Anime di metallo

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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 16/7/2013, 14:55) 
    @Gabriel: ma che ti dice il cervello? E' inutile che mi dici di no... ora devi dirmi come conosci quel Dean e soprattutto cosa hai avuto a che fare con lui! Capisco che sarai anche un tipo misterioso, ma voglio sapere tutto!

    Qualche capitolo di attesa e, vedrai, tutto ti sarà più chiaro! :D

    CITAZIONE
    @Ronnie: tu, per favore, ti prego, tieniti lontano dai guai... perchè la prossima non è detto che Michel accetti di salvarti!

    Anche perché Michel non è un supereroe. U.U
    Ma sul fatto di tenersi lontano dai guai... credo che Ronnie sia come una calamita, visto quello che gli succederà ancora prima della fine del romanzo! XD
     
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    Mannaggia, mi faranno perdere la pazienza sti due!

    hahahaha!!! calma e sangue freddo e vedi che ce la farai ;)
     
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    Va beh, non mi trattengo ulteriormente e vi offro su un piatto d'argento il seguito. :P :P :P




    Capitolo 54.
    Scoprire che Dean sapeva dove trovarla era stato abbastanza traumatico, ma Yuma era riuscita a non lasciar trapelare nulla. Si era inventata una scusa con Heaven, poi era uscita.
    Le aveva dato appuntamento in centro e, seppure sapesse che accettare l’invito non era un’idea molto intelligente, aveva deciso di accettare. Se Heaven avesse saputo cos’aveva in mente avrebbe fatto il possibile per trattenerla, ma Yuma sapeva di non avere alternative: se voleva liberarsi della presenza di Dean una volta per tutte doveva ascoltare cos’aveva da dirle.
    Lo trovò ad attenderla davanti alla vetrina di un negozio e si avvicinò a lui.
    «Sapevo che saresti venuta» la accolse Dean. «Dopotutto ho sempre avuto un certo ascendente sulle donne.»
    Yuma ignorò il suo commento, ne era talmente sopraffatta da non farvi nemmeno caso.
    «Come sei riuscito a rintracciarmi?»
    Dean sorrise.
    «Non è stato tanto difficile. Se poi consideri che ne avevo la necessità...»
    Yuma lo interruppe: «Quale necessità?»
    «Possibile che tu non lo capisca?» Dean si guardò intorno. «A proposito, ti dispiacerebbe seguirmi in un posto più appartato?»
    «Mi dispiace eccome» si affrettò a rispondere Yuma. «Anzi, non mi dispiace affatto, perché non ho alcuna intenzione di seguirti.»
    Dean alzò gli occhi al cielo.
    «Non ti fidi proprio di me?»
    «Dovrei?»
    «Sì. Ti ho coperta con tuo padre, e...»
    Yuma lo interruppe: «Tu non mi hai coperta con nessuno, ti sei semplicemente limitato a pararti il culo!»
    «Da qualunque prospettiva guardi la situazione, il risultato non cambia.»
    «Forse non cambia, ma...»
    «Vieni con me» le ordinò Dean. «Non ho intenzione di parlare con te qui, dove chiunque potrebbe sentirci.»
    «Chiunque potrebbe sentirci?» ripeté Yuma. «Non penso proprio, dato che non c’è nessuno nei dintorni.»
    «Qualcuno potrebbe passare...»
    «Non credo che a dei perfetti sconosciuti possa interessare farsi i fatti nostri.»
    «Come ti pare» si arrese Dean. «Sono qui per parlare di tuo padre.»
    Yuma sospirò.
    «Non ne abbiamo già parlato abbastanza?»
    «No, dato che non ti sei sbarazzata della prova di quello che abbiamo fatto.»
    Prova.
    Il modo in cui Dean definì suo figlio la fece inorridire.
    Lui parve non accorgersene, dal momento che proseguì: «Credo che dovresti farlo adesso, il prima possibile.»
    Yuma strabuzzò gli occhi.
    «Che... che cosa dovrei fare?»
    «Non ci vedo niente di sconvolgente» replicò Dean. «Anzi, credo che sia la cosa più sensata da fare.»
    «Tu sei pazzo.»
    «Non ti sto suggerendo di uccidere tuo figlio» puntualizzò Dean. «Per quanto mi riguarda sarebbe molto meglio se non fosse mai nato, ma dato che hai deciso che quel rifiuto doveva venire al mondo...»
    Yuma lo interruppe: «Il rifiuto è anche figlio tuo.»
    «Non me lo ricordare. Se non fosse mai nato non ci sarebbero stati tutti questi problemi. Avresti potuto tornare da tuo padre e...»
    «Non ho alcuna intenzione di tornare da lui!»
    «Va bene, come vuoi» concesse Dean. «Basta insabbiare una volta per tutte quello che abbiamo fatto e potrai andare dove ti pare. Anzi, considerando che anche tu finiresti per guadagnarci...»
    Yuma lo fermò: «Di cosa parli?»
    «Se non mi lasci finire...»
    «Non ti lascio finire perché stai parlando di soldi, e i soldi non c’entrano niente.»
    «Sbagliato» replicò Dean. «I soldi c’entrano eccome e, quando ti spiegherò in che cosa consiste l’affare che voglio proporti...»
    «Tu di solito non proponi, ma imponi...»
    «Puoi vederla come ti pare. Quello che conta è che non rifiuti.»
    «Allora non è una proposta.»
    Dean sorrise.
    «Non sei nella condizione di poter trattare.»
    «Invece sì» insisté Yuma. «Hai ragione, se consideri Ron un rifiuto, non sei degno di essere considerato suo padre.»
    Dean scoppiò a ridere.
    «Scusa, che nome hai dato al... mhm... a tuo figlio?»
    «Ronald.»
    «Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto voi donne siate patetiche.» Dean era palesemente divertito. «Hai chiamato tuo figlio come quel contabile depresso con cui te la fai! Lasciatelo dire, Yuma: tu hai gusti schifosi in fatto di uomini. Magari, quando hai messo al mondo il rifiuto, desideravi che fosse davvero tuo figlio...»
    «Quello che desideravo non ti riguarda» replicò Yuma. «Dimmi qual è la tua proposta e facciamola finita una volta per tutte.»
    «Ventimila.»
    «Ventimila che cosa?»
    «Diecimila a te e diecimila a me» specificò Dean. «È la cifra che mi è stata offerta: oltre i ventimila non vanno.»
    Yuma sbuffò.
    «Si può sapere di chi stai parlando e per che cosa vuole pagarti?»
    «Vuole pagarci, ci guadagneresti anche tu» chiarì Dean. «Saresti di nuovo libera e avresti una discreta somma tra le mani.»
    «Continuo a non capire di che cosa parli.»
    Dean sospirò.
    «Possibile che tu sia così ritardata?» Abbassò la voce. «Si tratta del rifiuto. Ho trovato una coppia facoltosa che non desidera altro che un figlio. C’è un solo problema: la signora è sterile. Le procedure di adozione legale sono molto lunghe, perciò...»
    «Non ci pensare nemmeno!» lo interruppe Yuma. «Come puoi anche solo pensare che io possa vendere mio figlio?»
    «Non credo neanche lontanamente che tu voglia passare tanti anni a occuparti di lui. Liberartene sarebbe la soluzione migliore per tutti. Ci hai pensato che tuo padre potrebbe trovarti da un momento all’altro? Ti ammazzerebbe, se scoprisse che hai avuto un figlio con un altro uomo. Io posso ancora cavarmela, negare tutto, ma tu? Che cosa ti è rimasto da fare? Senza contare che con quei soldi potresti espatriare e liberarti di tuo padre una volta per tutte.»
    «Non se ne parla.»
    «Possiamo trattare» concesse Dean. «Cinquemila a me e quindicimila a te.»
    «Neanche per sogno.»
    «Ventimila tutti per te.»
    Yuma lo fulminò con lo sguardo.
    «Il fatto che tu sia disposto a non portare a casa nemmeno un centesimo la dice lunga.»
    «Cosa dovrebbe dire?»
    «Che non te ne importa niente di guadagnarci dei soldi, ma che stai solo cercando una scappatoia. Tu hai paura che mio padre scopra che io e te abbiamo avuto un figlio insieme.»
    «E va bene» ammise Dean. «Ci ho messo tanti anni per conquistarmi la sua fiducia e si può dire che ormai Melvin penda dalle mie labbra. Non voglio perdere quello che ho.»
    «Così va meglio» ribatté Yuma. «Se non altro sei ancora in grado di essere sincero.»
     
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  4. GÆBRIEL
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    Brutto bastardo scaricatore di porto abusivo! Odio profondo per Dean!

    @Yuma: non accettare mai le sue proposte, è un verme viscido schifoso verde!
     
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    Vedo che Dean è un personaggio molto apprezzato! :D
     
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  6. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 16/7/2013, 16:54) 
    Vedo che Dean è un personaggio molto apprezzato! :D

    Altrochè! <_<
     
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    Dean rise.
    «Davvero te ne importa qualcosa della mia sincerità?»
    Yuma attese qualche istante prima di dargli una risposta secca.
    «No.»
    «Sospettavo che fosse così.»
    «Il punto è che non m’importa niente di te» ammise Yuma. «Voglio solo che tu stia fuori dalla mia vita, questo mi basta.»
    Dean la fissò a lungo.
    «Credi davvero di potermi liquidare così?»
    «Sì, lo credo davvero, perché non hai alcun motivo per continuare a starmi addosso. Abbiamo concepito un figlio che non volevi, lo so. Ho scelto di tenerlo, ma ho scelto anche di andarmene. Nessuno ti chiede di farti carico di quello che consideri un problema. Per quanto riguarda mio padre... beh, non ho certo intenzione di metterlo al corrente della nascita di Ron. Come ben sai i rapporti tra me e lui non sono idilliaci.»
    «Non ho mai pensato che tu fossi così tanto cretina da andare a riferire a tuo padre di avere avuto un figlio con me» replicò Dean. «Il punto è che Melvin sembra essere in grado di procurarsi qualsiasi genere di informazione.»
    Yuma scosse la testa.
    «Non è così. È da mesi e mesi che me ne sono andata, eppure non è mai riuscito a rintracciarmi. Non è infallibile.»
    «Lo stai sottovalutando.»
    «No.»
    «Ti dico di sì, Yuma. Non si è ancora fatto vivo, questo te lo concedo, ma non significa che non sappia dove sei.»
    Yuma avvertì un brivido gelido che la attraversava, non certo giustificabile dalla non troppo mite temperatura autunnale.
    «Mi stai dicendo che lui sa dove sono?»
    «Non ti sto dicendo che lo sa» puntualizzò Dean, «Ma soltanto che potrebbe saperlo. Quando si tratta di Melvin, le eventuali certezze ce le ha tutte lui; noi non possiamo fare altro che sperare che non abbia tra le mani niente che possa essere usato contro di noi.»
    «E tu cosa speri?»
    «Che tu ti decida ad accettare la mia proposta.»
    Yuma lo fulminò con lo sguardo.
    «Non se ne parla nemmeno.»
    «Questo significa che sei meno intelligente di quanto pensassi. Ti sto offrendo una scappatoia perfetta: niente bambini di cui occuparti, niente pericolo di essere ammazzata... e soldi! Al posto tuo nessuna si sarebbe tirata indietro.»
    Yuma alzò gli occhi al cielo.
    «Forse non ti rendi conto che mio figlio è l’unica cosa bella che mi sia mai capitata nella vita.»
    Dean ridacchiò.
    «L’unica?»
    «Sì.»
    «Vedo che il contabile depresso non è incluso nella lista, allora.»
    «Smettila di chiamare Ronnie a quel modo» lo pregò Yuma. «Anzi, smettila proprio di parlare di lui.»
    «Ti infastidisce così tanto che si dica la verità sul tuo uomo perfetto?» ribatté Dean. «Non ha niente di speciale, non riesco proprio a capire che cosa ci trovi in lui.»
    «Non sono affari che ti riguardano.»
    «Dopo così tanti anni, poi...»
    «Ti ho detto che non sono affari che ti riguardano» ribadì Yuma. «Ti prego di farmi la cortesia di andartene e di lasciarmi in pace una volta per tutte.»
    «Vedo che non ti risparmi con le richieste.»
    «Non vedo perché dovrei.»
    «Perché sei una nullità.» Gli occhi di Dean puntarono al suo decolleté. «Tra l’altro hai le tette più piccole di Nat.»
    Yuma spalancò gli occhi. Che razza di discorso era quello? Che cosa c’entrava il suo seno, in quel momento?
    «Chi è Nat?» gli domandò.
    «Lascia perdere» si limitò a rispondere Dean. «È solo una troia da quattro soldi con cui ho avuto a che fare in passato.»
    «Ha messo al mondo dei figli tuoi?»
    «Fortunatamente no. Tu sei stata l’unica: un motivo in più per disprezzarti più delle altre.»
    «Se mi disprezzi così tanto» dedusse Yuma, «Allora non avrai così tanti problemi a uscire dalla mia vita una volta per tutte. Dimenticati di me.»
    «Lo dici come se fosse facile.»
    «Lo è, Dean. Ti basta non riferire a mio padre di questo nostro colloquio e tutto sarà come prima, per te. Oppure, se non ne vuoi più sapere di lavorare per lui, ti basta andartene e far sparire le tue tracce.»
    «Lo farei» ammise Dean, «Ma temo che Melvin sia già sulle mie tracce. A questo proposito, forse, abbiamo ancora una via di fuga...»
    Il modo in cui Dean la guardava le fece sospettare che non fosse niente di piacevole da sentire, ma non se ne preoccupò.
    «Quale sarebbe questa via di fuga?»
    «Andiamocene via insieme» le suggerì Dean. «Procuriamoci dei documenti falsi e ricominciamo. Hai le tette più piccole di quelle di Nat, ma almeno tu hai classe. Non sarà poi così terribile trascorrere il resto della mia vita insieme a te.»
    Fare coppia fissa con lui? Un tempo Yuma era arrivata a sperarlo, ma adesso la sola idea le dava il voltastomaco.
    «Tu vorresti passare la tua vita con me e Ron?»
    Dean strabuzzò gli occhi.
    «Che cazzo hai capito, ritardata? Voglio passare la mia vita con te e con i soldi che mi hanno offerto per il bambino. Non ne voglio sapere di quel bambolotto che non fa altro che piangere e produrre merda. Sono sicuro che, quando ti sarai sbarazzata di lui, anche la tua vita migliorerà, e non di poco!»
    «Mettitele su per il culo, le tue dannate convinzioni!» replicò Yuma. «Preferisco farmi ammazzare piuttosto che sprecare il mio tempo ad ascoltarti, figuriamoci che cosa ne penso di fuggire insieme a te!»
    «Lo vedi? L’ho sempre detto che sei una cretina. Non che sia una novità: tutte le donne che ho incontrato nella mia vita si sono rivelate tali. Credevo, comunque, che tu fossi almeno un po’ sopra la media.»
    «Se non sono sopra la media, allora» ribatté Yuma, «Suggerisci a Nat di seguirti ovunque lo vorrai. Mi faresti soltanto un piacere!»
    Gli voltò le spalle, decisa ad andarsene.
    Non fece in tempo a fare che pochi passi, poi si sentì afferrare per le spalle.
    «Tu non vai da nessuna parte!»
    In un altro momento Yuma sarebbe stata paralizzata dal terrore, nel ritrovarsi in una situazione del genere lungo una strada deserta. Quel giorno, però, era convinta più che mai di essere sul punto di liberarsi una volta per tutte di Dean Tray.
    «Lasciami andare subito» gli ordinò.
    Lo sentì ridere, mentre allentava la stretta.
    «Non mi sfuggirai, Yuma. Avresti potuto prendere la strada migliore, quella che ti avevo offerto su un piatto d’argento, eppure preferisci fare di testa tua. Ti sei conquistata la possibilità di morire tra le sofferenze più atroci. Ormai sei rovinata.»
    Yuma si girò di scatto verso di lui.
    «Sei tu che sei rovinato» replicò. «Non sai più cosa fare per liberarti di mio padre e cerchi di sfruttare me per trovare una scappatoia. Non...»
    Le parole le morirono in bocca nel momento in cui Dean la afferrò per il collo e la strattonò violentemente, mandandola a sbattere contro il muro che aveva dietro di sé.
    «Ti farò a pezzi, puttana!» la minacciò. «Nessuno riuscirà a rimettere insieme il tuo corpo, nemmeno gli avvoltoi che lo divoreranno.»
    «Vedo che non perdi mai le vecchie abitudini» osservò una voce estranea, proprio in quel momento. «Per caso ti sei messo in testa di importunare tutte le ragazze di Starlit Spring?»
    Per lo stupore Dean lasciò andare Yuma.
    Poi si rivolse al nuovo arrivato: «E tu che cosa vuoi?»
     
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    Vedo che Dean è un personaggio molto apprezzato

    puoi giurarci!!
     
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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 17/7/2013, 15:13) 
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    Vedo che Dean è un personaggio molto apprezzato

    puoi giurarci!!

    immagino che presto istituirete ufficialmente il "team Dean"! :D
     
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  10. GÆBRIEL
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    Non mi dire che Michel diventerà il supereroe di Starlit Spring? Perchè secondo me è lui...

    Coomunque... continua...

    Lo dico io, che poi, questo è il mio romanzo preferito!


    ps: sorpresa quasi pronta! ;)
     
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    Non mi dire che Michel diventerà il supereroe di Starlit Spring? Perchè secondo me è lui...

    Noooo... quale personaggio, per il momento, ha già visto Dean importunare una ragazza? XD
    A proposito, il prossimo capitolo sarà totalmente incentrato su questo personaggio... e credo che lo gradirai particolarmente! ^^

    CITAZIONE
    Lo dico io, che poi, questo è il mio romanzo preferito!

    Sono felice che ti piaccia così tanto! :wub:
    Appena lo finisco, ti invio il pdf ben impaginato (sempre secondo il mio concetto di buona impaginazione XD).

    CITAZIONE
    ps: sorpresa quasi pronta!

    Attendo! *-*
     
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    Nel caso non avessi già spoilerato abbastanza sull'identità di quel personaggio, ecco qui...




    Capitolo 55.
    Quando Gabriel rientrò in casa il sole era ormai tramontato. Trovò Maya ad accoglierlo.
    «Pensavo saresti tornato prima.»
    Lui alzò gli occhi e la fissò, rendendosi conto che il suo sguardo doveva sembrare assente. La sua mente continuava a tornare indietro a un passato che ormai non c’era più, ma che avrebbe potuto segnarlo per il resto della sua vita.
    «Tutto bene?» gli chiese sua moglie.
    «Sì» la rassicurò Gabriel. «Sto bene.»
    Era vero, se non altro, almeno dal punto di vista fisico. Maya, invece, gli appariva lievemente turbata, come se fosse appena accaduto qualcosa. Avrebbe voluto chiederle cosa fosse successo, ma non lo fece.
    «Scusa un attimo, Maya.»
    Entrò in bagno e chiuse la porta alle proprie spalle. Si appoggiò al bordo del lavandino e cercò di ricordare un pomeriggio di tanti anni prima.
    Lui e Naive Doyle si erano appena diplomati, lei con il massimo dei voti. Kenneth era accanto a loro, lui che aveva lasciato la scuola poco prima.
    «Adesso cosa farai?» aveva chiesto Kenneth, a Naive.
    «Penso che me ne andrò» aveva risposto lei.
    Gabriel sapeva già da tempo che Naive aveva intenzione di proseguire gli studi, ma gli era sembrato che non fosse quella la ragione principale per cui aveva deciso di lasciare Starlit Spring.
    Aveva aspettato che Kenneth se ne andasse, prima di chiederle: «Perché lo fai?»
    Naive aveva abbassato lo sguardo ed era rimasta in silenzio a lungo.
    «Perché non ho scelta.»
    «Invece credo che le scelte ci siano...»
    Naive aveva scosso la testa.
    «Non quando hai appena scoperto che tua sorella aiuta un delinquente nei suoi traffici.»
    Gabriel ricordava di essere rimasto sconcertato da quelle parole. Non conosceva Margot, figlia del primo matrimonio del padre di Naive, ma aveva sentito parlare di lei più di una volta e sapeva che Naive le era molto legata.
    «Ne sei sicura?»
    «Sì che ne sono sicura» aveva risposto Naive. «A quanto pare stare a contatto con chi è marcio dentro porta a marcire. È per questo che voglio andarmene.»
    «Per abbandonare Margot?»
    «Non voglio abbandonarla» aveva replicato Naive, «Ma non voglio nemmeno lasciarmi trascinare nel baratro. Lei ormai è corrotta, io voglio salvarmi.»
    Aveva messo in pratica i propri intenti e se n’era andata di lì a pochi mesi, senza più ricontattare nessuno. Tutti, a poco a poco, si erano dimenticati di lei. In fondo al cuore Gabriel conservava il suo ricordo. Naive era stata la sua compagna di studi per molti anni, oltre che una delle poche amiche vere che avesse mai avuto. Kenneth e tutti gli altri, invece, non si erano fatti problemi a dimenticarsi di lei.
    La sera di molti anni dopo in cui lui e Kenneth avevano rivisto Margot, gli aveva fatto notare che si trattava della sorella di Naive.
    «Di chi?» gli aveva chiesto Kenneth.
    Sembrava che avesse completamente cancellato la loro ex compagna di scuola dalla propria memoria.
    “Forse era davvero così.”
    Gabriel uscì dal bagno, cercando di liberarsi di quei vecchi ricordi, ma sapendo che sarebbe stato impossibile. Aveva desiderato tante volte di poter tornare indietro nel tempo e cancellare parte del suo passato, ma non poteva fare altro che trascorrere ogni giorno della propria vita a pentirsi di avere perso tempo insieme a Kenneth. Adesso che era morto non avrebbe più potuto condizionare nessuno, ma Gabriel sapeva che non era stato il suo vecchio amico il vero problema: lo stesso Kenneth non avrebbe commesso certi errori, se non fosse stato influenzato da Dean.
    Aveva ragione Naive, quando aveva commentato, piuttosto tristemente, che stando a contatto con chi era marcio dentro si poteva arrivare fino all’autodistruzione.

    «Gabe...» mormorò Maya.
    Era in corridoio, davanti al bagno. Gabriel se la ritrovò davanti, chiedendosi ancora se si fosse accorta che c’era qualcosa che non andava in lui.
    «Dimmi.»
    «Si tratta di Natascha.»
    Gabriel finì per lanciare alla moglie uno sguardo carico di dubbi. Natascha Harris era la sorella minore di Victoria, quella che tanti anni prima aveva creduto la sua donna ideale. Non aveva mai avuto molti contatti con lei, anche se Maya era stata una sua amica, prima che Natascha, a poco a poco, iniziasse a isolarsi da tutti, persa nei propri sogni.
    «Cos’è successo?»
    Le parole di Maya lo spiazzarono.
    «È morta.»
    «M-morta?» balbettò. «Quando?»
    «Non lo so con precisione» ammise Maya. «Ne ho sentito parlare alla radio. Ho chiamato Kelly per chiederle se ne sapeva qualcosa, ma non ha saputo dire niente di più.»
    «Alla radio?»
    Se era stata scomodata la cronaca, doveva essere accaduto qualcosa che Gabriel non avrebbe nemmeno potuto immaginare, fino a qualche istante prima.
    Maya annuì.
    «È stata uccisa.»
    Gabriel si sentì mancare e si appoggiò alla parete.
    «Uccisa?»
    «Sì» confermò Maya. «È orribile, ma è così.»
    Gabriel fece un profondo respiro, prima di domandarle: «Chi è stato?»
    Si ritrovò quasi a sperare che si fosse trattata di una rapina o comunque di qualcosa che non avesse a che vedere con la vittima in quanto tale.
    «Non si sa.»
    Gabriel si sforzò di mantenere la lucidità, ma sentì che era sempre più difficile, istante dopo istante.
    Kenneth era morto.
    Natascha era morta.
    «Natascha è caduta tra le braccia del tuo amico» gli aveva detto Kelly, qualche tempo prima, guardandolo con occhi carichi di accusa.
    Occhi carichi di accusa?
    Era davvero così?
    Gabriel si chiese quanto la realtà si stesse fondendo all’immaginazione.
    Kelly parlava di Dean.
    Natascha aveva avuto una storia con Dean.
    Natascha era morta, così come era morto Kenneth, il cugino di Dean, quello che un tempo lo seguiva ovunque, ma che un giorno aveva deciso di non mandare a rotoli la propria vita e se n’era andato il più lontano possibile.
    La morte di Kenneth era stata un incidente stradale, un banalissimo incidente, come ce n’erano tanti ogni giorno. I giornali erano pieni di gente che moriva sulla strada, per un attimo di distrazione o per qualcosa che andava storto. Era logico che Kenneth potesse essere visto come uno dei tanti, ma era davvero così?
    Dean ci sapeva fare con le auto. Poteva avere manomesso quella di Kenneth, per farlo uscire di strada e metterlo a tacere per sempre. Cos’altro poteva aspettarsi, dopotutto, da uno come Dean? Quale altra ragione avrebbe avuto per ricomparire all’improvviso?
    «Gabe?» La voce di Maya riconquistò la sua attenzione. «Ti senti male, Gabe?»
    Il campanello che suonava risparmiò Gabriel dal supplizio di risponderle. Chiuse gli occhi, mentre la sentì allontanarsi per andare alla porta.
    Ripensò al suo ultimo incontro con Dean, poco meno di un’ora prima.
    Teneva una ragazza stretta per il collo, e quella ragazza somigliava a Margot.
    «Nessuno riuscirà a rimettere insieme il tuo corpo» le aveva urlato, «Nemmeno gli avvoltoi che lo divoreranno.»
    Ripensarci gli faceva venire la nausea.
    «Vedo che non perdi mai le vecchie abitudini» era intervenuto. ««Per caso ti sei messo in testa di importunare tutte le ragazze di Starlit Spring?»
    Dean aveva lasciato il collo della ragazza.
    Gli era sembrato piuttosto meravigliato mentre gli chiedeva: «E tu che cosa vuoi?» Gli era comunque bastato poco per ricomporsi. «Sparisci prima che sia troppo tardi.»
    Gabriel aveva sostenuto il suo sguardo.
    «Forse faresti meglio ad andartene tu» gli aveva suggerito. «Se continui a fare stronzate finirai per dare nell’occhio... e tu non vuoi dare nell’occhio, non è vero?»
    Dietro a Dean, la ragazza che somigliava alla sorella di Naive l’aveva guardato con gratitudine, come se avesse pensato di non avere vie di fuga, prima che lui comparisse.
    La ragazza che somigliava a Margot non poteva essere altri che la figlia di Margot, la nipote di Naive.
    «Forse è il caso, Dean, che tu permetta a questa ragazza di andarsene» aveva proposto Gabriel. «È la soluzione migliore per tutti.»
    Dean era rimasto in silenzio per qualche istante, mentre la ragazza coglieva l’occasione. Se n’era andata via correndo, e probabilmente sperando di non avere più niente a che fare con Dean Tray.
    «Credo che dovresti stare attento a quello che fai» gli aveva consigliato quest’ultimo, non appena lei era sparita. «Impicciarsi negli affari altrui potrebbe essere molto più pericoloso di quanto hai sempre creduto. Non tutti hanno la fortuna che qualcuno finisca per morire al posto loro.»
    Dean se n’era andato senza aggiungere altro. Gabriel non poté fare a meno di chiedersi ancora una volta a chi si riferisse. Chi era morto al posto di chi?
     
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  13. GÆBRIEL
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    Natasha morta? :linguacc: A dire il vero me l'aspettavo!

    Gabe! :wub: hai messo anche il mio diminutivo! Fantastico!

    Coomunque... ammetto che mi aspettavo di trovare Michel con il ruolo di supereroe ma il fatto che sia stato Gabriel a salvare Yuma è stato davvero inaspettato...

    @Maya: fossi in te mi spupazzerei Gabriel per bene... non vedi che è turbato??? Vagli vicino e abbraccialo! A volte i fatti contano più delle parole!!!
     
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    Se lo ritieni necessario, puoi andare a spupazzarlo tu! XD
    Che cosa ne pensi di questa alternativa? ;)
    Comunque finora Gabriel l'avevo tenuto un po' in ombra, ma adesso acquisisce un ruolo decisamente più attivo! u.u



    La voce di Kara riportò Gabriel al presente. A quella della bambina si sovrapposero quelle di Maya e di Ronnie.
    Kara era tornata a casa, e questo aveva delle conseguenze: innanzi tutto lui e Maya non avrebbero più potuto parlare dell’omicidio di Natascha Harris, e questo tutto sommato era un bene, e poi anche lui avrebbe dovuto riuscire a smetterla di pensare e ripensare a fatti che appartenevano al passato, anche se non era sicuro di riuscirci, ora che il vaso di Pandora si era aperto e lui non era in grado di richiuderlo.
    Prima ancora di riuscire a terminare quel pensiero vide Kara corrergli incontro urlando: «Gabe, dove sei?»
    Gabriel fece un enorme sforzo per sorridere.
    «Sono qui.»
    «Ti vedo» ribatté la bambina.
    «Anch’io vedo te.» Un dubbio s’insinuò nella mente di Gabriel. «Ma non dovevi tornare più tardi? Come mai sei già qui?»
    «Dovevo tornare più tardi» ammise Kara, «Ma stasera papà ha un impegno, quindi mi ha portata a casa prima.»
    Probabilmente aveva anche avvertito Maya, ma Gabriel non le aveva lasciato il tempo di dirgli nulla, entrando in bagno e rimanendoci troppo a lungo.
    Kara proseguì: «Papà deve uscire con una ragazza. Si chiama Yuma.»
    “Yuma, come la più vecchia delle nipoti di Naive.”
    Gabriel si chiese se si trattasse della stessa persona.
    Da un’altra stanza gli giunsero le voci di Ronnie e di Maya.
    «Non so niente di Natascha, Ralph non s’è fatto vivo...»
    «Kelly non sa nulla. Sostiene che...»
    Non era un argomento di cui era opportuno che Kara venisse a conoscenza, quindi Gabriel cercò di trattenerla.
    «Cos’hai fatto oggi pomeriggio?» le chiese, quindi, sperando che Kara iniziasse con uno di quei lunghi monologhi di cui soltanto i bambini erano capaci.
    Kara fu meno loquace del solito. Per fortuna, però, decise di andare a rifugiarsi nella sua stanza, sostenendo di dover finire un disegno che il lunedì successivo avrebbe dovuto regalare a una sua compagna di scuola.
    Gabriel entrò in sala da pranzo.
    Maya era appoggiata al bordo del tavolo e parlava con Ronnie, in piedi davanti a lei, dell’omicidio di Natascha.
    «Secondo Kelly, c’entra qualcosa un certo Dean» disse Maya, nel momento stesso in cui Gabriel si avvicinò. «Non so chi sia, ma lei dice che non c’è da fidarsi.» Fece una breve pausa. «Ovviamente» precisò subito dopo, «credo che, come al solito, Kelly stia lavorando un po’ troppo di fantasia.»
    Ronnie fissò Maya a occhi spalancati.
    «Dean, hai detto?»
    «È un tizio che Natascha frequentava.»
    «So che si frequentavano» ammise Ronnie, «Ma non immaginavo che Kelly avesse fatto delle accuse così pesanti nei suoi confronti.»
    Quando Maya alzò lo sguardo e lo posò su di lui, Gabriel pregò che non gli facesse domande a proposito dell’uomo con cui Natascha sembrava avere avuto a che fare.
    Le sue preghiere non vennero esaudite.
    «Tu sai chi sia?»
    Gabriel non disse nulla.
    Maya sospirò.
    «Si può sapere cos’hai oggi, Gabe? Sembra che tu abbia visto un fantasma!»
    Gabriel si sforzò di mostrarle un sorriso.
    «No, non preoccuparti, non ho visto fantasmi.»
    «Perfetto. Dicevamo, sai per caso chi sia quel Dean?»
    Gabriel decise di non rimandare il momento in cui avrebbe confessato a Maya di conoscerlo.
    «Sì.»
    «Sai chi è, quindi?»
    «È il cugino di Kenneth.»
    Improvvisamente si rese conto di avere dato la risposta più conveniente.
    «A proposito, è lunedì che dovete andare al funerale di Kenneth?» gli chiese infatti Ronnie, non appena udì quel nome.
    «Esatto» rispose subito Gabriel. «Partiremo domani sera, comunque.»
    «Non c’è problema, per te, Ronnie, se Kara resterà con te?» intervenne Maya. «Ce la farai con il lavoro?»
    «Certo che ce la faccio» la rassicurò Ronnie. «La prossima settimana, tra l’altro, sarò a casa dal lavoro.»
    «Ottimo.» Maya ridacchiò. «Così avrai più tempo per vedere Yuma.»
    Ronnie sorrise.
    «Dovrò ricordarmi di fare attenzione a quello che racconto a Kara.»
    «Sì, dovresti» convenne Maya. «Se vuoi mantenere segreto qualcosa, non ti conviene riferirlo a nostra figlia.»
    «Non c’è nulla da mantenere segreto, comunque» ammise Ronnie. «Sono felice di vedere Yuma e non ho problemi a farlo sapere in giro.»
    «Beato te, a cui la vita riserva ancora qualcosa di positivo» osservò Maya. «Anzi, beati noi, che siamo ancora qui a goderci ciò che il futuro ci riserverà.»
    «Pensi a Kenneth?»
    Maya annuì.
    «Sì. Non lo conoscevo, ma l’idea che sia morto ad appena trentasei anni mi mette tristezza.»
    «Ti capisco.»
    «Per non parlare di...» Maya s’interruppe. «Sai a cosa mi riferisco.»
    «No, non lo so.»
    «Mi riferivo a Rick. Lui era ancora più giovane quando...»
    «Sì, hai ragione, era davvero giovane.»
    Gabriel li interruppe: «Senti, Maya, ho una cosa da fare, arrivo subito!»
    Maya spalancò gli occhi.
    «Gabe, che cosa succede?»
    «Niente» la rassicurò lui. Le si avvicinò di scatto e le diede un rapido bacio su una guancia. «Entro mezz’ora sono a casa, okay?»
    Andò a prendere le chiavi della macchina e corse fuori, appena in tempo per sentire la voce di Ronnie che chiedeva a Maya: «Che cosa gli prende oggi? Sembra posseduto!»
    Gabriel richiuse la porta alle proprie spalle prima di udire la risposta di sua moglie. Per qualche ragione era convinto che fosse meglio non sentirla. A quel punto salì in macchina.

    Nei pressi del cimitero di Starlit Spring non c’era nessuno.
    Gabriel guardò l’orologio.
    “In effetti non penso che qualcuno venga qui a quest’ora.”
    Per quanto Gabriel non trovasse i cimiteri particolarmente inquietanti, grazie anche agli enormi mazzi di fiori colorati che li rendevano meno lugubri, comprendeva che poche persone avrebbero gradito andarsene in giro in un luogo così isolato dopo il tramonto.
    “Se Maya mi vedesse, mi prenderebbe per pazzo.”
    C’era una ragione ben precisa per la quale si era recato in quel luogo. Non appena Maya aveva fatto il nome di Rick, un’ipotesi terribile gli era affiorata alla mente.
    Non aveva mai conosciuto Rick Craven e all’epoca in cui era morto non conosceva neppure i suoi amici, con i quali aveva avuto i primi contatti grazie a Victoria, la sua ex ragazza.
    Non solo non aveva mai avuto modo di incontrare Rick quando era ancora in vita, ma era sicuro di non avere mai visto nemmeno una sua fotografia. Era questa la ragione per cui si era diretto in gran fretta verso il cimitero: voleva vedere la sua tomba e il ritratto sulla sua lapide, nella speranza di poter escludere definitivamente un orribile sospetto.
    La voce di Kenneth, che tornava dal passato, riecheggiò tra i suoi pensieri.
    «Ho visto quel rompipalle dell’amico di Aaron.»
    Dean l’aveva avvertito: «Quell’impiccione di tuo fratello deve imparare a farsi i cazzi suoi! Che cosa ti costa farglielo capire?»
    Kenneth aveva tentato di difendere Aaron: «Non credo che sia colpa sua, deve essere Ralph che lo spinge a intromettersi nei nostri affari.»
    Gabriel, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si era avvicinato: «Di che cosa state parlando?»
    «C’è un piccolo cambio di programma» l’aveva informato Dean. Poi si era rivolto di nuovo a Kenneth: «Sapresti riconoscere la sua macchina?»
    «Quella di Ralph?»
    «Sì.»
    «Penso di sì» aveva risposto Kenneth, senza esitare. «L’ho visto scendere dall’auto, poco fa.»
    «Perfetto» aveva osservato Dean. Si era girato a guardare la donna che era con loro, quella che Kenneth e Gabriel avevano convinto a raggiungerli. «Il piccolo cambio di programma riguarda anche te, mia cara.»
    «Di cosa parli?» aveva chiesto lei.
    Non sembrava particolarmente spaventata, come se nessuna prospettiva la spaventasse.
    «Te lo spiegherò strada facendo.» Dean si era girato verso Kenneth. «Vieni con noi, Kenny, abbiamo bisogno anche di te.»
    «E io?» aveva chiesto Gabriel.
    «Tu ci aspetti qui» gli aveva ordinato Dean. «Non fai domande e ti dimentichi di quello che hai sentito. Non è necessario che tu sia informato di quello che dobbiamo fare.»
    «Ma infatti non lo so.»
    «È molto meglio così.» Dean aveva sorriso. «Anche perché, ne sono sicuro, non ti farebbe molto piacere.»
    Per anni e anni Gabriel aveva finto di non ricordare niente. “Non so cos’abbiano fatto” si era sempre detto, “e ora sarebbe troppo tardi per fermarli.” Aveva chiuso ogni contatto con Kenneth, era stato felice di scoprire che si era trasferito in un’altra città... ma adesso non bastava più, perché non gli era più impossibile ricostruire che cosa fosse accaduto quella sera.
    Dean e Kenneth erano tornati indietro da soli.
    «È tutto risolto» si era limitato a comunicargli Dean. «La mia amica se n’è andata, almeno per adesso.»
    Quando era tornata, era passata accanto a lui per un istante. Gabriel ricordava di avere notato delle macchie di grasso sul suo vestito. All’epoca non aveva capito, aveva pensato che la soluzione migliore fosse quella di andarsene e di abbandonare Dean e Kenneth una volta per tutte. Adesso, però, sapeva che cosa poteva essere successo.
    Prese a cercare la tomba di Rick Craven, sperando che la fotografia sulla lapide non confermasse la sua teoria.
    Fu necessario parecchio tempo prima di trovarla. A quel punto non poté più sforzarsi di negare a se stesso i propri sospetti: la somiglianza tra Rick e Ralph era schiacciante al punto tale da non lasciare spazio ai dubbi.



    EDIT. Per qualche casino che avevo combinato, non era venuta la prima parte. Ho corretto il post.
     
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  15. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 17/7/2013, 19:03) 
    Se lo ritieni necessario, puoi andare a spupazzarlo tu! XD
    Che cosa ne pensi di questa alternativa? ;)

    E' un'ottima alternativa! *corre gridando Gabrieeeeeeelll*

    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 17/7/2013, 19:03) 
    Comunque finora Gabriel l'avevo tenuto un po' in ombra, ma adesso acquisisce un ruolo decisamente più attivo! u.u

    Questo mi piace moooolto! :D

    Ronnie e Gabriel in un unico capitolo! E' fantastico!

    Lo dico io... che il tutto forse si riduce ad un'unica notte... e sei quei 3 fossero gli stessi che hanno ucciso Margot? Oddio sarebbe troppo inquietante la cosa... però credo di esserne convinta...
    Però non riesco ancora a capire cosa c'entra Rick in tutto questo... mah staremo a vedere... :perplex:


    Milù... continua... :bounce.gif:
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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