Scrittori della Notte: liberi di scrivere

Posts written by michelplatini

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    Innanzitutto grazie a te Gabriel e tutto il forum per avermi invitato. E’ molto gentile da parte vostra. Grazie.
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    Volevo segnalare che da oggi è disponibile su Amazon Kindle Store il mio romanzo su Beethoven. Il prezzo è abbastanza basso (€ 1.51), considerando che ci sono anche 15 illustrazioni originali.

    Spero diate un'occhiata.

    http://antonioscotto.wordpress.com/claudio-baglioni/

    A questa pagina del mio blog ci sono i due link per Amazon: oltre a quello italiano, c'è anche quello americano che consente una corposa preview tel testo.
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    CITAZIONE (black§swan @ 14/11/2011, 15:12) 
    Ma che bel topic!! L'ho visto solo ora...
    Questo è in assoluto il mio quadro preferito: Hayez - Il bacio. L'ho visto a Brera! :woot:

    Anche questo non mi dispiace: Delacroix - La Libertà che guida il popolo

    Swan

    Anch'io amo moltissimo questi due quadri.

    In particolare il secondo: mi hanno sempre affascinato i dipinti zeppi di particolare. Tipo questo di Gericault:

    gericault_raft_medusa
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    Complimenti. Davvero molto bello.

    Mi piace come strutturi i periodi: denotano una buona conoscenza della sintassi, oltre che della lingua italiana.

    Quella della barella fiammante la trovo geniale! Ma in generale tutte le descrizioni sono molto vivide - specie quella del soffitto a cui intrecci il pensiero-divagazione di metterci il cartongesso.

    In genere non mi piace leggere parolacce, ma tu le hai usate nel modo e nel posto opportuno, senza eccedere per "sciorinare" il tuo coraggio, ma avvalendotene perché la frase lo richiedeva.

    Ho solo due appunti.

    1) era inevitabile non sbatterci...

    Credo che quel NON sia di troppo

    2) Non sono completamente d'accordo con la punteggiatura. In talune frasi avrei visto meglio il punto o il punto e virgola invece della virgola.

    Ma sono piccolezze che nulla tolgono al buon lavoro che hai fatto.


  5. .
    L'ho trovato interessante. Ovviamente è troppo poco per poterlo asserire con convinzione, ma l'interesse l'ha stuzzicato.

    Quanto alla forma, scrivi in maniera vivida, sei attento ai particolari e mantieni bene la tensione, dicendo il giusto (né poco né troppo).

    Unica pecca, a mio avviso, è la ripetizione di alcuni termini. RACCAPRICCIANTE è un termine che rimane impresso: se lo ripeti più di una volta gli togli molto del suo potere.
    Poi continui a ripetere URLA e derivati. Hai anche GRIDO, STRILLO, STREPITO per variare un pochino :)
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    Non ho cambiato nick. Abbiamo avuto uno scambio di idee all'insegna della cordialità diversi mesi fa: ci siamo scambiati 6 mp abbastanza corposi, sebbene non sia stato esattamente un idillio.

    Essendo tu un amministratore, evidentemente è per me più facile ricordarmi di te. E' comprensibile che, avendo a che fare con tanti utenti, tu non ti ricordi di me.

    Ti chiedo scusa per aver male interpretato il tuo passo indietro circa il mio brano: sicuramente ho frainteso a causa del precedente che non ricordi.

    Comunque ho salvato quella nostra conversazione privata: salvo sempre le cose importanti da cui posso imparare. Se vuoi e mi indichi dove mettere o mandare quel tuo messaggio di giugno, lo faccio volentieri.
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    CITAZIONE (Axum @ 22/1/2012, 05:46) 
    CITAZIONE (michelplatini @ 21/1/2012, 12:55) 
    [...] Io faccio questo lavoro per diversi utenti e comprendo benissimo il discorso di editor-segnala onde aiutare lo scrttore a migliorare il testo. Come anche capisco che la precisazione scaturisca da un'incomprensione passata.

    Se l'avessi saputo, avrei donato il tempo a chi ne ha davvero bisogno. Ed quello che farò ora. Secondo frammento annullato. :)
    Incomprensioni? Vuoi dire che tu ed io ci siamo già incontrati?
    In questo forum?

    AxumVerosimilmenteSbalestrato :woot:

    Mi sono espresso male, perché con LAVORO non intendevo certo che mi faccio pagare, come tutti gli utenti che ho assistito qui in forum ti potranno confermare.

    Poi lo fai sembrare come una punizione per qualcosa che ho fatto. Io non ho fatto niente di male né tantomeno ho tramato per imbrogliarti. Per carità, il tempo e tuo e lo gestisci come ti pare. Ma non farmi passare per un novello Machiavelli perché io mi sono attenuto alle regole:

    - ho postato il video, chiedendo lumi circa la legittimità.
    - mi hai detto che andava bene, ma di inserire anche il brano in veste canonica per entrare nello spirito del forum.
    - ho seguito le tue istruzioni e così ho fatto.
    - e ora tu mi dici "Se l'avessi saputo, avrei donato il tempo a chi ne ha davvero bisogno"

    Spero che questa frase e la successiva siano stata dettate dall'impressione negativa che il mio uso della parola LAVORO di ha dato. Altrimenti pazienza, io non ho fatto niente di male.

  8. .
    Innanzitutto grazie davvero Axum per tutto il tempo che mi hai dedicato. Io faccio questo lavoro per diversi utenti e comprendo benissimo il discorso di editor-segnala onde aiutare lo scrttore a migliorare il testo. Come anche capisco che la precisazione scaturisca da un'incomprensione passata.

    Quindi ti ringrazio e se ti piacerà e avrai tempo per continuare, ne sarei onorato.

    Spero altresì che non leggerai nella mia risposta un'arroganza che non c'è: ho lavorato 11 anni su questo romanzo, per cui l'evoluzione è stata continua. Un'evoluzione che mi ha portato a fare le scelte di stile ben ponderate e che ora vado a spiegare in rispetto dell'attenzione che mi hai dedicato, non certo perché non voglio ammettere l'errore.

    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    con la macchinalità del doganiere che pretendeva dal bidello Mario (il Troisi intrappolato nel passato) 1 un fiorino per ogni sconfinamento.

    Leggendo i libri, mi sono fatto una mia idea sulle citazioni. Se so di che si parla, mi basta un accenno per capire cosa lo scrittore intende. Se non lo so, più dettagli lo stesso non mi aiutano a capire, però hanno l'effetto di "riempire" lo spazio bianco da lasciare doverosamente al lettore-che-sa per coinvolgerlo.

    Tu stesso ti sei soffermato su questo punto: ciò vuol dire che ti ho coinvolto. Ho stimolato l'innata tendenza umana di fronte a due puntini: tracciare un segmento che li unisca. Se avessi precisato, tu avresti letto e basta. Saresti stato un semplice spettatore. Così, invece, hai partecipato attivamente: qui sul forum hai potuto scriverlo, ma leggendo il libro l'avresti fatto lo stesso mentalmente.

    Chi non comprende il riferimento perché magari non ha visto il film... pazienza. Non è fondamentale capire questa situazione. Ma chi sa, lo voglio coinvolgere.

    Quanto al numero, hai ragione. Però ho scelto così perché mi sembra un modo più efficace di evocare il tono del doganiere (non ho voluto usare corsivo o grassetto).

    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    Era una giovane donna dai capelli corti e biondi, mingherlina, nei cui occhi turchesi brillava quel guizzo di vitalità che da sempre mi affascina.

    Capisco che intendi. Tante precisazioni ho scelto di evitarle perché preferisco una maggiore fluidità della lettura all'esattezza del concetto - ovviamente se si tratta di piccolezze come questa.
    Però hai ragione su una cosa: cambierò quel SEMPRE in TANTO, per lasciare un margine al lettore che non si sente affascinato dal suddetto guizzo.

    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    “Come va, tutt’a posto?” esordii.

    Qua ho toppato alla grande. Grazie :)
    Ci faccio sempre attenzione alla "trappola" di questo verbo. Dev'essere successo che, sostituendo il verbo per evitare la ripetizione ravvicinata con un altro DISSE & CO, mi sarà sfuggito che l'esordio era l'altro.


    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    “Piuttosto, mia angelica creatura dagli occhi azzurri e i biglietti omaggio,: chi c’è stasera?”
    “Un quartetto di Bari, tra i più rinomati qui al Sud.” rispose con tono professionale, dando una contatina all’incasso.

    I due punti.
    Nelle prime versioni ne ho usati un casino. Quando me ne sono accorto mi è venuta la nausea per questo tipo "cadenzato" di narrazione. Quindi ho scelto di ridurli al minimo.
    So che quello che dici tu è corretto, ma considera che il frammento che hai commentato è 1 pagina ( ;) ) delle novecento del romanzo (parlando di un format A5). Per cui diciamo che la mia scelta è lungimirante.

    Eccolo qua!
    Ricordi che ti chiesi della punteggiatura prima di chiudere le virgolette, che fra l'altro diede adito alla nostra incomprensione? Alla fine ho risolto non mettendo niente in questo caso dove, dopo una battuta che non sia né domanda né esclamazione, continuo con una didascalia.
    Ho consultato tutti i libri che ho in casa e ho notato che la maggior parte fanno così.

    Ricordo la tua spiegazione in proposito e so che la tua soluzione è quella "logicamente" corretta, ma la minuscola dopo il punto fermo non riesco ad assimilarla (invece dopo ? e ! "mi suona" normale, sebbene tecnicamente non c'è differenza col punto fermo. Credo sia un fatto di "abitudine visiva").

    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    “Ce l’hai un foglio del programma?”

    Ammetto che non avevo pensato a questa eventualità :LOL:
    Però dai, subito dopo si capisce ;)


    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    “A proposito, nell’ascensore c’ho un sacco di mille lire. Ti servono?”
    “No, non ti preoccupare. Ormai sta per cominciare, e se vendo altri cinque biglietti è pure assai.”

    Sono convinto che i dialoghi, per essere credibili, debbano rispecchiare il modo di parlare delle persone. Anche a discapito della grammatica e ammiccando ai pleonasmi. L'importante che questo non accada nella parte narrata.
    Sì, sono campani tutti e due (è specificato all'inizio del romanzo, in una parte che tu ovviamente non hai potuto leggere).

    CITAZIONE (Axum @ 21/1/2012, 08:33) 
    Dopo aver dato una scorsa al programma, guardai l’orologio: come è solito avvenire negli spettacoli, si c'era iun ritardo.
    Il lieto parlottio degli spettatori già accomodatisi

    Hai ragione, quell'AVVENIRE è di troppo.Grazie :)

    Sei sicuro che ACCOMODATI vada bene? A me suona impersonale, ma in questo tipo di giudizi mi fido di te al 100%. Per cui, se mi dici che è così, lo cambio. Sto per andare in stampa e sono ancora in tempo per qualche cambiamento.

    Ho lasciato per ultima la punteggiatura.
    Grammaticalmente è corretto come dici tu. Però, nei periodi lunghi, ho scelto di eliminare le virgole dove ritengo possibile. Il fatto è che all'esattezza grammaticale corrisponde la lettura a singhiozzo, e nei periodi lunghi infastidisce molto più della mancanza di virgole - almeno secondo me.

    Grazie ancora per il tuo tempo :)
    Spero continuerai, se non altro per sapere come ti pronuncerai sul valore del brano.
  9. .
    Innanzitutto mi scuso per aver postato in differenti topic e aver fatto confusione.

    In merito alla questione, non è che volevo fare "vetrina". Mi sembrava un modo originale - o inconsueto, fai tu - per proporre il mio lavoro.

    Però capisco quello che intendi e provvedo subito ad allinearmi a quello che è lo spirito del forum.

    Brano.

    Nei pressi della chiesa di San Francesco, notai sul sagrato una fila di persone che si dirigeva verso il tavolino dal quale la mia amica Angela espletava le sue mansioni di bigliettaia con la macchinalità del doganiere che pretendeva da Troisi 1 fiorino per ogni sconfinamento.
    “Eh!” feci dopo averla affiancata di soppiatto.
    Le prese un colpo. Poi mi sorrise.
    Era una giovane donna dai capelli corti e biondi, mingherlina, nei cui occhi turchesi brillava quel guizzo di vitalità che sempre affascina. L’avevo conosciuta l’estate precedente, in quel medesimo posto, allorché acquistando il biglietto per assistere al concerto di una famosa orchestra romana che si sarebbe esibita nel chiostro della chiesa, avevamo avuto modo di parlarci. Fino a quel giorno c’eravamo scambiati soltanto qualche occhiata di curiosità ogni volta che le passavo davanti durante le sue ore di prevendita, essendo io l’addetto all’ascensore per il ‘Leonelli’s beach’ situato all’interno del giardino pubblico attiguo alla chiesa. Da lì era nata un’amicizia fondata sulla mutua collaborazione – io la rifornivo di monete e banconote di piccolo taglio per dare il resto, e lei mi lasciava entrare senza biglietto quando il programma ben si sposava coi miei gusti.
    “Come va, tutt’a posto?” esordii.
    “Credimi, non li reggo più. C’è sempre chi ha da chiedere o da ridire” aggiunse riferendosi agli spettatori.
    “Abbassa la voce!” bisbigliai, paventando che la sentissero.
    “No, questi sono tutti paganti… Turisti stranieri” specificò, poiché non avevo colto la finezza.
    “Sai che devi fare? Appena inizia lo spettacolo, spranga le porte e appicca il fuoco.”
    “Eh, se penso che devo stare qui altre tre ore, è meglio prenderla a ridere.”
    “Mettici un pupazzo con un registratore, tanto ti tocca dire ogni volta le stesse cose.”
    La coda si era esaurita.
    “Quasi quasi ci faccio un pensierino.”
    “Piuttosto, mia angelica creatura dagli occhi azzurri e i biglietti omaggio, chi c’è stasera?”
    “Un quartetto di Bari tra i più rinomati qui al Sud” rispose con tono professionale, dando una contatina all’incasso.
    “Ce l’hai un programma?”
    Me lo indicò sul tavolino e potei leggere:

    Ludwig van Beethoven – Quartetto n.10 in Mib magg. op. 74 ‘Delle arpe’
    Franz Schubert – Quartetto n. 14 in Re min. ‘La morte e la fanciulla’
    Johannes Brahms – Trascrizione per quartetto d’archi di 5 danze ungheresi.

    “Alla faccia! Veramente mi fai entrare?”
    “Mica scherzo.”
    “Uà, grazie.”
    “È il minimo per il mio cambiavalute ufficiale.”
    “A proposito, nell’ascensore c’ho un sacco di mille lire. Ti servono?”
    “No, non ti preoccupare. Ormai sta per cominciare, e se vendo altri cinque biglietti è pure assai.”
    “Beh, allora io vado. Ci vediamo dopo.”
    “Buon divertimento.”
    Oltrepassata indenne la ‘dogana’ delle maschere, mi diressi verso l’estremità esterna della fila anteriore, in modo da gustarmi la musica da vicino senza il patema di oscurare la visuale a chi mi stava dietro.
    Il lieto parlottio degli spettatori già accomodatisi – per la maggior parte eleganti persone di mezza e terza età – si temperava alla frescura illuminata dai riflettori, rendendo quella serata più gradevole di quanto già non fosse. Per fortuna, il ‘mio’ posto era ancora libero.
    Dopo aver dato una scorsa al programma guardai l’orologio: come è solito avvenire negli spettacoli, si era in ritardo.
    Nemmeno tre minuti e già cominciai a soffrire quella scomoda sedia di plastica cui la mia mole mal si adattava.
    Mentre mi contorcevo nella ricerca di una posizione, mi capitò di alzare lo sguardo e di notare una grossa nube di ovatta grigia che si stagliava su un cielo non ancora scuro; subito mi si proiettò nella mente lo strambo pomeriggio di riflessioni, realtà, incertezze e sogno, e ritornai sereno, in quel serafico candore che solo la contemplazione della natura sa ispirare.
    Perduto tra le stelle di quel meraviglioso firmamento venerato per millenni da infiniti occhi supplicanti carità celesti, meditavo sul Tempo.
    Per dare al Tempo consistenza o per illudersi di poterlo in qualche maniera ingabbiare, l’Uomo ha iniziato a conteggiarlo finché gli è diventato indispensabile contrassegnarlo con l’etichetta dei periodi storici. Cosa accadrebbe però se, addormentatici nel caro lettuccio, ci risvegliassimo su un’isola disabitata che la Natura ha conservata intatta? Saremmo in grado di desumere una data almeno approssimativa? Potrebbe essere il 1995 o il 2595. E perché no il 374 a. C.? E mentre ci scervelliamo per capirci qualcosa, ecco che si fa largo fra la vegetazione un imponente brontosauro che non ci nota nemmeno. D’incanto comprenderemmo quanto poco la consuetudine di nomare i mesi ed enumerare gli anni abbia a che spartire con l’essenza del Tempo, e quanto siamo simili a quei megalomani che dopo un’effimera immersione s’illudono di aver appreso i segreti dell’oceano. Ma per l’Uomo è basilare avere cognizione di tutto, così Erodoto e via via gli altri hanno registrato gli avvenimenti della propria epoca. Fu Guerra e Pace a instillarmi il sospetto che i fatti potrebbero non essersi svolti come i testi di Storia affermano. Da pigro studente qual ero, mi limitavo a imparare la lezioncina con l’unico scopo di rimediare una sufficienza, considerando inconsciamente il libro più un copione recitato da burattini che la narrazione della vita di popoli vissuti su questa stessa terra. Leggendo Tolstoj me ne resi conto e ogni personaggio si trasformò d’un tratto in uomo, sensibile alla gioia e al dolore come all’ambizione e all’ingiustizia, e mi sconvolse pensare a Napoleone non come l’eroe che avevo sempre ammirato, ma come un sanguinario invasore, notando di conseguenza quanto la Storia vari a seconda della nazione in cui viene insegnata. Inoltre, l’esistenza di più versioni del medesimo fatto stride inconciliabilmente col concetto di verità, e poiché neppure nel nostro avanzatissimo secolo è possibile – tranne forse che per i partecipanti – farsi un’idea di come si sia realmente svolto un fatto, dall’origine all’epilogo, passando per gli episodi del mezzo, mi veniva da sorridere della solennità con cui ci viene proposta la Storia. Esiste un solo testimone credibile, e non è Dio, avendo anch’Egli il Suo bel daffare nel dimostrare la Propria Paternità ai Musulmani, nel difendersi dall’escalation di Buddha e nel persuadere coloro che si ostinano a negare la Sua esistenza. Il testimone assoluto è quel Cielo ubiquo, disinteressato alle umane vicende, cui nulla è mai sfuggito. Quante cose cambierebbero se potesse parlare! Ma la realtà è che seppure vi riuscisse, noi troveremmo ragione e modo di imbavagliarlo.
    Un incipiente crepitio mi distolse dal mio raccoglimento: erano gli applausi liberatori che accoglievano i musicisti. Si apriva con Beethoven, e dalla nota sul programma appresi che quel quartetto era denominato Delle arpe per gli ostinati pizzicati del primo movimento. Conoscevo quell’opera e ne apprezzavo tantissimo il terzo tempo tumultuoso. Non vedevo l’ora di ascoltarlo. Riposi il programma nella tasca dei jeans, l’immancabile ritardatario prese posto, le luci si abbassarono e la musica ebbe inizio.
    Man mano che il pezzo fluiva dagli strumenti alla mia anima, venivo sopraffatto sempre di più da quel primo movimento che m’irretiva con le sue melodie flautate, smorzando l’attesa per il terzo. Dopo l’esposizione e lo sviluppo dei due temi, si arrivò alla ripresa (ossia l’ultima delle tre parti in cui è suddiviso il primo movimento di un quartetto). Non me ne capacitavo eppure, nonostante mi fosse passata per le orecchie decine di volte, mai avevo colto la grandiosità della coda finale.
    La magia stava tutta nella simultaneità dei suoni. Il primo violino era partito con delle note rapidissime e simmetriche, senza una sola pausa che le intervallasse; nel frattempo la viola intonava una frase malinconica, di una dolcezza disarmante, che prima di ripetersi su un altro accordo lasciava l’ultima nota protrarsi per un’intera battuta; nel frattempo il secondo violino riproduceva l’identica frase della viola proprio sulla battuta in cui la viola si soffermava sulla nota prolungata, e quando il secondo violino giungeva anch’esso su quest’ultima nota, la viola ricominciava il sublime dialogo; nel frattempo il violoncello s’intestardiva in pizzicati che da gravi diventavano gradualmente acuti, ripartivano dalle note basse e tornavano su. In pratica il passaggio durava meno di un minuto, ma in esso risuonavano centinaia di note, ognuna delle quali conservava posto e funzione in un’architettura trascendentale.
    Con gli occhi ammaliati e allibiti sul primo violinista, eretto, asciutto e brizzolato, che in controluce assumeva un’austerità divina in quell’impetuoso e inarrestabile incesso virtuosistico, provavo a distinguere il canto di ciascuno strumento nel formidabile ordito musicale. Era come se Otello (I violino), Giulietta (II violino), Romeo (viola) e Amleto (violoncello) declamassero all’unisono le loro battute, ma anziché un caotico vocio, si udiva un’armonia in cui si discernevano chiari i versi, e l’ascoltatore riusciva a cogliere l’ira del Moro intrecciata ai dubbi del Principe nel medesimo istante in cui gli acerbi amanti si giuravano amore eterno, mantenendo la coscienza che ciascuno di essi viveva la sua storia correndo incontro al proprio rovinoso destino. Tutti e quattro recitavano nella stessa tragedia, come se per incanto si fossero ritrovati insieme in un giardino dopo esser fuggiti dalle romantiche prigioni in cui il Bardo li aveva rinchiusi. Questo era ciò che quella magnifica coda sembrava descrivere.
    Scombussolato dall’inattesa e violenta implosione di sentimenti innescata da questa musica eccezionale, levai lo sguardo stravolto verso il cielo. Si era offuscato. Un vento mefitico prese a opprimermi l’olfatto e le braccia s’intirizzirono, mentre brividi mi battevano nelle reni come sferzate. La terra ribolliva sotto i piedi come la lava in un cratere. Volevo alzarmi e filarmela, ma le ginocchia si erano ossidate come paralizzato restava l’intento dinanzi alla compostezza di tutti gli altri.
    ‘Ma questi non si accorgono di niente?’ pensai tra me quando il suolo parve scuotersi.
    “Ma che vi prende, non vedete?” sbraitai, rizzandomi a fatica, “Il terremoto!”
    Un devastante dolore dal torace alle viscere mi piegò in due, come se l’intestino fosse scoppiato. La saliva mi colava dalla bocca, con sudore e gemiti che si fondevano nei miei tremiti di paura. L’affanno non mi consentiva di raddrizzarmi. Ogni respiro, una fitta. Una larga crepa si aprì tra me e il palco: sgranai gli occhi e, perdendo l’equilibrio, vi caddi dentro come attirato da una forza incontrastabile.
    Poi un lungo silenzio.

  10. .
    Non so se è consentita questa forma di postare i capitoli. Penso di sì perché comunque il testo è tratto da un capitolo del mio romanzo.
    Se mi sbaglio, chiedo scusa e attendo indicazioni su come rimediare.

  11. .
    Ho letto il primo capitolo e mi ha incuriosito.

    Ho visto che hai postato altro e lo leggerò a breve. Però voglio dirti la mia impressione a caldo e senza aver letto i commenti degli altri.

    L'impatto è forte per il modo negativo in cui inquadri il personaggio; però a me pare un'arma a doppio taglio, nel senso che è facile che prima o poi ti succeda di venire etichettato come razzista/qualunquista per il taglio che dai al racconto.

    Per quanto mi riguarda, di primissimo acchito sono rimasto basito: è il narratore che parla, quindi non ti puoi appellare alla malvagità intrinseca di un personaggio; ma poiché scrivo anch'io, l'ho letto con occhio distaccato. E mi è piaciuto.

    Quanto al modo di scrivere, è evidente la solidità della tua sintassi. L'unico appunto che mi viene è che se le treccine sono lunghe come dici, dovrebbero arrivare più giù della nuca. O togli il LUNGHE.
  12. .
    CITAZIONE (claudia8989 @ 4/1/2012, 03:58) 
    Molto interessante! Il modo in cui scrivi ipnotizza! Bello davvero.

    Un complimento bellissimo. Molto confortante. Ti ringrazio ;)

    Se volessi continuare la lettura, trovi il resto in PDF gratuiti sul mio blog nella firma.

    Un episodio fondamentale della storia l'ho raccontato anche in un'altra forma: sul sottofondo di un quartetto d'archi di Beethoven, ho messo in scorrimento alcuni passaggi del primo capitolo.

    Un modo diverso, piacevole e intenso per leggere. :)

  13. .
    Sei gentilissima, grazie.
    Ho un po' di remore perché temo possa essere giudicato caotico o delirante, e quindi scoraggiare la lettura.
    Tuttavia, visto l'argomento, ho ritenuto produttivo dare subito questo genere d'impronta al testo. Per istradare il lettore.
    Speriamo che tutti i lettori la pensino come te! :LOL:
  14. .
    Volevo proporre la prima pagina del mio romanzo che sto pubblicando gratuitamente a puntate sul mio blog.
    E' una pagina un po' particolare, in un certo senso metafisica. Mi piaicerebbe una vostra opinione.



    Il cielo mi fissava con i suoi occhi onniscienti, splendenti di un azzurro vivo che imprimeva la sua tonalità alle acque di quel mare sconosciuto, mentre una nuvola gonfia di serenità lo attraversava sospinta dal vento; appena si dileguò, io, steso su una panchina, mi soffermai a scrutare l’immensa volta cercandone un’altra che venisse a passeggio a ore dodici. Ma all’orizzonte, nulla. Guardavo invano in ogni direzione, come chi tenta di scorgere l’amico tra la folla che scende da un treno appena arrivato. Eppure la porzione di cielo perlustrata era molto vasta, possibile non ce ne fosse una? Dovetti rassegnarmi a una lunga, forse vana attesa, e mi abbandonai alla lene armonia del silenzio.
    Quando riaprii gli occhi, tre nuvolette e una sorella maggiore erano come emerse dagli abissi dello spazio, formando un piccolo arcipelago. Da dove saltavano fuori? Un minuto prima avevo setacciato con zelo la superficie celeste visibile senza notarne traccia. E rivolgendo loro lo sguardo momentaneamente distratto da queste riflessioni, scoprii che ne era rimasta una soltanto, più grossa e di una foggia affatto diversa da quella che mi pareva di ricordare. Quando era mutata? Di sicuro intanto che ci ragionavo. E adesso? Dov’è finita? Dissolta, come gli anelli di fumo che incantano i bambini. Mi rimisi allora in fase di attesa.
    Provai ancora a registrare in un’immagine mnemonica la nascita di una nuvola, però mai fui capace di cogliere l'istante, poiché la concentrazione soccombeva sotto gli incessanti assalti della distrazione.
    Ma torniamo al mare sconosciuto.
    Fissavo il cielo. In esso avevo appena ritrovato quella sterminata distesa d’acqua ammirata dalla rupe a strapiombo conquistata in bicicletta e dalla quale, proprio sotto di me, avevo notato uno scoglio cui la bassa marea scopriva il capo, perfetto per riprendere fiato dopo lo strepitoso tuffo che mi accingevo a eseguire.
    Ero quel giorno steso sulla panchina di una terrazza aggettante su un altro mare (questo, conosciuto), stranito già prima che le nuvole mi disorientassero. Poche ore prima avevo deciso di fare un lungo giro con la mia bicicletta da corsa e, indeciso sulla destinazione, mi era sovvenuto di quella rupe la cui reminiscenza aveva suscitato in me grande gioia – l’ultima volta vi ero stato bene.
    Stabilita la meta ero salito in sella e, agganciati i pedali, ero partito sotto il sole cocente di quell’afoso pomeriggio di luglio.
    La cosa inquietante era stata che più avanzavo, più mi andavo smarrendo nella certezza del percorso.
    ‘Eppure qui a destra dovrebbe esserci una svolta che sale’ mi ero detto vedendo nella mente la rupe, ma questo dubbio si schiantava contro la realtà di una via che era sempre stata (e rammentavo che lo fosse) pianeggiante e senza diramazioni.
    E il bivio per la mia rupe? In testa conservavo una piantina circostanziata del posto, ma la realtà la smentiva metro dopo metro.
    Incapace di scovare quel posto, avevo desistito e mi ero diretto verso la terrazza in cima alla collina.
    Solo quando fui a faccia a faccia col cielo mi resi conto che quel luogo lo avevo sognato. Un sogno camuffatosi da ricordo. La salita, la rupe, l’idea del tuffo, lo scoglio e quel mare, tutto incredibilmente vero ma inesorabilmente virtuale, e per un po’ mi ero sentito come il figlio del Re di cui Calderon narra le vicende.
  15. .
    Ultimo film visto o ultimo degno di nota: Inception

    Il film in cui hai riso di più: Letto a tre piazze (Totò)

    Il film in cui hai pianto di più: Risvegli (De Niro)

    Quello che ti ha fatto pensare di più:
    Gandhi (mi ha cambiato la vita)
    - Into the wild comunque fa pensare molto.

    Quello che non vedresti mai: più che i cinepanettoni, io allargherei a tutti i film italiani dal 2000 a oggi (con 3 o 4 eccezioni che non saprei nominare e che dipendono dalla legge dei grandi numeri... :LOL: )

    Quello che ti hanno portato a vedere per forza: Non mi hanno mai obbligato. Però in un certo senso mi obbligo da solo; ossia, quando registro un film, m'impongo di vederlo fino in fondo perché... ormai l'ho registrato! Una volta però ricordo distintamente di aver stoppato perché proprio non ce la facevo più. "Il signor 15 palle", con una Ferilli stratosferica (nel senso di mandarla in orbita...). Mai titolo fu più azzeccato! :LOL:

    Quello in cui ti sei più immedesimato: non ridere però... Kung fu panda! Se faccio successo col romanzo sarà come diventassi il Guerriero Dragone. Perché fino a adesso ho venduto spaghetti (e la trattoria non è manco mia...)

    Quello che spediresti nello spazio come dono rappresentativo del genere umano per eventuali forme di vita aliene: Underworld non l'ho visto. Però per me, per il mio personale e opinabile modo di vedere il genere umano, la domanda contiene una contraddizone in termini, perché se devo mostrare la verità, non posso chiamarlo dono.
    Se dovessi inviare un film agli alieni, gli manderei "Instinct" (A. Hopkins) per mostrargli cosa aspettarsi se venissero. Però loro potrebbero tranquillamente essere peggio di noi, tipo Mars attacks!

    Il personaggio di un film che vorresti essere: quello di George Clooney in Tra le nuvole.

    L'attore e attrice (o personaggio) che vorresti (anche se quelli che hai vanno benissimo) per padre e madre; amico/amica; amore; e..impiegato/a allo sportello delle poste quando c'è fila:
    PADRE: Ben Kingsley (ma è strettamente legato ai personaggi che ha interpretato).
    MADRE: Katharine Hepburn
    AMICO: Will Smith
    AMICA: Emma Thompson
    AMORE: Grace Kelly
    IMPIEGATO DELLE POSTE: Angelina Jolie

    Film d'animazione preferito: Nightmare Before Christmas... Caspita, questo mi riprometto sempre di vederlo, ma mi scordo sempre. Io rimango con Kung fu panda... :LOL:

    Il film che vorresti girare: Un tram che si chiama desiderio
    Il film che vedi più spesso? Un tram che si chiama desiderio (33 volte... - in inglese, con qualche battuta che sempre sfugge, hai sempre la sensazione di scoprire qualcosa di nuovo.

    Un film che hai sempre odiato? Più che film, si tratta di quelle scene tipo Air Force One, dove il presidente USA (H. Ford) è disposto a sacrificare le vite dei passeggeri pur di non scendere a patto coi terroristi, ma poi quando gli toccano la figlia si calerebbe le brache con immensa gioia... Queste scene, benché verosimili, non le sopporto perché infrangono spudoratamente Egalité, Liberté, Fraternité e lo fanno passare come una cosa giusta. Invece è umano, lecito, però è anche meschino e tutt'altro che encomiabile.

    Un film che vorresti vedere? Nightmare before Christmas... :LOL:

    Un film da cui ti aspettavi di più?
    Sentieri selvaggi (J. Wayne). Essendo uno dei 10 film più importanti di tutti i tempi secondo L'AFI, mi aspettavo di più. Ma forse devo guardarlo meglio e pensare che è stato il primo a mostrare un genere di storia da cui poi molti hanno intinto

    Un film che reputi stupido? Qua la scelta è vasta... Passo! :LOL:
152 replies since 19/1/2008
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