Anime di metallo

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    @Pavone:
    Sì, alcune cose le vorrei sistemare un po' e fare anche qualche piccolo ritocco agli eventi... :D
    Spero che mi seguirai anche nella revisione. ^^
    Intanto ecco qui il nuovo capitolo, o meglio, la prima parte di quel capitolo. ^^





    PARTE QUARTA: FUSIONE DI ANIME

    10-14 Ottobre 1997

    Capitolo 50.
    Ralph era seduto sui gradini, accanto al pianerottolo. Sembrava che lo stesse aspettando. Ronnie spalancò gli occhi, nel vederlo.
    «Che cosa ci fai qui?»
    Ralph scattò in piedi.
    «Hai sentito cos’è successo?»
    «Non ho sentito niente che comporti la tua presenza qui in questo momento» ammise Ronnie. «Da quanto tempo mi stavi aspettando?»
    Ralph non rispose alla sua domanda.
    Si limitò a confidargli: «Kenneth è morto.»
    Kenneth.
    Ronnie si chiese se quel nome dovesse ricordargli qualcuno.
    «Chi?»
    «Kenneth Tray.»
    Soltanto allora Ronnie comprese di chi si trattasse.
    «Il fratello di Aaron?»
    Ralph annuì.
    Ronnie non ricordava molto di Kenneth, sapeva soltanto che aveva qualche anno più di lui e che si era trasferito in un’altra città ormai da anni. Nemmeno i suoi amici di un tempo, tra i quali spiccava Gabriel, sembravano essere in contatto con lui.
    «Quando è successo?»
    «Non lo so esattamente, da poco.»
    «Com’è morto?»
    «Un incidente in macchina, è uscito di strada.» Ralph abbassò lo sguardo. «Natascha non mi ha detto molto, ma ci sono delle strane chiacchiere sull’incidente.»
    «Chiacchiere?» ripeté Ronnie, senza sapere che significato attribuire a quel termine. «Che tipo di chiacchiere?»
    «Dice che secondo lei non è stato un incidente.» Ralph scosse la testa, come per rifiutare quell’idea troppo bizzarra. «Naturalmente Nat ha sempre avuto un po’ troppa fantasia.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Troppa fantasia?»
    «Beh, sì...»
    Ralph non era tanto sicuro quanto avrebbe voluto dimostrarsi, Ronnie se ne accorse molto in fretta. Natascha Harris era una ragazza scontata e banale, che non poteva avere avuto un’idea del genere da sola.
    «Va beh, è meglio se vado a casa» osservò Ralph, a quel punto. «Ho alcune cose da fare e...»
    «Aspetta, vuoi entrare?» gli propose Ronnie, prendendo fuori le chiavi che aveva in tasca. «Se vuoi ti offro qualcosa da bere.»
    «No, non ho tempo.»
    Ralph si fiondò giù dalle scale senza nemmeno salutare.
    Ronnie rimase spiazzato per qualche istante, poi decise di aprire la porta ed entrare nel proprio appartamento, chiedendosi cosa fosse veramente accaduto. Ralph era scioccato dalla morte di Kenneth, questo era poco ma sicuro, ma il suo comportamento era davvero molto strano per uno come lui che di solito - tranne quando molti anni prima aveva l’abitudine di cercare spiegazioni che non stavano né in cielo né in terra sulla morte di Rick - era una persona estremamente razionale e ancorata alla realtà.
    “Va beh, lasciamo stare.”
    Ronnie richiuse la porta alle proprie spalle e andò ad aprire la finestra della cucina, proprio mentre un flash gli attraversava la mente.
    Kenneth.
    Gabriel.
    Uno sconosciuto di cui non conosceva il nome.

    Durò un istante, eppure gli sembrò che quell’immagine improvvisa potesse avere una certa importanza.
    «Forse sto impazzendo» borbottò, chiudendo la tenda. «Ha ragione Maya, dovrei prendermi una vacanza, prima o poi.»
    Più di una volta aveva fatto quel pensiero, ma non l’aveva mai tradotto in realtà.
    “Dovrei farlo ora.”
    Sarebbe stato anche un buon modo - almeno così sperava - per togliersi di torno la donna dai capelli platinati con cui aveva già avuto a che fare. Pamela, così si chiamava, se non ricordava male, era la peggiore impicciona che gli fosse mai capitato di incontrare. Si era quasi scordato di lei e se ne sarebbe dimenticato completamente se non se la fosse ritrovata davanti quel giorno stesso, mentre stava per tornare a casa dal lavoro.
    «Ho riconosciuto la tua macchina» gli aveva confidato Pamela, «E ho pensato che sarebbe stato carino fare quattro chiacchiere.»
    «Che pensiero gentile» aveva replicato Ronnie, palesemente sarcastico. «Sentiamo, qual è il tuo programma? Impicciarti ancora una volta della mia vita privata?»
    «Non c’è bisogno che tu sia scortese» aveva obiettato Pamela. «Io voglio solo il meglio per le persone che ho intorno. Per esempio spero che un giorno tu possa rivedere la ragazza che mi hai confidato di amare.»
    Davvero si era spinto così oltre, in occasione del loro primo incontro? Non ne era sicuro; anzi, era certo di avere lasciato cadere il discorso sul nascere.
    Pamela sembrava molto interessata al suo “amore perduto” e Ronnie iniziava a dubitare che si trattasse di un’impicciona come tutte le altre. Lui e Yuma si erano rincontrati da poco e, anche se erano destinati a non vedersi mai più, gli sembrava molto strano che Pamela gli avesse augurato di poterla rivedere.
    “C’è qualcosa che non torna” dedusse Ronnie.
    Il problema era che, almeno in apparenza, gli sembrava che ci fosse qualcosa che non tornasse da ogni prospettiva.
    Pamela faceva strane domande.
    Ralph rimaneva scioccato dalla morte di Kenneth.
    L’incidente in cui era morto Kenneth avrebbe potuto non essere un incidente.
    Era come se ogni dettaglio fosse ancorato a un unico filo, talmente sottile da non apparire ai suoi occhi.
    «Eppure è impossibile» mormorò.
    Come poteva Pamela avere qualcosa a che fare con Ralph e con Kenneth? Quale filo sottile poteva legarli?
    “Nessuno.”

    Edited by »Milù Sunshine» - 11/7/2013, 17:58
     
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  2. GÆBRIEL
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    Aspè... ma quindi siamo tornati nel passato?

    E come fa Kenneth ad essere morto se è comparso l'ultima volta? A meno che non abbia progettato una qualche via di fuga... ammetto di essere confusa... :wacko:
     
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    Aspè... ma quindi siamo tornati nel passato?

    non non credo :unsure: perchè prima Kenneth è scomparso, e poi hanno avuto la notizia del suo (apparente) "incidente"...
    ma perchè Ralph era turbato dalla notizia delle sua morte?? secondo me Jenneth sarà un personaggio importante :) -anche se morto-

    CITAZIONE
    Era come se ogni dettaglio fosse ancorato a un unico filo, talmente sottile da non apparire ai suoi occhi.

    c'è... il filino c'è per davvero, anche se dobbiamo ancora scovare da qualche parte :D

    cosa vorrà Pamela da Ronnie??
    un messaggio a Ronnie: non temere ci sono due bodyguards che ti sorvagliano nella penombra (io e Gab) affronta Pam con forza e coraggio ;) !!
     
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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 11/7/2013, 11:15) 
    Aspè... ma quindi siamo tornati nel passato?

    E come fa Kenneth ad essere morto se è comparso l'ultima volta?

    Passano circa dieci giorni dalla fine della terza parte all'inizio della quarta (come si vede dalle date indicate in cima alla pagina). Dieci giorni sono più che sufficienti per morire. :D


    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 11/7/2013, 14:27) 
    ma perchè Ralph era turbato dalla notizia delle sua morte?? secondo me Jenneth sarà un personaggio importante :) -anche se morto-

    Esatto, è un personaggio importante. u.u

    CITAZIONE
    c'è... il filino c'è per davvero, anche se dobbiamo ancora scovare da qualche parte :D

    Questo è fottutamente vero! :D

    CITAZIONE
    cosa vorrà Pamela da Ronnie??
    un messaggio a Ronnie: non temere ci sono due bodyguards che ti sorvagliano nella penombra (io e Gab) affronta Pam con forza e coraggio ;) !!

    Epic win per entrambe! XD


    PS. L'altro romanzo è in arrivo. *-*
     
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  5. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 11/7/2013, 16:59) 
    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 11/7/2013, 11:15) 
    Aspè... ma quindi siamo tornati nel passato?

    E come fa Kenneth ad essere morto se è comparso l'ultima volta?

    Passano circa dieci giorni dalla fine della terza parte all'inizio della quarta (come si vede dalle date indicate in cima alla pagina). Dieci giorni sono più che sufficienti per morire. :D

    Non voglio fare la pignola... ma all'inizio della terza parte c'è scritto:

    CITAZIONE
    5 Settembre - 4 Ottobre 1997

    In questa invece:

    CITAZIONE
    10-14 Ottobre 1989

    10 giorni saranno anche passati... ma siamo tornati indietro nel tempo, oppureè stato un piccolo errore di trascrizione? Oppure sono io ad essere tonta :wacko:

    Riguardo l'altro romanzo arriverò a breveeeee! :woot:
     
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    10 giorni saranno anche passati... ma siamo tornati indietro nel tempo, oppureè stato un piccolo errore di trascrizione? Oppure sono io ad essere tonta

    Ah, ecco dov'è il problema. :D
    No, siamo nel 1997, ma io ho sbagliato a scrivere. XD
     
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    Per fortuna in casa non c’era nessuno. Ralph corse a infilarsi nella propria stanza. Aveva bisogno di riflettere.
    Kenneth era morto.
    Kenneth era rimasto vittima di un incidente stradale.
    Kenneth poteva essere stato ucciso.
    “Sembra assurdo” valutò, “e Ronnie ha fottutamente ragione a pensare che Natascha non abbia un briciolo di fantasia.”
    A Ralph sembrò che il mondo che gli era sempre sembrato stabile e privo di mutamenti fosse vicino a un punto di svolta, anche se in realtà non sarebbe cambiato niente a parte, forse, il suo modo di vedere le cose.
    Si sedette sul bordo del letto e guardò la finestra chiusa, oltre la quale si intravedeva il giardino, sul quale si mescolava la luce naturale del tramonto e quella artificiale dei lampioni già accesi.
    A quella finestra, una sera di molti anni prima, aveva sentito bussare. Non poteva essere altri che Aaron, aveva quell’abitudine.
    Si era alzato in piedi e aveva spalancato il vetro.
    «Che cosa ci fai qui?» gli aveva chiesto, seccato. «Perché vieni a casa mia a quest’ora?»
    «È un’emergenza» gli aveva assicurato Aaron. «Se così non fosse stato, non sarei venuto a disturbarti. A quest’ora tu dormi, se non sei ancora impegnato a studiare.»
    «Era quello che stavo facendo.» Ralph era stato infastidito dal tono con cui Aaron aveva commentato le sue abitudini, ma aveva preferito non farglielo notare. Era uno dei pochi amici che, seppure ritenendolo troppo interessato allo studio e troppo indifferente nei confronti di tutto il resto, non gli faceva pesare niente e non lo considerava un “diverso”. «Che cosa vuoi?»
    «Te l’ho detto, è un’emergenza» aveva ribadito Aaron. «Ho bisogno di te... e mi servi subito!»
    «Vieni alla porta. Ti apro.»
    Aaron aveva scosso la testa con fermezza.
    «Non ci penso nemmeno! Devi uscire tu!»
    «Non posso. Ho detto a tutti che avrei studiato per tutta la sera.»
    Aaron aveva alzato gli occhi al cielo.
    «Cazzo, Ralph, hai vent’anni! Pensi che alla tua famiglia importi qualcosa se per una volta fai uno strappo alla regola?»
    «Importa a me, è una questione di principio: ho detto che avrei studiato e non voglio rimangiarmi quello che ho detto.»
    «Allora esci dalla finestra» gli aveva proposto Aaron. «Sei nella tua stanza a studiare, per quanto ne sanno, quindi nessuno verrà a disturbarti.»
    Per qualche ragione Ralph aveva finito per assecondarlo. Aveva scavalcato la finestra - l'aveva già fatto altre volte in passato, su esplicita richiesta dell’amico - e si era ritrovato in cortile.
    «Non ne avremo per molto, vero?»
    Aaron aveva abbassato lo sguardo.
    «Spero di no.»
    «Mi spieghi almeno cos’è successo?»
    «Si tratta di Kenny.»
    Ralph aveva sospirato, con aria rassegnata.
    «Che cosa vuole da noi?»
    «Lui niente» aveva risposto Aaron, «Anzi, sono sicurissimo che preferirebbe di gran lunga non vederci affatto. Sostiene che io mi stia impicciando in affari che non lo riguardano.»
    «Magari ha ragione.»
    «Adesso non iniziare a difenderlo! Da quando non fa altro che seguire quel cretino...»
    Ralph l’aveva interrotto: «Ancora con questa storia? Sei così sicuro di quello che mi hai detto l’altro giorno?»
    «Sì, ne sono certo. Kenny, però, sembra fregarsene, e credo che anche Gabriel finirà per fare una brutta fine.»
    «Ma noi cosa c’entriamo?»
    «Voglio scoprire cos’hanno in mente. Ho sentito Kenny e Gabriel che ne discutevano. C’entra una donna che ripara e rivernicia auto rubate, se non ho capito male. Gabriel non mi sembrava molto soddisfatto. Voleva convincere Kenny a lasciar perdere, ma...» Aaron si era interrotto. «Andiamo. Ti spiegherò il resto lungo la strada.»

    Il telefono squillò, interrompendo i suoi pensieri. Quando Ralph andò a rispondere, scoprì che era Kelly.
    «Ho trovato il tuo messaggio in segreteria» lo avvertì lei. «Mi sembrava che fosse qualcosa di importante, quindi ho pensato di richiamarti subito.»
    «Si tratta di Natascha» le spiegò Ralph. «Ha iniziato a fare discorsi strani dopo che ha scoperto...» Si fermò, chiedendosi se Kelly fosse informata dell’accaduto. «Hai sentito di Kenneth?»
    «Me ne ha parlato Natascha non più tardi di venti minuti fa» lo informò Kelly. «Penso di sapere che cosa intendi, quando parli di discorsi strani. Credi a me, Ralph, sono convinta che quella ragazza abbia qualche rotella fuori posto.»
    «Io invece penso che possa avere ragione.» Quella consapevolezza, intrappolata dentro di lui, non vedeva l’ora di uscire. Adesso che ne aveva fatto cenno a Kelly poteva sentirsi libero. «Ho paura che Natascha sappia qualcosa che sarebbe meglio non sapere.»
    Kelly rimase in silenzio a lungo.
    «Cosa ne dici?» le domandò infine Ralph, stanco di attendere invano una risposta. «Qualcuno potrebbe...»
    «Devo andare, Ralph» lo interruppe Kelly. «Possiamo parlarne un’altra volta?»
    Non gli lasciò nemmeno il tempo di replicare e riattaccò.

    «È successo qualcosa?»
    Kelly sobbalzò nell’udire la voce di Michel, dietro di lei.
    «Possibile che tu debba sempre comparire dal nulla nei momenti meno opportuni?» borbottò, voltandosi. «Dov’eri fino a qualche secondo fa?»
    «Sul balcone a fumare. A proposito, quel balcone così piccolo è pessimo.»
    «Anche l’odore di fumo che ti rimane sui vestiti è pessimo.»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Hai altro di cui lamentarti o vuoi deciderti a dirmi cos’è successo?»
    «Niente di che» si affrettò a rispondere Kelly. «Un uomo è morto e Natascha si fa delle fantasie sul fatto che si tratti di un omicidio.»
    «E se avesse ragione?» obiettò Michel. «Magari ha...»
    «Non iniziare anche tu!» lo pregò Kelly. «Ho appena sbattuto il telefono in faccia al ragazzo di Natascha perché ha fatto la tua stessa ipotesi. La verità è che Natascha è la più grande ingenua che io abbia mai incontrato... e non ce la vedo proprio a rendersi complice di un omicidio.»
    «Guarda che per venire a scoprire certe cose non bisogna per forza essere complici...»
    «Lo so, ma non me ne importa niente. Sono stanca di questa storia. Kenneth Tray è morto in un incidente stradale ed è insensato farsi delle fantasie!»
    Michel spalancò gli occhi.
    «Tray?»
    «Sì, Tray» ripeté Kelly. «Che cosa c’è di strano?»
    «Niente» mormorò Michel, poco convinto. «Mi stavo chiedendo se questo Kenneth non abbia, per caso, qualche grado di parentela con Dean.»
    Kelly s’irrigidì.
    «Dean?»
    «Dean Tray, il rompipalle» confermò Michel. «È curioso che lui e quel Kenneth portino lo stesso cognome.»
    «Tanta gente ha lo stesso cognome.»
    «Ma Dean Tray ha avuto a che fare con Natascha e lei stessa ha insinuato che l’altro Tray possa essere stato ucciso» puntualizzò Michel. «Sarebbe una coincidenza davvero enorme se due diverse persone che portano lo stesso cognome avessero avuto qualcosa a che vedere con Natascha in un arco di tempo così ristretto.»
    Kelly si sentì costretta ad ammettere che potesse avere ragione.
    «Può darsi.»
    Michel rifletté per qualche istante, poi le chiese: «Quel Kenneth che tipo è?»
    «Non lo so, non lo vedo da anni. Suo fratello è un mio amico... più o meno. Non credo però che si tenessero molto in contatto. Kenneth era invischiato in strani affari prima di lasciare Starlit Spring. Si dice che abbia messo la testa a posto solo dopo essersene andato.»
    Michel annuì.
    «Tutto ciò è molto interessante.»
    «Io non ci vedo nulla di interessante» obiettò Kelly, «Ma non sarò certo io a smentirti. Se vuoi continuare a scervellarti su questa storia, ritieniti pure libero di farlo.»
     
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  8. GÆBRIEL
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    Penso che tanti pezzi andranno al loro posto...

    E' possibile che tutto si riduca ad un'unica sera? Quella della morte di Margot e di Rick?
    Ci sono ancora parecchi interrogativi che vogliono risposta...

    E comunque credo di averlo sempre saputo che Gabriel ha un lato ambiguo dentro di sé!
     
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    Bello stile, immagini visibili solo con la lettura, grande dimestichezza con genere e argomento. Sono rimasto molto colpito, anche perchè la formattazione del tuo romanzo è simile al mio(cioè non sono l'unico a dividerlo a capitoli, anche se io utilizzo file più corti). Ancora complimenti, fossi un editore ti pubblicherei ;)
     
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    Penso che tanti pezzi andranno al loro posto...

    verissimo, concordo pienamente ;)

    si ma perchè Dean avrebbe ucciso Kenneth :huh:?

    che giro complesso :wacko:...
     
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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 12/7/2013, 01:26) 
    Penso che tanti pezzi andranno al loro posto...

    E' possibile che tutto si riduca ad un'unica sera? Quella della morte di Margot e di Rick?
    Ci sono ancora parecchi interrogativi che vogliono risposta...

    E comunque credo di averlo sempre saputo che Gabriel ha un lato ambiguo dentro di sé!

    La domanda che ti stai facendo è molto interessante e, a questo proposito, non posso far altro che dire che ho la bocca cucita. XD

    Credo che tu abbia saputo del lato oscuro di Gabriel ancora prima che lo scoprissi io. u.u

    CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 12/7/2013, 12:24) 
    Bello stile, immagini visibili solo con la lettura, grande dimestichezza con genere e argomento. Sono rimasto molto colpito, anche perchè la formattazione del tuo romanzo è simile al mio(cioè non sono l'unico a dividerlo a capitoli, anche se io utilizzo file più corti). Ancora complimenti, fossi un editore ti pubblicherei ;)

    Un nuovo lettoreeee! *-* Sono felice che ti stia piacendo (a proposito, a che punto sei arrivato con la lettura?) e devo dire che in genere uso anch'io la suddivisione in capitoli (intorno alle 4 pagine Word in genere, o almeno questo romanzo ha una suddivisione di questo genere).
    Ti ringrazio per il commento. Spero che continuerai a seguirmi. ^^

    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 12/7/2013, 14:03) 
    si ma perchè Dean avrebbe ucciso Kenneth :huh:?

    che giro complesso :wacko:...

    Alla fine del giro complesso potrebbe esserti molto più chiaro chi abbia ucciso Kenneth e perché! ^^


    Tenetevi pronte/i, perché dopo aggiorno. u.u
     
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    Capitolo 51.
    Yuma si sporse verso la culla.
    «Che cosa ne dici, Ron?» domandò al bambino. «Secondo te ho preso la decisione giusta?»
    Dietro di lei Eric ridacchiò.
    «Poi fammi sapere la risposta.»
    «Non credo che me ne darà una.» Yuma, girandosi, sorrise. «Spero comunque di non essere sul punto di commettere il più grande errore della mia vita.»
    «Addirittura il più grande?» replicò Eric. «Non penso proprio che tu non abbia mai fatto niente di peggiore.»
    Yuma fu costretta ad ammettere che non aveva tutti i torti.
    «Concordo in pieno» convenne Heaven, entrando nella stanza. «Yuma non poteva prendere una decisione migliore.»
    Eric annuì.
    «Già.»
    «Spero che quell’altro imbecille non se la lasci scappare un’altra volta» aggiunse Heaven. «Non ha senso che continuino a sfuggirsi.»
    «Sono sicuro che non lo faranno.»
    «Vorrei sperarlo.»
    «Stai tranquilla, Heav.»
    «Mi è difficile stare tranquilla in un momento come questo.»
    «Ma è necessario.»
    «Sì, è necessario.»
    Yuma sbuffò.
    «La finite di parlare di me come se non ci fossi?»
    Heaven ed Eric si scambiarono un’occhiata innocente.
    «Noi parlavamo di lei?» chiese Heaven, senza nascondere una risatina. «Ti risulta, Eric?»
    «Mhm... non direi.»
    «Smettetela!» li ammonì Yuma. «Dato che Ron non può ancora rispondermi, speravo almeno che poteste pensarci voi, invece di fare i cretini.»
    «Nel caso tu non te ne sia accorta» ribatté Heaven, «Era proprio quello che stavamo facendo. Mi sembra incredibilmente ovvio che non potessi fare niente di più intelligente! Naive farà una standing ovation non appena lo verrà a sapere.»
    «Non far correre troppo le notizie» la pregò Yuma. «Non c’è alcun bisogno che venga informata di tutto quello che faccio.»
    Heaven sospirò.
    «Cosa c’è, non ti fidi più nemmeno di Naive?»
    «Ovvio che mi fido di lei» replicò Yuma, «Ma non mi sembra il caso di comunicarle certe novità prima del tempo.»
    «Giusto. Aspetterò quando tu e Ronnie sarete di nuovo felici insieme.»
    «Di nuovo?»
    «Ah, già, non lo siete mai stati» ammise Heaven. «Va beh, non è mai troppo tardi.»
    «Speriamo.» Yuma si mordicchiò le labbra, interrogandosi sul da farsi. «Piuttosto, che cosa ne pensi del vestito? A Ronnie piacerà?»
    Heaven rise.
    «Spero di no, così avrà una ragione in più per togliertelo.»
    Yuma la fulminò con lo sguardo.
    «Cos’ho detto di male?» riprese Heaven, con un’espressione innocente.
    «Niente.»
    «Ecco, lo sapevo.»
    Yuma sospirò.
    «Va beh, esco.»
    «A Oona serve la macchina?» domandò Eric.
    Yuma rifletté.
    «Mhm... no.»
    «No?»
    «Vado a piedi» gli spiegò Yuma. «Mi schiarirò le idee strada facendo.»
    «Non tornare indietro finché non sarai arrivata a destinazione» le raccomandò Heaven. «Tu e Ronnie sentite la necessità di incontrarvi... e lo farete!»
    «Non tornerò indietro» la rassicurò Yuma. «Non ho bisogno di tutte queste raccomandazioni.»
    «Io credo di sì, invece.»
    Yuma ignorò l’affermazione della sorella. La sua necessità di non fare tardi era un’ottima scusa per non doverla più ascoltare.

    Ronnie uscì di casa, richiudendo la porta alle proprie spalle. Quando aveva sentito il telefono squillare, poco prima delle sette, aveva immaginato che si trattasse di Ralph. Se n’era andato più in fretta che poteva, poche ore prima, ma non era escluso che si mettesse in contatto con lui per riprendere a parlare di Kenneth Tray, o magari di Natascha.
    Non era Ralph, era Yuma.
    «Non mi aspettavo di risentirti» le aveva confessato, piacevolmente sorpreso da quell’improvviso cambio di direzione. «Come mai mi hai chiamato?»
    «Vorrei spiegartelo di persona» aveva risposto Yuma, in un tono sufficiente neutro da fargli pensare che una conversazione a quattr’occhi potesse avere qualche risvolto positivo. «Che cosa ne dici di incontrarci?»
    Era stata un’emozione forte sentirle pronunciare quelle ultime parole, tanto che per poco non si era sentito mancare l’equilibrio.
    «Certo che voglio incontrarti.»
    «Ne sono felice.»
    «Quando?»
    Ronnie aveva sperato che Yuma volesse fissare l’appuntamento il prima possibile.
    «Alle nove e mezza potrebbe andare?»
    Era rimasto spiazzato: non si aspettava che volesse vederlo così presto, senza lasciargli il tempo di prepararsi psicologicamente al loro incontro.
    «O-oggi?»
    «Sì, perché? Sei impegnato?» si era preoccupata Yuma. «In tal caso...»
    «Stasera alle nove e mezza va benissimo» aveva confermato Ronnie, deciso a non lasciarsi scappare quella che poteva essere un’occasione unica. «Va bene se ci troviamo a casa mia?»
    Yuma non gli era sembrata molto convinta.
    «Mhm... non sarebbe meglio altrove?»
    «Forse hai ragione» aveva ammesso Ronnie. «Vederci in un territorio neutrale potrebbe essere meglio.»
    «Conosci un bar che si chiama Starlit Cafè?»
    Era l’ultima domanda a cui Ronnie avrebbe voluto rispondere.
    «Sì.»
    «Che cosa ne dici di trovarci là davanti?»
    «Alle nove e mezza di sera non è aperto.»
    «Appunto. Preferirei un luogo tranquillo.»
    Proprio il fatto che il loro appuntamento fosse programmato abbondantemente oltre l’orario di chiusura aveva spinto Ronnie ad accettare.
    «È perfetto. Sarò puntuale.»
    «Anch’io.»
    Si erano salutati e, dalla voce con cui parlava, Yuma gli era sembrata ansiosa di vederlo tanto quanto lo era lui.
    Scese le scale controllando che ora fosse. Mancavano un paio di minuti alle nove e venti, quindi non avrebbe tardato.
    Attraversò in fretta l’atrio, uscì e salì in macchina.
    “Yuma, aspettami. Tra poco sono da te.”
    Non aveva idea di che cosa si sarebbero detti, ma la possibilità di vedere Yuma e di parlare con lei a tu per tu era qualcosa che fino a poche ore prima gli era sembrato impossibile. La situazione era cambiata e, da parte sua, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per far capire a quella ragazza quanto teneva a lei.
     
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    «E se fosse stato uno sbaglio?»
    Non appena Heaven formulò quella domanda, Eric le puntò gli occhi addosso. Sembrava infastidito dalla sua insinuazione.
    «Vuoi dire che l’incontro tra Ronnie e tua sorella potrebbe essere un flop?»
    «Considerando l’incapacità di Yuma di gestire la propria vita privata non sono ottimista quanto dovrei.»
    Eric si avvicinò a lei.
    «Non preoccuparti» la rassicurò. «Sono sicuro che andrà tutto bene.»
    «Non conosci Yuma bene come la conosco io» gli ricordò Heaven. «Essere pessimisti a volte è l’unica soluzione possibile.»
    Si sentiva in colpa per quello che pensava di Yuma, che aveva sempre fatto il possibile per aiutarla, ma non poteva fare a meno di chiedersi se una persona veramente responsabile si sarebbe lasciata incantare da un uomo come Dean Tray, che le aveva sempre e solo fatto del male. Era vero che non pretendeva di avere rapporti sessuali con una consanguinea e non la maltrattava come faceva Melvin, ma era pur sempre il principale complice dell’uomo che le aveva distrutto la vita.
    «Andrà tutto bene» ripeté Eric, come un automa.
    «No, non andrà bene un cazzo!» sbottò Heaven, sentendo sorgere dentro di sé un brutto presentimento.
    Andò a prendere le chiavi della macchina del ragazzo e uscì.
    «Ci vediamo dopo» si congedò, «Se saremo ancora tutti quanti vivi.» Rifletté un attimo, poi aggiunse: «Se fosse necessario, cambia tu il pannolino a Ron!»
    «Aspetta, Heav!» la pregò Eric. «Cosa vuoi dire?»
    Heaven non gli rispose e richiuse la porta alle proprie spalle. Aveva fretta, come succedeva ogni volta in cui sospettava che Yuma si stesse esponendo a un pericolo.
    «Maledetto Ronnie Craven!» sbottò, salendo in macchina.
    Si chiese come fosse possibile che Yuma pensasse ancora a un ragazzo che aveva amato, per giunta soltanto platonicamente, all’età di diciotto anni.
    “È addirittura arrivata al punto di dare il suo stesso nome a suo figlio!”
    Heaven accese il motore e partì. Fortunatamente Yuma aveva avuto la premura di comunicarle dove avrebbero dovuto incontrarsi lei e Ronnie.

    Yuma passò accanto alla cabina telefonica dove si era rifugiata più di una volta per chiamare Naive a insaputa della sorella. Soltanto da poco tempo avevano deciso, di comune accordo, di mettere Naive a conoscenza degli ultimi sviluppi che avevano condizionato le loro vite. Era stata una decisione ottima, tanto più che proprio Naive l’aveva spinta a telefonare a Ronnie soltanto due ore e mezza prima.
    Proprio uscendo da quella cabina telefonica, la sera del 19 settembre - ricordava la data perché era il compleanno di Ronnie, e questo non avrebbe mai potuto dimenticarlo - aveva rivisto la donna che tanti anni prima l’aveva insultata quando, a Black Hill, si erano ritrovate faccia a faccia in una situazione del tutto simile. Fortunatamente non le era più successo di rivederla.
    Attraversò la strada e si piazzò davanti allo Starlit Cafè. Controllò sull’orologio che portava al polso di non essere in ritardo.
    “Sono addirittura in anticipo.”
    Erano le nove e ventiquattro.
    La strada era buia, rischiarata da pochi lampioni. Yuma si guardò intorno e si sentì al sicuro. L’oscurità non sempre nascondeva pericoli; talvolta si spingeva a proteggerla dagli sguardi indiscreti di chi avrebbe potuto riconoscerla.
    Doveva attendere pochi minuti, poi Ronnie si sarebbe presentato davanti a lei. Si chiese che cosa avrebbe dovuto dirgli, ma realizzò che la soluzione migliore era essere spontanea. Si sarebbe lasciata trascinare dalle proprie emozioni, non si sarebbe attenuta a un discorso già pronto.
    Dietro di lei qualcuno le posò una mano sulla spalla destra.
    «Ronnie, sei arrivato» mormorò Yuma.
    Si voltò e, quando vide chi aveva davanti, lanciò un urlo.
    Dean le rivolse un sorriso sprezzante.
    «Non sono il tuo amato Ronnie, ma dovrai accontentarti di me.»
    Yuma si sentì raggelare.
    Dean l’aveva trovata.
    Dean aveva scoperto dove si trovava.
    Dean non l’avrebbe lasciata andare finché non l’avesse convinta a liberarsi del problema.
    In conclusione Dean doveva essere evitato come la morte e, per riuscire a evitarlo, doveva inventarsi qualcosa.
    La soluzione le balzò alla mente all’istante.
    «Dean» mormorò, cercando di fingersi sopraffatta dal terrore, non nei suoi confronti, ma verso quello che poteva essere un nemico comune. «Dean, perché sei venuto? Potrebbe essere pericoloso se mio padre...»
    Dean la interruppe: «Tuo padre non scoprirà nulla.»
    «Sì, invece.»
    «Andrà tutto bene.»
    Dean era più accomodante di quanto Yuma pensasse. Doveva esserci un motivo, e doveva assolutamente scoprire quale fosse.
    «Come fai ad esserne certo?»
    «Le prove di quello che abbiamo fatto non ci sono più» rispose lui. «Avrei preferito che tu abortissi, ma è andata bene anche così. In qualsiasi modo tu ti sia sbarazzata del bambino, l’importante è che Melvin non venga mai a sapere della sua esistenza.»
    Quindi pensava che non avesse tenuto Ron, ma che l’avesse dato in adozione. Per questo era disposto ad aiutarla.
    Yuma fu tentata per un attimo di fidarsi di lui, ma per fortuna riuscì a recuperare in fretta la propria lucidità. Esistevano soltanto due regole fondamentali nella sua vita: quella di non fidarsi mai di suo padre era al primo posto, ma quella di non fidarsi di Dean Tray un giorno o l’altro avrebbe potuto diventare ancora più importante.
    «Ho la macchina parcheggiata qui vicino» la informò lui. «Vieni con me.»
    Non era una domanda, ma un ordine.
    “Non vuole aiutarmi” si ripeté, “Ma io devo fingere di credergli.”
    «Certo che vengo con te.»
    Non appena Dean iniziò a camminare, Yuma mosse alcuni passi nella sua stessa direzione. Non appena lui si distrasse, si girò di scatto e iniziò a correre. Dalla parte opposta proveniva un’auto e il guidatore prese a suonare il clacson.
    Heaven si affacciò al finestrino.
    «Sali, Yuma! Fa’ presto!»
    Non se lo lasciò ripetere due volte e continuò a correre senza voltarsi.
    Salì a bordo e Heaven fece un’inversione a U in mezzo alla strada. Yuma non si curò nemmeno di guardare quel poco che avrebbe potuto scorgere nel retrovisore. Di Dean non le importava nulla.
    «Non avresti dovuto proporre a Ronnie di incontrarvi proprio qui» la ammonì sua sorella. «È stata una pazzia.»
    «Forse lo è stata» ammise Yuma, «Ma vedere Ronnie era troppo importante per me.»
    Adesso non avrebbe più potuto farlo, ma si sarebbe inventata un’altra soluzione. Era certa che non avrebbe rinunciato a lui.

    Ronnie strizzò gli occhi, abbagliato dai fari dell’automobile che faceva inversione. Aveva visto Yuma correre verso la macchina e avrebbe pagato qualsiasi prezzo per sapere che cosa si fosse messa in testa.
    Fissò l’auto che se ne andava, sperando che Yuma potesse cambiare idea, ma non la vide tornare indietro. Doveva rassegnarsi.
    «Finalmente ci rivediamo» sibilò una voce, accanto a lui.
    Ronnie si girò lentamente.
    Non si era accorto di un uomo dai capelli folti, che indossava una giacca di pelle di dubbia bellezza.
    «Ci... rivediamo?»
    «Abbiamo già avuto modo di conoscerci un po’ di tempo fa» gli ricordò lui. «All’epoca pensavo che non ci saremmo rivisti mai più, ma poi ho pensato che non fosse opportuno lasciare un lavoro a metà.»
    “È finita” si disse Ronnie, mentre lo sconosciuto gli puntava un coltello alla gola.
    «A proposito» gli chiese quest’ultimo, «Hai ricevuto quell’orologio di merda che ti ho restituito poco tempo fa?»
    Soltanto in quel momento Ronnie fu perfettamente consapevole di essere di nuovo di fronte a colui che l’aveva aggredito in un vicolo vicino a casa di Kelly molti anni prima.
    «Vieni con me» gli ordinò quest’ultimo. «Non ho certo intenzione di ucciderti in mezzo alla strada.»
    L’uomo non abbassò il coltello e Ronnie non poté fare altro che obbedire, anche se non aveva intenzione di morire quella sera. Gli sarebbe bastato un istante di distrazione da parte di quello sconosciuto, per tentare di disarmarlo.
    Lo seguì per qualche metro, prima che si presentasse il momento adatto. Gli sembrò che il suo aggressore avesse perso la concentrazione per qualche secondo. Si avventò su di lui, cercando di strappargli il coltello dalle mani.
    Si rese conto subito dopo che non era il momento giusto. L’altro lo mise a terra e un secondo più tardi gli fu addosso, puntandogli ancora una volta il coltello alla gola.
    «Stavolta è finita sul serio, Ronald Craven» lo avvertì. «Avresti dovuto morire undici anni fa, quindi spero che tu ti sia goduto questi undici anni di vita in più che ti sono stati regalati.»
     
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  14. GÆBRIEL
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    Noooooooooooooooo!

    @Ronnie: non preoccuparti, arrivooooooo armata!!! Quel co°°°one degenerato figlio di pu***na la pagherà cara se ti torcerà un solo capello, puoi credermi!!!

    @Milù: senti, non puoi lasciarci così in bilico... sto maleeeeee!
     
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    Tranquilla, presto aggiorno! :D

    CITAZIONE
    @Ronnie: non preoccuparti, arrivooooooo armata!!! Quel co°°°one degenerato figlio di pu***na la pagherà cara se ti torcerà un solo capello, puoi credermi!!!

    Immaginavo che avresti scritto qualcosa del genere! XD
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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