Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Prima parte del capitolo 66.



    Capitolo 66.
    «Se non riusciamo a trovare Kelly, siamo finiti» osservò Gabriel. «Tutte le idee che potevamo avere...beh, credo che si siano dimostrate inefficaci dalla prima all'ultima.»
    «Vedo che sei pessimista come al solito» osservò Naive.
    Non sembrava particolarmente contrariata.
    «Se Kelly ha deciso di non farsi trovare, forse intende darci un segnale.»
    «Il bar è chiuso» le ricordò Gabriel. «Nessuno ha la più pallida idea di dove sia finita.»
    Naive ridacchiò.
    «Infatti davanti al bar c'era un bel po' di gente contrariata. Siete tutti così qui a Starlit Spring?»
    «Dovresti ricordartene, dato che sei nativa del luogo.»
    «Già...»
    Gabriel le indicò l’automobile.
    «Saliamo?»
    Non aveva idea di dove potessero andare, ma al momento non gli sembrava il più insormontabile dei problemi.
    «Non credo che sia così sicuro» obiettò Naive. «Qualcuno potrebbe riconoscerla. Forse è il caso di passare da casa tua e di prendere la tua macchina. Al funerale eravate andati con quella di Maya, no?»
    Gabriel fece per confermare, ma non ne ebbe il tempo.
    Una donna che non conosceva, con lunghi capelli corvini e un paio di occhi celesti, intervenne: «Non sono sicura che tu possa prendere la tua macchina.»
    Gabriel non l'aveva vista arrivare e, dallo stupore che gli parve di leggere sul viso di Naive, ebbe l'impressione che non se ne fosse accorta nemmeno lei.
    «Che cosa ne sai della mia macchina?» si affrettò a domandare all'intrusa.
    Sperava in una risposta immediata, ma non la ottenne.
    «Forse è il caso che tu sappia il mio nome» osservò invece la donna. «Mi chiamo Patricia.»
    «È fondamentale?»
    «No, ma saperlo potrebbe esserti utile.»
    «Non vedo come.»
    Patricia sorrise.
    «In molti fanno osservazioni di questo genere. Può darsi, però, che io sia capace di farti cambiare idea.»
    Gabriel scosse la testa.
    «Ne dubito.»
    «Fai male.»
    «Dimostramelo.»
    Naive intervenne: «Smettila, Gabriel. Credo che questa signora abbia qualcosa da dirci. È così, Patricia?»
    Lei sorrise.
    «Di due, almeno una ragiona. È una buona media, tutto sommato.» Si rivolse a Gabriel. «La tua macchina non è più a casa tua. Ho seri motivi per credere che sia parcheggiata nei pressi di un casolare abbandonato a se stesso poco lontano da qui.»
    Gabriel spalancò gli occhi.
    «La...la mia macchina?»
    «Rilassati» ribatté Patricia. «Posso portarti a recuperarla.»
    «Quella macchina l'ha portata via Dean Tray, vero?» chiese Naive. «È sempre lui, di solito, che ha a che fare con le auto.»
    Patricia scosse la testa.
    «Ho seri dubbi sul fatto che Dean sia ancora vivo... e ancora più dubbi sul fatto che qualcuno possa esserne dispiaciuto.»
    A Gabriel sembrò che, nonostante quell'affermazione, la stessa Patricia provasse almeno un po' di rimpianto. Seppure non sapesse che tipo di legame ci fosse stato tra lei e Dean, sentiva di riuscire a comprenderla. Lui stesso, che considerava Dean un semplice conoscente che molti anni prima era andato vicino a fargli imboccare una strada dalla quale sarebbe stato difficile, per quanto necessario, tornare indietro, non riusciva ad essere totalmente indifferente di fronte alla prospettiva della sua morte.
    «Ne sei sicura?»
    «Sì. Chi vuoi che versi anche solo una lacrima per uno come lui?»
    «Non era questo che volevo sapere. Sei sicura che sia morto?»
    «Al novantanove per cento: Melvin Emerson voleva ucciderlo alla prima occasione... e oggi l'occasione l'ha avuta.» Patricia non aggiunse altro e si avviò verso la macchina di Naive. «Credo che sia meglio andare. Più tempo passa e più è probabile che anche persone molto più rispettabili di Dean possano raggiungerlo nella tomba.»
    Ronnie.
    Yuma.
    Forse qualcun altro.
    «Andiamo» convenne Gabriel.
    Qualunque cosa avesse in mente il marito della povera Margot, non doveva essere niente di positivo.
    Come se gli avesse letto nella mente, Patricia lo informò: «Melvin e Dean sono sempre stati complici. Qualunque cosa abbia fatto Dean, l'ha sempre fatta perché era Melvin a ordinarglielo... a parte mettere incinta Yuma, naturalmente. Purtroppo Dean ha sempre avuto un serio problema: ogni volta che una donna gli tirava giù i pantaloni, non era più in grado di fare un solo ragionamento logico. Non c'è da stupirsi così tanto che sia incappato in quell'incidente di percorso.»

    «NO!»
    L'urlo di Yuma arrivò, inatteso, proprio nel momento in cui Michel cadeva a terra.
    Aveva sottovalutato Melvin.
    Aveva notato il coltello, sul tavolo che c'era alle spalle di Ronnie e Yuma, e pensava che non avesse altro.
    Si sbagliava.
    Con quel dannato spray al peperoncino, Melvin poteva volgere la situazione a proprio favore.
    Spruzzò.

    Patricia non aveva molta voglia di parlare della propria vita privata, ma Naive la stava mettendo alle strette, tanto da farle desiderare di raggiungere il prima possibile il vecchio casolare, sebbene non avesse la più pallida idea di cosa potesse succedere in quell'edificio.
    «Quindi tu eri la ragazza di Dean.»
    Il tono della sorella minore di Margot le sembrava quasi accusatorio.
    «È stato molto tempo fa» puntualizzò Patricia, sperando che servisse. «All'epoca non aveva ancora ucciso nessuno, si limitava a falsificare carte d'identità, patenti e passaporti.»
    Naive non le sembrò particolarmente impressionata.
    Era il momento migliore per cambiare discorso.
    «In fondo a questa strada, svolta a destra.»
    La donna al volante rimase impassibile, dopo aver ricevuto quell'indicazione.
    Gabriel, seduto sul sedile posteriore, intervenne: «Manca ancora molto?»
    «Non dobbiamo andare molto lontano, te l'ho già detto» gli ricordò Patricia. «Ci sono ancora pochi chilometri.»
    «Voglio sperarlo» commentò Naive, acida. «Mia nipote potrebbe essere là.»
    Fu inevitabile, per Patricia, domandarsi cosa sarebbe accaduto se, giunti al casolare, non avessero trovato né Yuma né l'auto di Gabriel.
    "Finirei per perdere credibilità."
    Al momento, decise, non le importava.
    Quello che contava era che presto avrebbe visto Michel.
    Non aveva mai pensato che potesse davvero impostarle di lui, ma da quando tra loro la situazione si era sbloccata sentiva di non poterne più fare a meno.
    Aveva bisogno di riprendere da dove Kelly aveva interrotto lei e Michel.
    «È questa la strada?» le chiese Naive, interrompendo per un attimo i suoi pensieri.
    «Sì.»
    «Non ne sembri convinta.»
    «Sì che lo sono. Non rompere.»
    "Sto diventando acida proprio come Kelly" osservò. "Non è positivo."
    O forse lo era.
    Kelly era una cara amica di Michel, se lui riusciva a sopportarla, significava che, tutto sommato, le donne acide gli piacevano.
    «Va bene» borbottò Naive. «Se devo cambiare strada, dimmelo tu.»
    «Al momento non ci sono altre strade, nel caso tu non te ne sia accorta.»
    Naive non disse nulla.
    "Meglio così."
    Patricia riprese a pensare a Michel.
    Sperava che tutto si risolvesse in fretta, in modo da poter passare, a breve, molto tempo insieme a lui.
    Sapeva che aveva intenzione di tornare a Dark River.
    Le importava poco. Non sarebbe stato poi così male passare un po' di tempo in quella città...
     
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