Anime di metallo

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  1. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (PÅvoneBiÅnco @ 19/6/2013, 11:44) 
    ehm... mi sembrava strano, ma con il caldo che fa sono cose che capitano :rolleyes:...

    Fidati non è il caldo... sono proprio io ad essere un caso disperato!
     
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    Non è il caldo, sono Ronnie e Gabriel! U.U



    Capitolo 21.
    Era uno sconosciuto quello che arrivò alle sue spalle all’improvviso, proprio quello che aveva ritenuto irrilevante, nella sua convinzione assurda che fosse opportuno allontanarsi da una donna che molto probabilmente non era Kelly, ma che forse, per una serie di incredibili coincidenze, avrebbe potuto essere lei.
    Kelly.
    Rick.
    L’auto in fiamme.
    Kelly.
    Rick.
    L’auto in fiamme.
    Kelly.
    Rick.
    L’auto in fiamme.

    Le immagini si susseguirono rapidamente, come flash che lasciavano subito lo spazio l’uno all’altro, nel momento in cui Ronnie sentì l’equilibrio che gli mancava e si ritrovò a terra.
    Rick.
    La donna che gli aveva chiesto aiuto.
    Rick.
    La donna che gli aveva chiesto aiuto.
    Rick.
    La donna che gli aveva chiesto aiuto.
    Lei era di fronte a lui.
    Lei, che non aveva un’identità.
    Lei lo fissava con occhi imploranti.
    La donna che si era rifiutato di aiutare lo fissava.
    Forse lui e Rick erano ugualmente colpevoli, ma ammetterlo significava scaricare parte della colpa su Rick.
    Non poteva farlo.
    Rick era morto subito dopo.
    Rick era morto per colpa sua.
    Ronnie lo sapeva perfettamente.
    Lo sapeva anche Kelly.
    Quello che Kelly non sapeva, che nessuno sapeva, era che una sconosciuta aveva chiesto aiuto a lui e a Rick.
    Se n’erano andati.
    Non si erano curati di lei, e lei... chissà che fine aveva fatto.

    «Svuota le tasche» sibilò una voce maschile. Ronnie rabbrividì al contatto con una lama gelida che gli sfiorava il collo, mentre tentava di rialzarsi. «Non muoverti, oppure sei morto.»
    Kelly.
    Kelly.
    Kelly.

    Pochi secondi avevano il potere di trasformarsi in un’eternità, i ricordi scorrevano a ripetizione, uno dopo l’altro, trascinandolo in quello che sembrava un tunnel senza via d’uscita. Forse la via d’uscita era proprio la morte, forse la sua vita si sarebbe spenta lì quella sera, proprio come era cessata quella di Rick una notte di tre anni prima.
    Kelly.
    Yuma.
    Kelly.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    «Svuota le tasche» ripeté il suo assalitore.
    Ronnie cercò di allontanare l’immagine di Yuma, che si era improvvisamente sovrapposta a quella di Kelly.
    «Non ho nulla» mormorò, certo che l’uomo che l’aveva aggredito non sarebbe stato soddisfatto di scoprire che era uscito portando con sé soltanto le chiavi di casa.
    «Perché dovrei crederti?»
    «Perché è così.»
    Non era certo la migliore delle spiegazioni, soprattutto da dare in un momento del genere, ma Ronnie non riuscì a dire nulla di più sensato. La sua mente era come annebbiata, sempre di più secondo dopo secondo.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    Se la sua vita fosse finita in quel momento, non l’avrebbe rivista mai più e questo pensiero non gli dava pace.
    Yuma.
    Yuma.

    Doveva trovare una via di fuga, in qualche modo, anche se non era certo la cosa più facile da fare con un coltello puntato alla gola.
    «Portati via l’orologio» propose al rapinatore. «È l’unica cosa che posso darti.»
    Lui non se lo fece ripetere due volte e glielo strappò via dal polso, senza rendersi conto che non era un oggetto di valore.
    A Yuma piaceva. Gli aveva raccontato che sua madre ne aveva uno simile. Per un attimo si chiese come avrebbe reagito Yuma quando fosse tornato a Black Hill e le avesse raccontato che gli er stato rubato.
    Si rese conto all’istante che era un pensiero troppo ottimista: l’uomo che l’aveva seguito in quel vicolo buio non sembrava soddisfatto abbastanza da andarsene. Progettare di tornare a Black Hill poteva essere azzardato quando non sapeva nemmeno se di lì a pochi minuti sarebbe stato ancora vivo.
    «Dammi qualcos’altro» gli ordinò il rapinatore.
    «Non ho nulla.»
    «Dammi le chiavi della macchina e dimmi dove posso trovarla.»
    Proprio come aveva ipotizzato le cose si stavano mettendo male.
    «Non le ho.»
    «Non hai una macchina?»
    «Non ce l’ho qui... e non ho le chiavi con me.»

    Kelly corse lungo la strada buia, verso la direzione in cui la sua amica – doveva essere lei, almeno – si stava dirigendo.
    «Ehi!» urlò, quando le fu vicina. «Maya?»
    Quest’ultima si girò di scatto.
    «Kelly?»
    Kelly si avvicinò, porgendole la giacca.
    «Questa avevi intenzione di lasciarmela? Sai benissimo che il guardaroba di mia madre è piuttosto rifornito.»
    Maya rise.
    «Me n’ero completamente dimenticata. Lo sai, quando inizia a fare caldo tendo a dimenticarmi giacche e giubbotti in giro.»
    Kelly annuì.
    «Meno male che ci sono io!»
    «Già, meno male che ci sei tu» ribatté Maya, con un filo di ironia. «È proprio vero: le ragazze acide che un giorno diventeranno vecchie zitelle acide rendono il mondo un posto migliore!» Si guardò intorno, indicandole un lampione che non emanava luce. «Da sole, però, non bastano. Anche un impianto di illuminazione fatto come si deve potrebbe cambiare le cose da così a così.»
    «In effetti non è il massimo» convenne Kelly. «Fortunatamente viviamo in una città tranquilla e non mi sento in dovere di accompagnarti a casa. Sono sicura che ci arriverai viva anche attraversando i presunti quartieri malfamati di Starlit Spring.»
    «Quartieri malfamati?» replicò Maya. «Non ho così tanta strada da fare, ci vogliono poco più di dieci minuti per arrivare a casa mia.»
    Kelly sospirò.
    «Purtroppo anche chi i soldi li ha gusti pessimi in fatto di luoghi in cui abitare.»
    «Mio padre dice che è un luogo molto comodo. Si raggiunge il centro a piedi in qualche minuto, e se non è un vantaggio questo...»
    «È un vantaggio, certo» la interruppe Kelly, «Per chi non può permettersi di andare in giro su una BMW nuova di zecca.»
    Maya rise.
    «Vedo che non sei cambiata affatto. Un commento del genere era proprio quello che mi aspettavo da te.»
    «Si vede che sono scontata» replicò Kelly. «E comunque, dato che ti ho restituito la tua giacca, è meglio se me ne torno a casa. Sono stanca di seguirti ovunque.»
    «Seguirmi ovunque? Che esagerazione!»
    «Stammi bene, Maya. Avevi una gran fretta di andartene... e ora ce l’ho anch’io!»
    Maya ridacchiò, prima di salutarla.
    Kelly la guardò mentre le voltava le spalle e se ne andava, poi fece dietrofront a sua volta, diretta verso la via in cui abitava.
     
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  3. GÆBRIEL
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    CITAZIONE
    Non è il caldo, sono Ronnie e Gabriel! U.U

    :D Tu si che mi conosci bene!

    Ronnie è in pericolo! Ma dove cazz* ho messo la mia armatura? *la cerca diperatamente*
     
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    Ma dove cazz* ho messo la mia armatura? *la cerca diperatamente*

    :lol:
    Cercherò di aggiornare il prima possibile. XD
     
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  5. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 19/6/2013, 15:44) 
    CITAZIONE
    Ma dove cazz* ho messo la mia armatura? *la cerca diperatamente*

    :lol:

    Nessuno deve toccare Ronnie o Gabriel!

    *Sono pronta*


    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 19/6/2013, 15:44) 
    Cercherò di aggiornare il prima possibile. XD

    Ottima idea capo!
     
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    E dato che Gab è armata e sono io a rischiare grosso se non continuo, ecco la parte conclusiva del capitolo. :D



    Ronnie avvertì nitidamente la lama affilata che lo sfiorava.
    «Ti avevo detto di non muoverti o sbaglio?»
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    La sua vita sarebbe finita su quella strada e lui e Yuma non si sarebbero rivisti mai più, ormai ne era certo. Quel rapinatore, chiunque fosse, lo voleva morto. Gli aveva dato l’orologio, e non era andata bene. Aveva tentato di disarmarlo, ma non era andata bene. Quella era la fine.
    «Hai commesso un grave errore.»
    Ronnie lo sapeva.
    Poi, all’improvviso, ricominciò a pensare alla notte maledetta, senza saperne il motivo.
    Una donna correva.
    Scappava, cercando di non inciampare nei tacchi troppo alti.
    Correva, nonostante il vestito troppo stretto.
    Tre uomini urlavano, in lontananza.
    Lei fuggiva.
    Era da loro che scappava.

    Ronnie cercò di ricordare. Lui e Rick dovevano essere passati accanto a quei tre, uscendo dal locale, ma che importanza aveva?
    “Nessuna.”
    Non ne aveva affatto, adesso che la fine era vicina.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    Voleva spegnersi con la sua immagine riflessa nella mente; almeno adesso, che il suo tempo stava per scadere, poteva ammettere con se stesso di amarla come non aveva mai amato nessun’altra prima di lei.
    Rimase in attesa che l’arma lo colpisse, rassegnato a una fine imminente, ma non accadde nulla di tutto questo.
    Udì distintamente la voce di una donna.
    «Yuma» sussurrò, anche se aveva la consapevolezza che non potesse trattarsi di lei.
    Tutto ciò che seguì, in un primo momento, non riuscì a comprenderlo, furono istanti più confusi di quanto avrebbe voluto. Si rese conto soltanto che il suo assalitore stava scappando.
    Aggrappandosi al muro di un vecchio edificio si rimise in piedi.
    «Come stai?»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    Davanti a lui, rischiarata da uno dei pochi lampioni ancora in funzione, c’era una ragazza bionda, vestita di grigio chiaro.
    «M-Maya?»
    Lei gli parve altrettanto sorpresa.
    «Ronnie, sei tu?» Gli si avvicinò. «Che sorpresa rivederti qui.»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    Maya calzava un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi.
    «Eri tu, quindi...»
    «Chi?» gli chiese Maya, senza capire. «Di chi parli?»
    «Niente, lascia stare» si affrettò a rispondere Ronnie, ripensando alla donna che aveva cercato di evitare, ritrovandosi in quella via. «Piuttosto, cos’è successo?»
    Maya sorrise.
    «Dovresti dirmelo tu.»
    «Io?»
    «Sono passata di qui e ti ho trovato a terra, con un uomo che ti teneva un coltello puntato alla gola. Nessuno meglio di te può sapere cosa sia accaduto.»
    «Mi ha portato via l’orologio. La cosa più assurda è che vale poco e niente. Ma tu, piuttosto, che cosa ci facevi qui?»
    «Sto andando a casa.»
    «No, dico proprio qui, in questa strada.»
    «Ho sentito delle voci che mi hanno insospettito e sono venuta a controllare.»
    Ronnie l’ammonì: «Avrebbe potuto essere pericoloso.»
    «Parla quello che per poco non si è fatto ammazzare per un orologio» ribatté Maya. «Quello che conta è che l’ho messo in fuga, no?»
    «Quello che non capisco è come tu abbia fatto» ammise Ronnie. «È... è molto strano.»
    «Non direi» obiettò Maya. «Aveva due soluzioni: o non farsi riconoscere o ucciderci entrambi. Per fortuna ha scelto quella più indolore.»
    «Già.»
    «A proposito, come ti senti? Ti accompagno a casa.»
    «Non preoccuparti, ce la faccio da solo» la rassicurò Ronnie. «Grazie a te. Ormai ti ho già arrecato anche troppo disturbo.»
    «Figurati. Anzi, per me è un piacere avere scoperto di avere salvato la vita proprio a te, invece che a uno sconosciuto qualsiasi.»
    Quelle parole gli strapparono un sorriso.
    «Speravo che ci saremmo rivisti in un’altra circostanza, ma tutto sommato non è stato così male neanche così.»
    Maya sorrise a sua volta.
    «Anch’io avrei voluto rivederti in una situazione diversa, ma mi faccio bastare quello che ho avuto.» Abbassò lo sguardo. «Non so se sia la cosa migliore da dire, ma...» Alzò di nuovo gli occhi. «...ma, mi sei mancato, Ronnie.»
    «Anche tu.»
    «Avresti potuto chiamarmi, ogni tanto.»
    Ronnie annuì.
    «Lo so, ma ho sempre pensato che non era il caso. Avrebbe potuto essere imbarazzante per te.»
    Maya strabuzzò gli occhi.
    «Imbarazzante?! E perché?»
    «Non tutte le ragazze sono felici di ricevere una telefonata da parte del loro ex.»
    Maya rise.
    «Ma tu non sei un ex come tutti gli altri!»
     
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  7. GÆBRIEL
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    OMG!!!!!

    Ronnie e Maya? Questo non l'avrei mai detto!!! :woot:
    Vorrei tanto sapere com'è andata tra i due! mmh
     
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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 19/6/2013, 18:01) 
    OMG!!!!!

    Ronnie e Maya? Questo non l'avrei mai detto!!! :woot:
    Vorrei tanto sapere com'è andata tra i due! mmh

    Se ti può consolare nemmeno io l'avrei mai detto fino all'altro ieri! :D
    Comunque delle spiegazioni ci saranno già nel prossimo capitolo. ^^
     
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  9. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 19/6/2013, 18:02) 
    Se ti può consolare nemmeno io l'avrei mai detto fino all'altro ieri! :D
    Comunque delle spiegazioni ci saranno già nel prossimo capitolo. ^^

    :lol:
    Non vedo l'ora di leggerlo!!!
     
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    Non vedo l'ora di leggerlo!!!

    E io non vedo l'ora di scriverlo! :D
     
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  11. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 19/6/2013, 18:17) 
    CITAZIONE
    Non vedo l'ora di leggerlo!!!

    E io non vedo l'ora di scriverlo! :D

    E allora cerca di fare felici entrambe! :lol:
     
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    Ci proverò! :D
     
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    Questa è la prima parte del capitolo 22 e in tutta sincerità mi pare un po' scialba... ha comunque il lato positivo di svelare, almeno in parte, qualcosa su Ronnie e Maya, per la quale prevedo un ruolo decisamente più ampio nella terza parte. :woot:



    Capitolo 22.
    Non c’era niente di più rassicurante di una casa vuota per chi tentava di sfuggire ai propri fantasmi. I suoi genitori non c’erano, mentre Ralph era uscito con Aaron, uno dei suoi amici, con cui Ronnie non aveva mai avuto molto a che fare. Avrebbe potuto essere un giorno come tanti, un giorno che presto avrebbe dimenticato, archiviandolo come insignificante, ma mentre si perdeva ad ammirare le lancette di una sveglia che segnava le tre e ventisette minuti udì il campanello suonare.
    Si diresse svogliatamente alla porta, sperando che si trattasse di qualcuno che fosse possibile liquidare in pochi secondi.
    Aprì.
    I suoi occhi si specchiarono in quelli di Maya.
    «E tu cosa ci fai qui?»
    Maya sorrise.
    «Complimenti per l’accoglienza! È meglio che me ne vada?»
    «Sì.»
    Ronnie avvampò. L’aveva detto davvero?
    Maya, però, non gli parve offesa.
    «È raro trovare una persona così sincera.»
    «Più che sincero, mi definirei scortese» ammise Ronnie. «Non era certo la risposta più opportuna da dare.»
    «Almeno non mi hai sbattuto la porta in faccia» ribatté Maya. «Mi hai lasciato la possibilità di scegliere che cosa fosse più opportuno fare.»
    «E cos’avresti deciso?»
    «Mhm... forse che vale la pena di tormentarti ancora un po’. Lo sai, non sono mai stata brava a farmi da parte quando era il caso...»
    «Mi stai dicendo che resterai» dedusse Ronnie. «Tutto sommato potrebbe essere una buona idea. Che cosa ne diresti di entrare?»
    «Dico che sei tutt’altro che scortese e che mi fa un gran piacere rivederti... stavolta in circostanze migliori rispetto a quelle di ieri sera. A proposito, come stai?»
    «Bene.»
    Era la verità. A parte un graffio sul polso sinistro, da cui il rapinatore gli aveva strappato l’orologio, una piccola ferita sulla fronte e un livido sullo zigomo destro non aveva riportato altre conseguenze.
    «Ne sono felice.»
    «E io... sono felice che tu sia qui.»
    Maya fece un passo avanti e chiuse la porta alle proprie spalle.
    «Cosa ne dici di andare a fare un giro?»
    «Dove?»
    «In giro, da qualche parte.»
    Ronnie si sentì inorridire.
    «Vuoi dire... a quella dannata fiera?»
    Maya annuì.
    «Anche.»
    «Non mi pare il caso. Ci saranno tante persone che conosco e...»
    «Appunto» lo interruppe Maya. «Non credi che qualcuno potrebbe essere molto soddisfatto di rivederti?»
    «Non lo penso affatto.»
    Maya rise.
    «Non cambierai mai.»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    «Invece sono cambiato tanto, rispetto a una volta.»
    «Tutti cambiano. Anch’io non sono più la bambina che è cresciuta insieme a te; anch’io sono cambiata.»
    Ronnie non poté fare a meno di sorridere.
    «Lo vedo. Sei diventata molto più bella. Se non sapessi già che tra noi non può funzionare, farei dei pensieri non troppo eleganti su di te.»
    Maya gli mostrò un radioso sorriso.
    «Mi piacerebbe proprio sapere quali siano questi pensieri non troppo eleganti...»
    Ronnie si chiese se stesse scherzando o se dicesse sul serio.
    La vide riflettere per un istante, poi la sentì mentre gli domandava: «Che cosa ne penserebbe Yuma dei tuoi pensieri non troppo eleganti nei miei confronti?»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Y-Yuma?»
    «Temo che ieri sera tu mi abbia scambiato per lei» precisò Maya, «Chiunque sia.»
    «Ah, già...»
    Era stato davvero stupido a pronunciare il nome della ragazza che... No, non poteva pensare certe cose a proposito di Yuma, era un’idea che la sua mente si rifiutava di concepire.
    «Sai, per un attimo l’ho invidiata» gli confidò Maya. «Un tempo avrei tanto voluto che il mio futuro fosse accanto a te.»
    «A quell’età non si pensa al futuro» replicò Ronnie. «È passato talmente tanto tempo da quando stavamo insieme che non ricordo nemmeno quando sia stato esattamente...»
    «Hai una pessima memoria per queste cose» ribatté Maya. «Io avevo diciassette anni, tu quindici. Se ripenso a quanta gente mi ha preso in giro perché stavo insieme a un ragazzo più giovane...»
    Ronnie non la lasciò finire: c’era qualcosa di più importante che doveva mettere in chiaro.
    «Yuma non è la mia ragazza.»
    Maya gli parve perplessa.
    «Ah, no? Dal tono con cui la invocavi...»
    «Non so nemmeno io che cosa mia sia passato per la testa. Yuma è soltanto un’amica... una mia cara amica che ho conosciuto a Black Hill.»
    «Anche noi eravamo amici prima di metterci insieme» gli ricordò Maya. «Magari anche tra voi potrebbe succedere la stessa cosa, prima o poi, e magari con più successo di quanto ne abbiamo avuto io e te.»
    «Mi sembra molto improbabile» si limitò a rispondere Ronnie, sperando che Maya non aggiungesse altro in proposito.
    La sua amica parve quasi leggergli nella mente, da come si affrettò a cambiare discorso.
    «Ti bastano dieci minuti?»
    «Per fare cosa?»
    «Per prepararti.»
    «Prepararmi per cosa?»
    Maya alzò gli occhi al cielo.
    «Per andare a fare un giro.»
    Ronnie sospirò.
    «Dobbiamo proprio uscire?»
    Maya sorrise.
    «Così pare.»
    «Non mi sembra una grande idea.»
    «In effetti no» ribatté Maya. «Mi pare di capire che non ci sia nessuno in casa, a parte te. Il tuo rifiuto di uscire potrei interpretarlo come una volontà di tradurre in realtà quei pensieri non troppo eleganti...»
    Ronnie non riuscì a trattenere una risata.
    «Va bene, hai vinto tu» si arrese, mentre Maya lo guardava con occhi carichi di ammirazione. «Vado a prepararmi per uscire.»
     
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  14. GÆBRIEL
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    Non è scialba, anzi! Più vado avanti e più Ronnie è il mio tipo ideale :woot:

    Anche se aspetto che si sveli Gabriel, poi potrò decidere! ahahha

    Però è anche detto che non mi decida mai! :xD:
     
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    Sono felice che non ti sia sembrato scialbo! Comunque ora sono qui con la seconda parte del capitolo... e troverai una piacevole sorpresa! :D



    Quando si allontanarono dalla folla, Natascha aveva una delle sue solite espressioni esaltate e per un attimo Kelly sperò che Victoria decidesse di ricomparire proprio in quel momento: almeno sarebbe stata lei a dirle di smetterla di blaterare. La più giovane delle sorelle Harris sapeva essere esasperante.
    «L’hai visto anche tu!»
    «Ho visto quel tizio di sfuggita» ammise Kelly. «Niente di più.»
    «Somigliava maledettamente a Dean.»
    Kelly alzò gli occhi al cielo.
    Gabriel suggerì a Natascha: «Dovresti toglierti dalla testa quel tale.»
    Kelly gli lanciò un’occhiata carica di gratitudine.
    «È sparito nel nulla senza farsi più vedere» proseguì Gabriel. «Non vedo perché una ragazza come te dovrebbe corrergli dietro senza motivo.»
    «Perché è l’uomo che amo» declamò Natascha, senza rendersi conto di quanto fosse teatrale il suo tono di voce. «Io e Dean siamo fatti per stare insieme e lui lo sa bene tanto quanto me. Non tutte le donne si accontentano del primo venuto.» Si girò palesemente verso Gabriel. «Purtroppo qualcuna si fa bastare ciò che ha.»
    Almeno, pensò Kelly, si era astenuta dall’aggiungere “e Victoria è una di quelle”, una conclusione che sarebbe stata nel suo stile.
    Sebbene sospettasse che anche Victoria si fosse lasciata trascinare più dal fattore economico che dai sentimenti, Gabriel era un tipo affidabile, non uno che spariva nel nulla da un giorno all’altro senza degnarsi di fare almeno una telefonata. Natascha sembrava avere una calamita che attirava gli elementi peggiori.
    Kelly sentiva di non invidiarla affatto e, per quanto la riguardava, quel discorso poteva chiudersi anche lì.
    Natascha, però, sembrava non essere d’accordo col suo parere, dal momento che le chiese all’istante: «Mi aiuterai a rintracciarlo?»
    Kelly spalancò gli occhi.
    «Cosa dovremmo fare?»
    «Cercarlo in mezzo alla gente.»
    Equivaleva a cercare un ago in un pagliaio, ma si trattenne dal farlo presente a Natascha; non certo per un’improvvisa gentilezza nei suoi confronti, ma perché aveva appena intravisto Maya e quella era un’occasione ottima per lasciar perdere i deliri a proposito di Dean.
    «Ehi, Maya!» la chiamò a gran voce.
    Questa si girò e, nel vedere Kelly e i suoi amici, si avvicinò a loro, schivando la folla che attorniava le bancarelle.
    «Alla fine sono venuta anch’io» ammise con Kelly.
    «Ti ho vista» puntualizzò quest’ultima. «Avresti potuto venire con noi.» Indicò Natascha e Gabriel che stavano parlottando, probabilmente dello stesso argomento. «C’è anche Victoria con loro, ma era talmente immersa nella contemplazione di non so che cosa che l’abbiamo lasciata indietro. Dovrebbe raggiungerci qui.»
    Maya annuì.
    «Sì, lo so, sono stata scortese nei vostri confronti, ma...»
    Gabriel, lasciando perdere Natascha e le sue fantasie, la interruppe: «Impossibile, tu non sei mai scortese!»
    Maya sorrise.
    «Anche se non sono venuta da sola?»
    «Anche se non sei venuta da sola» convenne Gabriel. «D’altronde perché una ragazza come te, che avrà mille uomini ai suoi piedi, dovrebbe essere da sola?»
    Natascha scosse la testa, con disapprovazione.
    «Dove li vedi tutti questi uomini?»
    «Era per dire.»
    «Allora evita certe battute squallide» gli suggerì Natascha. «Purtroppo Maya non viene considerata da nessuno. Sicuramente è venuta con un’amica.»
    «Veramente sono venuta con un amico» precisò Maya.
    Non aggiunse altro e Kelly sentì di stimarla come non mai: se ci fosse stata lei, al suo posto, nel migliore dei casi avrebbe fatto notare a Natascha che certi interventi a sproposito era meglio risparmiarseli, nel peggiore l’avrebbe coperta di insulti.
    «Un amico?»
    «Sì, è qui nei paraggi.»
    Maya prese a guardarsi intorno.
    «Io non vedo nessun tuo amico» obiettò Natascha. «Secondo me te lo sei inventata per non far vedere che nessuno vuole sapere niente di te. E poi di chi si tratterebbe? Tu non hai altri amici oltre a noi.»
    «Credo che tu ti stia sbagliando» replicò una voce maschile alle spalle di Kelly. «Maya è venuta insieme a me.»
    Kelly raggelò.
    Si girò molto lentamente.
    «Ronald Craven?!» borbottò. «Allora è vero quello che si dice in giro.»
    «Non saprei» rispose Ronnie, ricambiando il suo sguardo carico di disapprovazione. «Dipende da che cos’hai sentito.»
    «Mi era giunta voce che tu fossi tornato in città. Speravo almeno di non incontrarti, ma a quanto pare mi è andata male.»
    Ronnie sembrò ignorarla.
    «Cosa ne pensi di andare a fare un giro?» chiese a Maya. «Non ha molto senso rimanere qui ad ascoltare discorsi di questo genere.»
    «No, non ne ha» s’intromise Kelly, «Specie da parte di chi non vuole ammettere le proprie responsabilità.»
    Non riuscì a trattenere un sussulto quando un’altra voce che conosceva bene, alle sue spalle, puntualizzò: «Immagino che tu sia un’esperta in questo campo.»
    Un attimo dopo Aaron Williams, cugino di secondo grado di Victoria e Natascha, le comparve davanti. Non era stato lui a parlare, però. Fu necessario attendere soltanto qualche istante, poi vide anche Ralph.
    «Taci, impiccione» sbottò Kelly. «Nessuno ha chiesto il tuo parere.»
    «Nessuno l’ha chiesto, è vero, ma non ho problemi a dire la mia» ribatté Ralph. «A quanto pare sei tu quella che non vuole sentire la verità.» Si girò verso Ronnie. «Lo vedi? Tu e Kelly vi somigliate davvero tanto. Forse eravate proprio fatti per stare insieme!»
    Kelly e Ronnie si scambiarono un’occhiata. Entrambi erano abituati alle accuse, ma nessuno dei due se l’aspettava in quel momento.
    Kelly fece per parlare, ma vedendola in difficoltà Ronnie decise di replicare: «Non hai alcun diritto di fare commenti di questo genere. Quello che c’è stato – o meglio, quello che sostieni ci sia stato – tra me e Kelly non ti riguarda!»
    Prima che Ralph potesse replicare, Maya s’intromise: «Sono d’accordo con lui. Penso che faresti meglio a badare agli affari tuoi.»
    «Non capisco che cosa possa c’entrare tu» obiettò Ralph. «La tua opinione vale meno di zero.»
    Maya non s’arrese.
    «Esattamente come la tua.»
    Ronnie la fissò con gratitudine. Se non ci fosse stata lei, probabilmente Ralph avrebbe già provveduto ad inventare accuse più pesanti da rivolgere a lui e a Kelly.
    La vide alzare lo sguardo, come a fissare qualcuno tra la folla. Per lei il discorso era chiuso, e Ronnie si ritrovò a sperare che lo fosse anche per Ralph, mentre Maya osservava: «Quella è Victoria. Vado un attimo a salutarla e poi torno.»
    Non c’era motivo per cui dovesse rimanere con loro, Ronnie lo sapeva, ma non poté fare a meno di notare gli occhi carichi di soddisfazione suo fratello mentre Maya si allontanava.
    «Adesso la tua portavoce non c’è più» rimarcò Ralph. «Credo che tu abbia qualcosa da dire, a questo punto, senza ricorrere al suo provvidenziale aiuto.»
    Ronnie scosse la testa.
    «Ti sbagli, non ho niente da dire... e non ho alcun motivo per rimanere qui.»
    Se ne andò a sua volta, senza aspettare Maya. Se la sarebbe cavata anche da sola, mentre lui non avrebbe retto molto a lungo.
    Percorse tutta la strada sulla quale si svolgeva la fiera, cercando di allontanarsi il prima possibile da tutta quella gente con la quale non aveva niente in comune. Si sentì sollevato, non appena svoltò in una delle vie secondarie.
    “Uscire è stato un errore.”
    Non gli restava altro che sperare di non incontrare nessuno di sua conoscenza finché non fosse arrivato a casa.
    Non fu esattamente quello che accadde. Erano passati soltanto pochi minuti da quando aveva formulato quel pensiero quando udì una voce.
    «Ronnie!»
    Si girò lentamente verso la direzione da cui proveniva. Guardò la ragazza che aveva pronunciato il suo nome. Non credeva ai propri occhi.
    «Yuma! Yuma, cosa ci fai qui?»
     
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