Uno scrittore per i tuoi pensieri

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    Capitolo 7 - Riscatto del contratto

    Pino si imbatté di colpo in una porta proprio sopra di lui. Sul soffitto. Curioso e imbarazzato la aprì. Fece un salto ed entrò. Era nella sala comandi.
    I due alieni iniziarono a bestemmiargli contro. Pino diede un sinistro micio-dio-alé al primo alieno e un destro strattone-sferico al secondo. Li mise kappa-oh. Si fiondò sui comandi e iniziò a smanettare.
    -Uhm, mi ci vorrà un po' a capire come funziona questa tecnologia - pensò.
    Martina procedette alla grande col suo raccolto di carote. Non c'era bisogno di fare niente. Se non coltivare carote. Era così la vita.
    Xertcrox era davvero triste.
    -Se non mi ama, allora tanto vale far finire questa invasione! - pensò scoraggiato.
    Chiamò al telefono il padre.
    -Ehi, fai finire tutto.
    -Perché?
    -Non ne vale la pena.
    -Come sarebbe?
    -Fidati. Basta. Mi arrendo.
    -Sei innamorato?
    -Si.
    -Figliolo, buona fortuna - rispose il padre e attaccò.
    Xertcrox guardò il telefono e fece una faccia confusa.
    -Ma come sarebbe? Oh, andiamo! - gridò.
    Timoteo era ancora lì sotto. Non respirava più. Uscì all'improvviso e la suora si spaventò.
    -Ehi, eh... cosa? Torna qui, maledetto! - gridò e lo inseguì fuori dalla chiesa fino alla fine del cavalcavia.
    Bastiano si risvegliò. Era in macchina dei sui genitori.
    La madre si spiegò.
    -Bastiano, tuo padre e io abbiamo deciso che dovremmo lasciare il paese.
    -COSA? COL CAZZO.
    -Perché?
    -Non lo so, ma no, voglio restare a godermi lo show.
    -Lascialo perdere, lui ha capito tutto della vita - disse il padre.
    La madre guardò i due confusa.
    Sigfrido si mise a guardare un film porno di Joe D'amato alla televisione mentre aspettava che il megazord venisse riparato. Nel frattempo però un astronave colpì il megazord e lo distrusse in parte. Adesso era uno schifozord.
    -Merda, ma non si può neanche stare in pace che questi ti bombardano sotto casa? - disse Sigfrido sentendosi venire meno.
    Egidio uscì di casa e gridò.
    -Venitemi a prendere, uccidetemi! Voglio farla finita! Nessuno mi caga!
    Ma le astronavi non lo cagarono.
    Due sfighe fanno una fortuna.

    Edited by Matthew 98 - 25/6/2018, 17:57
     
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    Credo che questo sia stato il capitolo più caotico che abbiamo letto.

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    Pino diede un sinistro micio-dio-alé

    Epic :D
     
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    Capitolo 8 - infinito verticale

    Pino pilotò l'astronave con estrema destrezza. Il cambio di capitolo aiutava a guadagnare tempo. Se ne stette a pilotarla e distrusse ogni astronave presente.
    Poi comparve il boss finale.
    Impugnò il joystick... ehm, cioé... il volante, con le zampe sudate e fece una combinazione di tasti segreta, usando delle combo infinite che lo misero in difficoltà.
    Il boss non era altro che un mega polipo alieno gigante dove al suo interno erano presenti il padre e la madre di Xertcrox.
    Pino se ne accorse.
    Tirò fuori un megafono e strillò con una vocina stridula uscita chissà dove.
    -Eeeehhhhi, madre e padre di Xertcrox, uscite con le mani in alto!
    -Come sai che siamo noi?
    -Io lo leggo il mio libro, non come voi deficienti che non leggono mai, voi allergici ai libri!
    -Beh, ci vuoi forse arrestare?
    -Cristo no, le soluzioni sono due: o fuggite e sparite, oppure vi uccido.
    -Ah, beh, allora... Digrufna che facciamo?
    -Tesoro, non fare l'indeciso proprio ora! - rispose la moglie.
    Pino si era stufato.
    -Ok, arrivederci! - gridò e sparò loro un super-mega-ultra-iper-master colpo usando una combinazione di tasti appresa per le montagne con l'eremita/maestro Hikosaburo. Il polipo esplose come un palloncino. Si sgonfiò e volò via alla velocità della luce verso l'infinito e oltre.
    Pino sbuffò.
    -Mi serve una birra, cazzo - gridò stanco, e atterrò.
    Quando atterrò vide la sua amata Martina che agitava una carota.
    Parcheggiò l'astronave male ed esplose insieme ad essa.
    Martina si coprì la faccia.
    Pino ne uscì completamente carbonizzato, e con del fumo nero che gli usciva dal pelo, ma si avvicinò trionfante.
    Si abbracciarono.
    -E quella cos'è? Tienila lontana da me.
    -Ho un pollice verde adesso.
    -Ah. E il dottore che dice? - rispose Pino.
    Sorrisero. Era durato sei capitoli ma era finalmente finito. Lo scontro era finito. Si avvicinarono tutti gli impavidi eroi.
    Parole, emozioni.
    -In fondo non ci voleva niente, piuttosto andiamo a mangiare qualcosa - disse Bastiano.
    -Tu dovresti essere a dieta - disse Timoteo.
    -Non fargli la paternale - gridò Pino.
    -Ehi, ragazzi, calmatevi, non voglio vedervi litigare - disse Sigfrido con un braccio più muscoloso dell'altro.
    -Giochi a tennis? - domandò Egidio.
    -E' giusto così, divertirsi, oggi ho imparato che dio è stata solo una mia invenzione, gli ho attribuito la causa dei miei problemi, ma era tutto nella mia testa, bisogna soltanto godersi la vita finché dura. Questo è l'unico tipo di rispetto che conosco - spiegò Timoteo.
    -Qui tutti se le spassano tranne me - disse piagnucolando Xertxrox.
    -Non prendertela dai... - disse Martina e gli diede un bacio.
    Xertcrox scoppiò di gioia e con felicità saltò ringraziando dio, il cielo, e soprattutto lo stramaledetto caso.
    -Vabbé, ragazzi, io vado a bere, se mi volete seguire bene, sennò andate a farvi fottere, ho fatto tutto io! - gridò Pino.
    -Ma tu sei il protagonista! - rispose Sigfrido.
    -Non me lo ricordare, ci mancava questa responsabilità - disse e si diresse verso il bar più vicino mentre quella manica di gente strana lo seguiva.

    Edited by Matthew 98 - 25/6/2018, 18:01
     
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    Capitolo 9 - Credi in te

    Egidio si mise con un foglio bianco davanti alla scrivania. Senza pretese si mise a scrivere un racconto. Si sentì felice nel constatare che era in grado di creare qualcosa. Lui, non qualcun altro. Si sentì gioioso nel sentirsi pieno di immaginazione e fantasia, in un mondo speciale da lui creato. Il racconto parlava di pirati e di corsari. Questi pirati erano cattivissimi e uccidevano e saccheggiavano, ma sul finale il capitano finiva col salvare una bambina mentre affogava nel mare e riportarla ai suoi genitori.
    -Hey, piccola, ti riporto a casa!
    -No, cazzo, non voglio tornare da loro, mi ero suicidata apposta, dannato!
    -Zitta mocciosa - rispose il pirata.
    La consegnò ai genitori come un pacco regalo, poi tornò con la sua ciurma alle sue avventure.
    Egidio si sentì orgoglioso e fiero di sé. Forse era un personaggio minore di un altrettanto libro, o universo. Forse era una nullità. Ma sapeva scrivere, e ne era felice. Finito il racconto si diresse verso sua madre, contento.
    -Ehi, mamma, guarda! Ho scritto un racconto! - disse estasiato Egidio con la vita e il sole negli occhi.
    La madre prese in mano il racconto disgustata.
    -Cos'è questa roba?! Dovresti studiare invece di scrivere racconti! - gli gridò.
    Egidio si sentì il cuore sprofondare e raggelare. Triste, prese il racconto e se ne andò. Si chiuse in camera e pianse. Strappò il racconto e si raggomitolò nel letto in lacrime.
    Poi si alzò e uscì di casa. Si diresse da Pino. Sapeva che l'avrebbe trovato, grazie alle leggi di Murphy al contrario.
    -Ehi, Pino, come va? - domandò Egidio.
    -Burp, ehm... Egidio... che cazzo vuoi?
    -Niente, solo parlare e stare con te.
    -Non è il momento adatto, e poi non mi sei mai piaciuto.
    -Perché?
    -Non lo so. Questione di pelle.
    -Ah, vabbé... ciao allora...
    -Aspetta, dai, qual'è il problema?
    -Ho scritto un racconto. Mia madre ha detto che invece che scrivere dovrei studiare.
    -Tutto qui?
    -Si.
    -Beh, ma cosa ti aspettavi? I genitori ti amano, ma questo non significa che capiscano tutto, o che siano perfetti. Anzi, spesso fanno più danni che altro. Ma tu devi essere forte e lasciarli perdere. Proseguire con la tua vita, coltivare le tue passioni, e guadagnarti i tuoi successi con orgoglio. Che si fottano pure i tuoi genitori. Pensa a te stesso. Non prendere ciò che dicono per oro colato. Impara a discriminare ciò che gli altri dicono. Nessuno conosce la verità assoluta. E nessuno la conoscerà mai.
    Egidio piangeva commosso.
    -Grazie, grazie mille per l'incoraggiamento!
    -Di niente, adesso puoi levarti dalle palle per piacere?
    -Sempre il solito eh? Vabbé, ci vediamo - disse Egidio e sparì nella luce del sole come un angelo.
    -Speriamo di no - disse Pino e di colpo vomitò.
    -Quelle cinque bottiglie di vodka mi hanno fatto proprio male, adesso capisco perché i filosofi dicevano quello che dicevano - disse Pino in apnea.
    Si alzò barcollando e si sedette su una panchina.
    -Dio, aiutami - disse disperato.
    -Credi in te - rispose una voce.
    Pino si girò di colpo per guardarsi intorno.
    -Chi ha parlato?
    Nessuna risposta.
    Non c'era nessuno tranne lui.

    Edited by Matthew 98 - 25/6/2018, 18:12
     
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    Le mosse iper ultra potenti mi hanno ricordato i tempi delle nottate passate alla play, sapevo a memoria i trucchi di tutti i giochi XD

    Hikosaburo... grandioso :D

    CITAZIONE
    I genitori ti amano, ma questo non significa che capiscano tutto, o che siano perfetti. Anzi, spesso fanno più danni che altro. Ma tu devi essere forte e lasciarli perdere. Proseguire con la tua vita, coltivare le tue passioni, e guadagnarti i tuoi successi con orgoglio. Che si fottano pure i tuoi genitori. Pensa a te stesso. Non prendere ciò che dicono per oro colato. Impara a discriminare ciò che gli altri dicono. Nessuno conosce la verità assoluta. E nessuno la conoscerà mai.

    Questo pezzo è pieno di significato. È roba tua? Se è così, i miei complimenti.
     
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    Infatti volevo proprio ricreare quel tipo di sensazione ;)

    Certo che è roba mia, di chi sennò? :D
     
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    Capitolo 10 - Incontro con il maestro

    Pino raccolse tutte le sue energie. Aveva la bocca asciutta e aspra. Che fastidio. Più di quando ti dicono che un film che stai guardando fa schifo.
    Camminò per le colline e i monti della vita. Era strafatto, ubriaco, non aveva senso niente. Mangiava ciò che trovava per strada, nei boschi, ciò che dio gli aveva parato davanti lo uccideva e lo trangugiava. Aveva bisogno di un po' di disciplina. Pensò al suo maestro Hikosaburo. Lui si che sapeva piegare anche lo spirito più indomito. Qualcosa di spaventoso, terribile ma al contempo superbo. Tarquinio puliva i cessi al confronto.
    Voleva mostrare il suo maestro ai suoi amici, per far capire loro il senso della vita.
    Chiamò al telefono tutti, e diede loro appuntamento alla base della montagna chiamata sesso e progresso.
    Era famosa, come la foresta dei suicidi in giappone, ma per ben altre pratiche.
    Aspettò lì alla base della montagna per cinque giorni e quattro notti. Quando finalmente arrivarono lui si sentì realizzato.
    -Ma porcogiuda ragazzi, quanto stracazzo mi avete fatto aspettare? - gridò Pino.
    -C'era la maratona di horror in tv... - piagnucolò Sigfrido.
    -Dovevo studiare - mentì Martina.
    -Ci metto quanto cazzo mi pare - disse Bastiano.
    -Pensavo mi odiassi... poi sono venuto lo stesso - disse Egidio.
    -Io ti odio, Pino, non credere che sono venuto perché ti amo - disse Xertcrox.
    -Io volevo solo prendermela comoda, la vita è breve per essere puntuali... - disse Timoteo rilassato.
    -Egidio tu potevi anche non venire, Xertcrox, non farmi ridere che non smetto più, Martina se tu studi io sono un poliziotto, Timoteo, vaffanculo, Sigfrido... com'è stata la maratona?
    -Non male.
    -E sticazzi. Adesso andiamo frocioni - disse Pino e li guidò verso l'illuminazione.
    In molti ci avevano provato. Molti l'avevano cercata. Ma solo pochi eletti potevano riuscirci.
    Loro erano solo delle creature che tentavano di creare pace per loro stessi, nel rispetto della creazione.
    Attraversarono la montagna, boschi e boschi di gente che scopava, tra i cespugli, davanti a tutti, sugli alberi, la fantasia non aveva limiti. C'era anche chi ci girava film porno. Da qui, il "progresso". Sigfrido rimase imbambolato così tante volte che ci misero cento anni di più. Quando arrivarono sulla cima della montagna erano profondamente mutati, nell'anima, nel corpo, e nello spirito. Adesso erano cani rabbiosi, infernali, barbuti, e affamati. Di qualsiasi cosa, magari anche carne umana.
    Pino fece fatica a contenerli.
    -Calma, ragazzi! Ecco una merendina! - disse e nel lanciarla li vide scaraventarsi tutti verso quella barretta magica e singolare.
    Bestie selvatiche.
    Poi arrivarono. Così.
    Beh, dovevano pur farcela prima o poi, no?
    Hikosaburo li vide e sorrise, lisciandosi i baffi.
    -Ehi, maestro, loro sono allievi, allievi nuovi!
    -Sul serio? Questi stronzetti da quattro soldi? Puff, sbuff, biff, sbam, bush. Non farmi ridere... hi, hi, hi...
    -Vecchio scoreggione, io mi chiamo Xertcrox, attento a come parli!
    Hikosaburo lo afferrò per il collo e lo immobilizzò.
    -Questo chi è?
    -Beh, lui è... un coglione...
    -Capisco... ne ho sentiti parlare di questi, sono molto comuni, probabilità di incontro... 80%.
    -Io direi anche 100% - rispose Bastiano.
    -E senti questo... da dove sei uscito?
    -Dal tuo buco di culo.
    -Bene, a te non insegnerò niente.
    -Peccato - rispose Bastiano e gli fece il dito.
    -Buongiorno, io sono Sigfrido, voglio imparare qualche tecnica segreta...
    -Questo non è l'uomo tigre, Sigfrido... se stai qui impari roba serissima...
    -Ah, ok.
    -Io sono Martina, piacere!
    -Non alleno donne, mi dispiace.
    -Donne? Dove sono le donne? Non le vedo...
    -Spiritosa vedo.
    -Scommetto che posso prenderti a calci nel culo.
    -Fossi in te non ci proverei.
    -Ehi, allenala, ti prego, è una mia amica, è una tipa a posto, fidati...
    -E sia, farò un eccezione, ma ti tratterò esattamente come loro, non farò distinzioni.
    -Io non mi alleno con questo maestro dalle pallemoscie, Pino - disse Timoteo.
    -E perché? Hai forse paura? Oh poverino, vuoi andare dalla tua mammina? Torna a scuola e ritorna quando sarai decente - disse il maestro con risentimento.
    Timoteo non rispose. Non voleva litigare oltre.
    -Lo sa, caro Maestro, io sono pronto, mi insegni ciò che vuole! - disse Egidio.
    -Ah, lui può anche non allenarlo... - disse Pino.
    -Stà zitto Pino, io alleno chi mi pare, tu sei ancora mio allievo e lo sarai a vita.
    -Se lei non muore prima...
    -Silenzio! Adesso basta! Vi ammazzo tutti! Forza! Cento flessioni! Cento piegamenti! Cento! Mille! Addominali! Adesso mettetevi uno contro l'altro e provate questa tecnica! Correte, scoreggiate, mangiate, camminate adesso! Ehi, Martina, non poltrire! Egidio, sei un vecchietto e non me n'ero accorto? Sigfrido, continua così! Xertcrox, non concluderai mai niente nella vita se non hai successo in questo allenamento!
    Timoteo stette lì ad osservarli mentre si faceva una canna con Pino. Bastiano li guardava annoiato. Il mondo era ingiusto.
    -Hahaha, Pino, il tuo pelo mi ricorda le ascelle di mio nonno! - disse Timoteo stringendo i denti.
    -Senti, amico, tuo nonno è fortunato allora... - rispose Pino.
    Gli allievi erano stremati. Stramazzarono a terra distrutti.
    -Ok, femminucce, pausa, adesso ci riposiamo - gridò Hikosaburo rompendosi le corde vocali.
    Si diresse verso Pino e Timoteo e si mise a fumare insieme a loro.
    -Ehi, Pino, non male quest'erba...
    -Grazie, maestro, complimenti per l'allenamento.
    -Non è niente... piuttosto tu... dovresti davvero unirti a noi, ti farà bene...
    -Eh, sono stanco adesso, facciamo un altra volta - disse Pino, poi scoppiò a ridere per la cazzata che aveva detto.
    Scoppiarono tutti a ridere, ma più per pazzia isterica che per altro.

    Edited by Matthew 98 - 1/6/2018, 11:55 AM
     
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    Capitolo 11 - E non sentirlo

    Gli allenamenti proseguirono per nove mesi. Nel frattempo qualche donna aveva partorito, o qualcuno aveva finito il liceo. Loro non avevano concluso niente. O quasi. I muscoli, il corpo, i riflessi, la mente, i pensieri, la morale... tutte cose profondamente potenziate. Erano decisamente saliti di livello. Il grinding era servito a qualcosa dopotutto. E chi mai l'avrebbe messo in dubbio?
    Fare la stessa fottuta cosa ripetutamente era la definizione di insanità, ma anche di quasi perfezione. O no?
    Le arti marziali furono uno scherzo. Nel senso che per sopravvivere la durezza l'unico modo era dire almeno cinque o sei barzellette o freddure al giorno.
    Pino si era unito al cast di folti e barbuti allievi nell'arte di non si sa cosa. Dopotutto si annoiava. La noia era il motivo della creazione di molte cose. Come dei bambini. Quando non c'è nient'altro da fare provi un po' tutto.
    Ma un giorno, precisamente il 31 luglio 2018, Pino domandò finalmente al maestro: Ma noi che cazzo stiamo imparando?
    -Beh, cazzo, non lo so - rispose il maestro.
    Da quel punto in poi tutto fu un declino. Come le tette ci certe pornostar che Sigfrido conosceva. Ma solo lui eh.
    Quando tutto finì il maestro fece loro un discorso.
    -Beh, ragazzi... cosa devo dirvi? Non sono bravo con le parole... non sono uno scrittore... non fatemi piangere... cazzo... in questi nove mesi mi sono sentito davvero vivo... mi avete aiutato e avete dato un ennesimo scopo alla mia vita eremitica. Ognuno di voi, è stato fenomenale... vi siete impegnati tutti... soprattutto te, Sigfrido. Mi avete sorpreso in più modi. Non vi farò certo indossare gusci di tartaruga o consegnare il latte, possiamo fermarci qui per questa prima sessione, adesso correte per la vita ed esplorate il culo del mondo, rendetevi conto di come si vive, cioè come si fa tutto il resto. Quello che non sapete è che in questi nove mesi ero incinta, e mentre vi allenavo ho avuto nella pancia un piccolo/ piccola birbantello/birbantella...
    -Aspetta, aspetta un attimo... ma... Pino... per caso sono le ore 18 e 13? - domandò Martina.
    -Si.
    -Ok, io vado a pisciare allora - disse Martina e andò nel cesso della casa di Hikosaburo.
    -Non ci credo, tu sei un uomo no? - disse Bastiano.
    -Qui vi sbagliate, vedete... nel libro non è stato specificato il mio aspetto, e la mia voce non si sentiva dalle pagine. Perciò il mio genere, non essendo mai stato specificato...
    -Ma che cazzo succede qui? - gridò Bastiano offeso.
    -Sta bluffando, vuole solo farci uno scherzo, ma non fa ridere... - disse Xertcrox ridendo.
    -A me non me ne frega niente Hikosaburo, buona fortuna e grazie per tutto - disse Timoteo annoiato.
    -Ma quindi tu sei una donna? E chi è il marito? - domandò Sigfrido imbarazzato aggiustandosi gli occhiali.
    -Già, chi è il marito? - chiese Pino con un aria colpevole.
    -Beh, sei tu Pino... - disse Hikosaburo imbarazzata.
    -Ma... quindi quella volta... ma non avevi preso la pillola?
    -Non ha funzionato. A quanto pare non basta prenderla una volta sola...
    -Cazzo. Mi sembrava troppo facile... - disse Pino.
    -E adesso? - chiese Sigfrido.
    -Eh... adesso boh, ho finito, potete andare... - disse Hikosaburo prima che sentì le acque rompersi.
    -Si, però è il caso che ti portiamo in ospedale... - disse Pino. E lo fecero. Pino la trasportò per la schiena giù per la montagna. Lui l'aveva sempre saputo che lei era una donna. Ma voleva stare allo scherzo insieme all'autore.
    Arrivarono in ospedale.
    -Donna incinta ore 12! - gridò Egidio.
    -Stà zitto - disse Pino.
    La portarono in una camera e fu aiutata a spingere il bambino fuori. La scena fu terrorizzante e svennero tutti, tranne Sigfrido.
    -E' una femmina! - disse Il medico.
    -Grazie, rottoinculo, vorrei proprio spararti - disse Bastiano.
    -Oh, è proprio un bellissimo bambino! - disse Sigfrido commosso e pianse insieme a tutti quelli presenti nella stanza. Tutti quelli svegli almeno.
    -La creazione è dolorosa, ma meravigliosa - disse Hikosaburo.
    -Lo sappiamo - rispose Egidio.
    La vita a volte era uno scherzo, ma andava bene così.

    Edited by Matthew 98 - 1/6/2018, 01:56 PM
     
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    Capitolo 12 - Tanti saluti

    I mesi passarono. Occuparsi di una bambina era difficile. Pino passava il tempo a cambiare pannolini e a vedere ogni sorta di merda. Sveglio, anche la notte, con gli occhi iniettati di veleno. Era sveglio da così tanto tempo che vedeva blu. Ma c'erano anche lati positivi. Aveva una bella bambina che amava, che gli avrebbe risucchiato ogni briciolo di energia, ma che amava.
    -Ma quando mai, autore dei miei coglioni, pensi che io non abbia energ... - e si addormentò sul pavimento.
    Una sera ebbe delle allucinazioni. Vedeva funghetti volanti, cacche rosa e orologi animati.
    Afferrò il telefono di gomma e chiamò Sigfrido. Il suo migliore amico.
    -Ehi, ehi, ehi, Sigfrido-do-do, mi sento male-le-le - disse Pino con una faccia da serial killer.
    -Che succede?
    -Sto impazzendo, chiama la polizia, chiama la zia, chiama Maria, chiama chi ti ama, ma non la befana, mi serve un aiuto, qui nel montana!
    -Cosa?
    -Vediamoci tra due ore a casa tua. Devo respirare un attimo.
    -E la bambina?
    -Se ne occuperà Hikosaburo.
    -Ma è tardi Pino, io...
    -Tanto non dormo comunque...
    -Appunto. Ma vorrei dormire io.
    -Silenzio! Non farmi incazzare Sigfrido, adesso vengo lì.
    -E va bene, vieni, trascinami pure con te.
    -Sapevo che avresti capito - disse Pino e attaccò il telefono.
    Corse verso la casa di Sigfrido ma si addormentò per la strada. Una macchina gli camminò sopra e si ruppe. Neanche quello lo svegliò.
    Sigfrido lo aspettò per tutta la notte.
    Quando Pino si svegliò la luce dell'alba brillava intensamente. Era magica, pura, brillante.
    -Cosa? Cazzo! Mi sono addormentato! - gridò Pino.
    Guardò il telefono. 93 chiamate perse da Hikosaburo.
    -Merda - pensò Pino e ritornò a casa.
    -Scusa, amore, ma ehm... volevo... fa niente... - disse Pino. Aveva un aspetto di merda. Aveva letto cinquecento libri su come occuparsi di un bambino. Erano tutti uguali. Manuali di istruzioni che non dicevano niente che ti preparasse sul serio a una persona vera. Finché era un bambolotto era facile.
    Pino decise che la questione doveva sbrigarsi. Se stava ancora così per tre secondi sarebbe impazzito. Decise di manipolare il tempo e lo spazio del libro e del racconto e fece scorrere il tempo velocemente. La bambina passò dall'avere cinque mesi ad avere 18 anni.
    Erano tutti invecchiati. Lo strato superficiale delle cose era sparito.
    -Pino, che cazzo hai fatto? - gridò Hikosaburo.
    -Non lo so, ho usato il mio superpotere, qualcosa di innato credo - rispose Pino.
    -Tu sei mio padre! Ma sei un orso! - disse Yuriko.
    Il nome l'aveva deciso la madre. Pino era una frana a scegliere i nomi.
    -Si, sono un orso, e adesso sei abbastanza grande, andiamo a farci una bella bevuta di famiglia! - disse Pino con una faccia deformata dalla gioia e dalla follia.
    I tre eroi si recarono nel bar più vicino e Yuriko ebbe la sua prima sbronza.
    C'era una prima volta per tutto.
    Pino smise di vedere, tutto divenne sfocato, poi nero e tanti saluti.

    Edited by Matthew 98 - 12/8/2018, 15:40
     
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    Capitolo 13 - Diciotto anni di vuoto

    Yuriko si sentì confusa. Non era cresciuta. Era semplicemente diventata adulta. C'erano un sacco di cose che ancora voleva e doveva fare. Infatti mentre era sbronza al bar si cagò sotto. Pino rise con degli occhi che sembravano spaghetti. Poi capì la gravità della situazione.
    -Ehm, Yuriko?
    -Siiiii?
    -E' odore di merda quella che sento?
    -Uhmmmm, si. Direi di si. La vuoi?
    -Che cosa?
    Dopo un breve tutorial su come pulirsi il culo, Yuriko imparò, e corse in bagno a pulirsi.
    Pino vomitò dal naso e continuò a parlare da solo.
    -Yuriko...
    Hikosaburo era sprofondata di vergogna sotto il tavolo.
    Yuriko tornò. Era più o meno pulita. Quando tornò si mise ad urlare e saltò sul tavolo.
    Tre secondi dopo furono cacciati dal bar a calci in culo.
    -Cristo, Yuriko, devi comportarti bene, cosa sei, una scimmia? Non conosci il galateo?
    -No, è buono?
    -Non è un gelato da mangiare... cazzo, ci rinuncio... provaci tu Hikosaburo...
    -Ti sei comportata malissimo, tuo padre ha ragione, sei in punizione per un mese!
    -Non esagerare, sta imparando... - disse Pino.
    -Deve capire - rispose Hikosaburo.
    Non capì.
    La fecero frequentare la scuola, ma visto che non aveva nessun diploma, dovette partire dall'asilo.
    -Ehi, Pino, mi sa che hai fatto una cazzata... -disse Hikosaburo.
    -Mi sa proprio di si - rispose Pino sconsolato.
    Yuriko passò le giornate a dormire, giocare e fare il culo a tutti a scuola. Era la più intelligente.
    Almeno quello.
    Visti i bei voti all'asilo... (quali voti?) decisero di perdonarla. Si comportava sempre da bambina piccola ma infondo stava migliorando. Nel frattempo, nel mondo tutti avevano problemi temporali per la cazzata che aveva fatto Pino. E dato che il libro era leggibile, chiunque sapesse leggere l'italiano voleva ucciderlo.
    Ci furono manifestazioni in piazza per cancellarlo come protagonista e censurarlo per le sue volgarità. Fu protestato per i 18 anni di vuoto che causò a tutti. Di colpo alcuni morirono, alcuni impazzirono.
    La sua casa fu circondata da un orda di gente incazzata nera. Pino disperato chiamò Sigfrido.
    -Ehi, Sigfrido, vogliono uccidermi, aiuto!
    -Io sono tra la folla! - gridò Sigfrido e attaccò.
    AIUTO, HO COMBINATO UN CASINO - pensò Pino.

    Edited by Matthew 98 - 1/14/2018, 05:58 PM
     
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