Anime di metallo

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    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 8/6/2013, 20:57) 
    Questo capitolo è stato molto rivelante!
    Odio Ralph e le sue convinzioni, giuste o sbagliate che siano!

    Questo romanzo mi piace sempre di più!!!

    Continuaaaa!!!! :bounce.gif:

    In effetti diciamo che è un po' una "spaccatura" tra la situazione di prima e quella attuale...
    Ralph comunque farà ancora numerose comparse. U.U
    A proposito, l'ho appena inserito nel backstage!

    Continuerò presto! ;)
     
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  2. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 8/6/2013, 21:30) 
    CITAZIONE (GÆBRIEL @ 8/6/2013, 20:57) 
    Questo capitolo è stato molto rivelante!
    Odio Ralph e le sue convinzioni, giuste o sbagliate che siano!

    Questo romanzo mi piace sempre di più!!!

    Continuaaaa!!!! :bounce.gif:

    In effetti diciamo che è un po' una "spaccatura" tra la situazione di prima e quella attuale...
    Ralph comunque farà ancora numerose comparse. U.U
    A proposito, l'ho appena inserito nel backstage!

    Continuerò presto! ;)

    Oh bene! :bounce.gif:

    Backstage commentato!

    Si, devo dire che questo capitolo ha fatto molta luce ad alcune domande... il che ovviamente non è un male, anzi... ho apprezzato Ronnie ancora di più! :wub:
     
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    In effetti sto notando che apprezzi particolarmente Ronnie. u.u
    Quindi ti do due notizie, una buona e una cattiva: quella buona è che è pronta la prima parte del capitolo 13, quella cattiva... è che per il momento Ronnie non ci sarà! :D



    Capitolo 13.
    L’arrivo di Natascha fu una sorpresa, quando il giovedì pomeriggio stava per lasciare spazio a un giovedì sera che per Kelly si sarebbe probabilmente rivelato piatto e incolore, come qualsiasi altro momento della sua esistenza.
    «E tu che cosa ci fai da queste parti?» esclamò, sinceramente stupita dalla presenza di quella che un tempo si era sforzata di considerare un’amica, all’epoca in cui Natascha era soltanto una ragazzina che trascorreva le proprie giornate al seguito della sorella maggiore Victoria.
    «Non ci vedevamo da un po’» rispose Natascha. «Ho pensato che sarebbe stato carino passare per farti un saluto.»
    Kelly annuì.
    «Hai fatto bene a venire. Come vedi», le indicò lo spazio circostante, «Non c’è più nessuno: sono già andati tutti quanti a casa.»
    «Stavi per chiudere, quindi?» Dal tono piatto di Natascha non trapelava certo la sensazione di essere “di troppo”, probabilmente aveva posto quella domanda soltanto per educazione. «Ti basta dirmelo, non ho problemi ad andarmene. Magari, però, una di queste sere potremmo vederci per fare quattro chiacchiere, che cosa ne dici?»
    «Non c’è bisogno di rimandare a una di queste sere» puntualizzò Kelly. «Manca ancora un po’ all’orario di chiusura, quindi non farti problemi.»
    L’espressione di Natascha rimase ugualmente impassibile.
    Kelly attese che la sorella minore di Victoria si rivolgesse a lei, ma Natascha rimase in silenzio a fissare il nulla davanti a sé.
    «Allora?» azzardò Kelly. «Che cosa mi racconti di nuovo? Come vanno le cose al lavoro?»
    Natascha sospirò.
    «Dobbiamo per forza parlarne? Neanche facessi un lavoro interessante.»
    Kelly sbuffò.
    «Chiedevo così per dire qualcosa.»
    «Se non sia cosa dire, allora stattene zitta!» replicò Natascha. «Io sono qui per una cosa importante.»
    Kelly le lanciò un’occhiata interrogativa.
    «Cioè?»
    Natascha abbassò lo sguardo.
    «Ho sentito parlare di nuovo di quella donna che fu uccisa la notte dell’incidente.»
    Bastò un attimo perché Kelly sentisse il mondo che le crollava addosso.
    «L-la n-notte d-del...» si ritrovò a balbettare.
    «Sì, la notte dell’incidente di Rick» specificò Natascha, come se davvero ce ne fosse bisogno. «Fu uccisa quella donna...»
    Kelly la interruppe: «Non me ne frega niente di quello che è successo a quella donna! Era una perfetta sconosciuta, che ha trovato la morte per mano di perfetti sconosciuti! Perché dovrebbe importarmene?»
    Si pentì subito della propria reazione. Perfino una persona tendenzialmente indifferente a tutto ciò che non la riguardava in prima persona come Natascha – Kelly era sicura che non fosse davvero interessata all’omicidio che era stato commesso a Starlit Spring la notte in cui Rick Craven era morto in un tragico incidente stradale –avrebbe potuto notare qualcosa che non andava in lei e chiedersene il motivo.
    «Non ti scaldare» replicò infatti Natascha, secca. «Non mi sembra di avere parlato di qualcosa di innominabile.»
    Kelly abbassò lo sguardo.
    «Sai bene che non mi piace parlare di morti.»
    «Questa mi è nuova!» ribatté Natascha. «Non eri tu quella che aveva un interesse morboso per tutto quello che succedeva a Starlit Spring, un tempo?»
    «Un tempo...»
    Natascha la ignorò e proseguì: «Tra tutto quello che capita ci sono anche i decessi, naturalmente. Se hai sempre ritenuto opportuno tenere lunghi dibattiti, all’interno di questo bar, su ultraottantenni morti tranquillamente nel loro letto o in una stanza d’ospedale, come puoi essere indifferente nei confronti di una donna brutalmente assassinata lungo le strade di Starlit Spring nel cuore della notte all’età di quarantadue anni?»
    Kelly sospirò.
    «Non ne sono indifferente, ma...»
    S’interruppe. Valeva davvero la pena di sprecare parole?
    Natascha la esortò a proseguire: «Ma...?»
    Kelly rifletté un istante, alla disperata ricerca di una risposta, mentre i ricordi si mescolavano nella sua mente.
    Natascha se n’era andata.
    Rick e Ronnie se ne stavano andando.
    Ronnie.
    Ronnie le aveva lanciato un’occhiata che significava molto.
    «Un giorno parleremo di quello che c’è stato tra noi» le aveva detto proprio quella sera, in quei pochi secondi in cui si era ritrovato solo con lei.
    «Non dobbiamo parlare di niente» aveva replicato Kelly.
    Natascha si era avvicinata con un bicchiere in mano, qualcosa di analcolico da cui usciva una cannuccia colorata.
    Ronnie.
    Natascha.
    Possibile che Natascha avesse intuito qualcosa?
    No, non poteva essere.
    Se n’era andata senza chiederle spiegazioni.

    «È passato tanto tempo da allora» tentò Kelly, senza troppa convinzione. «Ormai alla gente non interessa più, quindi non importa nemmeno a me. Quello che conta è che mi tenga aggiornata su ciò che ai miei clienti interessa sentire.»
    Natascha alzò gli occhi al cielo.
    «Non lo trovi dannatamente frustrante?»
    «Mhm...» borbottò Kelly. «Direi di no, perché dovrebbe esserlo?»
    «Tu vivi in funzione di quello che fanno gli altri» precisò Natascha. «Anzi, vivi in funzione del tuo lavoro.»
    «Non dovrei?»
    Natascha scosse la testa.
    «La gente dovrebbe lavorare per vivere, non vivere per lavorare.»
    «E se il lavoro fosse l’unica cosa che riempie la vita?» replicò Kelly. «Hai mai pensato che potrebbe funzionare così per me?»
    Natascha ridacchiò.
    «Ovvio che è così, per chi si diverte a interpretare la parte della vedova senza speranze! Hai venticinque anni, Kelly, non settanta! C’è ancora tanto che puoi fare!»
    Rick.
    Rick.
    Rick.

    Era un pensiero ossessivo, Kelly non riusciva a toglierselo dalla testa. Era più facile sostenere che nessuno potesse eguagliarlo, piuttosto che ammettere che si sentiva colpevole per tutto quello che era accaduto.
    «C’è ancora tanto che posso fare» ripeté, con una voce talmente piatta da essere la prima a inorridire al pensiero di quanto poco fosse credibile. «Non appena arriverà il momento...»
    Natascha le indicò la porta.
    «Potrebbe essere questo il momento.»
    Kelly non si sforzò nemmeno di guardare in quella direzione.
    «Il momento di che cosa?»
    «È appena entrato un ragazzo carino» sussurrò Natascha. «Potresti sforzarti di essere sorridente e solare, almeno davanti a lui, e chiedergli di uscire con te.»
    Kelly sbuffò.
    «Perché non glielo chiedi tu?»
    «Perché sto già frequentando qualcuno» rispose Natascha. «Dean è l’uomo migliore che una donna potrebbe incontrare.»
    «Dean?» ripeté Kelly. «Chi è Dean?»
    «Giusto, chi è Dean?» s’intromise una voce che Kelly conosceva.
    Si girò verso il nuovo arrivato.
    «E tu cosa ci fai qui?» gli chiese, seccata, mentre Michel la fissava con un’espressione piuttosto divertita. «Ma soprattutto, da quando hai l’abitudine di ascoltare i discorsi privati degli altri?»
    «Possibile che tu debba sempre essere così acida?» sbottò Natascha. «Se continui così, non troverai mai un uomo come Dean!»
    Kelly non poté fare a meno di spalancare gli occhi quando Michel, come se conoscesse Natascha da sempre, le domandò: «Chi sarebbe questo Dean? Mi interessa scoprire quali siano le sue brillanti qualità...» Lanciò un’occhiata a Kelly. «Chissà che non possa essermi utile per scoprire che genere di uomini piacciono alle donne di oggi!»

    Edited by »Milù Sunshine» - 18/6/2013, 01:12
     
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    A Michel non sfuggì come Kelly l’avesse fulminato con lo sguardo, ma fortunatamente Natascha Harris – perché non aveva dubbi: la ragazza che aveva di fronte era proprio quella della fotografia che gli aveva mostrato Dean Tray, e ancora non riusciva a spiegarsi come potesse essere stato così fortunato da ritrovarsela davanti quasi magicamente quando meno se lo aspettava, mentre il suo impegno nel cercarla per giorni si era sempre tradotto in un nulla di fatto – non sembrava essere fatta dello stesso stampo. Anzi, sorrideva piuttosto estasiata mentre osservava: «È bello che ci siano ragazzi che si chiedono davvero che cosa serva per piacere alle donne. Alla maggior parte non importa nulla... per fortuna Dean non è così!»
    Michel era perfettamente consapevole che poteva trattarsi di un caso di omonimia, d’altronde Tray non poteva essere certo l’unico, sulla faccia della Terra, a portare quel nome. Sarebbe stata comunque una coincidenza molto curiosa e, dal momento che era sempre stato piuttosto scettico sulla validità di quelle che sembravano essere coincidenze curiose e che era solito credere soltanto a ciò di cui poteva essere sicuro al cento per cento, si era detto che valeva la pena di raccogliere informazioni aggiuntive. Non gli sarebbe stato molto difficile scoprire se quel Dean per cui Natascha Harris sembrava letteralmente impazzita fosse lo stesso che gli aveva suggerito di cercarla.
    «La puttana che mi sono portato a casa ieri sera non ne voleva sapere» gli aveva spiegato Dean, nel corso del loro primo incontro, per giustificare il suo ritardo. «Dato che mi ha fatto divertire parecchio e che costava poco forse ho tardato un po’.»
    Poteva trattarsi proprio di Natascha? Non gli sembrava il tipo di ragazza che accettasse di avere rapporti sessuali a pagamento, ma probabilmente rientrava in una categoria che avrebbe potuto ugualmente piegarsi alle volontà di Dean Tray: in apparenza era esattamente il tipo di ragazza disposta a pendere dalle labbra da chiunque aprisse il portafoglio con una certa facilità. Michel dedusse che se un uomo come Dean avesse offerto una cena a Natascha o le avesse regalato qualcosa di costoso – magari qualche capo di abbigliamento firmato e all’ultima moda – avrebbe probabilmente avuto un’elevata probabilità di successo.
    Era il momento di passare all’azione perciò Michel, mostrandole un radioso sorriso, le chiese finalmente: «Allora, mi vuoi dire qualcosa di più a proposito di quest’uomo così eccezionale che hai avuto modo di conoscere?»
    L’espressione estasiata di Natascha si fece ancora più accentuata.
    «Non appena ho sentito la sua voce ho capito che era l’uomo dei miei sogni. È un tipo con la testa a posto.»
    A Michel non sfuggì l’occhiata perplessa che Kelly aveva lanciato a Natascha.
    «Forse la tua amica non è del tutto convinta.»
    Quelle parole bastarono per far scattare Kelly come una molla.
    «Quello che penso io non è affare tuo, Ronnie Craven secondo
    Natascha spalancò gli occhi.
    «R-Ronnie Craven?!» balbettò. «C-come il tipo ch-che... che ti sei scopata anni fa?»
    Kelly avvampò.
    «Io non...»
    «Oh, scusa, hai ragione, non avrei dovuto dirlo davanti a uno sconosciuto» ribatté Natascha. «E a quanto pare neanche davanti alle persone che conosci. Siete sempre stati riservati sotto questo proposito, no?»
    «Io non...» Ancora una volta Kelly s’interruppe. «Mi spieghi come ti vengono in mente certe assurdità?»
    Natascha rise.
    «Avevo solo sedici anni all’epoca, ma questo non significa che io fossi sorda e cieca. Certe cose le capivo già allora.»
    Kelly abbassò lo sguardo.
    «Forse hai interpretato male.»
    «O forse no» insisté Natascha. «Puoi stare tranquilla, comunque, sai che sono una persona riservata e che non vado a riferire in giro certe cose.»
    «L’hai fatto in questo esatto momento» obiettò Kelly. «Ne hai parlato davanti a uno sconosciuto. Comunque no, non si chiama Ronnie Craven... Diciamo che è una lunga storia che forse un giorno ti spiegherò. Parliamo piuttosto del tuo Dean. Tua sorella mi ha detto che è un tipo con i capelli lunghi che se ne va in giro con una giacca invernale anche quando fa caldo!»
    «Una giacca invernale?»
    «Qualcosa del genere!»
    «Magari una giacca di pelle?» propose Michel.
    Kelly lo fulminò con lo sguardo.
    «E tu che cosa ne sai?»
    «Era un’ipotesi...»
    Natascha, nel frattempo, annuiva con grande partecipazione.
    «Sì, è proprio una giacca di pelle! Gli sta benissimo, tra l’altro.»
    Kelly obiettò: «Se ti piacciono gli indumenti indossati fuori stagione...»
    Natascha sbuffò: «Che palle, Kelly! Perché tutti quelli che frequento io devono sempre essere giudicati per come si vestono? Almeno io frequento qualcuno!»
    «Fregatene» le suggerì Michel.
    Natascha si girò di scatto verso di lui.
    «Cosa?»
    «Fregatene» ripeté Michel. «Non spetta agli altri decidere chi è la persona giusta per te.»
    Natascha gli parve indecisa. Soltanto in quel momento Michel si rese conto che, oltre all’uomo della sua vita, quella ragazza cercava disperatamente l’approvazione altrui.
    In vista di questa considerazione riprese: «Immagino che tu sappia, ovviamente, perché non spetta agli altri.»
    Natascha lo guardò, dubbiosa.
    «Perché?»
    Michel sorrise.
    «Perché gli altri non lo possono sapere davvero. Soltanto tu puoi giudicare Dean, le altre persone magari lo fanno per invidia.»
    «Invidia?» s’intromise Kelly, infuriata. «Secondo te io... io invidio Natascha perché frequenta chiunque le metta un po’ di soldi sotto al naso?!»
    Questo era interessante, Michel non poteva negarlo.
    «Soldi?» domandò, senza rivolgersi alla diretta interessata.
    Quest’ultima, però, intervenne subito: «Tra me e Dean c’è stato un accordo economico, non mi ha dato dei soldi senza motivo.»
    «Tua sorella è molto preoccupata per questo» puntualizzò Kelly.
    «Mia sorella dovrebbe badare un po’ di più a sé stessa» replicò Natascha. «Quello che c’è tra me e Dean non la riguarda affatto.»
    «Parole sante» convenne Michel, convinto ormai che fosse sempre più semplice conquistare l’approvazione di Natascha. Bastava soltanto assecondarla. «Se ti ha proposto un accordo conveniente, hai fatto bene ad accettare.»
    Natascha annuì.
    «Forse mi darà l’occasione di lasciare il mio lavoro e la gente di merda con cui ho a che fare ogni giorno.»
    Kelly obiettò: «Secondo Victoria tu rischi di perderlo, quel lavoro! Pensi davvero che a quel tipo importi qualcosa?»
    Natascha sospirò.
    «Ovvio che gliene importa qualcosa, no?»
    «Quello che dici è assurdo» insisté Kelly. «Perché dovrebbe importargli qualcosa di quella dannata rosticceria e del fatto che ti troverai senza un’occupazione?»
    Natascha abbassò lo sguardo.
    «Dobbiamo continuare a parlarne ancora per molto? Mi ricordi Victoria... e questo non è certo un complimento!»
    Kelly alzò gli occhi al cielo.
    «Fai come ti pare, Nat, ma poi non dirmi che non ti avevo avvertita!»
     
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    questa Natasha non vi covince tanto, credo che il Dean di cui parli, sia proprio l'amico di Micheal :unsure: ...

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    Ronnie Craven secondo

    :xD:
     
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    CITAZIONE (PavoneBianco @ 11/6/2013, 15:19) 
    questa Natasha non vi covince tanto, credo che il Dean di cui parli, sia proprio l'amico di Micheal :unsure: ...

    Su questo non ci piove...

    *è un mondo piccolooooo!*

    Kelly mi urta e non poco! E' acida! <_< E il fatto che si sia scopata Ronnie mi urta ancora di più!
    Michel ha l'aria da playboy e il che non è un male, anzi... :shifty:
    Natasha non mi fa ne caldo e ne freddo.
    Dean mi aspetto delle sorprese da lui.

    E comunque aspetto Ronnie! :wub:
     
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    @Pavone: nel senso che Natascha è un personaggio costruito male o che è una persona di cui non fidarsi? :unsure: Per quanto riguarda Dean... beh, è moooolto probabile che si tratti di lui! :D

    @Gabriel: ...ma il mondo potrebbe essere piccolo anche per una ragione ben precisa! u.u E con questo mi tappo la bocca! XD
    In effetti sì, Kelly è acida come uno yogurt andato a male da vent'anni (anche se credo di averlo già detto XD)... Per quanto riguarda Dean, riserverà sorprese. U.U A proposito, l'ho aggiunto nel backstage. Natascha non ancora, ma prima o poi arriverà anche lei.
    Comunque Ronnie arriverà più presto di quanto tu possa immaginare! XD

    PS. Ho visto che hai aggiornato "Luce in frantumi". Tra poco mi dedico alla lettura. U.U
     
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  8. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 11/6/2013, 16:47) 
    @Gabriel: ...ma il mondo potrebbe essere piccolo anche per una ragione ben precisa! u.u E con questo mi tappo la bocca! XD
    In effetti sì, Kelly è acida come uno yogurt andato a male da vent'anni (anche se credo di averlo già detto XD)... Per quanto riguarda Dean, riserverà sorprese. U.U A proposito, l'ho aggiunto nel backstage. Natascha non ancora, ma prima o poi arriverà anche lei.
    Comunque Ronnie arriverà più presto di quanto tu possa immaginare! XD

    PS. Ho visto che hai aggiornato "Luce in frantumi". Tra poco mi dedico alla lettura. U.U

    L'avevo intuito che potesse essere piccolo per uno scopo ben preciso! XD

    L'avevi già detto nel backstage a proposito di Kelly, ed effettivamente si è rivelata così! -_-

    Di Dean lo immagino... :shifty: vuoi vedere che... ho un'idea in testa... staremo a vedere!

    Ronnieee.... aspetto te! :bounce.gif:
     
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    Di Dean lo immagino... vuoi vedere che... ho un'idea in testa... staremo a vedere!

    Posso essere messa a conoscenza della tua idea? :D
    Almeno un accenno? XD

    PS. Sto rileggendo la prima parte del capitolo 14 in attesa di metterla!
     
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  10. GÆBRIEL
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    CITAZIONE (»Milù Sunshine» @ 11/6/2013, 17:24) 
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    Di Dean lo immagino... vuoi vedere che... ho un'idea in testa... staremo a vedere!

    Posso essere messa a conoscenza della tua idea? :D
    Almeno un accenno? XD

    PS. Sto rileggendo la prima parte del capitolo 14 in attesa di metterla!

    Quello che posso dirti è che Dean secondo me sta tramando qualcosa contro Michel e forse anche Ronnie.... staremo a vedere.
     
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    E' un'ottima congettura! u.u Ti stai, in parte, avvicinando alla verità... ma ci sarà qualcosa di più! ;) Permane comunque il fatto che Dean continuerà ad essere presente per moooolto tempo!
    Ora aggiorno con la prima parte del nuovo capitolo. ^^



    Capitolo 14.
    I giorni che si erano susseguiti trasformandosi in settimane e poi in mesi e in anni avevano permesso a Ronnie di riuscire, seppure devastato dai suoi terribili ricordi, a trovare sempre un filo a cui aggrapparsi per fingere con se stesso di non avere ancora perso ogni contatto con la realtà circostante.
    L’incontro con Ralph aveva avuto conseguenze strazianti, ma non poteva permettere che le accuse di suo fratello gli impedissero di dare a Yuma lo spazio che le spettava. Fino a dieci giorni prima per lui era sempre stata soltanto poco più di un’estranea con la quale aveva avuto modo di scambiare qualche parola quando la vedeva insieme a Michel, ma tutto era cambiato fin troppo velocemente e Ronnie sapeva di non poter fare niente per cambiare quella nuova realtà, e se anche avesse potuto si sarebbe guardato bene dal farlo: Yuma Emerson poteva offrirgli la possibilità che gli era sempre sfuggita, quello di poter fare qualcosa di utile per qualcuno.
    Erano passate quarantotto ore dal momento in cui se n’era andata – dando per scontato che le informazioni che gli erano state riferite dalla giovane cameriera fossero corrette e attendibili – e nel frattempo, probabilmente in uno dei tanti momenti che Ronnie aveva trascorso maledicendosi per ciò che era accaduto nella notte che avrebbe desiderato cancellare una volta per tutte, era tornata – o qualcuno era tornato al suo posto – a prelevare gli effetti personali che aveva lasciato nella propria stanza.
    Ancora una volta Yuma non si era fatta viva e, per quel poco che Ronnie la conosceva, sapeva che non era da lei. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave se la stessa Yuma non si era più messa in contatto con lui, Ronnie non riusciva a credere che potesse essere diversamente: quella ragazza non lo considerava soltanto qualcuno di cui servirsi, ma gli aveva dimostrato di provare almeno un minimo di interesse per lui, per il suo passato e per le ragioni che l’avevano condotto fino a Black Hill.
    Ricordò la voce di Yuma, mentre qualche sera prima gli chiedeva: «Perché hai lasciato Starlit Spring? La tua famiglia abita ancora qui, non è vero?»
    Ora Yuma gli mancava: avrebbe tanto voluto dirle che aveva rivisto sua madre e suo fratello e che, se il primo incontro era stato accettabile, il secondo era stato devastante.
    «È una storia lunga» le aveva risposto, d’impulso, non appena Yuma gli aveva posto quella domanda. «Abitano ancora qui, comunque.»
    Yuma sorrideva quasi, quando aveva immancabilmente realizzato: «Non ti va di raccontarmela, vero, questa storia lunga?»
    Ronnie si era ritrovato ad abbassare lo sguardo, mentre Yuma si era scusata di essere stata invadente nei suoi confronti. Ora avrebbe voluto risponderle che non lo era stata affatto e che, come lei si era confidata con lui, lui avrebbe dovuto fare lo stesso.
    «Sai, Ronnie» aveva osservato lei, quasi soprappensiero, la stessa sera in cui avevano fatto quel discorso, «A volte, quando penso a tutto quello che è successo da quando mia madre è morta, mi dimentico di non essere l’unica che ha vissuto esperienze negative. Non rendersi conto che anche gli altri possono avere passato momenti terribili è la cosa peggiore che può capitare in una situazione come la mia: c’è chi del sentirsi una vittima fa la propria arma vincente... e io non voglio che a me accada.»
    Ancora una volta Ronnie si pentì di non averle dato una risposta che avesse davvero significato. Con lui Yuma non si era mai atteggiata a vittima e non l’aveva mai fatto sentire obbligato ad aiutarla. Dopo essere stata accompagnata da Naive, avrebbe voluto lasciarlo andare. Era stato lui, quando si era accorto che Yuma sembrava essere preoccupata per Michel, a proporle tutto quello che era seguito.
    Yuma.
    Heaven.
    Naive.

    Tutto, all’improvviso, gli sembrò chiaro. C’era una sola persona a cui Yuma si sarebbe rivolta, se davvero avesse voluto mollare tutto. Era a lei che doveva rivolgersi.

    Da giorni Naive aspettava che il telefono squillasse, straziata dall’attesa e da tutto ciò che avrebbe potuto succedere, ma che non succedeva o succedeva a sua insaputa. Heaven le chiedeva notizie ogni giorno, ma soprattutto le chiedeva quando sarebbe potuta tornare a casa, insieme a quel padre che ancora amava e alla sorella della quale continuava a non comprendere le azioni.
    Fissando la fotografia di Margot si chiese che cosa fosse opportuno fare. Un giorno qualcuno avrebbe dovuto spiegare a Heaven che l’uomo di cui si era sempre fidata non meritava la sua fiducia.
    «Margot» mormorò, come se il ritratto di sua sorella potesse udirla, «Credevo che sposarlo fosse stato l’errore più grande della tua vita, ma è stato uno sbaglio molto peggiore continuare a rimanergli accanto.»
    Non poteva accusare Margot di quello che era accaduto dopo la sua morte, questo era vero, ma era altrettanto certa che se si fosse allontanata da Melvin Emerson prima che fosse troppo tardi non sarebbe mai stata assassinata.
    “Quell’uomo ha sempre avuto a che fare con gente che nascondeva qualcosa” pensò Naive, per l’ennesima volta, “Qualcosa che nessuno avrebbe dovuto scoprire e che Margot invece aveva ha scoperto.”
    Seppure Melvin non l’avesse assassinata di persona e sostenesse di sentire la sua mancanza, poteva essere ritenuto indirettamente colpevole della morte della sorella maggiore alla quale Naive era sempre stata molto legata, nonostante i diciassette anni che le separavano e il fatto che Margot fosse figlia di quella che era stata la prima moglie del loro padre, una donna che detestava profondamente sia lui sia la sua nuova famiglia. Naive sapeva che, se Margot fosse stata ancora viva, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutarla, se avesse avuto bisogno del suo aiuto: l’aveva sempre fatto e, se non poteva ricambiare il favore nei suoi confronti, Naive sapeva di doverlo fare almeno nei confronti di Yuma e di Heaven.
    Proprio quest’ultima si avvicinò. Naive si sforzò di trattenere le lacrime: sapeva che cosa la bambina le avrebbe chiesto.
    Le parole di Heaven furono proprio quelle che si aspettava: «Yuma ci chiamerà oggi?»
    Si sforzò di sorriderle, mentre si girava verso di lei.
    «Forse.»
    «Cosa significa forse?» le chiese Heaven. «Forse sì o forse no?»
    Naive sospirò.
    «Forse significa forse. Forse sì, forse no.»
    Heaven abbassò lo sguardo.
    «Spero di sì.»
    Naive confermò: «Lo spero anch’io.»
    Sperò che Heaven non aggiungesse altro, ma non fu così e quello che disse, ancora una volta, le trafisse il cuore.
    «Voglio che Yuma mi porti a casa.»
    Naive si sforzò di sembrarle divertita da quelle parole.
    «Non stai bene qui con me?»
    Heaven annuì.
    «Sto bene con te.»
    Naive rise, la risata più falsa dei suoi ventotto anni di vita.
    «E allora dov’è il problema?»
    Heaven le spiegò, con la sua voce sottile: «Ho voglia di rivedere i miei amici...»
    «Li rivedrai» la rassicurò Naive. «Li rivedrai molto presto.»
    «...E anche di rivedere papà.»
    Naive raggelò.
    “Che cosa devo dirle adesso?”
    Quell’individuo era l’ultima persona con cui, per il proprio bene, Heaven avrebbe dovuto avere a che fare.
    Il telefono iniziò a squillare mentre quel dubbio la tormentava.
    “Per fortuna.”
    Più che per quell’inattesa chiamata in arrivo era sollevata dall’avere trovato un motivo valido per non aggiungere altro con sua nipote.
    Il suo battito cardiaco accelerò mentre sollevava il ricevitore e sperava con tutte le sue forze di risentire, dopo giorni, la voce di Yuma.
     
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  12. GÆBRIEL
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    Ronnie si è innamorato... non dirlo è eresia!!!!

    Mi chiedo solo se sia la ragazza giusta per lui! :perplex:
     
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    Mi chiedo solo se sia la ragazza giusta per lui!

    Ci vorrà un po' per scoprirlo! :D

    Dopo cena dovrei mettere la parte conclusiva del capitolo, in ogni caso!
     
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    Parte conclusiva del capitolo 14.



    Ronnie percepì la delusione più cupa e viva nella voce di Naive, spiazzata dalla sua improvvisa telefonata.
    «R-Ronnie? S-Sei tu?»
    Non era certo lui che si aspettava di sentire, si disse Ronnie. Probabilmente chiamarla era stato un errore madornale.
    «Non volevo disturbarti, Naive» specificò. «Non...»
    Naive lo interruppe: «Non preoccuparti. Mi fa piacere sentirti, ma... perché sei tu a telefonarmi? È successo qualcosa a Yuma?»
    In quel momento Ronnie si sentì spiazzato almeno tanto quanto Naive.
    «A Yuma?»
    «Suppongo che tu mi stia telefonando perché non può farlo lei.»
    «Veramente» ammise Ronnie, «Non è proprio così.»
    «E allora perché mi stai cercando? Yuma non lo sa?»
    «No, non lo sa. Non la vedo da mercoledì mattina.»
    L’attesa gli sembrò interminabile, prima di udire ancora una volta la voce di Naive.
    «Sei tornato a Black Hill?»
    «No.»
    «Allora... se n’è andata lei?»
    Per un attimo Ronnie fu convinto di non avere la forza di risponderle e di confermare che era proprio così.
    «Rispondi, Ronnie» lo pregò Naive, con la voce carica di disperazione repressa. «Ho bisogno di sapere.»
    «Sì» ammise, finalmente. «Se n’è andata lei.»
    «Dove?»
    «Non ne ho idea.»
    «Non è tornata da suo padre, vero?»
    Era l’ennesima domanda a cui Ronnie non sapeva rispondere.
    «Non credo che sia tornata a Black Hill» disse, non perché ne fosse convinto, ma perché era l’unica speranza a cui poteva appigliarsi. «E, se l’avesse fatto, sarebbe tornata insieme a Michel. Non credo che andrà a casa.»
    «Lo spero» mormorò Naive.
    «Yuma se la caverà» tentò di rassicurarla Ronnie. «Qualunque decisione abbia preso, sono sicuro che sia la migliore.»
    «Se fossi al tuo posto, non ne sarei tanto sicura» replicò Naive. «È vero, a Yuma piace interpretare la parte della ragazza decisa e determinata, ma in realtà è molto più fragile di quanto possa apparire a chi la conosce appena!»
    «Io non la conosco appena!» obiettò Ronnie. «I giorni che ho passato insieme a lei...»
    «Non ti ha nemmeno detto dove andava» lo interruppe Naive. «Pensi che se ne sarebbe andata senza una parola, se davvero si fidasse di te?»
    «Quindi, fammi capire, non si fida nemmeno di te, per non averti avvertita?»
    «Certo che si fida di me» rispose Naive, con convinzione. «Non mi ha detto niente per proteggere sua sorella, ovviamente.»
    Sì, poteva essere davvero così, ma Ronnie si ritrovò a domandarsi se quella non fosse la verità ideale, quella che andava bene per tutti, la più facile da accettare.
    «Ovviamente» si ritrovò a ripetere.
    «A proposito, perché mi hai chiamata?» gli chiese Naive, a quel punto.
    «Pensavo che Yuma si fosse messa in contatto con te» fu costretto ad ammettere Ronnie. «A quanto pare, però, non è così.»
    «Già, non è così.»
    «Allora direi che a questo punto possiamo anche salutarci...»
    «Sì» convenne Naive. «Prima, però, permettimi di dirti una cosa.»
    «Certo.»
    «Apprezzo tutto quello che hai fatto per Yuma, e...»
    «Grazie, Naive, ma non credo di avere fatto niente di straordinario.»
    Naive puntualizzò: «Non ho finito.»
    Ciò nonostante non aggiunse altro, così fu Ronnie a esortarla: «Continua, dimmi tutto quello che hai da dire.»
    «Dimenticati di lei» lo pregò Naive. «Anzi, dimenticati di tutte noi. Vivi la tua vita senza preoccuparti di quello che ci accadrà. Noi ce la caveremo.»
    «Naive, non scherzare...»
    «Non sto scherzando. È molto meglio per te. Stare dalla nostra parte, per te, significherebbe affrontare mille casini.»
    «Ma...»
    Naive non gli lasciò il tempo di replicare: riattaccò e, Ronnie ne era sicuro, se avesse provato a richiamarla non avrebbe risposto.

    «Chi era al telefono?»
    La sottile voce di Heaven ebbe il potere di farla sussultare: Naive non aveva notato che l’avesse seguita e, soprattutto, che avesse ascoltato la sua conversazione con Ronnie.
    «Nessuno di importante» mentì.
    Heaven scosse la testa.
    «Sì che lo era, parlavate di Yuma.»
    «Non pensare a queste cose» le suggerì Naive. «Non è successo niente, tutto si sistemerà.»
    «Sì, ma Yuma quando torna?»
    «Presto.»
    «E mi riporterà a casa?»
    Naive sospirò.
    «Certo.»
    Era tutto il contrario di quello che sperava, ma almeno sul ritorno di Yuma era d’accordo con Heaven; anche lei desiderava con tutte le sue forze di rivederla, anche perché la presenza di Yuma avrebbe semplificato la sua posizione: almeno avrebbe saputo come comportarsi nei confronti della bambina.
    “Fino a che punto posso spingermi con lei?”
    Heaven aspettava risposte che Naive non era sicura di poterle dare, a meno che non prendesse in considerazione di continuare a mentirle ancora per molto tempo. Ma quanto sarebbe passato prima che Heaven capisse?
    «Dov’è adesso?»
    Naive alzò gli occhi e guardò la nipote.
    «Come?»
    «Dov’è Yuma?» ripeté Heaven. «Dov’è adesso?»
    «È-è... è c-con Ronnie» balbettò Naive, spiazzata. «Era lui al telefono.»
    «Lui?»
    «Sì.»
    Almeno quel monosillabo non era l’ennesima menzogna e Naive si sentì rassicurata.
    «Non ti ha passato Yuma?»
    «No.»
    «Perché?»
    «Mhm... non lo so perché. Forse in quel momento non poteva parlare.»
    «Ma è strano!»
    «Sì, è strano» ammise Naive, «Ma d’altronde capitano tante cose strane.»
    Heaven non le parve convinta, ma non aggiunse altro.
    «Vedrai» la rassicurò Naive, a quel punto, per l’ennesima volta, «Sono sicura che presto tutto potrà sistemarsi.»
    Heaven annuì.
    «Se me lo dici tu, ne sono sicura anch’io.»
    Naive la invidiò: almeno Heaven poteva credere a quelle parole.
     
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  15. GÆBRIEL
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    A dire il vero l'avevo letto ieri sera, ma ho dimenticato a commentare. XD

    Allora sono sempre della stessa idea, secondo me Ronnie (poretto lui) sta entrando in un gioco malvagio dato dalla mente di qualcuno che sta lo sta comandando come se fosse un burattino.
    Naive però mi piace perchè ha tentato di farlo uscire da tale gioco. E secondo me Heaven potrebbe essere una sorta di chiave, di equilibro di tutto quello che sta accadendo intorno ai protagonisti.,
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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