Scrittori della Notte: liberi di scrivere

Posts written by Milly Sunshine

  1. .
    CITAZIONE
    Secondo me certe cose, pur comunque utili a saper scrivere, sono state messe sul piedistallo per distrarre da una cosa nuda e cruda: la quasi totalità di quello che circola fa schifo, è banale, trito e ritrito ancora.

    Aggiungo anche che certi che le sostengono con così tanto fervore da non tollerare minimamente altri stili, si mettono a loro volta su un piedistallo, per auto-attribuirsi il potere di potere dimostrare la loro superiorità e potere affermare con certezza che ciò che scrivono altri non è all'altezza. :f:
  2. .
    "Le vittime del devastante incidente sono il guidatore Niccolò Pizzi, di anni trentuno, e Giuliana Rossi, di anni trentasei, seduta sul sedile del passeggero. Dalle ricostruzioni, sembra che l'automobile di Pizzi sia uscita improvvisamente di strada, in un tratto sprovvisto di guard-rail..." stava leggendo Aurora, non per la prima volta, nel momento in cui il campanello suonò. Doveva essere Oscar e doveva essere arrivato in anticipo. Aveva qualche istante per nascondere il giornale - giorni prima, a casa di Nora, avevano passato in rassegna tutti i quotidiani che i genitori della sua amica avevano conservato, trovando ciò che cercavano - quindi si affrettò a infilarlo nell'ultimo cassetto del comodino, sotto agli altri due sui quali c'era un piccolo accenno ai fatti, dopo averlo accuratamente chiuso. Se Oscar l'avesse trovato, avrebbe dovuto sfogliare numerose pagine prima di trovare la notizia che Aurora aveva appena riletto.
    "E poi, perché dovrebbe mettersi a frugare nei miei cassetti?"
    Si diresse verso la porta e, quando attraverso il citofono, si accertò che si trattasse proprio di Oscar, aprì e attese che salisse. Avevano deciso di andare al cinema, quella sera, ma prima gradiva fargli vedere l'appartamento nel quale abitava, anche se sapeva che non avrebbe ricevuto, almeno per il momento, la stessa cortesia.
    Rimase sullo stipite e lo accolse con un sorriso, che Oscar ricambiò.
    «Che piacere rivederti. Mi sei mancata, in questi giorni.»
    «Di già?»
    «Perché, io non sono mancato a te?»
    Aurora continuò a sorridere.
    «Sì, ma adesso sei qui, quindi non avrebbe senso sprecare tempo a ripetere quanto abbiamo sentito la mancanza l'uno dell'altra.»
    Oscar varcò la soglia richiudendo la porta.
    «Cos'hai fatto in questi giorni?»
    «Ho cercato di godermi una tranquillità che presto finirà» rispose Aurora, il che non era del tutto inesatto, si trattava solo di omettere le ricerche effettuate per scoprire dove e in che circostanze fosse morto il coinquilino di Oscar. «Non manca più tanto, tra un po' dovrò tornare a scuola.»
    «E sei già preoccupata?»
    Aurora rise.
    «Sì, forse anche di più di quanto non lo siano i miei allievi. Tu, invece, cos'hai fatto?»
    «Niente di che» ammise Oscar. «Sono un po' fermo, con tutti i miei progetti. La prossima settimana dovrò vedere l'editore, che sarà insistente come sempre.»
    «Insistente per leggere qualcosa di tuo o per leggere qualcosa di Olivia Passante?»
    «Credo qualcosa di entrambi. Dovrò fare il lavoro di due persone per accontentarlo.»
    «E oltre il lavoro? Hai fatto qualcosa di interessante?»
    «Ho incontrato dei miei amici, che non vedevo da un po'. Tu?»
    «Ho visto un paio di volte una collega.»
    «Insegna anche lei matematica?»
    «No, è una professoressa di francese.»
    «Giovane come te?»
    «Abbiamo poca differenza di età. Come mai tutto questo interesse? Devo pensare che tu abbia un debole per le insegnanti in generale?»
    Oscar le strizzò un occhio.
    «Solo per quelle carine come te. Com'è questa prof di francese?»
    «È una bella ragazza» ammise Aurora, «Ma fuma come una ciminiera. Mi è parso di capire che il fumo non piaccia neanche a te.»
    «Mi dà abbastanza fastidio, in effetti» rispose Oscar. «Il mio ex coinquilino fumava, per fortuna non tanto, e alla fine avevamo concordato che fumasse solo fuori. Penso che in quel periodo non ce la facesse a pagare le spese da solo, quindi temesse che me ne andassi lasciandolo nella merda. Deve avere accettato per questo.»
    Solo una settimana prima, Aurora avrebbe cercato di estorcergli qualche altra informazione. Leggendo e rileggendo gli articoli di giornale che aveva trovato, aveva dedotto che non ci fossero ombre nel passato di Oscar: semplicemente il suo coinquilino era morto in un grave incidente d'auto, insieme a una donna che era stata descritta dalle cronache locali come la promessa sposa del suo ex datore di lavoro - secondo quanto riportato dal giornale, era plausibile che Nico la stesse accompagnando in macchina a svolgere qualche commissione, per guadagnare qualche soldo. Era comprensibile che Oscar non desiderasse parlare della scomparsa dell'amico, anche se quanto narrato dai quotidiani non spiegava i contenuti della poesia che aveva abbozzato come dedica nei suoi confronti. Quei versi, ricordava Aurora, le avevano dato l'impressione che tra Oscar e Nico fosse rimasto qualcosa di non detto, consapevolezza che doveva ancora tormentare Oscar.
    In quel momento lo stesso Oscar ruppe il silenzio, non per continuare a parlare del suo ex coinquilino, quanto piuttosto per distogliere l'attenzione dai suoi confronti.
    «Posso vedere la casa?»
    «Sì, certo. Scusa se ti ho fatto rimanere lì imbambolato davanti alla porta.»
    «Non fa niente, eri tu quella imbambolata» ribatté Oscar, avviandosi lungo l'ingresso e iniziando a sbirciare dentro le stanze. «Dopotutto non mi stupisce, deve essere l'effetto che ti faccio fin dal primo momento.»
    «Non dire assurdità» replicò Aurora. «Sono perfettamente in grado di comportarmi in modo normale quando sono insieme a te.»
    Oscar si girò a guardarla.
    «Dipende tutto da cosa significa per te comportarti in modo normale. Se ti riferisci al fatto che non mi sei ancora saltata addosso per spogliarmi, allora sì, ti stai comportando in modo normale, ma la normalità mi sembra un po' sopravvalutata.»
    «Vorresti che ti saltassi addosso?»
    «Perché no?»
    «E il cinema?»
    «Possiamo andare allo spettacolo successivo.»
    «Finisce tardi.»
    «Non mi spaventa l'idea di fare tardi, se è per una giusta causa. Comunque, bella cucina.» Oscar si affacciò alla porta successiva. «Anche un bel soggiorno, devo dire. È tutto così straordinariamente in ordine. Si vede perfettamente che in questa casa non ci vive un uomo.»
    Aurora ridacchiò.
    «Non sono affatto sicura che gradirei la presenza di un uomo che mi mette in disordine la casa.»
    «Io mi comporterei bene» puntualizzò Oscar. «Insomma, non penso che sarei preciso tanto quanto te, ma sono sicuro che riuscirei a non fare devastazioni.»
    «Mi stai esponendo il tuo curriculum, per caso?»
    «Per candidarmi come tuo convivente? Potrebbe essere un'idea.» Oscar proseguì ancora la propria perlustrazione. «Hai anche una bella camera da letto.» Si introdusse dentro la stanza e dall'interno confermò: «Sì, proprio bella.»
    Aurora lo raggiunse.
    «Però non metterci troppo tempo a passarla in rassegna. Ti ricordo che dobbiamo andare al cinema.»
    «Va bene, mi arrendo.»
    Uscirono di casa pochi minuti dopo e si recarono a vedere il film che avevano scelto. Alla fine, quando uscirono, concordarono sul fatto che avrebbero impiegato meglio il loro tempo in un altro modo: non era stato molto interessante.
    Salirono in macchina e, prima che Aurora facesse in tempo ad accendere il motore, Oscar osservò: «Mi ha fatto piacere che tu non ricominciassi con le tue domande, quando ti ho menzionato Nico, prima a casa tua.»
    Aurora, che stava per girare la chiave, lasciò perdere. Rimasero a parlare, nel parcheggio, proprio di quell'argomento.
    «Mi sono resa conto di essere stata un po' invadente, la settimana scorsa. Poi ho capito che non ti faceva piacere parlarne e che era stato un errore.»
    «No, non è stato un errore. È normale che tu abbia un po' di interesse nei miei confronti, che ti interessi il mio passato. Sono stato io che, forse, avrei dovuto essere più chiaro.»
    «No, davvero, non c'era bisogno che mi spiegassi alcunché. Non devi sentirti obbligato a raccontarmi ogni dettaglio del tuo passato.»
    «Ti assicuro, comunque, che non volevo nasconderti niente. Nico è morto, tutto qui. Mi manca un sacco e a casa mia tutto parla di lui. Immagino che ti chiederai perché non me ne vada...»
    «Veramente no, non me lo sono chiesta.» Era vero, Aurora si era fatta molte altre domande, ma non quella. «Immagino si tratti di una scelta tua, e non devi rendermi conto del posto in cui abiti.»
    «La verità è che non mi sento pronto» le confidò Oscar. «Prima o poi sarei andato via, anche se Nico non fosse morto, ovviamente. Aveva dei debiti da pagare, ma lo stavo aiutando. L'avrei aiutato anche a trovarsi un lavoro stabile, avrei fatto tutto quello che potevo. Poi, è andata com'è andata, all'improvviso. Non me lo aspettavo, è stato uno shock.»
    «Posso immaginarlo.»
    «Non sono pronto nemmeno per comprarmi una nuova macchina. Quella che avevo prima, la stava guidando lui quando ha avuto l'incidente.»
    Aurora lo sapeva, grazie a quanto letto sul giornale, ma preferì fingere di non esserne informata.
    «Quindi questo spiega perché non hai una macchina.»
    «Esatto. Forse troverai stupido questo mio atteggiamento...»
    Aurora non lo lasciò finire.
    «Atteggiamento stupido? No, affatto. Anzi, mi sembra una reazione abbastanza normale.»
    «Mi fa piacere sentirtelo dire. Purtroppo non ci sono molte persone alle quali posso confidare come mi sento, forse nessuno potrebbe capirmi. So che è banale e scontato da dire, ma sei diversa. Con questo non voglio dire che tu sia una persona speciale e che tutto il resto del mondo faccia schifo, questo no, mi sembra una sciocchezza da romanzo rosa per ragazzine. Non sei l'unica donna speciale al mondo, ma sei l'unica che riesce a comportarsi in modo speciale con me.»
    «Veramente non ho fatto nulla di straordinario. Mi sono solo intromessa un po' troppo nella tua vita.»
    «E io apprezzo la tua intromissione. Sai, se ci fosse ancora Nico, forse capirebbe quello che sento per te.»
    «Nico aveva una fidanzata?»
    «Purtroppo no.»
    «Perché purtroppo? Non voglio essere scortese, ma se era destinata a perderlo...»
    «Sì, capisco quello che vuoi dire, visto com'è andata a finire, è stato meglio così. Parlo, però, di quando era ancora vivo. Di fatto era entrato in fissa con una donna che gli piaceva e non riusciva più a togliersela dalla testa.»
    «Amore non corrisposto?»
    «Nico pensava di essere corrisposto.»
    «Quindi, fammi capire, tormentava questa persona?»
    «Oh, no, per niente!» replicò Oscar, secco. «Nico non tormentava nessuna, né si comportava in modo ossessivo con quella donna. Anzi, Giuliana sembrava interessata a lui, ma in realtà si doveva sposare con un altro e non avrebbe mai preso in considerazione Nico. Non so dire se le piacesse, ma non volesse stare con lui perché non aveva una lira, oppure se le facesse credere di apprezzarlo solo per prenderlo in giro o perché voleva sentirsi amata.»
    Ad Aurora non sfuggì il nome pronunciato da Oscar: si chiamva Giuliana anche l'altra vittima dell'incidente. Non si sarebbe affatto stupita, se si fosse trattato della stessa persona.
    Non disse nulla, quindi Oscar proseguì: «Gli ho consigliato un sacco di volte di lasciare perdere, per evitare di ritrovarsi coinvolto in situazioni imbarazzanti, specie considerato che una volta Nico lavorava per il fidanzato di Giuliana, ma non è servito a niente. Anzi, a un certo punto, negli ultimi tempi, spesso andava a fare qualche piccolo lavoro a casa da lei per arrotondare. Giuliana ne approfittava per pagarlo di meno di quanto avrebbe pagato altri.»
    «Quindi» dedusse Aurora, «Nico non ha mai lasciato perdere e, alla fine, era ancora convinto che un giorno questa Giuliana l'avrebbe ricambiato.»
    «Non so come sia andata esattamente, so solo che Giuliana è morta in macchina insieme a lui. Non aveva la patente, era probabile che avesse chiesto a Nico di accompagnarla a fare la spesa, o qualcosa del genere, non sarebbe stata la prima volta. Non so dove stessero andando, non ne ho la più pallida idea. Nico non frequentava la zona in cui è morto e non saprei dirti perché stesse portando Giuliana proprio da quelle parti.»
    «Cos'è successo?»
    «È uscito di strada, finendo in uno strapiombo, e nessuno a parte Nico sa come ci sia riuscito. Sia lui sia Giuliana sono morti sul colpo.»
    «Mi dispiace.»
    «Almeno non è durata molto. Dal momento in cui è finito fuori strada a quello in cui è morto devono essere passati pochi secondi. Mi auguro che non abbia fatto in tempo a realizzare cos'era successo.»
    Non dissero altro per qualche istante, rimanendo in silenzio dentro al parcheggio. Aurora non sapeva cosa dire, ma per fortuna fu Oscar a rompere il silenzio.
    «Cosa facciamo adesso?»
    «Ti porto a casa?»
    «È presto, non sono neanche le undici.»
    «Intanto possiamo andare in là» suggerì Aurora. «Non ho detto che, dopo averti accompagnato, devo andarmene via subito.»
    «Se stai cercando di autoinvitarti a casa mia, non attacca» ribatté Oscar. «Ti ho detto come la penso.»
    «Non ti ho chiesto di salire a casa tua.»
    «Né saresti particolarmente interessata a vedere l'appartamento, se salissi, immagino.»
    Aurora avvampò.
    «Mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto.»
    «Quando eravamo al mare, non vedevi l'ora di entrare nel mio letto» replicò Oscar. «Mi viene spontaneo pensare che la situazione non sia cambiata.»
    Aurora azzardò: «Non è necessario un letto. Ce l'hai un garage o una cantina?»
    «Ho una cantina, ma...» Oscar rise. «No, dai, piuttosto andiamo a casa tua. Poi, se non hai voglia di accompagnarmi, prendo un taxi.»
    «Peccato» ribatté Aurora. «L'idea della cantina mi attizzava.»
    «Solo perché non hai visto la cantina. Ti assicuro che la tua stanza da letto è mille volte meglio.»
    Aurora si arrese.
    «E va bene, allora andiamo da me.»
    Avviò finalmente il motore e si allontanò dal parcheggio di fronte al cinema. Percorsero quasi tutto il tragitto il silenzio, un po' come se Oscar non volesse disturbarla mentre era al volante. Erano appena entrati in cortile, quando Oscar le chiese: «Cosa facciamo domani e domenica?»
    «Non è meglio pensare a come finire la serata?» obiettò Aurora. «Mi sembrava che avessimo dei piani ben precisi.»
    «Sembra anche a me» concesse Oscar, «Ma non vorrei che ci sfuggisse che abbiamo un weekend davanti. Hai da fare? Ti va di vederci anche domani e domenica?»
    «Certo che mi va di vederti» rispose Aurora. «Decidi tu cosa vuoi fare. Non sono sicura che avrei delle proposte interessanti.» Le venne da ridacchiare. «Per il momento sto ancora pensando alla tua cantina.»
    «Se vuoi venire a riordinarla, sei la benvenuta!» ribatté Oscar, spalancando la portiera e scendendo. «Va bene, ci pensiamo in un altro momento.»
    Aurora lo vide girare intorno alla macchina e si affrettò ad aprire la portiera e a scendere.
    «Che intenzioni hai?»
    «Mi è stato insegnato che gli uomini galanti aprono lo sportello alle loro partner.»
    «Non è necessario. Accanto a me non voglio un uomo che mi apra la portiera della macchina e che mi tenga aperte le porte.»
    «Che tipo di uomo vuoi?»
    «Uno che corra con me, per fare a gara a chi arriva primo alla porta.»
    Oscar rise.
    «Ti adoro, prof. E ora sbrigati a chiudere la portiera della macchina. Non mi piacerebbe cercare di barare iniziando a correre verso il portone prima di te.»
    Quella di Aurora era stata solo una battuta, ma fu piacevolmente sorpresa nello scoprire che Oscar l'aveva presa sul serio. Si lanciarono entrambi verso il portone e fu costretta ad accodarsi, rischiando anche di inciampare sui tacchi.
    Risero insieme, mentre Aurora rovistava dentro la borsa alla ricerca delle chiavi di casa.
    «Ti adoro anch'io» gli rispose, finalmente, prima di avvicinarsi a lui e baciarlo.
    Mentre saliva le scale, si chiese come avesse fatto a non sentire mai la mancanza di qualcosa, nella sua vita, prima di rivedere Oscar la settimana precedente. Fu un pensiero che non durò molto: la serata era ancora lunga e non valeva la pena di sprecarla con inutili elucubrazioni.
  3. .
    Hai interpretato bene. ;)
    L'abitudine delle maiuscole a capo è sorta inizialmente per l'utilizzo di programmi in cui, se vai a capo, ti mette la maiuscola di default. Ho scritto su un programma che non lo fa e ho deciso di lasciarle minuscole.
  4. .
    CITAZIONE
    Enza l'ho comunque testualmente nominata ed è la prima volta in cui mi capita. E ha letto la mia poesia, ma mi sa che faccio solo figuracce come il tuo personaggio Oscar.

    Beh, dai, alla fine Oscar ha attirato l'attenzione della protagonista femminile. Spero possa succedere anche a te! ;)
  5. .
    La sua aura è rossa
    come lo è il tramonto,
    mentre la sera incombe
    senza il minimo sconto,
    con lo sguardo che parla,
    gli occhi come un poeta,
    puoi chiamarlo per nome,
    non chiamarlo profeta.

    C'è una pagina bianca
    con un tratto di penna,
    linea nera e sottile
    che di colpo impenna,
    un incontro fugace
    con lo sguardo fatato,
    occhi dolci e suadenti,
    occhi di un predestinato.

    La sua aura riflette
    un metallico grigiore,
    la passione splendente
    delle sue ultime ore,
    puoi chiamarlo per nome
    nel suo fascino eclettico,
    mentre il grigio metallico
    poi diventa blu elettrico.

    La sua aura svanisce
    mentre la notte incombe,
    il cielo nero esplode,
    è uno stuolo di bombe,
    mentre le voci parlano
    di eroi dimenticati,
    di poesie mai scritte,
    di profeti e predestinati.


    05.10.2023

    Edited by Milly Sunshine - 6/10/2023, 18:12
  6. .
    CITAZIONE
    Comunque non chiedermi come ho fatto a scrivere una poesia sull'inverno stando ancora virtualmente in estate con tutti che improvvisamente diventano amanti dell'autunno.

    Per scrivere non è necessario, a mio parere, vivere qualcosa materialmente. Quello che conta è viverlo dentro, mentre si scrive. E direi che hai scritto come se l'inverno ce l'avessi dentro.
  7. .
    Devo dire che l'ho trovata molto dannunziana!

    Mi ha colpito molto questo passaggio:
    CITAZIONE
    Andiamo dove
    ci dice una canzone e dentro piogge
    esploriamo e cerchiamo, spensierati,
    collane fatte di alianti.

    Ottimo lavoro!
  8. .
    Oscar entrò nel bar dove i suoi amici - o, per meglio dire, gli amici di Nico - lo stavano aspettando. Non avrebbe programmato di rivederli, se al suo ritorno, la domenica sera, non avesse trovato un messaggio nella segreteria telefonica. Era da parte di Vittorio, che gli chiedeva di mettersi in contatto con lui quando fosse tornato dalle vacanze. Oscar aveva lasciato passare alcuni giorni prima di ricontattarlo, poi si era deciso. Vittorio gli aveva proposto di vedersi quella sera stessa e gli aveva comunicato luogo e data.
    Arrivò puntuale, ma vide subito Paolo seduto a un tavolo. In un primo momento Oscar pensò che fosse solo, poi si accorse di Vittorio, a qualche metro di distanza. Stava facendo una partita a biliardo contro una donna che Oscar vedeva solo di spalle. Era bionda e aveva i lunghi capelli raccolti in una treccia. Non fu difficile riconoscerla dall'acconciatura.
    Oscar si sedette di fronte a Paolo e gli domandò, a bruciapelo: «Come mai Emilia è qui?»
    «Siamo in un luogo pubblico» ribatté Paolo. «Mi sembra che sia ancora consentito entrare in un bar. Comunque buonasera anche a te.»
    «Scusa se non ti ho salutato, ma quando l'ho vista sono rimasto un po' spiazzato.»
    «Non mi pareva che tu fossi così spiazzato, quando l'abbiamo conosciuta. Anzi, sembrava ti piacesse.»
    Oscar scosse la testa.
    «No, non ho mai detto che mi piacesse. Anzi, l'ho sempre trovata un po' strana.»
    «Però l'hai invitata a casa tua, se non sbaglio» replicò Paolo, «E di solito non inviti la gente a casa tua.»
    «L'ho invitata a casa mia a bere qualcosa insieme» puntualizzò Oscar. «Non c'è mai stato niente tra me e lei, qualunque cosa vi siate messi in testa tu e Vittorio. A proposito, è stata un'idea sua? È stato Vittorio a pensare che fosse bello se io ed Emilia ci fossimo rivisti?»
    Paolo precisò: «Emilia è venuta qui di sua libera iniziativa, nessuno l'ha costretta. Anzi, ha approfittato del fatto che sua madre potesse tenerle il bambino proprio stasera, per uscire. Non deve essere facile per lei organizzarsi per passare una serata fuori, da sola e con un figlio di sette anni.»
    «Vedo che conosci più dettagli su di lei rispetto a quanti ne conosca io» osservò Oscar. «Forse Emilia dovrebbe puntare a te.»
    «Emilia non ha niente che non va, e mi sembra che tu sia ancora single.»
    «Emilia non ha niente che non va, ma mi piacciono altri tipi di donne. Anzi, mettiamo le cose in chiaro, mi piace un'altra donna. Dire che sono ancora single non è del tutto sbagliato, ma spero di non rimanerlo a lungo.»
    «Chi è questa donna?»
    «È una persona con cui ero in vacanza fino a pochi giorni fa.»
    «Pensavo fossi da tua madre.»
    «C'era anche lei. Diciamo che è un'amica di famiglia.»
    «Una riccona, quindi.»
    «No, Aurora e i suoi genitori non sono ricchi come mia madre.»
    «Però, se i suoi genitori frequentavano i tuoi, sarà sicuramente una donna educata e a modo. Insomma, una con cui puoi mescolarti, non certo una come Emilia, giusto?»
    Oscar sospirò.
    «Sai benissimo che penso che le persone di diversa estrazione sociale dovrebbero frequentarsi normalmente, senza stupide barriere. Non significa, però, che siccome Emilia all'improvviso è entrata nella nostra vita qualche mese fa, allora mi devo mettere insieme a lei per combattere una battaglia sociale. Chi è, alla fine? Solo una donna che abbiamo conosciuto per caso a una fiera, sulla quale, a quanto pare, ho fatto colpo proprio io, nonostante Emilia abbia molta più confidenza con te e con Vittorio.»
    «Vittorio è sposato» gli ricordò Paolo, «Mentre io ero fidanzato quando l'abbiamo conosciuta. Non c'è da stupirsi che Emilia abbia messo gli occhi addosso proprio a te che eri disponibile. E poi, vogliamo parlarne? Hai sicuramente più fascino di me: hai un sacco di spasimanti, sei nato in una famiglia piena di soldi e sei perfino uno scrittore. Non c'è da stupirsi che, al confronto, io o Vittorio possiamo apparire insignificanti.»
    «Nessuno è insignificante» ribatté Oscar, «E prima o poi Emilia se ne accorgerà. Sei tu quello che non ha una donna, adesso. Dovresti pensarci.»
    Quel discorso fu interrotto da Vittorio ed Emilia, che arrivarono all'improvviso al tavolo. I due si sedettero e Oscar si ritrovò con Emilia alla propria destra, che lo salutava con entusiasmo.
    «Che piacere rivederti! Tutto bene?»
    «Sì, tutto bene» rispose Oscar, senza riuscire ad assumere un tono altrettanto entusiasta. «Tuo figlio come sta?»
    «Bene.»
    «L'hai lasciato con tua madre?»
    «Sì, è a dormire da lei stasera, quindi non dovrò correre subito a casa. Cosa mi racconti di bello, come sono andate le vacanze?»
    «Bene. Anzi, benissimo, oserei dire.»
    Vittorio intervenne: «Lo vedi, allora, che non ti sei annoiato a morte, come avevi detto che sarebbe successo?»
    «Diciamo che ci sono stati degli imprevisti» disse Oscar, vago. «Voglio dire, dei piacevoli imprevisti.»
    Si ritrovò immediatamente addosso lo sguardo di Emilia.
    «Quel tipo di imprevisti che riguardano l'incontrare per caso una bella donna?»
    «No» replicò Oscar, con fermezza. «Non ho incontrato per caso una bella donna. Questo non significa necessariamente che non ne abbia incontrata una.»
    Emilia parve meno delusa di quanto Oscar si aspettasse.
    «Com'è?»
    «Chi?»
    «La donna che hai incontrato, ma non per caso.»
    «Bella e intrigante.»
    Vittorio azzardò: «Credo che Emilia volesse una descrizione più fisica. Per esempio, com'è, bionda o bruna?»
    «Castana.»
    «Alta, bassa?»
    «Diciamo di media statura.»
    La domanda seguente fu pronunciata da Emilia: «Come si veste?»
    Oscar ridacchiò.
    «È così importante come si veste? Alla fine, quello che conta, è quello che succede quando si toglie i vestiti.»
    Anche Emilia rise.
    «È un modo per dirci che dobbiamo smetterla di intrometterci?»
    «No, le vostre domande sono legittime, solo, mi sento un po' in imbarazzo a rispondere. Voglio dire, non so nemmeno se io e Aurora ci rivedremo, anche se di fatto abbiamo deciso di sì, e voi già volete sapere tutto su di lei, un po' come se me la dovessi sposare.»
    «Non farlo.»
    Quelle parole, pronunciate da Emilia, spiazzarono Oscar.
    «Non fare cosa?»
    «Non sposarti.»
    «Di sicuro non lo farei a breve.»
    «Non sposarti, in generale» chiarì Emilia. «Io l'ho fatto e non è stata una grande decisione.»
    «Non lo sapevo» ammise Oscar. «Avevo capito che il padre di tuo figlio ti avesse abbandonata quando sei rimasta incinta, o poco dopo.»
    «No, siamo stati sposati, anche se non è durata a lungo» rispose Emilia, «E non sono sicura che sia corretto dire che mi ha abbandonata. Entrambi abbiamo capito che separarci era la cosa migliore. Ogni tanto veniva a trovare nostro figlio e mi portava dei soldi. O meglio, ogni tanto veniva a trovare nostro figlio e, solo nella minoranza dei casi, mi portava dei soldi, perché non ne aveva mai.»
    «Poi» azzardò Oscar, «Ha smesso?»
    Emilia abbassò lo sguardo.
    «Diciamo che le cose non stanno più come una volta.»
    Oscar non sapeva come replicare, né gli sembrava elegante fare altre domande. Sperò che Vittorio e Paolo dicessero qualcosa, in modo da rompere il silenzio, ma sembrava che nemmeno loro avessero molto da dire.
    Per fortuna fu la stessa Emilia a riprendere a parlare.
    «Scusami, Vittorio, non voglio dire che tutti i matrimoni falliscano. So che tra te e tua moglie va tutto a gonfie vele. A proposito, perché non l'hai portata? Secondo me le farebbe piacere uscire con noi, ogni tanto.»
    «Le ho proposto di uscire, infatti» ribatté Vittorio, «Ma ha detto di no. Domani mattina inizia a lavorare presto.»
    «Quindi non ha niente da ridire a sapere che esci con me?»
    «Sa che non siamo soli. E poi è convinta che tu sia la ragazza di Oscar, o qualcosa del genere.»
    «E se tra Oscar e la donna castana di media statura le cose dovessero andare bene? Cosa ti inventerai?»
    «Non mi sono inventato niente» mise in chiaro Vittorio, «Mi sono semplicemente limitato a non dire a Marcella che le cose stanno diversamente. Al massimo, se Oscar e la donna castana di media statura dovessero rivedersi, potresti passare per la ragazza di Paolo. Non c'è nessuna che lo prende in considerazione, per il momento, dovrebbe essere una versione dei fatti credibile.»
    Oscar obiettò: «Non vedo perché tu non possa dire a Marcella le cose come stanno. Tu ed Emilia non uscite da soli, né siete amanti, non sta succedendo niente di male stasera.»
    Fu Emilia a replicare: «Un po' lo capisco. Se mio marito, quando eravamo ancora sposati, mi avesse detto che quando usciva con i suoi amici c'era anche una donna che avevano conosciuto in modo strano, forse mi sarei un po' preoccupata. Sarebbe stato diverso se fosse stata una collega di lavoro, oppure un'amica d'infanzia, o quantomeno una che non avesse dato l'impressione di averli avvicinati per rimorchiare.»
    Vittorio ribatté: «Non ci siamo conosciuti in modo strano. Anzi, c'era anche il tuo bambino con te.»
    «E tu» rievocò Emilia, «Mi hai risparmiata da una grandissima figura di merda. Se non ci fossi stato tu, non so come avrei pagato il palloncino per Riccardo. Davvero, non mi capita mai di dimenticare il portafoglio a casa, ma a quanto pare doveva succedere proprio quella volta.»
    «È stato per una giusta causa» intervenne Paolo. «Prima non frequentavi molta gente, mi pare di capire.»
    «Beh, no.»
    «Adesso hai degli amici strampalati come noi. Io e Vittorio, intendo, Oscar è un uomo di classe.»
    «A proposito», Emilia si rivolse a Oscar, «Come vi siete conosciuti?»
    Oscar insinuò: «Ti sembra strano che uno scrittore frequenti dei tipi come Vittorio e Paolo?»
    «Provieni da un ambiente totalmente diverso, il dubbio viene.»
    «Diciamo che ci siamo conosciuti tramite conoscenze comuni.»
    «Quali conoscenze comuni? Uno cone te o uno sconclusionato come loro?»
    «Conoscenze comuni e basta» tagliò corto Oscar. «Cosa importa come ci siamo incontrati, alla fine? E poi, non è ancora ora di ordinare qualcosa da bere?»
    Emilia annuì.
    «Mi sembra una buona idea.»
    Per fortuna non fece altre domande. Di solito non parlava mai del passato, quantomeno con lui. Oscar si chiese se davvero né Vittorio né Paolo le avessero mai parlato di Nico e gli parve improbabile che non avessro mai pronunciato una sola parola su di lui.
    "In realtà" realizzò, "tutto quello che succede ogni volta in cui vedo Emilia è improbabile."
    Non si era mai chiesto chi fosse davvero quella donna, l'aveva semplicemente catalogata come la tizia che si era dimenticata a casa i soldi il giorno in cui a una fiera il suo bambino le chiedeva con insistenza un palloncino. Da quel momento in poi aveva legato con Vittorio e con Paolo, dimostrando interesse nei suoi confronti, ma senza mai farsi avanti in maniera esplicita. Nemmeno quando Oscar l'aveva invitata a casa sua - aveva insistito tanto, con la scusa di volere vedere l'abitazione di uno scrittore, senza rimanere particolarmente delusa nel constatare le piccole dimensioni dell'appartamento - aveva tentato di sedurlo, rendendolo piuttosto sollevato.
    Ordinarono da bere e per parecchio tempo gli argomenti di conversazione furono decisamente più leggeri. Vittorio, Paolo ed Emilia parlarono a lungo, mentre Oscar rimase quasi sempre in silenzio. Sentiva di non avere molto da aggiungere, come del resto spesso non aveva niente da dire nemmeno quando era solo con Vittorio e Paolo. Non li vedeva tanto spesso, ultimamente, ed erano sempre loro a cercarlo. Anche quell'aspetto, in effetti, era strano, dato che in più di un'occasione aveva temuto di non piacere né all'uno né all'altro, così come che lo tacciassero di avere spinto Nico verso decisioni sbagliate. Doveva essere stato un errore di valutazione, del resto ne aveva commessi tanti nella vita, anche se qualcosa in lui gli suggeriva di averci visto giusto, almeno in quel caso. Con il tempo si era convinto che, almeno inizialmente, Vittorio e Paolo fossero prevenuti nei suoi confronti, ma che l'avessero successivamente rivalutato. Doveva essere andata così, non vedeva altre spiegazioni.
    Stava riflettendo a tale proposito, quando Emilia gli chiese, all'improvviso: «Tutto il resto come va, invece?»
    Oscar sussultò, alzando gli occhi verso di lei.
    «Come hai detto?»
    «Ti ho chiesto come va tutto il resto. Hai incontrato quella donna, va bene, ma il... mhm... lavoro?»
    Oscar sorrise.
    «Penso che tu lo possa definire a questo modo.»
    «Ti stai occupando di qualcosa?»
    «Al momento sto mettendo insieme delle idee.»
    «Qualche anticipazione?»
    Oscar le ricordò: «Non hai nemmeno letto il mio primo romanzo.»
    Emilia replicò: «Hai ragione, ma non ho molto tempo, tra il lavoro, mio figlio e il poco tempo libero che mi ritaglio. Mi piacerebbe leggere, di tanto in tanto, ma credo mi faccia meglio uscire.»
    «Mi sembra una decisione legittima» ammise Oscar.
    Emilia azzardò: «La tua donna delle vacanze ha letto il tuo romanzo?»
    «Non lo so» ammise Oscar, «Non gliel'ho chiesto.»
    «È un'intellettuale anche lei?»
    «È un'insegnante.»
    «Cosa insegna?»
    «Matematica.»
    Emilia rise.
    «Allora non sono tanto sicura che mi starebbe simpatica!»
    «Nemmeno a me» convenne Paolo. «Non sono mai andato bene in matematica. In realtà non andavo bene neanche nelle altre materie, ma di tanto in tanto riuscivo a cavarmela senza studiare, cercando di improvvisare.»
    «Aurora insegna matematica» puntualizzò Oscar, rivolgendosi a Emilia, «Ma non parla di matematica con la gente che frequenta. Voglio dire, se tu la incontrassi, non si metterebbe a interrogarti come fa con i suoi studenti. Non avresti nulla di cui preoccuparti.»
    Emilia puntualizzò: «È meglio se la incontri da solo. Non vorrei che si mettesse delle preoccupazioni, che pensasse che hai altre donne a sua insaputa. Al massimo, se proprio dovesse capitare di vederci per caso, puoi farle credere che io sia la moglie di uno dei tuoi amici.»
    Pronunciò le ultime parole con una freddezza disarmante. Oscar si chiese per un attimo che cosa volesse dire, ma ritenne probabile che non intendesse nulla di particolare, che si trattasse di una banale allusione al discorso di prima, a proposito delle convinzioni della moglie di Vittorio.
    Il resto della serata fu tranquillo: nessuna osservazione strana, nessuna domanda imbarazzante. Quando lasciarono il bar, Emilia si offrì di accompagnarlo a casa con la macchina, ma Oscar preferì prendere un taxi, convinto che fosse meglio non darle troppa confidenza. Emilia non fu insistente e se ne andò a bordo della propria automobile.
    Al rientro a casa, Oscar trovò un messaggio nella segreteria telefonica. Lo ascoltò, scoprendo con una certa soddisfazione che glielo aveva lasciato Aurora. Avrebbe voluto incontrarlo, lo informava, e gli chiedeva se volesse uscire insieme a lei quel fine settimana. Era troppo tardi per telefonarle e, per quanto gli pesasse, rimandò al giorno seguente.
    La loro telefonata fu una conversazione molto piacevole. Si diedero appuntamento per il venerdì sera. Per fortuna non ci sarebbe stato molto da aspettare, dato che era già giovedì.
  9. .
    Ottimo lavoro! :woot:
    Si sente il passaggio da una stagione all'altra, si sente il volere essere assorbiti dalle sue sfaccettature, perché ogni stagione fa parte di un disegno più grande.

    Si inizia con un gelo accogliente e si finisce con un tramonto che, in un testo scorrevole, si raggiunge in fretta.
    Un po' come la sua controparte reale, dopotutto, con il tramonto che arriva alle 16,30 o giù di lì.

    Personalmente non amo l'inverno. Però amo il fatto che quando arriva l'inverno - quando arriva dal punto di vista strettamente scientifico - le giornate che fino a quel momento si accorciavano, ritornano finalmente a poco a poco ad allungarsi.
    Per arrivare alla primavera, bisogna passare anche dall'inverno, dopotutto.
  10. .
    Diciamo che Nora non sa nemmeno dove stia di casa la discrezione. :lol:
    Comunque comparirà spesso, in futuro!

    Il mistero di Nico continuerà a farci visita anche nei prossimi capitoli.
    E presto compariranno personaggi che hanno avuto a che fare con lui.

    Grazie mille per la lettura e per il commento! *-*
  11. .
    Mentre Aurora parlava, Nora dava segno di avere già adocchiato da tempo il pacchetto di sigarette che aveva appoggiato sul tavolo tempo prima. Non si stupì vedere l'amica prenderlo in mano e chiederle: «Ti dà fastidio se fumo?»
    Aurora ribatté: «Faresti meglio a smettere.»
    «Non in questo momento» replicò Nora. «Posso?»
    «Solo sul davanzale della finestra» rispose Aurora, con fermezza. «E portati il posacenere, che non voglio sentire lamentele da parte dei vicini.»
    Nora annuì.
    «Grazie, come vuoi.» Andò alla finestra e si accese subito una sigaretta, esortando Aurora a proseguire il loro discorso. «Dunque, ricapitoliamo: il figlio della tua madrina è un tizio estremamente sexy, che incarna tutti gli stereotipi di figaggine...»
    Aurora la interruppe: «Non ho detto nulla di tutto ciò.»
    «L'hai descritto essenzialmente come un divo del cinema, biondo, con i capelli lunghi fino alle spalle e due occhi azzurri che quando ti guardano ti fanno venire voglia di spogliarti.»
    «Non mi sembra di averlo descritto in questi termini.»
    Nora sbuffò.
    «Va bene, non l'hai descritto con queste parole esatte, ma era palese che tu lo pensassi.»
    «Non sapevo che avessi maturato la capacità di leggere nella mente delle persone. Potresti metterla in pratica con i tuoi studenti, per capire se stanno copiando. Li sento, ogni tanto, dicono che con te è troppo facile.»
    «I miei studenti credono che non me ne accorga, ma in realtà mi limito a chiudere un occhio.»
    «Se fossi in te, non me ne vanterei.»
    «Perché no? Mentre voi vi comportate come degli inquisitori, io lascio che si esprimano come meglio credono.»
    «Quindi impedire loro di copiare limiterebbe la capacità di espressione?»
    «Voglio che i miei studenti diventino persone mature. Se facessi tutto il possibile per impedire loro di copiare, il messaggio che passerebbe è che non bisogna copiare perché la prof di francese è una stronza. Io voglio che imparino a non copiare perché devono cavarsela da soli. Devono arrivare a capirlo anche senza di me.» Nora si allontanò dalla finestra, avvicinandosi ad Aurora. «Adesso, però, mi pare che stiamo divagando.»
    «E a me, invece, pare che tu stia fumando nel mio soggiorno» replicò Aurora. «Tornatene sulla finestra.»
    «Va bene, mi arrendo, tu però adesso mi racconti i dettagli.»
    «Mi sembra di averti già raccontato qualche dettaglio.»
    «Sì. Sei arrivata a casa della tua madrina giovedì sera e l'hai visto di sfuggita. Pioveva a dirotto, quella sera. La mattina dopo, hai scoperto che la pioggia l'aveva ispirato e che ti aveva dedicato una poesia in cui ti definiva un'insegnante avvenente. Quest'uomo ha molte doti. Nessuno mi ha mai detto che sono un'insegnante avvenente, figurarsi farlo dedicandomi una poesia.»
    «Non era una poesia» chiarì Aurora. «Erano un po' di versi buttati giù a caso con cui pensava di impressionarmi. E non ce l'ha fatta.»
    Nora rise.
    «A me pare il contrario, ma chi sono io per giudicare.»
    «Voglio dire, Oscar mi ha impressionata per molte ragioni, ma non per quella sorta di poesia» puntualizzò Aurora. «La mattina dopo sono andata a fare una passeggiata sul molo ed ecco che all'improvviso me lo sono ritrovata davanti. Anzi, me lo sono ritrovata dietro. Poi mi sono girata e...»
    «E, fammi indovinare, ce l'avevi davanti? Cosa facile da intuire, dato che prima era dietro di te.»
    Aurora la ignorò.
    «Ci siamo messi a parlare e l'ho criticato per quello che aveva fatto.»
    «Wow, sembra la trama di un film: la protagonista femminile è sconvolta dalla sfacciataggine del bel figo di turno, lo rimprovera per la sua presunta scortesia, ma poi si rende conto che il bel figo di turno non la fa indignare per niente. Al massimo la fa eccitare.»
    «Non la metterei esattamente in questi termini. Anzi, ero ancora indispettita quando questo si è messo a parlare con un pescatore. Però è stato divertente: il pescatore conosce di fama la mia madrina e si è messo a decantare le sue doti, specificando che ha un figlio che ha preso una cattiva strada.»
    «La tua madrina ha altri figli, oppure parlava proprio di Oscar?»
    «Parlava di Oscar.»
    «E il tuo bel figo cos'ha fatto? L'ha buttato in mare?»
    «No, affatto. Ha finto di non essere lui il figlio di Luisa.»
    «Oserei immaginare che, con un simile comportamento, abbia fatto sciogliere il cuore alla nostra protagonista femminile» dedusse Nora. «Se fosse stato un film, sarebbe andata a finire così.»
    «Non era un film, però ammetto che quella scena mi ha fatto ridere abbastanza. È stata dura, anzi, non scoppiare a ridere in faccia a quel povero pescatore sprovveduto. Comunque è bastato per convincermi a non mandare a quel paese Oscar e abbiamo fatto un giro lungo la spiaggia. Abbiamo parlato... e poi, a un certo punto, ci siamo baciati.»
    Nora azzardò: «Ci ha messo poco questo Oscar per far breccia nel tuo cuore. D'altronde ti capisco, avevi pochi giorni a disposizione, hai fatto bene ad approfittarne. Dimmi, piuttosto, te lo sei portata a letto quel giorno stesso?»
    «No, durante il resto della giornata se n'è andato in giro per i fatti suoi» rispose Aurora. «Quella sera, però, mi ha invitata a uscire con lui.»
    «E immagino che, da perfetto uomo bello e dannato, ti abbia fatto fare qualcosa di folle.»
    «Mangiare un gelato al bar è abbastanza folle?»
    «No, mi delude un po'.»
    «Invece è stata una bella serata» le riferì Aurora. «Abbiamo parlato di tante cose, ci siamo conosciuti meglio. Voglio dire, conoscevo già Oscar, ma non eravamo mai stati molto in confidenza. Mi sono trovata bene con lui.»
    «Poi siete tornati a casa» ipotizzò Nora, «E te lo sei portata a letto.»
    «Non ancora.»
    «Come sarebbe a dire?»
    «Sarebbe a dire che siamo tornati a casa e siamo andati a dormire, ciascuno nella propria stanza.»
    «Strano. Pensavo che...»
    Aurora non la lasciò finire.
    «Penso che Oscar volesse liberarsi di me, a quel punto. Abbiamo parlato di un argomento che per lui doveva essere abbastanza scottante.»
    «Wow, la vicenda si infittisce di mistero» rispose Nora. «Uomo bello, dannato e con segreti scottanti, cosa potrà mai andare male?»
    «Abbiamo accennato al suo ex coinquilino» precisò Aurora. «Era un tizio che conosceva fin da quando era bambino.»
    «Un altro tipo bello e dannato come lui?»
    «Non lo so, non mi ha detto molto. Ho solo capito che non ne voleva parlare e che per lui era arrivato il momento di salutarci.»
    «Quindi, se non l'avete fatto venerdì, immagino che la giornata giusta sia stata quella di sabato» osservò Nora, che dava segno di essere interessata soprattutto a quel dettaglio. «Com'è andata?»
    «È andata che non sapevo cosa fare, con Oscar, se fosse il caso di parlargli oppure di rimanermene per i fatti miei» ammise Aurora. «Sono andata in spiaggia con la mia madrina e con sua sorella, quel pomeriggio, sperando che non fosse una giornata così terribile. Naturalmente non è andata molto bene. Si sono messe a intromettersi nella mia vita privata, chiedendomi con insistenza se avessi intenzione di trovarmi un fidanzato, o roba del genere.»
    «Fammi indovinare» azzardò Nora. «A quel punto, per caso, il tuo cavaliere è comparso per caso, accorgendosi che eri in difficoltà, ed è intervenuto in tuo soccorso?»
    Aurora sorrise.
    «Una cosa del genere. Quando l'ho visto comparire, ho capito che avevo una possibilità per levarmi da quella situazione e ne ho approfittato al volo.»
    «Quindi siete andati a casa e siete andati a letto insieme.»
    «No. Possibile che tu sia fissata?»
    «È il dettaglio principale o sbaglio?»
    «Dipende da come vedi le cose. Io e Oscar siamo andati di nuovo a fare un giro sul molo, ma stavolta non si è spacciato per un altro con i pescatori. Anzi, non ha parlato con i pescatori. Abbiamo aspettato che sua madre e sua zia se ne andassero, poi siamo tornati in spiaggia.»
    «Se fosse un film, avreste fatto sesso in mare al tramonto.»
    «Non è un film, ma non ci siamo andati tanto lontani.»
    «Nel senso che non c'era il tramonto?»
    «Nel senso che non ci siamo spinti così tanto in là. Mi ha dato appuntamento per quella sera tardi nella sua stanza, poi ci siamo preparati per andare a una cena con quelli della casa di fronte.»
    Nora spense la sigaretta sul posacenere e tornò ad avvicinarsi.
    «Se fossi stata al posto tuo» disse, sedendosi sul bordo del tavolo, «Avrei praticamente fatto il conto alla rovescia. Deve essere stata dura fare venire sera.»
    «Diciamo che la cena ha riservato delle sorprese, purtroppo non particolarmente positive» replicò Aurora. «La sorella della mia madrina aveva decisamente bevuto troppo e ha parlato un po' a sproposito. L'unico lato positivo è che ho scoperto qualche segreto sulla famiglia di Oscar e che è stato menzionato di nuovo il suo presunto coinquilino.»
    «Presunto?»
    «È stato menzionato un bambino che Oscar frequentava durante la sua infanzia, il figlio di una governante. Mi aveva detto di avere conosciuto quel tizio, quando erano bambini, perché era figlio di una donna che lavorava per la sua famiglia, quindi sono abbastanza convinta che si tratti della stessa persona. Oscar ha fatto finta di ricordarselo a malapena. Quel pomeriggio ers saltato fuori l'argomento e mi era parso di capire che fosse una persona a cui era molto legato e dopo sono successe altre cose che me l'hanno confermato. Comunque sua madre non sapeva della loro amicizia - intendo da adulti. Oscar non gliene ha mai parlato perché è una donna piuttosto classista e voleva evitare che si comportasse in modo invadente e facesse commenti sgradevoli in proposito.»
    «Abbiamo un problema, Aurora, non so se te ne sei accorta. Dovevamo parlare di te e Oscar a letto insieme, invece stiamo parlando di un tipo che non c'entra niente.»
    «Invece stiamo parlando di una persona che ha fatto insindacabilmente parte della vita di Oscar. Dici che sono stata fortunata a incontrare uno come lui, eppure ti interessano solo le faccende più materiali. Lo chiami bello, dannato e pieno di segreti, ma non sembri molto interessata a come sia diventato "dannato e pieni di segreti".»
    Nora ammise: «Hai ragione, mi sono lasciata trascinare dai dettagli che mi sembravano più interessanti, lasciando da parte tutta la parte più romantica. È successo altro, quella sera?»
    «Sì» le riferì Aurora. «Quando mi sono presentata all'appuntamento, stava scrivendo.»
    «Scrivendo cosa?»
    «Stava abbozzando una poesia. Te l'ho detto, è uno scrittore.»
    «Avevi detto che ha pubblicato un romanzo. Voglio dire, mi hai raccontato di quei versi scombinati sul fatto che tu sia un'insegnante avvenente - ha scritto così, vero? - ma non avevo capito che fosse anche un poeta. Quest'uomo ha un sacco di doti. Se è anche bravo a letto, hai fatto centro, cerca di sposartelo.»
    «La poesia parlava del suo coinquilino.»
    «Dedica poesie al suo coinquilino?»
    «Non penso lo facesse una volta, ma da lì ho iniziato a capire che il suo coinquilino è morto.»
    «Quindi ha pure una storia tragica alle spalle? Roba da film, dall'inizio alla fine.»
    Aurora ignorò il commento di Nora e riprese a spiegarle: «Ho cercato di non essere troppo invadente, anche se ero piena di curiosità. Mi sono detta che questa fosse una storia da approfondire, ma non era il momento.»
    «E poi?» la esortò Nora.
    «Poi l'abbiamo fatto.»
    «Finalmente!»
    «Mi è piaciuto.»
    «Anche questa è una bella notizia. Immagino, tuttavia, che siamo arrivate alla fine della storia.»
    «No, affatto. Questo succedeva l'altro ieri e siamo tornati a casa soltanto ieri sera.»
    «Siete?»
    «È una lunga storia.»
    «Sono pronta ad ascoltarla.»
    Nora fece per aprire nuovamente il pacchetto delle sigarette, ma Aurora la bloccò.
    «No, non adesso.»
    «Guarda che sono in grado di ascoltarti e fumare nello stesso momento.»
    «Ti ho detto che faresti bene a smettere, ma per il momento mi posso accontentare che quantomeno non fumi come una ciminiera.»
    Nora sospirò.
    «Va bene, niente sigaretta, però pretendo una notizia positiva. L'avete fatto di nuovo, ieri?»
    «Ho cercato di passare con lui tutto il tempo possibile, ieri» riferì Aurora. «Purtroppo eludere la sorveglianza, se così la posso chiamare, della mia madrina e di sua sorella non era facile, ma quel giorno dovevano andare a pranzo con dei loro conoscenti e io e Oscar abbiamo declinato l'invito. Ne ho approfittato per cercare di scoprire qualcosa di più su Nico, il suo ex coinquilino, ma ovviamente Oscar non era tanto desideroso di parlarne.»
    «A quel punto, immagino, avrai lasciato perdere» rispose Nora. «Voglio dire, eravate soli, le vostre parenti non sarebbero rientrate almeno per qualche ora, potevate approfittarne.»
    «Sì, lo so, avrei dovuto lasciare perdere» ammise Aurora, «Ma quella faccenda mi incuriosiva molto. Insomma, se ti piacesse qualcuno che scrive poesie dedicate a un'altra persona, non ti piacerebbe sapere qualcosa di più su questa persona?»
    «Mi preoccuperei se scrivesse poesie dedicate ad altre donne che frequenta, non a un amico morto.»
    «Ma infatti non ero preoccupata, solo molto curiosa. Ho iniziato a pensare a un modo per convincerlo a parlare.»
    Nora ridacchiò.
    «Ci sei stata a letto sperando che dopo parlasse?»
    «Non è stato necessario, ha iniziato a parlare dopo i preliminari. Non ha detto molto, ma una cosa l'ho scoperta: Nico è morto a luglio dello scorso anno, in un incidente d'auto.»
    «È successo da queste parti?»
    «Penso di sì.»
    «E sai come si chiama di cognome, questo Nico?»
    «Non ne sono del tutto sicura, ma più tardi, con una scusa, ho chiesto alla mia madrina se si ricordasse il cognome di quella governante.»
    «Non ci sto capendo più nulla. Siamo rimaste ai preliminari.»
    «Oh, dopo abbiamo fatto sesso, se è questo che ti interessa sapere» chiarì Aurora. «Poi, però, nel primo pomeriggio Luisa e Loredana sono tornate a casa. A quel punto io e Oscar abbiamo fatto finta che nulla fosse accaduto. Io ne ho approfittato per mettermi a parlare con Luisa e mi sono ricordata di quando la sera precedente si era accennato a quella governante. Mi era parso di capire che si chiamasse Floriana e che fosse una ragazza madre. Quindi ho ipotizzato che Nico portasse il suo stesso cognome e ho chiesto a Luisa se si ricordasse quello di Floriana... con una scusa, ovviamente. Mi sono inventata di avere conosciuto una donna di servizio dai sessanta in su che si chiama Floriana e ho fatto finta di volermi accertare che si trattasse della stessa persona.»
    Nora la guardò con aria di approvazione.
    «Wow, hai una certa inventiva!»
    «Mi ha risposto che il nome di quella donna è Floriana Pizzi» continuò Aurora. «Le ho detto che non era la stessa persona che conoscevo io e mi sono scusata per l'invadenza. La mia madrina non vi ha dato peso. Anzi, sono sicura che non si ricordi nemmeno più della mia domanda.»
    «Poi?»
    «Poi niente. Alla sera sono tornata a casa e, siccome Oscar non ha una macchina e abita non troppo lontano da qui, l'ho accompagnato a casa a sua volta.»
    «Sei stata a casa sua?»
    «No.»
    «Quando vi rivedrete?»
    «Non lo so. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. Probabilmente il prossimo weekend, ma non ne sono sicura.»
    «Mi sembra una buona idea, ma nel frattempo non sarebbe male fare un po' di ricerche a proposito del suo amico morto.»
    Aurora le scoccò un'occhiataccia.
    «Come mai adesso ti interessa così tanto? Prima sembrava ti importasse solo del sesso.»
    «Hai evitato tutti i dettagli più scabrosi, tutto quello che so è che l'avete fatto un paio di volte e che almeno un'altra ci siete andati vicini» replicò Nora. «Sembra che discutere di questo mistero ti interessi di più... e, ti dirò, una piccola idea ce l'avrei.»
    «Ovvero?»
    «Ovvero che, con un po' di fortuna, potrebbe bastare consultare dei giornali locali di luglio dello scorso anno, per venire a sapere se un certo Nico Pizzi o qualcosa del genere è morto in un incidente stradale. La legge del caso vuole che io sappia dove trovare giornali di quel periodo.»
    Aurora spalancò gli occhi.
    «Ah, sì? E dove?»
    «In uno scatolone, nella mia cantina.»
    «Posso chiederti come mai hai dei giornali di quel periodo in uno scatolone in cantina?»
    «Lo ammetto, è una cosa bizzarra, però c'è una spiegazione logica. Non li stavo tenendo da parte perché potessero essere utili a te. In quel periodo mi sono trasferita e dovevo tinteggiare le pareti del mio nuovo appartamento. Mi serviva della carta da mettere a terra per non sporcare i pavimenti e mi sono fatta mettere da parte dai miei genitori i giornali che girano per il loro bar, invece di buttarli ogni sera. Non pensavo me ne tenessero così tanti. Alla fine, quando ho finito i lavori, ho pensato di tenerli, perché potevano venirmi utili in caso di altri lavori. Ce li ho ancora e potrebbero essere utili per un tipo di lavoro molto diverso. Ti possono interessare?»
    Aurora guardò Nora piena di gratitudine.
    «Non avrei saputo da dove iniziare, se non fosse stato per te.»
    Nora prese una sigaretta.
    «Questa me la sono guadagnata, direi» scherzò, accendendola e recandosi in direzione della finestra.
  12. .
    Anche gli attimi possono essere importanti, sono d'accordo.
  13. .
    Scusami per il ritardo nella risposta. Effettivamente Loredana e Luisa sono diverse, almeno nel loro modo di comportarsi in pubblico. Se Loredana si lascia andare a osservazioni che possono anche essere viste come troppo esagerate, diciamo che Luisa quantomeno di facciata non sarebbe così esplicita.
    L'amico di Oscar tornerà a trovarci molto spesso, almeno nei ricordi, mentre la poesia... mi sembrava che, a primo impatto, potesse avere anche quella chiave di lettura e potesse essere azzeccata. Sono contenta che sia piaciuta. *-*
  14. .
    NOTE: nel corso del capitolo ci sarà una poesia che ho pubblicato sul forum qualche tempo fa.
    L'interpretazione da me spiegata a suo tempo è diversa da quella che avrà nella storyline.




    Oscar guardò per l'ennesima volta l'orologio che portava al polso, cercando di non dare l'impressione di essere desideroso di andarsene. Erano appena le dieci e un quarto e tutti i presenti - a parte Aurora che, esattamente come lui, doveva sentirsi spiazzata da tutte quelle chiacchiere - erano impegnati in conversazioni senza né capo né coda. La più scatenata di tutti era zia Loredana, che dopo l'ennesimo bicchiere di vino si stava lasciando andare più del solito. Per qualche strano motivo, sembrava desiderosa di spiegare ai vicini, autori dell'invito a cena, chi fosse esattamente Aurora, il tutto senza descrivere la sua famiglia in termini propriamente gentili.
    «...Così, mia sorella e la madre di Aurora si persero di vista, ma la madre di Aurora, di tanto in tanto, continuava a scriverle e a cercarla.» Zia Loredana spostò lo sguardo su Aurora stessa. «Non offenderti, cara, ma non è che tua madre c'entrasse molto con l'ambiente che frequentavano Luisa e suo marito.»
    Aurora annuì, distrattamente.
    «Lo so.»
    Zia Loredana si spinse ancora più in là.
    «Diciamo che Aurora è una sorta di parente povera che Luisa ci tiene a invitare... senza offesa, Aurora.»
    Aurora non dava segno di ascoltarla con grande partecipazione e, Oscar ne era certo, non era minimamente indignata dal fatto di essere stata definita "parente povera", per una semplice ragione: il giudizio di Loredana, offuscato dall'alcool, era l'ultimo dei suoi interessi. Era molto probabile che a sua volta stesse aspettando che venisse un orario ragionevole per andarsene.
    Oscar non si aspettava che sua madre - decisamente più sobria della zia - intervenisse in quella conversazione, ma venne stupito dal contrario.
    «Ovviamente non abbiamo mai considerato Aurora come una "parente povera".»
    Zia Loredana ridacchiò.
    «Certo, non è davvero una parente.»
    «Non dire idiozie, Loredana! Io e la madre di Aurora eravamo molto amiche, un tempo. Certo, abbiamo iniziato a frequentare ambienti diversi, come hai detto tu, ma la stai dipingendo come una miserabile da evitare. Non l'ho mai considerata così. Sono sempre stata legata a Costanza, anche quando ci siamo allontanate. Ho anche accettato di essere la madrina di Aurora, al suo battesimo, nonostante fossero anni che io e sua madre ci vedevamo a malapena.»
    «Non volevo essere scortese.»
    «Sì, invece, volevi proprio essere scortese.»
    «Allora vorrà dire che chiedo scusa ad Aurora.» Loredana si girò verso l'ospite. «Mi dispiace per quello che ho detto su di te e su tua madre.»
    Aurora rispose, in tono distaccato: «Non c'è problema. So che Luisa ha sempre avuto stima di mia madre.»
    «Di tua madre sì, di altre persone che frequentava un po' meno» ribatté Loredana, «Vero, Luisa?»
    Oscar fissò sua madre, mentre rimaneva in silenzio per quello che gli sembrava fin troppo tempo. Infine, la sentì replicare: «Non so di cosa tu stia parlando.»
    «Ricordo anche un'altra delle tue amiche, mi pare si chiamasse Floriana, quella che poi per un periodo lavorò da te come governante.»
    Oscar sussultò. Quella conversazione stava per prendere una piega che non gli sarebbe piaciuta, ne era certo.
    «Floriana? Sì, ricordo vagamente, ma sbagli, non eravamo grandi amiche. Per un breve periodo abbiamo abitato nello stesso posto. Non...» Oscar si rese conto che sua madre era in difficoltà. Evidentemente Loredana aveva tirato fuori un discorso che avrebbe di gran lunga preferito evitare. «A un certo punto, dopo essermene andata da casa dei miei genitori, da ragazza, ho affittato una stanza a casa di una vecchia signora che avevo conosciuto per caso. Aveva tanto spazio ed era completamente sola. Floriana era una delle altre ragazze. È stato prima di sposarmi. È così che ho conosciuto Floriana e, anni dopo, quando aveva bisogno di un lavoro, mio marito le ha offerto un posto come governante a casa nostra. A me non sembrava una buona idea, volevo chiudere con il passato... e, di fatto, con quel passato ho chiuso. Ti pregherei, quindi, di smetterla di ammorbare tutti con queste sciocchezze.»
    «Floriana aveva un figlio, giusto? Un figlio che non era stato riconosciuto dal padre.»
    «Sì, e non ha detto a nessuno chi fosse il padre.»
    «A volte giocava con Oscar, me lo ricordo.» Zia Loredana si rivolse proprio a lui. «Non so se te lo ricordi tu, era un bambino che, per un certo periodo, passava un sacco di tempo con te.»
    Oscar mentì: «Me lo ricordo vagamente, ma sono passati tanti anni. Ero bambino. Ci sono tante cose che non ricordo, di quando ero bambino, specie quelle che sono stato scoraggiato dal ricordare.» Se la prima parte di quell'affermazione era falsa, la seconda corrispondeva a verità. «La casa di quella signora trasformata in una sorta di pensione penso di ricordarmela.»
    Sua madre si voltò di scatto verso di lui.
    «Oh, no, è impossibile.»
    «Io invece ti dico che è possibile» ribatté Oscar. «È possibile che tu mi ci abbia portato, a un certo punto?»
    «Perché avrei dovuto?»
    «Non saprei. Magari per andare a trovare quell'anziana signora, oppure Floriana, se abitava ancora là, o qualcun'altra delle coinquiline.»
    Vide sua madre annuire, un po' come se le avesse messo in bocca la scusa perfetta, alla quale non aveva pensato in precedenza.
    «Oh, è possibile. Sono tornata più di una volta, dopo essermi sposata con tuo padre, a trovare qualcuna di loro, ma non ricordavo di averti mai portato con me. Non so, forse mi hai sentito parlarne e ti sei costruito dei ricordi. Eri piccolo, dopotutto.»
    «Può essere» replicò Oscar. «Io, però, sono sicuro di esserci stato, e non solo una volta. Ho dei ricordi abbastanza vividi. Comunque capisco, se quello era un periodo poco bello della tua vita, che volessi dimenticare. Anzi, ti dirò, non è possibile che ne sia venuto a conoscenza per caso. Non ti ho mai sentito parlarne, perché non ne parlavi mai. Anzi, non sono sicuro che la zia stasera abbia fatto una bella cosa, tirando fuori l'argomento.»
    «Tua zia stasera ha bevuto un po' troppo, vero, Loredana? Non sa quello che dice, non sa tenere a freno la lingua. Ad ogni modo non ha importanza. A chi interessa della casa della signora Caterina e delle sue pensionanti? Chissà che fine hanno fatto, ormai. le ragazze, intendo, la vecchia ormai sarà morta da anni.»
    Era chiaro che per zia Loredana il discorso non era chiuso.
    «Quella Floriana conosceva la verità?»
    «Quale verità?»
    «La verità.»
    «Non so di cosa tu stia parlando.»
    «Lo sai, Luisa. Quella Floriana sapeva quando ti eri sposata davvero.»
    Oscar decise di intervenire a sostegno della madre, anche se non era certo che la versione dei fatti che gli era stata comunicata molti anni prima dal padre corrispondesse totalmente a verità. Si trattava comunque di una versione ufficiale, seppure riservata al loro nucleo familiare, quindi riteneva potesse essere divulgata senza troppi problemi. Ciò che poteva essere considerato uno scandalo negli anni '50, aveva fortunatamente perso il potere di indignare la morale pubblica a distanza di trentacinque anni.
    «Non c'è niente di segreto, zia. Io stesso l'ho scoperto da papà, che lui e mamma si sono sposati qualche anno dopo che vivevano insieme e dopo la mia nascita.»
    Oscar si ritrovò con gli occhi di sua madre fissi su di lui.
    «Cosa ti ha raccontato?!»
    «Che si era sposato, in giovane età, e che quando vi siete conosciuti era già separato dalla sua prima moglie da anni, che ti amava, ma che non poteva sposarti, almeno finché quella donna era in vita. Era la figlia del suo socio in affari.» Oscar vide che Aurora appariva improvvisamente interessata. «Immagino che non sia esattamente questa la versione che racconti tu, ma non c'è niente di male, ti pare? Io sono nato prima che voi vi sposaste e se la sua prima moglie non fosse morta non avrebbe potuto sposarti, tutto qui.»
    Gli parve di scorgere almeno un po' di sollievo sul volto di sua madre. Forse c'erano altri dettagli della storia che non conosceva, ma la situazione era stata salvata. I vicini si misero in gran fretta a parlare d'altro e ben presto quella parte di conversazione venne dimenticata, almeno in apparenza.
    Oscar attese ancora un po'. Erano le dieci e quaranta, quando annunciò che sarebbe andato a farsi una doccia e poi a dormire. Aurora avrebbe dovuto, a quel punto, rimanere seduta a tavola ancora un po', per non destare sospetti.
    Rientrò in casa e si diresse verso il bagno. Mentre l'acqua gli scrosciava addosso, andò a cercare nei cassetti della propria memoria tutti gli accenni che aveva sentito, anche prima della "confessione" di suo padre, a proposito della cosiddetta oscura vicenda che riguardava il suo concepimento e la sua nascita.
    Era abbastanza certo che la parte relativa al primo matrimonio di suo padre corrispondesse a verità e che fosse davvero stato sposato con la figlia del suo socio in affari.
    "Ovviamente, se fosse venuto fuori il discorso in qualche circostanza, mamma avrebbe negato, dato che hanno sempre fatto credere, a chiunque non potesse sapere il contrario, di essersi sposati un anno prima che io nascessi."
    Tutto il resto, la separazione e il fatto che, al momento della sua nascita, i suoi genitori vivessero già insieme, non poteva provarlo in alcun modo. Quello che era certo era che, dopo la morte della prima moglie, suo padre si era risposato con sua madre. Il suo socio in affari, a quel punto, era già morto a sua volta e non vi era più nessuno a cui dovesse rendere conto delle proprie azioni.
    "Ma la madre di Nico cosa c'entra in tutto ciò?"
    Sua zia Loredana aveva menzionato Floriana e il fatto che potesse conoscere verità scomode. Non era forse una verità di cui anche altre persone erano al corrente? Era plausibile che una vecchia coinquilina di sua madre sapesse che aveva iniziato una relazione con un uomo che viveva separato dalla moglie, ma si trattava di un segreto condiviso.
    "Non è possibile che sia andata così, se davvero mamma voleva liberarsi di lei deve esserci sotto qualcos'altro. Però, più probabilmente, sono solo vaneggiamenti alcolici della zia."
    Oscar smise di riflettere e si limitò a pensare che, di lì a poco più di un'ora, avrebbe potuto dimenticare tutto, così come un giorno più tardi avrebbe potuto andarsene e lasciarsi alle spalle quella parentesi trascorsa nella casa al mare.
    Quando uscì dal bagno, si rese conto di avere ancora molto tempo a disposizione. Si infilò il pigiama più elegante che avesse portato con sé, anche se era un po' troppo pesante per quella stagione, e si sedette sul letto, chiedendosi se Aurora si sarebbe davvero presentata o se ci avesse ripensato. Se così fosse stato, la colpa poteva essere attribuita a quella svitata di sua zia, che l'aveva definita senza mezzi termini "parente povera". Possibile che non avesse nemmeno un minimo di contegno? Si poteva dare la colpa all'alcool che le aveva sciolto la lingua, ma chi avrebbe avuto l'indecenza di definire un'ospite con quelle parole, se non l'avesse pensato anche da sobria?
    Oscar rimase seduto sul letto per parecchi minuti, ma l'attesa era straziante. Si spostò alla scrivania e si mise a sfogliare il suo blocco di appunti. Sentiva la mancanza della sua macchina da scrivere, ma ne avrebbe potuto fare a meno, per quella sera. Prese una penna e si mise a scarabocchiare distrattamente il bordo di una pagina sulla quale aveva a suo tempo steso una scaletta di un progetto sul quale intendeva lavorare. Poi si mise alla ricerca di una bianca e le parole gli vennero fuori di getto.
    Più tardi, non si accorse dell'arrivo di Aurora fintanto che la porta non si scostò e non la sentì chiedere: «Posso entrare?»
    Trattenne a stento un sussulto e rispose: «Sì, vieni pure.» Non fece in tempo ad allontanarsi dalla scrivania, né gli venne in mente di chiudere il blocco, anche perché c'era una faccenda più urgente da risolvere. Aurora indossava un paio di sabot con il tacco alto, che rimbombavano a ogni passo. «Togliti le scarpe, le due svitate potrebbero sentirti.»
    Aurora se le sfilò, richiudendo la porta alle proprie spalle.
    «Scusa, non ci avevo pensato.»
    Oscar non poteva fare a meno di fissarla. Portava un indumento difficile da definire, troppo sexy per essere una camicia da notte, ma allo stesso tempo inadeguato per essere considerato una sottoveste. Le stava benissimo, come del resto qualunque cosa sarebbe stata bene addosso a lei.
    «Wow, sei uno schianto.»
    Aurora sorrise.
    «Grazie.»
    Gli si avvicinò e Oscar ci tenne a puntualizzare: «Mi dissocio da tutto quello che ha detto mia zia... e magari anche da quello che ha detto mia madre, ma non penso che almeno lei ti abbia insultata.»
    Aurora alzò le spalle, con indifferenza.
    «Ho sempre saputo cosa pensa Loredana di me. Tua madre è sempre stata molto più gentile. Voglio dire, probabilmente pensa davvero a me come una sorta di "parente povera", ma per lei non ha una connotazione negativa.» Non doveva essere molto interessata a quell'argomento, dato che il suo sguardo andava a posarsi sul blocco ancora aperto. «Ho interrotto qualcosa?»
    «No.»
    «Stavi scrivendo?»
    «Stavo abbozzando una cosa, ma avevo già finito, per il momento.»
    «Posso leggere?»
    Oscar sospirò.
    «Non penso di poterti dire di no.»
    «Una poesia di Olivia Passante?» azzardò Aurora, prendendo in mano il blocco.
    «Una poesia di Oscar Molinari, per il momento, e destinata a non essere letta da nessuno, se non da te.»

    So che ti affascino
    Da quando ti ho detto
    Che vivere è uno stato d'animo,
    Rischi di impazzire,
    Di non volere vedere,
    Sai che finché mi ammiri
    Allora vivi, anche se non respiri.

    Poi bruci,
    Tutto è distrutto,
    Il tuo sguardo è vuoto
    Quanto ti vesti a lutto,
    Poi te ne vai,
    Mi dici: dimenticami,
    Non tornerò mai.

    Avevamo in mano le carte,
    Tra la gloria e il potere,
    Gli applausi costruiti ad arte,
    Dolceamara malinconia di vita,
    Non so più chi ha deciso
    Di truccare la partita,
    Ci credevamo determinati e accorti,
    Ma abbiamo perso tutto
    E mi hai detto: presto saremo morti.

    Non ti trattengo,
    Ma ci penso per ore,
    Non so cosa provo, se odio o amore,
    Sfuggi al mio sguardo,
    Vorrei inseguirti,
    Ormai sono in ritardo:
    Chiudi gli occhi,
    Scivoli via,
    Mi trascini nella tua follia.

    Mi dici: per me non sei più niente,
    Ma non dimenticherai,
    Tormenterò la tua mente,
    Cercherai di scappare,
    Mentre piove a dirotto
    Sentirai la mia voce
    Come un nastro rotto,
    Proverai a fuggire in volo,
    Ma nessuno di noi sarà mai solo.

    A volte ti immagino
    E ancora mi dico
    Che vivere è uno stato d'animo,
    Magari avrò torto,
    Ma non penso che respirare
    Significhi sempre non essere morto.

    In questo finale amaro
    Ancora non vedo chiaro,
    Sento la tua voce,
    Non so più se il tempo
    Scorre lento o veloce,
    Vorrei tornare a quando eravamo felici,
    Non voglio più fuggire,
    Ti ascolto mentre dici:
    Adesso stai per morire.

    Ti ho qui davanti,
    Non te ne sei mai andato,
    Ci fissiamo come gemelli
    Con il cuore spezzato,
    Sospesi tra la gloria e il potere,
    Tu con le ali bianche,
    Io con le ali nere.

    Tu inseguivi i sogni
    Che io sempre distruggo,
    Mi dici: sono qui,
    Stavolta non ti sfuggo,
    Nonostante tutto
    Ti voglio ancora bene
    E ancora non ci credo
    Che adesso siamo insieme.


    Aurora parve immersa nel testo, ma Oscar era sicuro che ben presto si sarebbe concentrata su altro.
    «La trovo molto profonda» commentò Aurora, dopo avere terminato la lettura, dimostrandogli che si sbagliava. «Davvero, mi ha colpito, nel profondo dell'anima. Parli di anime gemelle, ma dopo un amore finito?»
    «Non lo so nemmeno io di cosa parlo» mentì Oscar. «Pensavo a due lati della stessa persona, che convivono in un solo corpo. Quello più innocente tende a soccombere, ma senza spegnersi totalmente e senza arrendersi al lato più oscuro, che cerca di riemergere e di annientare la parte che ha cercato di cancellarlo. Non so se mi spiego, tu sei una prof di matematica, magari sei più razionale di me e tutto quello che viene da chiederti è se sono ubriaco.»
    «Oh, no, per niente» replicò Aurora, appoggiando il blocco sulla scrivania. «Anzi, mi piace questo lato romantico di te. Però c'è dell'altro, vero? Questa spiegazione sui due lati della stessa personalità è bella, ma non mi convince. Ci leggo qualcosa di più personale.»
    «Forse» ribatté Oscar, «Faresti meglio a leggere altre cose. Non so, equazioni e disequazioni.»
    «Ci leggo una dedica a una persona cara che non c'è più, e forse quello che penseresti se potessi rivederla» insisté Aurora. «È quel tuo coinquilino figlio della governante, vero?»
    «Non ti ho invitata qui per parlare di Nico. Anzi, proprio non mi va di parlare di Nico.»
    «Cos'è successo?»
    «Non ti arrendi mai, vero, prof?»
    «Non finché non ho risposte. Eravate amanti?»
    «Amanti? Io e Nico? No, era come un fratello per me. E poi a me piacciono le belle donne, non gli uomini dall'aspetto nella media.»
    «Però eri molto legato a lui.»
    «Ti ho detto che lo consideravo come un fratello.»
    «È morto, vero?»
    Oscar sbuffò.
    «Sì, è morto. Sei contenta, adesso che lo sai?»
    «No, anzi, mi dispiace molto» rispose Aurora, con tono sincero. «Mi dispiace per lui, ma anche per te.»
    «Non devi dispiacerti per me» obiettò Oscar. «Io ho solo fatto dei casini e, se Nico non c'è più, in parte è anche colpa mia. Ha fatto delle scelte sbagliate, verso cui io stesso l'ho spinto. Però non ti ho chiamata qui per parlarti dei miei deliri interiori.» Chiuse il blocco. «Questa è solo una bozza, ci lavorerò su in un altro momento. Adesso ho qualcosa di più importante di cui occuparmi, sempre ammesso che tu non preferisca trascorrere la notte a discutere di amicizie terminate tragicamente e di poesia.»
    Si alzò in piedi, allungò una mano e fece per abbassarle una spallina dell'indumento non definibile che portava.
    «No, aspetta» lo pregò Aurora, «Non con tutta questa luce. Tua madre e tua zia potrebbero vederla dal cortile. Non devono pensare che tu sia venuto nella tua stanza a dormire?»
    «Va bene, spegniamo la luce, ma almeno l'abat-jour me la concedi?»
    Aurora andò a spegnere l'interruttore.
    «Sì, certo.» Mentre Oscar andava ad accenderla, si diresse verso il letto. «Io sono pronta. Tu?»
  15. .
    CITAZIONE
    mi hanno colpito anche le figure della zia e della madre di Oscar, in cui hai accomulato le mediocrità e i condizionamenti della nostra società. Le ho sentite odiose fin da qui!

    Chissà che non riservino sorprese in futuro. :f:
    Perché questa non sarà *solo* una storia d'amore. ;)

    Grazie per la lettura e per il commento. A breve pubblicherò il prossimo capitolo.
18174 replies since 15/1/2010
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