Grappo

[Contest: Dall'Argomento al Racconto - 2° turno MORTE]

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    Grappo





    Quando aprii gli occhi per la prima volta, vidi la mia mamma guardarmi in modo strano. Non so come, ma ero consapevole che lei era la mia mamma, anche se non l'avevo mai vista. Alzai il musetto per sentire il suo odore, sapeva di buono.
    C'erano altri come me accanto, tutti piccoli, alcuni avevano ancora gli occhi chiusi. Muovevano il musetto all'insù cercando il profumo di mamma, io cominciai a imitarli, ma già sapevo qual era il suo odore.
    «Mamma!»
    Provai ad avvicinarmi a lei, ma non riuscivo ad andare avanti, non sapevo ancora come muovermi. Intanto gli altri avevano incominciato ad aprire gli occhi e, come me, si sforzavano a raggiungerla; ma volevo essere io il primo a farlo. Però non credevo bastasse muovere il nostro musetto per farlo.
    «Mamma! Mamma! Come faccio a venire da te?»
    «Muovi le zampe in avanti.»
    «Zampe? Che cosa sono?»
    «Quelle quattro cosette che hai sotto la pancia.»
    Abbassai la testolina e le vidi: quattro strani oggetti che stavano sotto di me, due davanti e due dietro, formate da altre tre parti rotonde alla fine.
    «Mamma! Mamma! A che servono?»
    «A muoverti, saltare, correre e a tanto altro.»
    «Saltare e correre? Che vogliono dire?»
    «Lo capirai più avanti cucciolo mio, per adesso prova a muoverti.»
    «Voglio venire da te.»
    «Allora fallo.»
    «E come?»
    «Pensa di volerti muovere e allo stesso tempo pensa alle tue zampe, il tuo corpicino farà il resto.»
    Feci come mamma aveva detto, le mie zampe iniziarono lentamente a muoversi in avanti, ma caddi per terra tante volte prima di capire che dovevo muovere una zampa alla volta all'inizio, perché non le avevo mai usate.
    Ma quando finalmente riuscì a raggiungere mamma, fui così felice che non m'importò degli altri piccoli che, come me, si avvicinarono a lei.
    «Mamma! Mamma! Chi sono?»
    «Sono gli altri miei cuccioli, i tuoi fratelli e le tue sorelle.»
    Guardai quei sette piccoli con occhi curiosi, non capivo cosa volevano dire le parole dette da mamma, ma dentro di me sapevo che dovevo volergli bene. Piano piano anche loro erano riusciti ad avvicinarsi a mamma. Lei ci guardava con la bocca sollevata un po' in alto, così le chiesi cosa stesse facendo.
    «Perché tieni la bocca così mamma?»
    «Per sorridere.»
    «Sorridere?»
    «Vuol dire che sono felice.»
    «E perché sei felice mamma?»
    «Perché siete nati voi.»
    Mamma ci accarezzò le guance col naso, credo sia per quello che anche noi sollevammo la bocca come aveva fatto lei, eravamo felici. Però vidi che i miei fratelli e le mie sorelle, oltre a imitare mamma, muovevano velocemente la strana piccola zampa che avevano sul sederino.
    «Mamma! Mamma! Perché muovono quella zampa così?»
    «Quella non é una zampa cucciolo mio, é una coda. Fanno così perché sono felici.»
    «Una coda?»
    «Sì, ce l'hai anche tu, e la stai muovendo esattamente come loro.»
    Girai la testolina per riuscire a vederla. Mamma aveva ragione, ce l'avevo anch'io e la stavo agitando velocemente. Il movimento che faceva, tuttavia, risvegliava dentro di me l'istinto di morderla. Cominciai a girare su me stesso.
    «Ti prendo! Ti prendo! Ti prendo!»
    Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a raggiungerla con i denti, era troppo lontana. Mi girava la testa, non riuscivo a reggermi sulle zampette. Caddi per terra seguito dai miei fratelli e le mie sorelle, che avevano copiato quello che avevo fatto io.
    Dall'alto, mamma ci guardava e ci sorrideva.
    «Adesso basta giocare piccoli. Su, é ora di dormire.»
    «Dormire?»
    Mamma ci prese uno a uno nella sua bocca e ci poggiò dentro un oggetto rotondo marrone, con dentro qualcosa di blu e molto morbido.
    «Che cos'é mamma?»
    «Una cuccia.»
    Comincia a camminarci in tondo, ogni volta le zampette sprofondavano, ma era una bella sensazione. Poi mi accorsi che gli altri erano stesi nella cuccia con gli occhi chiusi e non si muovevano.
    «Mamma, che gli é successo?»
    «Stanno dormendo, e dovresti farlo anche tu.»
    «E come?»
    «Poggia le zampe sul cuscino e ritirale verso di te, poi chiudi gli occhi.»
    «Cuscino?»
    «È l'oggetto morbido su cui ti ho appoggiato.»
    Ancora una volta, feci come aveva detto mamma. Provai una strana sensazione dopo che chiusi gli occhi, una forza che mi trascinava via contro la mia volontà, ma allo stesso tempo tanto bella e rilassante.
    L'ultima cosa che sentì fu la voce di mamma che ci augurava di fare dei bei sogni, ma cos'erano i sogni?

    Degli strani suoni mi fecero aprire gli occhi. Mi alzai dal cuscino tremante, perché non ero abituato a camminarci sopra. I miei fratelli e le mie sorelle avevano ancora gli occhi chiusi e non si muovevano.
    «Ti sei svegliato presto.»
    Mamma era nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata prima che tutto quel buio mi portasse via. Però non stava più sorridendo, e dagli occhi le stava uscendo qualcosa di trasparente, forse dell'acqua.
    «Mamma, non sei più felice?»
    Lei non rispose, mi guardava stranamente e ogni volta i suoi occhi tremavano quando l'acqua usciva. Non mi piaceva vederla così, perciò mi avvicinai al bordo della cuccia per uscire. C'era un muro marrone che non mi faceva passare, e io volevo andare da mamma.
    Forse dovevo fare una delle cose che le mie zampette mi permettevano. Correre? No, andrei a sbattere il musetto col muro; allora, forse, dovrei saltare, ma come faccio?
    Mentre lo pensavo, le mie zampette di dietro mi spinsero in avanti e allo stesso tempo mi sollevarono quel poco che bastava, ma non riuscii a oltrepassare del tutto il muro. Metà del mio corpicino era fuori, ma l'altra era rimasta dentro, sotto la mia pancia c'era il muro e non riuscivo ad avanzare.
    «Ma che fai?»
    Mamma aveva visto tutto, ne fui molto felice perché stava sorridendo, anche se l'acqua continuava a uscire dai suoi occhi.
    «Volevo venire da te.»
    Mi prese con la bocca e mi portò via dalla cuccia, mettendomi vicino a lei. Si distese a terra e mi osservava. La mia coda si mosse da sola appena toccai terra.
    «Mamma, perché ti esce acqua dagli occhi?»
    Stava per rispondermi, quando un animale gigantesco si avvicinò a noi velocemente. Era strano, si reggeva su due zampe e la sua pelliccia era di colori diversi e svolazzava quando si muoveva.
    Quell'animale mi fece molta paura, così tanta che dovetti nascondermi dietro mamma. Lei, invece, non ne era per niente spaventata. Anzi, sembrava fosse contenta della sua presenza.
    La zampa destra dell'animale che non poggiava a terra toccò molte volte la testa di mamma. È strano, ma ebbi l'impressione che stesse cercando di bloccare l'uscita dell'acqua.
    Non capivo il suo abbaiare, ma da come mamma stava attenta, qualcosa mi diceva che lei, invece, poteva farlo.
    L'animale guardò la cuccia dove stavano i miei fratelli e le mie sorelle, di nascosto riuscii a vedere la sua bocca farsi come mamma quando é felice. Stava sorridendo, ma non capivo perché. Ebbi paura che volesse mangiarci, forse per questo gli occhi di mamma facevano uscire dell'acqua.
    «Mamma, ho paura.»
    Il mio abbaiare fece voltare l'animale verso di me, si accorse della mia presenza e si avvicinò lentamente. Pensai di scappare, ma mamma mi rassicurò su di lui.
    «Non ti farà nulla, non aver paura.»
    Infatti, non mi fece nulla, si limitò a guardarmi e a sorridere.
    Che strano animale, anche il suo odore lo era. Mi avvicinò una delle sue zampe, ma non mi toccò. Era divisa in cinque parti, e l'animale né chiuse quattro lasciando aperta solo la seconda.
    La mosse a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra... quando smise di muoversi, io non riuscii a tenere ferma la testolina e continuai a girarla come se lui stesse continuando.
    Non so perché, ma mi sentivo preso in giro.
    Dopo aver passato ancora una volta la zampa sulla testa di mamma, l'animale se ne andò via.
    «Mamma! Che cos'era?»
    «La mia scimmia, si chiama Ryck»
    «Scimmia? È un animale?»
    «Sì e no. Ci sono tante scimmie, ma questa specie particolare é molto diversa dalle altre. Loro sanno fare delle strane cose, cose che gli altri animali non riescono a fare.»
    «Perché si trova qui?»
    «Il luogo in cui ci troviamo é la sua cuccia, lui ci vive con la sua compagna e i suoi cuccioli e si é preso cura di me fin da quando ero piccola.»
    «Piccola? Come me?»
    «Sì.»
    «Perché si é preso cura di te?»
    «Perché mi vuole bene.»
    «Anch'io ti voglio bene.»
    Mamma sorrise e mi passò il muso sulla guancia.
    «Lo so cucciolo, lo so.»
    «Mamma.»
    «Sì?»
    «Che significa Ryck?»
    «È il nome della mia scimmia.»
    «Nome?»
    «Queste scimmie lo usano per distinguersi fra loro.»
    Mamma si sedette a terra.
    «Molto presto avrai anche tu una tua scimmia, che ti assegnerà un nome.»
    «E poi?»
    «Vivrai con lui o lei.»
    «E tu?»
    «Io devo restare con la mia scimmia, diventa triste quando non ci sono.»
    «Vuol dire che non potrò stare con te, i miei fratelli e le mie sorelle?»
    «No, anche loro andranno via con una scimmia.»
    «Ma così non ci sarà più nessuno di noi con te.»
    Forse cominciavo a capire perché usciva acqua dagli occhi di mamma.
    «Cucciolo mio, anche se non staremo nella stessa cuccia, questo non vuol dire che non ci potremo vedere.»
    «Davvero?»
    «Sì»
    Mamma mi prese con la bocca e mi riportò alla nostra cuccia, mettendomi ancora sul cuscino e dicendomi di tornare a dormire. Io obbedii, ma prima c'era una cosa che volevo sapere.
    «Mamma, ce l'hai anche tu un nome?»
    «Sì, Ryck me ne ha dato uno.»
    «E quale?»
    «Non ha importanza.»
    «Perché?»
    «Perché per te sarò sempre e solo la tua mamma.»

    Non capivo il perché di tutte quelle scimmie che ci guardavano. I miei fratelli e le mie sorelle erano alquanto nervosi, come anch'io del resto. Mamma ci stava accanto e ci rassicurava, ma la presenza di quegli animali ci spaventava lo stesso.
    Alcuni si avvicinarono a noi, ci toccavano la testolina, le zampette e la schiena. Ci sollevarono grazie alle loro zampe piatte e poi ci rimettevano a terra. Dopo un po' vidi i miei fratelli e le mie sorelle tranquillizzarsi e iniziare a giocare con le scimmie, ma a me facevano ancora paura.
    Quando quegli animali presero alcuni di noi e li portarono via, gli occhi di mamma si riempirono d'acqua.
    «Mamma, dove vanno?»
    «Adesso andranno a vivere con le loro scimmie.»
    Mamma abbassò la testa, ma non per guardarmi. Non voleva vedere i miei fratelli e le mie sorelle che venivano portati via.
    «Non fare così, mamma. Non mi piac-»
    Qualcosa mi toccò la schiena. Corsi via e mi nascosi dietro mamma, mentre la scimmia che mi aveva spaventato non si mosse. Era alta, ma non come le altre, sembrava più giovane, e non sorrideva.
    «Non nasconderti cucciolo mio, lui ti ha scelto.»
    «Non voglio andare!»
    «Non lo voglio anch'io, ma non puoi restare qui.»
    «No! Voglio rimanere con te!»
    Mamma si allontanò da me, lasciandomi esposto. Tuttavia, la scimmia non fece nulla, mi guardava e basta. Forse voleva che io andassi da lui.
    «Non lo farò!»
    Corsi via passando sotto uno strano albero con le zampe, evitando le scimmie che cercavano di fermarmi. Poi, quando capii che non riuscivo ad andare avanti perché mi stavano sollevando in aria, mi arresi.
    La scimmia che mi aveva scelto era riuscita a catturarmi, mi teneva dalla pelliccia di dietro, mi faceva male. Gli altri animali gli abbagliavano contro, forse per questo mi mise dentro uno strano cuscino con dei quadrati.
    «No! Non voglio! Mamma! Mamma!»
    Mamma mi osservava allontanarmi, non mi disse nulla, ma sapevo che stava soffrendo, perché la sua scimmia le passò la zampa sulla testa, così che lei smettesse di far cadere l'acqua dagli occhi.

    «Dove sono?»
    Dopo che la scimmia mi fece uscire dal cuscino, mi portò dentro una cuccia molto grande, dove c'erano altre cucce che, per me, erano grandi, ma per la scimmia sembravano perfetti.
    C'erano un sacco di cose lì dentro, due scatole enormi marroni, un muro bianco diviso in tre parti che si apriva e si chiudeva quando la scimmia usava le zampe e lo tirava, un grandissimo cuscino lungo più della scimmia, un cerchio bianco in alto, dove usciva della luce e lo stesso albero con le zampe che vidi nella cuccia della scimmia di mamma.
    «Mamma...»
    Mi sentii male pensando a lei, senza di noi. Cominciò a uscirmi dell'acqua dagli occhi, così capii cosa mamma stesse passando.
    La scimmia tirò fuori dal muro bianco qualcosa di nero, un oggetto simile a quello che lui aveva sulle zampe basse. Mi prese per la pelliccia, stavolta non mi fece male, e mi ci infilò dentro. Era morbido, ma non come un cuscino, e non ci entravo tutto.
    Per questo mi tirò fuori guardandomi in modo strano, provai a parlargli.
    «Qual é il tuo nome?»
    Non mi rispose, ritentai.
    «Perché non sorridi?»
    M’ignorò e mi posò su quell'enorme cuscino che avevo visto prima, poi si mise a cercare qualcosa in una delle scatole marroni. Mi spaventai molto quando vidi che sulle zampe teneva delle pellicce, pensai volesse togliermi anche la mia.
    Corsi sul cuscino per scappare via, ma arrivai alla fine e vidi che ero molto in alto, non potevo proseguire. Iniziai a tremare.
    Intanto la scimmia aveva preso un quadrato marrone e ci stava infilando dentro quelle pellicce, poi si voltò verso di me e mi prese con le zampe.
    «No! No! Lasciami! Mamma! Mamma!»
    Per quanto gli abbaiassi, lui non mi lasciò andare. Lo fece solo per mettermi sopra quelle pellicce. Ma appena le toccai con le zampette, capii che erano diverse dalla mia. Guardandole meglio, vidi che erano uguali alla pelliccia colorata della scimmia.
    «Sono tue?»
    Non capivo come mai lui avesse tutte quelle pellicce, e il perché poteva togliersele. Osservando dove ero sistemato, intuii che quel quadrato marrone era la mia nuova cuccia, lui l'aveva fatta per me.
    La scimmia mise una zampa in avanti e chiuse le sue quattro parti lasciandone libera solo una.
    «No! Stavolta non ci casco!»
    Mi sbagliai, la scimmia non si mosse come aveva fatto quell'altra con me. Invece usò quella parte della sua zampa per accarezzarmi dolcemente la guancia, come faceva mamma col suo muso. Mi piaceva molto.
    La scimmia non mi voleva fare del male, voleva prendersi cura di me, proprio come mamma aveva detto. Ma allora perché non sorrideva?
    Mentre mi toccava la guancia, dell'acqua iniziò a uscirgli dagli occhi.
    «Ho capito, sei triste. Per questo non sorridi.»
    Come mamma, non mi piacque vedere così nemmeno lui, volevo farlo smettere, ma come? Non potevo certo accarezzargli la testa con le zampette. Forse potevo usare qualcos'altro.
    Uscii della cuccia che mi aveva preparato e mi avvicinai a lui, cercando poi di salire sulle sue zampe, ma non ci riuscivo, era troppo alto. Vedendomi, lui mi sollevò e mi portò vicino alla testa per guardarmi meglio. Mi abbaiò qualcosa, ma non lo capì. Ma come aveva detto mamma, col tempo ci sarei riuscito.
    Mi sporsi in avanti e tirai fuori la lingua. La sua acqua non era buona, aveva un brutto sapore, ma continuai lo stesso.
    Fui felice di averlo fatto, perché dopo che la scimmia mi riportò nella cuccia, la vidi finalmente sorridere.

    È passato molto tempo da quando fui portato via da mamma dalla mia scimmia, ma alla fine sono contento di stare qui. Ho iniziato a comprendere l'abbaiare della mia scimmia. Mi ci é voluto un po', ma né é valsa la pena.
    Ho capito che il nome di scimmia é Allen, mi piace molto come suona questa parola, ma non so perché continuo a chiamarlo solo scimmia. Forse é per quello che mi disse mamma quando le avevo chiesto il suo nome e lei mi aveva risposto che non era importante, perché sarebbe sempre stata solo e soltanto la mia mamma. Credo che valga la stessa cosa per scimmia, lui sarà sempre e solo la mia scimmia.
    Invece il nome che scimmia mi ha dato ancora non mi convince: Grappo, perché secondo lui mi aggrappo a qualunque cosa sia alta.
    Mi piace arrampicarmi sulle cose, é vero, ma che c'é di male? Mi serve come allenamento per quando voglio arrampicarmi su scimmia, perché é molto cresciuta, come me del resto.
    Adesso le scatole che porta sulle zampe basse non riescono più a contenermi, e ogni tanto mi diverto a mordicchiarle o a spingerle col muso.
    Io e scimmia andiamo molto d'accordo, mi sento felice quando sono con lui e mi diverto. Mi porta sempre a spasso e a giocare dove c'é tanta erba, alberi e scoiattoli.
    Mi piace inseguire gli scoiattoli, non che voglia fargli del male, mi piace solo inseguirli. Quando non possiamo uscire perché dall'alto cade tanta acqua, scimmia resta nella cuccia e gioca con me tutto il tempo.
    Mi piacciono le cose che fa scimmia per farmi divertire, come quando si mette a quattro zampe di fronte a me e cerca di imitare il mio abbaiare, ma non ci riesce mai. E poi mi da tante cose con cui giocare, come l'osso che suona, il mio preferito, e la cosa tonda che lui chiama palla. Quando scimmia la lancia, sento le mie zampe muoversi d'istinto per andarla a prendere e riportargliela.
    Quando lo faccio, scimmia mi sorride e mi accarezza la testa con la sua zampa.
    Voglio tanto bene a scimmia.
    Spesso mi porta a trovare mamma, lei é sempre felice di vedermi, e se per caso c'é anche uno dei miei fratelli o delle mie sorelle, ci mettiamo tutti a giocare davanti a lei per farla sorridere.
    Mamma dice che é molto orgogliosa di me, perché sono riuscito a rendere felice la mia scimmia e a farla sorridere di nuovo.
    Sì perché c'era un motivo se scimmia era sempre triste e non sorrideva, almeno fino a quando non mi ha preso con sé: lui aveva perso la sua mamma.

    Io e scimmia non abitiamo più nella sua vecchia cuccia, adesso ci siamo spostati in un'altra poco lontana da dove abita mamma. Mi piace un sacco questa nuova cuccia, perché ha anche dell'erba fuori dove posso andare a correre e un albero dove si siede scimmia a prendere il fresco e a guardare quello che lui chiama libro.
    Sono molto felice, anche perché adesso siamo solo io e lui, e a me piace stare solo con lui a giocare.
    Però c'é una cosa che mi da fastidio.
    Da qualche giorno viene a trovarci un'altra scimmia, il suo nome é Cloe, e già dal nome non mi piace. Lei e scimmia passano molto tempo insieme, ma non mi lasciano mai da solo. Anzi, Cloe cerca sempre di giocare con me, ma io non voglio che lo faccia.
    «Io gioco solo con scimmia!»
    Scimmia mi abbaia contro quando evito le zampe di Cloe, ma non posso farci niente, lei non mi piace. Perché ogni volta che la vede, scimmia sorride in modo strano e si comporta da... da... da... da...
    Non so da cosa, ma é comunque strano. Cloe non mi piace, solo io posso far sorridere veramente scimmia.

    Stavo mangiando la pappa che scimmia mi aveva messo nella ciotola, quando sento lui e Cloe abbaiare molto forte. Non capii perché lo facessero, così andai a vedere.
    Erano uno di fronte all'altra, il viso rosso e le zampe che si muovevano in maniera strana. Cloe aveva l'acqua che le usciva dagli occhi, mentre scimmia sembrava arrabbiato per qualcosa.
    Rimasi in disparte a osservare, non mi piaceva vederla in quel modo, ma forse era la volta buona che ci toglievamo Cloe dalle zampe, così da tornare a essere solo noi due.
    Dopo un ultimo guaito, Cloe corse via e uscì dalla cuccia, scimmia invece si sedette sull'albero con le zampe e rimase in silenzio.
    «Scimmia?»
    Dell'acqua cominciò a uscirgli dagli occhi, scimmia non era felice, e a me questo non piaceva.
    «Cos'hai?»
    Non abbaiò nulla, continuava a piangere in silenzio. Forse perché Cloe se n'era andata? Sì, doveva essere così. Scimmia vuole bene a Cloe, come io ne voglio a lui, a mamma, ai miei fratelli e alle mie sorelle. Decisi di farla tornare, di cercarla.
    Girai per tutta la cuccia, ma non la trovai da nessuna parte. Passando per l'uscita, vidi in alto un quadrato con dentro Cloe e scimmia.
    «Ecco dov'eri finita.»
    Mi arrampicai per riuscire a prendere il quadrato, non fu difficile, in fondo io sono Grappo, guidi mi aggrappo.
    Dopo essere sceso, cercai in tutti i modi di convincere Cloe a uscire da quel quadrato e a tornare da scimmia, ma lei m’ignorava. Allora decisi di portare il quadrato da scimmia, forse lui era in grado di farla uscire.
    Quando mi vide arrivare, lui si voltò a guardarmi, poi notò quello che avevo in bocca. Lo prese e si mise a guardarlo.
    «Falla uscire, così fai andare via l'acqua.»
    Scimmia sorrise e mi accarezzò la testa, poi posò a terra il quadrato e corse via. Io ripresi il quadrato in bocca e lo inseguì.
    «Fimmia, affeffami.»
    Uscimmo entrambi dalla cuccia, Cloe era sotto l'albero di scimmia e continuava a togliersi l'acqua dagli occhi. Scimmia si avvicinò lentamente porgendogli una zampa. Mi sembrò che Cloe non sapesse cosa fare, ma alla fine lei gliela strinse con la sua e scimmia se la portò molto vicina a sé.
    L'acqua usciva lo stesso dagli occhi di Cloe, però adesso stava anche sorridendo, così come scimmia: erano entrambi felice.
    Mi avvicinai a loro e posai il quadrato a terra, non capendo come avesse fatto lei a uscirne. Scimmia mi vide e mi prese fra le zampe, mettendomi davanti a Cloe. Lui le abbaiò qualcosa, ma riuscii a capire solo le parole «... merito suo.»
    Non so cosa volessero dire, ma quando scimmia le parlò, Cloe mi avvicinò una zampa e iniziò ad accarezzarmi. Io la lasciai fare, perché mi sbagliavo su di lei, entrambi potevamo rendere scimmia felice.

    Sono giorni che nella nostra cuccia c'é un via vai di scimmie, inoltre le loro facce non mi piacciono, fanno dei sorrisi strani quando mi guardano.
    Scimmia non é più come prima, é da molto che non mi porta a spasso, non gioca più con me come prima. Se ne sta sempre sopra il grande cuscino e non si muove da lì. Per vederlo devo arrampicarmi sopra e avvicinarmi a lui.
    Il suo viso é strano, ma é sempre sorridente quando mi vede e mi accarezza la testa con la zampa.
    Cloe resta con noi quando le altre scimmie se ne vanno, anche lei mi sorride in modo strano, e i suoi occhi sono sempre umidi, come se l'acqua sia sempre pronta per uscire.
    «Ma che succede? Cos'hai scimmia?»

    Mamma é venuta a trovarmi assieme alla sua scimmia, sono molto felice che ci sia, forse lei mi può dire cos'ha scimmia. No, niente forse, lei é la mia mamma, lei sa sempre come aiutarmi.
    «Mamma, scimmia non si comporta più come prima.»
    «Lo so, cucciolo mio.»
    «Perché?»
    Mamma rimase in silenzio, mi guardava con aria triste.
    «Mamma?»
    «Cucciolo, la tua scimmia...»
    «Cos'ha Allen?»
    «Sta morendo.»
    Delle zampe mi sollevarono, Cloe mi prese in braccio e mi portò via.
    «Morendo? Che significa mamma?»
    «Va dalla tua scimmia, cucciolo mio. Adesso, ha bisogno di te più che mai.»
    Cloe mi portò nella cuccia dove stava il grande cuscino con scimmia sopra. Altre scimmie erano lì presenti e dai loro occhi usciva dell'acqua. Mi domandai il perché, che cosa significasse tutto questo.
    Mamma aveva detto che la mia scimmia stava morendo, che aveva bisogno di me, ma che significa?
    Cloe mi mise accanto alla testa di scimmia, io non capivo perché lui non si girasse a guardarmi.
    «Scimmia?»
    Lui sollevò leggermente la zampa, credetti volesse accarezzarmi come al solito, ma non riusciva a raggiungermi. Così fui io ad avvicinarmi.
    «Scimmia, che cos'hai? Ti senti triste?»
    In risposta al mio abbaiare, lui sorrise e mi grattò la testa facendomi un po' di solletico.
    «Scimmia, mamma ha detto che stai morendo, é una brutta cosa?»
    Lui mi abbaiò qualcosa, mi avvicinai di nuovo alla sua testa per sentire meglio, stavolta mi guardò in faccia.
    «Grazie Grappo... ti voglio bene.»
    Qualcosa non andava.
    «Anch'io ti voglio bene scimmia, ma cos-»
    Qualcuno mi allontanò da lui, era Ryck, la scimmia di mamma. Tra le sue zampe riuscii a vedere Cloe versare molta acqua su Allen, la mia scimmia. I suoi guaiti erano orribili.
    «Perché scimmia non si muove più?»

    Non mi piace la nuova cuccia di scimmia, anche se c'é tanta erba e ci sono gli alberi.
    Non capisco perché l'hanno messo sotto la terra, dove io non posso raggiungerlo, neanche scavando. Mamma mi ha detto che questo significa morire, non ci si muove più, non si parla, non si sorride.
    Non é giusto.
    Mamma ha detto che Allen era come la sua mamma, per questo é morto.
    Non é giusto.
    Adesso é Cloe che si occupa di me, che mi porta a spasso, ma ho smesso di inseguire gli scoiattoli.
    Non é giusto.
    Lei mi prepara anche la pappa, ma anche se la mia pancia abbaia, io non mangio, non ci riesco.
    Non é giusto.
    Perché scimmia non é più qui a giocare con me?
    Non é giusto.
    Mi manca tanto scimmia...

    Vengo sempre sulla nuova cuccia di scimmia, anche da solo.
    Quando non mi vede, Cloe viene sempre a cercarmi qui, e quando mi trova seduto sulla cuccia di scimmia, comincia a far uscire acqua dagli occhi e mi accarezza per farmi smettere.
    Ma io non ci riesco.

    Sono tornato ancora una volta su questa cuccia, dove non posso raggiungere la mia scimmia.
    Ho tanto freddo e fame, non mangio bene da molti giorni, nonostante Cloe si sforzi per farmelo fare. Io mangio quel poco che basta per farla stare tranquilla, ma mi sento debole.
    Mi si chiudono gli occhi, sento una forza che mi vuole portare via.
    Io mi lascio trascinare, sperando che questa forza mi accompagni dove si trovi scimmia.

    Apro gli occhi, mi trovo in un luogo molto strano, bianco dappertutto, ma ci sono anche molti alberi e legni che spuntano dal terreno e tante scimmie, e anche tantissimi animali.
    Qualcuno mi accarezza la testa.
    «Scimmia!»
    Io gli salto addosso e inizio a leccarlo in faccia.
    «Scimmia! Scimmia! Scimmia!»
    Non la smetto più, anche perché la sua risata mi fa stare molto bene.
    Sento dei passi che si avvicinano, un'altra scimmia ci osservava sorridente, assomigliava molto alla mia. Gli abbaiai contro.
    «Chi sei?»
    Scimmia si rialzò e abbaiò anche lui, ma era a me che si era rivolto, e riuscivo a capire benissimo quello che diceva.
    «È la mia mamma.»
    Guardai quella scimmia e scodinzolai, poi mi arrampicai su uno dei legni che uscivano da terra e salutai felice la mamma di scimmia.
    «Ciao, io sono Grappo!»



    818g

    Edited by The Aster - 25/9/2013, 16:12
     
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  2. IlDogma
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    Ecco cosa ho fatto: mi sono alzato dalla sedia, sono andato in cucina e coccolato il mio cane!

    Bellissimo Aster, davvero commovente. Grazie. :')
     
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    grazie :D
    Felice che ti sia piaciuto.

    CITAZIONE
    sono andato in cucina e coccolato il mio cane!

    :D
     
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    Ti ringrazio per il lieto fine che in estremis ci hai voluto mettere. Ma il tuo racconto, veramente bello e toccante, mi ha messo addosso un pizzico di tristezza.
    Con tutto il mio dafare a scrivere cazzate...
    Comunque penso che se il mio cane sapesse leggere, apprezzerebbe.
     
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    bellissimo testo :woot:

    mi è piaciuto sopratttutto il tuo modo di raccontare, di descrivere... è così realistico :D

    questa parola non basta ma mi limito a dirla: complimenti!!!
     
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    Grazie per avermi letto Charlie ^^
    Accarezza il tuo cane da parte mia :D

    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 2/9/2013, 22:21) 
    bellissimo testo :woot:

    mi è piaciuto sopratttutto il tuo modo di raccontare, di descrivere... è così realistico :D

    questa parola non basta ma mi limito a dirla: complimenti!!!

    Grazie :D
    Sono molto contento che ti sia piaciuto :D
     
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    prego, Ast. è stato un piacere ;)
     
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  8. Chelepo
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    Dunque hai giocato la carta dei cuccioli, disgraziato. :P
    Allora la giocherò anche io nel prossimo turno! Anzi... ehm... forse è meglio di no... parlare di cucina e cuccioli...

    Il racconto è molto bello. Molto triste alla fine: Grappo non è riuscito a superare la morte del padrone e lascia Cloe.
    A parer mio, migliore del racconto precedente anche a livello grammaticale, anche se la varietà di punteggiatura utilizzata è molto scarna.
    Alla prossima, alchimista!
     
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  9. Lucciolavagabonda
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    Il racconto è bello e indubbiamente ben scritto.
    Lo trovo un po' dispersivo nella prima parte: l'argomento principale viene introdotto molto avanti (fin da subito avresti potuto far morire uno dei cuccioli: avrebbe rappresentato un ulteriore aspetto della sofferenza).
    La seconda parte invece è centrata: se capisco bene, Grappo si lascia morire per raggiungere la persona che ama, il che aggiunge ancora maggiore pathos al tutto.
    La foto che hai scelto è bellissima :)
     
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    ehm... forse è meglio di no... parlare di cucina e cuccioli...

    meglio restare sul tema criceti :D

    CITAZIONE
    anche se la varietà di punteggiatura utilizzata è molto scarna.

    potresti spiegarti meglio? vorrei capire come migliorare.

    CITAZIONE
    A parer mio, migliore del racconto precedente

    mi cospargo il capo di salice mio imperatore, grazie :D



    CITAZIONE
    Lo trovo un po' dispersivo nella prima parte: l'argomento principale viene introdotto molto avanti (fin da subito avresti potuto far morire uno dei cuccioli: avrebbe rappresentato un ulteriore aspetto della sofferenza).

    è perchè all'inizio avevo tutta un'altra trama in mente, perchè quando scrivo mi capita spesso di cambiare le cose che avevo pensato,anche il finale doveva essere diverso, ma ho preferito lasciarlo così.

    CITAZIONE
    La seconda parte invece è centrata: se capisco bene, Grappo si lascia morire per raggiungere la persona che ama

    si e no: Grappo non comprende bene il concetto di morte, quindi non è che si lascia morire, è solo che senza la sua scimmia non ha più voglia di fare niente perchè gli manca troppo.


    CITAZIONE
    La foto che hai scelto è bellissima

    grazie :D è da quella che è nato il nome grappo.
     
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  11. Chelepo
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    CITAZIONE
    CITAZIONE
    anche se la varietà di punteggiatura utilizzata è molto scarna.

    potresti spiegarti meglio? vorrei capire come migliorare.

    Sì ^^
    Nell'intero racconto ho visto, se non sbaglio, un solo punto e virgola. Usi molte virgole, anche là dove l'utilizzo di qualcos'altro potrebbe rendere più scorrevole la lettura.
    Ma non considerare troppo i miei consigli: io ne uso fin troppi di sostituti alla virgola. :D

    Edited by Chelepo - 3/9/2013, 20:35
     
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    Capito, grazie del chiarimento :D
     
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    Gli altri animali gli abbagliavano contro

    forse abbaiavano... :unsure:


    Condivido il parere di Lucciola: la prima parte è stata un po' dispersiva.
    In generale, comunque, il racconto mi è piaciuto parecchio e l'ho trovato piuttosto commovente.
    Dal punto di vista grammaticale anch'io l'ho trovato migliore rispetto a quello precedente, e sempre piuttosto scorrevole.
     
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    grazie milù :D
     
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