiario.››
    ‹‹ Io sono trasgressivo!›› disse Daniel con un sorriso.
    ‹‹ Ma che dici? Vesti molto classico tu.››
    ‹‹ Appunto, sono trasgressivamente normale!›› commentò il ragazzo sorridendo.
    ‹‹ Che vuol dire?!›› esclamò Selvaggia sbottando a ridere.
    ‹‹ Guarda che sono serio. Pensaci un attimo, è da quando sono adolescente che pare che i ragazzi di Roma siano divisi in coatti, pariolini, dark, punk e zecche. Si trova sempre una moda da seguire e ci si riconosce in quella. Anche ai tempi di mia madre c’erano divisioni, per esempio lei apparteneva agli indiani metropolitani. Io in-vece sono sempre voluto essere me stesso e alla fine mi sento il più trasgressivo, perché non ho seguito alcuna moda. Sono trasgressivamente normale nel mio atteggiamento e vestiario!››
    ‹‹ Buon per te, ma il bello è proprio distinguersi. L’hai detto tu, si sono sempre seguite delle mode. Ti ricordi i capelloni degli anni ’60-’70? È brutto non seguire alcuna moda, se vuoi definirla così. Io lo chiamerei più modo di essere.››
    ‹‹ Io invece sono contento di essere rimasto fuori da tutto, tanto è sempre la solita storia che si ripete, ieri gli indiani metropolitani, oggi pariolini, zecche eccetera e domani ci sarà qualcos’altro.››
    E aveva ragione, infatti la generazione successiva alla sua creò nuove mode, come quella degli emo e dei truzzi.
     
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    o riuscire ad essere abbastanza tolleranti dell'altro. Ma quest'ultima è una cosa difficilissima come tutte le cose semplici.

    Condivido il tuo parere. ;)
     
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47 replies since 21/11/2013, 21:09   470 views
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