Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Prima parte del capitolo 8.


    Capitolo 8.
    Erano le 22.45, ciò significava che erano trascorse ben settantadue ore da quando Kelly e Michel si erano salutati, dopo che lei l’aveva portato a fare quattro passi lungo le vie del centro di Starlit Spring.
    Ronald Craven secondo.
    Michel.

    Era stato uno strano incontro, quello della sera di tre giorni prima. Tutto era andato per il meglio, almeno finché non aveva pronunciato quello che credeva il suo nome.
    «Suppongo anche tu, Ronnie.»
    Kelly aveva colto subito qualcosa che non andava in lui.
    «R-Ronnie?» aveva ripetuto.
    In quel momento, Kelly l’aveva capito, si era tradito.
    “È stato lui a suggerirmi di chiamarlo a quel modo” si era detta. “Che cosa gli prende?»
    «Preferisci Ronald?» gli aveva domandato, sospettando ormai che quello con cui si era presentato non fosse il suo vero nome.
    Lui aveva sorriso.
    «Ah, già.»
    «Si può sapere che ti prende?» gli aveva chiesto Kelly, a quel punto. «Ronald Craven è o non è il tuo vero nome?»
    Sospettava un’ammissione del genere, ma si era comunque spaventata quando lui le aveva confessato: «Ronald Craven non è il mio vero nome.»
    «Mi chiamo Michel» l’aveva informata lui, come se il suo comportamento fosse stato totalmente nella norma.
    «Perfetto» aveva risposto Kelly, pentendomene immediatamente. «Cioè... ora vorrei sapere perché mi hai mentito.»
    «Sono qui per lavoro» era stata la sommaria spiegazione di Michel.
    «E quindi?» aveva replicato Kelly. «Anch’io lavoro qui a Starlit Spring, ma non per questo racconto in giro di chiamarmi con un altro nome.»
    A infastidirla maggiormente, però, non era tanto il fatto che Michel le avesse mentito sul proprio nome, quanto che avesse usato proprio quello di Ronnie. Non poteva essere stata una scelta casuale, doveva significare qualcosa.
    «È una lunga storia» aveva obiettato Michel, evasivo. «Preferirei non raccontartela.»
    Kelly aveva abbassato lo sguardo.
    «Guarda caso, me lo aspettavo.»
    Michel non si era reso conto di quanto lei fosse disturbata da quella situazione.
    «Sono così scontato?» le aveva chiesto, divertito.
    «Purtroppo sì.»
    «Mi dispiace.»
    Kelly aveva alzato gli occhi, azzardando: «Di essere scontato o di avermi mentito?»
    Michel aveva riso.
    «Di essere scontato, naturalmente. È una risposta scontata, vero?»
    Kelly aveva ignorato la sua battuta: c’era qualcosa di importante di cui doveva occuparsi.
    «Chi è Ronald Craven?» aveva chiesto a Michel.
    «In che senso?»
    «Voglio sapere se è un nome che ti sei inventato di sana pianta» aveva puntualizzato Kelly, «O se conosci qualcuno che porta quel nome.» L’aveva fissato duramente, poi aveva precisato: «Ti avverto, non credo nelle coincidenze: se hai intenzione di mentirmi di nuovo, cerca almeno di inventarti qualcosa di credibile..»
    Michel aveva sospirato.
    «Si chiama così un mio amico che abita a Black Hill.»
    Kelly si era sentita sollevata: quella città era lontana abbastanza per poter pensare che quel Ronnie Craven non avesse nulla a che vedere con colui che era riuscito, in qualche modo, a distruggere la sua vita.
    Michel si era accorto di qualcosa.
    «Non era questo che ti aspettavi, vero?»
    «In effetti no» si era spinta a confidargli Kelly. «Ho conosciuto un tale che porta quel nome.»
    «Me l’hai già detto» le aveva ricordato Michel.
    «Sì, ma non ti ho detto che non è una persona che sono felice di avere conosciuto.»
    Michel l’aveva guardata negli occhi.
    «È qualcuno che ti ha fatto qualcosa di male?»
    Kelly si era ritrovata ad annuire.
    «Sì, anche se non intenzionalmente. Era il fratello del mio ragazzo.»
    «Non sapevo che avessi un ragazzo» si era sorpreso Michel.
    «Non ce l’ho più, infatti» aveva replicato Kelly. «Se n’è andato in un incidente stradale parecchio tempo fa.»
    Michel l’aveva guardata negli occhi.
    «Non lo sapevo.»
    Kelly si era sforzata di sorridere.
    «Beh, no, non lo sapevi, mi pare ovvio.»
    Per un attimo la sua presenza le era parsa rassicurante.
    «Io ho una ragazza, a Black Hill» l’aveva informata Michel. «Mi sembrava opportuno metterlo in chiaro.»
    «E allora che cosa cerchi da me?»
    Michel aveva risposto, con un sorriso: «Qualcuno che mi porti in giro per la città.»
    «Non sei qui per lavoro?» aveva replicato Kelly. «Perché hai bisogno di una guida?»
    «È difficile da spiegare» aveva ammesso Michel. «Comunque, se sono qui, è anche per la mia ragazza.»
    Aveva preso fuori una fotografia che teneva in una delle tasche del giubbotto e l’aveva invitata a seguirlo sotto la luce di un lampione, in modo che potesse esaminarla con maggiore attenzione. Ritraeva una donna dai tratti orientali, sui quarant’anni, forse quarantacinque.
    «Era di Starlit Spring» le aveva chiesto. «Sai di chi si tratta?»
    Kelly aveva scosso la testa.
    «Al momento non mi dice niente.»
    Michel aveva messo via la foto e non ne avevano più parlato per tutta la sera, così come non avevano più menzionato Ronnie Craven.
    Era rincasata presto, dal momento che il giorno successivo avrebbe iniziato a lavorare molto presto, e Michel l’aveva rassicurata che sarebbe tornato a trovarla al bar. In realtà, però, non si era più fatto vedere.
     
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