Piovono Rane

[Contest: Dall'Argomento al Racconto - 3° turno CUCINA]

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  1. The Aster
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    Piovono Rane




    Mi trovo in mezzo al mare, non vedo nulla, tranne il buio.
    Sento l'acqua sul mio corpo, mi avvolge come seta, é fresca. In lontananza, una luce, un faro. Scorgo la spiaggia, sono salvo. Tento di nuotare a riva, ma l'acqua, da seta, si trasforma in cemento.
    Affondo, non respiro, la vista mi si annebbia.
    Ho fame...

    La vibrazione del cellulare, oltre al cuscino, fa tremare anche la mia testa.
    Prendo il telefono e guardo chi é che rompe a quell'ora. Sospirai, chi altri se non Il Dogma?
    «Pronto?»
    «Ti sei deciso finalmente, é dalle sette che ti chiamo.»
    «Le sette?»
    Mi giro e guardo la sveglia, segnava le dieci e venti.
    «Accidenti!»
    «Così impari a startene fino a tardi a giocare al computer.» Rise lui.
    Sospiro. «Hai preso appunti almeno?»
    «Sì, sì. Pomeriggio te li porto, adesso ho altre due ore all'Uni.»
    Mi gratto la testa, sento di stare dimenticando qualcosa. «Ok grazie, ci sentiamo dopo.»
    «Aspetta!»
    Ancora qualche millesimo di secondo e chiudevo la telefonata. «Cosa?»
    «Riguardo a quello che mi hai chiesto, credo di non fare in tempo. I supermercati sono chiusi per quando finisco.»
    Alzo un sopracciglio confuso. «Eh?»
    «Come eh? Non dirmi che te lo sei dimenticato?»
    «Dimenticato cosa?»
    Sento Il Dogma, dall'altro capo del telefono, darsi un colpo in testa. «A forza di guardare anime ti stai bruciando il cervello.»
    Rimango in silenzio.
    «Aster?»
    Ancora nulla.
    «Aster?»
    Sento una voce urlarmi all'orecchio. «SVEGLIATI CAZZO!!!»
    Emetto un gemito e, d'istinto, allontano il cellulare dalla testa.
    Il Dogma era un po' incavolato, chissà perché.
    «Scusa, mi si sono chiusi gli occhi.»
    «Lasciamo stare.» Poi continua. «Ieri mi avevi chiesto di passare dal supermercato a comprarti degli ingredienti per il pranzo, perché, a tuo dire, avevi un ospite importante.»
    Faccio mente locale, aveva ragione.
    «Ah, é vero. Allora ci vado io, tanto non ho voglia di andare all'Uni. oggi.»
    «Non ti preoccupare, ho già chiesto a qualcun altro di farti la spesa. Dovrebbe essere lì tra una mezz'oretta.»
    Metto i piedi fuori dal letto. «Ok grazie, e scusa il disturbo.»
    «Di nulla, ci sentiamo.»
    Spengo il cellulare e mi avvio verso il bagno. Dopo aver sbrigato le formalità, accendo la TV e mi preparo la colazione.
    "Che cosa mangiamo oggi?"
    Apro il cassetto, desolazione totale. Averex e Charlie avevano fatto piazza pulita. Sempre così quando ci sono loro in casa. Però c'è da dargli atto di una cosa: loro almeno lasciano le confezioni vuote di brioche e biscotti, al contrario del Dany The Writer, che sarebbe capace di disintegrarmi l'intera cucina tanto grande é la sua fame.
    Comincio a battere la testa sul muro. "Ho fame."
    Ho paura di aprire il frigorifero: se nel cassetto c'era desolazione, là dentro avrei trovato il cadavere di chissà quale animale ucciso da Soldier Of Fortune.
    "Maledetto il giorno in cui ti ho fatto appassionare al Soft-air."
    Lo stomaco brontola, non resisto più. Mentre appoggio la mano alla maniglia del frigo, il mio pensiero va ai miei cari, chissà se li avrei più rivisti?
    Faccio un respiro profondo, le gambe mi tremano, apro.
    Luce celestiale.
    In mezzo agli scomparti vuoti, c'era qualcosa, un piatto, un piatto avvolto in una pellicola. Lo prendo e lo tirò fuori, appoggiandolo sul tavolo. Sopra c'é un biglietto, riconosco la calligrafia, lo leggo.

    Questi pancake alla nutella ti sono stati offerti da Dopamine e Pavone Bianco, ovvero le tue vicine :)
    Cerca di farteli bastare.


    Non avevo nemmeno finito di leggere che li avevo già digeriti. Mando loro un messaggio.

    Erano molto buoni, grazie.

    Mi alzo da tavola e vado a cambiarmi. Intanto, in TV stavano trasmettendo le classifiche musicali secondo i gusti dei fan. Sento le note della canzone di Fedez, mi viene da rimettere.

    Il citofono tuona con insistenza, la mia spesa era arrivata.
    "Chissà chi é?"
    Nel mentre, inizio a preparare pentola, padella e tutto l'occorrente. Oggi, per il mio importante ospite, preparerò qualcosa di speciale.
    Metto ogni cosa al suo posto e a portata di mano, la musica in TV era passata da Fabri Fibra a Eminem; mi sa che il Rap la fa da padrone oggi.
    Suonano alla porta, vado ad aprire e mi ritrovo davanti più persone di quelle che mi aspettavo.
    Partendo da sinistra, la formazione era: W.Alter, JSTjart e Un Matto. Persone affidabili, vecchi amici.
    Ma quello che mi preoccupava di più, era l'oscura figura che aveva in mano la busta della spesa. Appena i miei occhi incrociarono i suoi, il mio volto smagrì immediatamente, assumendo le esatte fattezze del soggetto nel quadro L'Urlo di Munch.
    «Yo Aster.» Disse Chelepo allegro.
    «Ciao cricetomane.» Risposi io con ancora la faccia da scheletro.
    «Allora Astemio, ci fai entrare o no?» Sempre simpatico JS.
    «Forza, buttatevi dentro.»
    Un Matto e W.Alter si lanciarono a terra e scivolarono lesti verso il divano.
    «Non intendevo letteralmente...»
    Chelepo chiuse la porta dietro di sé e mise delicatamente la busta sul tavolo. «Ecco, qui c'é tutto quello che Il Dogma mi ha chiesto di comprarti.»
    Controllo dentro, c'é tutto. «Quanto ti devo?»
    «Non ci crederai, ma ho pagato esattamente quanto hai speso tu per me ieri al Mac, quindi siamo pari.»
    «Meglio così.»
    Tirai fuori gli ingredienti: cipolla, uova, bavette, guanciale a cubetti, pecorino grattugiato, sale e pepe.
    «Vuoi fare una carbonara?» Domandò W.Alter.
    Io annuì.
    «Lo immaginavo, ma la cipolla a che ti serve? Non c'è nella ricetta, tanto meno le bavette.»
    «Un Matto ha ragione.» Concordò il cricetomane. «Com'é questo cambiamento improvviso? Tu che per la carbonara sei così pignolo.»
    Iniziai a togliere gli strati superficiali della cipolla.
    «Pignolo? Ti sbagli, io sono un'artista della carbonara.»
    «Fammi indovinare, hai invitato una ragazza a pranzo, vero?» Ma quanto é fastidiosa la risata di JS.
    Taglio delle sottili strisce.
    «Non sono affari tuoi. Piuttosto, com'é che siete venuti anche voi assieme a lui?» Indicai il cricetomane dalla faccia delusa mentre immergeva la testa in ogni scomparto della cucina in cerca di qualcosa da mangiare.
    «Sai com'é, non avevamo nulla da fare. Oggi abbiamo solo un'ora di lezione nel pomeriggio.»
    «Certo che vi ammazzate di studio a Economia.»
    «Nessuno ti ha costretto a prendere Ingegneria, anche se ancora non riesco a capacitarmi di come tu abbia fatto a passare il test di ammissione. Tu, che alle superiori venivi senza cartella.»
    Sorrisi senza farmi vedere. L'affermazione di W.Alter mi faceva ridere. È vero, andavo a scuola senza libri e quaderni, ma questo non significa che sia stupido.
    Misi un filo d'olio nella padella, la presi in mano e la mossi un po', così che il liquido si estendesse sulla sua superficie. Dopodiché, sparsi la cipolla tagliata a strisce e la lasciai a soffriggere.
    «Non é che ci inviti a pranzo? Non abbiamo voglia di cucinare, e Chelepo opta sempre per il Mac o l'Old Wilde West.»
    «Scordatevelo, e poi non c'é nulla di male nel mangiare in quei locali. Soprattutto al Mac quando c'é il Big Tasty.»
    Un Matto sbadiglia. «A proposito, l'hanno rimesso, da ieri sera é disponibile.»
    Il mio corpo si raggela, ma non poteva dirmelo prima?
    Scossi la testa, avrei avuto tutto il tempo di fare indigestione di BT. Oggi avevo un ospite importante.
    Dalla TV sento provenire un suono familiare.
    "Oh no..."
    Le facce di quei quattro s’illuminarono alle parole Oppa Gangnam Style.
    Si misero davanti allo schermo in piedi, ipnotizzati. Quella canzone aveva uno strano effetto sulle persone, su di loro in particolare. Tanto che, a volte, ne storpiavano le parole.
    Ecco che cominciano a ballare e cantare:

    Astemio,
    metti due uova.
    Oppure no!
    Fai come vò.


    "Concentrati sulla padella..."

    Astemio,
    metti due uova.
    Oppure No!
    Ti dico No!
    Per la carbonara la cipolla un c'é vò ò ò ò ò ò ò...


    "Oh dannazione!"
    Mi getto nella mischia, incrocio le braccia come Psy e inizio anch'io a ballare.

    Carbonara Style

    Iniziammo a saltare con foga, scuotendo la testa in maniera esagerata. Quella canzone aveva uno strano effetto su quei quattro, e, purtroppo, anche su di me.
    A un certo punto, qualcosa fa fermare JS. «Ma che puzza di bruciato.»
    Il sospetto mi assale. Smetto di fare l'idiota e controllo la pentola. Spengo il gas, ho bruciato la cipolla.
    «MALEDETTO PSY!!!» Urlo con foga.
    Guardo l'ora sul cellulare, era mezzogiorno. Avevo ancora del tempo, ma dovevo liberarmi delle distrazioni.
    Perciò diedi a quei quattro dei buoni del Mac e li invitai volgarmente ad andarsene. Tre se la filarono subito, avevano già la bava alla bocca.
    Il cricetomane Chelepo era rimasto, e mi guardava sogghignando.
    «Cosa c'é?»
    Si guardò attorno con circospezione. «Ho qualcosa per te, per ringraziarti dei buoni.»
    «Ah?»
    Tolse fuori dalla felpa un libricino, un manga.
    «Qual é?»
    Rise. «Uno che non hai letto, ma so che ti piacerà.»
    Iniziai a deglutire avido notando la copertina del volumetto.
    «Eh sì Aster, é proprio un Hentai, uno dei tuoi generi preferiti.»
    Glielo levai dalle mani, lo misi sul tavolo e buttai fuori Chelepo. Dopo aver chiuso la porta, lo udì augurarmi buon divertimento.
    Guardai il manga che mi aveva dato e sospirai.
    "Mi vergogno di me stesso..."

    Metto l'acqua nella pentola e accendo il gas, poi taglio ancora una volta un po' di cipolla e la metto a soffriggere. Prendo una ciotola e ci sbatto dentro quattro uova, assieme al pecorino e al pepe nero in polvere. Metto anche un pizzico di sale.
    Muovo la padella così che la cipolla non si bruci, quanto sento suonare alla porta.
    "E adesso chi sarà?"
    Abbasso le due fiamme e vado ad aprire. Mi ritrovo davanti ai capelli ricci di Milù Sunshine, l'altra mia vicina di casa. Cosa vorrà?
    La saluto. «Ciao.»
    «Ciao Pix.» Lei mi chiama così. «Non é che hai del basilico da prestarmi? Domani te lo compro.»
    «Nessun problema, entra che te lo prendo.»
    «Graz-» Annusa l'aria e si porta la mano al naso. «Ma che puzza!»
    Ci risiamo.
    «Non é puzza, ma profumo.» Prendo il basilico e glielo porgo. «Quante storie per un po' di cipolla.»
    «Ma se stai contaminando tutto il piano con quella schifezza.»
    Quest'ultima affermazione mi fece parecchio irritare. Alzai le braccia tipo zombi.
    «Che stai facendo?»
    Sorrido malevolo. «Sai, non mi sono ancora lavato le mani. Sono ancora cipollose.»
    Milù mi guarda con sospetto e indietreggia di un passo. «E-E allora?»
    Allora parto all'attacco.
    Milù urla e corre verso la porta, la apre ed esce fuori. Io la inseguo fino a quando non si chiude nel suo appartamento. Stavolta l'aveva scampata, ma avrei avuto altre occasioni per punzecchiarla un po'.
    Ritorno nel mio antro, che era impregnato di cipolla... bruciata.
    "Oh no! E che palle!!!"
    La cipolla si era bruciata ancora.
    Guardai con commozione i pezzi di quella pianta così inutilmente sacrificati a causa della mia incompetenza. Mi era rimasta abbastanza cipolla per un altro tentativo. Che potevo fare?
    Intanto l'acqua stava bollendo, ci aggiunsi del sale, ma solo un po'. Perché tra guanciale e pecorino, di salinità ce ne sarebbe stata in abbondanza; o almeno, così mi aveva consigliato la mia istruttrice di cucina.
    Mi s’illuminarono gli occhi. "L'istruttrice!"
    Ma certo, lei poteva aiutarmi. Prendo il telefono e cerco in rubrica il suo numero. Lo trovo, premo il tasto di chiamata e attendo.
    «Pronto?»
    «Ciao Lucciola. Ti disturbo?»
    La sento sorridere. «No, non mi disturbi Aster, mi ero appena messa a cucinare. Ti serve qualcosa?»
    «Sì, ecco... ho un ospite importante a pranzo e sto facendo la carbonara.»
    «Continua.»
    «Solo che, a causa di eventi esterni alla mia volontà, ho finito per bruciare due volte la cipolla.»
    «La cipolla?»
    «Sì sì, so che non ci vuole nella ricetta originale, ma il mio ospite ne va matto. E adesso me né rimasta poca e se la brucio, addio pranzo.»
    «Potresti anche servirla senza, é comunque buona.»
    Sospiro. «Hai qualche consiglio?»
    Lei fa qualche verso di meditazione. «È chi sarebbe questa persona che va matta per la cipolla?»
    «Poi te lo spiego.»
    Ride. «Va bene, va bene. Quello che posso suggerirti é di aggiungere dell'acqua nella padella, dopo che hai messo la cipolla a soffriggere. Così non la brucerai, ma non lasciarla troppo a mollo o perderà ogni sapore. Puoi anche metterla insieme al guanciale, come preferisci.»
    Mi colpisco la fronte. «Acqua! Ma certo! Come ho fatto a non pensarci?»
    «Bene allora, ti lascio se no finisce che sono io quella che non riuscirà a cucinare.»
    La fermai. «Aspetta, quanta acqua devo mettere?»
    «Mezzo bicchiere basta e avanza.»
    Rifletto un attimo. «Lucciola...»
    «Sì?»
    «Un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?»
    Ride ancora. «Scemo. A dopo.»
    «Ok, grazie, a dopo.»
    Dopo aver chiuso la chiamata, mi mossi felino: tagliai quell'ultimo pezzo di cipolla e lo misi in padella assieme al guanciale; dopo presi un bicchiere e lo riempì a metà con l'acqua e la aggiunsi. Così non dovevo prestare tutta la mia attenzione sul condimento.
    Prendo la scatola delle bavette, la apro e inizio a mettere la pasta sulla bilancia.
    "200 grammi l'uno basteranno."
    Metto la pasta nella pentola e, dopo essermi accorto che il profumo nella padella non era per niente male, spensi il gas di quest'ultima. Tolta quel rimasuglio d'acqua rimasta, rimisi la padella apposto, così che il tutto si raffreddasse un po'.
    La TV stava trasmettendo il video di una strana canzone, non l'avevo mai sentita.

    Sarà sempre meglio
    Te l'hanno promesso
    Basta il rumore di un nuovo motore
    E diventi facile da addormentare
    Io non ci riesco
    ma ti seguirò lo stesso
    Tutte le cose che voglio cambiare
    se non mi muovo lo fanno da sole


    Giro la pasta nella pentola, dopo sbatto ancora le uova e il formaggio nella ciotola, poi unisco a loro pancetta e guanciale e mischio il tutto.

    Volavo sopra le nostre case
    non c'era nulla di eccezionale
    Non è un segreto che la terra sia una palude
    senza di te

    Volavo sopra le nostre vite
    Non c'era nulla di eccezionale
    Non è un segreto che io sia cattivo come un bambino
    senza di te


    Assaggio la pasta, ci vogliono credo altri due minuti e dovrebbe essere pronta. Manca un pizzico di sale, ma é normale. Mentre attendo la cottura, finisco con l'appassionarmi alla canzone che sto ascoltando.

    Questo è lo spazio
    Che ci hanno concesso
    Ti giri e mi dici che a te può bastare
    Se è grande abbastanza da potersi sdraiare
    Io non ci riesco
    Ma ti seguirò lo stesso
    Ho mille modi per dire rischiamo
    Ma quando è il momento smetto di parlare

    Volavo sopra le nostre case
    Non c'era nulla di eccezionale
    Non è un segreto che la terra sia una palude
    senza di te

    Volavo sopra le nostre vite
    Non c'era nulla di eccezionale
    Non è un segreto che io sia cattivo come un bambino
    senza di te


    Controllo ancora la pasta, cottura perfetta. Spengo il gas e scolo la pasta, poi la verso direttamente nella ciotola e amalgamo il tutto. Prendo una forchetta e ne provo un po'.
    "Deliziosa!"

    Piovono rane dall'alto del cielo
    La gente in strada che dice ancora
    Piovono rane dall'alto del cielo
    Non voglio perderne neanche una


    Mi lavo le mani e apparecchio la tavola. Ormai, il mio importante ospite dovrebbe arrivare a momenti.

    Piovono rane dall'alto del cielo
    La gente in strada che dice ancora
    Piovono rane dall'alto del cielo
    Non voglio perderne neanche una


    Il citofono squilla, premo il tasto del cancello e apro la porta. Dopo un paio di minuti, il mio ospite fa il suo ingresso in casa. Lo accolgo con un gran sorriso.
    «Ciao papà.»


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