Anime di metallo

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  1. GÆBRIEL
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    Uhm... questa cosa si fa molto più interessante di prima!

    Quindi il fratello di Ronnie è Rick! Bella scoperta!
    E poi secondo me Ronnie non fa solo il contabile... non ce l'ha l'aria da solo contabile, sotto c'è qualcosa di più! Mah, staremo a vedere!

    Attendo con ansia il continuo...
     
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    E poi secondo me Ronnie non fa solo il contabile... non ce l'ha l'aria da solo contabile, sotto c'è qualcosa di più! Mah, staremo a vedere!

    In pratica stai dicendo che Ronnie dà l'idea di essere uno che nasconde dozzine di cadaveri in cantina? :P

    Sono felice che ti stia sembrando interessante! *-*
     
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  3. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 1/6/2013, 23:04) 
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    E poi secondo me Ronnie non fa solo il contabile... non ce l'ha l'aria da solo contabile, sotto c'è qualcosa di più! Mah, staremo a vedere!

    In pratica stai dicendo che Ronnie dà l'idea di essere uno che nasconde dozzine di cadaveri in cantina? :P

    Sono felice che ti stia sembrando interessante! *-*

    Altroché se è interessante! :rolleyes:

    Su Ronnie, non credo sia un pazzo omicida, lo immagino più come un agente segreto... o comunque con un lavoro misterioso... il fatto del solo contabile mi sembra solo una copertura...
     
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    Su Ronnie, non credo sia un pazzo omicida, lo immagino più come un agente segreto... o comunque con un lavoro misterioso... il fatto del solo contabile mi sembra solo una copertura...

    Osservazione interessante! Ma non dico niente in proposito... :D
     
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  5. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 2/6/2013, 11:25) 
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    Su Ronnie, non credo sia un pazzo omicida, lo immagino più come un agente segreto... o comunque con un lavoro misterioso... il fatto del solo contabile mi sembra solo una copertura...

    Osservazione interessante! Ma non dico niente in proposito... :D

    Scommetto che questo mi da punti... non è che anche io stia diventando Sergente Congetture? :xD:
     
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    Sììììì! *-* Le congetture mi piacciono! :D
     
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  7. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 3/6/2013, 14:52) 
    Sììììì! *-* Le congetture mi piacciono! :D

    E allora cercherò di farne di più!

    Però tu continua... pleaseeee! www.MessenTools.com-08%20alucinando gif
     
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    Oggi dovrei aggiornare! ;)
     
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  9. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 3/6/2013, 15:21) 
    Oggi dovrei aggiornare! ;)

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    Prima parte del capitolo 8.


    Capitolo 8.
    Erano le 22.45, ciò significava che erano trascorse ben settantadue ore da quando Kelly e Michel si erano salutati, dopo che lei l’aveva portato a fare quattro passi lungo le vie del centro di Starlit Spring.
    Ronald Craven secondo.
    Michel.

    Era stato uno strano incontro, quello della sera di tre giorni prima. Tutto era andato per il meglio, almeno finché non aveva pronunciato quello che credeva il suo nome.
    «Suppongo anche tu, Ronnie.»
    Kelly aveva colto subito qualcosa che non andava in lui.
    «R-Ronnie?» aveva ripetuto.
    In quel momento, Kelly l’aveva capito, si era tradito.
    “È stato lui a suggerirmi di chiamarlo a quel modo” si era detta. “Che cosa gli prende?»
    «Preferisci Ronald?» gli aveva domandato, sospettando ormai che quello con cui si era presentato non fosse il suo vero nome.
    Lui aveva sorriso.
    «Ah, già.»
    «Si può sapere che ti prende?» gli aveva chiesto Kelly, a quel punto. «Ronald Craven è o non è il tuo vero nome?»
    Sospettava un’ammissione del genere, ma si era comunque spaventata quando lui le aveva confessato: «Ronald Craven non è il mio vero nome.»
    «Mi chiamo Michel» l’aveva informata lui, come se il suo comportamento fosse stato totalmente nella norma.
    «Perfetto» aveva risposto Kelly, pentendomene immediatamente. «Cioè... ora vorrei sapere perché mi hai mentito.»
    «Sono qui per lavoro» era stata la sommaria spiegazione di Michel.
    «E quindi?» aveva replicato Kelly. «Anch’io lavoro qui a Starlit Spring, ma non per questo racconto in giro di chiamarmi con un altro nome.»
    A infastidirla maggiormente, però, non era tanto il fatto che Michel le avesse mentito sul proprio nome, quanto che avesse usato proprio quello di Ronnie. Non poteva essere stata una scelta casuale, doveva significare qualcosa.
    «È una lunga storia» aveva obiettato Michel, evasivo. «Preferirei non raccontartela.»
    Kelly aveva abbassato lo sguardo.
    «Guarda caso, me lo aspettavo.»
    Michel non si era reso conto di quanto lei fosse disturbata da quella situazione.
    «Sono così scontato?» le aveva chiesto, divertito.
    «Purtroppo sì.»
    «Mi dispiace.»
    Kelly aveva alzato gli occhi, azzardando: «Di essere scontato o di avermi mentito?»
    Michel aveva riso.
    «Di essere scontato, naturalmente. È una risposta scontata, vero?»
    Kelly aveva ignorato la sua battuta: c’era qualcosa di importante di cui doveva occuparsi.
    «Chi è Ronald Craven?» aveva chiesto a Michel.
    «In che senso?»
    «Voglio sapere se è un nome che ti sei inventato di sana pianta» aveva puntualizzato Kelly, «O se conosci qualcuno che porta quel nome.» L’aveva fissato duramente, poi aveva precisato: «Ti avverto, non credo nelle coincidenze: se hai intenzione di mentirmi di nuovo, cerca almeno di inventarti qualcosa di credibile..»
    Michel aveva sospirato.
    «Si chiama così un mio amico che abita a Black Hill.»
    Kelly si era sentita sollevata: quella città era lontana abbastanza per poter pensare che quel Ronnie Craven non avesse nulla a che vedere con colui che era riuscito, in qualche modo, a distruggere la sua vita.
    Michel si era accorto di qualcosa.
    «Non era questo che ti aspettavi, vero?»
    «In effetti no» si era spinta a confidargli Kelly. «Ho conosciuto un tale che porta quel nome.»
    «Me l’hai già detto» le aveva ricordato Michel.
    «Sì, ma non ti ho detto che non è una persona che sono felice di avere conosciuto.»
    Michel l’aveva guardata negli occhi.
    «È qualcuno che ti ha fatto qualcosa di male?»
    Kelly si era ritrovata ad annuire.
    «Sì, anche se non intenzionalmente. Era il fratello del mio ragazzo.»
    «Non sapevo che avessi un ragazzo» si era sorpreso Michel.
    «Non ce l’ho più, infatti» aveva replicato Kelly. «Se n’è andato in un incidente stradale parecchio tempo fa.»
    Michel l’aveva guardata negli occhi.
    «Non lo sapevo.»
    Kelly si era sforzata di sorridere.
    «Beh, no, non lo sapevi, mi pare ovvio.»
    Per un attimo la sua presenza le era parsa rassicurante.
    «Io ho una ragazza, a Black Hill» l’aveva informata Michel. «Mi sembrava opportuno metterlo in chiaro.»
    «E allora che cosa cerchi da me?»
    Michel aveva risposto, con un sorriso: «Qualcuno che mi porti in giro per la città.»
    «Non sei qui per lavoro?» aveva replicato Kelly. «Perché hai bisogno di una guida?»
    «È difficile da spiegare» aveva ammesso Michel. «Comunque, se sono qui, è anche per la mia ragazza.»
    Aveva preso fuori una fotografia che teneva in una delle tasche del giubbotto e l’aveva invitata a seguirlo sotto la luce di un lampione, in modo che potesse esaminarla con maggiore attenzione. Ritraeva una donna dai tratti orientali, sui quarant’anni, forse quarantacinque.
    «Era di Starlit Spring» le aveva chiesto. «Sai di chi si tratta?»
    Kelly aveva scosso la testa.
    «Al momento non mi dice niente.»
    Michel aveva messo via la foto e non ne avevano più parlato per tutta la sera, così come non avevano più menzionato Ronnie Craven.
    Era rincasata presto, dal momento che il giorno successivo avrebbe iniziato a lavorare molto presto, e Michel l’aveva rassicurata che sarebbe tornato a trovarla al bar. In realtà, però, non si era più fatto vedere.
     
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  11. GÆBRIEL
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    Mossa astuta da parte di Michel. Ora indagherà per conto suo immagino! E poi non sono sicura che non si rivedranno... questo la dice lunga! :D
     
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    Ti stai dando da fare con le congetture... u.u
    Continua così! :D
     
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  13. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 3/6/2013, 19:14) 
    Ti stai dando da fare con le congetture... u.u
    Continua così! :D

    E' il tuo romanzo che chiama le mie congetture! wt62yo8 EBSok6k
     
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    Parte conclusiva del capitolo 8.



    Kelly si domandò se la cosa la interessasse davvero, ma non fece in tempo a giungere a una conclusione: sentì uno squillo, e poi un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora...
    Sperò che non fosse Colin, perché sapeva cos’avrebbe potuto chiederle: si era accordata con lui per andare al lavoro più tardi il giorno seguente e se la cercava non poteva essere per altro se non per comunicarle che ci aveva ripensato e che non aveva intenzione di essere lui ad aprire il bar l’indomani.
    Sollevò il ricevitore con una certa preoccupazione.
    «Pronto?»
    «Kelly, sei tu?»
    Non era suo zio, era una voce femminile.
    «Ovvio che sì» replicò. «Da quando mia madre è andata via, qui ci vivo solo io.»
    «Giusto.»
    «Sì, ma chi parla?»
    Dall’altra parte si udì una risata.
    «Non mi riconosci più, Kelly?»
    «Vic?!» esclamò Kelly. «Sei tu, Vic?»
    «Certo che sì» rispose Victoria. «Speravo che lo capissi prima.»
    «La tua voce è diversa al telefono» replicò Kelly. «Te lo dico da sempre.»
    «Già.»
    Kelly cercò di schiarirsi le idee: Victoria era appena tornata, il giorno stesso o al massimo il giorno precedente, da una vacanza con il suo fidanzato, durata quasi un mese. Forse era opportuno chiederle come fossero andate le cose.
    «Tutto bene? Il posto era bello?»
    Non ricordava nemmeno dove fosse andata, ma sapeva per certo che era una destinazione che lei non si sarebbe mai potuta permettere, a meno che sua madre e il suo ultimo fidanzato non l’avessero scelta come sede di un loro ipotetico futuro matrimonio, qualora si fossero ricordati di invitarla.
    «Sì, è stato stupendo» confermò Victoria. «Devi vedere la mia abbronzatura!»
    Kelly borbottò: «Sarai uno schianto, immagino.»
    «Sei sempre troppo gentile» ribatté Victoria, senza notare il suo tono. «In realtà sono sempre io, anche se sono un po’ meno pallida del solito.»
    «Sai, quando devi essere gentile per forza al lavoro, poi ci fai l’abitudine» mentì Kelly. «È normale che lo sia anche con te.»
    Victoria rise.
    «E tu? Come stai?»
    «Tutto come al solito.»
    «Io invece ho un problema di cui parlarti» le confidò Victoria. «È per questo che ti ho cercata a quest’ora.»
    «Un problema?» chiese Kelly, incredibilmente incuriosita. «Di cosa si tratta?»
    Victoria sospirò.
    «Prova a indovinare.»
    «Ti sei scottata col sole?» azzardò.
    «Niente cazzate» la pregò Victoria. «Si tratta di mia sorella, è una cosa seria.»
    Kelly sbuffò.
    «Che altro ha combinato quella scapestrata? Si è fatta licenziare, per caso?»
    «Per fortuna no» rispose Victoria. «Non per ora, almeno.»
    «È già un passo avanti.»
    «Non ne sono convinta: in questi giorni non sta andando al lavoro.»
    «E perché?» si sorprese Kelly. «Sta male?»
    «Ma figuriamoci! Non potrebbe stare meglio. Gliel’ho chiesto e mi ha risposto che sta facendo un favore a un suo amico.»
    «Cioè? Che significa?»
    «Bella domanda, vorrei tanto sapere cosa le passa in quella testa vuota.»
    «Non le hai chiesto altre spiegazioni?»
    «Ovvio che l’ho fatto, ma non ho ottenuto grandi risultati. Ho capito solo che questo suo “amico” ha quindici anni più di lei e che le ha offerto dei soldi se in cambio lei gli farà alcuni favori, uno dei quali sarebbe assentarsi dal lavoro.»
    «Ma è assurdo!» obiettò Kelly. «Questa spiegazione non sta né in cielo né in terra.»
    «Lo so, ma lei ha insistito che è così.»
    «E il suo amico?» volle sapere Kelly. «Sai che tipo è?»
    «È un tizio che se ne va in giro con una giacca di pelle anche di giorno, quando fa caldo, con cui mia sorella è uscita ieri sera rincasando stamattina alle nove.»
    «Alle nove?»
    «Proprio così.»
    «E tu le permetti di tornare a quell’ora?» si sorprese Kelly.
    «Ha solo quattro anni in meno di me e non sono sua madre» le ricordò Victoria.
    «Anche questo è vero.»
    «Almeno dal punto di vista fisico ha quattro anni in meno di me. Da quello mentale non ne sono poi così tanto convinta.»
    «Già, è una di quelle persone che difficilmente metteranno la testa a posto.»
    «Invece sono convinta che prima o poi accadrà» replicò Victoria. «Il prossimo anno io e Jonathan ci sposeremo e vedrai che quando me ne andrò di casa si accorgerà che deve cavarsela da sola.»
    Già, Victoria e Jonathan si sarebbero sposati presto.
    Kelly provò a immaginare cosa sarebbe accaduto se Rick non fosse morto. Magari anche loro due sarebbero stati sul punto di sposarsi. Sarebbe stato stupendo.
    «A proposito di Jonathan, che mi dici di raccontarmi della vostra vacanza?»
    Victoria accolse la sua proposta con entusiasmo.
    Restarono al telefono fino a mezzanotte meno venti. A quel punto Kelly si preparò per andare a dormire, non potendo immaginare in anticipo che non era la scelta migliore.

    Portava un meraviglioso abito bianco, che somigliava vagamente a quello che aveva indossato sua nonna quasi sessant’anni prima, quando aveva sposato suo nonno.
    Era il giorno del suo matrimonio. Colin la stava accompagnando nella chiesa in cui era stato celebrato il funerale di sua nonna, qualche anno prima.
    Kelly entrò al suo fianco, mentre risuonava una marcia nuziale.
    Rick la stava aspettando all’altare.
    Kelly camminava lungo la navata centrale, qualcuno tra gli invitati faceva commenti.
    “Rick, sto arrivando.”
    Lui le voltava le spalle, era girato proprio verso l’altare.
    “Scusami se ho fatto tardi, Rick.”
    Continuò a camminare, finché non giunse al suo fianco.
    Rick si girò verso di lei.
    Non era Rick.
    Kelly tremò.
    «R-Ronald?»
    Lui le sorrideva.
    «Chi ti aspettavi di trovare?»
    Kelly non rispose. Fuggì, corse fuori dalla chiesa, tra il mormorio degli invitati.
    Rischiò di inciampare su un tale che stava seduto sulla gradinata che dava sul piazzale. Si alzò in piedi e si girò di scatto: era Rick.
    «Lo vedi?» le chiese in tono accusatorio. «Ti sei accorta che hai distrutto tutto un’altra volta?»
    «Sei tu quello con cui voglio stare» replicò Kelly.
    «È troppo tardi, mi dispiace.»
    «No, Rick, non lo è.»
    Invece lo era, Kelly lo sapeva perfettamente, anche se non avrebbe mai potuto ammetterlo; non davanti a Rick, almeno.
    «Vattene» la pregò lui.
    Kelly sussurrò: «Non volevo che finisse così.»
    «Nemmeno io lo volevo. Se non altro ho la coscienza pulita, almeno io.»
    Gli invitati si riversarono fuori alla chiesa, rischiando di travolgerla.
    Si ritrovò Ronnie alle proprie spalle.
    «Ancora tu?!» esclamò, stravolta.
    «Sì, sono ancora qui» rispose Ronnie. «Resterò finché non sarai disposta ad accettare quello che c’è stato tra di noi... e quello che tu stessa hai fatto!»
    Kelly si girò indietro, alla ricerca disperata di Rick.
    «È inutile» replicò Ronnie. «Se n’è andato per sempre, non tornerà più.»

    Kelly si svegliò di soprassalto. Di solito non le capitava di ricordare i suoi sogni, e quei pochi che non svanivano quando apriva gli occhi difficilmente avevano il potere di inquietarla. Stavolta, però, tutto era diverso.
    “Se Michel non mi avesse fatto credere di chiamarsi Ronnie Craven” pensò, infastidita, “adesso non mi ritroverei in questa situazione.”
     
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  15. GÆBRIEL
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    Rick-Ronnie-Kelly... che ménage à trois!

    Questa cosa ancora non mi è chiara, quindi ti esorto a continuare per sciogliere i miei dubbi! :D
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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