La Morte ed Io

Genere: non ne ho idea.

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    Anche la seconda parte l'ho trovata ottima!
    Correre fa davvero venire così tante belle idee? ;) No, perché a me, quando corro, viene solo il fiatone! :D

    EDIT. ho visto solo ora la terza. Dopo leggo anche quella!
     
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    La mia impressione rimane sempre la stessa, questo racconto ha un ottimo potenziale! *-*
     
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 20/5/2013, 16:56) 
    La mia impressione rimane sempre la stessa, questo racconto ha un ottimo potenziale! *-*

    Grazie :lol:
    Comunque credo che, oltre il fatto del correre, mi aiuti soprattutto la musica che ascolto durante la corsa.
     
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    Prego. ^^
     
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    Pensavo di non riuscire a gestire due racconti, ma a quanto pare mi sbagliavo XD:


    Avrei voluto rimanere ancora sul letto, beandomi della sua presenza.
    Non potei, gli uomini bianchi mi portarono in un'altra stanza, un mondo bianco.
    Ero a disagio, quel luogo mi era familiare, come una seconda casa.
    Ma, nonostante il senso di prigionia che mi procurava, continuavo a preferire il mondo grigio.
    Mi sdraiarono su un lettino di pelle, li lasciai fare, non me ne importava nulla.
    "Lei é qui."
    Mi lasciarono solo, anche se non lo ero del tutto.
    Accanto a me, lei si era messa di fianco, mi osservava, lo faceva con quegli occhi.
    Mi avevano catturato, non riuscivo a smettere di osservarli.
    L'uomo bianco che avevo visto quando mi portarono dentro l'edificio fece il suo ingresso in quel mondo.
    «Ciao Marco.»
    Io non risposi, continuai ad osservare lei.
    L'uomo bianco si sedette sulla poltrona, non voltai la testa a guardarlo.
    "Voglio solo te." Sussurrai nella mia testa.
    «Sono qui.» Disse lei stringendomi al suo petto.
    Non udivo il suo cuore, non c'era alcun battito.
    Ma era normale.
    Non poteva esserci vita in lei.
    «Perché sei scappato?» Domandò l'uomo bianco.
    La risposta era accanto a me.
    «Mi hanno riferito che eri terrorizzato da qualcosa, me ne vuoi parlare?»
    La risposta era accanto a me.
    L'uomo bianco sospirò. «Perché te ne stai in silenzio?»
    La risposta era accanto a me.
    Non c'era calore, solo freddo proveniva da quello che sembrava il suo corpo.
    "Com'é bella..."
    Lei tentava di farmi rimanere tranquillo, non distoglieva lo sguardo da me, non sbatteva le palpebre, o, forse, non le aveva.
    "Com'é bella..."
    Avevo ancora nella memoria il sapore delle sue labbra.
    La desideravo.
    «Vogliamo parlare di quello che... hai fatto?» Domandò l'uomo bianco.
    Io non risposi, mi lasciai accarezzare la testa da lei, ero inerme, pregai che il tempo si fermasse.
    «Vogliamo parlare di tua madre?»
    Una fitta di dolore scaturì dalle profondità della mia essenza colpendomi il cuore.
    "Mamma..."
    Cominciai a tremare, nonostante lei mi fosse accanto.
    "Mamma..."
    Lei se ne accorse.
    Prima che le lacrime uscissero dai miei occhi, lei appoggiò le sue labbra alle mie.
    Un bacio.
    Un senso di vuoto si riappropriò di me, era riuscita a calmarmi.
    "I tuoi baci, la tua presenza... non ho bisogno d'altro."
    «Stai bene Marco?» Disse l'uomo bianco.
    Lui era sempre gentile con me, non c'era segno di malvagità nelle sue parole.
    Mi sembrò giusto cominciare a rispondere alle sue domande.
    A malincuore, distolsi la mia attenzione da lei e mi voltai verso l'uomo bianco.
    Era vecchio, anche la sua barba era bianca.
    Lo guardai, aveva qualcosa di diverso.
    Poi capii, sulla sua spalla destra c'era un uccellino, un passero grande quanto un pugno.
    «Come si chiama?» Domandai il nome dell'animale.
    L'uomo bianco parve confuso. «Uh? Sono il Dottor Smyles, non ricordi?»
    «No, io...»
    Lei si sedette sopra di me, era molto leggera, non sentivo il suo peso.
    «È inutile.» Disse. «Non può vederlo.»
    Volsi le testa verso di lei, mi guardava con quegli occhi, ero di nuovo inerme.
    «Marco, hai dei vuoti di memoria?» Mi chiese l'uomo bianco.
    Non risposi, né a quella né alle domande successive.
    Lei mi accarezzava il volto con la sua guancia fredda.
    «Quell'uccellino...» Disse sussurrandomi all'orecchio. «... é come me.»

    Edited by The Aster - 21/5/2013, 12:27
     
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    ho letto anche le ultime due parti *____*, comincia a piacermi sempre di più XD!
    attendo aggiornamenti ;)
     
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    Sono contento che ti piaccia :lol:
     
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    tornato adesso dalla corsa XD:


    Il mio silenzio si trasformò nel biglietto di ritorno nel mondo grigio.
    L'uomo bianco con la barba non era riuscito a farmi rispondere alle sue domande.
    Non che non lo volessi, ma la presenza di lei mi imprigionava.
    Lasciai che mi conducessero sul letto, ero molto leggero e non costava alcuna fatica.
    Rimasti da soli, continuammo a guardarci a vicenda, senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra.
    "Com'é bella..."
    Mi chiesi se potessi accarezzarla come lei lo faceva a me.
    «Sì.» Disse leggendomi nella mente.
    Alzai la mano verso di lei, la desideravo.
    Le sfiorai il volto con le dita, era freddo.
    Quella pelle bianca come il latte, era così soffice, mi sentii perso e al coltempo felice.
    La vesta nera fluttuava, come il fuoco che brucia nei camini, come se avesse una volontà propria.
    Gliela strinsi forte e mi appoggiai al suo petto, lì dove doveva esserci un cuore.
    Ma sapevo che era vuota.
    Lei mi strinse, mi accarezzava, come fa una madre col proprio figlio.
    "Mamma..."
    Tremai al ricordo della donna che mi aveva fatto nascere.
    "Mamma..."
    Lei sentii i miei pensieri, la sofferenza che stavo provando, il dolore che La Bestia mi aveva causato.
    Alzò il mio volto, sapevo quello che voleva fare.
    Il tocco delle sue labbra gelide mi fece dimenticare tutto, il vuoto dentro di me si fece ancora più grande.
    Lasciai che la testa cadesse sul suo ventre, chiedendomi come potesse il freddo essere così caldo.
    «Quell'animale... hai detto che era come te.» Le dissi.
    «Sì.»
    Ricominciò ad accarezzarmi la testa.
    «Che vuol dire?»
    «Gli esseri umani hanno uno strano concetto di noi.»
    Io non capì cosa intendesse. «Noi?»
    La vidi annuire.
    «Pensavo che tu fossi...»
    Lei scosse la testa. «No, voi credete che siamo un'unica entità, ma in realtà siamo esattamente quanti siete voi.»
    Quella frase non riuscivo a capirla, ma non me ne importava, il freddo delle sue gambe mi aveva posseduto.
    «Quando mi porterai con te?» Le domandai.
    «Non posso dirtelo.»
    «Dove andrò?»
    «Non posso dirtelo.»
    Ero assuefatto dalle sue carezze.
    «Finirò nello stesso posto della Bestia?»
    «Non posso dirtelo.»
    Rimasi in silenzio per qualche secondo, il sonno stava per impossessarsi del mio corpo.
    Facevo fatica a tenere gli occhi aperti, ma dovevo farle ancora due domande.
    «Che ne sarà di te quando me ne andrò?» Le chiesi.
    «Non posso dirtelo.»
    L'ultima domanda prima che Morfeo mi portasse nel suo regno.
    «Sarai qui al mio risveglio?»
    I miei occhi erano sul punto di chiudersi, riuscivo vedere il suo volto scomparire lentamente.
    «Te l'ho detto...» Mi sussurrò. «... resterò con te finché avrai vita.»
    Poi fu buio.

    Edited by The Aster - 22/5/2013, 12:33
     
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    Mi sta piacendo veramente tanto... sono felice che tu abbia deciso di continuare! *____*

    L'uccellino mi ha colpita parecchio! :wub:
     
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    Mi fa piacere che ti piaccia tumblr_mdpn30VQKO1rpotyuo1_r2_400

    I vostri apprezzamenti significano molto per me.
     
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    si continua:

    Mi hanno detto che riposare fa bene
    Mi hanno detto che il sonno fa bene.
    Mi hanno detto che sognare fa bene.
    Ma allora perché io non riesco a fare nullo di tutto ciò?
    Lampi di luce.
    Ecco cosa mi riserva Morfeo quando vago nel suo regno.
    Fulmini che cercano di illuminare una scena oscura, una pioggia che tenta di assorbire il suono.
    Un altro lampo.
    Davanti a me una donna, in lacrime, mi osservava, le sua labbra tremavano.
    "Mamma..."
    Stava abbracciando sé stessa, le mani stringevano talmente forti le braccia da farle sanguinare.
    Un'altro lampo.
    Quella luce mi accecò per qualche istante, vidi la figura di mia madre avvicinarsi a me senza muovere un passo.
    Un'altro lampo.
    Dalle nubi cadevano saette il cui tonfo era cento volte più assordante di una palla di cannone, mia madre era sempre più vicina.
    Un'altro lampo.
    Mia madre era davanti a me, le sue labbra si aprirono lentamente, voleva parlare con me.
    Attesi, attesi, attesi, ma quelle che speravo fossero le sue parole, mi trassero in inganno.
    «Marco...»
    Non era la sua voce.
    «Figlio mio...»
    Non era la sua voce.
    «Perché...?»
    Questa era la sua voce.
    Un'altro lampo.
    Non vidi più mia madre, ma qualcosa mi afferrò le spalle, impedendomi di reagire.
    La Bestia.
    Urlava, mi alitava in faccia, voleva prendermi.
    Vuoto.
    Sentii freddo sul volto, aprii gli occhi, lei era china su di me, le labbra appoggiate alle mie.
    Mi aveva salvato.
    «Sei qui.»
    Lei annuì.
    «Mi abbracceresti?»
    Lo fece.
    Non avevo idea di quanto avessi dormito, sapevo solo che il mio corpo chiedeva di essere nutrito.
    «Tu provi amore?» Le domandai.
    Sembrò non capirmi. «Amore?»
    Cercai di spiegarmi. «È un sentimento, un'emozione che ti fa stare bene quando sei con una persona per te speciale o pensi a lei.»
    «E se questa persona non c'é?» Mi chiese.
    «Ti senti sola e triste.»
    Lei si distaccò dall'abbraccio e si mise sopra di me, mi guardava negli occhi.
    «Allora sì, io provo amore.»
    «Davvero?» Domandai senza distaccare gli occhi dai suoi.
    Lei annuì e avvicinò il volto al mio. «Sì, per te.»
    Le sue mani presero dolcemente le mie guance e mi sollevarono delicatamente in alto.
    «Io ti amo.» Disse prima di baciarmi.
    Mi sentii vuoto.
     
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    molto enigmatica questa "ragazza" se la si può definire così :shifty: !!
    non riesco a capire una cosa, ma perchè quando lei lo bacia, lui sente sempre questa sensazione di vuoto :huh: ?
     
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  13. *Blake*
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    Letto tutto.
    Un paio di cosette: un altro va scritto senza apostrofo, e non mi piace il tuo usare "uomo bianco" "uomini bianchi".
    Fa pensare al colore della pelle, non ai vestiti.
    Per cui uomini in bianco, uomini vestiti di bianco, uomini con gli abiti bianchi... usa i sinonimi, che fanno pensare solo a quello che volevi dire, senza lasciare dubbi :)
    Altra cosa, non mi piace molto il tuo andare sempre a capo.
    Un racconto o romanzo non è scritto così. Gli a capo ci vogliono, ma non a ogni riga.
    Detto ciò, il racconto mi è piaciuto e ti trovo scorrevole.
    Aspettiamo la prossima corsa :D
     
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    CITAZIONE (*Blake* @ 23/5/2013, 23:24) 
    Letto tutto.
    Un paio di cosette: un altro va scritto senza apostrofo, e non mi piace il tuo usare "uomo bianco" "uomini bianchi".
    Fa pensare al colore della pelle, non ai vestiti.
    Per cui uomini in bianco, uomini vestiti di bianco, uomini con gli abiti bianchi... usa i sinonimi, che fanno pensare solo a quello che volevi dire, senza lasciare dubbi :)
    Altra cosa, non mi piace molto il tuo andare sempre a capo.
    Un racconto o romanzo non è scritto così. Gli a capo ci vogliono, ma non a ogni riga.
    Detto ciò, il racconto mi è piaciuto e ti trovo scorrevole.
    Aspettiamo la prossima corsa :D

    Grazie dei consigli :lol:
    Stamattina sono andato a correre (nonostante avessi il vento contrario XD), che ne pensate?




    Qualcuno bussò alla porta.
    Uno degli uomini vestiti di bianco che mi avevano riportato nel mondo grigio entrò con un carrello, mi guardò e rimase sorpreso nel vedermi in quella posizione: stavo inginocchiato a terra vicino al letto, le testa chinata sul materasso e gli occhi semichiusi; questo, almeno, fu il suo punto di vista.
    In realtà ero soltanto supino sulle sue bianche gambe, lasciandomi sfiorare l'orecchio dalle sue dita.
    «Ti ho portato il pranzo.» Disse.
    Ma non risposi.
    Lo sentii prendere un vassoio dal carrello e appoggiarlo sul letto, mi osservava, sapevo cosa stava pensando.
    "È pelle e ossa... come può aver avuto la forza di uccidere una persona?"
    Dal cigolio del carrello, capii che se ne stava andando, la cosa non suscitava il mio interesse, nemmeno i lamenti provenienti dal mio corpo mi persuasero a cambiare posizione.
    Tuttavia, prima di andarsene, l'uomo dall'abito bianco disse qualcosa che attirò la mia attenzione:
    «Mangia in fretta, c'é una persona che sta aspettando di vederti.»
    Detto questo, se ne uscì dal mondo grigio chiudendone l'accesso.
    «Chi può essere?» Le domandai.
    Lei rimase in silenzio.
    «Il dottore mi ha già visitato... e gli uomini in nero non possono venire a prendermi.»
    Lei continuò a non proferire parola.
    Un dubbio si instaurò nella mia mente. "Non sarà..."
    «Sì.» Affermò lei.
    La paura esplose dal nulla, circuendo tutta la mia essenza. «NO! NO! NO! Non lui!»
    «Sì, é lui.»
    Il terrore comandò al mio cervello di trasmettere al cuore di pompare più forte, cominciai a tremare. «No... no... ti prego...» La implorai. «... baciami.»
    Lei scosse la testa. «No, non lo farò.»
    Quelle parole colpirono il mio corpo come una lama. «Cosa? Perché? Avevi detto di amarmi... perché... ti prego...»
    Lei rimase impassibile. «È vero, io ti amo, ed é proprio per questo, che dovrai incontrarlo.»
    Mi misi a piangere, cercai conforto nei suoi occhi, ma lei li aveva chiusi, era la prima volta che evitava il mio sguardo.
    «Questo... vuol dire che non verrai con me?»
    «No, é una cosa che dovrai fare da solo.»
    Rimasi in silenzio per molto tempo, non riuscì nemmeno a pensare, aspettai che venissero a prendermi per portarmi da lui.
    Di nuovo, l'uomo in bianco di prima entrò nel mondo grigio, mi vide a terra, in lacrime, e mi aiutò a rialzarmi.
    «Va tutto bene?» Mi chiese. «Ti ho sentito urlare.»
    Io annuì.
    «Vieni, ti porto da lui.»
    Lasciai che mi conducesse fuori dal mondo grigio, lei aveva ragione, dovevo incontrarlo, da solo, da me stesso.
    "Ti troverò al mio ritorno?" Chiesi nella mia mente.
    «Sì.» Rispose lei.
    Dopo essere uscito, venni condotto in un grande salone, pieno di tavoli, sedie e con una dozzina di persone, la metà era come me. Seduto su un tavolino ai lati della stanza, vi era un uomo piuttosto anziano, sul volto un paio di grossi occhiali legati da una cordicella attaccata al collo, in attesa di una persona, in attesa di potermi incontrare.
    "Papà..."
     
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    hey ciao, bell'aggiornamento anche questo, complimenti ;) solo che non riesco a capire perchè questo ragazzo (mi è sfuggito il suo nome :huh: ...) abbia così paura di incontrare suo padre, ma credo che lo capiremo continuando la lettura :D

    credo che dovrei correre anche io ogni tanto, visto che fa così bene (e non solo fisicamente) :woot: !
     
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