Scrittori della Notte: liberi di scrivere

Posts written by Milly Sunshine

  1. .
    Ho trovato questa poesia davvero bella e ricca di fascino.
    Ciò che descrivi, sono riuscita facilmente a immaginarlo, durante la lettura.

    Penso che starebbe bene sentirla recitare prima di un documentario sulle bellezze dei fondali marini! 🐠🐠🐠
  2. .
    L'odore della crema solare era talmente forte da dare fastidio. Non era comunque l'unica ragione di tedio: Aurora detestava la sensazione che le dava sulla pelle. Non aveva tuttavia potuto opporsi, quando era stata invitata da Luisa e dalla sorella Loredana a trascorrere il pomeriggio sulla spiaggia con loro. Entrambe avevano attribuito la sua reticenza alla scarsa volontà di esporsi agli sguardi altrui con addosso solo il costume, esibendosi in un coro di "stai benissimo" e "sei bellissima", senza mai centrare il vero problema: Aurora avrebbe preferito di gran lunga fare altro. L'unico costume che aveva portato con sé non le stava peggio di certi abiti e non provava vergogna per il proprio aspetto.
    "Incredibile ma vero" pensò, accogliendo con un forzato sorriso la rivista che Luisa le porgeva e iniziando a sfogliarla distrattamente, "l'unico che ha capito qualcosa di me è Oscar."
    Non aveva idea di dove fosse, d'altronde non gli chiedeva spiegazioni sui suoi spostamenti, sia per non essere invadente sia per non destare sospetti. Aveva capito che, nonostante la loro età, Oscar non ci teneva a farsi vedere da Luisa insieme a lei. In realtà, se non fosse stato per l'insistenza della madre, probabilmente non si sarebbe nemmeno trovato a casa con loro in quei giorni.
    Sembrava di stare in una trappola e Aurora vi si sentiva dentro come non mai. Per fortuna c'era la rivista. Fintanto che le due donne più anziane avessero pensato che fosse immersa nella lettura, magari si sarebbero degnate di non cercare di fare per forza conversazione con lei. Aurora sapeva dove sarebbero andate a parare. O meglio, non aveva la certezza di quali argomenti avrebbero toccato, ma senza ombra di dubbio si sarebbero in qualche modo intromesse nella sua vita privata. Ci avevano già provato, ma per fortuna era sempre riuscita a evitare di ritrovarsi da sola con loro. Luisa era terribile, ma Loredana sapeva essere anche peggio.
    Mentre Aurora stava cercando di concentrarsi sulla ricetta di un arrosto - ricetta che probabilmente non avrebbe mai messo in pratica, dal momento che difficilmente aveva ospiti a cena e non si sarebbe messa a cucinare piatti elaborati soltanto per se stessa - fu proprio la sorella della sua madrina a interrompere quella sorta di finto silenzio, fatto di un'accozzaglia di voci di sconosciuti che parlavano, urlavano e schiamazzavano, mescolandosi con il verso dei gabbiani.
    «Cosa farai la prossima settimana, Aurora?»
    Era una domanda innocente, in apparenza, ma Aurora non si fidava.
    «Non saprei.»
    «Allora perché non ti fermi ancora qualche giorno?»
    Era un'offerta gentile, ma non era il caso.
    «Non posso.» Cercò di trovare una scusa e gliene venne in mente una che, tutto sommato, non si discostava tanto dalla verità. «La prossima settimana mi scadono delle bollette, devo andare alle poste a pagarle prima che mi stacchino la corrente.»
    «Magari puoi tornare» suggerì Loredana. «A meno che, ovviamente, tu non abbia di meglio da fare. Immagino che stare in compagnia di due vecchie signore non sia la tua priorità.»
    Aurora si girò a guardare Luisa. Aveva solo sessant'anni, di sicuro non le sarebbe piaciuto essere definita con quelle parole. Tuttavia, da parte della sorella, sembrava accettarlo, specie se era un buon apripista per passare ad altro.
    «Magari in città avrà un fidanzato, è chiaro che potrebbe preferire la sua compagnia alla nostra.»
    «Beh, sì, è ovvio.»
    «Non c'è nessun fidanzato» chiarì Aurora. «Ho solo un po' di cose da fare, in più non voglio approfittare di voi. Siete già state molto gentili a invitarmi per il weekend.»
    «Sai che sono sempre stata molto legata a tua madre, Aurora» le ricordò Luisa, «Anche se...» Si interruppe, un po' come se dovesse misurare le parole. «Anche se le nostre strade si sono un po' separate.»
    Aurora sapeva cosa intendesse. "Io e tua madre eravamo molto legate, poi io ho sposato un uomo molto ricco, mentre tua madre ne ha sposato uno che aveva semplicemente uno stipendio dignitoso. Le nostre strade si sono divise perché io frequentavo solo persone che avessero lo stesso status economico di mio marito, dato che era questo che si aspettava da me. Non mi è mai pesato, ho sempre preferito i suoi soldi ai legami con le persone, perfino al legame con lui stesso." Doveva essere quello il pensiero di Luisa, anche se non si sarebbe mai spinta a pronunciarlo ad alta voce.
    Anzi, doveva essere già concentrata su altro, dato che aggiunse: «È un vero peccato che i tuoi genitori non siano venuti a trovarmi.»
    «Quando li vedrò» rispose Aurora, «Riferirò loro che avresti piacere di incontrarli.»
    Luisa rimase in silenzio. Dopotutto non poteva certo replicare che, in realtà, non le interessava nulla di rivederli, quanto piuttosto avrebbe gradito fare sfoggio anche davanti a loro della sua casa delle vacanze.
    Se una delle due sorelle rimaneva in silenzio, l'altra doveva necessariamente parlare, a quanto pareva, dato che fu Loredana a dire qualcosa, nello specifico tornando sull'argomento "fidanzato".
    «Non hai ancora conosciuto nessun giovane professore?»
    «Di professori giovani ne ho conosciuti» ammise Aurora, «Ma questo, di per sé, non è sufficiente. Alle persone non basta solo incontrarsi, devono anche avere qualcosa in comune.»
    «Voi giovani di oggi vi mettete troppi problemi» replicò Loredana. «Una volta ci mettevamo meno preoccupazioni. Io, al posto tuo, non mi sarei fatta sfuggire la possibilità di...»
    Luisa la interruppe: «Aurora è una ragazza bella, elegante e istruita. Può puntare a qualcosa di più che a un semplice professore. Non è vero, Aurora?»
    «Non c'è nulla di male a innamorarsi di un professore» ribatté Aurora. «Se mi succedesse non sarrbbrun problema. Il punto è che non mi è ancora successo e che non tutti i giovani professori sono celibi.»
    Luisa azzardò: «Possono sempre ripensarci.»
    «In che senso?»
    «Un giorno potrebbero lasciare le loro fidanzate, oppure le loro mogli. Anche mio marito, il padre di Oscar, era impegnato con un'altra donna, quando lo incontrai. Era fidanzato ufficialmente con la figlia di un suo socio in affari e si sarebbero senz'altro sposati, se non avesse incontrato me. Invece ci conoscemmo, feci subito colpo su di lui, e pure con certe difficoltà, in un secondo momento fui io a diventare sua moglie.»
    «Oh, non lo sapevo.»
    «Sono in pochi a saperlo. Te l'ho detto per ricordarti che non devi arrenderti alla prima difficoltà. Solo perché un uomo a cui punti non è libero adesso, non significa che non possa tornarlo, prima o poi. Adesso, peraltro, è molto più semplice. Quando ero giovane io, e ancora non si poteva divorziare, la presenza di una moglie iniziava ad essere un problema serio. Al giorno d'oggi una moglie potrebbe valere tanto quanto una semplice fidanzata.»
    Aurora puntualizzò: «Non ho messo gli occhi su un uomo impegnato, non è una faccenda che mi riguarda, al momento. Auguro ai miei colleghi sposati o fidanzati di avere una vita felice insieme alle loro compagne, anzi. Il fatto che io sia sola, al momento, non mi sembra un buon motivo per sperare che rimangano soli anche loro.»
    «Magari potrebbero avere qualche amico da presentarti.»
    «Non saprei. Non ne abbiamo mai parlato. Non è un'urgenza, per me, trovare qualcuno che voglia fidanzarsi con me o addirittura sposarmi.»
    Loredana le suggerì: «Se fossi al posto tuo, cercherei di sbrigarmi. Più il tempo passa e più i migliori finiranno per accasarsi. Allora non ti resterà altro da fare che puntare agli scarti delle altre donne, come mio nipote Oscar.»
    Aurora avvampò.
    «Perché Oscar dovrebbe essere uno scarto?»
    «Ha avuto parecchie ragazze, in passato» precisò Loredana. «Non ha funzionato con nessuna di loro.»
    «Magari è Oscar ad avere gusti difficili» ipotizzò Aurora.
    Loredana accennò una risata.
    «Stai dicendo che per te Oscar non è così male?»
    «Sto dicendo che non vedo perché dovremmo passare il pomeriggio a spettegolare su di lui» rispose Aurora, cercando disperatamente di cambiare argomento. «Magari Oscar sta bene così.»
    «Parlate di me?» chiese all'improvviso una voce alle loro spalle.
    Aurora sussultò, lasciando cadere la rivista e girandosi.
    «Oscar?!»
    Il figlio della sua madrina sorrideva e Aurora sentì, pur senza vederli, i suoi occhi che la scrutavano da dietro le lenti a specchio degli occhiali da sole.
    «N-no» balbettò, venendo subito smentita da Luisa.
    «Tua zia stava commentando il fatto che non hai una fidanzata fissa da... da quanti anni? Ce l'hai mai avuta una fidanzata fissa? Mi hai portato a casa un paio di ragazze, in passato, ma è stata una vita fa, quando c'era ancora tuo padre.»
    Aurora cercò di sviare l'argomento.
    «Tu, piuttosto, cosa ci fai qua?»
    Oscar ribatté: «Devo ipotizzare che la mia presenza ti infastidisca, prof?»
    «No, affatto» rispose Aurora, «è solo che non pensavo di incontrarti in spiaggia. Pensavo preferissi evitarla.»
    «Preferisco evitare di andarmene in giro in mutande dai colori imbarazzanti» le ricordò Oscar, che indossava una camicia hawaiana e un paio di pantaloncini bianchi. «E comunque, se dovessi fare un'opera buona, la farei ovunque, anche su una spiaggia.»
    «Che tipo di opera buona?»
    «Salvare una povera professoressa rapita da due tremende signore avanti con gli anni che, senza ombra di dubbio, stanno cercando di convincerla a prendere in considerazione un certo scrittore scapolo al quale non vedrebbero l'ora di trovare una donna.» Si girò verso Luisa e Loredana. «Perché è questo che state cercando di fare, vero, mamma?»
    «Oh, no, affatto» replicò Luisa. «Non mi permetterei mai di suggerire ad Aurora di frequentarti.»
    «Perché sono senza speranze?» azzardò Oscar. «Oppure perché Aurora non è abbastanza attaccata ai soldi?»
    Aurora sussultò. Non era sicura della piega che quella conversazione stesse per prendere.
    Oscar si rese conto che si sentiva a disagio e la rassicurò: «Tranquilla, tu non c'entri nulla. Anzi, ti porto a fare un giro, se vuoi. Andiamo sul molo a vedere se c'è qualche pescatore e se i pesci abboccano?»
    All'improvviso quella appariva come la migliore delle idee. Aurora si infilò il copricostume e i sandali, prima di alzarsi in piedi.
    «Sono pronta.»
    Oscar sorrise.
    «Ciao mamma, ciao zia. Ci vediamo stasera a cena. La compagnia dei pescatori, per ora, potrebbe essere più gradevole della vostra.»
    Aurora si allontanò in silenzio. Soltanto dopo molti metri, quando era sicura di essere al riparo da orecchie indiscrete, domandò a Oscar: «Come ti è venuto in mente di dire quelle cose a tua madre?»
    «Mi dispiace di averlo dovuto fare davanti a te, ma mia madre si meritava ogni singola parola che ho detto» puntualizzò Oscar. «Posso capire tutto, ma non la sua invadenza. Non ha alcun diritto di intromettersi nella tua vita privata. Perché è questo che hanno fatto lei e mia zia, vero?»
    «Un po' sì» ammise Aurora, «Ma non ho capito quella faccenda dei soldi.»
    «Mia madre gradirebbe che dessi un maggiore sfoggio del patrimonio di famiglia e che mi trovassi un'arrampicatrice sociale come moglie. Non ha capito niente di me. Non ha capito che voglio vivere come una persona normale.»
    «Perché, come vivono le persone normali?»
    «Senza guardare gli altri dall'alto al basso e senza trattare le persone come se fossero oggetti da comprare.»
    «È per questo che non vuoi che tua madre veda il tuo appartamento? Perché non riterrebbe alla tua altezza il posto dove abiti?»
    Oscar attirò a sé Aurora e la guardò negli occhi - o quantomeno fu l'impressione che diede dato che aveva gli occhi ancora coperti dalle lenti a specchio.
    «Quello era l'appartamento di Nico, il famoso figlio della governante. Ci andai ad abitare con lui per aiutarlo a pagare le spese. Era senza lavoro, ai tempi. Io, invece, avevo lasciato il giornale e avevo voglia di cambiare vita.»
    «Ed è così, quindi, che sei diventato il cattivo ragazzo tanto denigrato dai pescatori del luogo?» azzardò Aurora.
    Oscar la ignorò.
    «Nico è stato come un fratello per me. A mia madre farebbe inorridire il solo pensiero che io abbia condiviso un piccolo appartamento con quello che lei avrebbe considerato un individuo inferiore.»
    «E poi?» chiese Aurora. «Cosa ne è stato di lui? Abiti da solo, adesso, mi hai detto. Che fine ha fatto Nico?»
    «Questo sarebbe il momento giusto per metterti a tacere infilandoti la lingua in bocca» ribatté Oscar. «Peccato che mia madre e mia zia abbiano una vista fin troppo acuta e sarebbero capaci di vederci e di farsi un film, se lo facessi. Dovrò rimediare sul piano B, portarti a fare quattro chiacchiere con i pescatori.»
    «Va bene» si arrese Aurora. «Mi arrendo al fatto che tu abbia dei segreti.»
    «Chi non ne ha?»
    «Non credo di averne. O quantomeno, non ho dei segreti imbarazzanti. Ho solo accidentalmente bruciato il mio vestito preferito mentre stiravo. E poi, una volta, mentre correggevo i compiti dei miei studenti, ci ho ribaltato sopra per sbaglio una lattina di Coca Cola.»
    «Questi sono segreti piuttosto scabrosi, prof. Temevo che tu fossi perfetta, invece non lo sei e questo ti rende mille volte più interessante. Inoltre, se un giorno ti sposassi, so che non dovrei mai e poi mai farti stirare le mie camicie. Io non le ho mai bruciate.»
    «Stiri?»
    «Mi ha insegnato Nico a suo tempo. Anche questo è un segreto. Mia madre inorridirebbe di fronte a un simile pensiero.»
    «Un uomo che stira?»
    «No, diciamo piuttosto una persona abbiente che stira invece di pagare qualcuno perché lo faccia al posto suo. Ma basta parlare di queste cose, andiamo dai pescatori.»
    Il molo era più affollato della mattina precedente e, in realtà, Aurora e Oscar non rivolsero la parola a nessuna delle persone che stavano pescando, ma rimasero soltanto da soli ad attendere che venisse l'orario in cui si poteva ipotizzare che Luisa e Loredana avrebbero lasciato la spiaggia. Non c'erano più, quando tornarono indietro e ormai iniziava a calare la sera.
    «Sarà meglio andare» osservò Aurora. «Sbaglio o siamo stati invitati tutti a una grigliata da quelli della casa di fronte?»
    «Non sbagli, ma per quanto mi riguarda non mi preoccuperei se dovessimo fare tardi» ribatté Oscar. «Sarà una serata terribile. Voglio dire, la carne alla griglia e il vino la renderanno sicuramente molto meno terribile, ma per il resto non c'è niente a cui guardare con ansia. Ti va di farci un bagno?»
    «A quest'ora? L'acqua starà iniziando a diventare fredda.»
    «Non dirmi che hai paura del freddo, prof.»
    «Ho paura che tu possa entrare in acqua come la natura ti ha fatto, visto che cosa ne pensi dei costumi da bagno maschili.»
    «Vai tranquilla, non intendo fare il bagno nudo. Non con la gente che è ancora in giro, almeno. L'essere contrario all'idea di farmi vedere in costume non significa che non lo indossi sotto ai pantaloncini quando può venirmi utile.» Oscar si sbottonò la camicia. «Spero solo che non scapperai dopo che mi sarò spogliato.»
    «Perché dovrei?» ribatté Aurora. «Non penso che tu sia così orribile da dovere fuggire via terrorizzata.»
    «Diciamo che se fossi due o tre chili di meno non mi dispiacerebbe. Ho un po' un fisico da mangiatore di grigliate.»
    «Beh, non sono una grigliata, quindi sono abbastanza sicuro che non ti nutrirai di me.» Aurora si tolse i sandali e si sfilò il copricostume. «Avanti, sbrigati. Sei tu quello che vuole fare il bagno!»
    Si avviò verso la riva, mentre Oscar finiva di spogliarsi. Appena l'acqua le bagnò i piedi e le caviglie, le sfuggì un urlo.
    «È freddissima! Mi dispiace, ma qui dentro non ci entro.»
    «Invece faresti meglio a entrarci» scherzò Oscar. «Ora non ci sono più mia madre e zia Loredana. Potrei davvero baciarti.»
    «Puoi farlo qui.»
    «Sì, potrei, ma voglio metterti alla prova. Fino a che punto sei disposta a spingerti per ricevere il bacio di un poeta maledetto, prof?»
    La prese per mano e si avviò in direzione del mare. Aurora non poté fare altro che seguirlo. Non fu così terribile, almeno finché, in risposta alle sue proteste, diversi metri più avanti Oscar non si tuffò in acqua trascinandola con sé.
    «Ti stai prendendo troppe libertà con me» mise in chiaro Aurora. «Attento a quello che fai, poeta maledetto.»
    Oscar rise, beffardo.
    «Essere mandato in punizione dietro la lavagna da te rimane sempre il mio sogno proibito, farò tutto il possibile per farlo accadere.»
    Aurora scattò verso di lui.
    «Mi avevi promesso un bacio o sbaglio?»
    Era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro. Si fiondò sulla bocca di Oscar, che non si ritrasse, anzi, si lasciò baciare con avidità.
    Quando si staccarono, le disse: «Complimenti, prof. Mi piacciono le donne che prendono l'iniziativa. La vedo come un invito a spingermi più in là.» La strinse a sé e con una mano le sfiorò i capelli. «Anzi, non è esatto. Le altre donne potrebbero prendere tutte le iniziative che vogliono, ma adesso mi interessi solo tu. E, attenzione, ho detto adesso. Non significa necessariamente per sempre.»
    «Al per sempre ci penserò poi» replicò Aurora, mentre la mano di Oscar abbandonava i suoi capelli e si abbassava. Senza il tempo di accorgersene, Aurora se la ritrovò tra le cosce, facendola avvampare. «Tu, invece, cerca di ricordare che siamo in pubblico.»
    Oscar sorrise.
    «Nessuno può vedere quello che faccio.»
    Aurora lo fulminò con lo sguardo.
    «Non qui.»
    «Solo una piccola anticipazione» ribatté Oscar, risalendo e insinuando le dita sotto al costume di Aurora. «Ti aspetto in camera mia stasera a mezzanotte. Verso le undici e mezza, dì a mia madre - se lei e zia Loredana sono ancora in giro - che sei stanca e pensi di andare a letto. Poi, quando non fanno più caso a te, mi raggiungi.»
    Non ci fu bisogno di riflettere, Aurora andò a colpo sicuro: «Va bene.»
  3. .
    Personalmente il mio primo incontro con la scrittura è stato tramite la stesura di racconti. Per me la parte più importante è sempre stata narrare qualcosa. Ho sempre letto e mi è sempre stato d'aiuto, ma in prevalenza per imparare a esprimermi in modo corretto e comprensibile.
    Con la poesia ho un approccio molto simile. Anche se scrivo a versi, lo faccio con l'intento di raccontare una storia.
  4. .
    Comprendo in pieno il tuo punto di vista.
  5. .
    Assolutamente, nessuna tamarraggine da parte di Oscar! :D
    Che Aurora sia attratta da lui è palese, anche se per ora trova l'attrazione un po' spiazzante.

    A presto con il prossimo capitolo e grazie per la lettura e per il commento!
  6. .
    Concordo anch'io sul fatto che avvenga tutto molto in fretta, penso sia un problema difficile da evitare quando si scrivono racconti brevi con scene molto intense.
    Oltre che sulle descrizioni, mi concentrerei anche sulle sensazioni. Il testo trasmette molta calma, ma lo fa contrariamente alla vicenda narrata. Secondo me dovresti cercare di renderlo più spiazzante.
  7. .
    L'ho trovata struggente e al tempo stesso nostalgica.
    Spero che, trattandosi di una vicenda personale, possa risolversi nel migliore dei modi.
  8. .
    Sono davvero contenta che ti sia piaciuta. :wub:
  9. .
    Se è così veloce e sfuggente, però, dobbiamo fare presto per trovare davvero qualcosa!
  10. .
    Forse non è la domanda che ti aspettavi, ma è più oscuro il tormento, oppure più oscura la sfiducia?
    Secondo me dovresti scegliere in base a questo parametro!
  11. .
    Per quanto il vampiro non sia una figura che mi affascina particolarmente, ho trovato la poesia molto coinvolgente ed evocativa, con belle immagini.

    Non comprendo bene il post di Jamie Kurt, forse è un altro tuo account e hai dimenticato di fare logout? :D
  12. .
    Mi fa piacere sentirmi dire che hai immaginato la scena mentre leggevi, di essere riuscita a trasmettere qualcosa.
    Voleva essere una critica non troppo velata alla comunicazione contemporanea e credo di avere colpito nel segno, stando alle tue parole!
  13. .
    CITAZIONE
    lo dico bisbigliando per non gufarmi malamente da solo: pare che sia una storia a lieto fine.

    Bene! Ti faccio i miei auguri!
  14. .
    Credo che il mio punto di forza sia non imitare nessuno.
    Poi chiaramente non tutto mi riesce bene, ma quando scrivo, qualsiasi cosa, lo faccio in primo luogo per esprimere me stessa.
  15. .
    Dalla finestra, Oscar vide Aurora in cortile. La lampada che stava sul portone dava un insolito tono ai disegni floreali del suo abito - uno diverso, rispetto a quello che portava quella mattina, quando si erano incontrati sul molo e avevano proseguito facendo una passeggiata lungo la spiaggia ancora semideserta. Si chiese cosa fosse meglio fare, se cercare di fare qualcosa di costruttivo in attesa che venisse l'ora di andare a dormire, o se fosse più opportuno scendere e trascorrere un po' di tempo in compagnia di Aurora.
    "Forse" realizzò, "la cosa più costruttiva in assoluto è proprio andare da Aurora."
    La "prof" l'aveva evitato, dopo il bacio che si erano scambiati quella mattina, ma Oscar si rendeva conto di non avere fatto molto per avvicinarla. Era giunto il momento di rimediare, quindi uscì dalla camera, scese le scale e si affrettò a uscire, prima che Aurora si allontanasse oppure rientrasse in casa.
    Non si accorse di lui finché Oscar non comparve alle sue spalle, esclamando: «Buonasera, prof!»
    Aurora si voltò di scatto.
    «La devi smettere di saltare fuori all'improvviso spaventandomi!»
    «Non è colpa mia se ti spaventi facilmente» ribatté Oscar. «E poi, sentiamo, cosa dovrei fare? Attirare la tua attenzione da lontano, mettendomi a urlare?»
    «Non ho detto questo, anche perché non mi sembra il caso di farci vedere insieme.»
    «Perché no?»
    «Perché magari tua madre o tua zia potrebbero farsi delle strane idee.»
    «Cioè pensare che io ti piaccia? Quale sarebbe il problema? Hai paura che mettano in guardia i tuoi genitori raccontando loro che frequenti tipi poco raccomandabili?»
    Aurora ridacchiò.
    «Ormai non devo più rendere conto ai miei genitori di chi frequento, e da un bel po' di anni. Peraltro non credo sarebbero così dispiaciuti se sapessero che in questo momento mi trovo insieme a uno scrittore, qualunque cosa ne pensino di te i pescatori del posto... e, senza essere scortese e senza volerti fare i conti in tasca, neanche uno scrittore squattrinato, direi.»
    «Vedo un certo di attaccamento ai beni materiali, prof» replicò Oscar. «Comunque mi sta bene, se vuoi che spenda soldi per te, direi che possiamo iniziare subito. Andiamo a fare un giro e ti offro un gelato, ci stai?»
    Aurora obiettò: «Mi sono già lavata i denti.»
    «Anch'io me li sono appena lavati» rispose Oscar, «Ma ce li possiamo sempre lavare un'altra volta, non credi?»
    «Credo di sì. Dove mi porti?»
    «A pochi metri da qua. È l'unico posto in cui possiamo andare a piedi.»
    «Pensavo che mi accompagnassi con la tua Rolls Royce.»
    «Mi dispiace deluderti, prof, ma non ho una Rolls Royce. In realtà non ho nemmeno un'auto, quindi avresti dovuto accompagnarmi tu.»
    Mentre uscivano dal cancello, Aurora osservò: «Non sapevo che non avessi una macchina. Posso chiederti come mai? Non hai la patante, oppure non ti piace guidare?»
    «Ho la patente e, quando avevo una macchina, guidavo regolarmente» rispose Oscar. «In città, comunque, ci sono i mezzi pubblici e, all'occorrenza, i taxi. Non sento di avere bisogno di un'auto.» Non era esattamente quella la ragione per cui non possedeva più un'automobile, ma quantomeno era il motivo per cui non aveva sentito il bisogno di comprarne un'altra dopo quello che era accaduto. Ad Aurora sembrava bastare, dato che non chiese ulteriori spiegazioni. Oscar ne approfittò per indicarle una direzione e informarla: «Dobbiamo andare di là.»
    «Va bene, fammi strada tu» lo pregò Aurora. «Non le conosco molto bene, queste strade.»
    «Certo, e se te ne andrai tra appena due giorni non farai in tempo a imparare a conoscerle» ribatté Oscar. «Perché non ti fermi un po' di più?»
    «Ho fatto dei programmi e mi piace rispettarli» rispose Aurora, «E poi non vorrei approfittare di tua madre. È stata gentile a invitarmi, ma non mi sembra carino fermarmi qui all'infinito.»
    «E poi» replicò Oscar, «Passare il tempo qui, in compagnia di mia madre e di mia zia, non deve essere la massima ambizione di vita per nessuno. Io stesso, non appena capiterà l'occasione, me ne tornerò a casa.»
    «Il famoso appartamento in cui tua madre non ha mai messo piede?»
    «Esatto, proprio quello.»
    A Oscar non faceva piacere parlare apertamente di quel posto, ma sapere che Aurora era in buona fede - e non era invece stata istruita appositamente per fargli domande in proposito, come aveva sospettato in un primo momento - lo faceva sentire più sicuro. La gente aveva la malsana abitudine di impicciarsi nei fatti di cui gli altri non volevano discutere, ma tendeva a smettere in fretta di fare allusioni imbarazzanti quando non si rendeva conto di mettere in difficoltà i propri interlocutori. Fare qualche accenno all'appartamento in cui abitava, di conseguenza, non avrebbe incoraggiato Aurora a chiedergli di più, quanto piuttosto a pensare semplicemente che non ci fosse nulla di interessante di cui dibattere in proposito.
    Rimasero in silenzio per qualche istante, finché non svoltarono la strada in fondo alla quale svettava l'insegna colorata del bar-gelateria nel quale avrebbero concluso la serata.
    «Ecco, prof, è là che voglio portarti.»
    «L'avevo capito.»
    Qualche minuto più tardi si sedettero e ordinarono due coni. Oscar non era un consumatore abituale di gelati, quindi scelse gli stessi gusti di Aurora.
    Rimasero seduti in silenzio per un po', circondati dalle voci degli altri clienti e dalla musica che proveniva dal juke-box.
    Dopo avere finito il suo cono, fu Aurora la prima a parlare.
    «Cosa fai di solito nel tempo libero?»
    «Scrivo.»
    «Quello è il tuo lavoro. Intendo nel vero tempo libero.»
    Oscar alzò le spalle.
    «Niente di che.»
    «Non hai interessi?»
    «Faccio cose normali, probabilmente le stesse che fai tu. Leggo, guardo la televisione, a volte vado fuori.»
    Aurora sorrise.
    «Sì, in effetti, da questo punto di vista, si potrebbe quasi dire che facciamo le stesse cose.»
    «Non parlerei necessariamente di interessi in comune» mise in chiaro Oscar. «Voglio dire, quello che mi interessa davvero, come hai detto tu, ormai è il mio lavoro. Diciamo che per professione faccio quello che mi piace e, quando non sto lavorando, cerco di trovare un modo per fare venire sera.»
    «Hai qualche sogno da realizzare?»
    «Domande filosofiche, stasera, prof, o sbaglio?»
    «Ti dispiace che ti chieda di te?»
    «No, per niente, ma mi hai fatto una domanda a cui non so rispondere. Tu, invece, ce l'hai qualche sogno da realizzare? A parte una cattedra di ruolo, immagino. Nella vita non c'è solo il lavoro.»
    Aurora gli scoccò un'occhiataccia.
    «Specie se non abbiamo trasformato il nostro hobby nel nostro lavoro?»
    «Mai detto questo. Sei tu che stai dicendo che insegnare non ti piace.»
    «Nemmeno io ho mai detto questo. Insegnare mi piace, ma non è esattamente il modo in cui passerei il mio tempo libero. Dopotutto i miei alunni sono ben più difficili di te da gestire e ho a che fare con quindici o venti di loro alla volta.»
    «Mi sembra una risposta ragionevole, la tua» osservò Oscar. «Brava, prof, quando incontri uomini invadenti, fai bene a metterli a tacere così.»
    «No, figurati, non sei per niente invadente» lo rassicurò Aurora. «O quantomeno, non lo sei stato in questo momento. Sono sicuro che, con un po' di sforzo, riusciresti a fare di meglio.»
    Oscar rimase impressionato dal modo in cui Aurora sorrideva, mentre pronunciava quelle parole.
    «Mi stai sfidando?»
    «No, non direi.»
    «Eppure vuoi che ti chieda qualcosa di davvero imbarazzante.» Oscar rifletté per qualche istante, valutando fino a che punto potesse spingersi. Poi smise di riflettere e fece proprio la domanda che sapeva di non poterle fare. «Perché non sei mai stata a letto con il tuo ex fidanzato?»
    «Perché mi aveva detto di non volere fare sesso prima del matrimonio.»
    «E ti stava bene?»
    «Sì, finché non ho capito che si riferiva solo al fatto di non fare sesso con me, prima del nostro matrimonio, ma che nel frattempo era ben disposto a farlo con altre.»
    «Che stronzo!»
    «Oserei dire che sono d'accordo.»
    «Quanto tempo ci sei stata insieme?»
    «Quasi cinque anni.»
    «Cinque anni sprecati.»
    «Oserei dire che continuo a essere d'accordo. Però sto ancora aspettando la domanda imbarazzante.»
    «Era quella che ti ho fatto poco fa.»
    «Per essere uno scrittore, sei totalmente privo di immaginazione.»
    Oscar alzò gli occhi al cielo.
    «Cosa devo chiederti, allora, se sei politicamente schierata?»
    «Iniziamo ad andare meglio» ribatté Aurora. «Non perché mi senta di dire che ammiro molto la classe politica, quanto piuttosto perché associare il concetto di imbarazzo a quello di sesso non è esattamente quello che mi aspetto da un uomo che si atteggia a poeta maledetto e scrive poesie d'amore.»
    «Non ammiri la classe politica» replicò Oscar, «Ma non mi hai ancora detto se sei politicamente schierata.»
    «Non pensavo ti interessasse davvero.»
    «Perché no? Penso che le persone farebbero bene a frequentarsi quando hanno ideali compatibili.»
    «Bene, allora avrai quello che vuoi. Ogni volta in cui vado a votare, mi chiedo se la croce che metto porterà a qualcosa di buono. Mi sforzo di pensare che sarà così, ma da parte mia sono certa che non lo sarà. Eleggiamo rappresentanti che non hanno il benché minimo interesse per rappresentare né il nostro pensiero né i nostri dubbi. Quindi, in sintesi, voto perché, se non lo facessi, accetterei chiunque, anche chi non ha mai fatto niente per fingere di rappresentarmi in qualche modo.»
    «Mi piace la tua risposta.»
    «E tu? Sei politicamente schierato?»
    «Dipende da cosa intendi per politicamente schierato. Credo in un mondo ideale, in cui tutti dovremmo avere gli stessi diritti e in cui si dovrebbe ambire al meglio per chiunque. Quando entro in cabina elettorale, tuttavia, so per certo che il mio voto finirà nelle mani di qualcuno che mi direbbe che devo crescere e smetterla di comportarmi da ragazzino illuso che insegue la pace e l'amore.»
    «D'altronde loro cosa potrebbero dire? Se invitassero gli elettori a ragionare con la propria testa invece di aderire ciecamente a presunte logiche di partito, il loro successo sarebbe molto ridimensionato. Comunque adesso stiamo davvero iniziando a diventare fin troppo filosofici. Forse era meglio parlare di sesso. Mi pare di capire che tu non sia fidanzato, ma ultimamente ti stai portando a letto qualcuna?»
    «Al momento no.»
    «Fammi indovinare, adesso mi dirai che hai raggiunto un momento della vita in cui punti all'anima gemella.»
    «Non ho detto nulla di tutto ciò, hai detto tutto da sola. Ti piace leggere nella mia mente, prof?»
    «Non sono sicura che mi piacerebbe.»
    «Non ci sarebbero pensieri molto filosofici, in questo momento. Sto riflettendo sul senso di quello che è successo tra di noi due anni fa.»
    Aurora tagliò corto: «Non tutto deve avere un senso.»
    Oscar ribatté: «All'epoca sembrava che un senso ce l'avesse, per te.»
    «Dipende tutto da che prospettiva lo si guarda.»
    «Te ne sei pentita?»
    «Perché avrei dovuto?»
    «Sei sparita completamente, non ti sei più fatta vedere per due anni...»
    Aurora interruppe il discorso sul nascere.
    «Non sapevo nemmeno che fine avessi fatto. Non ho neanche il tuo numero di telefono, né so dove abiti. Avresti potuto cercarmi tu, se proprio ci tenevi.»
    «Va bene, io non ho cercato te e tu non hai cercato me» si arrese Oscar. «Forse non è colpa di nessuno, semplicemente potevamo fare a meno l'uno dell'altra.»
    Aurora abbassò lo sguardo.
    «Ho l'impressione che siamo finiti nel bel mezzo di un discorso senza senso.»
    «Possiamo uscirne parlando di nuovo di qualcosa di filosofico.»
    Aurora alzò gli occhi.
    «Del tipo?»
    «Sei religiosa?»
    «Dipende da cosa intendi. Penso di credere in Dio. Non avrei problemi a sposarmi in chiesa, far battezzare i miei figli o andare a messa a Natale, se il mio ipotetico marito fosse d'accordo.»
    Oscar azzardò: «Parli del matrimonio e del battesimo, vero?»
    Aurora aggrottò la fronte.
    «Non ho capito. Cosa intendi?»
    «Se si tratta della messa di Natale, non dovresti sposare qualcuno a cui devi chiedere il permesso per andarci. I soggetti che vogliono controllare completamente la tua vita, faresti meglio a evitarli.»
    «Sì, certo» convenne Aurora. «Non intendo sposare una persona di quel tipo.»
    «Posso chiederti com'è il tuo uomo ideale?»
    «Non saprei. Se l'avessi già incontrato, magari adesso sarei sposata.»
    Oscar annuì.
    «Mi sembra un'ottima risposta.»
    «Tu, invece? Com'è la donna dei tuoi sogni?»
    «Non vale. Sono io che ho fatto la domanda. Adesso sarò costretto a dare una risposta simile alla tua e mi accuserai di avere copiato.»
    «Sono una professoressa di matematica: è normale, per me, aspettarmi lo stesso risultato da tutti, anche se non hanno copiato.»
    «Vedo che hai sempre l'ultima parola. Credo sia meglio che ce ne torniamo a casa, altrimenti prima o poi sarei costretto a risponderti che la mia donna ideale ce l'ho seduta di fronte a me.»
    Aurora si alzò in piedi.
    «Hai ragione, andiamo.» Finse di guardarsi intorno. «Comunque non vedo donne sedute di fronte a te.»
    Si avviarono senza parlare. Oscar non aveva la più pallida idea di come replicare. Si ritrovò, non per la prima volta in quella serata, a sperare che fosse Aurora a salvare la situazione. Erano ormai vicini a casa quando Aurora, suo malgrado, lo deluse, nonostante le buone premesse.
    «Sai, forse mi ricordo di te, di quando eri bambino. Ricordi molto vaghi, io ero molto piccola, ma sono sicura di avere in mente qualche dettaglio.»
    «Qualche dettaglio di che tipo?»
    «Ti ricordo con i capelli tagliati a caschetto, nel giardino di casa tua, che giocavi con un altro bambino. Non so chi fosse, ma ricordo che ti vedevo sempre insieme a lui.»
    Oscar rabbrividì.
    «Può darsi.»
    «Forse era il figlio della governante.»
    Tanto valeva ammetterlo.
    «Sì, Nico era il figlio della governante.»
    «Che fine ha fatto?»
    «La governante? A un certo punto ha trovato un altro lavoro, si è licenziata e non l'ho più vista. Penso avesse proprio cambiato città.»
    «Intendevo il figlio. L'hai mai rivisto?»
    Rispondere di no sarebbe stato troppo facile, ma Oscar non vide il senso di mentire.
    «Nico era solo il figlio della governante, tutto qui. Quando non c'era lui, frequentavo altri bambini.»
    Aurora insisté: «L'hai mai rivisto?»
    Oscar replicò: «Per stasera ci siamo già fatti fin troppe domande. Magari ti rispondo domani, okay? Adesso è meglio andare a dormire, si sta facendo tardi. E, mi raccomando, torna a lavarti i denti, prof.»
    Aurora ridacchiò.
    «Non c'è bisogno che tu me lo dica. Va bene, in ogni caso, basta domande, almeno per oggi. Per domani cercherò di pensare a qualcosa di più particolare, che ti metta in difficoltà.»
    Oscar sospirò.
    «Mi hai già messo in difficoltà, prof. Mi dispiace, ma oggi non sono abbastanza preparato.»
    «Sei meno» ribatté Aurora, sorridendo. «Sei intelligente, ma dovresti applicarti di più, se non vuoi essere rimandato a settembre.»
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