La Morte ed Io

Genere: non ne ho idea.

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  1. The Aster
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    oggi vaccino e corsetta XD:


    Mi concessero un permesso speciale per poter uscire quella mattina.
    I funerali di mio padre si svolsero in una chiesetta nella città in cui lui era nato e cresciuto. Assieme a me c'erano due uomini vestiti di bianco che mi facevano da accompagnatori, uno di loro era quello che mi aveva rivolto parole gentili mentre mi riaccompagnava nel mondo grigio, mentre l'altro non l'avevo mai visto.
    Lei non era con me.
    Non che si fosse rifiutata, semplicemente, le ho chiesto di non venire. Quel giorno, volevo sentirmi triste, volevo che la disperazione vestisse con la mia pelle, volevo poter piangere sulla tomba dell'uomo che avevo tanto ammirato e voluto bene.
    Non mi importava degli sguardi pieni di rancore che mi rivolgevano i miei parenti, tanto meno di quello che sussurravano di nascosto alle mie spalle, come se non sapessi di cosa stavano parlando.
    «Certo che ha un bel coraggio a presentarsi qui.»
    «Già, era meglio se lo tenevano in gabbia, quell'animale.»
    «Non bastava sua madre e suo fratello, ora anche il padre é morto a causa sua.»
    «Se solo non avessero tolto la pena di morte...»
    «La meriterebbe tutta.»
    Come dargli torto? Per colpa mia, per potermi curare, mio padre ha dovuto trovare un altro lavoro, non si riposava mai. Quanto a mia madre, se solo avessi ucciso prima La Bestia, forse sarebbe ancora viva.
    Questi pensieri mi attraversarono la mente spietati, come aculei velenosi mi trafiggevano il corpo da parte a parte: ero rimasto da solo.
    Cominciai a piangere, non potevo fare altro, al diavolo i parenti, al diavolo quello che pensavano di me, dovevo piangere per mio padre, anzi no, lo volevo.
    «Brutto mostro!» Disse un'anziana donna urlandomi contro. «Dovresti esserci tu al suo posto.»
    «Ha ragione!» Concordò qualcuno tra la folle. «Vattene, non sei degno di calpestare questo luogo sacro.»
    Un sasso volò verso di me colpendomi violentemente al braccio, ma rimasi impassibile ad osservare la lapide, il luogo di riposo di mio padre.
    «Signori calmati!» Chiese uno degli uomini in bianco.
    «Portate via quel mostro da qui!» Altre pietre cominciarono a precipitare verso di me.
    «Marco, é meglio che andiamo.» Disse l'uomo vestito di bianco gentile. «Ti prometto che torneremo ancora.»
    Io annuì e mi feci portare via da quel luogo, sotto le urla e gli sputi dei parenti.
    Mi misero nel veicolo con cui eravamo arrivati e lasciammo il cimitero, ricominciai a piangere tutto quello che mi era rimasto, avevo perso mio padre.
    Dal davanti del mezzo di trasporto, i due uomini in bianco si scambiavano le loro opinioni sulla vicenda.
    «Ma che razza di modi!» Disse l'uomo che non conoscevo.
    «Già, quegli stupidi non sanno cosa siano le buone maniere.»
    «Avevo capito che ce l'avevano con lui per la morte della madre e del fratello, ma accusarlo anche di aver portato il padre alla morte... mi sembra troppo.»
    «Loro non sanno come sono andate veramente le cose.» Replicò l'uomo in bianco gentile.
    «Che vuoi dire?»
    «Scusa, ma é una cosa che nemmeno io dovrei conoscere, non posso dirti nulla.»
    «Ah?»
    «Tutto quello che posso dirti é che, se mi fossi trovato al posto suo, avrei fatto esattamente la stessa cosa.»
    Passò del tempo prima che capissi che eravamo arrivati, l'uomo vestito di bianco gentile mi aveva lasciato sfogarmi, non so perché era così buono nei miei confronti.
    Venni riaccompagnato nel mondo grigio, certo che dentro avrei trovato lei seduta sul letto ad aspettarmi. Infatti, aperto il portale di quel mondo, la figura di quell'essere femminile si stagliava davanti a me: la sua veste fluttuante, la sua pelle bianca, i suoi capelli, i suoi occhi, mi era mancata moltissimo.
    «Marco, se vuoi rimango qui con te a farti compagnia. Che ne dici?» Mi domandò l'uomo gentile.
    Io rifiutai ringraziandolo, volevo rimanere da solo, volo restare con lei.
    L'uomo se ne andò chiudendo il portale, nell'attimo stesso della sua chiusura, lei alzò le braccia, voleva che le andassi incontro, voleva abbracciarmi, voleva baciarmi, voleva me.
    Io corsi verso di lei, verso quel corpo freddo ma che riusciva a scaldarmi dentro. Mi baciò sulle labbra, più a lungo del solito, come se mi volesse risucchiare dentro di sé.
    Il vuoto.
    Mi sentivo... vuoto.
    Mi distesi sul letto assieme a lei, ancora abbracciati. «Dove vanno le persone quando muoiono?» Le domandai.
    «Dipende da come si sono comportate in questa vita: le anime degli umani buoni accedono al paradiso, le altre vengono risucchiate nelle profondità dell'inferno.»
    Dovevo saperlo. «Dov'é andato il mio papà?»
    «Non posso dirtelo.»
    «Ti prego.» Implorai
    «Non posso dirtelo.»
    Lei non distoglieva gli occhi dai miei, nemmeno li muoveva, sembrava una bambola. «Tuo padre...» Disse. «... era un umano molto buono.»
    Fui così sollevato nel saperlo, inoltre, per la seconda volta, sembrò che lei cominciasse ad aprirsi con me.
    Ritentai ancora. «E La Bestia dov'é andata?»
    «Non posso dirtelo.»
    Rimasi ad attendere che parlasse ancora, sapevo che voleva dirmelo. «Tuo fratello...» Disse. «... era un umano molto cattivo.»
    Non sapevo come sentirmi a quella risposta. «E... la mia mamma? Dov'é andata? Anche lei era molto buona.»
    «Non so dirtelo.»
    Non mi aspettavo quella risposta. «Come? Che vuol dire?»
    Lei si avvicinò al mio volto, sfiorandomelo col suo. «La vita é un dono, coloro che la rifiutano, non sono ritenuti degni di continuare ad avanzare.»
    Cominciai a tremare, avevo paura nonostante lei mi fosse così vicina. «Ch-Che significa?»
    «Le anime degli umani che si tolgono la vita con le proprie mani...» Disse prima di poggiare le sue labbra alle mie. «... cessano di esistere.»
     
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