La Morte ed Io

Genere: non ne ho idea.

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    CITAZIONE (AngeloDellaNebbia @ 31/5/2013, 21:08) 
    sto seguendo con interesse il seguito della faccenda.
    mi piace molto :lol:

    Lieto che ti stia piacendo :ombrell:
     
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    sono molto curiosa di sapere dov'è finita la ragazza :rolleyes: ...
    attendo il seguito ;)
     
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    altro pezzo, occhio che ci avviciniamo alla fine:

    Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, sentivo mille coltelli attraversarmi il corpo, centinaia di aghi continuavano a colpirmi il cuore, ero da solo, lei se n'era andata.
    Gli uomini vestiti di bianco dovettero lottare per riuscire a bloccarmi, e solo dopo avermi messo qualcosa nel braccio riuscii a calmarmi. Mi sentivo strano, ero tranquillo, ma non era la stessa sensazione di quando ero con lei.
    Già, lei.
    Non capivo dove potesse essere andata, tanto meno il perché. Aveva detto che sarebbe rimasta al mio fianco finché avrei avuto vita, ma allora per quale motivo era sparita? Ero, forse, già morto?
    No, non era possibile. Il luogo in cui mi trovavo era il mondo grigio, e la presenza degli uomini in bianco faceva capire che mi trovavo nello stesso posto in cui ero prima di addormentarmi.
    Salvo che lei non era con me.
    «Marco, Marco! Ti senti bene adesso?» Domandò l'uomo in bianco gentile.
    Non risposi.
    «Che ti é preso?»
    Non risposi.
    «Vado a chiamare il Dottor Smyles, torno subito.» Disse un'altro uomo vestito di bianco.
    "Dove sei?" Chiesi a me stesso.
    "Rispondimi..."
    Il liquido caldo che mi iniettarono nelle vene cominciò a farmi venire sonno, probabilmente non avrei sognato.
    "Dove sei?"
    Le palpebre calarono lentamente, contro la mia volontà.
    «Dove sei?»
    Sperai fino all'ultimo istante di udire la sua voce, ma rimasi deluso. Gli unici suoni che sentivo provenivano dall'uomo vestito di bianco gentile che era rimasto con me mentre l'altro andò a chiamare il dottore.
    "Dove sei?"
    Furono le ultime parole che sussurrai dentro di me, poi caddi in un sonno profondo.
    «...arc...o»
    "Uh?"
    «Mar... co...»
    "Chi é?"
    «Marco, svegliati.»
    Il volto del Dottore si stagliò davanti a me quando riaprii gli occhi. Ero nel mondo bianco, disteso sul lettino, dall'oscurità che vidi dalla finestrella, capii d'aver dormito molto.
    «Ti senti meglio Marco?»
    Annuì, ma non ne ero del tutto certo.
    «Hai avuto quella che noi definiamo una "crisi d'isteria".»
    «Isteria?»
    «Esatto. Quello che voglio capire é cosa é stato a scatenarla.»
    Non ebbi bisogno di pensarci troppo, sapevo benissimo cosa mi ha ridotto in quello stato: la sua assenza.
    «Marco... per caso qualcuno degli infermieri... si comporta male con te?»
    Scossi la testa, anche perché nessuno di loro mi rivolgeva mai la parola, a parte l'uomo in bianco gentile.
    «Capisco... mi dispiace molto per tuo padre.»
    Un tepore spietato cominciò a impossessarsi di me. «Mi sento stanco.»
    «È a causa del tranquillante che ti hanno iniettato, ne sentirai gli effetti ancora per un po'.»
    «Oh...»
    «Vuoi tornare nella tua stanza? Potremo continuare la nostra conversazione quando ti sentirai meglio.»
    «Sì.»
    In realtà non m'importava di ritornare nel mondo grigio, ma forse, forse lei era tornata; sperai con tutto il cuore che lo fosse. Ma quando mi riaccompagnarono, scoprii che le miei aspettative furono inutili: lei non c'era.
    Mi misi a piangere non appena rimasi da solo: adesso, non avevo più nulla. Tutto quello che mi avrebbe potuto dare un motivo per andare avanti se n'era andato, e lei, l'essere che riusciva sempre a tranquillizzarmi, a salvarmi dagli orrori e della disperazione, non era più lì con me.
    Non mi restava niente per cui vivere.
    "Uh?"
    All'improvviso udii qualcosa.
    "Che cos'é?"
    Un suono lontano, una melodia.
    "Un canto?"
    Sentii un violino, una chitarra, un mandolino forse, e qualche altro strumento di cui non sapevo il nome, e poi qualcuno si mise a cantare, una voce dolce, seducente, un richiamo.
    Era la sua voce.

    Edited by The Aster - 2/6/2013, 18:24
     
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  4. AngeloDellaNebbia
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    :bounce.gif: vai a correre-vai a correre-vai a correre
     
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    CITAZIONE (AngeloDellaNebbia @ 2/6/2013, 16:08) 
    :bounce.gif: vai a correre-vai a correre-vai a correre

    Tranquillo, ci vado domattina :lol:
    Tempo permettendo...
     
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    Ottimo anche questo aggiornamento!
    Attendo il seguito! *-*
     
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    questo pezzo é un po' particolare, deve essere letto attentamente riga per riga, frase per frase. Metto sotto spoiler la canzone che ho usato per il testo, tuttavia, per una migliore lettura, consiglio di leggera prima il testo così com'é e poi rileggerlo un altra volta dopo aver ascoltato la canzone sotto spoiler. Spero vi piaccia, perché tutta l'essenza del racconto, nonché la sua ispirazione, é nata mentre correvo e ascoltavo questa musica.




    Canta per me ne addio

    La sentivo, nonostante fosse lontana, riconobbi quella voce, era lei, e mi stava chiamando. Cominciai a colpire violentemente il portale del mondo grigio affinché mi aprissero, il dolore alle mani era forte ma non riuscivo a smettere di battere i pugni: il suo richiamo era irresistibile.

    quel dolce suono

    Sentii dall'altra parte qualcuno avvicinarsi, sperai che non fosse l'uomo vestito di bianco gentile, non volevo che mi vedesse in quello stato, e non riuscivo a spiegarmi il perché. Quando il portale venne aperto, vidi il volto di un uomo in bianco sconosciuto, scacciai un urlo dalla bocca, come fa un cane quando si mette in posizione d'attacco e spinsi forte l'uomo che, a causa dell'impeto con cui lo colpì, perse l'equilibrio e cadde a terra. Non badai a lui e mi misi a correre fuori dall'edificio, incurante di quelli come me che mi guardarono dalle finestrelle dei loro mondi.

    de' passati giorni

    Uscii all'aperto, il cielo era oscuro, nuvole minacciose si erano accumulate e si preparavano a scatenare la loro furia distruttiva, ma non me ne importava, continuai a correre nonostante le gocce che iniziavano a cadere e i boati dorati il cui suono ricordava la corsa malefica dei tori in Spagna.

    mi sempre rammenta

    Persi ogni controllo sul mio corpo: le mie gambe si muovevano ad un ritmo disumano; le braccia poi, non le sentivo proprio, nonostante le vedessi andare su e giù; percepivo i polmoni contrarsi come non l'avevano mai fatto, come se fossero sul punto di scoppiare; per quanto riguarda il cuore, batteva così forte e veloce che non riuscivo a distinguere più i suoi battiti.

    la vita dell'amore

    Non sapevo dove mi stavo dirigendo, ma sentivo dentro di me qualcosa, una forza invisibile che mi diceva dove andare. Percorsi un tratto di strada i cui ciottoli mi portarono alla mente il volto sorridente di mia madre, che mi guardava da lontano assieme alla Bestia mentre mio padre m'insegnava ad andare in bicicletta.

    dilette del cor mio

    Incontrai sul mio percorso alcune persone che, vedendomi correre in quel modo, tralasciarono quello che stavano facendo e fissarono i loro occhi su di me.
    "Fate pure." Dissi dentro a me stesso. " Non m'importa, lei mi sta chiamando."

    o felice, tu anima mia

    La pioggia cominciò ad intensificarsi, come se volesse impedirmi di raggiungerla. Da un vicolo saltò fuori un cane enorme, completamente zuppo e il fetore che emanava sapeva di fogna. L'animale cominciò a inseguirmi ringhiando ferocemente.

    canta

    Mi abbaiava da dietro, comincia a sentire la sua presenza farsi sempre più vicina, udivo la bava rabbiosa che gli colava dalla bocca, ma non me ne importava. Non mi sarei mai fermato, niente e nessuno poteva impedirmi di andare da lei.

    addagio...

    Un fulmine colpì in pieno l'animale, la sua energia si disperse per tutto il suo corpo tramite tutta l'acqua accumulata dal suo pelo. L'enorme cane cadde a terra carbonizzato, morì sul colpo.

    tempra la cetra e canta

    Seguendo il suo canto, mi ritrovai a correre in mezzo alla strada, senza badare ai veicoli che mi incitavano ad allontanarmi da lì. Le saette dorate colpirono l'asfalto spaventando chi era alla guida di quei mezzi di trasporto, costringendoli a fermarsi per la paura, o, forse, l'avevano fatto per impedire che ostacolassero la mia folle corsa.

    il inno di morte

    Riconobbi il luogo in cui mi stavo dirigendo: le case, il parco, la strada, i vecchi lampioni, il negozio dei dolci; quello era il luogo dove c'era il cimitero in cui avevano sepolto mio padre.
    "Come ho fatto ad arrivare fin qui?" Mi chiesi senza rallentare la mia corsa.

    a noi si schiude il ciel

    Mano a mano che mi avvicinavo al cimitero, il suo canto, il suo richiamo, si faceva sempre più forte. Non m'importava più di nulla, ogni cosa aveva perso la sua essenza per me, tutto quello che volevo era di poterla stringere ancora a me e sentire sulla pelle il suo glaciale calore.

    volano al raggio

    Non sentivo più il cuore tanto mi martellava nel petto, quel canto, quelle parole, quella melodia... lei lo stava facendo per me, lei mi stava chiamando, lei era ritornata per me.

    la vita dell'amore

    Raggiunsi finalmente il cimitero, sapevo che era quello il luogo in cui si trovava e da dove lei stava cantando. Il cancello era chiuso ma appena mi avvicinai si aprì cigolando, come se qualcuno l'avesse aperto per favorire il mio passaggio. Io ero consapevole che ad aprirmi era stata lei.

    dilette del cor mio

    Dopo aver attraversato alcune lapidi a me sconosciute, per la prima volta, da quando iniziai a correre, mi fermai.
    Lei era lì.
    La vidi davanti alla tomba di mio padre, mi voltava le spalle. Le gocce di pioggia non la sfioravano, non osavano avvicinarsi a lei. Si girò lentamente, ed io fui felice di poter rivedere il suo corpo, la sua pelle bianca, la sua veste nera fluttuante, i suo lunghi capelli neri e i suoi occhi, gli occhi nei quali mi perdevo sempre.
    La vidi alzare le braccia, voleva che andassi da lei, voleva che l'abbracciassi, mi stava chiamando a sé.

    o felice tu anima mia

    Le lacrime sgorgarono dai miei occhi senza controllo, al confronto un fiume in piena era nulla. Corsi verso di lei, le strinsi forte la veste, mi sembrava di sognare, l'avevo di nuovo con me. Il freddo che sentivo da lei mi rendeva così felice.
    «Finalmente ti ho ritrovata!»

    canta

    Avevo un sacco di cose da chiedergli, ma la gioia che provai in quel momento me le fece mettere da parte. Quel suo canto, aveva un che di celestiale, di ipnotico. Mi alzò il volto asciugandomi le lacrime con le fredde dite, capii che voleva baciarmi. La lasciai fare, desideravo anch'io che lo facesse, il freddo delle sue labbra mi rese così felice, così calmo, così vuoto. Lei era di nuovo al mio fianco, non mi avrebbe lasciato, non ero più solo, non ero più solo, non ero pi-

    addio...

    Edited by The Aster - 3/6/2013, 21:36
     
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    meno due alla fine:


    Il mio nome é Roberto Calonna.
    Sono nato 26 anni fa in un piccolo paese di provincia, dove l'unica cosa che regalava divertimento era farsi il bagno nel lago vicino, prima che questo venisse trasformato in una discarica abusiva.
    Io detestavo quel posto, l'odiavo con tutte le mie forze: ogni casa, ogni strada, le persone, perfino lo strano accento che si udiva quando si conversava era insopportabile per me. Per questo motivo, me ne andai.
    Riuscì a convincere i miei genitori, i quali erano gli unici su cui il mio odio non osava abbattersi, a permettermi di andare a studiare in città, dove avrei seguito un corso per diventare infermiere.
    Mio padre e mia madre, come al solito, furono lieti di accontentarmi, cosa di cui io non finirò mai di ringraziarli. Nonostante non fossimo gente ricca, i soldi per i miei studi li trovavamo sempre, anche perché, una volta trasferitomi in città, mi arrangiai facendo i più svariati lavori. Non volevo dare ai miei troppo peso.
    Finalmente, dopo giorni di fatiche e di studi, riuscì a diplomarmi a pieni voti e venni subito raccomandato per un posto di lavoro in un ospedale psichiatrico diretto dal famoso Dottor Smyles, l'uomo che mi assunse nonostante non avessi ancora alcuna esperienza.
    Non saprei definire la felicità che provavo: non solo ero riuscito a distaccarmi da luogo da me tanto odiato, ma i volti fieri e sorridenti dei miei genitori, quelle due persone che mi avevano aiutato a farmi strada nella vita, mi regalarono un senso di completamento inspiegabile.
    Non finirò mai di ringraziarli.
    Col mio primo stipendio, andai a prenderli con la macchina prestatami da un amico e li portai a cena in un posto molto bello, con vista sui monti. Avrei fatto qualsiasi cosa per loro; ogni volta che avevo del tempo libero, andavo sempre a trovarli al paese, anche se detestavo quel posto, vedere i sorrisi dei loro volti faceva scomparire ogni sentimento negativo dentro di me.
    Loro due, la mia famiglia, erano tutto per me. Se qualcuno avesse osato far loro del male, non avrei esitato a difenderli con tutte le mie forze.
    Forse é proprio per questo motivo che mi sentivo così affine con Marco, quel bambino pelle e ossa di 11 anni con i capelli sempre spettinati, uno dei pazienti del Dottor Smyles.
    Marco... la prima volta che lo vidi mi fece tenerezza: col suo corpo gracilino, se ne stava seduto sul letto nella sua stanza, non parlava, si limitava a guardare il pavimento.
    Tentai un approccio con lui, cercavo di essere gentile, nonostante non capissi il perché del mio comportamento nei suoi confronti. Era come se qualcosa dentro di me mi implorava di aiutarlo.
    Quel bambino... molte volte mi chiesi per quale motivo fosse ricoverato qui da noi. Una volta, provai a chiederlo al Dottor Smyles, ma l'unica cosa che disse fu
    "Del ragazzo mi occupo io, lei pensi al suo lavoro."
    Quelle parole dure erano in contrasto col carattere bonario del dottore. Ma nonostante il suo avviso, la curiosità di sapere era troppo grande per me; così, una sera in cui ero di turno, sgattaiolai dentro gli archivi per cercare la scheda di Marco. Ero pienamente consapevole di infrangere molte regole, ma la forza che mi attirava verso il bambino era troppo grande.
    «Cerca qualcosa, signor Calonna?»
    La voce del dottore stava per farmi venire un infarto, non mi aspettavo di trovarlo ancora in ospedale a quell'ora.
    «Io... veramente...»
    Notai che in mano il mio capo aveva una scheda, mi domandai se fosse...
    «Sì... é la sua.» Confermò il dottore come se mi avesse letto nel pensiero.
    «Lo sente anche lei, non é vero?»
    «Eh?»
    «Quel legame inspiegabile verso Marco.»
    Stentai a credere a quelle parole. Allora, anche il dottore sentiva l'irresistibile desiderio di aiutare in tutti i modi il bambino.
    Gentilmente, mi fece segno di accomodarmi alla sedia, lui, invece, rimase in piedi.
    «Ho il cancro, signor Calonna.»
    Quella rivelazione mi fece sobbalzare. «Come ha detto?»
    «Ha capito bene, sto morendo.»
    «Ma... cosa... come...»
    Il dottore sospirò. «Io voglio aiutare Marco, lo voglio davvero. Purtroppo, non mi resta molto tempo.»
    «Quanto?» Fu l'unica cosa che mi venne in mente di chiedergli.
    «Potrei morire dall'oggi al domani, signor Calonna.»
    Il dispiacere crebbe dentro di me, quell'uomo non era solo il mio principale, ma anche l'uomo che mi aveva aiutato ad inserirmi nel mondo del lavoro e che ogni tanto rimaneva con me quando ero da solo a farmi compagnia, rivolgendomi sempre parole incoraggianti.
    «Mi dispiace molto dottore.»
    Smyles abbozzò un sorriso. «Ho vissuto abbastanza, signor Calonna. L'unico mio rammarico, é di non poter restare per Marco, ed é proprio per questo, che avrò bisogno di lei.»
    «Farò tutto quello che mi chiederà.» Dissi prontamente.
    «Voglio che lei si prenda cura di lui quando io non ci sarò più.»
    «Eh?»
    «Ho predisposto le carte necessarie, alla mia morte, la cura di Marco sarà affidata a lei.»
    «Ma io sono solo un infermiere, non credo che-»
    «Ho parlato col padre, per lui va bene.»
    Non ci capivo più nulla. «Perché io?»
    «Per lo stesso motivo per cui si trova qui invece di essere al suo posto.» Mi rinfacciò sorridente il dottore.
    «Non so cosa dire.»
    «Un semplice sì, Roberto.»
    Era la prima volta che mi chiamava per nome. La sua era una strana proposta, non che non mi andasse di prendermi cura di Marco, ma le mie conoscenze erano scarse in fatto di psicologia.
    «Dottore, per quanto vorrei accettare la sua proposta, le mie capacità non sono-»
    «Ho fatto in modo che le fosse assegnata una borsa di studio all'università, può cominciare quando vuole.»
    Non credevo alle mie orecchie, che diavolo stava succedendo?
    «Ma dottore, io...»
    «Prima che risponda, vorrei raccontarle una cosa, poi mi dirà la sua decisione.»
    «Che cosa?»
    «La conversazione che abbiamo avuto io e il padre di Marco prima che il figlio venisse portato qui.»
    Rimasi di stucco, quelle erano informazioni strettamente confidenziali, un infermiere come me non doveva conoscerle.
    Ma non riuscì ad oppormi.
    «Ovviamente, la cosa dovrà rimanere fra me e lei.»
    Io annuì.
    «Tra qualche giorno, la scheda del ragazzo verrà resa pubblica dal ministero a causa dell'approvazione di una nuova legge, tuttavia, dell'incontro tra me e il padre non c'é alcuna prova, perciò dovrà fidarsi delle mie parole.»
    Annuì ancora.
    «Roberto, io mi fido molto di lei, e spero vivamente che possa riuscire a curarlo.»
    Dopodiché, cominciò il suo racconto, una sfilza di parole che promisi a me stesso di non dimenticare mai.
     
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    Ho l'impressione che Roberto sia l'uomo vestito di bianco dall'aria gentile! u.u
    Anzi, ne sono stata convinta sempre di più a ogni riga che leggevo!

    CITAZIONE
    Riuscì a convincere i miei genitori,

    riuscii
    Questo errore è ripetuto anche un'altra volta in seguito.
     
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    riuscii
    Questo errore è ripetuto anche un'altra volta in seguito.

    È un errore che mi capita spesso. Non riesco a capire quando si usa uno e quando l'altro.

    Ti è piaciuto il pezzo con la canzone?
     
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  11. AngeloDellaNebbia
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    :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: mi piace molto.. manca solo una parte....
     
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    Ti è piaciuto il pezzo con la canzone?

    Sì, anche se in effetti non ho capito se il protagonista sia morto alla fine. :D
     
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    CITAZIONE (AngeloDellaNebbia @ 4/6/2013, 19:15) 
    :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: mi piace molto.. manca solo una parte....

    Se intendi la canzone, l'ho fatto di proposito, volevo che il testo finisse in quel modo.
     
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    CITAZIONE (The Aster @ 4/6/2013, 22:23) 
    CITAZIONE (AngeloDellaNebbia @ 4/6/2013, 19:15) 
    :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: :bounce.gif: mi piace molto.. manca solo una parte....

    Se intendi la canzone, l'ho fatto di proposito, volevo che il testo finisse in quel modo.

    Credo che si riferisse al tuo commento secondo cui quella che postavi era la penultima parte! XD
     
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    che bello il pezzo con la canzone, ha il potere di trasportarti fin dentro il testo :D , nell'ultima parte credo proprio (come Milù) che l'infermiere sia l' Uomo vestito di bianco gentile ;)

    spero che arrivi presto anche l'ultima parte *____*
     
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85 replies since 15/5/2013, 11:30   590 views
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