Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Dopo avere risposto al post di Pavone che non era neanche mezzanotte e avere detto che prestissimo avrei aggiornato, mi ritrovo a farlo con un po' di ritardo... ^^ Questa, comunque, è la prima parte del capitolo 42. Buona lettura!




    Capitolo 42.
    Michel scattò in piedi non appena il telefono iniziò a squillare e corse a rispondere. Aveva lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica di Pamela Custer, informandola di avere bisogno urgente di mettersi in comunicazione con lei, probabilmente era lei che lo stava cercando.
    In realtà non c’era nulla che non potesse aspettare, ma dal momento che era intenzionato a farle il proprio resoconto di quanto era accaduto negli ultimi sette giorni era meglio che ciò accadesse quando Kelly era al lavoro.
    Al telefono era proprio Pamela e, non appena Michel sollevò il ricevitore, gli domandò, irritata: «Si può sapere perché mi hai disturbata?»
    Michel cercò di non far caso al suo tono scorbutico. Non gli fu difficile: ormai si era abituato con Kelly.
    «Mi avevi chiesto di darti segni di vita, di tanto in tanto» le ricordò Michel. «Sono qui da una settimana ed è giusto che tu sappia...»
    Pamela lo interruppe: «Sì, certo, ma il numero che mi hai lasciato? Chi ci sta ascoltando?»
    «Nessuno ci sta ascoltando.»
    «Di chi è quel numero?»
    Michel sospirò.
    «Di una mia amica. È così importante?»
    «La tua amica ci sta ascoltando?»
    «La mia amica non c’è.»
    «Sarà meglio. Hai tenuto d’occhio Ronnie Craven?»
    «Sì, nel limite del possibile.»
    Pamela sembrò soddisfatta.
    «Quindi sai dov’è Yuma?»
    «No, e non lo sa nemmeno lui.»
    «E se ci stesse depistando?» ipotizzò Pamela. «Magari vuole impedirci di scoprire che cosa ne è stato di lei.»
    «Perché dovrebbe?» In realtà lo stesso Michel era convinto che fosse necessario accertarsi in modo più approfondito che Ronnie dicesse la verità, ma non gli sembrava il caso di anticiparlo a Pamela. Ne avrebbero discusso in momento più opportuno, se fosse giunto davvero un momento più opportuno. «Rifletti, Pamela: non ha alcun motivo per nascondercelo, dato che non sa che la stiamo cercando.»
    «Dai troppe cose per scontate» replicò Pamela. «Sai benissimo che c’è qualcosa di poco chiaro in...»
    Michel si affrettò a interromperla: «Non c’è niente di poco chiaro in quello che stiamo facendo; almeno queste erano le mie condizioni. Non permetterò a qualcuno che ha intenti non proprio legittimi di avvicinarsi a Yuma o a sua sorella.»
    Pamela ridacchiò.
    «Vuoi davvero farmi credere che i soldi non ti tentino?»
    «Sono nato in una famiglia ricca» puntualizzò Michel. «Non mi manca nulla. Perché dovrei voler guadagnare soldi in modo deplorevole?»
    «Non è questione di soldi, forse, ma ti ricordo che Yuma ti ha lasciato per partire insieme a Ronnie» rispose Pamela. «Potrebbe essere un’ottima vendetta.»
    Michel inorridì. Davvero le dava quell’impressione?
    «Non sai quello che dici» azzardò. «Perché dovrei...?»
    «Lo so benissimo, invece» lo interruppe Pamela. «Tom mi ha informata che...»
    «Tom Harvey non è una fonte attendibile» decretò Michel. «È chiaro che si inventa a proprio piacimento ciò che gli fa più comodo raccontare.»
    «A me non sembra così chiaro.»
    «Forse lo conosci meno bene di quanto tu creda.»
    «Impossibile: lo conosco da quando sono nata.»
    Michel rise.
    «Non ti invidio.»
    «A volte può dare certi vantaggi» ammise Pamela. «Direi, però, che adesso stiamo divagando. Era del destino di Yuma Emerson che parlavamo, no?»
    «Suppongo di sì. Mi è stato detto che Dean Tray la sta cercando.»
    «Questo non c’entra.»
    «C’entra eccome, invece. Voglio sapere se Dean è dalla nostra parte o sta agendo contro di noi.»
    «Nessuno sta agendo contro nessuno. Diciamo che Yuma è una preda piuttosto ambita...»
    «La tua non è una risposta.»
    «Non sono pagata per risponderti» gli ricordò Pamela. «Anzi, non sono nemmeno pagata per conoscere le risposte alle domande che, potenzialmente, potresti pormi. Ora, se non ti dispiace, avrei altro di cui occuparmi.»
    Stava per riattaccare e non era quello che Michel più auspicava.
    «Se permetti, mi dispiace» si affrettò a replicare. «Per quanto mi riguarda questo discorso non è finito.»
    «Per me, invece, lo è eccome» ribatté Pamela. «Devi trovare Yuma e la troverai, fregandotene di tutto il resto.»
    «Non...»
    «Devo andare, Michel» lo interruppe Pamela. «Il mio tempo è prezioso e non ho intenzione di sprecarlo con te. Tu, per quanto ti riguarda, sai cosa devi fare.»
    «Forse non lo so ancora» ammise Michel, «Ma stai sicura che lo capirò. Credo in me stesso e sarà la mia mente a indicarmi che strada percorrere.»
    Pamela non recepì sicuramente il finale di quell’affermazione, dal momento che, prima ancora che Michel potesse finire di parlare, sbatté giù il telefono.
    “Maledetta stronza! Non...”
    Bastò un istante per interrompere qualsiasi altro pensiero razionale. Michel udì la propria voce che gli risuonava in mente.
    «Credo nell’intelletto umano. La mia mente mi indicherà quale sia la strada migliore da percorrere.»
    Era strano ripensare a un discorso senza né capo né coda che aveva fatto tanti anni prima con una perfetta sconosciuta davanti al locale in cui Melvin Emerson andava a giocare a biliardo insieme alla cugina, nonché segretaria, di Tom Harvey. Da quanto tempo non pensava più a lei? Forse troppo, perché gli era sempre parsa una persona totalmente insignificante. All’improvviso iniziò a ricordare tutto: era vestita in modo antiquato, aveva un’acconciatura fuori moda... Sembrava che il suo solo scopo fosse quello di intrattenerlo, come a voler rimandare il suo ingresso in quello che lei aveva definito “luogo di perdizione”. Si era lamentata del posto, aveva fatto discorsi che nessuno si sarebbe mai aspettato da una sconosciuta e aveva, almeno in apparenza, cercato di sedurlo. Non gli era nemmeno sembrata sorpresa quando le aveva riferito che si era recato in quel luogo perché doveva parlare con qualcuno.
    “Forse lo sapeva.”
    Ad un tratto si era anche presentata.
    «Io sono Pam.»
    Nonostante i capelli e il modo di vestire fossero molto diversi, in quel momento Michel iniziò a sentirsi abbastanza sicuro: le probabilità che la ragazza che si era presentata come Pam davanti al locale in cui aveva poi incontrato Melvin e Rachel fosse la stessa Pamela Custer che aveva conosciuto alcuni mesi prima a Dark River erano piuttosto elevate.
    Michel si ritrovò a valutare quanto fosse plausibile che lui e quella ragazza si fossero incontrati due volte in luoghi completamente diversi per puro caso.
    “Non è affatto possibile.”
    Se aveva già dei sospetti sul fatto che Pamela non fosse affatto disinteressata quando si era avvicinata a lui a Dark River, iniziò a chiedersi se anche il loro primo incontro non fosse stato in qualche modo programmato. Probabilmente era stata sguinzagliata da Tom Harvey anche la prima volta, oppure...
    «Oh, cazzo!» borbottò Michel. «Harvey non avrebbe avuto motivi per impedirmi di parlare con Melvin, se non avesse avuto alcun legame con lui!»
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Yes but No.

    Group
    Moderatore
    Posts
    3,976
    Scrittore
    +295

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    mi ritrovo a farlo con un po' di ritardo

    tranquilla ritardi minimi del tipo non creano poblemi ;) , per me... te la devi vedere con Gab poi :B):

    CITAZIONE
    Oh, cazzo!

    ma cazzo davvero :unsure: !!!

    quindi, l'incontro di Yuma davanti alla cabina telefonica con la sconusciuta... era lei! qui la conferma che era proprio Pam :gioia:!

    attendo con ansia il seguito :bounce.gif: (ho finito per usare il solito emoction che utilizza gab ^_^)
     
    Top
    .
  3. GÆBRIEL
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 4/7/2013, 14:36) 
    CITAZIONE
    mi ritrovo a farlo con un po' di ritardo

    tranquilla ritardi minimi del tipo non creano poblemi ;) , per me... te la devi vedere con Gab poi :B):

    Esatto! Infatti mi sono addormentata con il pc acceso ieri! L'ho letto solo adesso l'aggiornamento! Come la mettiamo???? Ahahhaha :lol:

    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 4/7/2013, 14:36) 
    CITAZIONE
    Oh, cazzo!

    ma cazzo davvero :unsure: !!!

    quindi, l'incontro di Yuma davanti alla cabina telefonica con la sconusciuta... era lei! qui la conferma che era proprio Pam :gioia:!

    Ma cazzoooo!!! :woot:


    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 4/7/2013, 14:36) 
    attendo con ansia il seguito :bounce.gif: (ho finito per usare il solito emoction che utilizza gab ^_^)

    :bounce.gif: E' confortante!!! :bounce.gif:
    Anch'io attendo con ansia il seguito! :bounce.gif:
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Avete ragione, è una di voi due in particolare che sono riuscita a deludere ancora una volta. :(

    Il seguito arriverà molto presto. Almeno credo.
     
    Top
    .
  5. GÆBRIEL
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 4/7/2013, 16:44) 
    Avete ragione, è una di voi due in particolare che sono riuscita a deludere ancora una volta. :(

    Il seguito arriverà molto presto. Almeno credo.

    Ma non dirlo nemmeno per scherzo! :lol: Non mi hai delusa... ho solo aspettato... e mi sono addormentata! Mea culpa...

    Attendo il seguito... prima o poi... anche se meglio prima che poi! :xD:
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Heaven cercò su tutti i campanelli il nome che le interessava. Finalmente lo trovò.
    KELLY JAMES.
    Non le restava che premere quel pulsante e rimanere in attesa: sapeva che colui che stava cercando era in casa.
    Si domandò, non certo per la prima volta, se fosse una buona idea quella di parlargli. Forse Yuma non ne sarebbe stata molto soddisfatta.
    “Va beh, questo non ha affatto importanza” si disse Heaven. “Yuma non è mai soddisfatta di niente.”
    Lei ed Eric avevano cercato di convincerla che non c’erano molte soluzioni praticabili.
    «Quei documenti sono sicuri» l’aveva rassicurata Eric. «Puoi iniziare una nuova vita in un’altra città, senza che nessuno possa risalire a te.»
    «Non posso andarmene adesso» aveva replicato Yuma. «Non m’importa se Heaven sarebbe disposta a trasferirsi ovunque tu accettassi di seguirla. Per quanto mi riguarda non è così facile prendere una decisione del genere.»
    «Stai ancora pensando a quel tizio, non è vero?» si era intromessa Heaven. «Ti rendi conto che non c’è mai stato niente tra te e lui?»
    «Io e lui ci amavamo.»
    «Ma il vostro amore non ha mai avuto sviluppi.»
    Yuma si era girata di scatto verso di lei e le aveva lanciato un’occhiataccia.
    «Che cosa dovevo fare? Permettere a nostro padre di farti quello che aveva fatto a me?»
    «Vuoi continuare a rinfacciarmelo ancora per molto?» aveva replicato Heaven. «Avresti potuto denunciarlo e quell’incubo sarebbe finito!»
    «Non ti sto rinfacciando niente» aveva puntualizzato Yuma. «Se potessi tornare indietro rifarei quello che ho fatto allora. Il punto è che non puoi costringermi a rinunciare alla mia vita!»
    «Tu non hai una vita!» aveva obiettato Heaven. «Ti sei talmente rassegnata a farti trattare da puttana che tutto il resto ha iniziato a farti schifo!»
    «Credi davvero che non vorrei vivere una vita normale, come possono fare tutte?»
    «Allora perché non lo fai?» aveva insistito Heaven. «Prendi quei documenti e vattene dove preferisci. Ricomincia tutto dall’inizio e...»
    «Non posso» l’aveva interrotta Yuma. «Non potrò mai farlo.»
    Heaven aveva cercato di replicare, ma Eric non gliel’aveva permesso.
    «Tua sorella è libera di fare le scelte che ritiene più appropriate.»
    «Allora avrebbe potuto evitare di venire qui» aveva osservato Heaven. «Avrebbe potuto evitare di piombare nella nostra vita pretendendo che fosse normale farne parte!»
    «Non è quello che ha fatto.»
    Heaven aveva tentato di insistere, ma nemmeno Eric aveva voluto ascoltarla. Era stanca di restare immobile ad aspettare che la situazione cambiasse: nulla sarebbe mai mutato... se non in peggio. Yuma era praticamente scappata e non voleva essere trovata.
    Heaven si chiese per l’ennesima volta quali potessero essere le conseguenze se quello che Yuma voleva evitare fosse accaduto.
    Era meglio non scoprire mai la risposta a quel suo dubbio.
    Suonò il campanello e rimase in attesa.

    Michel non riuscì a mascherare il proprio stupore nel momento in cui, aprendo la porta, si ritrovò davanti proprio la ragazza che aveva visto entrare allo Starlit Cafè.
    «Non ti aspettavi che fossi io, non è vero?» gli chiese la ragazza.
    Michel sorrise.
    «Si vede?»
    «Decisamente.»
    «Possiamo parlare?»
    Michel annuì.
    «Entra.»
    La ragazza richiuse la porta alle proprie spalle e prese a guardarsi intorno.
    «Sei il fidanzato di Kelly James, vero?»
    Michel ridacchiò.
    «Non proprio.»
    «Vivete nella stessa casa. Pensavo...»
    Michel la interruppe: «Non abitiamo nella stessa casa. Diciamo che sono un suo ospite. Sono qui a Starlit Spring per questioni professionali.»
    «Questioni professionali, certo» ripeté la ragazza, avviandosi verso la cucina, che era sicuramente la stanza più illuminata dell’appartamento. Si sedette sul bordo del tavolo. «Per caso il tuo lavoro è illegale?»
    Michel spalancò gli occhi.
    «Illegale?!» Entrò in cucina a sua volta e si fermò a meno di un metro di distanza dalla giovane sconosciuta. «Non mi sembra così tanto normale fare questo genere di insinuazioni.»
    «Ne sono consapevole» convenne la ragazza, «Ma ho il sospetto che tu sia qui con il solo scopo di cercare qualcuno.»
    «Cercare qualcuno non è illegale.»
    «Farlo per conto di un maniaco, però, potrebbe diventarlo.»
    Michel realizzò quanto quella definizione si addicesse a Melvin Emerson. Era possibile che quella ragazza si riferisse proprio a lui?
    «Un... maniaco?»
    «Non fare il finto tonto con me» ribatté lei. «So perfettamente chi stai cercando, quello che vorrei sapere, però, è se lo fai per conto di tu-sai-chi o se il tuo interesse è puramente personale.»
    Michel sospirò.
    «Il mio datore di lavoro, se così si può chiamare, è un certo Tom Harvey, che ho conosciuto molti anni fa a Black Hill. È titolare, o almeno lo era, di un’agenzia investigativa. A volte mi ha affidato incarichi un po’ fuori dalle righe, a suo tempo, ma ti assicuro che non è un maniaco.»
    «Non mi riferisco a questo Harvey» replicò la ragazza. «Immagino che non abbia deciso da sé che doveva cercare una certa persona.»
    Michel si chiese fino a che punto potesse spingersi. Quella giovane gli sembrava innocua, ma non riusciva a comprendere né la ragione per cui si era presentata a casa di Kelly né come facesse ad essere così informata sulla sua “missione”.
    «Mi è stato fatto il nome di un certo Dean Tray» si limitò a rassicurarla. «Dovrebbe essere lui quello che vuole trovare Yu...» S’interruppe appena in tempo. «...che vuole trovare la persona che sto cercando.»
    La ragazza fu scossa da un fremito.
    «Devo pensare che tu sappia chi è questo Dean Tray?» le chiese quindi Michel. «Saprai valutare tu stessa, a questo punto, se è un maniaco oppure no. Per quanto mi riguarda non lo penso: sono soltanto convinto che sia un perfetto idiota, per quel poco che ho avuto a che fare con lui. Si tratta comunque di molti anni fa, magari il suo quoziente intellettivo potrebbe essere aumentato nel frattempo, anche se ho qualche dubbio.»
    «Tu, quindi, conosci Dean Tray» dedusse la ragazza. «Avete lavorato insieme?»
    «Per così dire.»
    «Su cosa?»
    «Questo non è affare tuo» puntualizzò Michel. «È qualcosa che è successo molti anni fa.»
    «Vi stavate occupando di una certa persona che è stata assassinata, non è vero?» insisté lei. «E per caso si tratta di una persona che ha un legame di parentela piuttosto netto con chi stai cercando adesso?»
    «Questi non sono affari tuoi.»
    «Potrebbero.»
    «Non vedo come.»
    La ragazza gli lanciò un’occhiata di ghiaccio.
    «Margot Emerson era mia madre» lo informò. «Credo di avere il diritto di sapere che cosa c’entrasse quel Dean Tray.»
    Michel spalancò la bocca per lo stupore.
    «T-tua madre?»
    «Ebbene sì» confermò la ragazza. «Mi chiamo Heaven, sono la sorella minore di Yuma. Ora capisci il senso delle mie domande?»
    «H-heaven?»
    «Ti ricordi di me?»
    Michel rifletté.
    «Forse ci siamo incontrati una volta, ma sei molto cambiata da allora.»
    Heaven annuì.
    «Anche Yuma è cambiata, ma non tanto quanto me. Diciamo che è un po’ più sicura di sé, ma non abbastanza per lasciarsi alle spalle l’ambiente marcio in cui è cresciuta.»
    «Hai ancora contatti con lei?»
    «Sì.» Heaven balzò giù dal tavolo. «Ma non pensare che ti dica dove trovarla!»
    «Non l’ho mai pensato.»
    «Almeno un po’ di cervello ce l’hai, quindi» osservò Heaven. «Mi chiedo che cos’abbia a che fare con Dean Tray uno come te.»
    Michel sorrise.
    «A volte me lo chiedo anch’io. Sono passati otto anni, comunque, dall’ultima volta in cui l’ho visto.»
    «Quindi quel Tom di cui parlavi prima ha fatto da intermediario tra te e lui.»
    «Forse.»
    Heaven gli lanciò un’occhiata dubbiosa.
    «Mi stai dicendo che non lo sai?»
    «Tom Harvey è piuttosto discreto, se così si può dire» le spiegò Michel. «Di fatto nemmeno io ho troppe certezze sul perché mi abbia spinto a cercare Yuma.»
    «Eppure gliela vuoi consegnare.»
    «Io non voglio consegnare nessuno a nessuno» precisò Michel. «Quando avrò trovato Yuma e avrò saputo qualcosa in più da Harvey, prenderò la mia decisione.»
    Yuma lo fulminò con lo sguardo, prima di avviarsi verso la porta.
    «Stai attento, Michel» lo avvertì. «Non ho intenzione di permettere a nessuno di fare del male a mia sorella.»
    Non gli lasciò nemmeno il tempo di replicare che non aveva alcuna intenzione di danneggiare Yuma prima di andarsene, lasciandolo ancora più carico di dubbi di quanto non fosse prima.
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Prima parte del capitolo 43.



    Capitolo 43.
    Ronnie era al telefono con un cliente quando la porta si aprì. Non guardò chi fosse entrato finché, un istante più tardi, non si fu frettolosamente congedato dal suo interlocutore.
    Riattaccò e alzò gli occhi. Si sarebbe aspettato di vedere chiunque, ma non Michel Sallivan. Era passata una settimana da quando si erano incontrati e non sapeva che fosse ancora a Starlit Spring; in ogni caso, comunque, non riusciva a immaginare alcun motivo per cui avrebbe dovuto recarsi nello studio commerciale in cui lavorava.
    «Cosa ci fai da queste parti?» gli chiese. «Pensavo fossi tornato a Dark River.»
    Michel si avvicinò alla scrivania alla quale era seduto.
    «Dark River può aspettare» decretò. «Ho ancora parecchie cose da fare qui a Starlit Spring.»
    «Come mai sei qui?»
    «Semplice curiosità.»
    «Curiosità? E di che cosa dovresti essere curioso?»
    «Volevo vedere dove lavori» rispose Michel. «Kelly mi ha spiegato come trovarti.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Kelly?»
    «Kelly James, la ragazza dello Starlit Cafè» specificò Michel, come se davvero ci fosse bisogno di quella precisazione.
    «So di chi stai parlando» replicò Ronnie. «Non sapevo che tu la conoscessi.»
    «Lo Starlit Cafè è un luogo molto invitante.»
    «A me non pare.»
    Michel annuì.
    «Forse hai ragione. Kelly, comunque, è un pesce fuor d’acqua tra quelle quattro pareti. Se fossi al suo posto non esiterei ad andarmene. Si vede lontano un miglio che non è felice di rimanere a lavorare là. Se ci resta è soltanto perché suo zio è il proprietario del bar e lei non crede di avere altre prospettive.»
    «La tua analisi è molto interessante» osservò Ronnie. «Si potrebbe dire che tu conosca molto bene Kelly.»
    «Infatti la conosco bene» ammise Michel. «Mi sta ospitando a casa sua.»
    “Questa sì che è una novità!”
    Ronnie provò a immaginarsi Michel accanto a Kelly, ma non gli riuscì. Nella sua ottica appartenevano a mondi diversi: Kelly faceva parte di Starlit Spring, Michel apparteneva a tutto ciò che non era Starlit Spring. Si rese conto, però, che la sua visione delle cose stava iniziando a perdere valore: la presenza stessa di Michel in città, una presenza che si stava prolungando nel tempo, metteva in discussione la profonda spaccatura che vedeva tra le due diverse vite che aveva vissuto.
    “Due vite o tre?” si ritrovò a chiedersi.
    Non poté fare a meno di pensare ancora una volta al giorno in cui la sua vita era stata davvero sul punto di avere fine. Erano passati ormai due giorni da quando Ralph gli aveva restituito la lettera che aveva scritto a Yuma e ancora non aveva avuto il coraggio di leggerla. Gli riusciva molto difficile pensare di essere proprio lui la stessa persona che aveva preso un foglio e una penna per dare alla ragazza che amava il suo ultimo e definitivo addio.
    Ronnie si chiese cosa sarebbe successo se tutto fosse andato come aveva progettato. Sua madre, anziché conservare la lettera, per fargliela avere in un futuro molto lontano, l’avrebbe spedita a Naive? Forse non aveva così tanta importanza: non sarebbe mai venuto a saperlo e forse la stessa Yuma avrebbe preferito ignorare certi dettagli.
    Il giorno in cui aveva creduto che soltanto la morte potesse cancellare i suoi sensi di colpa gli sembrava sempre più lontano, ma era sicuro che non l’avrebbe mai dimenticato. Rivedeva davanti a sé il flacone di sonnifero che aveva rubato a sua madre, gli apparivano una ad una tutte le pillole che aveva ingurgitato, più in fretta che poteva, aspettando il momento di chiudere gli occhi per l’ultima volta...
    «Mi sembri sconvolto» osservò Michel.
    Ronnie gli lanciò un’occhiata carica di gratitudine. Quelle parole l’avevano fatto tornare alla realtà, dandogli la possibilità di rimettere da parte, per l’ennesima volta, uno dei ricordi più cupi della sua intera esistenza.
    «Non sono sconvolto.»
    «Va beh, ma forse un po’ sorpreso lo sarai» ribatté Michel. «Stando a quanto ho capito tra te e Kelly c’è sempre stato un rapporto un po’ particolare.»
    «Siamo amici» rispose Ronnie, senza chiedersi se fosse vero. «Cioè, forse lo siamo.»
    «So come stanno le cose tra te e lei» puntualizzò Michel. «Mi ha raccontato tutto.»
    Tutto.
    Ronnie si chiese quanto si fosse spinta oltre.
    Doveva sembrare di nuovo piuttosto sconcertato, dal momento che Michel gli chiese: «Non avrebbe dovuto farlo?»
    Ronnie preferì non rispondere a quella domanda così diretta. Gli chiese, piuttosto: «Che cosa ti ha detto esattamente?»
    «Lei stava insieme a tuo fratello, quello che è morto in un incidente» rispose Michel. «Le cose tra loro non andavano più tanto bene, però, e ha avuto una breve relazione con te. Quando tuo fratello è morto non è mai riuscita a perdonarsi quello che gli aveva fatto.»
    Tutto?
    Questo non era tutto.
    Era solo una minima parte del tutto.
    “Per fortuna.”
    Ronnie annuì.
    «È andata più o meno così.»
    «Toglimi una curiosità, Ronnie.» L’espressione di Michel gli parve piuttosto divertita. «Nel corso della tua vita hai mai avuto una relazione con una ragazza che non fosse impegnata con un altro quando l’hai conosciuta?»
    Quel riferimento non troppo velato non lo infastidì quanto avrebbe pensato.
    «Sì» rispose semplicemente, pensando a Maya.
    In quel momento il telefono riprese a squillare.

    Heaven notò Michel sussultare nel momento in cui lei faceva la propria comparsa nel suo campo visivo.
    «Sei sorpreso di vedermi?» gli chiese, ridacchiando.
    «Abbastanza» ammise Michel. «Quanto tempo è passato dall’ultima volta? Non più di tre quarti d’ora, immagino.»
    Heaven guardò attentamente l’orologio.
    «Poco di più, credo. Oscilliamo tra i quarantasette e i quarantotto minuti.»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Quanta precisione.»
    «Diciamo che mi piace tenere d’occhio il tempo che scorre.»
    «E immagino che ti piaccia tenere d’occhio anche quello che faccio io.»
    Heaven scosse la testa.
    «Non mi piace, ma è un male necessario.»
    «Non lo vedo affatto necessario» obiettò Michel. «Non sei obbligata.»
    «È un’imposizione che io stessa mi sono data e che intendo portare a termine. È un po’ come quando, alla fine di dicembre, si compila una lista di buoni propositi per l’anno che verrà.»
    Michel le lanciò un’occhiata divertita.
    «Lo fai anche tu?»
    «Mi è capitato» ammise Heaven. «Sono quasi sempre riuscita a realizzare tutti gli obiettivi che mi ponevo.»
    «Io non ci sono mai riuscito. Come hai fatto?»
    «Mi sono data obiettivi realistici.»
    «Anch’io. O meglio, ero convinto che lo fossero.»
    «Forse ti sei sopravvalutato.»
    «Forse sì» convenne Michel. «Ora, però, potresti cortesemente spiegarmi che intenzioni hai? Vuoi perseguitarmi finché resterò in città?»
    «Potrebbe essere un’idea, ma non è questo che ho in mente.»
    «Cosa, allora?»
    «Te l’ho detto, voglio scoprire che intenzione avete tu e i tuoi amici.»
    «I miei... amici?» Michel sembrava perplesso. «Di chi parli?»
    «Tom Harvey, Dean Tray...»
    «Quelli non sono miei amici» puntualizzò Michel. «Harvey è uno che mi paga per raccogliere informazioni, mentre Tray... Beh, quello è un perfetto idiota.»
    Heaven gli indicò lo studio commerciale da cui era appena uscito.
    «Ronnie Craven invece che ruolo occupa?»
    «Non occupa nessun ruolo.»
    «Mi è difficile crederlo» insisté Heaven. «Non mi sembri il tipo che fa qualcosa per caso.»
    «Non ho fatto niente per caso» replicò Michel. «Sono semplicemente stato a salutare un mio vecchio amico.»
    «Che stranamente» concluse Heaven, «Ha avuto qualcosa a che vedere con mia sorella.»
    «Tu guardi troppi film gialli» ribatté Michel. «Non ho chiesto a Ronnie niente che abbia a che vedere con Yuma.»
    Heaven gli puntò gli occhi addosso.
    «Ci credo che non gliel’hai chiesto... come di sicuro non gli hai chiesto se potevi prendere quel mazzo di chiavi che ti sei infilato in tasca mentre lui parlava al telefono.»
    Michel s’irrigidì.
    «Di cosa parli?»
    «Ti ho visto» precisò Heaven. «Ti stavo tenendo sotto controllo.»
    «Forse hai visto male.»
    «No» ribadì Heaven. «Tu hai rubato a Ronnie delle chiavi, e ora mi fai il piacere di spiegarmi il motivo!»
    Michel scosse la testa.
    «Tu sei pazza. Non so cosa tu abbia visto, ma ti sbagli.»
    Le voltò le spalle, intenzionato ad andarsene.
    «Continuerò a tenerti d’occhio» lo avvertì Heaven. «Stai attento a tutto quello che fai, mi raccomando. Soprattutto cerca di non usare quelle chiavi, se non vuoi che Ronnie venga informato di quello che hai fatto.»
    Valutò se fosse opportuno continuare a seguirlo, ma poi preferì lasciar perdere, almeno per quel giorno.
    “È meglio lasciarlo respirare un po’. Più gli sto col fiato sul collo e meno è probabile che faccia qualche passo falso.”
     
    Top
    .
  8. GÆBRIEL
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Chiavi? Che chiavi? E soprattutto perchè diavolo Michel ha rubato a Ronnie quelle chiavi? Sto ragazzo non me la conta giusta...


    E poi.... coooooooooosa? Ronnie ha tentato il suicidioooo? Ma perchè? Quando? Voglio sapere tutto!!!!

    @Ronnie: non provarci mai più! Altrimenti mi prende un infarto!
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Non preoccuparti, prima o poi tutte le domande avranno risposta! :D
    Direi che è il caso, comunque, di aggiornare con la fine del capitolo 43. ^^



    Heaven Emerson era una persona da cui era meglio stare alla larga, questo Michel lo sapeva. Non gli sembrava che fosse ancora nei paraggi, ma preferì allontanarsi molto cautamente. Si chiese come avesse potuto accorgersi del furto delle chiavi. Lo stesso Ronnie, che si trovava a pochi passi da lui, non aveva notato niente.
    “Heaven ha mille occhi. Dovrò starci molto attento.”
    Era intenzionato a recarsi nell’appartamento di Ronnie per fare un giro di perlustrazione, alla ricerca di qualche traccia del passaggio di Yuma, ma era certo che Heaven non gliel’avrebbe permesso. Avrebbe davvero potuto spingersi a rivelare a Ronnie quanto aveva visto e Michel sapeva che non era una prospettiva auspicabile: Ronnie si fidava di lui e, dal momento che avrebbe potuto essere un potenziale alleato, era meglio evitare che la situazione cambiasse.
    Proprio mentre era immerso in quelle riflessioni gli parve di notare un volto conosciuto. Spalancò gli occhi, credendo di essersi sbagliato, ma poi si rese conto di avere visto bene.
    Attraversò la strada più in fretta che poté, anche perché non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione come quella: per la prima volta da quando l’aveva conosciuto vedeva Dean Tray senza la sua immancabile giacca di pelle!
    Dean parve non fare caso a lui, almeno finché Michel non gli rivolse la parola.
    «Non ci vedevamo da tanto tempo, io e te. Che cosa ti porta da queste parti?»
    Dean tacque per un interminabile istante, poi finalmente rispose: «Abito a meno di venti chilometri di distanza da Starlit Spring. È così strano che io sia qui?»
    «No» fu costretto ad ammettere Michel. «Diciamo che non mi sarei mai aspettato di poterti rivedere.»
    «Non pensavo che sentissi la mia mancanza» ribatté Dean. «Io, per quanto mi riguarda, non ho mai sentito la tua.»
    «Non ti preoccupare per questo. Anch’io sono sopravvissuto anche senza incontrarti per così tanti anni.»
    «Perfetto» osservò Dean. «Quindi posso andarmene senza che tu abbia il benché minimo desiderio di trattenermi.»
    Michel scosse la testa.
    «Su questo ti sbagli, Tray. Credo anzi che dovremmo fare quattro chiacchiere.»
    Dean si sorprese; o almeno fece finta di sorprendersi.
    «Di che cosa dovremmo parlare?»
    Michel decise di essere molto diretto.
    «Yuma Emerson.»
    Se Dean si stupì, non lo diede a vedere.
    «Yuma Emerson?» ripeté. «Non credo che ci sia molto da dire.»
    «Io invece credo di sì» insisté Michel. «La stai cercando, non è vero?»
    «Non sto cercando nessuno» replicò Dean. «E ora, se permetti, dovrei andarmene, dato che ho qualcosa di più importante da fare.»
    Michel gli bloccò ogni possibile via di fuga.
    «Non ho finito.»
    «Tu no, forse, ma io sì. Non ho tempo da perdere.»
    «Invece credo proprio che lo troverai, dato che me ne sbatto dei tuoi impegni» ribatté Michel. «Non ho intenzione di lasciarti andare via finché non mi avrai detto se stai cercando Yuma Emerson e perché.»
    «Non...»
    «Ah, dimenticavo. Già che ci sei potresti anche dirmi per chi lavori?»
    «Non sto cercando...»
    Michel si affrettò a interromperlo per la seconda volta in pochi istanti: «Non mentire, Dean. So tutto.»
    «Tu non sai niente, invece.»
    «Hai mai sentito parlare di Pamela Custer?»
    «No.»
    «Strano» osservò Michel. «Lei ha sentito parlare di te da Tom Harvey.»
    «Tom Harvey» ripeté Dean. «Sai per caso che fine ha fatto?»
    «Mi ha mandato qui a Starlit Spring» lo informò Michel. «Anche lui potrebbe essere disposto a confermare che stai cercando Yuma. Immagino che tu stia lavorando per lui.»
    «Non sto lavorando per nessuno» replicò Dean. «È da anni che non ho a che fare con Dean Tray e non ho mai sentito nominare nessuna Pamela, a parte la figlia della cugina di Harvey. Quella, però, non si chiama Custer di cognome, ma Harvey, proprio come Tom. Forse quella ragazza si è sposata con un uomo che si chiama Custer?»
    «La Pamela che conosco io non è sposata» puntualizzò Michel. «Potrei descrivertela, per vedere se la riconosci, ma credo che sia abbastanza abile a mutare il proprio aspetto, quindi non ne vale la pena.»
    «Non m’importa niente dell’aspetto della tua amica. Qualsiasi cosa ti abbiano raccontato lei e Tom Harvey su di me è falsa.»
    «Quindi tu non stai cercando Yuma» dedusse Michel. Era questo che Dean stava cercando di fargli capire, ma lui, ovviamente, non ne era convinto. «Il fatto che Pamela abbia tirato fuori il tuo nome è del tutto casuale.»
    Dean annuì.
    «Certo.»
    Michel notò che era stato meno convincente rispetto a poco prima.
    «Il fatto che tu sia qui, quindi, è a sua volta puramente casuale.»
    «Ovvio che lo è» rispose Dean. «Io abito qui vicino, mentre per quanto ne so Yuma Emerson vive da tutt’altra parte. Se lei fosse a Starlit Spring sarebbe più strana la sua presenza rispetto alla mia, non credi?»
    «Forse hai ragione» ammise Michel, «Ma sappi che non mi fido di te.»
    «Non ti ho mai chiesto di fidarti» replicò Dean. «Anzi, non vedo perché dovresti. Io e te siamo due estranei che in passato hanno lavorato insieme per breve tempo.»
    «A proposito, com’è andata a finire con quella Natascha?»
    «Natascha?»
    «La ragazza che ti scopavi.»
    «Non ricordo» ribatté Dean, con un sorriso beffardo. «Sai, ne ho scopate talmente tante che non posso ricordarmele tutte.»
    «Per caso ti sei scopato anche una certa Patricia Spencer?» azzardò Michel, memore dello strano incontro del sabato precedente.
    Dean impallidì.
    «P-Patricia Spencer?»
    Michel finse di non essersi accorto della sua strana reazione.
    «Dicevo per dire. È una persona che ho avuto modo di conoscere anni fa a Black Hill e che non mi sarei mai sognato di poter vedere qui.»
    «Non conosco nessuna Patricia Spencer» affermò Dean, che sembrava tornato in sé. «Non ho mai sentito quel nome prima d’ora.»
    Michel ne era matematicamente certo: mentiva.
     
    Top
    .
  10. GÆBRIEL
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Interessante... secondo me Dean non si muove da solo... qualcuno sta muovendo i fili per bene, il fatto poi che Dean sia stato con Patricia beh è una conferma... e sembra che i nodi stiano venendo al pettine!
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 6/7/2013, 09:47) 
    Interessante... secondo me Dean non si muove da solo... qualcuno sta muovendo i fili per bene, il fatto poi che Dean sia stato con Patricia beh è una conferma... e sembra che i nodi stiano venendo al pettine!

    Ci sarà ancora un po' da aspettare prima che i nodi vengano al pettine, forse prima si formeranno ulteriori nodi... :rolleyes:
    Per il momento cerca comunque di ricordarti tutto quello che è stato detto nei capitoli precedenti a proposito di Patricia, perché potrebbe rivelarsi molto utile in futuro. ^^
     
    Top
    .
  12. GÆBRIEL
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 6/7/2013, 12:06) 
    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 6/7/2013, 09:47) 
    Interessante... secondo me Dean non si muove da solo... qualcuno sta muovendo i fili per bene, il fatto poi che Dean sia stato con Patricia beh è una conferma... e sembra che i nodi stiano venendo al pettine!

    Ci sarà ancora un po' da aspettare prima che i nodi vengano al pettine, forse prima si formeranno ulteriori nodi... :rolleyes:
    Per il momento cerca comunque di ricordarti tutto quello che è stato detto nei capitoli precedenti a proposito di Patricia, perché potrebbe rivelarsi molto utile in futuro. ^^

    :woot: Questa notizia è fantastica! Quindi ci sarà ancora da leggereee! Bene bene! :wub:

    Su Patricia... beh ricordo abbastanza bene... e il che non mi piace... <_<
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Temo che, per quanto riguarda Patricia, tu ti stia focalizzando su qualcosa di diverso da quello che intendo io. :D
    Comunque sì, ci sarà ancora da leggere per un bel po'. In base alla scaletta che mi sono fatta, in totale dovrebbero esserci intorno ai 65 capitoli. ^^
    Ora c'è la prima parte del capitolo 44, che credo potrebbe piacerti per la presenza di uno dei tuoi personaggi preferiti...




    Capitolo 44.
    «Alla fine sei tornata» aveva osservato Gabriel, piuttosto perplesso, quando si erano incontrati poche ore prima. «Credevo che avessi deciso di lasciar perdere.»
    «Non potrò mai lasciar perdere» aveva ammesso Naive, a cui la distanza di poco più di sessanta chilometri che separava la sua casa da Starlit Spring non era mai sembrata prima di allora così poco degna di nota. «Potrebbe capitarle qualcosa di molto spiacevole e mi sento in dovere di metterla in guardia.»
    Non voleva coinvolgerlo, era intenzionata a non parlargli ulteriormente di quell’argomento, ma Gabriel aveva preferito domandarle: «Sei riuscita a sentire di nuovo l’altra tua nipote?»
    Naive aveva negato.
    «È stata Yuma a chiamarmi, io non saprei dove rintracciarla.» A quel punto aveva optato per cambiare discorso. «Maya come sta?»
    «Bene.»
    Gli occhi di Gabriel si erano quasi illuminati nel sentire il nome della moglie. Naive aveva sorriso, immancabilmente. Sognava di poter trovare un giorno anche lei una persona con cui condividere il resto della propria vita, ma non era convinta che potesse accadere, e provava nei confronti di Gabriel un sottile filo di invidia.
    «La ami, vero?»
    «Come potrei non amarla?» Gabriel aveva sorriso a sua volta. «Maya è una persona meravigliosa. Non saprei dirti come sarebbe stata la mia vita se non l’avessi mai incontrata, ma sono sicuro che avrebbe potuto essere molto peggiore.»
    Naive si era sentita sollevata: le sue nipoti, nei confronti alla moglie di Gabriel, erano passate in secondo piano.
    «Da quanto tempo vi conoscete?»
    «Da tanto... più di dieci anni» Gabriel aveva abbassato lo sguardo. «Purtroppo molti di questi anni li ho sprecati inseguendo altre ragazze - anzi, una di loro in particolare - e di questo mi sento colpevole.»
    «A tutti può capitare di incontrare la persona sbagliata» aveva obiettato Naive. «Non dovresti sentirti responsabile.»
    «Forse non dovrei... eppure non posso fare a meno di chiedermi come ho potuto trascorrere così tanto tempo accanto a Vic.»
    «Vic?»
    «Victoria Harris, una ragazza con cui stavo insieme proprio quando ho conosciuto Maya. Mi ero messo in testa che io e Vic fossimo fatti per stare insieme, ma ovviamente non era così.»
    «Quello che conta è che dopo tu ti sia accorto che non era così. Tu e Maya vi siete messi insieme subito dopo?»
    Gabriel aveva scosso la testa.
    «No, Maya non mi vedeva nemmeno all’epoca. Non c’ero certo io nei suoi pensieri.»
    «Anche lei stava accanto all’uomo sbagliato, quindi» aveva dedotto Naive.
    «Più o meno. Si era rimessa insieme a un suo ex, con cui era stata insieme quando erano soltanto dei ragazzini. Pensava che le cose, se non avevano funzionato a quell’epoca, potevano invece funzionare dopo anni di distanza. Non è stato così neanche per lei.»
    «Quello che conta, però, è che alla fine abbiate scoperto di essere fatti uno per l’altra.»
    Gabriel aveva annuito.
    «Direi di sì. Tu, invece?»
    Naive gli aveva lanciato un’occhiata dubbiosa.
    «Io... cosa?»
    «Sei sposata?»
    «No.»
    «Fidanzata?»
    «Nemmeno. Non sto con nessuno e non credo che le cose cambieranno a breve.»
    «Capisco.» Gabriel l’aveva guardata negli occhi. «Ma sei felice così o senti la mancanza di qualcosa nella tua vita?»
    «Non lo so» aveva ammesso Naive. «Diciamo che, dopo quello che ho visto, la vicinanza con un uomo mi spaventa.»
    «Sembrerebbe che tu stia paragonando una relazione a una trappola» aveva osservato Gabriel. «Ti assicuro che non è così.»
    «Non è così» aveva replicato Naive, «A condizione che uno dei due non sia succube dell’altro. Per mia sorella è stato così. Ha creduto troppo a lungo che il suo destino fosse quello di trascorrere il resto della sua vita accanto a suo marito. È inutile dire che non avrebbe potuto mettersi in testa niente di più sbagliato. Se non altro mi consolo pensando che, poco prima di essere ammazzata, mi aveva informata che non poteva più andare avanti insieme a lui. Mi aveva confidato di volersene andare e di portare con sé le mie nipoti. Magari ci fosse riuscita.»
    «A proposito delle tue nipoti...»
    Naive aveva sentito un brivido attraversarla.
    «Va beh, non parliamo più di loro.»
    «Perché no?» aveva obiettato Gabriel. «Penso di avere qualcosa da dirti.»
    «Q-qualcosa da dirmi?» Naive si era domandata se davvero ci fosse qualcosa che Gabriel avrebbe potuto riferirle. «Ne sei davvero convinto?»
    «Non so se quello che ti dirò abbia valore, ma preferisco non tenerlo per me.»
    Naive aveva annuito.
    «Capisco.»
    «Hai presente...» Gabriel le era sembrato imbarazzato. «Hai presente quando sei venuta al bar insieme a me e a Maya?»
    «Sì.»
    «C’era una ragazza che parlava con la cameriera.»
    «Sì, ricordo vagamente.» Naive aveva ripensato a una giovane dal volto inespressivo incorniciato da lunghi capelli castani. «Si è anche avvicinata a un certo punto.»
    «Quella ragazza si chiama Natascha» l’aveva informata Gabriel. «È la sorella minore di Victoria, la mia ex.»
    «E Victoria com’è? Le somiglia?»
    «Per niente. Ti stavo dicendo, comunque, che quella ragazza, Natascha, è una cara amica della barista» riprese Gabriel, «E che Maya si incontra con loro, di tanto in tanto. Lei e Natascha non hanno mai avuto molto in comune, ma con Kelly - la cameriera - si è sempre trovata bene. Sabato pomeriggio Maya e Kelly sono andate a fare shopping insieme e hanno incontrato Natascha, che s’è messa a parlare con Kelly. Non è stato un discorso molto interessante, stando a quanto mi ha detto Maya: raccontava di un tizio che le piace, uno con cui...»
    Naive l’aveva interrotto: «Che cosa c’entra questo con le mie nipoti?»
    «Hai ragione, stavo divagando un po’ troppo» aveva ammesso Gabriel. «Dunque, Natascha dopo ha fatto delle domande a Kelly. A quanto pare entrambe avevano visto la fotografia che hai mostrato a me e a Maya quando eravamo al bar. Kelly deve averla riconosciuta.»
    Naive aveva spalancato gli occhi.
    «Kelly conosce Heaven?!»
    «Non ho detto che la conosce di persona» aveva puntualizzato Gabriel. «Semplicemente sa chi è. Pare che Heaven stia insieme al fratellastro di Kelly. Maya ha sentito lei e Natascha che ne parlavano, ma ha preferito fare finta di niente.»
    «Yuma mi ha riferito testualmente, quando ci siamo sentite al telefono, che Heaven sta insieme a un ragazzo bello, ricco e con la testa a posto.» Naive gli aveva lanciato un’occhiata implorante. «C’è qualche possibilità che possa trattarsi di lui?»
    «Il marito della madre di Kelly è ricco sfondato» aveva confermato Gabriel. «Per quanto ne so suo figlio è un bravo ragazzo. Sul fatto che sia bello, non penso che il mio giudizio possa essere molto attendibile.»
    Naive aveva inspirato profondamente prima di chiedere a Gabriel: «Sai dirmi dove abita questo ragazzo? Forse Heaven vive con lui.»
    Aveva avuto paura di un rifiuto, ma così non era stato.
    Eric Laurent viveva a casa di suo padre, che invece si era trasferito in pianta quasi stabile in un’isola caraibica insieme alla madre della barista dello Starlit Cafè.
    Naive fissò il campanello, chiedendosi se fosse opportuno immischiarsi in quella che sembrava essere la nuova vita di Heaven. Dentro di sé avvertì il bisogno di farlo.
    “Speriamo che mi apra.”
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,938
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Oltre la porta, Heaven guardò dallo spioncino. Si sentì quasi paralizzata nel momento in cui udì i passi di Eric lungo il corridoio.
    «Ehi, Heav, chi è alla porta?»
    Heaven si voltò e gli fece cenno di tacere.
    Alle spalle di Eric comparve anche Yuma.
    «Chi...»
    Fortunatamente Eric la zittì.
    «Pare che ci sia qualche problema» mormorò.
    Heaven fece per avvicinarsi a loro, ma le bastò un passo per accorgersi che dall’esterno la sua presenza avrebbe potuto essere avvertita. Portava un paio di scarpe con i tacchi alti, che facevano troppo rumore.
    Se le sfilò, prima di dirigersi verso di loro.
    «C’è Naive» sussurrò alla sorella.
    Yuma strabuzzò gli occhi.
    «Come ha fatto a trovarci?»
    «Non ne ho idea.»
    «E adesso? Cosa facciamo?»
    «Magari potreste aprirle la porta» suggerì Eric, mentre il campanello suonava ancora una volta. «Non è forse l’idea migliore?»
    Heaven scosse la testa.
    «No, non sa che sono qui.»
    Eric obiettò: «Se è venuta, vuole dire che lo sa.»
    «Lo sospetta, ma non può esserne sicura.»
    «Non capisco perché tu sia spaventata da lei.»
    «Mia zia non mi spaventa» precisò Heaven. «Preferirei che non fosse venuta qui, ma di per sé non mi turba particolarmente. È semplicemente meglio che non sappia certe cose.»
    «Per esempio che...»
    «Shhh!» lo zittì Heaven. Sapeva dove Eric stava per andare a parare e avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirglielo. Yuma sembrava essersi accorta che le stava nascondendo qualcosa, ma non aveva prove. Le parole di Eric avrebbero potuto smascherarla. «Mi riferisco, ovviamente, al bambino. Naive non sa niente di lui.»
    «Non pensi che dovresti informarla?» obiettò Eric. «Il bambino è il suo pronipote.»
    «Non c’è alcun bisogno di anticipare i tempi» decretò Heaven. «Un giorno rivedremo Naive e la informeremo di tutto ciò che si è persa in questi mesi, ma non oggi.»
    «Perché no?» insisté Eric, lanciando un’occhiata speranzosa anche a Yuma. «Non vorrei che vostra zia pensasse che vi sto tenendo in ostaggio.»
    Heaven ridacchiò.
    «Ti sfugge che siamo entrambe maggiorenni, forse.»
    «No, questo lo so benissimo» replicò Eric, «Ma qualcuno potrebbe vedere male la nostra... ehm... convivenza forzata. Non intendo quella tra me e te, ma quella tra noi e Yuma.» Si rivolse a quest’ultima. «Sia chiaro, ovviamente puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi.»
    Yuma annuì.
    «Lo so.»
    «A proposito» osservò Heaven, guardando attentamente la sorella, «Come mai ti sei messa quel vestito così elegante?»
    «Devo uscire» la avvertì Yuma. «Ho una cosa importante da fare.»
    «Che cosa, esattamente?» si affrettò a chiederle Heaven. «Non è tanto normale che tu te ne vada in giro dopo cena vestita a quel modo. Devi vedere qualcuno?»
    «Sì» confermò Yuma, prima di abbassare lo sguardo. «O meglio, forse sì.»
    Heaven spalancò gli occhi.
    «Hai intenzione di farti scoprire da Naive?»
    «No, niente affatto» la rassicurò Yuma. «Uscirò dal retro e, ovviamente, non mi vedrà.» Si rivolse poi a Eric. «Posso prendere in prestito la tua macchina?»
    «Ma tu non hai la patente!» sbottò Heaven.
    Si pentì immediatamente di non avere tenuto sotto controllo il tono della propria voce e si girò verso la porta, temendo di sentire suonare il campanello un’altra volta. Ciò che la preoccupava, comunque, non si verificò.
    «Ho una patente falsa intestata a una certa Oona Craven» le ricordò Yuma. «Non sono disposta a trasferirmi e a usare il mio nome falso da qui alla fine dei miei giorni, ma non ho problemi ad approfittarne stavolta.»
    “È pazza” si disse Heaven. “È impazzita completamente!”
    Quasi come se avesse intercettato i suoi pensieri, Yuma le domandò: «Hai per caso qualcosa in contrario?»
    «Sì. Non sono sicura che tu sappia guidare.»
    Yuma sorrise.
    «Diciamo che, prima di entrare al secondo posto nella lista delle persone che è meglio se non incontro mai più, Dean mi ha insegnato qualcosa di utile.»
    «Mi stai dicendo che sai guidare, quindi?» Heaven non ne era del tutto convinta. «La macchina di Eric è impeccabile, non vorrei che gliela riportassi a casa tutta ammaccata... o peggio!»
    «Non accadrà niente di peggio. Anzi, non succederà proprio nulla. Oona Craven riporterà l’auto tutta intera... e sarà intera lei stessa.»
    «Almeno potresti dirci dove stai andando.» Heaven guardò Eric, cercando disperatamente la sua approvazione. «Che cosa ne pensi?»
    «Penso che una ragazza di ventisei anni sia libera di uscire da sola senza dare spiegazioni a noi» ribatté Eric, con sua grande delusione. Si rivolse a Yuma: «Non preoccuparti delle paranoie di Heaven. A condizione che me la riporti a casa intatta, per stasera la mia macchina è a tua completa disposizione.»
    Yuma sorrise.
    «Grazie mille.»
    Heaven tentò di insistere.
    «Dove vai?»
    Yuma alzò gli occhi al cielo.
    «Te lo dirò quando torno.»
    «Mi raccomando» ribadì Heaven, «Cerca di non trovarti sulla stessa strada di Naive.»
    «Non accadrà» la rassicurò Yuma. «Per quanto ti possa sembrare strano, sono capace di badare a me stessa.»
    Heaven la guardò avviarsi verso l’uscita secondaria della casa di Eric e sperò che sua sorella non si stesse sopravvalutando.
     
    Top
    .
  15. GÆBRIEL
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il carattere di Heaven non mi piace... è acida... e io che pensavo che Kelly avesse l'esclusiva!

    Quello che non capisco è perchè Heaven non voglia aprire alla zia, sta tipa non me la conta giusta... altro che scheletri nell'armadio!

    Sono curiosa di leggere il continuo! :bounce.gif:
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
  Share  
.