Anime di metallo

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    @Milù: senti, non puoi lasciarci così in bilico... sto maleeeeee!

    idem... malissimo :crybaby:!! Yuma è riuscita a svigniarsela e Ronnie come farà ora? SperoSperoSpero che ce la faccia anche lui :sadangel:

    ma un momento come faceva a saper quel cornuto di Dean che Yuma e Ronnie si dovevano incontrare??

    spero che tu non ci tenga sulle spine spinose ancora a lungo...
     
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    Non vi tengo più sulle spine, almeno per quanto riguarda la sorte di Ronnie. :D



    Capitolo 52.
    Undici anni fa.
    Undici anni fa.
    Undici anni fa.

    Il primo pensiero che Ronnie riuscì a formulare fu che non erano affatto trascorsi undici anni dalla notte della rapina.
    «Ehi, Ronnie, sei ancora vivo?»
    Era una voce che conosceva, ma non quella del rapinatore. Cercò di alzarsi, chiedendosi se fosse qualcosa di positivo.
    «Sì, sei vivo» concluse l’altro, vedendolo muoversi.
    Soltanto a quel punto Ronnie ne riconobbe la voce.
    «Michel?»
    Si aggrappò a lui per alzarsi. Voleva chiedergli che cosa ci facesse lì, ma era troppo stordito per farlo. Doveva avere battuto la testa cadendo a terra.
    Qualcun altro si avvicinò.
    «Come sta?»
    Era una donna; anche quella voce aveva qualcosa di familiare.
    «Poteva andargli peggio, ma anche molto meglio» rispose Michel. «Tu ti sei liberata di Dean?»
    «Gli avrei sfondato le palle a calci se fosse stato necessario - a proposito, non puoi immaginare quanto i tacchi a spillo siano l’ideale in queste situazioni - ma ha preferito andarsene senza dovermi costringere a farlo. Credo che gli prema ancora l’anonimato.»
    A Ronnie parve impossibile, ma quella era la voce di Patricia Spencer, la segretaria del suo datore di lavoro a Black Hill, tanti anni prima, che l’aveva fatto licenziare quando si era resa conto che lui non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.
    «Patricia» mormorò, «Cosa ci fai qui insieme a Michel?»
    «Te lo spiegheremo mentre ti accompagniamo a casa» lo rassicurò quest’ultimo. «Credo, anzi, che ci saranno parecchie cose di cui dovremo parlarti.»
    «Non se ne parla» replicò Ronnie. «Non voglio avere niente a che fare con voi; non dopo quello che avete fatto a Yuma.»
    «Michel, sei sicuro che sia stata una buona idea quella di fermare Dean prima che gli fracassasse il cranio?» sbottò Patricia. «O Ronnie soffre di manie di persecuzione, oppure si diverte a infamare gli altri con accuse che non stanno né in cielo né in terra.»
    «È vero» ammise Ronnie. «Non sei tu quella che ha cercato di vendere Yuma al migliore offerente.»
    «Nemmeno io ho cercato di farlo» puntualizzò Michel. «Vieni con noi. Parleremo anche di questo.»
    Ronnie tentò di ribadire: «Non ho intenzione di...»
    Patricia non lo lasciò finire.
    «Qualunque cosa tu abbia o non abbia intenzione di fare non ha importanza. Dal momento che, quando te ne vai in giro per i fatti tuoi, rischi di farti ammazzare, adesso ci fai il piacere di lasciarti accompagnare a casa.»
    «Non ho bisogno di due bodyguard» obiettò Ronnie.
    Michel ridacchiò.
    «Credo invece che tu ne abbia bisogno. Saresti morto senza di noi.»
    Ronnie fu tentato di replicare, ma si accorse che Michel aveva maledettamente ragione. Se Maya non fosse intervenuta, quel tale - Dean, stando a come l’aveva chiamato Patricia - l’avrebbe ucciso già diversi anni prima. Era una fortuna che andava oltre ogni immaginazione quella che si fosse verificata una circostanza simile anche oltre sette anni dopo.
    Undici anni.
    Ronnie si chiese se Dean si riferisse davvero alla rapina nel vicolo.
    «Finiscila di rimanere lì a guardare per aria» lo ammonì Patricia. «Andiamo.»
    Controvoglia, finì per seguirli.
    L’auto di Michel era parcheggiata poco lontana. Patricia si infilò sul sedile posteriore e Ronnie si sedette davanti, accanto a Michel.
    Si chiese se fosse presto per fare domande, ma decise di non attendere oltre.
    «Cosa sapete del tizio che voleva uccidermi?»
    «È una testa di cazzo come pochi» rispose Michel.
    Patricia, nello stesso momento, aggiunse: «Si chiama Dean Tray.»
    Dean Tray.
    Tray.

    Michel iniziò: «In passato abbiamo...»
    Ronnie lo interruppe: «Tray, avete detto?»
    «Sì, Tray» confermò Michel. «Il suo nome, però, non mi pare così importante.»
    «Invece lo è» replicò Ronnie. «Per caso ha qualche legame di parentela con un certo Kenneth Tray?»
    «Ricordo di avere conosciuto un cugino di Dean che si chiamava Kenny» rispose Patricia. «Penso che possa essere lui.»
    Ronnie annuì.
    «Probabilmente è lui.»
    Un’immagine di tanti anni prima riprese a farsi largo nella sua memoria. C’erano Gabriel, Kenneth e uno sconosciuto che somigliava a Dean. Doveva essere Dean.
    «Conoscevi quel Kenneth?» chiese Michel.
    A Ronnie non sfuggì che aveva parlato al passato.
    «Come lo sai?»
    «Cosa?»
    «Che è morto.»
    «Immagino che l’abbia informato la sua amica barista» intervenne Patricia. «Quella ragazza è il gazzettino ufficiale di Starlit Spring.»
    «Quanto sei esagerata!» ribatté Michel. «Non mi sembra che...»
    «No, non sono esagerata. Quando si tratta di donne, tu vai in giro con il paraocchi! Questo spiega come tu ti sia fatto abbindolare da una certa Pamela.»
    «Un giorno mi spiegherai che cosa sai di Pamela.»
    «So tante cose di lei. Se inizio adesso, forse faccio in tempo a finire prima di morire di vecchiaia.»
    Ronnie s’intromise: «Pamela, avete detto?»
    «Sì» confermò Michel. «È una mia amica di Dark River.»
    «Più che amica la definirei compagna di letto» puntualizzò Pamela. «Insomma, non è una come Kelly.»
    «Non sono affari che ti riguardano.»
    «Mi riguardano eccome, invece. Ogni volta che vado al bar, Kelly mi guarda con la bava alla bocca. Considerando anche il fatto che non ti ha ancora portato a letto, inizio a nutrire seri dubbi sul suo effettivo orientamento sessuale.»
    «Fatti i cazzi tuoi» la ammonì Michel. «Che cosa te ne importa delle preferenze sessuali di Kelly?»
    «Niente. Dovrebbe importare a te, forse. Tu ti sei fatto delle fantasie...»
    «Non mi sono fatto nessuna fantasia!»
    Ronnie sospirò.
    «La piantate di litigare come due sposini che festeggiano i cinquant’anni di matrimonio e non sanno in che altro modo far passare il tempo?»
    Le sue parole non vennero ascoltate. Finché non arrivarono sotto casa sua, Michel e Patricia continuarono a discutere di Kelly.
    Soltanto quando Michel accostò per parcheggiare Patricia si rivolse a Ronnie: «Possiamo salire da te, non è vero?»
    «Se proprio è necessario.»
    «Sì, è necessario» intervenne Michel, «Anche perché non abbiamo ancora finito il nostro discorso. Anzi, non l’abbiamo nemmeno iniziato.»
    «E quella Pamela?»
    «Quella Pamela non ha importanza.»
    Patricia si schiarì la voce per attirare l’attenzione su di sé.
    «Cosa vuoi?» le chiese Michel.
    «Non sono sicura che Pam non abbia importanza.»
    «Adesso è a Dark River.»
    «Non ne sarei così tanto sicura, se fossi al posto tuo.»
    «Quella Pamela» riprese Ronnie, spalancando la portiera, «Che tipo è?»
    «Ha i capelli biondo platino e si veste in modo bizzarro.»
    La risposta di Michel non avrebbe potuto essere più chiara.
    «Penso di conoscerla» ammise. «Mi ha fermato per strada già due volte, l’ultima delle quali oggi stesso, e mi ha fatto domande sulla mia vita privata.»
    Scesero dall’auto e Ronnie li condusse all’interno del palazzo.
    Mentre salivano le scale, Michel volle sapere: «Che cosa ti ha chiesto esattamente?»
    «In particolare se ho una donna o se sono innamorata di qualcuno.»
    «Sospettavo che ti avrebbe fatto qualche domanda simile» osservò Patricia. «È proprio nel suo stile. Le hai parlato di quella maledetta Yuma Emerson?»
    «Piano con le parole» la ammonì Michel. «Yuma è una mia amica, cerca di portarle rispetto.»
    Ronnie si girò e lo fulminò con lo sguardo.
    «Con quale coraggio dici che è una tua amica, dopo quello che le hai fatto?»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Non eravamo rimasti d’accordo che ti avrei spiegato come sono andate davvero le cose?»
    «Non sono sicuro di volerlo sapere.»
    «Questo non mi riguarda, tanto te lo spiegherò lo stesso» concluse Michel. «Per quanto riguarda Pamela, che cosa le hai detto esattamente di Yuma?»
    «Non ho l’abitudine di parlare di questioni personali con una perfetta sconosciuta.»
    Michel parve soddisfatto.
    «Bene. Se non altro un po’ di cervello ce l’hai.»
     
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    Arrivato all’ultima rampa, Ronnie rovistò in tasca in cerca delle chiavi.
    Le trovò, aprì la porta ed entrò.
    Patricia schizzò dentro più rapidamente che poté, accese la luce nell’ingresso e trascorse i due minuti che seguirono a curiosare nelle varie stanze.
    «Si può sapere che cosa stai facendo?» le domandò Ronnie, esasperato, mentre Michel si sedeva in cucina.
    «Sto dando un’occhiata al posto in cui abiti» rispose Patricia, dal bagno. «Mi sembra piuttosto carino.»
    «Il tuo parere non m’interessa.»
    Patricia sopraggiunse subito dopo, anticipata dal ticchettio dei suoi tacchi nel corridoio. Se non altro negli anni aveva perso almeno in parte il suo stile da bisonte.
    Prese posto vicino alla finestra e osservò: «Hai buon gusto in fatto di arredamento.»
    Ronnie scosse la testa, mentre si sedeva a sua volta.
    «Ti avevo appena detto che...»
    «Che il mio parere non t’interessa, lo so» confermò Patricia. «Pazienza, vorrà dire che me ne farò una ragione.»
    «Per quanto riguarda Dean...» Ronnie spostò lo sguardo su Michel. «Chi è esattamente? Che cosa vuole da me, e soprattutto da Yuma?»
    «Credo che sia un complice di Melvin Emerson» ammise Michel. «Mi aveva fatto credere, però, di non lavorare più per lui. Sosteneva di voler aiutare Yuma, di volerla proteggere da suo padre...»
    «E tu, naturalmente, da perfetto idiota, gli hai creduto subito.»
    Michel abbassò lo sguardo.
    «Sembrava sincero.»
    «Tanto quanto tu sembri un idiota.»
    Michel annuì.
    «Lo so, è stato un errore che avrebbe potuto avere conseguenze devastanti.»
    «Può ancora avere conseguenze devastanti» puntualizzò Ronnie. «Lui e Melvin potrebbero trovare Yuma.»
    «Quei due non lavorano più insieme» intervenne Patricia. «Di questo ne sono certa.»
    «E allora perché Dean vorrebbe aiutare Melvin a trovare Yuma?» le chiese Ronnie. «Non ha alcun senso.»
    «Finora ci siamo basati su una convinzione errata» gli spiegò Patricia, «Ovvero quella che Dean stia cercando Yuma per conto di Melvin. In realtà non è così. Esiste la concreta possibilità che voglia trovare Yuma prima che la trovi Melvin.»
    «Ma... a che scopo?»
    «Questo non lo so, ma Dean Tray non è un individuo che si possa sottovalutare.» Patricia lanciò un’occhiata oltre il vetro della finestra. «Io stessa l’ho imparato a mie spese, molti anni fa.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Tu conosci Dean Tray da molti anni?»
    Patricia annuì.
    «Stavamo insieme, un tempo.»
    Ronnie si accorse che Michel era sorpreso tanto quanto lui.
    «Che cosa?!» lo sentì esclamare. «Non me l’avevi mai detto.»
    Patricia sorrise.
    «Ci sono tante cose che non ti ho detto.»
    «Hai detto che un tempo stavate insieme» intervenne Ronnie. «Quando, esattamente?»
    «Avevo compiuto da poco diciassette anni il giorno in cui ho creduto di essermi liberata di lui. Naturalmente mi sbagliavo.»
    Michel obiettò: «È impossibile.»
    «Perché?»
    «Dean Tray avrà quarant’anni al massimo.»
    Patricia annuì.
    «Certo.»
    «Tu, invece, ne hai quarantasette, se non vado errato.»
    «Sì» confermò lei. «Patricia Spencer è nata nel 1950, ma quella è la vita che vivo dal 1977. Prima mi chiamavo Patricia Miles ed ero nata esattamente dieci anni dopo.»
    Ronnie strabuzzò gli occhi.
    «Quindi la tua data di nascita era... era...»
    «Era falsa» lo interruppe Patricia. «Quando scappai di casa, il mio ragazzo, Dean, mi aiutò con i documenti di Patricia Spencer. A poco a poco mi sono convinta di vivere davvero quella vita, di essere Patricia Spencer. All’inizio pensavo che dieci anni di più - non fu difficile simularli: ero sempre sembrata più grande dell’età che avevo e, con un radicale cambio di look, la mia nuova età divenne ancora più credibile - potessero farmi comodo. È stato veramente così, finché non mi sono accorta che, anche se non lo ero, sembravo troppo vecchia per tutto.»
    Ronnie ricordò l’espressione che le aveva letto negli occhi il giorno in cui aveva compiuto quarant’anni – che in realtà erano trenta.
    «Perché scegliesti un’età così diversa dalla tua?»
    «Pensavo che fosse il modo migliore affinché nessuno facesse caso a me. Quando mia madre denunciò la mia scomparsa, per un po’ circolarono le mie foto segnaletiche. Chi cercava una ragazzina non avrebbe mai fatto caso a una donna adulta.»
    «Quindi nessuno ti riconobbe.»
    «Esatto» confermò Patricia. «Chi cerca una diciassettenne bionda con la permanente ai capelli e con gli occhi scuri difficilmente fa caso a una ragazza con i capelli neri lisci e gli occhi azzurri. Un difetto di vista ce l’ho: se devo portare le lenti, tanto vale portarle colorate. È sempre un modo per mascherare la mia vera identità.»
    «Nessuno della tua famiglia ha più saputo niente di te, quindi?» volle sapere Michel. «Continuano a pensare che tu non voglia più metterti in contatto con loro... o peggio?»
    Patricia scosse la testa.
    «Dopo qualche anno mi misi in contatto con mia madre e le dissi dov’ero. La pregai, comunque, di mantenere il segreto. Alla fine anche lei venne a Black Hill, ma non è mai stato un problema.»
    «Perché te ne andasti?»
    Patricia abbassò lo sguardo. Probabilmente si aspettava la domanda che Michel le aveva posto, ma non era qualcosa di cui le facesse piacere parlare.
    «Mia madre aveva una relazione con un uomo sposato» spiegò. «Trascorreva molto tempo a casa nostra, anche con me e mia sorella. A me non importava niente. A lui, invece, importava di me e di mia sorella. Lei riusciva a farsi rispettare, io no. Abusò di me innumerevoli volte e, quando lo raccontai a mia madre, lei mi accusò di essermi inventata quella storia per attirare l’attenzione su di me. Quando sentii di non riuscire più a resistere chiesi a Dean di aiutarmi. Lui lo fece. Non era il classico bravo ragazzo che una madre - una madre normale, almeno - vorrebbe vedere accanto a sua figlia, ma sembrava fosse disposto a tutto per me.»
    «Sembrava, hai detto» osservò Michel. «Non era così? Cercò di mandare a monte il vostro piano, invece di aiutarti?»
    Patricia scosse la testa.
    «No. Diciamo che non vedeva l’ora che me ne andassi, in modo che il mio giudizio non fosse più vincolante. L’amante di mia madre era Melvin Emerson, e Dean aveva già capito che stare al suo seguito avrebbe potuto rendergli parecchio.»
    «Melvin era l’amante di tua madre?» ripeté Ronnie. «Quindi...»
    Patricia lo interruppe: «Immagino che tu ti stia chiedendo perché, se non si faceva problemi a tradire la moglie, poi dicesse di amarla follemente per giustificare quello che faceva a sua figlia.»
    Ronnie annuì.
    «Esatto. Credevo che ci tenesse a Margot.»
    «Melvin è sempre stato bravo a mentire. Non credo che sappia nemmeno lontanamente che cosa sia l’amore, ma quello che prova per mia madre gli si avvicina di più rispetto a quello che provava per sua moglie.»
    «Allora perché continuava a stare con lei?»
    «All’epoca Melvin era un ricettatore di auto rubate. Non c’era nessuno che le riverniciasse e le aggiustasse meglio di Margot.»
    Il cuore di Ronnie perse un battito.
    «Margot era... era sua complice?»
    «Sì, e le andava bene così, anche se forse non era la sua massima aspirazione» rispose Patricia. «Credo che lei amasse davvero suo marito e che fosse disposta ad accettare tutto quello che faceva... tutto, o quasi: quando Melvin iniziò a provare un interesse perverso nei confronti della figlia maggiore, Margot iniziò a pensare seriamente di lasciarlo e di portare via le bambine.»
    «Se solo l’avesse fatto...»
    «Hai parlato anche di una sorella» intervenne Michel, a quel punto. «A lei non accadde niente? Intendo dire, Melvin non le fece nulla.»
    «Ve l’ho già detto» ribadì Patricia. «Pamela ha sempre saputo farsi rispettare.»
    Michel strabuzzò gli occhi.
    «Pamela?!»
    Patricia annuì.
    «La ragazza con i capelli platinati, quella che si veste in modo piuttosto vistoso.»
    «Pamela Custer?»
    «Non so con quale cognome si faccia chiamare» ammise Patricia. «Devo ammettere che ha preso spunto da me, per quanto riguarda le identità false.»
    «L’ho incontrata anche molti anni fa a Black Hill» aggiunse Michel. «Com’è possibile che fosse già allora sulle mie tracce? E soprattutto, che cosa vuole da me?»
    «Da te non vuole niente, a lei interessano solo i soldi» rispose Patricia. «Il cugino di nostra madre gliene ha promessi tanti se gli porterà Yuma Emerson.»
    «Il cugino di vostra madre?»
    «Lo conosci molto bene, per quanto ne so» lo informò Patricia. «Si tratta di Tom Harvey.»
    «Quindi tua madre è...»
    Patricia lo interruppe: «Mia madre è Rachel, la sua fedele segretaria.»
    «Tutto questo ha dell’incredibile» osservò Michel.
    «L’unica cosa incredibile è che tu ti sia fidato di lei» replicò Patricia. «A proposito, è giusto che tu sappia che Pamela si trova a Starlit Spring.»
    «Ma mi ha lasciato un numero dove...»
    «Certo, un numero telefonico di Dark River, dove farsi contattare. Immagino che ti abbia risposto la segreteria e che lei ti abbia richiamato.»
    Michel annuì.
    «È andata proprio così.»
    «Immagino che non ti sia passato per la testa che una persona compiacente, a Dark River, ascolti i messaggi della sua segreteria e che la contatti qui a Starlit Spring perché possa richiamare chi l’ha cercata.»
    Ronnie decise di intervenire.
    «Perché quel Tom Harvey sta cercando Yuma?»
    «È molto semplice» rispose Patricia. «Lo fa perché Melvin gli ha ordinato di farlo. Purché gli venga in mano un assegno con molti zeri, Tom accetterebbe di fare qualsiasi cosa.»
     
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  4. GÆBRIEL
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    Altro che incredibileee! Sono scioccata! E non sanno del figlio di Yuma!!!

    Però non ho capito una cosa: cosa c'entra Ronnie in tutto questo? Perchè Dean lo vuole uccidere? Solo perché ama Yuma? Cioè non ha senso... mah!
     
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    finalmente si svelano molte cose :D!! quindi quando poco tempo fa pamela parlava con sua sorella, quest'ultima era proprio Patricia :woot:!!

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    Però non ho capito una cosa: cosa c'entra Ronnie in tutto questo? Perchè Dean lo vuole uccidere? Solo perché ama Yuma? Cioè non ha senso... mah!

    questa cosa noon l'ho capita nanch'io...
     
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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 14/7/2013, 09:40) 
    Altro che incredibileee! Sono scioccata! E non sanno del figlio di Yuma!!!

    Però non ho capito una cosa: cosa c'entra Ronnie in tutto questo? Perchè Dean lo vuole uccidere? Solo perché ama Yuma? Cioè non ha senso... mah!

    Se una spiegazione non ha senso, nel 99% dei casi non è la spiegazione corretta. :D
     
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    Se una spiegazione non ha senso, nel 99% dei casi non è la spiegazione corretta.

    verissimo!! ma quindi come la mettimo con Dean che vuole morto ronnie :perplex:
     
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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 14/7/2013, 16:16) 
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    Se una spiegazione non ha senso, nel 99% dei casi non è la spiegazione corretta.

    verissimo!! ma quindi come la mettimo con Dean che vuole morto ronnie :perplex:

    Temo che sia ancora troppo presto per capirlo. ;)
    Tra qualche capitolo potrebbe apparire più chiaro...
     
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    Ecco la prima parte del capitolo 53! ^^




    Capitolo 53.
    Quando Ronnie gli aveva telefonato, qualche istante prima, era stato molto chiaro: «Devi raggiungerci allo Starlit Cafè il prima possibile.»
    Raggiungerci.
    Non si riferiva soltanto a se stesso.
    «È successo qualcosa?» gli aveva chiesto Ronnie. «Mi sembri preoccupato.»
    «Non posso parlarne adesso» aveva replicato Ralph. «Ti prego, vieni al bar il prima possibile, se puoi.»
    Ronnie si era ritrovato ad accettare e, anche se entrare nel locale in cui lavorava Kelly non era la sua massima aspirazione, non poteva fare altro che mantenere l’impegno preso.
    Quando varcò la soglia dello Starlit Cafè erano appena le due del pomeriggio e il bar era quasi completamente vuoto.
    Ralph era seduto a un tavolino e parlava con Kelly, in piedi accanto a lui.
    Ronnie si diresse verso di loro.
    «Che piacere vederti» lo accolse Kelly, con un filo di sarcasmo nella voce. «Mancavi solo tu.»
    «Per favore, Kelly, lascia perdere» la pregò Ralph. «Non mi sembra il caso di tirare fuori le vostre vecchie questioni in sospeso proprio ora.»
    Kelly scosse la testa.
    «Dai troppa importanza a una cosa da niente.»
    Ralph la fulminò con lo sguardo.
    «Tu la chiami cosa da niente
    «Non vedo come potrei chiamarla» ammise Kelly. «Natascha è fatta così.»
    Ronnie si sedette di fronte al fratello.
    «Si può sapere cos’è successo?»
    «Ralph crede che Natascha sia scomparsa» disse Kelly. «Non ha pensato che, imprevedibile com’è, potrebbe semplicemente non avere voglia di incontrare nessuno.»
    «Non è così» obiettò Ralph. «Natascha è sparita davvero. È da ieri pomeriggio che non dà più notizie di sé.»
    Kelly era già pronta per replicare ma, realizzando che Ralph non avrebbe gradito il suo intervento, Ronnie si affrettò a chiedergli: «Per caso hai provato a contattare sua madre?»
    «Ovvio che ci ho provato. E sai cosa mi ha risposto?»
    «Fammi indovinare» s’intromise Kelly. «Che Natascha ormai è adulta e che lei non ha più la minima voglia di stare dietro alle sue stranezze?»
    «Sei molto critica nei confronti di Natascha» osservò Ronnie. «Non eravate amiche?»
    «Prima che iniziasse ad assillarmi continuamente con dei discorsi assurdi sì.»
    «Discorsi assurdi?» chiese Ralph. «Di cosa parli?»
    «Lasciamo stare, è meglio.»
    «Comunque la madre di Natascha si è sorpresa della mia chiamata. Pensava che Nat fosse con me e si è stupita non poco nello scoprire che non avevo idea di dove fosse.»
    «Natascha è sempre stata strana» insisté Kelly. «Ultimamente, però, è diventata ancora più strana. Tutta colpa di...»
    S’interruppe.
    Ronnie le puntò gli occhi addosso.
    «Di...?»
    «Fatti i cazzi tuoi!»
    «Allora dillo a me» la pregò Ralph.
    Anche lui la fissava intensamente, ma Kelly sostenne il suo sguardo.
    «È un discorso senza importanza.»
    «Da come ne hai parlato» obiettò Ronnie, «a me sembra che ne abbia.»
    Kelly rimase in silenzio per qualche istante, poi finalmente confessò: «Natascha ha perso la testa per un suo ex ricomparso dal nulla, un certo Dean Tray.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Dean Tray?!»
    Kelly guardò nella sua direzione.
    «Perché, lo conosci?»
    «Sì» ammise Ronnie. «Ieri sera ha tentato di uccidermi.»
    «Ieri sera?»
    «Sapere che è stato ieri sera ti sorprende di più di quello che ha cercato di fare?»
    Kelly abbassò lo sguardo.
    «In effetti hai ragione. A che ora è successo?»
    «A che ora?!»
    «Sì, voglio sapere quando.»
    «Saranno state le nove e mezza...»
    Kelly osservò: «Allora è possibile.»
    Era stata a casa di Maya, la sera precedente. Aveva parlato con lei e Gabriel di Kenneth Tray e dell’incidente stradale in cui era morto. Non era uno degli argomenti più gettonati di cui si discuteva a Starlit Spring in quel periodo: da quando aveva lasciato la città, nessuno sembrava essersi più interessato di lui. Qualcuno sosteneva addirittura che il suo trasferimento fosse un bene. Per quel poco che Kelly sapeva di lui era convinta che l’opinione pubblica non sbagliasse.
    Era rimasta con Maya e Gabriel fino alle dieci e tre quarti, poi se n’era andata. Gabriel l’aveva seguita oltre la porta.
    «Mi sono scordato di chiudere a chiave la macchina» le aveva confidato. «Se non esco adesso, prima o poi Maya mi costringerà a farlo.»
    Kelly l’aveva salutato, aveva attraversato il giardino e poi se n’era andata.
    In strada un uomo sembrava aspettarla.
    «Buonasera, bella signorina» l’aveva accolta. «Posso accompagnarti a casa?»
    Lei l’aveva fulminato con lo sguardo.
    «No.»
    «Peccato» aveva osservato lui. «Avremmo potuto parlare della tua amica Natascha.»
    A Kelly era bastato poco per riconoscerlo.
    «Che cosa vuoi, Dean?»
    «Vedo che ti ricordi il mio nome.» Dean sembrava piacevolmente sorpreso. «Immagino che Nat ti abbia parlato molto di me.»
    «Così si può dire.»
    «Forse ti sarai fatta delle idee sbagliate, ma...»
    Kelly l’aveva interrotto: «Non so dove tu voglia arrivare, ma quello che fate tu e Natascha non mi riguarda. Se lei vuole mandare la sua vita a rotoli è libera di farlo, non sarò certo io a intromettermi nei suoi affari privati.»
    Dean si era avvicinato.
    «Sei sempre così scorbutica?»
    «Con gli scocciatori sì.»
    «Mi dispiace che tu mi creda uno scocciatore. Pensavo che avrei allietato la tua serata, piuttosto.»
    «Se decidessi di fartelo mettere in culo, probabilmente allieteresti la mia serata e anche la giornata di domani.»
    Dean aveva sorriso.
    «Mi piacciono le ragazze acide. La maggior parte di loro a letto sono delle bombe.»
     
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    cosa voleva Dean Da kelly?? quel tipo comincia davvero a starmi sui nervi :angry:
    non vedo l'ora di leggere quello che si sono detti...........
     
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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 14/7/2013, 19:57) 
    cosa voleva Dean Da kelly?? quel tipo comincia davvero a starmi sui nervi :angry:
    non vedo l'ora di leggere quello che si sono detti...........

    Solo ora? :D

    Comunque aggiornerò presto. ^^
     
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    Kelly si era morsa la lingua per non replicare.
    «Natascha è piuttosto deludente» aveva proseguito Dean. «È una puttana da quattro soldi, l’unica cosa che mi piace di lei sono le sue belle tette.»
    «Risparmiami i dettagli» l’aveva pregato Kelly. «Sto bene anche senza.»
    «Sono sicuro che tu te la caveresti molto meglio di lei. Mi piacerebbe metterti alla prova.»
    «A me invece piacerebbe sputarti in faccia.»
    «Vedo che nemmeno dirti le cose così come stanno ti fa perdere la tua acidità.» Dean non ne sembrava infastidito. «Non c’è niente di male in quello che ti ho detto. Più che infastidita dovresti esserne lusingata.» Si era fatto ancora più vicino e con una mano le aveva sfiorato il collo. «So bene che Michel Sallivan non è capace di far felice una donna. Posso pensarci io.»
    Kelly si era tirata indietro.
    «L’unica cosa che puoi pensare di fare è tornare da dove sei venuto e non farti più vedere.»
    Da come Dean l’aveva guardata, aveva capito che non gli importava nulla di quale fosse il suo parere.
    Aveva deciso di giocare un’altra carta.
    «Ti prego, lasciami in pace» l’aveva supplicato. Il suo classico tono acido aveva lasciato il posto a una voce gentile e accomodante. «Ci sono tante ragazze, come Natascha, che sono disponibili. Perché non punti a una di loro?»
    Non era servito a niente.
    «Perché voglio te, e sono disposto a tutto pur di averti.»
    Kelly aveva valutato la distanza che la separava dalla macchina, rendendosi conto di avere parcheggiato troppo lontano. Non sarebbe riuscita a liberarsi di Dean, a meno che non fosse successo un miracolo.
    Il miracolo non era arrivato, ma almeno la sua discussione con quell’individuo non era passata del tutto inosservata.
    «Kelly, va tutto bene?» le aveva chiesto Gabriel, infatti, comparendo all’improvviso accanto al cancello.
    Pochi metri li separavano.
    «Sì, più o meno» aveva mormorato lei, senza staccare gli occhi da Dean.
    Sapeva che, se avesse chiesto aiuto a Gabriel, lui non avrebbe esitato ad aprire il cancello e a farla entrare di nuovo, ma non era quello che desiderava.
    Improvvisamente Dean aveva allontanato lo sguardo da lei.
    «Che piacere rivederti, Gabriel» aveva esclamato, con una certa ironia. «Sono passati talmente tanti anni... Credevo fossi morto nel frattempo e, anzi, un po’ ci speravo.»
    Da parte di Gabriel non era arrivata alcuna risposta.
    Kelly si era girata verso l’amico, che fissava Dean con lo stesso sguardo di chi ha appena visto un fantasma.
    «Che cosa ci fai qui?» aveva chiesto Gabriel, finalmente.
    Kelly non aveva ascoltato la risposta. Era corsa via, sicura che Dean Tray non l’avrebbe seguita. Le era bastato poco più di un minuto per raggiungere la sua vecchia automobile, salirvi e andare a casa, sperando con tutte le sue forze di non incontrare mai più quell’uomo.
    Scoprire che prima di farle delle avance così volgari aveva tentato di uccidere Ronnie fece incrementare il suo desiderio di non avere mai più niente a che fare con lui e a questo si aggiunse, ovviamente, la presunta scomparsa di Natascha. Per quanto fosse convinta che la sua amica si sarebbe fatta viva, un giorno o l’altro, non riusciva a togliersi dalla testa un orribile presagio.
    “E se non fosse tutto così semplice?”
    Natascha era sempre stata una ragazza particolare, ma non era mai sparita nel nulla. Magari aveva lasciato l’ennesimo lavoro in circostanze mai del tutto chiarite oppure non si era fatta vedere per giorni dalla madre o dalla sorella, all’epoca in cui Victoria abitava a Starlit Spring, ma con qualcuno era sempre rimasta in contatto.
    Si chiese se fosse il caso di raccontare a Ralph qualcosa a proposito di Dean e di quanto Natascha fosse ossessionata da lui. Fino a quel momento non le era sembrata una buona idea, ma adesso non si trattava più di limitarsi a impicciarsi nella vita privata della sua amica.
    Riferì a lui e a Ronnie tutto quello che sapeva, poi pretese che Ronnie le raccontasse che cos’era successo la sera precedente. Lui non le parve molto soddisfatto della sua richiesta, ma poi le spiegò che la comparsa di Dean aveva mandato a monte il suo appuntamento con Yuma e che, se ne era uscito vivo, era stato grazie all’intervento di Michel e di una certa Patricia, che Kelly associò immediatamente a una frequentatrice saltuaria dello Starlit Cafè, che le era rimasta impressa per il suo aspetto piuttosto intrigante.
    Ascoltò a bocca spalancata Ronnie che le raccontava di come quella donna fosse stata una sua spasimante molti anni prima.
    «Come hai fatto a lasciartela scappare?» non poté fare a meno di chiedergli. «Credo che in pochi avrebbero avuto il coraggio di rifiutarla.»
    Ronnie ignorò il suo commento, tornando a un argomento che Kelly avrebbe preferito lasciarsi alle spalle.
    «Ti è sembrato che Dean e Gabriel si conoscessero bene?»
    «Non me ne importava più di tanto» si ritrovò ad ammettere Kelly. «In tal caso non credo comunque che siano in buoni rapporti.»
    Ronnie non disse nulla, ma le parve sollevato. Ralph, invece, sembrava un condannato a morte in attesa che la sentenza venisse eseguita.
    «Sono sicura che Nat si farà viva» cercò di rassicurarlo. «Vedrai, tornerà da te e si renderà conto che quel coglione non vale niente.»
    Ralph non rispose.
    Ronnie si alzò in piedi.
    «È meglio che vada. Ho da fare.»
    «Cosa potrai avere di così importante da fare di sabato pomeriggio?» protestò Kelly. «Rimani ancora un po’.»
    Lui spalancò gli occhi.
    «Mi stai davvero chiedendo di rimanere qui?»
    Kelly avvampò.
    «Beh, sì...»
    «È strano» osservò Ronnie. «Di solito non è nel tuo stile.»
    Kelly sorrise.
    «È così fondamentale mantenere sempre il proprio stile?»
    «Per chi non ha sbalzi d’umore continui, direi di sì.»
    «Io non ho sbalzi d’umore continui!»
    Ronnie ridacchiò con aria innocente.
    «Ho forse parlato di te?»
    No, non l’aveva fatto, ma lei si era riconosciuta in quella descrizione e finì per chiedersi se fosse il caso di preoccuparsi.
    Lo guardò mentre si alzava in piedi e se ne andava. Ralph, ancora una volta, non spostò lo sguardo dal tavolino al quale era seduto. Rimase in quella posa a lungo e, proprio quando Kelly stava per allontanarsi, osservò: «Non può essere tutto un caso.»
    Kelly non capì cosa intendesse.
    «Di cosa parli?»
    «Di Natascha.»
    «Certo che non è un caso» confermò Kelly. «Quando quel Dean è riapparso...»
    «Non è di questo che sto parlando» replicò Ralph. «Mi riferisco a Kenneth. Non è strano che, proprio dopo avere iniziato a dire che non si è trattato di un incidente, Natascha sia sparita nel nulla?»
    «Sembra la trama di un film giallo» osservò Kelly, distrattamente.
    In realtà era poco convinta di un effettivo collegamento tra quei due fatti che, a suo parere, non avevano niente in comune.
    «Spera che non lo sia, allora» la pregò Ralph. «Di solito nei gialli muore sempre qualcuno.»
    Kelly fece per replicare, ma lui sembrò intuire che cosa stesse per dire e si affrettò a interromperla.
    «Non dirmi che, se è già morto Kenneth, non abbiamo niente di cui preoccuparci. Nei gialli spesso muore più di una persona.»
    Kelly pensò che immaginasse Natascha in pericolo, ma non ebbe il coraggio di chiedergli conferma.
     
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    okey, ora lo odio davvero quel pezzo di M. di Dean :angry: :angry: :angry: !! quindi le balle che è andato a raccontare a Michel che Yuma e lui si amavano davvero erano tutte false!

    continua così Milù :) che alla fine il tuo romanzo sarà una bellezza!
     
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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 16/7/2013, 14:54) 
    quindi le balle che è andato a raccontare a Michel che Yuma e lui si amavano davvero erano tutte false!

    Esatto. ^^

    CITAZIONE
    continua così Milù :) che alla fine il tuo romanzo sarà una bellezza!

    Sono felice che per il momento ti stia piacendo e che ti sembri avvincente... cercherò di aggiornare a breve. :-)
     
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  15. GÆBRIEL
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    @Gabriel: ma che ti dice il cervello? E' inutile che mi dici di no... ora devi dirmi come conosci quel Dean e soprattutto cosa hai avuto a che fare con lui! Capisco che sarai anche un tipo misterioso, ma voglio sapere tutto!

    @Ronnie: tu, per favore, ti prego, tieniti lontano dai guai... perchè la prossima non è detto che Michel accetti di salvarti!

    Mannaggia, mi faranno perdere la pazienza sti due! -_-

    E poi?
     
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