Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Il 67 è l'ultimo capitolo della quarta parte, poi ci sarà l'epilogo (che ho finito di abbozzare mezz'ora fa). ^^ E' un romanzo, non la versione moderna di "Sentieri", quindi non durerà in eterno. :D
    In ogni caso ecco a voi la prima parte del 67...




    Capitolo 67.
    «Hai ragione» ammise Ronnie, «Avrei dovuto morire molto tempo fa.»
    Gliel'aveva ricordato anche Dean, la sera in cui aveva tentato di ucciderlo nella strada accanto allo Starlit Cafè.
    «Quello che non capisco è che ruolo abbiano Yuma e Michel. Loro non c'erano la notte dell'incidente e, anzi, nemmeno li conoscevo, a quell'epoca.»
    «Credi che me ne importi qualcosa?» replicò Melvin. «Tu sei il nulla, per quanto mi riguarda, ma non sei il solo. Non n'interessa solo cancellare le prove che dimostrano che tuo fratello non è morto per caso, anche se e fatto è andata proprio così. Voglio anche annientare chi ha cercato di ostacolarmi e chi, invece», indicò Yuma, «ha tradito la mia fiducia.»
    «Yuma è tua figlia» obiettò Ronnie. «Come puoi anche solo pensare di farle del male?»
    Melvin rise.
    «Che cosa dovrei fare? Fare finta che niente sia mai successo e che questa puttana non abbia messo al mondo un figlio con Dean? Lui ormai non è più un problema, ma non posso permettere che lei continui a vivere.»
    «Tutte le ragazze prima o poi abbandonano i loro genitori e mettono al mondo dei figli» intervenne Michel. «Quando anche i malati come te se ne renderanno conto, questo pianeta sarà un luogo migliore.»
    «Non mi pare di averti interpellato» puntualizzò Melvin. «Tu non sai niente del rapporto che c'era tra me e lei. Ci siano sempre amati, sapevano di non avere alternative. Ho perso mia moglie quando Yuma aveva solo quindici anni, ma mi sono però conto fin da subito che Yuma era speciale. Per nessun motivo l'avrei lasciata andare via, per nessun motivo...»
    «Falla finita!» lo interruppe sua figlia. «Sai benissimo che a questa storia non ci crede più nessuno, ormai.»
    Ronnie lanciò a Yuma uno sguardo carico di vita ammirazione, ma lei non se ne accorse, da quanto era impegnata a smontare una dopo l’altra le assurde fantasie di suo padre.
    «Qualunque cosa tu abbia in mente, come puoi pensare di farla franca?»
    «C'è modo e modo di farla franca» le spiegò Melvin. «A volte bisogna accettare dei compromessi, come ad esempio cambiare nome e trascorrere il resto della propria vita all'estero. D'altronde che cosa mi trattiene ancora qui? Coglierò un'occasione che ho ottenuto grazie alla mia amicizia con Dean.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    Con quale coraggio Melvin definiva Dean un amico, dopo averlo ucciso?
    «Quindi te la caverai anche stavolta» dedusse Yuma.
    «Se la vuoi vedere in questi termini, direi di sì.»
    «Non credo» s'intromise Michel. «C'è troppa gente coinvolta, questa volta.»
    «Ti sbagli. Quelli che sapevano sono tutti morti...e voi lo sarete tra poco. Ho tutto il tempo per far sparire le mie tracce.»
    Per la prima volta da quando Melvin l'aveva stordito col suo spray urticante, Ronnie ebbe l'impressione che il padre di Yuma stesse sopravvalutando le proprie capacità.
    Credeva di avere tutto sotto controllo, ma non era così.
    C'era chi riusciva, almeno per il momento, a eluderlo.
    Heaven.
    Naive.
    Gabriel.
    Patricia.
    Pamela.
    Era davvero possibile che Melvin si ritenesse superiore a tutti loro?
    Lo vide avvicinarsi al tavolo.
    Riprese in mano il coltello.
    «Sai, Ronnie» osservò, «Credo che quella ferita non sia abbastanza profonda.» Sorrideva, ancora una volta. «Non pensi sia il caso di farla finita?»
    Ronnie non rispose.
    Guardò Yuma con la coda dell’occhio e si accorse che lei lo fissava.
    Sarebbero morti entrambi, questo lo sapeva, e preferiva essere il primo, in modo da non vedere Melvin mentre le strappava la vita.
    «Forse sì.»
    Melvin annuì, con aria soddisfatta.
    Per un attimo ci fu solo silenzio; infine la voce di Michel, che si rivolgeva al padre di Yuma, lo spezzò.
    «Tu sei completamente pazzo.»

    «L'entrata deve essere dall'altra parte» osservò Patricia, riflettendo sul da farsi. «Dobbiamo localizzare Melvin e Yuma.»
    Non solo loro, in realtà, dal momento che anche Michel era lì.
    "E probabilmente anche Ronnie."
    Patricia sorrise tra sé e sé, ripensando all'epoca in cui credeva che Ronnie fosse l'uomo della sua vita.
    "Era proprio un'idea assurda."
    Gabriel si girò a guardarla.
    «Andiamo?»
    Patricia esitò.
    «Allora?» insisté Naive. «Cosa stai aspettando? Non ci avrai ripensato?»
    Patricia negò.
    «Nemmeno per sogno.»
    Cancellò dalla propria mente i pensieri su un passato che non sarebbe mai più tornato. Adesso doveva combattere per il presente.
    «Innanzi tutto dobbiamo scoprire se Melvin è in casa» osservò Naive. «Dal momento che la macchina di Dean è ancora qui...»
    Gabriel la interruppe: «Non possiamo essere sicuri.»
    «Niente è certo» replicò Patricia. «Dobbiamo basarci sulla legge delle probabilità. Di solito non sbaglia così tanto. Ha ragione Naive: Melvin è dentro.»
    Naive annuì.
    «E non è solo.»
    «No, non è solo» confermò Patricia. «Non abbiamo la certezza matematica nemmeno di questo, ma stando agli indizi che abbiamo in mano non possiamo fare altro che trarre questa conclusione.»

    Ronnie sentiva il sangue scorrere, a poco a poco.
    Non era stato mortale il primo colpo che Melvin gli aveva inferto e forse non lo sarebbe stato nemmeno il secondo, ma ormai sapeva che non sarebbe uscito vivo da quella casa e si aggrappava alla speranza che nessuno condividesse con lui quel destino.
    «Lascia andare Yuma e Michel» mormorò, con un filo di voce. «La mia vita, quella di Dean e quella di Kelly non ti bastano?»
    Melvin non gli rispose.
    «Non mi avevi detto che questo coglione fosse così romantico da essere disposto a morire per una puttana senza valore.» Si stava rivolgendo a sua figlia. «Dovresti essere soddisfatta di tutto questo: a quanto pare il mondo è pieno di uomini che finiscono per morire a causa tua.»
    «Non ho nulla di cui essere soddisfatta» replicò Yuma. «Come potrei, sapendo che mio padre non ha fatto altro che distruggere quel poco di positivo che sono riuscita a fare nella mia vita? Hai sempre voluto annientarmi.»
    «Ho sempre voluto che tu non mi sfuggissi. Tu, però, hai continuato a farlo. Se siamo arrivati a questo è soltanto colpa tua.»
    Yuma abbassò lo sguardo.
    “Si sente colpevole” si disse Ronnie. “Melvin è riuscito a convincerla ancora una volta che sia lei stessa la causa di tutto ciò che ha dubito subire nel corso degli anni.”
    Melvin, che evidentemente aveva appena formulato lo stesso pensiero, ribadì: «Lo sai bene quanto me. Se tu avessi scelto di stare alle mie regole, adesso non ci...»
    Ronnie si rese conto che la vista gli si stava annebbiando.
    Tutto ciò che aveva intorno, all’improvviso, sembrava non far più parte del suo presente.
    Strizzando gli occhi cercò di mettere a fuoco la ferita sanguinante e si chiese quanto tempo gli restasse da vivere.

    Mi scanso per evitare il lancio di pomodori, perché so per certo che volete sapere come prosegue... e per giunta è probabile che io domani non ci sia, sul forum, e che vi tocchi aspettare almeno fino a domani in tarda serata...
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.