SK-1

Thriller a un amore problematico (che è centrale per la trama)

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    6 - Fog
    In quel momento, nel cassonetto davanti alla casa di Moten, c’è un pastore maremmano bianco adulto
    dagli occhi castani e dallo sguardo sveglio.
    La targhetta sul suo collare recita “Fog”.
    Fog annusa il contenuto del cassonetto: “un materasso vecchio, cartacce, cartoni per pizza e … questo strano oggetto”
    Lo tocca col muso e storce le orecchie incuriosito inclinando la testa di lato.
    “Che strano suono, lo porto via con me”. Lo prende delicatamente tra le fauci e salta via dal cassonetto.
    Tutta Long Island è in subbuglio.
    Ci sono agenti che perquisiscono automobili, fermano pedoni e pensano a dove diavolo possa essere l’SK-1.
    Fog avanza elegante e maestoso tra i tanti passanti frettolosi.
    Il corto filo del telefono pende dalla bocca del cane strisciando sull’asfalto e rischia di essere pestato.
    Fog ha davanti a sé un posto di blocco con cinque agenti e tre volanti della NYPD.
    C’è molta gente e Fog passa in mezzo al posto di blocco.
    Un poliziotto lo intravede con la coda dell’occhio
    ma viene subito distratto da uno skater che gli dice:«Non ce li ho i documenti, ma abito qui vicino. Accompagnatemi e ve li mostro».
    Fog fa 33 km verso Est e dal Queens arriva a Nassau, una delle zone più costose di Long Island.
    Arriva, tra gli schizzi di un impianto di irrigazione, nel verde giardino di una delle tante villette a schiera della zona.
    Entra in casa, sale per una scala stretta tra suoni di TV accese e di asciugacapelli
    e arriva in una mansarda illuminata da un piccolo lucernario quadrato.
    Fog apre la bocca e deposita il Kassia in un angolo in penombra. “Sarà il mio piccolo giocattolo”.
    Spalanca la bocca con la lingua a penzoloni e ansima soddisfatto.
    (20:20)
    C’è un lampo, poi un tuono. Le finestre della casa vengono solcate da tante gocce di pioggia fresca.
    Fog scende nell’ampio salone al pianterreno e va sulle gambe della sua padrona, la giovane Brina,
    seduta su un lungo divano di pelle nera sistemato davanti a un piccolo televisore da ventuno pollici.
    Brina accarezza Fog e lui ricambia con uno sguardo sognante.
    Lei ha gli occhi azzurri e i suoi capelli biondo cenere sono pettinati all’indietro e sistemati
    in una comoda coda tenuta insieme da un elastico grigio. Ha 12 anni ed è alta un metro e sessanta circa.
    Lei fa zapping e dice:«Papà! Mamma! C’è nessuno?».
    Nessuna risposta. Brina si rilassa appoggiando la nuca allo schienale e dice con un sospiro:
    «Lo troverò mai un ragazzo per me? Fog, sei tu il mio ragazzone. Bello. Bello».
    A ogni “bello” lei lo accarezza. «Ma dov’eri finito? Qualche avventura galante, eh?».
    In TV le solite sparatorie e inseguimenti delle fiction.
    Poi lo schermo diventa tutto nero e appare il presidente seduto alla sua scrivania dello studio ovale.
    Parla in modo serio e composto, con un filo di vergogna. Tono asciutto, istituzionale:«Buonasera.
    Le autorità dello stato di New York sono alla ricerca di questo oggetto.
    È un piccolo telefono a disco compositore con scritto esse kappa trattino uno sul lato frontale.
    La regia mostri il disegno, prego». Brina osserva incuriosita.
    Presidente:«È di vitale importanza – Interferenze TV – che non lo usiate.
    Ripeto non – Interferenze TV – collegatelo.
    È inoltre importante che non lo manomettiate e non lo distruggiate.
    La ricompensa in denaro per la consegna di tale manufatto è di due milioni di dollari.
    Lo potete consegnare alle seguenti autorità: polizia federale, polizia locale di New York, Guardia forestale e Vigili del fuoco.
    La questione è della massima serietà. Non intasate il 911 con scherzi o false piste. Grazie dell’attenzione.
    Dio benedica gli Stati Uniti d’America».
    Il collegamento si interrompe e sullo schermo di tutti i canali compare una schermata con il disegno dell’SK-1 e vari numeri di autorità in sovraimpressione.
    Fog guarda il disegno e abbaia.

    In quel momento, a casa di Moten, i due spacciatori albini Moten e Motowel fissano la TV. Entrambi dicono all’unisono:«Il cassonetto!». Si precipitano giù per le scale del loro palazzo, escono in strada ed entrano nel cassonetto. «Dai che è ancora qui!». «Alza il materasso». I due svuotano il cassonetto a mano. Motowel sussurra a Moten:«Alla discarica».
    In breve, i due si ritrovano alla discarica più vicina, cercano tra buste e rottami e dopo un’ora si arrendono.
    Motowel:«Due milioni in fumo. Ma vaffanxxx!».

    Brina si guarda attorno. La pioggia si fa più forte. Casa sua è messa bene.
    Ha ampi spazi ed è arredata con gusto per i dettagli. Toni chiari e qualche tocco di lilla e verdino.
    Lei spegne la TV e le luci e dice a Fog:«Dai, vieni, su».
    I due salgono per una scala i cui gradini sono ricoperti da una soffice moquette scura.
    Lei arriva nella sua cameretta tappezzata da poster e ritagli dei Nirvana, fa entrare Fog,
    accende una lampada dalla luce giallina e chiude la porta a chiave. Brina si butta sul letto e pensa:
    “Certo che due milioni di dollaroni. Sì, farebbero comodo”.
    Fog prende in bocca un orologio da polso colorato e si mette a graffiare la porta della cameretta.
    Brina:«Va bene, va bene. Apro». Fog sale al secondo piano e poi in mansarda.
    Brina lo segue e arriva vicina a quell’angolo della mansarda dove c’è l’SK-1.
    Lei vede Fog lasciare l’orologio in quell’angolo. La ragazzina tira un filo che pende dal soffitto e accende così una lampadina da 50 watt.
    Brina:«Ah, ecco dov’erano finite tutte quelle cose che andavamo cercando.
    La foto di zio Mark, il telecomando del videoregistratore, il dosatore per il detersivo».
    Fog si mette a toccare ripetutamente l’SK-1 con una zampa per sentirne il suono metallico.
    Brina si sposta per non fare ombra e lo vede. Brina:«Wow.
    È proprio quello. Che cosa ha detto il presidente? Collegatelo e chiamate il 911. O qualcosa del genere».

    Edited by CB-PR - 7/4/2018, 12:30
     
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    Ahi, Brina ha totalmente frainteso il messaggio del Presidente. Eppure, era stato molto chiaro al riguardo. Magari puoi cambiare qule pezzo mettendoci delle interferenze TV o qualcosa del genere. Spiegherebbe il perché la ragazzina ha capito male.
     
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  3. CB-PR
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    Non oso immaginare che cosa succederà a Brina dopo avere collegato l'apparecchio.
    Probabilmente anziché due milioni di dollari si ritroverà in un bel po' di casini.
     
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  5. CB-PR
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    7 – La mansarda dei segreti
    Brina collega il Kassia a una presa impolverata che sta in basso, su una parete della mansarda
    e in quel momento tutti coloro che sono al telefono nell’area di New York
    sentono un rumore indistinto provenire dalla propria cornetta.
    Brina tenta di comporre il 911 con un dito, ma le sue dita,
    sebbene magre e piccole sono troppo grandi per i fori del disco compositore del Kassia.
    Lei prende un chiodo da terra e compone 9, 1, 1.
    Voce femminile dall’altro capo:«Nove uno uno, come posso esserle di …».
    Altra voce maschile:«Nove uno uno, mi dica». E poi altre voci, centinaia di voci, spari, urla e rumori di fondo indistinti.
    Brina rimane esterrefatta e riattacca. Riprova a fare il 911, ma succede la stessa cosa.
    Lei pensa un istante e poi compone il numero dell’FBI apparso alla TV durante il messaggio del presidente.
    Non appena lei finisce di comporre il numero sente nella cornetta:
    «… chiamato per indicazioni sul telefono SK-1?». Brina:«Sì, ce l’ho qui e …».
    Una terza voce roca nella chiamata dice:«Mi pare di aver visto un telefono simile in un banco dei pegni chiamato Pawnit». Brina:«Hellooo, prontoo, mi sentite?».
    Agente dell’FBI:«Andremo a controllare». Voce roca:«Ma c’è qualcosa per me? Se lo trovate, intendo».
    Agente dell’FBI:«Mi lasci il suo numero, le farò sapere a cose fatte».
    Brina capisce:“Ma quindi è un telefono spia. Magari potrei tenerlo un po’, giusto per curiosare. In fondo non sono mai stata brava a capire i ragazzi”. Brina guarda Fog e gli dice:«Ed è tutto merito tuo, super Foggone. Smack».
    Brina si concentra e pensa:“Allora, problema numero uno.
    Quando io uso questo SK-1, visto che in fondo è un telefono,
    chiunque alzi una qualsiasi delle cornette di questa casa sente ciò che sento io.
    E non va bene. E se qualcuno mi telefona mentre sto origliando? Darà occupato?”.
    Brina si rivolge concitata a Fog:«Allora, tu farai ciò che i tuoi avi e i loro avi prima di loro hanno fatto.
    Fai la guardia alla porta di casa». Fog capisce e va scodinzolando al pianterreno.
    Brina lascia chiuso il Kassia e va in camera sua; prende il suo telefono viola
    e preme sui tasti numerici componendo il numero di casa della sua amica più fidata Bethany.
    Brina:«Avanti rispondi, rispondi» Bethany:«Pronto?».
    Brina:«Ehi, Beth, mi fai un favore? Stiamo avendo problemi di linea.
    Mi puoi chiamare tra sessanta secondi esatti?». Bethany:«Ehm … ok, nessun problema. Riattacco. Baci baci».
    Brina corre in mansarda e compone il 911 col Kassia.
    Lei conta fino a settanta, per essere sicura, e riattacca. Scende in camera sua e chiama Bethany.
    Brina:«Allora?». Bethany risponde titubante:«Dava occupato.
    Ma non sarà per quella cosa che hanno detto in TV? E …».
    Brina spalanca la bocca e fa attenzione a non respirare rumorosamente nella cornetta:
    «Che hanno detto in TV?». Bethany:«Che c’è un telefono strano, che ci sono milioni di dollari in palio per chi …».
    Brina:«Ah, sì quel coso. No, no è un problema per una cosa che hanno aggiustato ieri.
    Una roba di cavi telefonici incrociati, o qualcosa del genere. Ma adesso che mi dici così è tutto ok.
    Ci sentiamo Beth». Bethany fa una smorfia d’incertezza e dice:«Ok, ciao Brina».
    La conversazione finisce e Brina col battito accelerato sale in mansarda,
    poi scende al pianterreno:«L’elenco». Accanto alla TV del salone Brina trova l’elenco telefonico e lo afferra
    «Bravo Fog, fai la guardia». Lei arriva in mansarda col fiatone e cerca:
    «Allora, Paulaner … Paulos … Paulsen!».
    Compone il numero di Thomas Paulsen, padre del playmaker della squadra di basket dei Knicks Sean Paulsen.
    Lei rimane in attesa per cinque minuti abbondanti, poi sente l’inizio di una conversazione spinta.
    Brina:“E no. Facciamo un altro giorno, anzi, un altro anno”.
    La sua educazione cattolica è molto sentita, almeno per quanto riguarda la castità.
    “In fondo due milioni di dollari è quanto guadagna papà in un anno”.
    Passano quattro anni. È il compleanno di Brina, il 2 Dicembre del 1995.
    A New York ci sono 6° e fa una pioggia sottile. Brina è in salone con le sue compagne di scuola,
    si tiene i capelli con una mano e spegne con un soffio le sedici candeline sulla sua torta all’ananas.
    Bethany, capelli a caschetto castani e occhi neri, chiede a Brina:«Allora, hai ben sedici anni.
    Hai espresso un desiderio?». Brina, come in trance:«Il telefono». Bethany:«Cosa?».
    In quel momento squilla il telefono di casa.
    Bethany:«Ah, sì, squilla. Non l’avevo sentito. Però, che udito che hai!».
    Brina vorrebbe precipitarsi in mansarda, ma decide che è meglio aspettare la fine della festa.
    Alle 23:35 anche l’ultima invitata se ne va chiudendo la porta di casa dietro di sé.
    Brina:“A noi due, mitico telefono del destino”.
    (23:36)
    A Lower Manhattan, New York, un anziano analista dell’FBI di nome Hugh Daniels è al telefono con sua moglie:
    « … sì, tra poco stacco e ne riparliamo con calma, e poi …».
    Tutti coloro che stanno al telefono a New York sentono il tipico rumore del collegamento del Kassia alla rete telefonica.
    Analista FBI:«Non ci posso credere. Devo chiudere la chiamata. Stasera facciamo gli straordinari. Ci sentiamo domani».
    L’analista riattacca e va in un grande salone urlando:
    «Riunione! Henson, Donovan e miss Clark. Qui da me, veloci. Muoversi, muoversi».
    Dopo un minuto il salone è pieno di agenti, analisti e profiler.
    Daniels si scrocchia le dita e dice in modo chiaro e ben scandito:
    «Chi mai lascerebbe in disuso un telefono da due milioni di dollari per quattro anni per poi usarlo solo ora? Idee?».
    Agente Henson:«Di sicuro non sono i russi. Ho un amico alla CIA che mi ha confermato che i nostri servizi sono
    sempre un passo avanti. Nessuna fuga di informazioni a nostro discapito».
    Donovan:«Forse è una persona tanto ricca da non avere bisogno di due milioni.
    Aumentiamo la taglia?». La signora Clark fa una smorfia col mento e dice senza alzare troppo la voce:
    «E se fosse un caso di amnesia?».
    Daniels:«Una persona che vive da sola e in una casa senza inservienti, che avrebbero sicuramente trovato il Kassia prima o poi». Donovan:«È una semplice questione di numeri. I casi di amnesia si contano sulle dita, mentre i milionari a New York sono 200.000. Vada per la pista dell’amnesia e poi se non troviamo niente aumentiamo la taglia a otto milioni».
    Daniels:«E se fosse un drogato?». Clark:«Dopo 4 anni?! Sarebbe già morto».
     
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    Brina non ha proprio la più pallida idea di che gallina dalle uova d'oro gli sia capitata.
     
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    “In fondo due milioni di dollari è quanto guadagna papà in un anno”.

    Complimenti al padre di Brina.

    In ogni caso questa ragazzina mi pare un po' tonta. :lol:
    Mi stupisce che non abbia avuto problemi per ben quattro anni. Però prima o poi ne avrà, secondo me.
     
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    Molto tonta, direi. Avendo tra le mani qualcosa del genere...
     
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