La Morte ed Io

Genere: non ne ho idea.

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  1. The Aster
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    Pensavo di non riuscire a gestire due racconti, ma a quanto pare mi sbagliavo XD:


    Avrei voluto rimanere ancora sul letto, beandomi della sua presenza.
    Non potei, gli uomini bianchi mi portarono in un'altra stanza, un mondo bianco.
    Ero a disagio, quel luogo mi era familiare, come una seconda casa.
    Ma, nonostante il senso di prigionia che mi procurava, continuavo a preferire il mondo grigio.
    Mi sdraiarono su un lettino di pelle, li lasciai fare, non me ne importava nulla.
    "Lei é qui."
    Mi lasciarono solo, anche se non lo ero del tutto.
    Accanto a me, lei si era messa di fianco, mi osservava, lo faceva con quegli occhi.
    Mi avevano catturato, non riuscivo a smettere di osservarli.
    L'uomo bianco che avevo visto quando mi portarono dentro l'edificio fece il suo ingresso in quel mondo.
    «Ciao Marco.»
    Io non risposi, continuai ad osservare lei.
    L'uomo bianco si sedette sulla poltrona, non voltai la testa a guardarlo.
    "Voglio solo te." Sussurrai nella mia testa.
    «Sono qui.» Disse lei stringendomi al suo petto.
    Non udivo il suo cuore, non c'era alcun battito.
    Ma era normale.
    Non poteva esserci vita in lei.
    «Perché sei scappato?» Domandò l'uomo bianco.
    La risposta era accanto a me.
    «Mi hanno riferito che eri terrorizzato da qualcosa, me ne vuoi parlare?»
    La risposta era accanto a me.
    L'uomo bianco sospirò. «Perché te ne stai in silenzio?»
    La risposta era accanto a me.
    Non c'era calore, solo freddo proveniva da quello che sembrava il suo corpo.
    "Com'é bella..."
    Lei tentava di farmi rimanere tranquillo, non distoglieva lo sguardo da me, non sbatteva le palpebre, o, forse, non le aveva.
    "Com'é bella..."
    Avevo ancora nella memoria il sapore delle sue labbra.
    La desideravo.
    «Vogliamo parlare di quello che... hai fatto?» Domandò l'uomo bianco.
    Io non risposi, mi lasciai accarezzare la testa da lei, ero inerme, pregai che il tempo si fermasse.
    «Vogliamo parlare di tua madre?»
    Una fitta di dolore scaturì dalle profondità della mia essenza colpendomi il cuore.
    "Mamma..."
    Cominciai a tremare, nonostante lei mi fosse accanto.
    "Mamma..."
    Lei se ne accorse.
    Prima che le lacrime uscissero dai miei occhi, lei appoggiò le sue labbra alle mie.
    Un bacio.
    Un senso di vuoto si riappropriò di me, era riuscita a calmarmi.
    "I tuoi baci, la tua presenza... non ho bisogno d'altro."
    «Stai bene Marco?» Disse l'uomo bianco.
    Lui era sempre gentile con me, non c'era segno di malvagità nelle sue parole.
    Mi sembrò giusto cominciare a rispondere alle sue domande.
    A malincuore, distolsi la mia attenzione da lei e mi voltai verso l'uomo bianco.
    Era vecchio, anche la sua barba era bianca.
    Lo guardai, aveva qualcosa di diverso.
    Poi capii, sulla sua spalla destra c'era un uccellino, un passero grande quanto un pugno.
    «Come si chiama?» Domandai il nome dell'animale.
    L'uomo bianco parve confuso. «Uh? Sono il Dottor Smyles, non ricordi?»
    «No, io...»
    Lei si sedette sopra di me, era molto leggera, non sentivo il suo peso.
    «È inutile.» Disse. «Non può vederlo.»
    Volsi le testa verso di lei, mi guardava con quegli occhi, ero di nuovo inerme.
    «Marco, hai dei vuoti di memoria?» Mi chiese l'uomo bianco.
    Non risposi, né a quella né alle domande successive.
    Lei mi accarezzava il volto con la sua guancia fredda.
    «Quell'uccellino...» Disse sussurrandomi all'orecchio. «... é come me.»

    Edited by The Aster - 21/5/2013, 12:27
     
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