MAGUS

by The Aster

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    Oh, bene, Lucio ha sognato il Forestiero.
    Se fossi in lui non andrei all'appuntamento.







    Anzi, sì, dovrebbe andarci subito!
     
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    Oh, bene, Lucio ha sognato il Forestiero.
    Se fossi in lui non andrei all'appuntamento.







    Anzi, sì, dovrebbe andarci subito!

    Andarci o non andarci? Ma se era "solo" un sogno... XD
     
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    Appunto. Potrebbe andare sul posto all'orario che gli è stato comunicato in sogno e vedere cosa succede.
     
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    Se ti fossi trovata al posto di Lucio, te ci saresti andata?
     
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    No, ma io non sono un personaggio di un romanzo. ;)
    E poi non faccio sogni di quel genere. :D
     
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    Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

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    Capitolo quasi criptico, che mi è piaciuto molto.

    Per quanto riguarda la storia, ecco la svolta: Lucio dovrà prendere una decisione che secondo me sarà influenzata anche dalla sua voglia di scoprire cosa si celi dietro i dubbi che annebbiano la sua mente. Personalmente spero e credo che vada lì, dove il suo subconscio gli ha comunicato di andare
     
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    Lucio dovrà prendere una decisione che secondo me sarà influenzata anche dalla sua voglia di scoprire cosa si celi dietro i dubbi che annebbiano la sua mente

    Se ci ripensi, di quel sogno Lucio afferma:

    CITAZIONE
    Ripenso al sogno assurdo che ho fatto. La presenza di Forestieri a Passo della Cavalletta deve avermi influenzato parecchio, se la mia testa è arrivata a crearne uno tanto strambo.

    Mi sa che c’è pure lo zampino del Gioco degli Incantesimi. Deve aver dato un tocco di magia al sogno.

    Già, magia…





    Magus…





    Che razza di cipicchiata!

    Perciò per lui era un semplice, strambo, sogno. Non ha alcuna intenzione di andare.
     
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    Magari farà un altro sogno e ci andrà in sogno.
     
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    ...oh, è questo che stiamo facendo?

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    Ho appena finito di leggere l'ultimo capitolo che hai postato. Non vorrei dire una banalità... ma anche io adoro Celeste! Ha tutto il mio rispetto! Anzi, credo di amarla! :wub: Mi piace molto anche Ciccio il ladruncolo, credo sia il personaggio più pittoresco. Spere torni presto a piede libero. Sono curiosa di scoprire come l'ospite della locanda avrà a che fare con il resto della trama.
    Spero vivamente che Lucio vada al cimitero.
    Ah, non nel senso che spero muoia.
    Volevo dire che spero vada ad incontrare il tizio strambo.

    Edited by Agonia.Altrui.Company - 9/11/2017, 20:57
     
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    Aster ha detto che non ci andrà, ma non mi fido. :P
     
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    Magari farà un altro sogno e ci andrà in sogno.

    Del genere Inception? XD

    CITAZIONE
    ma anche io adoro Celeste! Ha tutto il mio rispetto! Anzi, credo di amarla! :wub:

    È un personaggio che si fa amare :D

    CITAZIONE
    Mi piace molto anche Ciccio il ladruncolo, credo sia il personaggio più pittoresco. Spere torni presto a piede libero.

    Si farà una notte in gattabuia e poi uscirà :D

    CITAZIONE
    Sono curiosa di scoprire come l'ospite della locanda avrà a che fare con il resto della trama.

    C'è tempo per ogni cosa :D

    CITAZIONE
    Spero vivamente che Lucio vada al cimitero.
    Ah, non nel senso che spero muoia.
    Volevo dire che spero vada ad incontrare il tizio strambo.

    Lucio ha fatto solo un sogno :D

    CITAZIONE
    Aster ha detto che non ci andrà, ma non mi fido. :P

    Lucio ha fatto solo un sogno :D
     
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    Lucio ha fatto un sogno, appunto, e secondo me ci andrà in un altro sogno!
     
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    Capitolo 9

    Un giorno di scuola come tanti.



    «Sicuro di stare bene? Hai una faccia che non mi piace. Penso sia meglio che rimani a casa per oggi».

    «È tutto apposto, nonna, tranquilla. Sono solo» sbadiglio, «andato a letto tardi».

    Perché m’ero scordato di fare i compiti. Ma questo non posso dirglielo. Né posso raccontarle dove sono stato ieri con Celeste.

    Tanto meno, che abbiamo combinato.

    Nonna si preoccuperebbe troppo. Lo fa sempre, quando si tratta di me. Lei e il nonno, poi, non sanno dell’esistenza della LS e dei Casi. Ad esser più precisi, nessuno, all’infuori di me e Celeste, ne è a conoscenza. Perciò, per nonno e nonna ieri sono andato in biblioteca con la mia amica, e dopo abbiamo giocato assieme per tutto il pomeriggio.

    Nient’altro.

    «Tesoro, un comportamento del genere non ti fa affatto bene» sostiene nonna. «Sei ancora nella fase di crescita. Hai bisogno di dormire, e tanto».

    «Cara, il nostro Lucio ha iniziato a sperimentare le “ore piccole”. Che c’è di male? Pure il sottoscritto stava sveglio fino a tardi, da giovane, a giocare con gli amici. Ne combinavamo delle belle».

    «Oh, ma fa silenzio tu!» nonna si alza da tavola lanciando occhiate di fuoco al nonno. «Sbrigati a finire il tuo caffè, piuttosto! È quasi ora di aprire!»

    Ahi, ahi…

    «Mi sa che ce l’ha ancora con te, nonno».

    Nonno sbuffa.

    «Non è giusto, però. È lei che ha frainteso».

    «Per colpa tua!» nonna apre il rubinetto della cucina e inizia a lavare - troppo rumorosamente - piatti e posate. «Hai o non hai detto che il cliente sarebbe stato un professore universitario? Mi aspettavo di trovarmi dentro casa come minimo un uomo di mezz’età, non una giovane donna! Quando ieri pomeriggio sono salita in camera sua e l’ho vista, mi sono spaventata! Le ho addirittura urlato contro! Stavo per cacciarla via, credendola una ladra! Dio mio, ho pure minacciato di picchiarla! Che figuuura… Mannaia a te!»

    «Lo vedi, Lucio, come il tuo povero nonno non centra nulla con questa storia? Secondo la mentalità retrograda di tua nonna, le donne non possono aspirare a cariche prestigiose. Solo casa e famiglia. E chiesa».

    «Dio, dammi la forza… Non ho mai detto nulla di simile! E smettila, una buona volta, di farmi fare la figura della cattiva davanti a Lulù!»

    «Suvvia, cara, stavo scherzando. Non c’è bisogno… Ehi, dove te ne vai?»

    «A vedere se lei è sveglia e cosa desidera per colazione! Quanto a te, se non vuoi passare dei guai, ti suggerisco di starmi lontano per il resto della giornata!!!»

    «Corbezzoli, che furia!» esclama nonno, quando siamo soli.

    Non si sarebbe mai permesso di farlo in sua presenza.

    Non credo ci siano dubbi su chi sia ad indossare i pantaloni in casa nostra.

    «Stavolta non te la cavi con poco» lo avviso.

    «Tua nonna non sa stare agli scherzi. Be’, vedrò di farmi perdonare. Ho già in mente un’ideuzza che le farà sciogliere il gelo».

    Gli credo sulla parola, perché – e non mi stancherò mai di ripeterlo – mio nonno, è un mito!

    «Allora, lei com’è?» gli chiedo, visto che non ho ancora avuto l’occasione di fare la sua conoscenza.

    Quando sono tornato a casa, ieri sera, lei non era ancora rientrata. La nonna è rimasta alzata fino a tardi ad aspettarla. Non solo perché in pensiero, ma pure per scusarsi del malinteso.

    «Si chiama Aurora» mi informa il nonno. «Aurora Giordano. Un tipetto niente male. Ma non dire a tua nonna che ho detto così, o mi farà dormire nel mulino».

    «Promesso».

    «Bravo il mio ragazzo. Che ne dici di mischiare un po’ di caffè a quel latte? Così ti svegli».

    Ma se sono già sveglio…

    «No, me ne vado a scuola» mi alzo da tavola e afferro il mio zaino. Faccio per andarmene, ma una domanda mi si forma in testa. «Ehi, nonno, dimmi una cosa… Hai mai sentito parlare di un… semaforo/orologio a cucù?»

    «Un semaforo… No, mai. Perché?»

    Scuoto la testa.

    «Niente… Ne parlavano dei miei amici… Ma avrò sentito male».

    «Guarda, non so di semafori, ma mi ricordo che quando avevo un paio d’anni meno di te, a Passo della Cavalletta ci viveva un vecchio orologiaio in pensione, un certo Eugenio Padani. Era un tipo decisamente strampalato. Costruiva gli orologi più assurdi che io abbia mai visto. La cosa bella, è che invece di mostrarli alle persone, lui si divertiva a nasconderli nei posti più improbabili. Ai tempi, noi bambini organizzavamo delle vere e proprie cacce al tesoro per scovarli. Perfino io ne ho trovato uno. Una macchinina di legno, pensa un po’. Allo scoccare di ogni ora, il cofano si apriva e ne spuntava fuori un fabbro che picchiettava su un’incudine».

    «Incredibile! E ce l’hai ancora?»

    «Mi pare sia da qualche parte in soffitta. Vorresti vederla? Se mi avanza del tempo, te la vado a cercare».

    Annuisco.

    «Si, grazie».

    Uscito dalla Locanda, mi esibisco nell’ennesimo, grande, sbadiglio, che il freddo poi condensa in una nuvoletta trasparente.

    Meglio che chiuda per bene il giubbotto, o con la nottataccia che ho passato rischio di pigliarmi un malanno. Spero almeno di riuscire a tenere gli occhi aperti durante le lezioni. Non voglio avere una nota del Prof sul diario. So che darebbe un dispiacere ai nonni.

    Ed è una cosa che potrebbe accadere, se non mi sbrigo ad arrivare a scuola e a finire il tema. Per questo, decido di anticipare la corsetta quotidiana che di solito faccio all’uscita di scuola, inseguito dai fratelli Pacini.

    Certo, alla fine dei conti, me ne dovrò fare due.

    Pazienza.

    Lungo il tragitto incrocio un gruppetto di persone assonnate in tuta, gli operai di Franco il Muratore, che vanno nella direzione opposta alla mia.

    Cioè, si stanno recando alla Locanda a fare colazione, per poi andare a lavoro. Tra poco, molti altri seguiranno il loro esempio, e in meno di un quarto d’ora, la Locanda si riempirà di gente.

    Forse avrei dovuto restare a casa, per dare una mano coi clienti e guadagnare qualcosina. Il barattolo delle mance non ha ancora raggiunto il traguardo che mi sono prefissato. Ma non dispero. Non manca poi molto. Anche se costicchia, perché satellitare, presto pure il sottoscritto avrà la stessa connessione ad Internet che ha Celeste. E quando sarà, lei ha promesso di regalarmi il suo vecchio tablet, che non usa più.

    E tutto senza chiedere soldi ai nonni!

    Alvise il Bidello sta pulendo il cortile di scuola al mio arrivo. Tra un brontolio e l’altro, lancia maledizioni alle foglie che il fievole vento allontana, dispettosamente, dal raggio d’azione della scopa.

    «Che il diavolo vi porti, fogliacce della…! Oh, ciao, Lucio. Stamani più presto del solito?»

    «E già» rispondo senza fermarmi, dirigendomi in classe.

    Come già spoilerato da Alvise, la mattina io arrivo a scuola con molto anticipo. Tuttavia, finora non mi è mai capitato di essere il primo.

    Come mai?

    Semplice, è Celeste ad arrivare ogni giorno prima di tutti quanti. Inoltre, sul registro la mia amica non ha un’assenza, nemmeno un piccolo ritardo.

    Vai a capire il perché…

    Come al solito, neanche stavolta riesco a salire in cima al podio. Però in aula, stranamente, non ci vedo Celeste, ma un altro nostro compagno, il quale sta osservando il cielo fuori dalla finestra.

    «Mi sono giunte strane voci dalla città vicina» esordisce lui in tono serio, continuando a rivolgermi le spalle. «Le bestie delle colline temono di solcare i pascoli. Gli uccelli si spingono sempre più a sud. Nubi oscure si stanno addensando lungo i nostri confini» scuote il capo con disappunto. «Sono le prime avvisaglie, è chiaro. Temevamo l’avvicinarsi di questo giorno, ma dobbiamo essere realisti. Tutto ciò, non ci porta che ad una sola ed unica conclusione» si volta verso di me, preoccupato. «L’inverno… sta arrivando!»

    «Sì» rispondo io, «se non fosse che siamo in autunno da appena cinque giorni. L’inverno se la può prendere con calma».

    Sistemo lo zaino alla sedia e, con la coda dell’occhio, lo vedo sorridere e scuotere di nuovo la testa, stavolta con sufficienza.

    «Le tue sono parole intrise di ignoranza, pronunciate da chi è nato nei giorni d’estate».

    «Ma se sono nato in primavera» ribatto. «Hai presente la mia ultima festa di compleanno? Ti sei svuotato un vassoio intero delle mini pizzette di mia nonna».

    Annuisce.

    «Ripenso a quel giorno con nostalgia, ser Lucio del Mulino ad Acqua. Il mio cuore auspica che eventi del genere si possano ripetere negli anni a venire».

    «Io penso sia più la tua pancia a sperarlo, lord Pippo del Pozzo Senza Fondo».

    «È lord Filippo di Fortezza Dorata, ser Lucio. Non recare offesa al nome di chi ti ha elevato al rango di cavaliere».

    «Sì, sì. Le mie più sentite scuse, mio lord».

    Vi presento il mio amico e compagno di classe Filippo Rosato, un altro dei 16 ragazzi di Passo della Cavalletta. È un fan accanito delle serie tv. Si immedesima a tal punto nelle storie che guarda, da mettersi poi a parlare - ed atteggiarsi - come uno dei personaggi protagonisti.

    La cosa è divertente. Ma in certe occasioni, e con determinate persone, causa a Pippo dei guai. Non vi dico, ad esempio, quanto ha fatto imbestialire il Maresciallo, quella volta che si è rivolto a lui come uno dei personaggi di Romanzo Criminale.

    Per usare termini matematici, Pippo sta alle serie tv come Celeste sta ai romanzi, ed io sto alla cucina di nonna.

    Ehi, a proposito della mia amica…

    «Dov’è Celeste?» domando.

    La Borsa di Mary Poppins è al suo banco.

    «La lady di Titanio e Gomma si è assentata qualche minuto prima del tuo arrivo, ser. Tornerà a momenti».

    Sarà andata in bagno…

    «Di, c’era già quando tu sei arrivato?» chiedo a Pippo.

    Annuisce.

    «È stata lei ad accogliere la mia persona. Abbiamo avuto un’interessante discussione sulle diverse specie di draghi e le rispettive peculiarità. La lady è ricca di nozioni al riguardo».

    E niente. Celeste mantiene ancora il primato.

    Be’, meglio mettersi all’opera.

    «E com’è che tu sei già qui? Di solito arrivi verso le otto» affermo sedendomi al mio posto e provando a continuare il tema da dove l’avevo interrotto.

    Pippo emette un risolino sommesso.

    «Io sono un lord, ser Lucio. In quanto tale, ho delle responsabilità nei confronti del mio casato. E accade, delle volte, che i miei doveri mi costringano a rimanere alzato sino a tarda notte, e si protraggano al mattino seguente».

    Traduzione: “Ho fatto una maratona notturna del Trono di Spade, mi son completamente scordato dei compiti, perciò sono entrato a scuola di buon’ora per farli”.

    Come lo capisco…

    E lo invidio, anche. Vista la sua tranquillità, deve averli già finiti.

    Gli altri nostri compagni incominciano pian piano a riempire la classe. Manca poco all’inizio delle lezioni, quando Celeste si fa vedere. Io ho ancora la penna bic in mano e il mignolo macchiato d’inchiostro. Sono arrivato a un punto morto col tema e, poiché il tempo non è dalla mia, sono costretto a chiederle aiuto.

    Di solito lei non mi dà una mano - dice che così non imparerei mai -, ma dopo averle raccontato dell’orologiaio, il suo viso si è come illuminato, ed è stata più che felice di aiutarmi – certo, dopo aver copiato sulla LS tutto quello che mi aveva detto il nonno, perdendo altro tempo prezioso! -.

    Ovviamente, le ho promesso di mostrarle la macchinina di legno del nonno. Celeste spera così di scoprire degli indizi riguardo al funzionamento del semaforo a cucù.

    Già che c’ero, una volta concluso il tema – evviva! - le ho pure accennato di Aurora Giordano, la forestiera che è ospite alla Locanda.

    Anche la mia amica vorrebbe conoscerla.

    Ho preferito, però, non dirle che il Forestiero che ho visto – e che lei ha inserito nella LS - non è che il frutto di un sogno strambo che ho fatto, perché…

    ….



    Cipicchia, non oso immaginare cosa mi farebbe!

    Il Prof fa il suo ingresso in aula un secondo prima del trillo della campanella, come sempre. È più puntuale lui di un orologio svizzero. O della bolletta della luce che riceviamo a casa, che per il nonno è sempre troppo alta.

    Comunque, noi ragazzi ci siamo tutti, perciò il Prof non ha bisogno di fare l’appello.

    Sarebbe stato inutile in ogni caso, io credo. Il Prof ci conosce da anni. Gli basta una semplice occhiata per capire chi c’è e chi non c’è in classe. D’altronde, da quando insegna a Passo della Cavalletta, ha sempre avuto solo e soltanto sedici alunni.

    Ossia noi.

    Mi prende la tremarella quando ci chiama a due a due per correggerci i compiti. Di Storia non mi preoccupo, sono bravo. Avrò di sicuro risposto correttamente alle domande. Ma ho paura che si accorga che mezzo tema non è farina del mio sacco.

    In effetti, quando è il turno mio e di Martina, mi pare perplesso nella lettura.

    Io gli sorrido tranquillo, ma sotto sotto son nervoso. Provo a distrarmi, concentrandomi sul suo naso aquilino, più volte fratturato perché in gioventù, il Prof, è stato un ex-pugile. Quando è in vena, ci racconta nostalgico degli innumerevoli incontri che ha fatto, in particolar modo quelli disputati in America, di cui è molto orgoglioso.

    Mi va bene. La sentenza del Prof è che all’inizio il testo è un po’ fiacco, ma poi migliora andando avanti con la lettura.

    Merito di Celeste, certo.

    Per Martina, il giudizio è di aver fatto un buon lavoro con le domande di Storia, ma poteva impegnarsi di più col tema, perché di capacità ne ha bizzeffe.

    Veniamo rimandati ai nostri posti. Dopo di noi tocca ad Alessandra e Michele. Entrambi sono stati bravi, a parte qualche svista di poco conto qua e là.

    Poi è il turno dei gemelli Pacini, e non sono rose e fiori. Le domande? Si sono scordati di farle. Il tema? Troppi errori di grammatica, oltre che “un uso sconsiderato di termini tipici del parlato e dialettali”.

    Non me lo chiedete. Non so cosa significa.

    Vengono quindi chiamati Espedito e Pippo, ed è il momento delle risate.

    Se pensavate che il mio amico avrebbe smesso di parlare in stile Trono di Spade almeno col Prof, vi siete sbagliati.

    Il Prof, poi, non lo rimprovera per il suo comportamento. Tutt’altro, stuzzica Pippo in modo da fargli usare termini sempre più… arcaici – più tardi Celeste mi spiega che questa parola vuol dire antichi, vecchi -.

    Infine giunge il momento di Celeste e Raffaella. Dopo aver dato una scorsa al tema della mia amica, il Prof non le risparmia i complimenti: prosa eccellente, ben adatta alla traccia; cura nella scelta dei vocaboli; linguaggio conciso e…

    «Che cazzo…!»





    Ehi, ho sentito male, o Celeste ha appena detto una parolaccia in faccia al Prof?

    Be’, non propriamente in faccia: lei sta guardando in direzione della finestra!

    Fa andare lì le sue ruote e si affaccia, seguita dal Prof, basito, e da tutti noi sconcertati della classe.

    Io affianco la mia amica e mi sporgo, come lei, per guardare in su: dal cielo, ricoperto da una grande nuvola grigia, stava scendendo la neve.

    Sarebbe un evento a dir poco normale, qui a Passo della Cavalletta, in tutto Monte Cono. Le nevicate autunnali sono frequenti.

    Se non fosse per ciò che sta lasciando tutti a bocca aperta – me compreso -: il colore dei fiocchi non è candido, bianco come il latte, un colore a cui noi tutti siamo abituati, bensì…





    Blu!
     
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    ...oh, è questo che stiamo facendo?

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    Pippo ha reso questo capitolo un vero spasso e l'immagine suscitata dalla neve blu è spettacolare. Certo che si stanno sommando tra loro un sacco di misteri :wacko: ... mi viene spontaneo chiedermi se siano tutti legati tra loro.
     
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    Staremo a vedere :D
     
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