Anime di metallo

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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 21/7/2013, 21:15) 
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    Mi sto ancora chiedendo che cosa la protagonista del tuo romanzo non si dimenticherà più per tutta la vita! XD

    scusami se sto facendo attendere così tanto :(... ma non ci dovrei mettere molto;)!

    scusa ma ora non ho tempo, più tardi passo a leggere gli ultimi aggiornamenti ;)

    Ehi, vai tranquilla, non ti preoccupare! :D
    Quando hai tempo, attendo di sapere cosa ne pensi dei recenti aggiornamenti! XD
     
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    eccomi :D!!

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    Mentre tornava a sdraiarsi Ronnie si ritrovò a domandarsi se per caso il suo inconscio non stesse cercando di comunicargli qualcosa che gli era sfuggito undici anni prima e a cui non aveva mai prestato la dovuta attenzione.

    secondo me, è molto probabile che Kenneth abbia provocatao "l'incidente" visto il tipo che era, poco affidabile...

    bel colpo Patricia ;) hai evitato la fine di una zittella :D!!
     
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    Ho la bocca cucita, naturalmente! XD
    Ma presto aggiornerò. ;)
     
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    Ho la bocca cucita, naturalmente! XD

    lo immaginavo :rolleyes: ...

    CITAZIONE
    Ma presto aggiornerò.

    non vedo l'ora...
     
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    Avevo inizialmente pensato di aspettare che anche Ylenya leggesse il capitolo precedente... ma alla fine ho deciso di aggiornare lo stesso con la prima parte del capitolo 58. ^^




    Capitolo 58.
    Yuma aprì la porta, trovandosi davanti Ronnie insieme a una bambina bionda.
    «Tua figlia, immagino.»
    Ronnie annuì.
    «Kara voleva venire a conoscerti, quindi l’ho portata con me.»
    Yuma s’illuminò.
    «Davvero volevi conoscermi?»
    Kara annuì.
    «Papà mi parla sempre di te, quindi volevo conoscere te e il tuo bambino.»
    Yuma lanciò un’occhiataccia a Ronnie.
    «Le hai detto anche di Ron?»
    Ronnie ridacchiò.
    «Che cosa c’è di male? Kara non vede l’ora di conoscere anche lui.»
    «Allora che cosa ne dite di entrare?» ribatté Yuma, «E soprattutto di fare poco rumore, dato che Ron sta dormendo?»
    Kara non se lo fece ripetere due volte. Corse verso Yuma e l’abbracciò, lasciandola spiazzata. Non si sarebbe mai aspettata che la figlia di Ronnie potesse essere entusiasta di lei.
    Ricambiò l’abbraccio, poi la esortò a seguirla.
    «Vieni con me, Kara. Ti presento Ron.»
    Gli occhi della bambina brillavano.
    «Vengo subito.»
    «E io naturalmente vengo con voi» aggiunse Ronnie, «dato che non ho ancora avuto l’onore di conoscerlo.»
    Nella sua culla Ron dormiva.
    A Yuma diede ancora una volta l’impressione di sorridere.
    «È bellissimo» dichiarò Kara, senza esitazione, mentre Yuma sentiva Ronnie sfiorarle i capelli.
    Si girò verso di lui.
    «Tu, invece, che cosa ne pensi?»
    «Penso che Kara abbia ragione, e che me lo aspettavo.» Ronnie sorrise. «D’altronde, se somiglia alla mamma, come potrebbe non essere bellissimo?»
    «Adesso non esagerare» ribatté Yuma. «Lo sai che non mi piacciono gli adulatori.»
    «Si vede che non sai distinguere gli adulatori da quelli che dicono la verità.» Ronnie si rivolse a Kara: «Anche Yuma è molto bella, vero?»
    Kara la guardò attentamente.
    «Sì, è bella» confermò.
    Ronnie annuì, con aria soddisfatta.
    «Lo vedi? Si dice che i bambini siano la bocca della verità, quindi spero che vorrai fidarti almeno di lei.»
    «Ovvio che mi fido di lei» rispose Yuma, con una risatina. «Mi fido molto più di lei che di te.»
    Ronnie sorrise.
    «Fai bene.»
    Rimasero per un istante a fissarsi, poi vennero interrotti dalla voce di Kara: «Papà, Yuma è la tua fidanzata, vero?»
    Ronnie avvampò.
    «Kara, non fare domande come questa...»
    Yuma lo interruppe: «Perché non dovrebbe? È giusto che tua figlia sappia come stanno le cose tra noi.»
    Ronnie le sembrò perplesso.
    «Non...»
    Yuma decise di non ascoltare cos’avesse da dire.
    «Sì, Kara» rispose, finalmente. «Io e il tuo papà stiamo insieme, quindi potrai venire a trovare me e Ron tutte le volte che vorrai.»
    Ronnie le si avvicinò.
    «Qualche volta» le sussurrò in un orecchio, «Spero che vorrai incontrarmi anche da solo.»
    Yuma rise.
    «Sì, certo.»
    «Ehi, cosa dite voi due?» intervenne Kara. «Di cosa parlate?»
    «Stavo... mhm... stavo chiedendo a Yuma se lei e Ron sono soli in casa» mentì Ronnie. «Non c’è nessuno, mi pare di capire.»
    «Eric è nella sua stanza» lo informò Yuma. «Sta studiando e penso che non abbia intenzione di uscirne per un bel po’. È rimasto indietro con gli esami e ha deciso che vuole recuperarli prima di Natale.» Abbassò la voce. «Secondo me non ce la farà.»
    «Heaven, invece?» volle sapere Ronnie.
    «È uscita» gli spiegò Yuma. «È venuta a trovarci Naive e sono andate a fare un giro insieme. Dovrebbero tornare tra poco.» Guardò l’orologio che portava al polso. «Questo, almeno, è quanto mi hanno detto prima di uscire.»

    «Yuma ci sta aspettando» osservò Naive, mentre camminavano lungo una strada isolata, ai margini di Starlit Spring. «Forse ci converrebbe tornare a casa.»
    «Restiamo fuori ancora un po’» propose Heaven. «Dopotutto Ronnie doveva andare da lei, sono sicura che sarebbero felici di rimanere soli ancora per un po’.»
    «Ma c’è Eric...»
    «Eric sa perfettamente che non deve rompere le scatole a Yuma e Ronnie» puntualizzò Heaven. «Gli ho già fatto presente più di una volta che Yuma ha avuto una vita molto travagliata, che Ronnie è l’unico che può darle un po’ di serenità e che quindi quello che c’è tra loro è prezioso e va preservato.»
    Naive la guardò con aria perplessa.
    «Sei sicura di quello che dici?»
    «Non dovrei?»
    «Tra Yuma e Ronnie non c’è mai stato niente, se ci pensi, nemmeno tanti anni fa...»
    Heaven la interruppe: «Vedi le cose in modo troppo materiale, per i miei gusti. Se non c’è stato niente tra loro, tanti anni fa, è stato perché non ne hanno avuto la possibilità. Quei due sono anime gemelle, niente potrà dividerli.»
    Naive parve non esserne convinta.
    «Spero che tu non stia sbagliando.»
    «Ronnie non ti piace, vero?»
    «Non è Ronnie il problema» replicò Naive, con decisione. «Il punto è che Yuma sembra fidarsi un po’ troppo degli uomini.»
    «Ronnie non è come nostro padre» le assicurò Heaven, «E non è nemmeno come Dean. Credo che non dovresti preoccuparti per questo.»
    «Forse non dovrei» ammise Naive. «Purtroppo, però, finché Yuma non si deciderà a lasciare questa città...»
    «Ora capisco» la interruppe Yuma. «Se non ci fosse Ronnie, Yuma non si sarebbe fermata a Starlit Spring, ma sarebbe dove nostro padre non potrebbe trovarla.»
    «Esatto.»
    «Con me è al sicuro» la rassicurò Heaven.
    «Per ora.»
    Heaven annuì.
    «Già, per ora, ma la convincerò ad andare via. Non...»
    S’interruppe. Le sembrava di avere udito delle voci, e una di queste era più familiare di quanto avrebbe voluto.
    «Vieni con me» sussurrò a Naive, prima di nascondersi dietro un cespuglio e di chinarsi.
    Sua zia la raggiunse.
    Heaven le indicò una direzione, oltre lo strato di vegetazione che celava la loro presenza.
    «Guarda.»
    Dall’altra parte della strada una donna dai capelli tinti di rosso rame parlava con Melvin Emerson, e in apparenza non sembrava molto soddisfatta.
    «Ti converrebbe lasciar perdere. Quello che hai fatto potrebbe ritorcersi contro di te prima che tu faccia in tempo ad accorgertene!»
    «Non esagerare, Rachel» la pregò Melvin. «Com’è possibile che voi donne siate sempre così melodrammatiche? Anche mia figlia lo è.»
    «Ecco, appunto, si tratta di tua figlia» ribadì la donna, che evidentemente rispondeva al nome di Rachel. «Non pensi che potrebbe finalmente decidersi a denunciarti.»
    «Non ha motivo per farlo.»
    «Mel, forse non ti rendi conto che...»
    Melvin la interruppe: «Non iniziare a comportarti come quella sciacquetta che avevo per moglie! Ne ho avuto abbastanza di lei!»
    «So che ne hai avuto abbastanza» ribatté Rachel. «Se così non fosse, non l’avresti fatta uccidere da quell’incapace.»
    «Quell’incapace ha i giorni contati.»
    «Vuoi uccidere anche lui? Non ne avevo alcun dubbio.»
    «Quello che voglio fare non ti riguarda» replicò Melvin. «Tu non hai voce in capitolo, proprio come non ne hai mai avuta prima d’ora!»
    «Stavolta ti lascerò sprofondare da solo» lo minacciò Rachel. «E mentre sprofonderai, penserò a tutto il male che hai fatto.»
    «Perché, che male ho fatto?»
    «Hai distrutto la vita di Patty, non puoi pensare che...»
    Melvin la interruppe: «Non ho distrutto la vita di tua figlia. Sei tu che hai violato i nostri accordi e che non vuoi farmi sapere dov’è andata a finire.»
    «Non ti dirò mai...»
     
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    La voce di Rachel s’abbassò al punto tale che Heaven non riuscì più a sentirla.
    «Cosa sta dicendo?»
    «Non sento nemmeno io» ammise Naive. «Comunque non ha importanza. Devi andartene da qui il prima possibile, senza farti vedere da tuo padre.»
    «Dobbiamo andarcene» la corresse Heaven.»
    «Vai via da sola» la pregò Naive.
    Heaven spalancò gli occhi.
    «Perché?»
    «Potrebbe vedermi e riconoscermi» rispose Naive, con prontezza. «Se ti vedesse con me, non esiterebbe a riconoscere anche te.»
    Heaven si domandò se sua zia le stesse dicendo la verità. Se da un lato il suo ragionamento non faceva una piega, dall’altro il suo sguardo colpevole sembrava suggerire che ci fosse anche dell’altro.
    «Mi raggiungerai dopo?»
    Naive annuì.
    «Tu vai, intanto. Corri da Yuma, avvertila che l’hai visto e dille che se ne deve andare il prima possibile.»
    Heaven scosse la testa.
    «Non accetterà mai.»
    «Sì, invece, quando avrà le prove che suo padre è davvero a Starlit Spring.»

    Non appena Heaven fu sparita, Naive tornò a concentrarsi su Melvin e Rachel.
    «Non ho più intenzione di starti a sentire» stava urlando quest’ultima. «Ne ho avuto abbastanza di te!»
    Naive si domandò se quella donna avesse davvero trovato il coraggio di ribellarsi a Melvin o se si trattasse soltanto di un bluff. Fu sorpresa, almeno un po’, nel vederla allontanarsi. Ciò che la stupì maggiormente, comunque, fu il fatto che lui non la seguisse.
    “È il mio momento” pensò Naive.
    Uscì dal proprio nascondiglio e si diresse verso Melvin, che le voltava le spalle.
    «Che sorpresa vederti da queste parti» mormorò, quando gli fu ben poco distante.
    Melvin si girò.
    «Cosa ci fai tu da queste parti?» replicò. «Qui non c’è posto per le puttane.»
    «Allora è davvero strano che tu sia qui» ribatté Naive, «Dato che tutte le donne con cui hai avuto a che fare le hai sempre trattate come tali!»
    «Taci, stronza! Tu non hai il diritto di giudicarmi; non dopo avermi portato via la meno corrotta delle mie bambine.»
    «Volevo evitare, appunto, che facesse la fine di Yuma.»
    «Yuma era felice con me» rispose Melvin, con convinzione. «Lo era davvero, proprio come lo era Margot a suo tempo.»
    «Non dovresti nemmeno pronunciare il nome di mia sorella.»
    «Era mia moglie, nel caso tu te ne sia dimenticata.»
    «L’hai uccisa, nel caso tu te ne sia dimenticato.»
    Melvin scosse la testa.
    «Quella sera ero in casa con le mie figlie.»
    «Sì, e lei era fuori per saldare un tuo debito» ripeté Naive. «Conosco questa storia a memoria.»
    «Allora perché vuoi per forza vederci dell’altro?»
    «Perché c’è dell’altro. Margot si è fidata di te, è andata a incontrare qualcuno a cui dovevi quei soldi, stando a quanto le avevi detto... ma questo era un tuo complice, e l’ha uccisa!»
    «Tu viaggi molto con la fantasia» osservò Melvin. «Ti sei lasciata influenzare troppo da quella nullità di Yuma.»
    «La nullità non mi ha raccontato niente di tutto ciò. Ci sono arrivata da sola.»
    «Tu hai dei pregiudizi su di me...»
    Naive lo interruppe: «Io non ho alcun pregiudizio su di te. Per un certo periodo ho addirittura pensato che, pur essendo un delinquente, potessi riuscire a comportarti da padre. Purtroppo mi sbagliavo e, come hai rovinato la vita di Yuma, eri pronto a rovinare anche quella di Heaven. Adesso, però, hai finito di divertirti.»
    Melvin le strizzò un occhio.
    «Questo è da vedere.»
    Contrariamente a quanto Naive si aspettava, le voltò le spalle e se ne andò. Decise di lasciarlo andare via, avrebbe potuto essere la soluzione più sicura per lei e per le sue nipoti.

    Heaven agitò le braccia per attirare l’attenzione del conducente dell’automobile che procedeva verso di lei.
    Michel si fermò, abbassò il finestrino e si affacciò.
    «Che cosa vuoi?»
    «Avrei bisogno di un passaggio.»
    «Ed eri disposta a chiederlo al primo venuto?»
    Heaven alzò gli occhi al cielo.
    «Ovviamente no.»
    «Mi hai riconosciuto, quindi?»
    «Se non è un caso, è per forza quell’altro.»
    Michel la invitò: «Sali.»
    Heaven non se lo fece ripetere una seconda volta e si affrettò ad approfittare della disponibilità di Michel.
    «Portami a casa.»
    «Ai tuoi ordini» ribatté Michel. «Stavolta non ti va di fartela a piedi?»
    «Stavolta è una questione di vita o di morte» lo avvertì Heaven. «Ho visto mio padre.»
    «Cosa vi siete detti?»
    Heaven si allacciò la cintura di sicurezza.
    «Capisco che potrei non sembrarti tanto sana di mente, ma non sono pazza al punto tale da farmi vedere da lui.»
    «Se non altro è positivo.»
    «Invece tutto il resto non lo è affatto» precisò Heaven. «Devo convincere Yuma a lasciare la città il prima possibile... e tu devi aiutarmi!»
    «Non vedo cosa potrei fare» obiettò Michel.
    «Intanto portami a casa» rispose Heaven. «Entrerai con me e, quando se lo sentirà dire anche da te, vedrai che si convincerà che è la soluzione migliore.»
    Michel la guardò, scettico.
    «Sei sicura che funzionerà?»
    «Non ne sono affatto sicura» ammise Heaven, «Ma la speranza è l’ultima a morire... o almeno così dicono.»
    “Di questo passo” aggiunse, soltanto mentalmente, “Probabilmente moriremo prima noi.”
     
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  7. GÆBRIEL
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    Scusa il ritardo... ma ho avuto qualche giorno intenso... ultimamente la mia vita è tutta un punto interrogativo!

    Coomunque... ho letto questi ultimi due capitoli:
    Patricia con Michel è stato davvero fantastico poterlo leggere... si è lasciata andare, e finalmente direi!
    Pamela non mi piace più di tanto, che ne so, mi sembra una persona falsa e meschina!

    La ricomparsa di Melvin mi fa pensare: non è che siamo alla fine? :(

    Ultima cosa da dire:

    @Ronnie: Tu e Yuma siete davvero anime gemelle! La sorpresa è anche per voi... spero di postarla entro stasera...
     
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    Scusa il ritardo... ma ho avuto qualche giorno intenso... ultimamente la mia vita è tutta un punto interrogativo!

    Non ti preoccupare assolutamente. Anzi, ci sono cose molto più importanti del mio romanzo, vai tranquilla! ;)

    CITAZIONE
    Coomunque... ho letto questi ultimi due capitoli:
    Patricia con Michel è stato davvero fantastico poterlo leggere... si è lasciata andare, e finalmente direi!
    Pamela non mi piace più di tanto, che ne so, mi sembra una persona falsa e meschina!

    Su Patricia, finalmente sta riuscendo ad essere se stessa.
    Per quanto riguarda Pamela, se non lo fosse non si sarebbe lasciata invischiare in quella storia. u.u

    CITAZIONE
    La ricomparsa di Melvin mi fa pensare: non è che siamo alla fine?

    Non proprio, ma ci avviciniamo. Ho in programma di arrivare al capitolo 66, più l'epilogo.

    CITAZIONE
    @Ronnie: Tu e Yuma siete davvero anime gemelle! La sorpresa è anche per voi... spero di postarla entro stasera...

    Una sorpresa per Ronnie e Yuma? :blink: :woot:
    Tu mi vuoi far morire di curiosità! U.U
     
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    Prima parte del capitolo 59.



    Capitolo 59.
    Yuma spalancò la porta. Heaven si era messa a bussare freneticamente e a invocarla di aprire, anche se lei e Naive, almeno in teoria, avrebbero dovuto avere le chiavi.
    «Finalmente!» esclamò sua sorella. «Temevo che mi avresti lasciata qui fuori per tutta l’eternità!»
    Insieme a lei non c’era Naive.
    C’era Michel.
    Gli occhi di Yuma si posarono su di lui.
    «Cosa ci fai qui?» Si rivolse poi a Heaven: «Dov’è Naive?»
    «Naive arriverà» rispose la ragazza. «Le chiavi ce le ha lei, non ci sarà bisogno che tu le apra la porta.»
    «Aspetto l’altra risposta.» Lo sguardo di Yuma tornò a concentrarsi su Michel. «Vederti qui mi sorprende.»
    «Tua sorella mi ha chiesto un passaggio» la informò Michel, finalmente. «Sosteneva di non avere tempo da perdere, che era necessario arrivare a casa il prima possibile per avvertirti che...»
    Heaven lo interruppe: «È successa una cosa terribile.»
    Una cosa terribile.
    Che cosa significavano quelle parole?
    «Naive?» chiese, allarmata.
    Heaven era di fronte a lei, sua zia invece non c’era: se era accaduto qualcosa di terribile, doveva essere capitato a lei.
    Heaven scosse la testa.
    «Naive sta bene... o almeno stava bene poco fa.»
    «Cos’è successo allora?»
    Heaven si infilò dentro, mentre Michel attendeva sulla soglia. Yuma si chiese se non aspettasse un invito.
    «Entra» lo esortò.
    Era il modo migliore, a suo parere, per rendere le cose più semplici.
    Michel fece ciò che lei gli aveva ordinato e richiuse la porta alle proprie spalle.
    «Scusami se sono piombato a casa tua anch’io, ma...»
    «Non è casa mia» puntualizzò Yuma. «Tra l’altro se continuiamo a far venire qui così tanta gente prima o poi Eric si stancherà e ci butterà fuori casa.»
    «Non sarà necessario» le assicurò Heaven. «Tu stai già per andartene.»
    Yuma non capì cosa volesse dire.
    «La mia presenza vi dà fastidio?» Le indicò Michel. «Lui, però, cosa c’entra?»
    Heaven sospirò.
    «Possibile che tu non voglia starmi a sentire?»
    «Errore, io ti sto a sentire» precisò Yuma, «Sei tu che dici le cose soltanto a metà. Hai parlato di qualcosa di terribile, poco fa, ma non hai aggiunto altro. Cos’è successo?»
    «Andiamo a sederci di là, ti spiego tutto con calma.»
    Si riferiva probabilmente alla sala da pranzo, dove in quel momento la attendevano anche Ronnie e Kara.
    «Abbiamo ospiti» le ricordò.
    «Ah, già.» Heaven le sembrò pensierosa, ma trovò ben presto una soluzione ai propri enigmi interiori. «La figlia di Ronnie che tipo è?»
    «È una bambina fantastica.»
    «Mi fido. Facciamo così, io porto la bambina e Ron a fare un giro, mentre Michel ti spiega cos’è capitato.»
    «Non penso che sia il caso» intervenne Michel. «Sei tu che hai assistito a quella scena.»
    «Ma te l’ho raccontata per filo e per segno lungo la strada.»
    «Appunto, quello che so, lo so perché me l’hai riferito tu.»
    «Limitati a riferire a Yuma quello che io ho riferito a te, allora» concluse Heaven. «A meno che tu non abbia soluzioni migliori in mente, non possiamo fare diversamente.»
    Michel sospirò con aria rassegnata.
    «Fa’ come ti pare.»
    Yuma sbuffò.
    «La finite di tenermi all’oscuro di tutto?»
    «Molto presto» la rassicurò Heaven, avviandosi verso la sala da pranzo.

    «Immagino che siano tornate» osservò Eric, che si era stancato ben presto dello studio e che adesso sfogliava una rivista.
    «Suppongo di sì» convenne Ronnie. Aveva udito delle voci che provenivano dal corridoio, che preannunciavano probabilmente l’arrivo di Heaven e Naive.
    Entrarono nella stanza uno dopo l’altro.
    Heaven.
    Yuma.
    Michel.

    Di Naive non c’era alcuna traccia, in compenso c’era Michel, e Ronnie non era in grado di trovare una spiegazione logica alla sua presenza. Sperò solo che non fosse capitata alcuna disgrazia.
    Heaven si avvicinò a lui e a sua figlia.
    «Ciao, bella» disse, rivolgendosi a lei. «Io sono Heaven, la sorella di Yuma. Tu, invece, come ti chiami?»
    Il suo sorriso era smagliante, ma ancora più smagliante fu quello della bambina.
    «Mi chiamo Kara.»
    «Bene, Kara. Che cosa ne dici di venire a fare un giro insieme a me e a Ron?»
    Kara lanciò a Ronnie un’occhiata interrogativa.
    «Ti prego, lasciala venire» mormorò Heaven. «È capitato qualcosa di cui è meglio che una bambina della sua età non venga a conoscenza.»
    Ronnie annuì.
    «Va bene.»
    Gli occhi di Kara brillarono.
    «Grazie, papà!»
    Ronnie si sforzò di sorriderle, prima di domandare a Heaven: «È successo qualcosa di grave, non è vero?»
    Heaven scosse la testa.
    «Se per qualcosa di grave intendi dei morti, no.» Abbassò lo sguardo. «Non ancora, almeno, ma dobbiamo fare in fretta.»
    Ronnie fu tentato di chiederle di che cosa stesse parlando, ma sapeva che non avrebbe ricevuto risposta.
    La guardò andare via con il nipotino e con Kara. Eric la accompagnò alla porta, annunciando che sarebbe tornato indietro subito dopo.
    «Allora?» domandò infine Ronnie, rivolgendosi a Yuma. «Mi vuoi spiegare che cosa sta capitando?»
    «Se lo sapessi te lo spiegherei. Heaven non ha anticipato nulla nemmeno a me.»
    «Confermo che è così» intervenne Michel. «Diciamo che le faccio da portavoce.»
    «Da quanto sei diventato il suo informatore?» obiettò Ronnie. «Non mi pare che sia un ruolo che ti si addice...»
    «Infatti non mi si addice» ammise Michel. «Purtroppo da quando incontro Heaven per strada e non riesco a evitarla non posso fare a meno neanche di piegarmi alle sue volontà.» Si rivolse a Yuma. «Tuo padre è a Starlit Spring. Heaven e Naive l’hanno visto. C’era Rachel con lui, stavano discutendo di qualcosa e lei non sembrava molto soddisfatta. Forse è la volta buona che si decide a mandarlo a quel paese.»
    Yuma si sedette accanto a Ronnie.
    Sembrava stordita.
    «Rachel?» domandò. «Ancora lei?»
    Michel annuì.
    «Purtroppo sì, ma il problema, in questo momento, non è lei... anche se, in effetti, esiste la possibilità che possa cambiare idea, tornare a stare al seguito di Melvin e riferirgli dove sei, se dovesse incontrarti.»
    «A quanto pare tutti mi stanno dando la caccia» osservò Yuma. «Adesso ne abbiamo le prove.»
    «Esatto» s’intromise Eric, rientrando nella stanza. «A questo proposito, sai benissimo come la pensa Heaven... e sono sicuro che anche tutti gli altri saranno d’accordo.»
    Yuma alzò gli occhi verso di lui.
    «Sì, so come la pensa Heaven. Vuole che me ne vada, ma ovviamente non lo farò.»
     
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    «Sì, so come la pensa Heaven. Vuole che me ne vada, ma ovviamente non lo farò.»

    Yuma... perchè devi essere sempre così testarda :muro:??

    Melvin? nessuno ti ha invitato, percui tornatene da dove sei venuto :angry: cioè dalle cime sperdute dell' Himalaya <_<

    CITAZIONE
    «Sì, Kara» rispose, finalmente. «Io e il tuo papà stiamo insieme,

    evviva :clap: :clap: :clap:!!! a quando le nozze :fiori: ?
     
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    Voi due siete epiche! u.u Sì, Gab, anche tu, perché non mi è sfuggito il tuo pollice su a Pavone! ;)

    Allora... se Yuma non fosse così testarda, non sarebbe lei, quindi ve la tenete com'è. :D
    E Melvin ci vuole... anche perché se non ci fosse lui non saprei cosa scrivere...voi non siete qui per leggere del futuro ipotetico matrimonio tra Ronnie e Yuma, vero...? :P
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    A dire la verità ho il sospetto di sì. ^^
     
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    Voi due siete epiche!

    hehehehe grazie :shifty:!

    CITAZIONE
    Sì, Gab, anche tu, perché non mi è sfuggito il tuo pollice su a Pavone!

    grazie anche a te Gab :D!

    CITAZIONE
    quindi ve la tenete com'è.

    temo che dovremo farlo.... :D

    CITAZIONE
    voi non siete qui per leggere del futuro ipotetico matrimonio tra Ronnie e Yuma, vero...?

    si... va beh... comunque.... ah-hmm... se ci fosse un piccolo matrimoniuccio non sarebbe un male :rolleyes:...

    CITAZIONE
    A dire la verità ho il sospetto di sì. ^^

    :trollface:
     
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  13. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 23/7/2013, 22:18) 
    Voi due siete epiche! u.u Sì, Gab, anche tu, perché non mi è sfuggito il tuo pollice su a Pavone! ;)

    Non ti sfugge proprio niente! :lol:
    Niente, siccome stamani ero all'ospedale e ho letto l'aggiornamento con il cell, e siccome mi viene difficile rispondere con il cell, e Pavone ha praticamente detto quello che avrei detto io ho spolliciato la risposta Pavone!

    Però io aggiungo una cosa:

    @Ronnie: :wub:


    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 23/7/2013, 22:18) 
    Allora... se Yuma non fosse così testarda, non sarebbe lei, quindi ve la tenete com'è. :D
    E Melvin ci vuole... anche perché se non ci fosse lui non saprei cosa scrivere...voi non siete qui per leggere del futuro ipotetico matrimonio tra Ronnie e Yuma, vero...? :P
    ...
    ...
    ...
    ...
    A dire la verità ho il sospetto di sì. ^^

    Ti sei risposta da sola!!!! Ihihihihihih! :g-milu:
     
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    @Gab: ho mille occhi, di cui ne mostro però solo due per non destare sospetti sulla mia natura aliena, gli unici due leggermente miopi. XD
    @entrambe: dato che ho l'impressione che vogliate leggere il seguito, pensavo di postarlo... che ne dite? :P





    «Tu sei pazza» replicò Eric. «Mi spieghi che cosa ti trattiene qui? Tu e tuo figlio potreste essere felici altrove, invece tu...»
    «Io sono felice soltanto qui, accanto a Ronnie» lo interruppe Yuma. «Voi non siete nessuno per poter decretare se sono felice o no.»
    Eric annuì.
    «Non pretendiamo di farlo.»
    «Io sono d’accordo con lui e con tua sorella» convenne Michel. «Stando qui a Starlit Spring rischi soltanto che tuo padre o Dean ti trovino... e sai bene quanto me che anche Dean potrebbe essere pericoloso per te.»
    Yuma scosse la testa.
    «Dean non vuole farmi del male.»
    «È quello che credi» intervenne Ronnie. «Non fidarti di lui, per nessun motivo al mondo.»
    «Non mi fiderò di lui» lo rassicurò Yuma, «Ma non farò nemmeno quello che secondo Eric, Heaven e Michel dovrei fare. Non mi allontanerò da te.»
    «Non sarebbe per sempre» obiettò Ronnie.
    Yuma spalancò gli occhi.
    «Tu vuoi... vuoi che me ne vada?»
    «Se serve a proteggerti, sì» rispose Ronnie, con prontezza. «Potremmo rivederci prima di quanto tu creda.»
    Yuma negò con fermezza.
    «Nemmeno per idea, non potrei mai lasciarti.»
    Michel sospirò.
    «Finiscila di recitare la parte dell’eroina romantica, Yuma. Qui stiamo parlando della vita tua e di tuo figlio, e probabilmente hai a che fare con le stesse persone che hanno ucciso tua madre... anche se qualche dubbio ce l’ho ancora.» Michel sembrava perplesso. «Dean, a quanto pare, se la cava molto bene a inscenare incidenti stradali. Se tua madre fosse morta al volante di una macchina, avrei più certezze...»
    Yuma obiettò: «Non c’entra mia madre e quello che le hanno fatto. Quello che conta è il presente, e nel mio presente deve esserci l’uomo che amo.»
    «Possibile che tu non capisca?» Michel lanciò un’occhiataccia a Ronnie. «In fin dei conti il mondo è pieno di contabili depressi.»
    «Bada ai fatti tuoi» replicò Yuma. «Quello che voglio per il mio futuro posso saperlo soltanto io.»
    «Evidentemente per l’immediato futuro progetti di farti ammazzare» decretò Michel. «Se questa è la tua volontà...»
    «Tu non capisci, Michel.»
    «Invece capisco benissimo che...»
    «No, non capisci... e sai cosa ti dico? Che tu non hai mai capito niente di me! Non c’è da sorprendersi se non sei mai stato in grado di farmi felice!»
    Michel si rabbuiò.
    «Forse eri tu che avevi troppe pretese.»
    «Non scherzare. Io...»
    Ronnie li interruppe: «Calmatevi. Non mi sembra il caso di...»
    Fu interrotto a sua volta.
    «Tu fatti i cazzi tuoi! È un discorso tra me e Yuma.»
    «Appunto» confermò Yuma, rivolgendosi più a Michel che a Ronnie. «Che cosa ne dici di proseguire questo discorso lontano da orecchie indiscrete.»
    Michel ridacchiò.
    «È strano che tu definisca Ronnie in questi termini. A proposito, complimenti per la fantasia: non m’è sfuggito il nome che hai messo a tuo figlio. Magari pensavi davvero, quando hai scelto il nome, che fosse figlio suo...»
    «Quello che pensavo non ti riguarda.» Yuma scattò in piedi. «Vieni fuori, Michel.»
    Lui non perse il sorriso.
    «Allora insisti? Vuoi escludere Ronnie dalla tua vita?»
    «Non escludo nessuno da niente» replicò Yuma. «Vieni con me o ti devo trascinare fuori a calci nel culo?»
    Senza attendere la risposta di Michel, Yuma si avviò. Lui finì per seguirla.
    «Meno male che Heaven non somiglia a sua sorella» borbottò Eric, quando i due furono spariti all’esterno.
    Udirono Yuma che sbatteva la porta.
    «Di solito non è così» obiettò Ronnie. «Il problema è che non sopporta che qualcun altro debba decidere al posto suo.»
    «Se lei non capisce qual è la cosa migliore da fare, dobbiamo per forza pensarci noi.»
    Ronnie non disse nulla. C’erano troppe domande, in quel momento, a cui non era in grado di dare una risposta.
    Aaron.
    Ralph.
    Rick.
    La notte dell’incidente.

    C’era un filo sottile che legava ogni cosa e, seppure non fosse in grado di afferrarlo, riusciva comunque a intravederne un lembo.

    «Forse è il caso di mettere in chiaro una cosa.» Yuma si sentiva sicura di sé come non mai, ed era certa di averne abbastanza dell’atteggiamento di Michel. «Posso capire che ti piaccia fare la parte del playboy che è stato rifiutato e che non è capace di rassegnarsi, ma a lungo andare finirai per renderti ridicolo!»
    «Non mi pare di avere fatto nulla che possa far sì che io venga considerato tale» obiettò Michel, senza perdere la calma. «Ti ho solo suggerito di non lasciarti guidare soltanto dai sentimenti. La scelta di restare a Starlit Spring è totalmente irrazionale da parte tua; sono sicuro che tu stessa te ne rendi conto.»
    Yuma scosse la testa.
    «Non c’è niente di irrazionale. Sono stanca di fuggire.»
    «Fuggire potrebbe essere l’unico modo per continuare a vivere.»
    «Però potrebbero essercene degli altri» replicò Yuma. «Finora me la sono sempre cavata e, ne sono sicura, un po’ di stabilità non potrà fare altro che farmi bene.»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Tu stai prendendo decisioni avventate limitandoti a pensare a Ronnie. Stai incentrando la tua stessa esistenza su di lui!»
    «Forse è meglio incentrarla su un contabile depresso, come ti diverti a chiamarlo, piuttosto che su un presunto playboy che non sopporta l’idea che io l’abbia lasciato» puntualizzò Yuma. «Qualora tu non te ne sia ancora accorto, io non sto giocando. Amo Ronnie come non ho mai amato nessun altro e non permetterò a nessuno di mettere in discussione quello che c’è tra di noi!»
    «Bel discorso, il tuo» ribatté Michel. «Mi sorprende che tu non l’abbia fatto prima davanti a tutti... davanti al tuo Ronnie. A proposito, lascia che te lo dica, se c’è qualcuno di ridicolo, quella sei tu! Come ti è venuto in mente di chiamare tuo figlio come lui?»
    «Il nome di mio figlio» ribadì Yuma, «Non è affare tuo.»
    «Un giorno, però, dovrai spiegargli perché l’hai chiamato così.»
    «Anche questo non è affare tuo.»
    «Ovvio, niente è affare mio» replicò Michel, sprezzante. «Invece di ringraziarmi perché ho mantenuto il segreto sulla tua presenza qui, seppure Tom Harvey abbia promesso di pagarmi se gli dirò dove sei, non fai altro che cercare di escludermi dalla tua vita! Credevo che fossimo amici, io e te.»
    «Lo siamo, infatti» rispose Yuma, «O almeno, per quanto mi riguarda io ti considero tale. Se tu invece hai qualcosa contro noi sprovvedute che perdiamo la testa per i contabili depressi, sei libero di andartene per la tua strada e di dimenticarti di me.»
    «O di ricordarmi di averti vista e di raccontarlo casualmente a Tom...»
    «Provaci e sei morto.»
    Michel sorrise.
    «Pensi di spaventarmi?»
    «No, non sei affatto spaventato» decretò Yuma. «Questo significa che, tra noi due, forse la sprovveduta non sono io.»
     
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  15. GÆBRIEL
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    We we we...

    @Yuma: sei grande! Ho stima di tee non sai quanta!
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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