L'Impero di Luce: Background

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    Ed ecco un aggiornamento sui Nomadi del Deserto. Spero che vi interesserà ^_^
    Comunque, la presenza delle note è dovuta alla cancellazione degli incisi, sostuiti proprio dalle note (non sono riuscito a trovare miglior modo per inserirle, spero non generino fastidio :unsure: ).

    Tribù Nomadi del Deserto:

    Giunti nel deserto secoli prima della nascita di Evansburg, quelli che vengono definiti dai popoli del continente come Nomadi1 erano, nella maggior parte dei casi, fuggitivi o comunque persone, disperate, in fuga dalle persecuzioni e dalle guerriglie scatenate da quello che in seguito divenne il primo re del Regno di Otsu. Quando successivamente venne costituito il regno, quella che era iniziata come una fuga di pochi divenne un esodo.
    Disperati, senza una casa e certi di star per morire nel deserto, alcuni di loro fecero una scoperta vitale: una serie di oasi abitate da pochi viaggiatori.
    Ciò che successe dopo non è certo, ma è chiaro di come alla fine quei fuggitivi riuscirono a creare una propria identità collettiva e un’organizzazione per poter vivere nel deserto: uno spostamento rotatorio per il deserto facendo soste programmate nelle ventitre oasi conosciute. Fu in questo modo che i Nomadi riuscirono a resistere alle impervie condizioni che il Deserto imponeva.
    Nel Sadarac, i Nomadi trovarono anche un grande tesoro, un’arma che poi divenne essenziale per fermare le invasioni dei popoli che potevano minacciarli al di là del deserto: le Volpi Rosse. Creature molto particolari, capaci di sopravvivere in condizioni estreme, molto intelligenti, e con qualche piccola dote magica, come quella di creare una connessione con un umano così da poter trovare un mezzo per comunicare. Non si sa bene quando successe, ma ad ogni modo le Volpi Rosse trovarono nei Nomadi un modo più semplice per sopravvivere e i Nomadi trovarono in queste creature ottimi compagni d’arme.
    Diversi decenni dopo questa unione, i Nomadi cominciarono a riavvicinarsi alla loro terra natia e scoprirono i grandi cambiamenti che erano avvenuti. Lo scontro tra l’Impero e i Nomadi era in un certo senso inevitabile: uno scontro di civiltà. La prima invasione fu respinta facilmente, e probabilmente fu per questo che una decina di anni dopo, ben dieci delle Diciassette tribù2 attaccarono il confine est dell’Impero. Per i Nomadi fu un tracollo psicologico: avevano superato le prove del deserto, avevano respinto invasioni di popoli ferocissimi, erano perfino riusciti a creare un’unione perfetta con le Volpi Rosse, ma contro la macchina militare dell’Impero fu tutto inutile. Dopo quell’evento per secoli le tribù del deserto e i sudditi imperiali non ebbero alcun incontro, tranne che in un caso molto particolare.
    E’ necessario prima di tutto spiegare che le Diciassette tribù, pur guidate dai rispettivi capi tribù, avevano una specie di “ potere centrale”, la Tribù Sacra o anche chiamata Ast Sadarac3. Questa tribù comprendeva i discendenti di alcuni sacerdoti fuggiti durante l’esodo della creazione del Regno di Otsu che avevano creato intorno alla personificazione del deserto una divinità ed un culto ad essa annessa. Cosa anche più sorprendente, tali sacerdoti avevano ottenuto, o avevano già, la capacità di usare una qualche forma di magia.
    Il caso particolare sopracitato è l’incontro tra tre sacerdoti nomadi e due maghi della Federazione. Un incontro4 che venne registrato e poi nascosto per timore che si venisse a sapere che anche i Nomadi avessero dei maghi.
    L’arrivo di Telman e del Grande Matter segnò un grande cambiamento per le tribù nomadi. Grazie al Mago Nero e alla promessa di sconfiggere l’impero, Telman riuscì a diventare capo5 di una delle Diciassette Tribù. Poco tempo dopo, però, alcune tribù decisero di opporsi a Telman e al Grande Matter che stavano cercando di ottenere un controllo egemone sul resto delle tribù. Una guerra che sembrò abbastanza impari per gli oppositori e che persero nel momento in cui la Tribù Sacra6 si mise dalla parte dei due maghi stranieri. Per i Nomadi questa è l’occasione di vendicarsi delle sconfitte subite o di ritirarsi nuovamente, e forse definitivamente, nel deserto.

    Dettagli:
    Attraverso quei pochi ed occasionali scambi con quei nomadi che tentavano di mettersi in contatto con l’impero, molti sono sicuri che al di là del deserto ci siano sicuramente terre fertili ed altri popoli, ma attraverso alcuni resoconti di un mercante che è riuscito ad avere un breve ma fruttuoso incontro con un nomade si è scoperto anche che dal confine settentrionale del Sadarac i Nomadi hanno dovuto respingere innumerevoli invasioni di quelli che venivano definiti “ Mostri a cavallo”. Non si sono fatte ulteriori scoperte a riguardo.


    La sussistenza di un popolo florido, potente e insolitamente numeroso per le condizioni in cui vive può sembrare impossibile quando si osservano le distese sabbiose ed infinite del Sadarac, tuttavia le ventitre Oasi che sopravvivono alla morsa del deserto hanno permesso l’impensabile. Oltre a permettere ai Nomadi di avere acqua potabile grazie alle falde acquifere che scorrono in profondità, le Oasi hanno abbastanza riserve d’acqua da permettere la coltivazione di alcuni vegetali tipici: la più importante è l’Ulilut, una pianta da cui ricavano una verdura dolce e con grandi proprietà ricostituenti; le provviste d’acqua permettono ai Nomadi di allevare anche un’animale tipico di gran parte delle oasi: il Nut, bestiame che ha caratteristiche molto simili all’ippopotamo ma che è molto più docile7.
    Per impedire che tali forme di sostentamento possano esaurirsi troppo velocemente i Nomadi hanno concepito una rotazione per le ventidue oasi: una volta al mese le tribù si spostano per questi spazi verdi, lasciando solo pochissimi uomini e donne8 a controllare le colture e il bestiame.
    Le cave lungo i Monti Wismar, e vicino ad una delle ventitre oasi, sono l’unica attività non legata alla sussistenza alimentare: il materiale più ricercato è il Vibrien, un metallo biancastro resistente e lavorabile a temperature non necessariamente altissime.

    Dettagli:
    I terreni coltivati vengono gestiti dalla comunità, per la comunità; non esiste in alcun modo un proprietario di tali terreni. L’unica eccezione è l’Oasi di Basshur, dove l’Ast Sadarac detiene un controllo totale e si spartisce i terreni, gestendolo attraverso un consistente numero di schiavi; l’Ast Sadarac è anche l’unica tribù a non dover partecipare alla rotazione.
    Il Nut non è l’unico animale allevato dal popolo del deserto, tuttavia è quello che ha permesso al loro numero di crescere esponenzialmente.
    Fin dall’inizio i Nomadi avevano in mente di tornare nelle antiche terre del Regno di Otsu, una volta terminate le riserve d’acqua e aver preparato un consistente esercito, non sapendo, però, che le falde acquifere, che permettono l’esistenza delle oasi, sono molto più consistenti di quanto possano anche solo lontanamente immaginare.
    Il commercio è un’attività poco redditizia per i Nomadi e quindi poco praticata, sebbene ci siano dei casi molto particolari, che hanno permesso dei contatti con gli imperiali. L’idea stessa di ricchezza è molto relativa nella società nomade.
    Il Vibrien è il materiale con cui vengono forgiate tutte, o almeno la maggior parte, delle armi nomadi. Ciò che differenza i vari armamenti è la purezza di questo materiale: solo uomini d’alto rango possono possedere armi forgiate da un pezzo di Vibrien puro. Per le armature e gli scudi la situazione è diversa in quanto le prime sono davvero per pochi soldati scelti e forgiate attraverso un altro metallo molto più raro e i secondi sono spesso ricavati dal legno e una parte di Vibrien incastonato in esso9.


    La società nomade è tribale ma ha un vertice che sconfina dai normali canoni: i sacerdoti dell’Ast Sadarac sono non solo i detentori del culto ma anche di un potere superiore che gli permette di sottomettere al loro volere qualunque capo-tribù. I sacerdoti sono presenti nella vita tribale del popolo solo in determinati periodi dell’anno, ma hanno un mezzo per tenere un contatto fisso con i vari capi-tribù.
    Al di sotto dell’Ast Sadarac la società riprende i canoni tribali: il capo-tribù e i guerrieri sono la componente più importante, ma il loro rango molto spesso non gli impedisce di sostenere la tribù in modi che non siano per forza legati alla guerra. I loro privilegi si basano soprattutto sulla possibilità di poter influenzare le decisioni del capo-tribù. Gli allevatori e gli agricoltori sono il secondo ceto, il più numeroso; gli schiavi possono essere considerati come la terza componente, che sostiene il lavoro di agricoltori e allevatori, e sono spesso considerati come l’unica vera forma di ricchezza.
    In tutto questo, le donne di basso rango hanno più possibilità di essere “libere”, in quanto hanno la capacità di aiutare la comunità in diversi modi, sebbene non possano svincolarsi da una figura maschile onnipresente e soverchiante. Le donne d’alto rango, invece, sono, spesso, molto più incatenate alla figura maschile, che sia padre o marito.
    Elaborato questo contesto, la società nomade è da considerare quasi completamente immobile e chiusa, considerato che, nonostante sia poco credibile data la popolazione abbastanza numerosa, la ricchezza privata non è contemplata.

    Dettagli:
    I templi sono gli unici edifici nomadi in pietra e sono presenti in un numero imprecisato in tutte e ventitre le Oasi. Nell’Oasi di Basshur vive il Faiss, il Veggente, capo spirituale dell’Ast Sadarac, figura che, però, secondo le tradizioni nomadi è poco legata alla divinità del deserto.
    Le varie tribù non sono sempre andate d’accordo: molto spesso ci sono stati scontri tra gruppi di guerrieri, inviati per razziare o per vendicarsi di qualche torto subito nelle oasi della tribù rivale, tuttavia, pur di non rovinare il raccolto o uccidere il bestiame, come bottino venivano catturati o uccisi gli schiavi. Con la guerra tra tribù, causata dal tentato dominio di Telman, questa pratica ha portato alla morte di migliaia di schiavi. Questi prigionieri sono, per lo più, guerrieri dei cosiddetti “Mostri a Cavallo” o al massimo donne e bambini di qualche carovana troppo incauta.
    Non ci sono, e non ci sono mai state, né sacerdotesse né guerriere nella società nomade.
    La società tribale non è del tutto immobile: non è impossibile che agricoltori o allevatori con innate abilità riescano ad assurgere a ruoli ben più importanti, come d’altronde lo stesso vale per i guerrieri.
    I terreni dei sacerdoti possono facilmente essere ricondotti ad una proprietà terriera, tuttavia bisogna considerare che tale condizione è totalmente sconosciuta dalla maggior parte dei nomadi e che parte dei raccolti di tali terreni viene inviata alle tribù più vicine o più bisognose, a seconda delle richieste.


    La religione nomade può considerarsi come un culto monoteista. Può essere considerato come il primo nel suo genere, se non si considerano gli Elfi. Secondo il “credo” nomade, l’unico Dio è Sadarac: questa figura è spesso ricollegata al deserto stesso, ma non è così; Sadarac è più facilmente ricollegabile alla terra stessa, la stessa che ha permesso ai nomadi di sopravvivere alle persecuzioni del Regno di Otsu e al deserto. Il Dio ha creato ogni cosa, punendo il popolo nomade, ma promettendogli di tornare nella loro terra natia. Proprio come in un culto monoteista, Sadarac ha, inoltre, lasciato delle leggi: le Astien-Saisuf10, un codice di leggi che istituisce come giudici per eventuali contese gli stessi sacerdoti del dio e impone determinati comportamenti e norme collettive e morali. E’ il Dio stesso a stabilire il sacerdozio, tuttavia non vi pone un capo: il Faiss, infatti, è una figura semi-religiosa, non legata al culto, un dono di Sadarac per il popolo.
    In sé e per sé non ci sono riti o preghiere specifici per i nomadi, se non la Kipur11: alle ultimi luci del tramonto i nomadi si fermano in un lungo attimo di silenziosa preghiera per ringraziare il Dio.
    Il popolo del deserto, proprio a causa della sua frammentarietà, ha una singola celebrazione che li unisce: la Ir-Finn-Darfur12, una cerimonia compiuta in momenti diversi, a seconda della tribù, durante la quale, alla presenza di tre sacerdoti viene sacrificato un esemplare di Nisifien13, un uccello molto raro che abita solo alcune delle oasi e che è molto particolare per le sue ampie ali e per le sue piume di colori vividi e intensi.

    Dettagli:
    Sebbene si possa considerare a tutti gli effetti un culto monoteista, i nomadi considerano un privilegio la loro venerazione e non hanno mai preso in considerazione l’idea del proselitismo o della eliminazione del nemico per contrasti religiosi.
    Al sacerdozio è imposta l’abnegazione per il Dio e l’impossibilità di avere figli: il ceto sacerdotale si rigenera solo grazie ad un folto gruppo di discepoli, molto spesso guerrieri o agricoltori con doti particolari.
    Sebbene non siano un obbligo rispetto alla Kipur, molti nomadi eseguono altri vari riti, familiari o tribali.
    Data anche l’assenza di cambiamenti ambientali intorno a loro, tolta la volta celeste, non esiste un unico calendario per i Nomadi: ogni tribù, persino l’Ast Sadarac, ha un calendario diverso e proprio per questo la Ir-Finn-Darfur molto spesso viene osservata solo quando è la tribù stessa a richiedere la presenza dei sacerdoti. E’ dunque impensabile anche solo elencare tutti vari calendari, alcuni anche molto diversi tra loro.

    1. In senso anche molto dispregiativo visto che il nomadismo era ed è mal visto dalla maggioranza della popolazione imperiale.
    2. Il numero non è certo in realtà, dato che non tutte le tribù si tengono in contatto con le altre, quindi è possibile che questo numero sia aumentato per eventuali scissioni oppure sia diminuito, cosa molto più probabile.
    3. Il termine “Ast” significa Dio nel linguaggio nomade.
    4. In seguito all’incontro il Sommo classificò la magia utilizzata da questi sacerdoti come Anomala; tuttora nessuno ne conosce bene le proprietà né esiste qualcuno al di fuori di questa casta sacerdotale in grado di utilizzarla. Considerando che la loro opinione è fondamentale per la collettività nomade, la sconfitta totale dei Nomadi nelle due invasioni contro l’impero può essere attribuita al fatto che la Tribù Sacra non sostenne nessuna delle due, permettendo in questo modo all’Impero di avere una facile vittoria.
    5. Il suo predecessore scomparve misteriosamente.
    6. I sacerdoti nomadi definirono Telman come “Il Condottiero Prescelto.
    7. E’ comunque ricoperto da una spessa corazza e con la sua stazza è capace di uccidere eventuali sprovveduti.
    8. Solitamente sono discendenti degli abitanti delle oasi che i Nomadi trovarono e sottomisero.
    9. Quest’ultima parte diventa più estesa a seconda del rango.
    10. “Norme Divine”.
    11. “Silenzio”.
    12. “Sacrificio Propiziatorio”.
    13. “Il volatile dal vivace piumato”.


    Giunti nel deserto secoli prima della nascita di Evansburg, quelli che vengono definiti dai popoli del continente come Nomadi1 erano, nella maggior parte dei casi, fuggitivi o comunque persone, disperate, in fuga dalle persecuzioni e dalle guerriglie scatenate da quello che in seguito divenne il primo re del Regno di Otsu. Quando successivamente venne costituito il regno, quella che era iniziata come una fuga di pochi divenne un esodo.
    Disperati, senza una casa e certi di star per morire nel deserto, alcuni di loro fecero una scoperta vitale: una serie di oasi abitate da pochi viaggiatori.
    Ciò che successe dopo non è certo, ma è chiaro di come alla fine quei fuggitivi riuscirono a creare una propria identità collettiva e un’organizzazione per poter vivere nel deserto: uno spostamento rotatorio per il deserto facendo soste programmate nelle ventitre oasi conosciute. Fu in questo modo che i Nomadi riuscirono a resistere alle impervie condizioni che il Deserto imponeva.
    Nel Sadarac, i Nomadi trovarono anche un grande tesoro, un’arma che poi divenne essenziale per fermare le invasioni dei popoli che potevano minacciarli al di là del deserto: le Volpi Rosse. Creature molto particolari, capaci di sopravvivere in condizioni estreme, molto intelligenti, e con qualche piccola dote magica, come quella di creare una connessione con un umano così da poter trovare un mezzo per comunicare. Non si sa bene quando successe, ma ad ogni modo le Volpi Rosse trovarono nei Nomadi un modo più semplice per sopravvivere e i Nomadi trovarono in queste creature ottimi compagni d’arme.
    Diversi decenni dopo questa unione, i Nomadi cominciarono a riavvicinarsi alla loro terra natia e scoprirono i grandi cambiamenti che erano avvenuti. Lo scontro tra l’Impero e i Nomadi era in un certo senso inevitabile: uno scontro di civiltà. La prima invasione fu respinta facilmente, e probabilmente fu per questo che una decina di anni dopo, ben dieci delle Diciassette tribù2 attaccarono il confine est dell’impero. Per i Nomadi fu un tracollo psicologico: avevano superato le prove del deserto, avevano respinto invasioni di popoli ferocissimi, erano perfino riusciti a creare un’unione perfetta con le Volpi Rosse, ma contro la macchina militare dell’Impero fu tutto inutile. Dopo quell’evento per secoli te tribù del deserto e i sudditi imperiali non ebbero alcun incontro, tranne che in un caso molto particolare.
    E’ necessario prima di tutto spiegare che le Diciassette tribù, pur guidate dai rispettivi capi tribù, avevano una specie di “ potere centrale”, la Tribù Sacra o anche chiamata Ast Sadarac3. Questa tribù comprendeva i discendenti di alcuni sacerdoti fuggiti durante l’esodo della creazione del Regno di Otsu che avevano creato intorno alla personificazione del deserto una divinità ed un culto ad essa annessa. Cosa anche più sorprendente, tali sacerdoti avevano ottenuto, o avevano già, la capacità di usare una qualche forma di magia.
    Il caso particolare sopracitato è l’incontro tra tre sacerdoti nomadi e due maghi della Federazione. Un incontro4 che venne registrato e poi nascosto per timore che si venisse a sapere che anche i Nomadi avessero dei maghi.
    L’arrivo di Telman e del Grande Matter segnò un grande cambiamento per le tribù nomadi. Grazie al Mago Nero e alla promessa di sconfiggere l’impero, Telman riuscì a diventare capo5 di una delle Diciassette Tribù. Poco tempo dopo, però, alcune tribù decisero di opporsi a Telman e al Grande Matter che stavano cercando di ottenere un controllo egemone sul resto delle tribù. Una guerra che sembrò abbastanza impari per gli oppositori e che persero nel momento in cui la Tribù Sacra6 si mise dalla parte dei due maghi stranieri. Per i Nomadi questa è l’occasione di vendicarsi delle sconfitte subite o di ritirarsi nuovamente, e forse definitivamente, nel deserto.

    Dettagli:
    Attraverso quei pochi ed occasionali scambi con quei nomadi che tentavano di mettersi in contatto con l’impero, molti sono sicuri che al di là del deserto ci siano sicuramente terre fertili ed altri popoli, ma attraverso alcuni resoconti di un mercante che è riuscito ad avere un breve ma fruttuoso incontro con un nomade si è scoperto anche che dal confine settentrionale del Sadarac i Nomadi hanno dovuto respingere innumerevoli invasioni di quelli che venivano definiti “ Mostri a cavallo”. Non si sono fatte ulteriori scoperte a riguardo.


    La sussistenza di un popolo florido, potente e insolitamente numeroso per le condizioni in cui vive può sembrare impossibile quando si osservano le distese sabbiose ed infinite del Sadarac, tuttavia le ventitre Oasi che sopravvivono alla morsa del deserto hanno permesso l’impensabile. Oltre a permettere ai Nomadi di avere acqua potabile grazie alle falde acquifere che scorrono in profondità, le Oasi hanno abbastanza riserve d’acqua da permettere la coltivazione di alcuni vegetali tipici: la più importante è l’Ulilut, una pianta da cui ricavano una verdura dolce e con grandi proprietà ricostituenti; le provviste d’acqua permettono ai Nomadi di allevare anche un’animale tipico di gran parte delle oasi: il Nut, bestiame che ha caratteristiche molto simili all’ippopotamo ma che è molto più docile7.
    Per impedire che tali forme di sostentamento possano esaurirsi troppo velocemente i Nomadi hanno concepito una rotazione per le ventidue oasi: una volta al mese le tribù si spostano per questi spazi verdi, lasciando solo pochissimi uomini e donne8 a controllare le colture e il bestiame.
    Le cave lungo i Monti Wismar, e vicino ad una delle ventitre oasi, sono l’unica attività non legata alla sussistenza alimentare: il materiale più ricercato è il Vibrien, un metallo biancastro resistente e lavorabile a temperature non necessariamente altissime.

    Dettagli:
    I terreni coltivati vengono gestiti dalla comunità, per la comunità; non esiste in alcun modo un proprietario di tali terreni. L’unica eccezione è l’Oasi di Basshur, dove l’Ast Sadarac detiene un controllo totale e si spartisce i terreni, gestendolo attraverso un consistente numero di schiavi; l’Ast Sadarac è anche l’unica tribù a non dover partecipare alla rotazione.
    Il Nut non è l’unico animale allevato dal popolo del deserto, tuttavia è quello che ha permesso al loro numero di crescere esponenzialmente.
    Fin dall’inizio i Nomadi avevano in mente di tornare nelle antiche terre del Regno di Otsu, una volta terminate le riserve d’acqua e aver preparato un consistente esercito, non sapendo, però, che le falde acquifere, che permettono l’esistenza delle oasi, sono molto più consistenti di quanto possano anche solo lontanamente immaginare.
    Il commercio è un’attività poco redditizia per i Nomadi e quindi poco praticata, sebbene ci siano dei casi molto particolari, che hanno permesso dei contatti con gli imperiali. L’idea stessa di ricchezza è molto relativa nella società nomade.
    Il Vibrien è il materiale con cui vengono forgiate tutte, o almeno la maggior parte, delle armi nomadi. Ciò che differenza i vari armamenti è la purezza di questo materiale: solo uomini d’alto rango possono possedere armi forgiate da un pezzo di Vibrien puro. Per le armature e gli scudi la situazione è diversa in quanto le prime sono davvero per pochi soldati scelti e forgiate attraverso un altro metallo molto più raro e i secondi sono spesso ricavati dal legno e una parte di Vibrien incastonato in esso9.


    La società nomade è tribale ma ha un vertice che sconfina dai normali canoni: i sacerdoti dell’Ast Sadarac sono non solo i detentori del culto ma anche di un potere superiore che gli permette di sottomettere al loro volere qualunque capo-tribù. I sacerdoti sono presenti nella vita tribale del popolo solo in determinati periodi dell’anno, ma hanno un mezzo per tenere un contatto fisso con i vari capi-tribù.
    Al di sotto dell’Ast Sadarac la società riprende i canoni tribali: il capo-tribù e i guerrieri sono la componente più importante, ma il loro rango molto spesso non gli impedisce di sostenere la tribù in modi che non siano per forza legati alla guerra. I loro privilegi si basano soprattutto sulla possibilità di poter influenzare le decisioni del capo-tribù. Gli allevatori e gli agricoltori sono il secondo ceto, il più numeroso; gli schiavi possono essere considerati come la terza componente, che sostiene il lavoro di agricoltori e allevatori, e sono spesso considerati come l’unica vera forma di ricchezza.
    In tutto questo, le donne di basso rango hanno più possibilità di essere “libere”, in quanto hanno la capacità di aiutare la comunità in diversi modi, sebbene non possano svincolarsi da una figura maschile onnipresente e soverchiante. Le donne d’alto rango, invece, sono, spesso, molto più incatenate alla figura maschile, che sia padre o marito.
    Elaborato questo contesto, la società nomade è da considerare quasi completamente immobile e chiusa, considerato che, nonostante sia poco credibile data la popolazione abbastanza numerosa, la ricchezza privata non è contemplata.

    Dettagli:
    I templi sono gli unici edifici nomadi in pietra e sono presenti in un numero imprecisato in tutte e ventitre le Oasi. Nell’Oasi di Basshur vive il Faiss, il Veggente, capo spirituale dell’Ast Sadarac, figura che, però, secondo le tradizioni nomadi è poco legata alla divinità del deserto.
    Le varie tribù non sono sempre andate d’accordo: molto spesso ci sono stati scontri tra gruppi di guerrieri, inviati per razziare o per vendicarsi di qualche torto subito nelle oasi della tribù rivale, tuttavia, pur di non rovinare il raccolto o uccidere il bestiame, come bottino venivano catturati o uccisi gli schiavi. Con la guerra tra tribù, causata dal tentato dominio di Telman, questa pratica ha portato alla morte di migliaia di schiavi. Questi prigionieri sono, per lo più, guerrieri dei cosiddetti “Mostri a Cavallo” o al massimo donne e bambini di qualche carovana troppo incauta.
    Non ci sono, e non ci sono mai state, né sacerdotesse né guerriere nella società nomade.
    La società tribale non è del tutto immobile: non è impossibile che agricoltori o allevatori con innate abilità riescano ad assurgere a ruoli ben più importanti, come d’altronde lo stesso vale per i guerrieri.
    I terreni dei sacerdoti possono facilmente essere ricondotti ad una proprietà terriera, tuttavia bisogna considerare che tale condizione è totalmente sconosciuta dalla maggior parte dei nomadi e che parte dei raccolti di tali terreni viene inviata alle tribù più vicine o più bisognose, a seconda delle richieste.


    La religione nomade può considerarsi come un culto monoteista. Può essere considerato come il primo nel suo genere, se non si considerano gli Elfi. Secondo il “credo” nomade, l’unico Dio è Sadarac: questa figura è spesso ricollegata al deserto stesso, ma non è così; Sadarac è più facilmente ricollegabile alla terra stessa, la stessa che ha permesso ai nomadi di sopravvivere alle persecuzioni del Regno di Otsu e al deserto. Il Dio ha creato ogni cosa, punendo il popolo nomade, ma promettendogli di tornare nella loro terra natia. Proprio come in un culto monoteista, Sadarac ha, inoltre, lasciato delle leggi: le Astien-Saisuf10, un codice di leggi che istituisce come giudici per eventuali contese gli stessi sacerdoti del dio e impone determinati comportamenti e norme collettive e morali. E’ il Dio stesso a stabilire il sacerdozio, tuttavia non vi pone un capo: il Faiss, infatti, è una figura semi-religiosa, non legata al culto, un dono di Sadarac per il popolo.
    In sé e per sé non ci sono riti o preghiere specifici per i nomadi, se non la Kipur11: alle ultimi luci del tramonto i nomadi si fermano in un lungo attimo di silenziosa preghiera per ringraziare il Dio.
    Il popolo del deserto, proprio a causa della sua frammentarietà, ha una singola celebrazione che li unisce: la Ir-Finn-Darfur12, una cerimonia compiuta in momenti diversi, a seconda della tribù, durante la quale, alla presenza di tre sacerdoti viene sacrificato un esemplare di Nisifien13, un uccello molto raro che abita solo alcune delle oasi e che è molto particolare per le sue ampie ali e per le sue piume di colori vividi e intensi.

    Dettagli:
    Sebbene si possa considerare a tutti gli effetti un culto monoteista, i nomadi considerano un privilegio la loro venerazione e non hanno mai preso in considerazione l’idea del proselitismo o della eliminazione del nemico per contrasti religiosi.
    Al sacerdozio è imposta l’abnegazione per il Dio e l’impossibilità di avere figli: il ceto sacerdotale si rigenera solo grazie ad un folto gruppo di discepoli, molto spesso guerrieri o agricoltori con doti particolari.
    Sebbene non siano un obbligo rispetto alla Kipur, molti nomadi eseguono altri vari riti, familiari o tribali.
    Data anche l’assenza di cambiamenti ambientali intorno a loro, tolta la volta celeste, non esiste un unico calendario per i Nomadi: ogni tribù, persino l’Ast Sadarac, ha un calendario diverso e proprio per questo la Ir-Finn-Darfur molto spesso viene osservata solo quando è la tribù stessa a richiedere la presenza dei sacerdoti. E’ dunque impensabile anche solo elencare tutti vari calendari, alcuni anche molto diversi tra loro.

    1. In senso anche molto dispregiativo visto che il nomadismo era ed è mal visto dalla maggioranza della popolazione imperiale.
    2. Il numero non è certo in realtà, dato che non tutte le tribù si tengono in contatto con le altre, quindi è possibile che questo numero sia aumentato per eventuali scissioni oppure sia diminuito, cosa molto più probabile.
    3. Il termine “Ast” significa Dio nel linguaggio nomade.
    4. In seguito all’incontro il Sommo classificò la magia utilizzata da questi sacerdoti come Anomala; tuttora nessuno ne conosce bene le proprietà né esiste qualcuno al di fuori di questa casta sacerdotale in grado di utilizzarla. Considerando che la loro opinione è fondamentale per la collettività nomade, la sconfitta totale dei Nomadi nelle due invasioni contro l’impero può essere attribuita al fatto che la Tribù Sacra non sostenne nessuna delle due, permettendo in questo modo all’Impero di avere una facile vittoria.
    5. Il suo predecessore scomparve misteriosamente.
    6. I sacerdoti nomadi definirono Telman come “Il Condottiero Prescelto.
    7. E’ comunque ricoperto da una spessa corazza e con la sua stazza è capace di uccidere eventuali sprovveduti.
    8. Solitamente sono discendenti degli abitanti delle oasi che i Nomadi trovarono e sottomisero.
    9. Quest’ultima parte diventa più estesa a seconda del rango.
    10. “Norme Divine”.
    11. “Silenzio”.
    12. “Sacrificio Propiziatorio”.
    13. “Il volatile dal vivace piumato”.

    E qui abbiamo uno dei personaggi nomadi ;) :

    Personaggi(15):

    Sigfrid: E’ uno dei cinque Sulmbrat al comando di Telman. Appartiene alla Tribù dei Valant. E’ un uomo onesto e schietto, desideroso di riconquistare la terra che un tempo apparteneva al suo popolo. Sebbene il suo Comandante sia uno straniero, Sigfrid si fida ciecamente, a tal punto da rischiare la sua vita per Telman. A differenza di molti altri, non porta rancore o odio per gli imperiali.
    Ha 33 anni. E’ alto 1 metro e 80. Ha la carnagione olivastra, i capelli scuri e gli occhi di un rosso molto scuro.

    Edited by LordSidious - 22/3/2016, 11:47
     
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    Mooooolto interessante la storia dei nomadi.
     
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    Ne sono felice ^_^
    Presto arriverà anche il background dei Barbari ;)
     
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  6. LordSidious
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    Ed ecco, infine, anche i Nomijin, detti Barbari del Nord dagli imperiali.
    Spero che vi interessi ^_^

    Tribù Barbare:

    Le terre del nord sono sempre stato un mistero per gli abitanti dell’impero, compresi i loro abitanti. Nel periodo in cui Evansburg cominciò la sua conquista, il futuro imperatore si ritrovò a combattere contro i villaggi di questo popolo che aveva cominciato a stabilirsi anche in quelle terre. Non è ben chiaro quando il termine “Barbaro” entrò nel linguaggio comune, ma molti ritengono che si possa far risalire anche a quel periodo.
    In ogni caso, i Nomijin furono e sono tuttora un popolo molto diviso: esistono centinaia, se non migliaia, di tribù. In un primo periodo nelle terre del nord dominava il caos più totale. Ci vollero decenni, se non secoli, affinché si arrivasse al dominio delle Tredici Tribù, un dominio non totalmente incontrastato, anzi molte volte sul punto di crollare: le terre del nord, infatti, non conoscevano e non conoscono un vero e proprio governo né i popoli che lo abitano l’hanno mai desiderato. Le Tredici Tribù furono semplicemente l’accentramento di potere di alcuni capi tribù, abbastanza carismatici e coraggiosi. Considerando l’assenza di un’autorità centrale con cui tentare di allacciare rapporti, l’Impero ha sempre avuto dei problemi con le tribù Nomijin. Più volte ha dovuto difendersi dalle invasioni dei Nomijin, riuscendo comunque a scacciarle con sempre più facilità. Solo una volta l’Impero tentò l’impresa di invertire la situazione: la campagna fu preparata dettagliatamente ma fu comunque un fallimento totale. Decine di migliaia furono i morti, anche tra i maghi. Nessuno, infatti, aveva previsto che potessero esistere terre così fredde e desolate: entrati in profondità nelle terre del nord, senza alcun idea di dove si trovassero o di dove fossero diretti, l’esercito imperiale fu sorpreso dall’inverno e contro il Grande Freddo del nord nemmeno il potere della magia fu abbastanza. Il ritorno fu anche più disastroso: i Nomijin colsero l’occasione e tallonarono l’esercito dell’Impero per tutto il viaggio di ritorno, tentando anche una sortita nelle terre imperiali.
    Per i Nomijin la situazione era ben diversa: benché alcune tribù potessero avere interesse nel trovare un accordo di pace con l’Impero, per il resto delle tribù non ve n’era alcun interesse, o peggio, preferivano tentare un approccio più aggressivo. E la situazione non è mai migliorata, anche quando sopraggiunsero le Tredici Tribù, che anzi ignorarono del tutto questo problema, troppe impegnate a mantenere la propria autorità.
    Tale stato cambiò totalmente 150 anni prima la nostra Storia; per molti sembrò ripetersi la vicenda di Evansburg, spostata al nord; in un certo senso lo fu: un giovane capo tribù,Temla, riuscì, dopo anni di lotte, intrighi, accordi e trattative a riunire tutte le Tredici Tribù e a farsi nominare Re. Ci vollero altrettanti anni per far comprendere a gran parte delle altre tribù il nuovo sistema e alla fine la monarchia sembrò prevalere; per un attimo si pensò che il nord potesse trovare un ordine. Per un attimo, l’Impero pensò di aver trovato un degno interlocutore. Si sbagliavano. Una delle prime cose che Temla organizzò fu una titanica spedizione contro il nemico del sud. Per i Nomijin sembrò che si avverasse un sogno. Purtroppo per loro, quel sogno divenne un incubo: la spedizione fallì e Temla morì in una delle più grandi battaglie della storia. La monarchia decadde immediatamente, Temlatuz venne abbandonata e le Tredici Tribù ricominciarono il loro inesauribile lavoro per mantenere quella autorità che in quel momento era ai minimi storici. Per un centinaio di anni i rapporti con il nord si cancellarono totalmente. Solo negli ultimi cinquant’anni l’Impero e i Nomijin stanno cominciando a riavere dei rapporti, e non sempre pacifici.
    Con l’arrivo del Grande Matter le terre del nord sembrano sul punto di risollevarsi contro il loro antico nemico del sud.

    Dettagli:
    I Monti Wismar, ribattezzati dall’Impero come Monti del Confine, sono stati esplorati da molti avventurieri: sembra che la catena montuosa si prolunghi lungo gran parte del confine settentrionale del Sadarac, mentre nell’altra direzione arriva a cingere quasi il “Lago Nero” per poi risalire rapidamente verso nord, addentrandosi nelle temute Pianure di Ulmer. Questo rende le Terre del Confine come uno dei pochi valichi facilmente raggiungibili ed impiegabili che fanno da passaggio tra le terre imperiali e quelle dei barbari.
    Nelle terre del nord la presenza dei maghi è molto rara, se non nulla, almeno dalle fonti imperiali. Secondo un rapporto della Federazione, la presenza della magia è riscontrabile solo nelle terre più a nord e in misura limitata. Naturalmente nessun rapporto garantisce tale condizione nelle terre del nord.
    La spedizione di Temla ha gettato nella disperazione molti di quelli che desideravano raggiungere una pace tra le due parti; sono tanti anche quelli che si sono domandati come mai un giovane re abbia preso una decisione così avventata dopo tutti gli sforzi per dare un po’ di ordine in quelle terre.
    Bisogna, infine, considerare attentamente che Temla viene tuttora ricordato come l’unico, e quindi anche l’ultimo, Kraus1 dei Nomijin; persino nell’Impero, la sua figura viene ricordata, seppur con un misto di odio e rispetto.


    Dovendo parlare di una comunità di popoli diversi, ma genericamente apostrofati con un’unica parola, la varietà è scontata ed è bene quindi ricordare quanto quello che verrà scritto non sarà sempre valido per i Nomijin.
    Agricoltura, allevamento, commercio, brigantaggio e saccheggio sono pratiche più o meno sviluppate tra i Barbari. La coltivazione è molto diversificata a seconda della zona, ma ha caratteri molto diversi rispetto a quella imperiale: sono pochissimi i casi di latifondisti e molto spesso l’agricoltura è praticata nei dintorni di villaggi ben difesi o se si ha la certezza di avere qualcuno a cui poter chiedere assistenza. L’allevamento è l’attività non solo più esercitata ma anche la più “remunerativa” nei vari mercati o nelle Lundtrac2; gli animali allevati sono centinaia e, a seconda della zona in questione, molto diversi: è giusto sottolineare come le Terre del Nord, a differenza delle terre imperiali, sono sempre state, e lo sono tuttora, dimora di animali e creature abbastanza pericolosi da mettere in fuga bande di briganti o eserciti di media entità.
    Fin dai tempi antichi, gli scambi commerciali tra Nomijin hanno conosciuto un’unica forma: il baratto. Non importa quanto alcuni capi-tribù, e lo stesso Temla, ci abbiano provato, nessuna moneta è mai riuscita a diventare qualcosa di più di un mero pezzo di scambio. Pur restando in questa forma primitiva, il commercio è vivido e vivace nelle terre nordiche ed è estremamente variabile, tanto che solo in alcune aree è possibile trovare degli schiavi all’asta o in vendita.
    Il brigantaggio e il saccheggio sono da sempre considerate come la piaga di queste terre, molto più del freddo o delle carestie frequenti, ma c’è una grossa differenza tra le due “attività”: la prima è portata avanti da gruppi armati, più o meno nomadi, alcune volte molto numerosi, altre volte con pochi componenti; la seconda è praticata dalle stesse tribù a danno di altre e molto spesso è molto più cruenta.

    Dettagli:
    L’agricoltura è un’attività considerata collettiva e solo in pochi casi di proprietà personale.
    I pochissimi casi di latifondo sono eccezioni dovute a personaggi potenti o almeno abbastanza famosi da non ricevere nessuna visita sgradita.
    Anche il bestiame è considerato un bene collettivo, ma questa regola vale solo per i villaggi più piccoli o deboli: i centri abitati più sviluppati, o potenti, presentano molti allevatori che gestiscono gli armenti come una proprietà privata.
    L’unica costante nel commercio è il costante pericoloso per i mercanti e le loro carovane. Molto spesso la parola mercante può sfumare visibilmente ed essere identificata negli allevatori, nei guerrieri, in sacerdoti e purtroppo anche in schiavisti o briganti.
    Nelle Terre del Nord, tanto quanto i Falsi, se non di più, la parola caos ha assunto una connotazione rosso sangue ed è molto spesso la causa della presunta superiorità manifestata dagli imperiali.


    Per quanto riguarda le gerarchie sociali, i popoli del nord hanno caratteristiche abbastanza fisse: abbiamo un capo-tribù al comando, un consiglio di anziani, di solito composto da figure religiose e/o militari, i guerrieri e infine il resto degli abitanti. Tale organizzazione è riproposta in quasi tutte le terre del nord; l’unica nobiltà che si può considerare tale è la famiglia del capo-tribù: la figura del leader, infatti, segue determinate discendenze e, se una si estingue, viene sostituita3 da un’altra stirpe, di solito di guerrieri.
    Tralasciando la schiavitù, che andrebbe trattata con l’aiuto di una dettaglia mappatura, la figura femminile è escluda da qualunque catena di comando, o da qualsivoglia proprietà, tuttavia non sono rari i casi di guerriere nelle tribù.
    La mobilità sociale è quasi totale, escludendo la figura del capo-tribù: gran parte dei guerrieri sono coltivatori o allevatori e in alcuni casi anche briganti, poi successivamente accettati nella comunità, e lo stesso vale per la classe sacerdotale.

    Dettagli:
    Il consiglio degli anziani non ha grossi poteri decisionali, ma può influenzare le scelte del capo-tribù e, in rarissimi casi, gestire la tribù per l’improvvisa morte o assenza del capo-villaggio.
    I sacerdoti possono essere considerati come una categoria a parte: a seconda del culto possono vivere come raminghi o in templi sperduti oppure nelle comunità come guide religiose.
    La più famosa e agguerrita donna, entrata in un certo senso nel limitato folklore femminile, è la compagna di Temla, morta insieme al suo sovrano nella Battaglia dell’Ultimo Re.
    E’ necessario sottolineare come le sette e gli adepti sono figure del tutto differenti dai sacerdoti pagani4.


    L’eterogeneità dei popoli nordici non è nulla in confronto alla moltitudine di dei, dee, semi-dei, animali sacri. Il paganesimo dei Nomijin è prolifico di divinità, caratterizzato da figure divine uguale ad altre ma con nome diverso oppure con nome uguale o simile ma funzioni del tutto differenti. E’ dunque palese che la popolazione Nomijin è molto religiosa e superstiziosa, ma ciò che può sorprendere è l’assoluta concordia tra i vari culti che, invece, di farsi la guerra per una fantomatica e alquanto opinabile supremazia religiosa tendono a coesistere. Del tutto diversa è la questione è se si parla di popoli del tutto differenti da quelli nordici, o comunque delle Terre del Nord, ma anche qui la situazione si differenzia a seconda di chi o cosa stiamo parlando.
    Le tradizioni e le festività sono legate al cambio delle stagioni, ai raccolti, in alcuni casi, ad eventi naturali straordinari o ad eventi astronomici e, infine, al ricordo della stirpe dei capi-tribù: sempre tenendo conto dell’eterogeneità continuamente citata, è facilmente comprensibile che sia impossibile fare un elenco di tali festività o delle tradizioni barbare.

    Dettagli:
    I Barbari sono sempre stati molto rozzi nell’architettura o nella scultura, tuttavia molti templi, oltre ad avere una struttura architettonica di tutto rispetto, contengono opere d’arte che, se viste da occhi imperiali, farebbero impallidire molti sedicenti “artisti”.
    Non togliendo nulla alla prolificazione religiosa, il paganesimo Nomijin è contraddistinto da una leggenda antica e presente quasi ovunque nelle terre nordiche, una leggenda che discrimina ampiamente i popoli nati nelle “terre splendenti e/o rigogliose”.
    Avendo la società Nomijin uno spiccato carattere militare e guerresco, alcune usanze sono legate a doppio filo con combattimenti o sfide. I sacrifici sono presenti ovunque e, purtroppo, in alcune lande anche sottoforma di sacrifici umani.
    Riprendendo ancora una volta l’immensa varietà e diversificazione, il calendario, quando è presente o viene utilizzato, è un carattere talmente differenziato che villaggi vicini possono avere un calendario del tutto diverso, seguendo regole interne al proprio villaggio.
    In tutto questo discorso, è importante considerare sempre la presenza di sette più o meno a contatto con la società barbara.


    1. “Capo”.
    2. Possono essere considerate come grandi fiere, di solito organizzate da qualche Tribù maggiore.
    3. Queste “sostituzioni” sono spesso teatro di scontri sanguinari tra singoli pretendenti o tra divisioni interne del villaggio.
    4. Basti considerare il proselitismo feroce di alcune di queste, fattore del tutto controverso e paradossale se si considera la disperata ricerca di esclusività e chiusura nei confronti del resto della società.
     
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    Certo che ne hai di fantasia. O ti ispiri a delle particolari etnie?
     
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  8. LordSidious
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    Ti ringrazio per il complimento ^_^ :)
    Guarda, diciamo che in parte è farina del mio sacco e dall'altra prendo (e modifico) popoli e culture del periodo antico soprattutto (i Barbari si possono molto ricondurre ai Galli o più in generale ai Celti ed anche alle popolazioni germaniche).
    La storia antica mi ha sempre affascinato, anche se in un certo senso è la "storia" in generale che ha sempre attratto il mio interesse e per questo mi diverto molto a sviluppare simili background :D
     
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  10. LordSidious
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    Ed ecco l'ultimo, almeno credo, aggiornamento per il background dell'Impero di Luce. Spero che interessi ^_^

    Istituzioni(2):

    Consiglio Imperiale (Gran Consiglio): Il Gran Consiglio fu istituito nel 412 TE, a causa della situazione già citata in precedenza. Inizialmente composto da 255 Consiglieri, aumentati nel corso del tempo fino a raggiungere la cifra di 772, il Consiglio Imperiale ha assunto nel corso della storia imperiale un ruolo di controparte dell’autorità imperiale, portando spinte centrifughe sempre più forti all’interno dell’aristocrazia. La causa di tali forze indipendenti è dovuta principalmente alla prerogativa che il Gran Consiglio ottenne alla sua nascita: la possibilità per lo Yiuder di educare il futuro imperatore, ancora infante, in assenza delle altre figure designate per tale compito; proprio grazie a questo incarico, in due occasioni1 i Consiglieri sono riusciti ad ampliare i poteri consiliari in modo del tutto legale, fino al punto tale da poter richiedere l’approvazione del Consiglio per la promulgazioni di leggi e arrogarsi il diritto di regolare gran parte degli flussi tributari2.
    Figura di spicco del Consiglio Imperiale è sicuramente lo Yiuder, capace di mettere il veto nelle votazioni che non superano i tre quarti dei 772 Consiglieri e con privilegi tali da rivaleggiare con il Sommo e, in alcuni contesti, con l’Imperatore stesso.

    Dettagli:
    Tutti i Consiglieri sono legati alla nobiltà. 720 delle cariche sono distribuite tra le Dodici Famiglie e le rispettive casate cadette, le restanti 52 sono distribuite tra figure indipendenti dall’aristocrazia ma che devono comunque appartenere alla nobiltà e che non possono essere maghi. Tutte le cariche devono essere approvate prima dal Consiglio con una votazione. E’ interessante notare come l’elemento pro-consiliare sia molto forte ma non onnipotente: le 52 cariche indipendenti, infatti, ricadono spesso tra uomini di fiducia dell’Imperatore o al massimo su figure militari che hanno in ogni caso una forte fedeltà alla corona e questa componente, se legata alla parte del Consiglio “pro-imperatore” e ad un’altra parte indecisa su quale versante pendere, può far vacillare l’indipendenza così tanto ostentata del Gran Consiglio.
    Inizialmente lo Yiuder era il rappresentante del Consiglio presso il sovrano, ma a lungo andare è riuscito a raggiungere una forma d’indipendenza del tutto esclusiva all’interno dell’ordinamento imperiale. Proprio a causa del cardine di tale carica, l’elezione dello Yiuder è terreno di scontro tra la parte filo-imperiale e la parte filo-consiliare: solo con due votazioni consecutive che hanno 730 voti d’approvazione, e con meno di 25 astenuti, la persona candidata può essere eletta a Yiuder.
    L’operato del Consiglio Imperiale è del tutto opinabile, tuttavia sarebbe ingiusto non considerarlo come un promulgatore della prosperità imperiale.


    Concilio: Del tutto particolare, tanto da aver bisogno di essere menzionato a parte, è il Concilio: sebbene, infatti, nelle cinque norme venga citato il suo compito più importante, nell’ordinamento federale non viene fatto cenno alcun altro cenno delle disposizioni, dei compiti e dell’organizzazione del Concilio. Per volere imperiale, la regolamentazione del Concilio si trova nel Varr Ausburg3, il codice legislativo dell’Impero. Il Concilio4 è composto da Quindici Caeleren. Ognuno di essi è un Master che deve avere almeno un’età minima di 35 anni e deve avere nobili origini; vengono eletti dal Concilio stesso, con l’approvazione dell’Imperatore e, quando tali cariche sorsero, del Gran Consigliere e del Sommo.
    Prima dell’avvento del Sommo, il Concilio gestiva completamente la Federazione: dalle varie missioni e mansioni da assegnare ai Master5, agli studi proposti agli allievi, dalla concessione di sviluppare ricerche, alla scelta dei Direttori. Sebbene non venga mai ammesso, la nascita di una figura a guida della Federazione è stata dovuta dalla conflittualità dei due Concili, incapaci di coordinare unitariamente le due Accademie e la Federazione stessa.
    La carica del Sommo rivoluzionò e semplificò l’organizzazione federale, ma portò allo stesso tempo ad una stretta imperiale per quanto concerne i controlli sui maghi; generò, inoltre, non pochi fastidi, la diretta dipendenza al sovrano voluta dall’Imperatore Claus II. E’ altrettanto ovvia l’iniziale ostilità dei Conciliari per tale figura, che, però, fu attenuata da un provvedimento dello stesso Claus II: il Sommo sarebbe sempre rimasto come capo della Federazione ma avrebbe passato sei mesi ad Ucrim e sei a Tern, lasciando la gestione dell’Accademia in cui non era presente al Concilio.

    Dettagli:
    Proprio come il Consiglio Imperiale, il Concilio ha finito per spaccarsi in più fazioni che con il tempo sono state assimilate dallo scontro tra filo-consiliari e filo-imperiali. D’altro canto è scontato che un’istituzione come il Concilio sia un terreno di vitale importanza tanto per l’Imperatore, e coloro che gli sono fedeli, e i Consiglieri.
    La carica di Sommo fu designata nel 503 TE. Jerm Usin fu scelto direttamente da Sua Maestà Claus II; successivamente il capo della Federazione venne eletto6 dai Conciliari di entrambi i Concili. Le funzioni del Sommo sono le stesse dei Conciliari e molto spesso può decidere di cederle momentaneamente al Concilio. La guida federale, inoltre, ha anche mansioni da ambasciatore presso i regni amici.
    I due Giukiun sono cariche istituite dal Sommo stesso, sotto approvazione imperiale ovviamente.

    1. Tre se consideriamo anche quella del successore dell’Imperatore Irse.
    2. Per essere precisi hanno potere “solo” sulle tassazioni legate alle Corporazioni e alle attività mercantili.
    3. “Ordine Divino”.
    4. Teoricamente sarebbero due, ma ciò che verrà spiegato è valido per entrambi ovviamente.
    5. Questa gestione è concordata e coordinata dalle richieste dei Generali delle Satrapie e dei Governatori o dagli ordini dell’Imperatore.
    6. A seconda dei voti a favore per un candidato, questo aveva bisogno dell’approvazione o dell’Imperatore o del Gran Consigliere oppure di entrambi.


    Personaggi(16):

    Tauil: E’ stato un ambasciatore dell’Impero nel Regno di Zhelt. Apparteneva alla Famiglia Hantarion. Ha sempre odiato l’asfissiante conservatorismo all’interno della Torre e, anche a causa delle sue inclinazioni sessuali, considerate poco consone e molto chiacchierate, aveva accettato in fretta la possibilità di divenire un Ambasciatore. Al tempo dell’incontro con il Sommo aveva 32 anni. E’ morto a causa di una polmonite all’età di 55 anni sull’isola, accanto ad alcuni conoscenti. Fu sostituito da un suo lontano nipote, appartenente ad una casata cadetta della Famiglia Hantarion.
    Era alto 1 metro e 68. Era un uomo dai capelli biondi, leggermente lunghi, dalla corporatura media e dagli occhi di un vistoso verde limpido.

    Sabius: E’ il Giukiun di Tern. Appartiene alla Famiglia Viir Cavarn. E’ una persona dal temperamento paziente e gentile, anche nelle situazioni più irritanti o stressanti. Ha molta stima del Sommo; i due, d’altronde, sono amici da diversi anni. Conosce molte bene anche Darlen e la rispetta molto in quanto Guaritrice. Ha una mente raffinata e ingegnosa, sebbene stia invecchiando rapidamente.
    Ha 56 anni. E’alto 1 metro e 69. Ha i capelli molto corti e una barba grigiastra abbastanza lunga; ha degli, spesso stanchi, occhi neri. E’ abbastanza magro e mingherlino.

    Elus: E’ un Consigliere. Appartiene alla Famiglia Nyubris1. Ha un carattere molto altezzoso e lascivo. Sostiene fedelmente il Gran Consigliere Farradas.
    Ha 35 anni. E’ alto 1 metro e 70.

    Laud: E’ un Consigliere. Appartiene alla Famiglia Glar Ruiss. E’ un uomo molto prudente e taciturno. Sebbene mostri spesso un lato di sé molto severo e austero, è una persona pacata e comprensiva. Formalmente appoggia la fazione aristocratica all’interno del Consiglio, ma ha più di un dubbio sulla rettitudine del Gran Consigliere.
    Ha 40 anni. E’ alto 1 metro e 69.

    Lavr: E’ un Master Guerriero della Federazione, possibile successore del Direttore della Classe G, Master Tarren. Appartiene alla Famiglia Hubris. E' molto caparbio e accorto, predilige il combattimento a distanza rispetto a quello ravvicinato; ha una mente ingegnosa ma alcune volte troppo raffinata e circospetta. Ambisce febbrilmente alla carica di Direttore.
    Ha 24 anni. E' alto 1 metro e 74. E' leggermente paffuto in volto, ha gli occhi castani e i capelli corti, tra il biondo e il bruno, ha un neo poco sopra la bocca.

    Niut: E' un Master Guerriero della Federazione. Appartiene alla casata cadetta dei Mar Assat2. E' ritenuto molto stravagante, data le sue passioni alchemiche al limite del consono e dell'accettabile. E' spesso tranquillo ma può diventare rabbioso quando vengono messi in discussione i suoi metodi di insegnamento nell'Allenamento Magico o il suo personale interesse.
    Ha 27 anni. E' alto 1 metro e 70.

    Lambi: E’ un Barbaro mal visto persino nel suo villaggio, Barren, a causa dell’insolita amicizia con uno straniero, ritenuta da molti disgustosa e rivoltante. E’ sicuramente un uomo rozzo e dai modi rudi, ma senza troppi pregiudizi, tanto da accettare lentamente quel bizzarro rapporto che ha con il Master Kitter. Ha un carattere sincero e diretto, crudele solo con chi osa importunarlo.
    Ha 52 anni, una benedizione tra i Barbari. E’ alto 1 metro e 69. E’ un uomo robusto, con la barba lunga e incolta, il naso gonfio e a patata e gli occhi di un inusuale marrone venato d’oro.

    1. “Destriero volante”.
    2. “Orso”, una casata cadetta.

    Edited by LordSidious - 22/3/2016, 11:53
     
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    Piccolo e ultimo aggiornamento: rivisitazione completata anche nel background e indice aggiornato.
     
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